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Condor senza meta

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Messaggi pubblicato da Condor senza meta

  1. Scusandomi per il post incompleto di ieri, ecco la lista delle mie tre scene peggiori:

     

    Tex N. 268 "I figli del sole" - Bonelli, il pipistrello parlante Arymar, che dialoga con un avvoltoio nella storia di Yama degli anni '80 (nell'altro post avevo sostenuto di lasciarla fuori dalla lista, ma ripensandoci è una scena troppo fuori contesto su Tex per salvarla).

     

    Tex N. 526 "I fratelli Donegan"Nizzi, In mezzo alle tante "svirgolate" dell'autore, concentrate soprattutto nella seconda fase di carriera, qui cito la scena in cui i nostri assistono a un'ingiusta impiccagione senza muovere un mignolo (I fratelli Donegan)

     

    Tex N. 273 "Alleati pericolosi" Nolitta, L'ironia del tutto fuori luogo della battuta del whisky pagato a caro prezzo a Parqueno Paraiso, dopo che Tex e Tiger si son fatti prendere letteralmente per i fondelli da Pedrosa e company. Accettare il ricatto e la resa, senza programmare la rivalsa per punire come meritano i tagliagole, è un punto bassissimo per la caratterizzazione di Tex.

     

    • +1 1
  2. <span style="color:red">1 ora fa</span>, juanraza85 dice:

    Talmente orribile che l'avevo proprio dimenticata, altrimenti l'avrei inserita d'imperio tra le opzioni da me indicate. Di gran lunga più orrenda persino della succitata scena di Ukasi.

    Eh sì, infatti credo di fare un passo indietro e nella lista dei tre, la metto :D

  3. Ecco la lista delle mie tre scene peggiori:

     

     - Bonelli, il pipistrello parlante Arymar, che dialoga con un avvoltoio nella storia di Yama degli anni '80 (nell'altro post avevo sostenuto di lasciarla fuori dalla lista, ma ripensandoci è una scena troppo fuori contesto su Tex per salvarla).

     

    Nizzi, In mezzo alle tante "svirgolate" dell'autore, concentrate soprattutto nella seconda fase di carriera, qui cito la scena in cui i nostri assistono a un'ingiusta impiccagione senza muovere un mignolo (I fratelli Donegan)

     

    - Nolitta, L'ironia del tutto fuori luogo della battuta del whisky pagato a caro prezzo a Parqueno Paraiso, dopo che Tex e Tiger si son fatti prendere letteralmente per i fondelli da Pedrosa e company. Accettare il ricatto e la resa, senza programmare la rivalsa per punire come meritano i tagliagole, è un punto bassissimo per la caratterizzazione di Tex.

     

    (Avrei dovuto inserire pure una scena di Mauro, ma lo spazio non me lo permette. Tuttavia la cito comunque: Tex che si regge sull'orlo del dirupo, facendo presa col braccio fratturato in "Bufera sulle Montagne Rocciose". Va bene la sospensione d'incredulità, ma lì Borden ha tracimato nella narrativa dei supereroi.)

  4. Mi par di capire che questo thread possa essere usato per i commenti all'interessante sondaggio indetto da Mister P.

    Ancora non ho avuto modo di proporre le mie tre situazioni in questione nel post apposito, in effetti non è così facile e scontato.

     

    Nell'attesa di farlo, approfitto di questa sezione per citare quelle situazioni che sarebbero azzeccate, ma che per via del numero limitato di opzioni, rimangono fuori dalla mia lista.

     

    Eviterò di citare quelle scene "ciofeche" che otterranno percentuali referendarie, vedi l'orripilante trucco del bastone di Usaki, le mutande notturne di Tex sfoggiate a mò di sfilata ai banditi che sabotano il battello o le varie botte in testa e cinturoni slacciati per ciò che riguarda il sempre controverso Nizzi. :D

     

    Anche con Nolitta ci sarebbe l'imbarazzo della scelta, dalle manette in "Caccia all'uomo", al ricatto idiota subito da Tex nell'episodio con l'improbabile nipote di Brooke, le smarronate di Tex in stile "Fuori le ballerine" o la scena della vasca da bagno (Indian Agency) in cui il nostro si fa mettere in scacco dall'agente corrotto nudo come un verme tra la saponata, ma armato (nessuna battuta di pistolotti o cose simili per favore! :lol2:). Che figura barbina! :D

     

    Per par condicio credo che sceglierò una sequenza di Nizzi, una di Nolitta e una di Borden.

     

    Ruju rimane fuori (solo per via delle tre opzioni), ma sequenze come quella dei proiettili che sterzano al cospetto del pistolere voodoo o il Carson posseduto dalla strega, non si possono vedere. :furiosi75:

     

    Anche il vecchio leone Bonelli non è esente da pecche (a onor del vero più nella sua fase calante di carriera, quindi con maggiori attenuanti), soprattutto quando faceva piegare a mani nude le barre delle celle a Tex, o poneva la cavalleria in Messico, o cadeva in refusi evitabili come la doppia presentazione di Geronimo a Tex.

    Anche graficamente non "perdonerò" mai al grande e compianto Nicolò, la rappresentazione del tutto sballata di Gross Jean nella storia del Mondo Perduto.

     

    Ecco questo era una sorta di antipasto a quella che sarà la mia scelta "ufficiale". 

     

     

     

    P.s.  Rimarrà fuori per rispetto all'autore, pure la scena in cui il pipistrello parlante di Yama Arymar, dialoga con l'avvoltoio di turno, nemmeno fossero due tizi in attesa all'ufficio postale o l'improponibile calotta di Yama in quella storia.  Dovremmo protestare con Mister P: tre opzioni sono troppo poche. :P:D

  5. Stavolta ho fatto una scelta più di "pancia" che razionale.

     

    Probabilmente la storia del texone o quella che vedeva narrare il passato di Cochise, erano le opzioni più indicate da scegliere in questo sondaggio, ma il fatto di aver in estate conosciuto di persona il gentile Ruju e ricevuto la sua dedica sull'albo, mi ha fatto affezionare alla storia del ritorno di Wolfman. Episodio poi, comunque valevole, che denota lo stato di forma ritrovata dell'autore nel 2023.  

  6. Per quest'anno il maestro Villa (seppur avendo mantenuto un livello molto alto) non avrà la mia preferenza.

     

    Sono rimasto in dubbio fino all'ultimo, visto che la copertina del Color di Mastantuono è davvero dinamica e ottima, ma mi andava di premiare il costante percorso di miglioramento del bravo Dotti come copertinista di Tex Willer.

     

    Ho scelto la cover di "Un ragazzo in pericolo" per la composizione, il dinamismo, l'ottima drammaticità della scena e una colorazione efficace (contraddistinta da un notevole sfondo con cielo plumbeo). 

  7. Secondo me è uno di quei passaggi narrativi "forzati" che alle volte occorrono per dare sviluppo al proseguo della trama.

     

    Da notare come Mauro, che ultimamente non si risparmia in descrizioni di piani e spiegazioni, abbia diligentemente bypassato per non metterlo troppo in evidenza.

     

    In effetti analizzandolo con attenzione la logica traballa, ma nel complesso della scoppiettante narrazione lo si accetta senza eccessive pretese.

     

    Ripeto: nella narrativa di passaggi simili ce ne sono tanti e fanno parte di quel patto d'intesa stipulato da autore e lettore, e un'opera per goderla appieno bisogna giudicarla nel complesso. Poi è ovvio che se le forzature sono macrosopiche, il patto decade e l'opera può essere valutata negativamente. 

    • +1 1
  8. Si è chiuso col quarto albo, la lunga (e attesa!) avventura dei quattro pards in Borneo.

     

    La curiosità per il ritorno della Tigre Nera era molto alta, sia perché, per quanto se ne dica, il villain di Nizzi (soprattutto nella prima apparizione) ha avuto il suo spessore e fascino, sia perché, dopo un declino dovuto a due successive storie meno memorabili e una presunta fine banale e rapida, si cercava di capire quale escamotage narrativo avesse scelto Mauro per rendere plausibile il “recupero” e dove volesse andare a parare.

     

    Non ho mai nascosto in passato, che ero molto scettico sulla soluzione di “risuscitazione” da adottare dopo la fatidica scena tombale scritta da un Nizzi, ormai giunto al minimo sindacale della voglia di comporre Tex, ma il fatto che Borden puntasse molto su questo soggetto, mi faceva intravedere un piccolo spiraglio.

     

    Appena letto l’albo, ho appurato che l’autore è stato bravo a cavarsela per il rotto della cuffia: ovviamente una lieve forzatura è presente (non poteva essere altrimenti visto il precedente epilogo nizziano), ma con un’accettabile richiesta di sospensione d’incredulità (la narrativa fantastica è una cosa, la presunta logica reale è un’altra!), la scena funziona e non stride alquanto e già questo si è mostrato un buon viatico per il proseguo della lunga odissea tropicale.

     

    Un primo albo di preparazione, con la camera rivolta ai numerosi piani e doppi giochi vari, fra i canali di New Orleans e vecchi alleati voodoo quali Omoro, Juffure e l’affascinante Lohana  in prima linea, delinea quella che sarà l’ossatura portante della lunga vicenda.

     

    Alcuni hanno contestato il lungo flashback con la spiegazione del salvataggio mirabolante di Sumalkan, con sosia degni di “Tale e quale show” :D ma Mauro, ben consapevole di rischiare di scontentare comunque qualcuno, ha scelto la via più spinosa ma obbligata, visto la sorte da cui doveva riprendere il personaggio. Chissà se la sua scelta è stata pure influenzata da alcuni post sul forum? Comunque, a mio avviso, ripeto, la scena è comunque accettabile.

     

    Faccio uno strappo alla regola, rispetto al mio consueto modo di scrivere i commenti: prima di proseguire con una disamina più dettagliata dei personaggi più importanti che recitano su questo splendido scenario esotico, spendo alcune parole per l’enorme e ottimo lavoro di Venturi ai pennelli.

     

    Fin dai suoi esordi su Dyd, Andrea Venturi mi aveva molto colpito, grazie a un tratto personale e molto funzionale. A onore del vero, sebbene avessi notato una buona maturazione già sul genere horror, agli inizi non avrei scommesso troppo sulla sua adattabilità al genere western. Mi sbagliavo e in toto: dopo un breve e proficuo rodaggio, l’artista ha sfoderato gli artigli e mostrato tutto il suo innato talento. Ormai è un veterano e punta di diamante della scuderia, tuttavia la prova in questione è davvero il suo capolavoro grafico.

     

    Lentezza di esecuzione a parte, la maestria e la continuità qualitativa con cui si è cimentato in questa complicatissima sceneggiatura è da encomio. Passare con così disinvoltura dalla umida Lousiana, ai scorci cittadini, velieri e oceani e le spiagge selvagge del Borneo, fra capanne e Dayaki, regge e scorci di salgariana memoria è davvero un’autentica prova del nove. Chapeau.

     

    Chiusa la parentesi sul comparto grafico, torniamo alla storia e ai suoi protagonisti.

     

    Tex come tradizione boselliana, si mantiene il consueto eroe dal polso forte e molto deciso. I riflettori non sono rivolti solo su di lui, ma quando è al centro dell’azione non sfigura e soprattutto, sebbene l’ovvio rancore portato verso il sanguinoso nemico, al momento clou non esita a saper scegliere quali sono i reali oppressi da difendere. La scena finale a me ha pure commosso, per quanto Sumalkan abbia seminato terrore e morte, perseguendo una strada del tutto errata per i suoi piani e ideali, merita una sorta di onore della armi e son certo che in cuor suo, il nostro ranger abbia accettato una tale fine “onorevole” per l’avversario e non doverlo ricondurre in catene negli States.

     

    Carson meno in evidenza di altre prove boselliane, ma sempre utile e sul pezzo. Si lamenta il giusto, mostra sprazzi ironici ma il suo contributo è comunque sufficiente. Mauro troverà storie più adatte per tornare a metterlo più al centro del gioco.

     

    Tiger l’ho trovato brillante e a suo agio tra gli scenari esotici. E’ colui che prende seriamente il compito di addestrare gli impreparati indigeni e a differenza di altre volte, è loquace e al centro delle decisioni.

    Non ha nemmeno la minima remora ad avallare la scelta di Kit di schierarsi a fianco con i pirati e mostra grande empatia con il popolo soppresso dall’usurpatore olandese. Brillante!

     

    Il giovane Kit è assieme a Daniel Silva, il vero protagonista della storia. Il suo iniziale rapimento lascia intendere che ci si trovi al cospetto del solito leitmotiv che spesso lo ha visto protagonista, ma Mauro ci spiazza, imbastendo un interessante rapporto di stima e amicizia fra lui e il giovane capitano, figlio della Tigre Nera. Acuto e deciso, sa liberarsi dalle situazioni più ingarbugliate e brilla di umanità, quando rischia la vita pur di salvare le vite dei Dayaki. Non ci pensa due volte a scegliere con chi schierarsi e fornisce il suo prezioso contributo. Ho spesso in passato criticato la gestione boselliana del giovane rampollo, ma anche su questo aspetto Mauro stavolta mi ha fatto ricredere e gliene do atto.

     

    La Tigre Nera contrariamente a quello che si poteva in principio aspettare, risulta piuttosto defilata sia nel lungo incipit in terra americana, che nella parte nevralgica e centrale dell’opera. Recupera la ribalta nel finale, dove riesce a sconfiggere l’acerrimo nemico Rajah e liberare il suo popolo, aprendo di fatto le vie del regno al figlio Daniel.

    Rispetto alla figura più pazzoide iniziale, Borden modella con audacia il personaggio, ridandogli smalto e concretezza. L’abilità nell’ordire tranelli rimane invariata, ma si mette più in risalto il suo legame con il  trono spodestato, il suo popolo, il lato umano con i sentimenti da padre e teneri verso la fedele Loahana. Il villain riconosce pure il valore di Tex e di fatto in questa storia, non lo vede mai come un vero avversario e gli muore tra le braccia, in quella scena che ho già elogiato.

     

    Daniel Silva, figlio della famigerata Tigre Nera, fin dall’inizio ci viene mostrato come un simpatico ragazzo coraggioso. Il suo presunto ruolo di avversario perpetrato col rapimento di Kit, è solo una breve parentesi. Come già descritto fra i due s’instaura subito un rapporto di stima reciproca e una forte empatia, che li renderà perfetti alleati per l’assalto finale al fortino di Van Gulik.

    Per chi temeva che la ormai nota “sfiga degli amici di Piccolo Falco” potesse colpire pure lui, il sospiro di sollievo è d’obbligo: Mauro cambia registro e ce lo consegna meritatamente vincitore, con un Regno da governare e un ruolo davvero di spicco in questa lunghissima avventura. Molto diverso dal padre per ciò che riguarda l’etica ma simile nel coraggio e nel valore di conduttore.

     

    Van Gulik è il tipico tirannello prepotente e alquanto vigliacco, che si scherma del suo potere e mostra tutta la sua mediocrità appena perde il suo scudo e deve agire di persona. Nessuno piangerà per la sua dipartita, comunque prima di schiattare, porta con sè sia Loahana che Sumalkan, nel concitato e solenne finale.

     

    Dekker è il tipico soldato tutto d’un pezzo al servizio del suo comandante. Ha del valore ma lo spende per la sponda sbagliata, è tuttavia duro e prepotente e, almeno il sottoscritto, non vedeva l’ora che una pallottola di Tex ponesse fine alla sua rigida esistenza.

     

    Lohana stavolta riesce a immolarsi per la salvezza del suo amato Sumalkan (nella storia di Nizzi per le note ragioni, la scena fu cassata da Sergio Bonelli). Boselli riesce a cavarne tutto ciò che c’era da questo personaggio, lo fa brillare nell’arte del doppio gioco nel primo albo e ne mette in evidenza il suo amore e venerazione per il sovrano Malese.

     

    Se dovessi continuare a descrivere anche i personaggi secondari che l’autore caratterizza durante la lunga durata dei quattro albi, farei l’alba e raggiungerei la lunghezza di un papiro degna dei celebri rotoloni pubblicizzati in tv :D, di conseguenza mi accingo ai titoli di coda.

     

    Storia epica e coraggiosa, molto avvincente e avventurosa. Cosa manca per poter essere fregiata del titolo di capolavoro? Una caratteristica che ultimamente riscontro in Boselli e che spesso rende più faticosa la lettura: premetto che è una valutazione soggettiva la mia, comunque trovo una tendenza ad appesantire i dialoghi, rendere farraginose alcune sequenze con troppe informazioni e spiegazioni di piani d’azione.

    In storie con molti personaggi e vari cambi di scenari, questo aspetto si avverte parecchio e la narrazione in alcune sessioni perde di fluidità e interferisce con i ritmi di sceneggiatura.

     

    La mia valutazione finale è comunque  positiva. Il mio voto finale è 8  

    • +1 4
  9. unnamed.jpg

     

    Vignetta azzeccata, a mio avviso, per sintetizzare il concetto: spostando il punto di vista, cambia la visione delle cose.

     

    Provate a spiegare al tizio alla sinistra che il numero che vede non è un 6 e alla tizia alla destra che non è un 9! Il numero è  uno solo, ma la percezione no. Ognuno dal suo punto di vista urlerà che ha ragione, ma sarà così?

     

     

       

  10. Non è una dialettica elegante da usare, a onor del vero.

    Mi sbaglierò, ma ultimamente noto un clima un po' troppo sopra le righe sul forum. Concordo di fatto col commento del pard @Poe

     

    In prima linea deve esserci sempre il rispetto e la tolleranza del pensiero altrui; concetti, pareri e spiegazioni vengono sempre dopo.

     

    Lungiate da me l'intenzione di fare un patetico predicozzo, ma oltre alla competenza e lo spirito critico, vanno controllati pure i bollenti spiriti e i toni.

     

    P.s. Non se ne abbia Diablero, ma la definizione reiterata di coglione affibiata a Tex è davvero brutta, non occorre rincarare così i propri concetti, o usare similitudini che sfiorino la blasfemia, quando si possiede comunque un'ottima propensione all'esposizione delle proprie teorie.  

    • +1 2
  11. <span style="color:red">43 minuti fa</span>, laredo dice:

    Chiudo chiedendo scusa se la mia precedente frase lasciava intendere che Borden ha lasciato il forum per colpa di Diablero: non ha detto assolutamente questo!

    A dire il vero, non è stato il tuo messaggio pard a lasciare intendere questo, ma alcune risposte successive un po' sarcastiche. Personalmente ritengo che occorra un po' più di serenità, cosa che ultimamente latita sul forum, visto l'alta incendiabilita' di ogni discussione. 

    • Mi piace (+1) 1
  12. Spiace che Mauro abbia deciso di allontanarsi dal forum. La sua presenza era preziosa e un onore per ogni utente, tuttavia, seppur a malincuore, se il suo desiderio è quello di "depurarsi" lontano da questo lido, possiamo solo rispettarla questa decisione.

     

    Spero comunque che prima o poi torni sui suoi passi, siamo tutti ansiosi di riaccoglierlo con affetto.

     

    Però lasciatemi dire una cosa: trovo un tantino scorretto, per quanto spesso i suoi toni siano urticanti e fastidiosi, incolpare personalmente Diablero.

    Anzi ho sempre pensato che Mauro lo stimi, come un po' facciamo tutti anche se il suo bel caratterino spesso lo porta rendersi alquanto indisponente e saccente.

     

    Siamo una comunità (seppur virtuale) e se Mauro ha preso una simile scelta, le responsabilità è di tutti. 

    • +1 2
  13. Prima escursione dei nostri nella caotica New Orleans.

     

    Il pretesto è una missione affidata da Mac Paeland, per sgominare una pericolosissima banda che getta i suoi tentacoli sul traffico fluviale della città. 

     

    Ha così inizio una storia scoppiettante, carica d'azione e molto divertimento. Fra agguati, affondamenti di battelli, case in fiamme e intrighi vari, il grande Bonelli imbastisce una sceneggiatura spumeggiante e scorrevole, con i nostri tirati a lucido e davvero risolutivi.

     

    Non è presente ancora lo sceriffo Mc Kenneth, che Bonelli inserirà nelle successive traferte in Louisiana dei nostri, ma l'esordio a New Orleans è davvero interessante.

     

    Rileggendo le vecchie storie di Bonelli riscontro una scorrevolezza di testi e di sceneggiatura che si fa molto apprezzare, aspetto che purtroppo al giorno d'oggi non sempre è presente sulle recenti pubblicazioni. La lettura scivola via rapida e spedita e l'autore conduce le danze, badando al sodo, senza inutili orpelli o digressioni. 

     

    Unici aspetti meno positivi: l'essenza del villain che pian piano si sgonfia nel proseguo dell'episodio e il finale un po' accelerato.

    Suona strano che Milton, esperto nell'arte di ricatto, cada nella trappola e affidi a delle scartoffie prove compromettenti che possono legargli la corda al collo.

     

    La sua terribile morte, è la consueta punizione divina che l'autore destina ad alcuni dei suoi villain; affondare nelle sabbie mobili è un cult della narrativa avventurosa e suscita sempre un particolare effetto sul lettore. In passato ho visto un documentario che smentiva la credenza che è possibile scomparire del tutto sotto il filo della sabbia viscosa: giunto a un certo punto, per un gioco di equilibri e forze, il corpo finisce col "galleggiare" ma ciò non è meno pericoloso o terribile. Impossibilitati a far qualsiasi tipo di movimento nella fanghiglia, si rimane intrappolati e senza un aiuto esterno, si è destinati a morire di sete nella ferrea morsa delle sabbie. Tuttavia nel fumetto o nella lirica avventurosa alcune "licenze poetiche" sono sempre accettate senza bisogno di scomodare plausibilità fisiche e quant'altro.

     

    Sotto l'aspetto grafico, la mano di Galep è sempre ben salda ed espressiva e si esalta negli scenari esotici del delta del fiume. Ottima la resa pure nella lunga sequenza dell'affondamento del battello, comunque concordo con quanto detto da altri forumisti prima di me, infatti fra le tante vignette si nota pure l'aiuto di disegnatori esterni. Il mio voto finale è 8   

  14. <span style="color:red">5 minuti fa</span>, Letizia dice:

    Se ti devo sparare, miro 10 centimetri più in basso.

    Come volevasi dimostrare: decisamente meglio stare buono! :D

    Anzi d'ora in poi ti darò del "lei" o del "voi" addirittura. 

    Preferisco continuare a rimanere "senza meta" piuttosto che senza altro... :lol2:

     

    Baciamo le mani, Donna Letizia! :P:D

  15. <span style="color:red">3 ore fa</span>, Letizia dice:

    A me le budella si aggrovigliano quando si allude a me.

    In questo caso le tue budella potevano starsene in santa pace:P perché non pensavo affatto a te (dai, ammettilo, ti sarebbe piaciuto).

     

    Eppoi non è vero che ce l'ho con Nizzi (adoro il suo primo Texone).

    Ho criticato anche GLB e Boselli.

    Quando devo sparare, sparo.

    Anche alla Croce Rossa.

     

     

    Fiuuu meno male! Già ci basta lo stress a mettere a soqquadro fegato e intestino! :P:D

     

    In quanto al fatto che mi poteva far piacere che ti rivolgessi a me, perchè no? :D

    Le donne acute e ironiche sono molto interessanti, ma se dici che spari con tanta facilità forse è meglio stare buonino, non vorrei trovarmi una tua pallottola nelle su citate budella! :P:lol2:

     

    A parte le battute, così come vanno rispettate le opinioni contrarie, è giusto che lo si faccia pure con quelle a favore, senza per forza attribuirle a fazioni o schieramenti parziali.

    Questo era il mio pensiero, al netto di presunte allusioni, aggrovigliamenti vari e vate e connessi. :)

    Sempre con immutata simpatia e stima! :D

     

     

     

  16. <span style="color:red">2 ore fa</span>, Letizia dice:

    Possibile che nessuno dei lettori se ne sia accorto?

    Possibile che siamo tutti di memoria così corta?

    Se io vi raccontassi (gratis) una brutta barzelletta, mi mandereste tutti a evacuare.

    Se poi insistessi (sempre gratis) con la solita brutta barzelletta (cambiando il nome di Pierino in Paolino), mi portereste di peso a evacuare.

    Ma io, caparbia, reinsisto (con Paoluccio al posto di Paolino): quanti di voi cercherebbero un buon alibi prima di commettere un letizicidio?

     

    Con Nizzi no, con Nizzi non si può.

    Ma il bello è che non è che a Nizzi si perdona tutto, non c'è proprio niente di cui il vate possa esser perdonato.

    Se non è amore questo...

     

     

     

    Eh no cara Letizia, non ti fare cogliere dalla "diablerite" anche tu! :D

     

    Ogni volta che sento questa solfa sui presunti nizziani imparziali e disposti a gettarsi sul fuoco per lui, mi si aggrovigliano le budella. Mi sento tirato in ballo, poichè fin dall'inizio della mia presenza sul forum ho ammesso di essere legato al decennio ispirato dell'autore di Fiumalbo, ma continuare ad assistere alla tiritera della "setta" che si arrocca attorno al suo vate e non accetta ragioni, mi ha davvero stufato.

     

    Ci sono magari utenti che lo fanno e sono cavoletti loro, ma essere inserito in questa presunta classificazione non mi va affatto.

     

    Proprio l'esempio che porti, sul fatto che tutte le tre storie della Tigre Nera siano state venerate è a mio avviso sbagliato, visto che il sottoscritto in primis e una ampia percentuali di lettori ha opportunamente riconosciuto e fatto notare il calo progressivo del personaggio. 

     

    Il fatto che una buona fetta di utenti abbia apprezzato la prima storia e voi la considerate una ciofeca, non implica patenti di texianità o intelligenza. Così come ho sempre aspramente criticato ciò di Nizzi che non mi andava e i miei giudizi non sono mai stati per partito preso. 

     

    P.s. Alcune contestazioni recenti, (vedi la scena con Tex che sostiene a forza di dita Carson nella voragine), sebbene attinenti con la realtà, vanno accettate con la fantasia che sempre ha contraddistinto il mezzo fumetto. Altri autori celebri hanno permesso a Tex di divellere a mani nude le solide barre di una cella o stare in bilico sull'orlo di un precipizio sostenendosi sul braccio fratturato. 

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  17. 1 ora fa, Mister P dice:

    Eccomi. Cominciato nel 1988, tragicamente il primo anno in assoluto senza nemmeno un episodio di GLB pubblicato. Poi però mi sono rifatto con i Tutto, La Nuova Ristampa e i giri per negozietti e bancarelle...

     

    PS Per me Tex non è un coglione fortunato beninteso

    Anch'io faccio parte della generazione che si è avvicinata a Tex sotto la gestione Nizzi. Tuttavia appena rispolverato con le ristampe il grande Bonelli, ho subito apprezzato il suo immenso talento narrativo e son rimasto folgorato dal suo periodo d'oro. 

     

    Non condanno l'operato (anche se a volte un po' estenuante! :D) di lettori come Diablero, poichè per chi come lui è cresciuto con le storie del vecchio leone, il passaggio deve essere stato davvero molto duro, rispetto a noi che abbiamo fatto un processo inverso, però, considerando le mie ragioni anagrafiche, son sicuro che difficilmente avrei continuato a leggere Tex dopo il primo albo, nei tardi anni '80, se la saga avesse presentato in edicola solo storie di Nolitta o sceneggiature rattoppate e decadenti dell'ormai stanco padre (vedi la foresta pietrificata, Tex 300, Gli ostaggi e via dicendo).

     

    Credo che lo stesso possono dire lettori più giovani di me che, senza il brio di Boselli, a stento avrebbero digerito l'ultimo e indifendibile Nizzi.

     

     

     

     

    • +1 2
  18. <span style="color:red">15 ore fa</span>, Leo dice:

    Non c'è solo la singola scena, da analizzare al microscopio. C'è anche l'effetto complessivo, che in questo caso sa essere gradevole, divertente, a differenza di altre storie perfettamente texiane ma che sono magari molto più noiose.

    Anche stavolta sono perfettamente in sintonia col tuo pensiero Leo.

     

    E' fisiologico che crescendo si leggano in maniera diverse le storie. Da ragazzo "La Tigre Nera" mi rapì così tanto da considerarla quasi un capolavoro (grazie anche ai sontuosi disegni del maestro Villa che già adoravo), rileggendola adesso parecchi snodi e passaggi narrativi mostrano qualche debolezza (alcune osservazioni di Diablero mi trovano d'accordo e in parte sono condivisibili), ma nel complesso la storia continua ad appassionarmi come allora e pazienza se Tex e Carson non sempre si mostrano impeccabili. (Con Nolitta si è visto decisamente di peggio, basti pensare all'indecoroso finale di Parqueno Paraiso :craniate:  )

     

    La sceneggiatura è ariosa e i dialoghi sono funzionali, con quel tocco d'ironia che non guasta, il tutto confezionato in un episodio coinvolgente e dalle tinte noir-esotiche: una prova che intrattiene e diverte, cosa che non spesso capita di recente, texianità o meno.

     

    Ricapitolando: pur riconoscendo l'acume di alcune osservazioni finora fatte, non minano minimamente la considerazione che ho verso questo bell'episodio. Sarò un lettore superficiale, ma preferisco considerare il complesso di un'opera e non la singola scena o passaggio non convincente. A tal proposito, di recente mi ha disturbato molto quando si è fatto pure le pulci a quel caposaldo della saga che risponde al titolo "Il Giuramento": anche lì al microscopio si sono individuate alcune "forzature" condivisibili, (vedi la fuga di Brennan a causa di una ferita che impedisce a Tex il compimento della vendetta, il lungo lasso di tempo che trascorre dai fatti alla punizione del villain sfuggito etc.) ma possono queste contestabili scelte narrative compromettere l'epicità, il pathos e lo splendore di un simile capolavoro?

     

    La Tigre Nera non è il Giuramento ovviamente, ma analizzando con quel metro di critica, ripeto, nessuna opera ne esce illesa e nemmeno la realtà, che a volte è molto più illogica della fantasia. :)

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  19. Nulla togliendo alle osservazioni mosse finora, ma rimango della mia idea: volendo passare a setaccio ogni singola frase o sequenza, nessuna opera ne esce illesa. Capolavori della letteratura compresi.

     

    Che idiota fu Fra Cristoforo ad affidare Lucia e Agnese alle cura di Geltrude! Per non parlare del fatto che tutti schiattano di peste, ma i protagonisti no. :P:D 

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  20. E come storia avventurosa, funziona pure la Tigre Nera, al netto delle presunte od oggettive "magagne" che si possano riscontrare. Posta sotto il lanternino, anche la quotidianità reale può apparire incoerente e forzata, poiché spesso le azioni possono essere condizionate dall'emotività o altri fattori imprevedibili, se così non fosse non esisterebbero errori o scelte sbagliate nella vita; di conseguenza anche nella narrativa, frutto della fantasia umana, non tutto può seguire i binari della perfezione. A mio avviso qualsiasi opera (o autore) può essere presa in castagna se si analizza sequenza per sequenza, ma in fondo siamo lettori e non inquisitori. I difetti di Nizzi sono arcinoti, ma voler distruggere a tutti costi pure le sue opere migliori, per me non è giusto. Diablero ha il diritto sacrosanto di esprimere le sue ben motivate opinioni e tesi, ma preferisco ancora lasciarmi rapire dalle emozioni durante la lettura, poiché analizzando con minuzia tutti i dettagli, finirei per non divertirmi più. 

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  21. A mio avviso, è logico che passando il tempo occorre attenersi all'ammodernamento della saga, soprattutto per ciò che riguarda le tecniche narrative. (Ma il Bonelli del periodo d'oro, siam sicuri che moderno non lo fosse già cinquanta anni prima?)

     

    Di fatto gli autori attuali, Boselli in primis, hanno via via dato un tocco più "fresco", con ritmi di sceneggiature più ariose, bozze di continuity più marcate rispetto al passato, una maggiore coerenza storica delle trame, un campionario di personaggi più ampio e molto sfaccettato (a volte anche troppo, quasi da mettere i nostri in secondo piano).

     

    Ma l'essenza del protagonista non può essere cambiata. Tex è e deve rimanere un eroe tutto d'un pezzo, sebbene umano. 

    Un autore può scegliere tutte le strade che vuole, ma la meta deve sempre essere quella, se non vuole snaturare la caratterizzazione bonelliana che ha reso celebre questo immensa creatura fumettistica.

     

    L'antieroe brontolone e irascibile che Nolitta inseriva nelle sue tavole, non poteva funzionare a lungo. Infatti il calo delle vendite lo mostrava che la strada era errata. Se vado al cinema e voglio vedere un film western, non puoi trasmettermi un porno. Chi si recava in edicola per leggere storie del sapore bonelliano e si trovava un sorta di Mister No in camicia gialla, è ovvio che alla seconda uscita, mandava tutto al diavolo.

     

    Sergio, ben conscio della sua scarsa attinenza con la serie ammiraglia del padre, appena scorse in Nizzi quel mestiere e manierismo utile a emulare in linea di massima alcune caratteristiche del padre (soprattutto nell'ironia e nei dialoghi) passò rapidamente la mano. Pure Nizzi però, appena finita l'ispirazione del primo decennio, ha cominciato a "tradire" troppo il personaggio, a via di origlioni, botte in testa, cinturoni slacciati e fare da sbirro ottuso. Anche la sua ultima gestione avrebbe affossato la saga senza l'affiancamento di autori freschi e ben conoscitori della saga come Mauro, ma i dettami bonelliani non possono mai essere aggirati. Equivarebbe a far tramontare la stella ormai ultrasettantennale della saga.

     

     

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  22. Come già scritto nell'altro topic, ribadisco che la scena in questione, a mio avviso è totalmente sbagliata.

     

    Non vedo nemmeno quale sia il problema a farlo notare, nè tantomeno penso che siano critiche simili (a mio avviso sacrosante) ad aver casuato marette passate.

    Casomai spesso sono i toni che, trasalendo, trasformano in corrida discussioni normali, ma se appunti alla texianità sono "problemi" non vedo di cosa dovremmo discutere qui. :D

     

    Vorrei pure aggiungere che c'è un altro aspetto che cozza con la proverbiale aplomb del nostro eroe nei confronti del gentilsesso: Tex ammira le belle donne, ma lo fa sempre con garbo e discrezione, una scena così da bavoso maniaco, a mio avviso non gli si addice. 

     

    Ripeto: Sergio a volte sembra proprio che di proposito volesse tradire la caratterizzazione dell'eroe del padre (vedi la scena, poi giustamente cassata, della scazzottata fra Tex e Carson) e dire che il calo di vendite dovevano pure insegnargli qualcosa. Boh?! 

     

     

     

     

     

  23. <span style="color:red">4 ore fa</span>, Mister P dice:

    Il segno di Cruzado è disseminata di scene terribili (una su tutte, la morte del Navajo), per Il disertore basta la vergognosa sequenza finale.

    Concordo. Se ancora i "Ribelli del Canada" con tutte le sue contraddizioni la reputo una storia leggibile, "Il segno di Cruzado" e "Il disertore" sono quasi un'offesa alla caratterizzazione texiana del padre.

     

    Non scherza nemmeno, a mio avviso,  "Artigli nelle tenebre" visto che Tex si fa ricattare per tutta la durata dell'episodio da quattro giovani rubagalline da strapazzo, pazzi da legare per giunta visto il loro assurdo piano. Tex che potrebbe agilmente liberare il figlio ferito e sbattere in cella quei matti, invece li asseconda e deve pure mentire all'autorità per lasciare l'isola.

     

    Brooke gli scappa pure sotto il naso, per non farci mancare nulla, di conseguenza mi chiedo: ma un lettore abituato a leggere Bonelli senior, di fronte a queste scelte infelici, con quale voglia poteva continuare ad acquistare gli albi in edicola?

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