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Messaggi pubblicato da pecos

  1. Il ricorso alle didascalie è espressione di un modo di sceneggiare considerato vecchio, perchè da un lato appesantiscono la lettura e dall'altro tolgono spazio e volume al disegno.

     

    Secondo me qui Natural Killer coglie bene i motivi principali per cui le didascalie sono state "abolite" da Tex (e dalla maggior parte dei fumetti moderni). Due sono i punti principali:

    - sembra che il lettore moderno preferisca una lettura fluida, veloce, non appesantita da tante parole e spiegazioni ma il più possibile immediata, e le didascalie hanno esattamente l'effetto opposto;

    - oggi i disegni nei fumetti sono sempre più considerati come "arte" vera e propria, mentre forse in passato erano più sottovalutati; questo cambio di prospettiva porta anch'esso a una svalorizzazione delle didascalie, che vanno a coprire le immagini togliendo spazio al disegnatore.

     

    La scrittura senza didascalie (non solo quelle didascalie lunghe che occupavano un terzo di una striscia, ma anche i brevi accenni spaziali e temporali) è una scrittura più cinematografica, in cui si hanno stacchi tra una scena e l'altra senza "parole di collegamento", avvicina il fumetto al linguaggio del cinema, a cui i lettori di oggi sono senz'altro più abituati.

     

    E' un modo di scrivere diverso, insomma. Personalmente mi piace, non sono un nostalgico delle didascalie, ma rivederne qualcuna non mi dispiacerebbe comunque!

    • +1 1
  2. Onestamente, un ritorno di Nizzi su Tex mi lascerebbe piuttosto freddo e non molto fiducioso. Molte delle sue storie post 500 sono quasi un supplizio da leggere; ricordo i tempi (ancora non frequentavo i forum su internet) in cui ad ogni nuovo albo in edicola leggevo immediatamente il nome dello sceneggiatore, e la delusione che provavo ogni volta che si trattava di Nizzi. E' un fatto che non ho mai ripreso in mano le sue ultime storie per rileggerle una seconda volta - cosa che faccio abitualmente con tutto il resto della produzione texiana.

     

    Questo per dire che l'ultimo Nizzi era un autore che - per i vari motivi che si sono ripetuti più volte - ha fatto male. Un ritorno di Nizzi significherebbe presumibilmente un ritorno dell'ultimo Nizzi, non dell'autore che abbiamo tutti ammirato per i suoi capolavori passati, e per questo non lo gradirei. Poi, come dice John Deere,

     

    Le idee sono una cosa astratta, se uno crede di averle finite, magari dopo un anno gliene spuntano altre di nuove così dal nulla, non esiste una vera fine alle idee.

     

    e questa affermazione è pienamente condivisibile, quindi mai dire mai.

     

    p.s. Inutile precisare che le critiche, dure, nel mio intervento sono rivolte soltanto alla produzione RECENTE di Nizzi, mentre tante sue storie più vecchie (soprattutto nel quarto centinaio) sono davvero bellissime e le rileggo sempre con grandissimo piacere!

    • +1 1
  3. Una storia assolutamente straordinaria, sontuosa. Il "grande intrigo" ordito dal misterioso uomo di Flagstaff è uno dei piani criminali che più hanno messo in difficoltà Tex e pards, riuscendo a mettere fuori gioco il ranger e portando la riserva Navajo sull'orlo di una guerra indiana!

    Qui GL Bonelli decide di fare davvero le cose in grande, con una trama complessa e bellissima nell'alternare le diverse situazioni che vedono all'opera i pards separatamente. Già, perché la cifra distintiva di questa storia è che Tex quasi non c'è: il numero di tavole in cui compare nell'albo "La cella della morte" non supera il 10, e anche nell'albo successivo le sue apparizioni sono piuttosto limitate! Non solo, ma una volta tornato libero, Tex continua a rimanere (per necessità, essendo ricercato) dietro le quinte, coordinando le operazioni dei pards... Carson, Kit e Tiger hanno quindi via libera ed è un piacere vederli in azione separatamente (soprattutto Carson)!

     

    La storia è ricca anche di personaggi secondari, riuscitissimi, dal terribile capo dei secondini Murdock alla simpatica canaglia Clem, senza dimenticare la diabolica Myra Solano ("viso d'angelo, cuore di pietra e cervello da volpe"!). La cosa particolare è che tutti questi personaggi rimangono tutti in vita, e devo dire che non mi dispiacerebbe rivedere qualcuno di loro, in questi tempi di ripescaggi di tanti personaggi storici...

     

    La storia è ovviamente indissolubilmente legata ai disegni di Nicolò - forse la più bella storia affidata a questo straordinario illustratore - tanto che, la solo nominarmi la terribile "cella della morte", è immediatamente il suo caratteristico segno che mi torna alla mente. La copertina de "In nome della legge", poi, è una delle mie preferite!

     

    Ovviamente, i voti sono: 10 alla storia, 10 ai disegni!

    • +1 1
  4. Raramente ho trovato davvero convincenti le storie dell'almanacco - soprattutto a causa della lunghezza troppo breve per i miei gusti - ma quest'anno ho molta fiducia in Ruju che anche stavolta, a leggere il riassunto della trama, sembra aver costuito un bel personaggio a tutto tondo. Invece Scascitelli, i cui disegni sono di innegabile qualità, ha però un tratto che (gusto personale) non mi soddisfa appieno.

    Ah... la copertina di Villa è davvero straordinaria! Il 2015 da questo punto di vista inizia alla grande!

  5. Giudizio in sintesi: un maxi discreto nella sceneggiatura, affossato dai disegni inguardabili di Diso.

     

    Ruju dimostra a mio parere di trovarsi un po' in difficoltà a gestire le 330 pagine, e di essere più a suo agio nelle storie di 220 pagine: qui si ha la sensazione di una sceneggiatura che non scorre fluida, ma che ritorna su se stessa, si aggroviglia, con il girovagare nel deserto dei vari gruppi di personaggi (Tex e Tiger, i disertori, gli indiani ribelli, i coloni); il ritmo è piuttosto blando e ha una accelerazione solo nel finale.

    La storia è comunque bella (anche se sa un po' di già visto, e ricorda i maxi "Lo squadrone infernale" e "Fort Sahara") e Ruju muove bene tutte le pedine sulla scacchiera. Una nota sul capitano Spencer, che alcuni nei commenti precedenti non hanno trovato così convincente: io trovo invece che sia un personaggio riuscito, non allo stesso livello di alcune creazioni precedenti uscite dalla penna di Ruju ma comunque ben caratterizzato, che dimostra di essere un osso duro fino alla fine.

     

    C'è a mio parere una nota stonata nella sceneggiatura:


    i disertori che si trasformano in vere e proprie belve umane, trucidando due famiglie di coloni con tanto di bambini, mi è sembrato eccessivo. Sono pur sempre ex soldati, e ho trovato un po' inverosimile che possano spingersi a tanto. Addirittura si dimostrano più spietati dello stesso Spencer, nascondendogli di aver ucciso anche dei bambini!

     

    Pessimi i disegni di Diso. Mi dispiace per questo autore, ma qui siamo di fronte a tavole davvero poco curate, la sensazione è proprio quella di disegni tirati via, per arrivare alla fine il più velocemente possibile. Impubblicabili.

  6.  

    Giustissimo, proprio qui sta il punto.

    Tutto già svelato, tutto chiaro, non ci sarà neanche una sorpresa?

    Se fosse davvero così sarebbe una delusione.

    lo abbiamo visto svolgersi questo piano o no? si risolve tutto a villa Diago?

    chi sarebbe il grande Boss....Sandoral? Sandoral chi? un personaggio che non ha fatto vedere per ora, e siamo quasi alla fine, nulla.

    Avete mai preso il Sandoral? gocce o pasticche? No, è una supposta....mmmhhhh che dolore......

    E' un personaggio troppo scarso, o meglio troppo scarsamente delineato, altro che pazzoide, ce ne vorrebbe uno vero.

    Davvero non c'è nessuno sopra o accanto a lui? nessuno dei Diago, il patriarca, per esempio, o un rettiliano?

    non ci voglio credere che tutto inizi e finisca con Er Supposta, vorrei qualche sorpresina finale......

     

    Non credo che sia tutto così semplice.

     

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    A meno che Boselli non stia bluffando con le parole, Sandoral avrà modo di mostrare tutta la sua natura: Leonora dice che è solo "apparentemente" umano e che "è uno di loro". Mi aspetto quindi qualche sorpresa. La storia si gioca tutte le sue carte nel finale e se non si risolverà in una bolla di sapone, e se magari non sarà melensa e buonista, "La stirpe dell'abisso" si lascerà ricordare a lungo.

     

     

    Le vignette riportate da Ymalpas sono il momento chiave dell'albo, in cui si svelano parte dei "Misteri di Villa Diago". Ma credo che siamo ancora lontani dalla spiegazione conclusiva, Boselli è molto bravo a questo punto dell'albo a lasciar intuire molto di quello che sta accadendo nelle paludi del Durango, ma lasciando ancora tanti punti interrogativi e mantenendo viva l'attesa del lettore.

     

    Riguardo alla bella Leonora, anch'io sono dell'idea che i possibili esiti siano due:


    o il Morisco troverà il modo di guarirla, oppure non c'è altro destino per lei che la morte... devo dire che in questo caso non mi dispiacerebbe che fosse la prima ipotesi a verificarsi. Non credo proprio, come alcuni hanno ipotizzato, in un suo voltafaccia che la porti a schierarsi dalla parte dei cattivi. Come dice lei stessa, la sua famiglia ha sempre cercato di combattere la maledizione che l'ha colpita, ed è Sandoral - appartenente alla stirpe dell'abisso? - ad aver convinto alcuni dei Diago a schierarsi dalla parte del male.

    E il serpentone che più volte appare, sarà mica Sandoral stesso, o uno dei membri "invisibili" della famiglia?

  7. Finalmente ho letto anch'io i primi due albi di questa storia davvero bella! Mi accodo ai commenti entusiasti (sì, perché in questo caso sono davvero poche le voci fuori dal coro a cui la storia non è piaciuta!). Siamo davvero di fronte a una storia di sapore classico, che mi ha riportato alla mente tante vecchie avventure di Bonelli. La lunga attesa è stata pienamente ripagata :ok:

     

    Aggiungo alcune considerazioni alle tante che già si trovano nei commenti precedenti (a proposito, anche a me il "prologo" di questa storia ha ricordato Dracula, come ha evidenziato Leo in un suo efficace intervento).

    Da notare l'assouta predominanza delle scene notturne: in entrambi gli albi, credo che le tavole ambientate alla luce solare siano non più di una decina. Il buio e le ombre, realizzati magistralmente da Piccinelli, servono ovviamente a creare quel clima di mistero di cui l'intera avventura vive. Atmosfera perfetta per la presenza del grande Morisco!

     

    Ottimo anche come Boselli gestisce il personaggio di Eusebio (al di là della polemica sulle sue origine azteche o maya, in cui non voglio entrare): il lugubre servitore del Morisco è fedelissimo al ruolo di "uccello del malaugurio", pessimista e superstizioso, che GL Bonelli gli aveva cucito addosso, e ho sorriso nel rileggere alcuni suoi battibecchi con Carson :D

     

    Splendida poi la scena in cui Kit, e poi Tiger, agiscono separatamente e fanno importanti scoperte che ci sono rivelate solo alcune tavole dopo, in un crescendo di suspence: qui la scrittura di Boselli è cinematografica, con la brusca interruzione delle scene sul momento della rivelazione, e a mio parere quasta parte è la più riuscita della storia, finora.

     

    Piccinelli realizza un ottimo lavoro. A parer mio non fa nulla di eccezionale e le sue tavole non mi fanno gridare al capolavoro, tuttavia sono un piacere per gli occhi. Se il tempo della lettura di ciascuno di questi albi è stato superiore all'ora (cosa che ritengo un pregio) è merito anche dei suoi disegni, che richiedono il giusto tempo per essere apprezzati - oltre che di una sceneggiatura che scorre né troppo veloce, né troppo lenta, con la giusta alternanza di scene d'azione e di pause ricche di dialoghi.

  8.  

    E poi, ci sono alcuni elementi ricorrenti della scrittura di Faraci che ormai mi hanno un po' stancato:

    - il solito ricorso ad aiutanti occasionali scelti tra la gente comune, pieni di buona volontà ma imbranati con le armi, che dovrebbero - forse - attirare le simpatie del lettore (qui la coppia di coloni e l'amico); fateci caso, ma la presenza di questo tipo di personaggi è una costante delle storie di Faraci;

    - le scene allunga-brodo: i messicani della Posada, che ritornano incredibilemente a rallentare di nuovo Tex e Carson e ad aggiungere una decina di pagine di sceneggiatura... E, per piacere, non venitemi a dire che sono funzionali alla trama - la giustificazione nello spiegone successivo è per me ancora meno credibile del "casuale" incontro con i messicani. Tra l'altro, nello scontro al ponte Tex esce dall'acqua sparando con la pistola bagnata come se nulla fosse... insomma, dopo decine di occasioni in cui i nostri si premurano di tenere all'asciutto le armi prima di un "bagno", questo Tex che affronta i banditi senza preoccuparsi minimamente che le sue pistole possano avere qualche problema mi ha fatto storcere un po' il naso...

     

    Sui pards occasionali, pur notandone la persistenza e, in un certo qual senso, anche la ripetitività, io la penso in modo diverso: sarà che non mi dispiacciono, ma trovo che sia un bel modo con cui Faraci è riuscito a personalizzare la propria scrittura rispetto agli altri autori. Siamo sinceri: "Il ricatto di Slade" non delude certo per la tenera coppia di coniugi. ;)

     

    Le due scene dei messicani, pur essendo un po' gratuite, secondo me ci stanno: la seconda è una delle sparatorie più riuscite mai sceneggiate da Faraci, autore che, difetto non da poco in un western, con le sparatorie realistiche è sempre stato negato. Circa la pistola bagnata dico che preferisco di gran lunga il Tex di questa storia rispetto a quello visto altre volte (nel Color storie brevi dell'anno scorso, ad esempio), che smonta tutta la pistola. Operazione non solo macchinosa e impossibile senza attrezzi, ma pure inutile: i revolver non soffrono brevi immersioni in acqua, avendo meccanismi molto semplici (non ci sono grandi problemi nemmeno con le semiauto, decisamente più complesse); il problema è che non si bagni la polvere nera nelle cartucce, in caso non siano perfettamente sigillate. Meglio comunque dei revolver ad avancarica come la Navy...

     

     

    Non sono certo questi due gli elementi che hanno determinato il mio giudizio negativo sull'albo, ma hanno comunque contribuito a non farmelo piacere. Ammetto che non tutti possano ritenerli "difetti" veri e propri di sceneggiatura (anche se a me sembrano tali), ma di situazioni che io, come lettore, avrei preferito non trovare.

     

    Il problema dei pards occasionali è (per me, ovviamente) la ripetitività: il fatto di ritrovarmeli in ogni storia di Faraci mi ha un po' stancato. Devo ammettere anche un po' di insofferenza da parte mia verso questo tipo di personaggi, che non amo particolarmente; preferisco i super-comprimari alla Boselli (Raza, Laredo...), che d'altra parte sono anch'essi odiati da parte del pubblico texiano... :laugh:  E' una questione di gusti, certamente, ma la mia osservazione era principalmente rivolta alla frequenza con cui Faraci ce li presenta.

     

    Anche sullo scontro con i messicani al ponte, sono d'accordo che si tratti di una sparatoria molto ben sceneggiata; di nuovo, la critica è alla gratuità della scena. Non ho invece la tua competenza riguardo alle armi, ma ho sempre pensato che il fatto di tenerle lontane dall'acqua servisse ad evitare che la polvere delle cartucce si bagnasse; qui abbiamo invece Tex che affronta i banditi direttamente uscito dall'acqua, senza preoccuparsi che la pistola potesse fare cilecca...

    E' un dettaglio insignificante forse, ma quando l'intera storia non ti convince fai anche più attenzione a questo tipo di situazioni: probabilmente, se la stessa cosa fosse accaduta in una storia capolavoro, non me ne sarei nemmeno accorto!

  9. Mi dispiace molto dirlo, ma con il secondo albo Faraci rovina quello che di buono aveva costruito nelle prime 110 pagine. Il primo albo, nonostante non mi avesse entusiasmato e nonostante alcune ingenuità che ho già evidenziato in un post precedente, non mi era del tutto dispiaciuto: era un albo tutto sommato movimentato, con alcune idee originali e soprattutto un antagonista, questo Slade, che mi aveva fatto ben sperare (un tipo in gamba, svelto di cervello e abile con le armi).

     

    Ma con il secondo albo Faraci si perde, dimostrando una scarsità di idee sconcertante. Siamo di fronte a un intero numero fatto quasi soltanto di un'unica, noiosa sparatoria con la solita armata di carne da macello. Non è che non si possa fare un albo con un'unica lunga sparatoria - vedi ad esempio la terza parte de "Gli Invincibili": ma in questo caso ci vuole un "direttore d'orchestra" che sappia gestire al meglio gli spazi a disposizione e i personaggi, variando le soluzioni, le tattiche e le controtattiche. Qui tutto questo non c'è, ma c'è soltanto una tattica suicida di Tex e Carson,


    che si lanciano all'impazzata contro i banditi ben al riparo delle rocce e li fanno secchi tutti schivando pallottole a destra e a sinistra: no, davvero, uscire da un assedio in questo modo è assolutamente insensato e inverosimile. Ma tutta la strategia non sta in piedi: se l'idea era quella di distrarre i nemici per favorire la fuga dei tre "civili", dove sarebbero dovuti scappare questi ultimi, a piedi e con un ferito? E davvero Tex si aspettava che nessuno degli assedianti rimanesse a presidiare gli altri lati della casa? Qui davvero siamo di fronte a una soluzione di sceneggiatura che fa cadere le braccia...

     

    E poi, ci sono alcuni elementi ricorrenti della scrittura di Faraci che ormai mi hanno un po' stancato:

    - il solito ricorso ad aiutanti occasionali scelti tra la gente comune, pieni di buona volontà ma imbranati con le armi, che dovrebbero - forse - attirare le simpatie del lettore (qui la coppia di coloni e l'amico); fateci caso, ma la presenza di questo tipo di personaggi è una costante delle storie di Faraci;

    - le scene allunga-brodo: i messicani della Posada, che ritornano incredibilemente a rallentare di nuovo Tex e Carson e ad aggiungere una decina di pagine di sceneggiatura... E, per piacere, non venitemi a dire che sono funzionali alla trama - la giustificazione nello spiegone successivo è per me ancora meno credibile del "casuale" incontro con i messicani. Tra l'altro, nello scontro al ponte Tex esce dall'acqua sparando con la pistola bagnata come se nulla fosse... insomma, dopo decine di occasioni in cui i nostri si premurano di tenere all'asciutto le armi prima di un "bagno", questo Tex che affronta i banditi senza preoccuparsi minimamente che le sue pistole possano avere qualche problema mi ha fatto storcere un po' il naso...

     

    Insomma, la seconda parte della storia non mi è piaciuta molto... Riguardo ai disegni di Bruzzo, non mi sono dispiaciuti, anzi li ho trovati molto buoni, ma le scopiazzature da Ticci che sono state evidenziate sono davvero incredibili! :furiosi75:

    Il mio voto finale è una sufficienza, 6... per le cose buone viste nella prima parte.

    • +1 1
  10. Un altro elemento comune a tutte le storie è la profonda caratterizzazione psicologica con rappresentazione di diversi aspetti di psicopatologia, da quella collettiva degli abitanti di Alder's Gulch con la paura e demonizzazione del diverso (di Frankesteiniana memoria) a quella individuale della nevrosi ossessiva di un ex fortunato fuorilegge, come quella di un padre desideroso di vendicare l'uccisione della figlia o la diversa evoluzione della coscienza di ex portatori di stella quando il caso riporta alla luce vecchi avvenimenti, provocando lo smascheramento di vecchi eroi e la riabilitazione di un presunto traditore della stella.

     

    Riprendo questo bell'intervento di Natural Killer che individua anche una certa continuità tematica nel color. Aggiungo che ho notato anche continuità nelle atmosfere, con tutte e quattro le storie che presentano situazioni da tragedia e momenti dolorosi, che lasciano l'amaro in bocca.

     

    Nei post precedenti è stato proposto, a questo proposito, di rendere anche i prossimi Color in un certo senso "tematici", cioè con storie diverse ma con elementi in comune. A questo riguardo sono però d'accordo con Boselli quando dice che sarebbe un ulteriore paletto per gli sceneggiatori e renderebbe loro ancora più difficile il già non semplice compito di confezionare una storia in sole 32 pagine.

  11. Arrivo finalmente anch'io a commentare questo secondo Color Tex Storie brevi, che si conferma un prodotto di eccellente fattura. Merito diviso tra gli sceneggiatori - capaci quest'anno di proporre storie davvero azzeccate per il breve spazio di 32 pagine - i disegnatori, e soprattutto i coloristi: avendo per le mani l'albo confermo le ottime impressioni che mi ero fatto dalle anteprime in internet, la qualità della colorazione è davvero elevata ed è quella che vorrei trovare anche nel Color Tex estivo, perché davvero rende giustizia alla denominazione "SPECIALE a colori". Un doppio riconoscimento al curatore, sia per il pregevole lavoro come sceneggiatore di una delle storie, ma soprattutto per aver voluto e realizzato questo autentico gioiellino! :ok:

     

    Un paio di considerazioni generali prima di scendere nei particolari delle quattro storie. Anzitutto, un commento sul formato breve: non amo particolarmente le storie brevi di Tex (devo ammettere che almanacchi, numeri centenari e color tex "lunghi" sono tra le uscite che amo di meno), ma qui stiamo parlando di qualcosa di essenzialmente diverso: le storie da 32 pagine hanno una concezione completamente diversa, ruotano attorno a una singola idea che punta a sorprendere il lettore con un colpo di scena o un mistero svelato soltanto nelle pagine finali. I quattro sceneggiatori sono a mio parere pienamente riusciti nell'intento, in modi diversi ma con uguale efficacia: ne è prova il fatto che, nelle varie classifiche postate dai commentatori, l'ordine non è mai lo stesso e tutti gli autori si ritrovano a volte al primo, a volte all'ultimo posto - segno che le quattro storie sono tutte sullo stesso livello e tutte decisamente riuscite.

    Riguardo al colore, ho già scritto che impreziosisce decisamente l'albo. Molto classica e senza eccessi la colorazione del confermato Oscar Celestini, con alcuni "effetti speciali" decisamente riusciti (ad esempio, la terza vignetta di pagina 3, o la quinta di pagina 4). Diversa ma altrettanto efficace quella di Beniamino Del Vecchio, mentre ho apprezzato particolarmente i colori molto vivi e luminosi di Romina Denti per la storia di Boselli, che a mio parere si sposano bene con i disegni di Rossi e contribuiscono a creare quel clima di angoscia che pervade la storia.

    Da segnalare l'abbondante presenza di sangue - schizzi, rivoli, pozzanghere - che rappresenta anch'essa un aspetto di rottura con lo stile classico che siamo abituati a leggere sulle pagine di Tex.

    La copertina, invece, non mi ha convinto per niente, con l'ingombrante presenza delle rocce che occupano tutta la scena. Unico aspetto negativo dell'albo.

     

     

    "Stelle di latta" è quella delle quattro che più assomiglia a una storia classica, con un soggetto che avrei volentieri visto sviluppato in due albi ma risulta efficace anche in questo contesto. Molto bello il ruolo che Medda riserva a Carson, coinvolto emotivamente nel ritrovare due amici di vecchia data. Un vecchio cammello riflessivo, emblematica è la vignetta che lo ritrae a fumare da solo un sigaro sulla veranda (p. 20), che mi è decisamente piaciuto.

    Voti: Medda 8,5, Benevento 8,5

     

    "Incontro a Tularosa" è la storia che mi ha convinto di meno, con il colpo di scena finale per me un po' "telefonato". Tuttavia Burattini gestisce bene i tempi della storia che alla fine risulta comunque piacevole. Non vorrei rivedere invece su Tex Camuncoli, che non mi ha del tutto convinto.

    Voti: Burattini 7,5, Camuncoli 7

     

    "Nel buio" nasce da un'idea non troppo originale e anzi piuttosto abusata (quella del figlio deforme e ritardato accusato di un crimine dai "benpensanti" di un villaggio), ma la premiata ditta Boselli - Rossi riesce a creare il giusto clima di angoscia, specialmente nella prima parte della storia, e il risultato finale è ottimo. Qui andrò controcorrente dicendo che i disegni di Rossi mi hanno convinto pienamente: certo non è un autore da Tex, il viso di Tex e soprattutto quello di Carson sono inguardabili, ma l'atmosfera che riesce a creare è perfetta per questo tipo di storia.

    Voti: Boselli 8, Rossi 9

     

    "Randy il fortunato", infine, è indubbiamente la più originale del lotto (permessa proprio perché è una pubblicazione speciale :old: ), con un Recchioni che trova l'idea giusta parlando non di Tex, ma del suo carisma, della sua leggenda. Davvero notevole anche questa.

    Voti: Recchioni 8, Accardi 8,5

  12. L'oro di Klaatu e' una delle storie a cui sono maggiormente legato: e' stato il primo Tex che ho comprato (dopo la lettura di alcuni vecchi albi posseduti da mio padre), e da allora non ho piu' smesso :) Il mio giudizio sulla storia, che reputo ottima, e' quindi magari un po' falsato dal legame affettivo, ma leggendo i commenti precedenti mi rendo conto che c'e' un apprezzamento abbastanza trasversale , che mi fa grande piacere.

    Decio Canzio, alla sua prima sceneggiatura texiana, porta negli anni della crisi di Nizzi una ventata d'aria fresca, che proseguira' per qualche mese con l'alternanza di nuove penne - Canzio stesso, Medda, e Boselli con il suo memorabile esordio. La storia, come dicevo, e' molto bella e anche con diverse trovate originali, nonostante qualche sbavatura qua e la' legata soprattutto al ruolo di Carson che non si rivela particolarmente brillante e viene tolto di mezzo nei momenti principali. Ho sempre trovato notevole l'abilita' di Canzio nei dialoghi e soprattutto nell'umorismo abbondantemente presente.

    Tuttavia, trovo che la cifra distintiva dello stile di Canzio sia quella di aver portato un po' di "sentimento" sulle pagine di Tex: questo grazie alla presenza del cane Stracci, che strappa sempre qualche sorriso, e a un antagonista memorabile come Nick Guerrero, che merita qualche parola in piu'. A differenza di altri che hanno commentato, non lo ritengo un personaggio "grigio", in bilico tra il bene e il male, ma un cattivo vero e proprio, un'anima nera, con pero' un suo codice d'onore: la bravura di Canzio e' soprattutto quella di farci apprezzare Nick "Calavera", di farci sperare fino alla fine in una sua "salvezza" o "redenzione", di commuoverci per la sua fine. Ecco cosa intendo quando parlo di "sentimento" nelle storie di Canzio: c'e' piu' umanita', ci sentiamo maggiormente coinvolti nel destino dei personaggi.

     

    Infine, menzione speciale per l'ambientazione innevata, magnificamente ritratta dal Maestro Fusco, a per le copertine di Villa, che inaugura il nuovo corso raccogliendo il testimone da Galep con due ottimi lavori - specialmente la copertina del numero 401, estremamente evocativa.

    • +1 1
  13. Anche secondo me la discussione avrebbe potuto diventare interessante (e lo e', grazie ad alcuni post). Da un lato, credo sia lecito da parte degli utenti porre domande su aspetti del nostro fumetto che non conoscono: ricordiamoci che non tutti hanno una conoscenza enciclopedica della serie, e d'altra parte non credo che aver letto tutte le storie sia condizione necessaria per partecipare al forum. Ci possono essere lettori che, per un motivo o per un altro, non hanno ancora potuto completare la lettura dell'intera serie, e trovo che il forum sia anche un ottimo modo per loro per chiarire dubbi con l'aiuto dei piu' esperti.

    Anch'io - che pure non conosco ogni albo a menadito - ho interpretato il topic in questo modo, cercando di dare un piccolo contributo, poi altri utenti ben piu' autorevoli di me hanno approfondito la questione con ulteriori riferimenti che io in primis ho trovato molto interessanti. Purtroppo non tutti hanno fatto proprio questo atteggiamento, e di questo mi dispiace, perche' l'intento (mio e, credo, degli altri che hanno partecipato alla discussione) era proprio quello di suggerire loro la lettura di alcuni episodi "storici", in modo che potessero chiarirsi le idee. Suggerisco percio' ai moderatori, se credono, di ripulire la discussione dai messaggi piu' "infantili" (mi si perdoni il termine...) e dalle relative risposte, lasciando pero' alcuni interventi ricchi e degni di nota. :)

  14. Io credo che nelle storie di fumetti ci vuole anche un po' di leggerezza e fantasia.

    Da poco mi sono avvicinato a Tex quindi la scoperta dei giacimenti della riserva Navajos mi giunge nuova. Ma da lettore non mi ero mai posto il quesito tant'è che credevo essendo ranger, Tex e Kit saranno stipendiati. 

     

    Ho letto tutto DYD, cosa devo pensare dell'Old Boy che non si fa mai pagare le 50 (ora 100) sterline, che le sue vicende le deve interpretare da senzatetto? No mi piace pensarlo un po' squattrinato ma sempre collocato in un microcosmo dove non è tutto ben definito.

     

    Infatti Dylan non ha il becco di un quattrino e spesso lo ritroviamo indietro coi pagamenti delle bollette, o a farsi pagare pizza e cinema dalla fidanzata di turno... Come vedi la situazione economica e' invece ben definita, anche se ovviamente non ci viene presentata la dichiarazione dei redditi: sappiamo tutto quello che c'e' da sapere, ovvero che Dylan non ha a disposizione riserve illimitate di denaro. Se ci pensi, questo non e' un fatto irrilevante, ma comporta spesso delle scelte narrative ben precise.

    Al contrario, Tex piu' volte ha avuto bisogno di disponibilita' economiche non indifferenti, e la geniale soluzione di GLB fu quella di mettergli a disposizione le riserve auree dei monti navajos (e scrivendo anche un paio di ottime storie sull'argomento). Come vedi, tutto e' perfettamente ben motivato - ed e' giusto che, pur essendo un fumetto, le storie siano inserite in un universo narrativo ben definito.

    • +1 1
  15. Mentre il consiglio di leggersi il Tex storico non solo è pertinente, ma permetterebbe di conoscere o ripassare alcune delle più belle avventure del nostro ranger ;)

     

    Tra l'altro, "Dugan il bandito" è una delle mie storie preferite: vuoi perché è stata tra le prime che ho letto quando mio padre tirò fuori dalla soffitta alcuni suoi vecchi numeri, vuoi per i disegni del grande Nicolo'... Certo non è un capolavoro, ma piuttosto un "riempitivo" tra le grandi storie di quel periodo, però ha il suo fascino. Quindi questa discussione è il posto giusto per segnalarla a quei giovani lettori che non conoscono bene il Tex "storico" o che vogliono chiarirsi le idee su qualche aspetto meno noto della vita del ranger (vedi la sopra citata scena alla banca di Gallup, con l'aria di familiarità che vi si respira).

  16. Anche se la "montagna di balle" di cui parla John Deere è la mia, non c'è nessun problema Cheyenne ;)

    Mi permetto però di fare anche mio il consiglio di Paco:

     

    Onde ragion per cui siamo di fronte alla nuova fesseria scritta da John Deere, che dovrebbe rileggersi un po' di storie - a partire da quel "Dugan il bandito" che citavo prima :D

     

    :old::D

  17. Secondo me Tex non tocca l'oro dei monti Navajos, ma scherziamo? Tex a fare il grattaterra? ma vi pare?

    Tex durante la sua carriera con le sue missioni che finiscono in tutti i giornali degli stati uniti... maggiormente quelle in cui è chiamato dall'Esercito, dalla Pinkerton o da organi statali, spesso si fa finire la storia e buonanotte ma è ovvio che Tex e pards si incassano migliaia di dollari di ricompensa! Solo quando aiuta amici in difficoltà o segue i fatti suoi non viene pagato...

     

    Qui ti sbagli di grosso :old:

    E' ben noto ai lettori che Tex non si fa mai pagare per i suoi servizi di ranger, né riscuote mai le taglie sulle teste dei criminali che consegna alla giustizia (anzi, ha una scarsissima opinione dei cacciatori di taglie in genere...)

    Non ha problemi di soldi proprio perché dalla sua ha le riserve auree dei monti Navajos. Vatti a rileggere "Dugan il bandito", numeri 120/121, con la scena iniziale (una delle scene di "vita quotidiana" del nostro ranger che adoro) in cui Tex deposita alla banca di Gallup un po' dell'oro proveniente dalla riserva... :old:

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