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ymalpas

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Messaggi pubblicato da ymalpas

  1. I monti TE-EN-TA fanno da sfondo alle pagine di apertura di questa storia di Tex. In venti gustose tavole ci viene presentata una delle tante scene di caccia che fanno parte della vita quotidiana dei pards, che raramente trapelano nella serie... Una scena simile l'avevamo già vista ne "Il solitario del west", ma in questo texone è fine a se stessa, e proprio per questo motivo ci mostra un autore con idee ancora felici in testa, che provava gusto nello scrivere. Testimonianza ne è a rigore, il rivolo di comicit? che sprigiona l'involontaria caduta di Carson nelle acque "gelide" del fiume.

    Le cinquanta pagine successive sono dedicate a un lungo flashback, nel quale i due pards sono completamente assenti. Questo spiega sicuramente anche l'introduzione della precedente scena di caccia, ovviamente vale sempre la regola che non si può lasciare troppo a lungo fuori dal gioco Tex e Carson. Resta il fatto che arrivati a pagina 80, la storia resta sempre e solo introduttiva, e se non ci fosse l'omicidio di Lizzy a ravvivare l'interesse del lettore, quest'ultimo perderebbe molto della sua importanza.

    Per vedere i due pards in azione dobbiamo arrivare a pagina novanta. Se ci fosse ancora la suddivisione in capitoli, i famosi "titoletti" da qualche anno scomparsi dagli albi di Tex, questa parte si intitolerebbe "BONITA LAKE". Altre cinquanta pagine ci descrivono l'assedio e la cattura da parte dei cacciatori di taglie del povero Charlie Kid, uno dei personaggi più mosci nati dalla penna di Claudio Nizzi. Lo scontro di Tex con l'apache Tucho fa provare solo qualche brivido e si conclude troppo in fretta ( questa parte evidentemente è solo un riempitivo che permette all'autore di tirare avanti ).

    Le ultime cento pagine rappresentano la seconda parte del texone e sono tutte dedicate alla risoluzione dell'inchiesta, che i due pards portano a compimento praticamente senza che nessuno ostacolo venga a pararsi contro di loro. Le indagini preliminari a FORT STANTON hanno già permesso di individuare i due responsabili dell'omicidio di Miss Connelly. Il viaggio a LINCOLN, nel bordello di Mimi Bluette si lascia ammirare solo per le splendide rappresentazioni dell'ambiente da parte di Capitanio, per il resto la parte che illustra come viene ottenuta la prova della colpevolezza di Stokes e Monkey sarebbe quasi da censurare...

    Il tenente George Allister brilla nelle sue vesti di spione, riuscedo a captare tutti i discorsi di Tex e Carson con estrema facilit?. E' uno dei tanti di una lunga e onorata categoria. Nelle storie di Nizzi questo espediente è fin troppo abusato, e stona specie quando viene gestito male come succede in questo Texone. Comunque, i due villanzoni sono messi subito sul chi vive, motivo per il quale trovano rifugio nel non lontano villaggio di RUIDOSO in una posada dove Pepe Moreno, l'"arrabbiatissimo" padrone dovrebbe garantire loro un sonno tranquillo. Le cose poi non stanno proprio così, e infatti i due rangers si comportano come se fossero a casa loro... bah!

    Con una cravata come quella che gli ha fatto indossare Tex, la confessione completa di Monkey non tarda a venire. Questo già va molto meglio e ci riporta ai metodi usati dal Tex bonelliano. Resta il fatto che i due colpevoli dovranno rilasciare la confessione al forte davanti al generale Connelly con ovviamente lo scontatissimo pericolo che la ritrattino. Qui l'attenzione del lettore si accende, in effetti Tex non ha che un misero straccio di prova per inchiodarli e a Fort Stanton non potr? usare certi sistemi per estorcere la verità.

    Ora se leggete "Bersaglio Tex Willer" che presenta una situazione molto simile, dove la trovata di Nizzi ?assolutamente geniale e mette i responsabili con le spalle al muro, ci sono tutte le ragioni di interessarsi al seguito della vicenda.

    In questo texone invece la gita alla grotta di Tex e Allister, seguiti a breve distanza da Carson e dal generale col compito di sorprendere ( ancora!!! ) i discorsi scambiati con i due prigionieri opportunamente tenuti in ostaggio, è tutto sommato abbastanza fiacca... per non dire infelice tout cort.

    Un giallo praticamente inesistente, un'inchiesta dove tutti i tasselli si mettono a posto senza che i due pards abbiano da faticare troppo ( giusto qualche domanda )e un epilogo altrettanto insufficiente nella sua banalit?. Questo è l'esito di una sceneggiatura tra le meno felici del Nizzi di quel periodo.

    Poi sono d'accordo, la storia complessivamente comunque non è male, la lettura è scorrevole e a tratti anche divertente, però non diamole il voto dei migliori texoni.

    Il mio voto tende al sette.

    • +1 1
  2. Un giudizio di Moreno Burattini sul film...

    Filmetto un po' deludente, a dire il vero. Sarà la quinta volta che lo vedo (la prima fu al cinema, all'uscita, nel 1985) ma resto sempre perplesso di fronte a Kit Carson grassottello e con la pancetta, Tex con lo spolverino, Tiger Jack che è un modello efebico che del pellerossa non ha proprio nulla, Eusebio che invece di essere lugubre e spilungone è un fighetto con i muscoletti palestrati, El Morisco con la barba. E poi che brutte voci! Per non parlare dei massi di cartapesta e del villaggio navajo che sembra fatto per Gardaland.  E dov'? finito Kit Willer? Mah. In ogni caso, è sempre un film su Tex, l'unico film su Tex, e certi fotogrammi con Gemma a cavallo potrebbero anche far sognare, se estrapolati dal contesto.

  3. Inserisco quest'altro intervento di Moreno Burattini, datato invece gennaio 1999.



    A parte il fatto che Tex che si accende la sigaretta in copertina, pur essendo una provocazione non voluta ( in quanto programmata prima della polemica del Codacons ), è stato il più bel pugno in faccia che il Ranger potesse affibbiare ai moralisti da strapazzo che lo hanno denunciato, la faccenda delle frequenza delle sue fumate va vista in un altro senso.

    La sigaretta, oltre a essere un elemento che d' colore "storico" alle avventure western al pari delle diligenze o delle pistole nella fondina ( nel West si fumava, se uno vuole raccontarne l'epopea deve far vedere il fumo ), è un utilissimo mezzo per "risolvere" la vignetta. Cioè, se io ( sceneggiatore ) devo far vedere un dialogo fra due, o una scena di attesa, o una situazione un po' statica al ristorante o in un bivacco o sul treno ( senza azione, insomma ), devo proprio far disegnare due personaggi impalati che si guardano negli occhi? Sai che noia! Invece, con la scusa che uno si cerca la sigaretta nel taschino, o se la fa da solo con tabacco e cartina, poi se la accende, poi la mette in bocca, poi sbuffa fumo... insomma, la scena acquista vivacit? anche se è fatta di chiacchere. Per non parlare del dialogo che diventa più "vero", vissuto, se uno mentre parla offre una cicca a un altro o gli chiede da accendere. In certe storie con più cavalcate e sparatorie, ci sono meno "occasioni" per far vedere le sigarette, in altre ce ne sono di più.

    Nessun autore di Tex vuole calcare la mano sull'uso del tabacco, figuriamoci, anzi forse il contrario: si tende inconsciamente a limitare il numero di sigarette perchè si sa che ci sarà chi storce il naso. E parla uno che non sopporta se gli si fuma accanto.

    Proprio ieri, su Telepiù, ho visto il film di John Carpenter "Fuga da Los Angeles", con Kurt Russell tornato nei panni di Jena (Snake) Plissken. Filmetto che non aggiunge nulla al giustamente più celebre ( stesso regista stesso attore ) "Fuga da New York". Però il finale mi è parso eccezionale. Siamo nel 2000 e qualcosa, e un presidente-dittatore moralista ha reso gli USA un paese dove è vietato fumare, bere, portare armi, fare sesso fuori del matrimonio, esprimere opinioni... insomma, il trionfo del politicamente corretto. "Un paese libero", commenta Plissken ironicamente. E da ultimo, dopo che ha compiuto il gesto che toglie al mondo la tecnologia e lo costringe a ricominciare da capo su nuove basi, si accende una sigaretta nella notte con un vecchio fiammifero svedese, fuma boccate liberarorie, guarda lo spettatore con intensit? e spenge il fiammifero con un soffio, Buio in sala, film finito. Applausi.

    Ecco, mi viene da interpretare nello stesso modo la copertina del nuovo Tex, "Mescaleros!".

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