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San Antonio Spurs

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Messaggi pubblicato da San Antonio Spurs

  1. Il confine fra storie insufficienti, sufficienti, belle, bellissime e da 10 e lode per me è rappresentato dalla voglia di rileggerle più volte, anche a distanza di tempo, cercando magari nuovi particolari. In questa e nello specifico nell'ultimo albo, trovo che Civitelli dia il meglio di sé nelle tavole di azione e in quelle con effetto notte, ma i suoi chiaroscuri restano impagabili.Segnalo alcune vignette da lode: la quinta di pagina 73, con El Morisco che ha decisamente paura; ultima vignetta di pagina 85: dovrebbe essere noto ai pard che le pallottole non servono contro le visioni, e va bene, ma se guardate la traiettoria dei colpi nessuno di quelli sparati dagli infallibili avrebbe colpito Yama che si protegge comunque con il coltellaccio; dei quattro "nostri" Tex è l'unico che si presenta con cinturone e fondine , della serie "Non fidarti mai, non si sa mai"; infine, non ho mai capito perché Tex&Co tengano i cappelli in testa anche quando sono al ristorante o in qualsiasi posto chiuso, non devo certo celare calvizie, non ne faccio una questione di educazione ma a che serve lo Stetson e/o cugini vari calcati fra una bistecca alta tre dita o davanti ad Ely Parker? Come fare la doccia con il calzini, anche se il riferimento di base è altro

  2. Storia in crescendo e con una costante: lo splendore dell'opera di Civitelli. La Dark Lady Shakti nella quarta vignetta di pagina 23 è da podio nella intera saga dell'eterno femminino texiano. C'è solo una cosa che ancora non mi torna: perché le Forze del Male o chi per loro va a ripescare Blacky? E con quale scopo, considerando che il mondo è grande e i quattro pard ne occupano una porzione sì vasta ma minoritaria? Perché allora i quattro cavalieri sarebbero loro, considerati gli unici al mondo a poter sconfiggere il male. Risposta presunta (da me): Blacky/Yama è un predestinato che prima di dominare il mondo intanto vuole vendicarsi ed eliminare i suoi antichi nemici. Concludo e ripeto: albo molto avvincente e avvolgente, bravo Borden, bravissimo Civitelli, con il top raggiunto all'ultima vignetta: il Carson con occhio sinistro chiuso a rappresentare, come meglio non sarebbe stato possibile fare, la determinazione del vecchio cammello.

  3. <span style="color:red;">20 ore fa</span>, San Antonio Spurs dice:

    "L'inferno che urla" è uno dei titoli più belli degli ultimi tempi. Per intanto.

     

    ma torno indietro, all'albo precedente, riletto come prequel: da pagina 84  in poi Tex e Kit scappano nella notte senza che nessuna se ne accorga, poi, da un'altura vicino al villaggio vedono che un gruppo di cavalieri va al loro inseguimento e si mettono a correre  piedi con una corsa presunta di tre miglia. Impresa surreale che infatti viene interrotta da uno scivolamento dell'arroyo. Poi la ricomparsa su due cavalli non loro che si presume, vedi prima vignetta pagina 93, siano stati rubati ad una sorta di retroguardia del gruppo selvaggio inseguitrice. Poi si intuisce, ma chiedo conferma, che i due pard cerchino di raggiungere le colline con un percorso alternativo. Curioso che anche nel Ponte della Battaglia ci sia stata una curiosa e un po' improbabile prova podistica notturna di rilievo di uno dei nostri.

  4. On 3/3/2008 at 16:50, Guest Kerzhakov 91 dice:

    Mah, direi che sono un insieme di cose che mi hanno fatto amare questa storia, in primis la perfetta sceneggiatura e la trama. Già dalle prime pagine, con quegli strani omicidi già visti una volta in Tex (ne "La croce tragica", sui numeri 20), aveva intuito di avere in mano un albo speciale. Inoltre "Sulle piste del nord" ha segnato il ritorno - se escludiamo il celebrativo numero 10 - della giubba rossa Jim Brandon, il mio personaggio preferito insieme a Montales, che mancava - pensate un p? - dall'albo numero 12!!!Come detto, il punto di forza principale però, insieme alla fantastica ambientazione, è il racconto in sè, in cui tutto è davvero azzeccatissimo, inserito al pozzo giusto. Infine, merita una citazione sicuramente anche il furbissimo stregone Ho-Kuan (in assoluto, uno dei nemici più "svegli" di Tex), con quel suo indimenticabile corvo ammaestrato :DComunque sulle storie canadesi io sono un p? di parte, le adoro tutte, fin dalla prima che ho letto, vale a dire "La mano scarlatta", storia in cui fecero il loro esordio assoluto Gros-Jean, Jim Brandon e... Kit Willer!

    In realtà Jim Brandon compRE ANCHE NEL NUMERO 100

  5. Riflessioni a sangue freddo.

    Il mescalero senza volto: bella storia, bei disegni ma una vocina interna mi suggerisce un chissà perché: in bianco e nero sarebbe venuta meglio.

    Rio Quemado: tema già affrontato altre volte, ma non è una critica; al contrario è un elogio a Borden per come la sviluppa e la concentra. Il finale, con la riunione fra babbo, mamma e figlio mi ha ricordato quello di "Cuore Selvaggio" di David Lynch. I disegni di Dotti hanno un che di spigoloso, anche qui è più elogio che perplessità. Mi diverte molto il Carson della seconda vignetta di pagina 37.

    Un cavallo di pezza: premessa, scherzo. Barberi ha fatto poca fatica per i dialoghi di questa storia. In realtà proprio l'assenza di fumetti nell'accezione originale dell'uso allarga lo schermo sulle profondità di Venturi. E'una storia breve perfetta in quanto tale, avete presente "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"? Scarno ma efficace. Essenziale

    Amici per la morte: la storia che è mi è piaciuta di meno per la legnosità dei personaggi e per un tex quasi irriconoscibile e con caratterizzazioni al limite del grottesco.

    Chupacabras: horror alla Dylan Dog e probabilmente è già stato rilevato. Boh? Il tratto di Rubini mi convince il giusto, sono d'accordo con chi sostiene che non era una storia "allungabile. Nella mia mania delle fisionomie, nella terza vignetta di pagina 131 il conducente mi ricorda Charles Bronson.

     

  6. Cinque storie ben congegnate, di vera frontiera, non paragonabili fa di loro a partire dai disegnatori che hanno lavorato come fossero in un continente proprio e non è una critica. Questa esperienza rappresenta per la maggior parte di "pennini e pennelli" una buona scuola di base per aspirare ad una classe superiore, serie mensile o quel Texone a cui si arriva anche da fuoriclasse prodigio e in tutta sincerità io mi aspetto un grandissimo lavoro da parte di Laura Zuccheri.

  7. <span style="color:red;">4 ore fa</span>, ElyParker dice:

    Secondo me dipende da come è gestito il rapporto con Lupe.

    Se la figlia è di Tex, sarebbe cresciuta senza aver conosciuto il padre? Ossia lasciata sola con la madre? Questo mi lascerebbe un po' perplesso...

    Poi cosa ne penserebbe Kit?

    Tex e  Lupe possono essersi conosciuti in senso biblico e anche non molto tempo fa qui in Italia di ragazzi cresciuti senza il padre ce ne sono stati eccome (colonna sonora di sottofondo: "Tammurriata nera"). E' probabile che i due non si siano mai più rivisti, né che Tex abbia conosciuto la fanciulla. In quanto a Kit e agli altri pard non credo interesserebbe più di tanto sapere dell'esistenza di un altro discendente diretto di Tex. Che poi sia una donna è (purtroppo) un altro discorso, o forse lo era un tempo, quasi 70 anni dopo non dovrebbero esserci problemi, anche perché l'ambientazione non è nella Londra vittoriana.

  8. Seneca con il suo "Cui prodest" non scrisse con secoli di anticipo la chiave per comprendere solo la genesi di un delitto da libro giallo ed è la stessa domanda che mi pongo io: a chi giova una figlia di Tex? Domanda che non mi vede contrario all'eventualità, ci mancherebbe, come nel caso Carson-Lena però cosa modificherebbe in tutto il canone il fatto che il "Nostro" abbia un'altra figlia? La convincerebbe a venire ad abitare con la mamma nella riserva? Ecco, la mamma: forse bisognerebbe concentrarsi più su Lupe, perché lei, di più, potrebbe influenzare la vita di Tex, nel caso si riattizzasse una fiamma che a dire il vero è durata pochi giorni e poche vignette ad inizio della storia texiana. Toccata e fuga, come già detto altrove. Dunque, favorevole ma perplesso sull'efficacia e/o sullo sviluppo della eventuale scoperta.

  9. Altre note dopo una terza lettura

    ATTENZIONE: PERICOLO DI SPOILER ONDIVAGO

     

    Nel tronco bruciato della copertina io vedo una figura antropomorfa, una creatura a braccia alzate con il capo reclinato e le braccia alzate. Come in un rogo, insomma.

     

    Magistrali, tanto per cominciare, pagina 6 con solo 3 vignette e la centrale della pagina successiva, senza contorno.

     

    Con un senno di poi ovviamente indotto dalla storia recente, vera, il Blacky nel saloon assomiglia molto ad un classico Bob Dylan (senza pizzetto).

     

    La prima vignetta di pagina 38, con cavallo che si impenna mi ha un po’ riportato alla sigla TV di Zorro.

     

    Quarta vignetta di pagina 40: Tiger Jack chiama Piccolo Falco e continua l’alternanza dei nomi per il pard indiano, albo dopo albo: Kit o Piccolo Falco, Tex o Aquila della Notte, Carson o Capelli d’Argento. 

     

    Pagina 63, quarta vignetta: si cita la Via Lattea, forse non proprio conosciutissima nel West, ma è una di quelle “esagerazioni di conoscenza”  che tolleriamo benissimo da sempre. Come un indiano che si chiami Tigre, un vecchio che viene definito Cammello (anche a pagina 67, ultima vignetta) e poi 85 e 103) e naturalmente la barba di Giosafatte e gran Putifarre.

     

    La sparatoria nel saloon è la meglio narrata e disegnata di sempre. E sono quasi 70 anni…

  10. Ok, grazie, che sia alla base della narrazione porterà naturalmente l'attenzione verso il "chi" potrebbe esserne il padre e mi pare che questo aspetto sia già stato pronosticato. Così come i pareri pro e contro la possibile paternità del "Nostro". In ogni caso, ultimamente, quando una storia crea molta attesa poi non mi ha mai deluso. Vedi il numero 673, l'ultimo, magistrale per trama e disegni.

     

  11. On 9/11/2016 at 18:05, ElyParker dice:

    Chissà se la figlia sarà bella come la madre? E chissà la reazione e i commenti di Carson.

     

    Scusa, ma devo aver perso un passaggio: nella storia c'è una figlia di Lupe?

  12. Finalmente l'avvertimento del ritorno di "Lui", Father or Son,  non arriva con una tempesta di sabbia o con fiammata nel villaggio navajo e nemmeno nelle prime pagine di un albo che si conclude in maniera ancora quasi misteriosa dopo la morte del santone venerabile. Un baciapile classico da setta con le teste di caprone, un deja vu (non è una critica, sia chiaro). Io qui e ora vorrei solo sottolineare, al di là della storia ben preparata soprattutto come antipasto per il seguito, la bellezza del lavoro di Civitelli. E l'originalità stupenda di alcune tavole riguardanti Kit Carson: la quarta di pagina 74, la seconda di 76, la  seconda di 77. Ma tutta la serie di disegni in notturna nel villaggio è da standing ovation.

  13. Non avevo ancora nove anni e tutto mi pareva perfetto, con il senno di poi mi diverte Jim Brandon in divisa e Gros Jean lui pure vestito da Grande Nord. Era iniziato però da qualche tempo il periodo più bello della saga texiana, sia per Galep che per Bonelli, come se la fine definitiva delle uscite in formato striscia li avesse lasciati liberi di galoppare in altre praterie di espressione.

  14. Mefisto è per Tex quello che James Moriarty è per Sherlock Holmes, una presenza ricorrente e caratterizzante. Come dire? Uno che speri sempre che ritorni da antagonista. Yama non è all'altezza del padre, mi è sempre apparso più goffo e impacciato, ma anche Moriarty aveva un subalterno - Sebastian Moran - più, molto più sbiadito. Le storie soprannaturali a me sono quasi sempre piaciute, dai Figli della Notte ai Demoni del nord, dalla Stirpe dell'abisso a I fiori della morte. Poi, ho fiducia in Borden, ho stima di Civitelli e quindi mi aspetto albi non banali, interessanti, coinvolgenti. Spero solo in una cosa: che non si ripeta la litania dei pard catturati separatamente, che è come sentire Mike Oldfield concludere un concerto con Moonlight Shadow.

  15. Provo a tirare le somme, per quello che mi riguarda: Mefisto e Yama sono degli evergreen e rappresentano il meglio della fantascienza, chiamiamola così, classica texiana. Però, proprio perché sono un già visto, ogni loro nuova apparizione fin da subito sa di scontato. Mi piacerebbero allora storie diverse, come quelle, non sto a citare gli albi, dell'extraterrestre in miniera, dei fiori della morte, degli uomini giaguaro, della stirpe rettile, Diablero, la Piramide misteriosa,

  16. 17 minuti fa, borden dice:

    Va bene, Yama non è Sandro... Ma neanche un Ferruccio, dai... Con tutto il grande rispetto.

     

    17 minuti fa, borden dice:

    Va bene, Yama non è Sandro... Ma neanche un Ferruccio, dai... Con tutto il grande rispetto.

    Lo so, siamo d'accordo, la mia è solo nostalgia. Non ho mai visto giocare Valentino Mazzola e ho pochi ricordi dei due figli calciatori. La nostalgia per l'avversario numero uno di Tex, come il Professor Moriarty lo era per Sherlock Holmes. Yama è un perdente nato, Mefisto no fino all'ultima vignetta o battuta. usando una metafora calcistica, si sa già che Yama perderà al 90°,con Mefisto si andrà ai supplementari e magari ai calci di rigore.

  17. Era il 2004 e a Siena, a Santa Maria della Scala, fu allestita la mostra "Sulle tracce di Tex". Ero là per lavoro - mi occupavo di basket - e non potevo non andare a vederla. Un pomeriggio d'ottobre di tuoni e fulmini e infatti molte delle persone presenti aspettavano che smettesse di piovere. Fra queste, Sergio Bonelli. Se la mia formazione da giornalista antico non me lo avesse impedito gli avrei chiesto un autografo, invece iniziai a parlare con lui e la conversazione finì su Mefisto. In sintesi il suo parere fu che era certamente il personaggio più atteso, ma anche il più difficile da gestire senza cadere nell'ovvio o nel già visto/letto e che dunque un suo ritorno sarebbe stato da considerare non impossibile, ma insomma... Sono passati tanti anni e cambiate tante cose, io non dispero anche perché - con tutto il rispetto - Yama sta a Mefisto come Ferruccio Mazzola stava a Valentino Mazzola. A parte questo, i disegni di Civitelli sono meravigliosi e lui è sul podio dei miei disegnatori di Tex preferiti.

  18. Ognuno parla per sé. Certo. E se lo fa dovrebbe anche non dare giudizi a priori sullo stato di anzianità texiana e sulle abitudini relative. Poi, è giusta la considerazione che ci sia un certo stile e che possa o meno piacere, per quello che riguarda la sceneggiatura (e naturalmente in questo o in altri casi, i disegni). E' un forum e scambiamo idee, parlandone.

  19. Ribadisco il concetto base: una storia che aveva un perché nella prima fase, ma che poi si sviluppa su diversi piani e in diverse direzioni con personaggi che non si sa bene che cosa rappresentino, con Tex e Carson come frullati nel vortice di personaggi ambigui perché mai definiti e male rappresentati. Una storia che si spegne, un pezzo qua e un pezzo là. Proseguo con il giudizio negativo: la peggiore da molto tempo a questa parte. Capita, anche Buffon fa delle papere in Nazionale.

  20. Il giudizio finale sulla storia è: insufficiente. Tutto per colpa del secondo albo, che non è un concentrato ma un collettore di confusioni, equivoci, indecisioni di tutti i personaggi e basterebbe la sola pagina 109 a riassumere questa melassa indecisa. Almeno per me, che non ho capito nulla dei "vorrei ma non posso" di Billy, dei "potrei ma non voglio" del suo avversario politico e della confusione sul ruolo effettivo, residuo, della SP. I disegni, a volte, sembrano caricaturali (vedi l'ultima vignetta di pagina 101), anche se nel complesso ERGS ha realizzato un bel prodotto. Segnalo i Tex e Carson con la maglietta della salute da pagina 29 a 36, e l'innovativo profilo del" Nostro" dell'ultima vignetta di pagina 76. Bellissimo il dialogo con Mabel da 85 a 87, con tanto di guanto sfilato che in altri contesti avrebbe fatto ricordare Gilda.

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