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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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Messaggi pubblicato da ymalpas

  1. E' noto che Galleppini, era la metà degli anni ottanta, ridisegnava per l'edizione TuttoTex, tutti i Tex delle copertine della seconda serie gigante che negli anni sessanta non era riuscito a disegnare personalmente ( per mancanza di tempo ). Il Tex della copertina di "Sinistri incontri", come già efficaciemente illustrato dall'utente Aliprando in un altro topic, è tratto dagli "albi d'oro". Il volto del ranger non pare dovuto alla mano di Galep, per questo motivo ritengo che anche questa copertina rientri nella categoria di cui sopra... il ghost artist è senz'altro Bignotti.

  2. Post da incorniciare il tuo Wasted. Il rispetto della legge è una delle priorit? del Tex attuale. Quante volte abbiamo visto un personaggio sopra le righe con Nizzi e Boselli è Per limitarmi ad un esempio, il finale vergognosos di "I fucili di Shannon" non sembrerebbe di Nizzi, ma assomiglierebbe molto a qualcosa imposto dall'alto. Boselli mi preoccupa di più, il suo Tex è troppo serio, troppo "ranger". D'Antonio invece imprime alla sua storia, con un finale degno della migliore tradizione bonelliana, un raggio di luce nell'inferno in cui l'eroe sembra essere stato precipitato, lasciando libero Ochala e mettendo ( una gran ) paura a Batterbaum. Ma come Bonelli è un autore della vecchia guardia e il Sergione forse gli ha lasciato la briglia sciolta.

  3. Comunque in linea generale con Gianluigi Bonelli era difficile immaginare un Tex che si faceva mettere sottochiave, almeno con la stessa facilit? con cui siamo abituati oggi. Non è colpa ne di Nizzi ne di Boselli, i tutori dell'ordine in Italia si sono spesso lamentati della scarsa "considerazione" di cui godevano ( nel fumetto e più in generale ), probabile quindi che anche in questo campo, un Tex ligio davanti al primo stella di latta che incontra ( vedi ad esempio ne "Il fuggitivo" ), pronto a infilarsi in una cella ( seppure farfugliando qualche parola ridicola ) sia dovuto proprio ad un eccesso di political correctness... Ritengo quindi il post di Wasted in linea con lo spirito del topic, anche se le osservazioni di Pedro Galindez sono, come sempre, interessantissime nel dibattito, mostrando il Tex di Bonelli spesso contradditorio, ma ritengo difficilissimo dare le ragioni del perchè.

  4. Tex non ha mai fatto mistero di possedere enormi risorse finanziarie. Quando Barbanera gli rapisce il figlio, per esempio, contratta con Billy Bart e gli dice che non sarà difficile trovare una banca che possa garantire per lui la somma cospicua con la quale vuole pagargli le prestazioni del Sea Tiger!

  5. Ci troviamo di fronte a una pietra miliare della lunga storia sessantennale del ranger. Grandissima tensione emotiva, ben riassunta da Pedro Galindez nel post sopra... pensiamo ad esempio all'ambiguit? di alcuni personaggi, come il doppiogiochista Clem, che intascati da Carson gli aquilotti ci fa temere e poi riga dritto, la maliarda Myra Solano splendidamente caratterizzata, l'esemplificazione delle caratteristiche della donna "indipendente" del West, l'umile figura del banchiere che fa il viaggio su una diligenza per consegnare la borsa a Carson, il direttore del carcere ubriacone, l'ambientazione terribile, la vedova, il campo di lavoro con il sole che batte le ore sulla tua pelle ( quella di Tex, ma anche quella del lettore ) al suono delle picconate, le uniche figure amichevoli dei mohaves, che sembrano quelli più da temere e invece danno una grande mano a Tex, insomma tutto perfetto in questi cinque albi. Stona solo il finale, con il nemico numero uno praticamente anonimo... se G. L. Bonelli avesse ripescato qualche vecchio avversario deciso a vendicarsi, avrebbe sfiorato il capolavoro assoluto!

  6. Le scene ambientate nel bordello rompevano un tabu... eppure Claudio Nizzi riusc? a farle passare quasi inosservate con una splendida caratterizzazione delle "signore", una buona dose di ironia, evitando così il pericolo di scadere nel banale e nello squallido squallore! Una sceneggiatura brillante, con qualche tocco da Maestro, se non è sul livello dei suoi migliori lavori, poco ci manca. Medda qualche tempo dopo ci prov? sulla serie regolare con gli stessi ingredienti e si scott? le dita...

    • +1 1
  7. Il titolo non fu scelto da Nizzi, che anzi lo giudic? giustamente inappropriato basandosi su un personaggio di cui volutamente aveva, a mio parere, acuito l'inconsistenza. Quindi l'errore è tutto della redazione. Per il resto, Nizzi batte su un terreno fin troppo battuto. La pianificazione editoriale è vergognosa: nel giro di un anno abbiamo addirittura due storie sugli Anasazi dei quali raramente fino ad allora si era parlato. E' tutto dire. Spettacolari le tavole di Civitelli e altrettanto le copertine di Claudio Villa ( quella dell'albo "Anasazi" molto evocativa ).

  8. Tra l'altro questo tipo di incertezza è ripetuta anche nella storia, sempre disegnata da Font, intitolata "Morte nella nebbia". Concordo con Wasted, Kit Willer non ha bisogno di pensare a cosa farebbe suo padre se fosse al suo posto, ormai è cresciuto, con G. L. Bonelli è già diventato un autentico tizzone d'inferno! I quattro pards sono un autentico quartetto di satanassi!

  9. Concordo col giudizio dato da Wasted, trama molto esile, con una variazione importante sul tema della rapina e relativo inseguimento, ma nulla più. Con questa storia inizia una stagione ( durata non meno di due anni ) di profonda crisi, maturata col progressivo abbandono di Giovanni Bonelli ( le storie importanti ormai non si contano più, ne abbiamo solo una di ampio respiro "L'ombra di Mefisto" che è una delusione ), una serie di storie nolittiane interlocutorie ( ma non sgradevoli ) e i primi timidi passi di Claudio Nizzi nella serie...

  10. Con Nolitta le storie non sono mai banali, questa punta sul giallo, sull'ambientazione e dei personaggi abbastanza particolari come i mormoni. Del ciclo delle sue storie della fascia 200 questa però ?, nella mia umilissima opinione, una di quello con meno pretese... Il giudizio resta comunque più che positivo, per cui dico che merita almeno un bel 7!

  11. Il suo Tex è identico a Jimmy Laramy, uno dei personaggi de "I Laramy della valle", famiglia di cowboys ideata nel 1963 da Grecchi che Nicol' realizz? graficamente per "Il Monello".



    Immagine postata


    Immagine postata

  12. Altre tavole originali ( grandezza 32 x 47 cm ) del texone di Zaniboni, matita su cartoncino. Le tavole a matita di questa storia sono gli unici originali esistenti, in quanto sono state stampate direttamente a matita, inchiostrando soltanto i neri pieni (sfondi, ecc.) su delle fotocopie e lasciando il tratto come era in originale.



    La pagina 32:

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    La pagina 45:

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    La pagina 73:

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    La pagina 87:

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    La pagina 104:

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    La pagina 135:

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    La pagina 146:

    Immagine postata

  13. (scommetto che Ym ha avuto l'idea di aprire questo thread per invogliarmi a restare durante le mie rapide toccate attuali? :D)

    Beh... vecchio cammello, so bene che a certi argomenti non sai resistere, quindi...

    Personalmente ritengo che la causa del nome affibbiato a Tiger Jack sia da leggere come un collegamento "indiretto" ad un'altra tigre... quella della Malesia.

    Hai fatto centro. Questo spiega sicuramente le ragioni dell'attribuzione del nome al personaggio da parte di Bonelli padre... erano tempi in cui le testate nascevano e morivano col sorgere del sole e il tramonto, non ci si poneva più di tanto il problema. Oggi però è diverso, sono trascorsi sessant'anni e l'anomalia del nome di Tiger andrebbe spiegata. Se non c'è una storia dietro come dici giustamente tu, nessuno vieta di immaginarla, io ho provato a darne quella che è la mia interpretazione. Mi ricordo di un "Mohican Jack" zagoriano, non ricordo la storia, però è singolare anche qui l'accostamento di un nome ( questa volta di una tribu indiana ) a Jack: forse in quelle pagine c'è qualcosa di interessante.

    Da bambini lo leggevamo così com'? scritto in italiano, niente t?igher. Poche volte veniva aggiunto Jack, pochi di noi si facevano domande, se scoprivano incidentalmente "iak" pensavano al cognome. Ci sono voluti anni e l'inglese delle scuole per farci porre il dubbio. A quel punto T?igher non si poteva discutere più. ASSIMILATO!

    Stessa situazione anche per me, solo che ancora oggi, pur conoscendo l'esatta pronuncia, continuo a chiamarlo tiger e non taigher, senza identificarlo con la tigre. Inoltre ho capito che pronunciavo male il suo nome non a scuola ma, orrore, nel film "Tex e il signore dell'abisso" dove Giuliano Gemma si rivolgeva così a una messicano con un parruccone... smontandomi un mito!!! D'altronde, altro grande orrore, molti veterani della vecchia generazione ( e non parlo della nostra, ma di quella veramente vecchia ) continuano a pronunciare il nome di Tex Willer con Tek Viller...

    Certo, riguardo agli errori o imprecisioni di traduzione, mi fai venire in mente quel guerriero il cui nome significherebbe "I suoi cavalli sono temuti" (nel senso che era talmente valoroso che appena vedevano i suoi cavalli i nemici avevano paura, e che passè alla storia come "Uomo che teme i suoi cavalli"

    Questo capitolo, oltre che interessante, mi sa che... potrebbe essere particolarmente ricco di curiosità e aneddoti... :P
  14. Immagine postata


    Tiger Jack appare nell'ottavo volume della seconda serie gigante già col nome anglicizzato di "Giacomo Tigre".

    Oggigiorno gli autori sono di solito attentissimi nell'attribuire ai vari personaggi i nomi tipici dei pellirossa.

    Per fare un esempio, nell'ultimo Texone, D'Antonio si è servito di un nome come Longknife... ovvero per i nativi seminoles, Lungo Coltello, improntato sul modello dei celeberrimi Crazy Horse oppure Sitting Bull... Scelta dunque plausibilissima anche perchè storicamente documentata.

    Nulla di strano dunque che il terzo pard di Tex abbia un nome inglese, quello che stupisce enormemente però è il fatto che questo nome si fonda su due termini, la tigre e Jack, il primo faciente riferimento a un felino sconosciuto nel sud-ovest statunitense, il secondo invece a un nome inglese con poche attinenze con il mondo dei nativi.

    E' un nome di battaglia che si sarebbe conquistato sul campo, come potrebbe lasciar intuire il termine Tiger, magari affibbiatogli da un bianco ( per la sua bilit? nel battersi e fare scorrerie ), magari proprio quel Jack che gli ha lasciato in eredit? il suo nome ?

    Perchè Tiger Jack avrebbe rinunciato al suo nome indiano per optare per quello con cui oggi è universalmente conosciuto ?

    In ogni caso, quello del suo passato è un orizzonte vastissimo ancora tutto da esporare, che potrebbe regalare ancora tante emozioni ai lettori. L'ultimo ( cioè l'unico ) che ci ha provato è stato Claudio Nizzi nell'episodio "Furia Rossa". A proposito, in quell'occasione, quando Tiger è ancora un giovane guerriero, la bella Taniah, la sua fidanzata, lo chiama già Tiger Jack...

    Che ne pensate ?

  15. Nell'albo IL CLAN DEI CUBANI, numero 230, a pagina 109 viene presentata la Maschera di Ferro, che come tutti ormai sanno è una donna: la bellissima cubana Lola Fuente...


    Immagine postata


    Nel balloon, la frase contradditoria pronunciata è la seguente:

    "Devo stare molto ATTENTO..."

    Invece di...

    "Devo stare molto ATTENTA..."

    Nessun errore da parte dello sceneggiatore G. L. Bonelli, l'incongruenza è da addebitare alla sua volonta di fuorviare il lettore... che a questo punto non potr? più dubitare del fatto che la Maschera di ferro sia un personaggio di sesso maschile, salvo essere smentito nelle pagine finali dell'albo allorch? la maschera cadr? dal suo volto!!!

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