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Texan

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  1. Texan

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    A prescindere dal singolo valore delle storie, io di Nizzi apprezzo lo stile narrativo che in qualche modo ha ripreso lo stile di GL Bonelli. Avendo per tanti anni letto esclusivamente su Tex le storie di Bonelli e Nizzi (con l'aggiunta di Nolitta), è come se inconsapevolmente avessi riconosciuto Tex attraverso un codice, il codice Bonelli-Nizzi, che con l'abbandono del primo ha finito con l'identificarsi col codice Nizzi. Diverso è il caso di chi, avendo iniziato a leggere Tex a partire dagli anni 90, o comunque non avendone mai interrotto la lettura ha un approccio diverso al fumetto e motivi diversi per identificarlo come fumetto di Tex. Quindi per me la rivalutazione di Nizzi si basa essenzialmente sul fatto che QUELLO stile narrativo mi consente di identificare una storia pubblicata sul Tex come una storia di Tex. Forse col tempo riuscirò a "liberarmi" da questa identificazione così stretta, ma attualmente ne resto ancora condizionato.
  2. Texan

    [501/504] Mefisto!

    “Mefisto!”, quindici anni dopo “Mefisto!” apparve nella collana del Tex nel luglio del 2002 accompagnato da enormi aspettative. Erano infatti trascorsi vent’anni esatti da quando il “pazzoide” arcinemico di Tex aveva fatto la sua ultima apparizione nella serie, agendo insieme al diabolico figlio in un’avventura firmata da un Gianluigi Bonelli e da un Aurelio Galleppini non più al top della forma. E poiché Yama non era riuscito a conquistarsi i favori del pubblico texiano, questo era rimasto in trepida attesa per il ritorno “in carne e ossa” del vecchio Mefisto. Il gran seguito ottenuto presso i lettori della saga “horror-western” di Tex ha fatto sì che da decenni i nuovi capitoli vengano dagli editori sapientemente dosati nel tempo, rappresentando ad ogni loro apparire un piccolo grande evento nell’ambiente del fumetto italiano. Con “Mefisto!” si aspettava poi anche il ritorno ai disegni dell’amato copertinista, l’ottimo Claudio Villa, il cui preciso e minuzioso tratto obbligava ad un’estenuante lavorazione che lasciava per anni gli ammiratori con il fiato in sospeso. Circa l’autore dei testi, invece, le aspettative non erano granché positive. A differenza di Villa, Claudio Nizzi, erede del compianto Gianluigi Bonelli, non godeva allora di un consenso unanime tra i lettori di Tex. Già gravato dal difficoltoso compito di raccogliere l’ingombrante eredità e mai pienamente accettato dai texiani d’antica data, sull’ultimo Nizzi pesava un progressivo scadere di forma che aveva portato ad un indebolimento delle trame, ma anche una sensazione in qualche modo diffusa che dinanzi ad un contemporaneo rilancio del personaggio, il vecchio sceneggiatore rappresentasse in qualche modo “il passato”. E così “Mefisto!”, malgrado la presenza di Villa, non piacque e alimentò la disaffezione per Nizzi, che di lì a qualche anno smise di occuparsi del Tex. Lasciando queste critiche al loro tempo, si cercherà qui di fornire alcuni spunti per riflessione più pacata, ma anche più profonda, di quella che è stata finora data. Per apprezzare “Mefisto!” bisogna innanzitutto restituirgli il senso e il valore di summa antologica, opera globale in cui si riannodano i fili e dove, accanto ai protagonisti di sempre, personaggi dimenticati acquistano rinnovato vigore. C’è la bella Lily Dickart, finita in una prigione degli Stati Uniti ai tempi del primo scontro di Tex col diabolico illusionista. E da giovane e acerba gatta qual era, pronta a mordere e scalciare, è riapparsa per l’occasione con lo sguardo sinistro e il fascino maturo d’una personalità dominante, pronta ad escogitare piani criminosi con sorprendente freddezza. Presenza saggia e capace, incita e sostiene un fratello il cui atavico odio per Willer ha sorprendentemente ridotto a maschera balbettante. Cosicché, quando l’avventura ha fine e Lily si consegna alla giustizia senza opporre resistenza è la consumata giocatrice di poker che, sapendo di aver perso la partita, prepara già la prossima rivincita. C’è la “mambo” Loa, sacerdotessa del voodoo e Figlia dei Serpenti, tornata nell’oscura bettola del Black Baron, dopo essere sfuggita ai flutti del mare nella tempesta che aveva squassato il veliero maledetto di Yama. E’ ancora viva e più bella che mai nell’emozionante faccia a faccia con Lily. Il bianco e il nero, per una volta alleati. Seguono altri personaggi di minor peso ma non di minor spessore, come il conte Boris Leonov, curiosa figura di aristocratico russo-francese, che accompagna la perfida coniuge con il raffinato stile del gambler; come il negromante Narbas, costretto suo malgrado a subire l’infinita crudeltà di Mefisto; come Nuvola Rossa, lo stregone navajo che preannuncia a Tex il ritorno in scena dello spirito maligno. E accanto a questi, Carson, Tiger e Kit Willer, i tre pards catturati e destinati alla più atroce delle vendette. Tuttavia “Mefisto!” è soprattutto e non poteva essere diversamente l’ennesimo duello tra il Bene e il Male, tra Tex e Mefisto. Nizzi e Villa raffigurano Tex per quello che è, uomo dalla tempra d’acciaio e dalla serenità a tratti glaciale. Attento ragionatore, è chiamato ad affrontare una mortale partita a scacchi che impongono passi fermi e sicuri. Quando Mefisto gli si appare, non si scompone. Quando Mefisto lo attacca, fa fronte all’inferno di immagini proiettate nella sua mente considerandole nient’altro che un diabolico inganno. Allontanate le visioni grazie al potente bracciale indiano, Tex con un colpo di genio degno di Ulisse si finge vinto e colto da pazzia. Inizia a ridere sconsideratamente, offrendo al rivale un’illusione che si rivela ben più fatale delle sue. E’ ciò che Mefisto, nella sua vanagloria, sperava. Il Grande Mefisto, senza più forze e ridotto ad un manichino di sudore, non si accerta come dovrebbe delle condizioni del nemico perché ha intimamente bisogno di crederlo vinto, annientato, scacciato via. Il Mefisto di Nizzi è un pazzo crudele e vendicativo, che ha un punto debole in quell’instabilità emotiva che allarma subito la più fredda e calcolatrice sorella. Questa ritrovata complementarietà tra i fratelli Dickart è uno dei punti a favore dell’opera nizziana. Senza sminuire Mefisto, Nizzi ha voluto sottolinearne una debolezza interiore messa a contrasto con la fermezza d’animo di Tex, in quella che si può considerare non tanto una storia di Mefisto, quanto una storia su Mefisto. Guardato nel profondo per svelarne ogni bassezza, ogni piccineria, alfine di mostrare come a lato del terribile Genio del Male alberghi ancora lo spirito d’un patetico incantatore da circo itinerante. Cosicché il primo Mefisto trionfante è soltanto l’altra faccia del secondo Mefisto, vanaglorioso e sconfitto. “Mefisto!” condivide con i numeri celebrativi dei centenari la sua valenza di avventura-simbolo, offrendosi come un lungo excursus lungo quel filone soprannaturale che tanta fortuna ha dato a Tex. Nizzi ha voluto offrire ai lettori un’avventura che non è l’ennesimo anello di una catena, ma insieme anello e catena, racchiudendo in essa passato, presente e sviluppi futuri. E’ una storia di atmosfere esotiche e familiari, una storia di ricordi e di rievocazione a più voci: quella di Mefisto, quella di Lily, quella di Loa, quella di Tex. C’è dentro tutto il Tex che abbiamo letto e amato nel corso di decenni. E tutto il Mefisto che abbiamo odiato e temuto, da Steve Dickart al Dottor Fiesmot/Parker. Ed è alla fine il modo migliore per congedarsi e ripartire. Ultima grande storia “classica” del Tex, rappresenta a suo modo la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Riletta oggi, a quindici anni di distanza, conserva inalterati i diversi pregi che la caratterizzarono all’esordio e presenta vari spunti da analizzare con un’attenzione scevra da pregiudizi. Coadiuvato dalla prova-capolavoro di Villa ai disegni, “Mefisto!” è punto d’arrivo e punto d’inizio, chiave di volta d’una avventura che dai 500 numeri di allora veleggia oggi per i 700 e che per nostra fortuna sembra non dover finire mai e durare in eterno. Antonio F.
  3. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ah benissimo! Devo leggere!
  4. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ok, allora. Chiudiamo l'OT e vedrò di mettermi all'opera. Grazie Valerio.
  5. Texan

    [678/679] Jethro!

    Intendevo dire che non mi assumerei il compito di rivalutare Nizzi. Ma io non l'ho mai messo in discussione. Potrà aver avuto un periodo calante, ma è capitato anche ad altri Autori e comunque non giustificava un certo accanimento.
  6. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ma no... Tutt'al più consiglierei di rivalutare Mefisto!, che oggettivamente non mi è parsa tanto male...
  7. Texan

    [678/679] Jethro!

    Può darsi che nella foga mi sia scappata una parola di troppo e generato in alcuni questa convinzione. In tal caso mi scuso. Siamo tutti fan, siamo tutti dotati di spirito critico, amiamo tutti Tex.
  8. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ciao Pecos... non volevo essere irrispettoso di un forum a cui ho chiesto di partecipare. Ho usato un linguaggio un po' colorito per dire a Borden che in mezzo a tanti pareri generalmente al lui piuttosto favorevoli ci poteva anche stare una voce un po' in controtendenza. Tra l'altro, io cerco sempre di puntualizzare le mie critiche e non ho lesinato a Borden nemmeno degli apprezzamenti, dicendogli che alcuni passaggi di Jethro mi sono piaciuti tantissimo. Circa le "guerre" tra forum io ho dovuto fare i conti con una situazione preesistente che mi ha pesato e mi pesa ancora non poco. Perché due forum finisce col significare due fazioni e io mi sono sempre sottratto a questa logica e quando ho potuto ho cercato di operare per un riavvicinamento. Di attacchi personali io non ne ho mai portati e mi dispiace che possa essere accaduto qualcosa del genere a Borden. Vorrei dirgli, tuttavia, che la sua importanza e il suo potere decisionale sono talmente maggiori di ciò che può scrivere un forumista da rendere alla fine l'operato di questi di ben poca rilevanza. Un Autore deve ascoltare e poi agire secondo propria coscienza, com'è giusto che sia. In ogni caso faccio notare che il povero Claudio Nizzi è stato letteralmente massacrato e talvolta persino irriso per alcune storie, mi dicono, non felici. Un paio di queste (Mefisto! e Tex500) personalmente le ho trovate piuttosto buone e l'accanimento che è stato rivolto a chi le ha scritte ingeneroso e a tratti persino villano. A volte per troppo amore si trascende...
  9. Texan

    [678/679] Jethro!

    A me qua solo perché ho parlato male di Corbett hanno levato 3 punti di reputazione. E adesso mi tocca stare attento sennò vado a finire sottozero...
  10. Texan

    [678/679] Jethro!

    Infatti c'è una gran confusione oggi in merito a parole come "politically correct", "buonismo", etc. Prima degli anni 90, quando il termine politically correct non era entrato nel gergo comune si poteva ancora usare concetti come "Bene" o "Male" senza creare imbarazzo o imbattersi nel sarcasmo altrui. Così il Buono era colui che faceva del bene e il Cattivo colui che faceva del male. Poi è successo che i concetti di Bene/Male sono stati messi in discussione e si è imposta quale nuovo valore la "correttezza politica". Per correttezza politica non si intende solo utilizzare un linguaggio non discriminatorio (ad esempio "nero" anziché "negro"), ma anche assumere un atteggiamento non solo "non ostile" ma addirittura "di favore" verso quei soggetti sociali che si presumono svantaggiati. Per cui fa parte della "political correctness" inserire almeno una donna o un nero in una storia per non essere considerati "scorretti" e in questo caso "misogini" o "razzisti". Questo atteggiamento, che alcuni considerano eccessivo, è stato col tempo giudicato, ironicamente, "buonista". Il Buonista non è il Buono, ma in un mondo in cui i tradizionali concetti di Bene e Male sono stati spazzati via, è colui che ne ha "usurpato" il posto. E non essendovi più spazio nemmeno per il Vero Male, ecco che a contrapporsi al "buonismo" è un atteggiamento uguale e contrario che potremmo definire "cattivismo". Il Cattivista si oppone al Buonista rinfacciandogli atteggiamenti ipocriti e spesso di compiacenza col potere e si caratterizza per un'ostinata crudeltà, sadismo, e un costante e beffardo ghigno (qualcuno ha pensato a Tarantino? Azzeccato.) A mio parare Borden a volte è un po' buonista... più spesso un po' cattivista, dimenticandosi dei Buoni... come Tex. Dovresti bazzicarli invece, visto che al di là delle opinioni personali l'importante è stare uniti. Del resto, anche io vengo di qua sapendo di non attirare numerose simpatie...
  11. Texan

    [678/679] Jethro!

    Juanraza, tu sei dell'85 e io del '67, in mezzo ci sono 18 anni di differenza. Come diceva Andrea Pinketts, "da giovane ascoltavo i Pink Floyd adesso mi piace Annalisa Minetti". Dico questo per sdrammatizzare, trattandosi solo di un fumetto. Ma l'età ha un suo peso nelle valutazioni. Io capisco che molti di voi possano ammirare un Tex giovanile e risoluto che non guarda in faccia a nessuno, ma io in questo momento preferisco pensarlo sulla quarantina avanzata che scherza con Carson intorno al fuoco ed è protagonista di storie western assolutamente "classiche", come il Tex 500, che ho letto ieri e che nella sua semplicità, nel suo non accampare pretese di alcun tipo, mi ha regalato un'ora di sano relax. E dire che ho lasciato la prima volta Tex nel 1988, quando a circolare erano proprio questo tipo di storie... Forse allora un albo come quello di Jethro mi sarebbe piaciuto molto di più. E' possibile, anzi probabile...
  12. Texan

    [678/679] Jethro!

    Lasciamo perdere. Pace!
  13. Texan

    [678/679] Jethro!

    Forse non te ne rendi conto ma tono che assumi con chi muove delle critiche è piuttosto aggressivo. E non mi pare affatto di essere stato messo alle corde... quali? dove? Sei tu che hai messo in mezzo buonismo e boyscout che con le mie argomentazioni sul Tex non c'entravano nulla. Tex sta da sempre dalla parte del bene e non si porta dietro canaglie ma persone d'un codice morale uguale al suo. E il ribellismo non c'entra, come ti ho sottolineato. Tex è diventato fuorilegge per uno sfortunato caso della vita, come il Luke Macahan di Alla conquista del West. Corbett non è un ribelle, ma una canaglia e un fanatico. Metterlo vicino a Tex è stato, a mio avviso, un azzardo narrativo non da poco.
  14. Texan

    [678/679] Jethro!

    "E se hai sentito parlare di me saprai anche che io uccido solo chi merita di essere ucciso" (cit.)
  15. Texan

    [678/679] Jethro!

    Infatti ho parlato del "Tex di Boselli", un Tex che riflette le TUE idee. Liberissimo di farti piacere Corbett, ma se permetti anche io sono libero di esprimere il mio punto di vista e di dire che questo personaggio non sarebbe mai dovuto essere amico di Tex. PS: Il nostro compito di lettori e forumisti è quello di esprimere le nostre idee serenamente e con rispetto. Vorremmo anche che i nostri interventi fossero accettati con la stessa serenità e lo stesso rispetto.
  16. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ethan Edwards presenta delle ambiguità che non hanno mai riguardato Tex e non può nemmeno essere preso a modello della poetica di John Ford..
  17. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ti rispondo subito. 1) Il problema non sono i ribelli. Si può essere ribelli per una giusta causa, vedi l'eroe romantico ottocentesco da cui sono scaturiti i Sandokan, i Zorro e compagnia bella. E lo stesso Tex degli esordi si rifaceva al modello in questione. Ma Corbett non c'entra proprio niente con questo modello, era membro di una fazione politica di estremisti fanatici, non solo un criminale che uccide a sangue freddo. Per questi motivi rapportarlo ai Geronimo, Cochise, etc. è a mio avviso totalmente fuori luogo. 2) Tex si trova costretto a rispondere al fuoco dei rurales! ("... e io avrei dovuto limitarmi a piantare gli speroni nei fianchi del cavallo per sfuggire alle pallottole con cui quei "picaros" cercavano di innaffiarmi la schiena?") Quindi Tex spara per legittima difesa... che c'entrano i boy-scout??? 3) Per quanto mi riguarda sto con Lincoln e non con John Brown. C'è una certa differenza, senza che si debba scomodare Jefferson Davis, il Klan o quant'altro. PS: Tex non avrebbe una posizione "lincolniana"? Buono a sapersi...
  18. Texan

    [678/679] Jethro!

    Forse non hai letto tutta la mia recensione altrimenti non avresti ribattuto con questo post. Io ho parlato di un Tex "lincolniano" e dai suoi amici mi aspetto una posizione simile, non quella di un abolizionista radicale! Oltretutto in questo primo albo l'immagine che si ha del Sud è grottesca e violenta... niente a che vedere con l'impianto fordiano "classico" a cui Tex ha sempre fatto riferimento. Ragion per cui ho ritenuto di dover differenziare il giudizio: ottima storia di western contemporaneo, punte liriche particolarmente apprezzate, prime 20 pagine davvero suggestive, ottimo Mastantuono... ma ai miei occhi questa è la storia di Jethro, non di Tex.
  19. Texan

    [678/679] Jethro!

    Sandokan era un mio eroe di ragazzo... e il cattivo non era lui, ma Brooke! ... e ai buoni.
  20. Texan

    [678/679] Jethro!

    Pure Faulkner si premurò di sottolineare tutte le brutture dello schiavismo e allo stesso tempo detestava la civiltà del Nord e per tutta la vita continuò a sentirsi un gentiluomo del Sud. Tex qui sta con Corbett, e no che non sta bene...
  21. Texan

    [678/679] Jethro!

    Hai letto qualcosa di Raimondo Luraghi? Lo consiglio vivamente per una lettura non manichea sulla Guerra di secessione e la cultura sudista degli Stati Uniti. Peccato che il suo ultimo saggio "La spada e le magnolie", edito da Donzelli, sia da tempo esaurito. PS: Luraghi è tutto fuorché un "razzista". A scanso di equivoci... E Corbett?
  22. Texan

    [678/679] Jethro!

    Questa la mia recensione, più articolata, del primo albo. Le prime 20 pagine di “Jethro” sono quelle di un fumetto ottimamente scritto e disegnato. Siamo davanti ad un bel western contemporaneo che vede come protagonista un ex schiavo. Ci sono varie vignette mute in questa storia e sono le migliori, aggiungono un tono lirico alla vicenda. Tex entra in scena con la pagina 24 e si capisce subito che questa non è una storia “delle sue”. Accanto a lui c’è, sin dall’inizio, un ex galeotto a cui il nostro è riuscito a far ottenere la grazia. Tex gli è debitore per averlo salvato in un’avventura precedente, quando rischiava di perire insieme ad altri nell’attacco indiano a Fort Quitman. La riconoscenza di Tex verso Corbett poteva e doveva finire lì. Corbett è una figura ambigua, che si muove secondo un suo codice morale che differisce alquanto dal nostro e da quello di Tex. Il quale, però, finisce per portarselo dietro in una vicenda che tra l’altro non dovrebbe minimamente riguardarlo - visto che Jethro non è un pard, ma una conoscenza occasionale, e la vendetta di cui si parla dovrebbe interessare solo lui. Ma Tex, che non si immischiava mai in questioni che non lo riguardassero da vicino –uomo pratico e di buon senso, non ha mai pensato di porre rimedio alle varie ingiustizie del mondo -, ha deciso ora di accompagnare Jethro in questa vendetta. Boselli ha costruito per Tex un mondo nuovo, mettendogli accanto spesso personaggi da lui ideati che arricchiscono il pantheon bonelliano, stravolgendolo alquanto, ma che sono funzionali al “nuovo corso”. In questa storia, accanto al Tex “giovane” ci sono Jethro e Corbett, “tre moschettieri” di tutt’altra risma. Con una scelta narrativa alquanto azzardata Boselli ci mostra un Tex che glissa (o apprezza?) sulle le posizioni oltremodo oltranziste di un fanatico antiabolizionista come Corbett, che si scopre facente capo alla fazione radicale dei “Jayhawkers”. Costoro, nel loro odio antisudista, contribuiranno non poco ad esacerbare gli animi negli anni seguenti alla fine della Guerra Civile. Tex dovrebbe di logica essere un lincolniano, e quindi mostrarsi come il Grande Abe magnanimo nei confronti degli sconfitti. E invece si porta dietro un uomo che disprezza il Sud, la sua storia e le sue tradizioni, di cui vorrebbe fare un gran falò, per risolvere così il problema “razziale”. Ci sono sempre stati fanatici di ogni razza e colore (di pelle e politico). Ma il “texano” Tex non si disturba di portarsi dietro un farabutto di tale risma, il cui presunto idealismo ci convince tra l’altro assai poco. E le vicende a cui va incontro non aiutano per niente. Il manicheismo tra buoni e cattivi si fa ideologico e la storia prosegue fino alla fine a senso unico, con il Sud popolato da feccia, uomini ridotti a maschere feroci e odiosi klansmen, a cui si oppone il nostro baldo trio di “canaglie antirazziste”, che si muovono tra la vendetta privata e “moderni” propositi di emancipazione razziale. Tutto richiama infatti i vari film di denuncia liberal degli anni sessanta e settanta. Questioni verso cui GL Bonelli si è mantenuto sempre ad una certa distanza non volendo sovraccaricare il suo personaggio di aspetti politici poco adatti ad un tipico prodotto popolare e d’avventura qual era Tex, ma che sono pienamente in linea coi propositi “educational” della SBE, di cui parlava apertamente Alfredo Castelli qualche tempo fa. Ma se il creatore di Tex è distante anni luce da “Jethro”, il nuovo Tex, il Tex 2.0 di Mauro Boselli, vive infatti in un universo narrativo del tutto diverso, più simile a quello di un western inizialmente agli antipodi come Ken Parker – per quanto i due eroi continuino a restare distanti sotto il profilo caratteriale. E’ quindi una storia che per essere apprezzata deve essere considerata per quella che è, ovvero una storia di Boselli. Un Autore che sul piano della narrazione questa volta sembra essersi lasciato alle spalle – speriamo per sempre – una certa verbosità che appesantiva non poco la lettura di alcune sue precedenti avventure e che ci ha regalato la prima parte di quella che si prefigura essere un’ottima storia di western contemporaneo. Molto convincente la prova di Corrado Mastantuono ai disegni.
  23. Texan

    [678/679] Jethro!

    Confesso di non amare le storie con fitti dialoghi, specie in ambito western. De "La grande invasione" mi è piaciuto l'ultimo numero, mentre coi primi due sono andato avanti un po' a fatica. Nell'albo in questione riguardo dialoghi e ritmo narrativo secondo me era tutto ok, ho trovato certe sequenze davvero molto suggestive. Riguardo Corbett... sì, proprio come dici tu, è un po' troppo carogna e anche quando prende la posizione "giusta" finisce col guastarla con un'animosità che disturba. Mi rendo conto che ciò fa di lui un personaggio non banale e d'altronde tu non affronti mai nulla in termini banali. Solo che io con Tex sono abituato ad una lettura più lineare e le abitudini sono dure a morire.
  24. Texan

    [678/679] Jethro!

    Stilisticamente questo numero mi è parso molto valido e i disegni di Mastantuono si sono combinati alla perfezione col testo. Mi ha colpito molto favorevolmente perché a volte le sceneggiature di Boselli sono a mio avviso un po' troppo prolisse. In questa storia, invece, ho trovato ci fossero gli equilibri giusti e il ritmo giusto. Completamente d'accordo.
  25. Texan

    [678/679] Jethro!

    Storia ben sceneggiata, forse il miglior primo albo che mi sia finora capitato di leggere di Boselli. Anche Mastantuono, come disegni, l'ho trovato ulteriormente migliorato rispetto alla sua ultima prova. L'unico appunto che mi sento di fare riguarda la caratterizzazione di Glenn Corbett che ho trovato sgradevole. E' per me un Tex che vive in un universo un po' alternativo, con amici e problemi diversi da quelli a cui ero abituato. Ma a parte questa considerazione di fondo, che pure la sua importanza ce l'ha, la storia è partita bene ed alcune tavole mi hanno davvero favorevolmente impressionato. In precedenza avevo letto “La grande invasione”. Questa storia mi ha convinto meno, essendomi parsi i primi due albi troppo lenti e chiacchierati, con l’azione riservata solo al terzo e ultimo capitolo. Forse una soluzione in due numeri sarebbe risultata più efficace.
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