Poe
Ranchero-
Posts
864 -
Joined
-
Last visited
-
Days Won
62
Poe last won the day on November 5
Poe had the most liked content!
Profile Information
-
Gender
Maschile
-
Real Name
Marco
Me and Tex
-
Number of the first Tex I've read
407
-
Favorite Pard
Tex
-
Favorite character
Lucero
Recent Profile Visitors
The recent visitors block is disabled and is not being shown to other users.
Poe's Achievements
-
Con tutto il rispetto per gli autori, né Cossu né tantomeno Siniscalchi sono adatti a Tex. Entrambi sono disegnatosi validi (Siniscalchi per esempio ha disegnato negli ultimi anni degli ottimi albi del "Commissario Ricciardi"), ma non c'entrano assolutamente niente con Tex: le tavole postate lo dimostrano. I Maxi, per quanto mi riguarda, (contrariamente ai cartonati alla francese) potrebbero smettere di pubblicarli.
-
I capolavori (o comunque le storie memorabili) in questi 6 anni dal 2019 al 2025 ci sono stati, ma al di fuori della serie regolare: Texoni: quelli di Carnevale, Villa e Dotti Tex Willer: Nella terra dei Seminoles, Pinkerton Lady, Il passato di Cochise, Fantasmi di Natale (più tante altre storie ottime) Cartonati: Pearl, La leggenda di Yellow Bird, La maledizione del Charro Negro Purtroppo nella fascia 700 si è visto soprattutto un calo di Ruju, con storie che partono bene e interessanti ma (quasi tutte) si afflosciano a metà. Nizzi che non doveva tornare. Manfredi in fase calante. Rauch e Burattini e Zamberletti senza alcuna ambizione. Boselli che osa e cerca sempre di fare qualcosa di nuovo, ma non con la brillantezza di un tempo. Storie migliori: Mefisto dei Cestaro (pur con finale non del tutto riuscito), Navi perdute, Vancouver e Rick Master (anche queste non prive di difetti), Agente indiano, Monte Rainer (siamo in pochi, credo, a cui è piaciuta ).
-
Il ritorno più riuscito, in tempi relativamente recenti, è stato quello di Jethro e Glenn Corbett nell'albo appunto "Jethro". Poi, sì, anche il Maestro e aggiungerei il ritorno di Bowen, che aveva senso (contrariamente a quello di Wolfman).
-
[Romanzi A Fumetti 21] Lozen, nata dalla tempesta!
Poe replied to Sam Stone's topic in Le storie inedite
A me invece questo cartonato "alla francese" non è piaciuto, anzi secondo me è uno dei peggiori usciti finora. Storia noiosa, piatta, senza suspense, senza pathos, con poca azione (e quella poca fatta male) e tanti, troppi flashback (per una storia di 46 pagine) che spiegano a Tex cosa sta succedendo. Tex arriva e Webster gli riassume la storia del profeta Nokadelklinny (tra l'altro nei flash back non ci viene neanche mostrato), poi arriva l'indiana Nitika e gli riassume le ultime vicende di Lozen, poi il gestore del Trading Post gli dà ulteriori informazioni, poi Lozen gli racconta tutta la sua storia e quella di Victorio, infine ancora Webster che riassume a Tex che fine ha fatto Enapay. Praticamente Tex, a parte impiombare due o tre tizi per aiutare Lozen in appena un paio di pagine, non fa che ascoltare qualcuno che gli racconta la storia. (E i riassunti della vicenda di solito non è che entusiasmino molto il lettore.) Tiger poteva benissimo non essere della partita che non sarebbe cambiato assolutamente niente. Si cita anche Geronimo, ma senza motivo, visto che non comparirà. Tra personaggi amici e nemici, tutti piuttosto scialbi e piatti (compresi Tex e Tiger), resta solo Lozen a dare un po' di brio a questa storia, forse anche troppo, visto che da sola sfugge e tiene testa a una decina di malviventi, gettandosi in modo improbabile in un dirupo con le mani legate e uscendone bella fresca, per poi liberarsi con facilità degli avversari (piuttosto addormentati) con una mazza e poi con un fucile, che neanche Tex... Anche il tentativo di rendere il personaggio epico e leggendario, a mio parere, fallisce. Non basta l'incipit "omerico" a rendere Lozen interessante, per non parlare dell'esodo della sua tribù in Messico risolto in due paginette (p. 45-46) che dicono ben poco in termini di pathos (sembra più una scampagnata che un drammatico esodo). Anche il di solito bravo Pasquale Del Vecchio in questa storia non brilla (compresa la copertina e il retro-copertina). "Rio Blanco" mi era piaciuta abbastanza, questo cartonato a mio parere è un passo falso. Niente a che vedere con "Pearl" o "La leggenda di Yellow Bird". -
-
Anche per me buon primo albo. La serie “Tex Willer” continua a navigare a gonfie vele e a dare soddisfazioni. De Angelis è sempre il migliore e Boselli s’inventa continuamente qualcosa di nuovo. In questo caso una rilettura intelligente del classico di GL Bonelli, perché… SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER …elimina le parti e i personaggi superflui (es. la locandiera dell’"Estrella del Rio", di fatto inutile nella storia di GLB), semplifica il flash-back dell’uccisone dei soldati al forte e degli attentati a Tex (cancella anche una brutta figura di Tex che nell’originale, inseguendo Yogar, inciampa e incastra goffamente la gamba in una sedia) e dà invece spazio a Tesah, che diventa la protagonista di questa prima parte (e si spera non venga liquidata in quattro e quattr’otto come nella storia di GLB), rendendola il tutto interessante e intrigante (grazie tra l’altro ai sogni della giovane indiana pawnee). Anche il personaggio di Yogar emerge maggiormente (anche se perde un po’ del suo fascino misterioso iniziale) e si spera che, viste le premesse, la storia continui così. Dubbio: come fa Yogar a sapere chi è Tesah? Non credo sia così famosa… (infatti GLB fa sì che Yogar la consideri una ragazza qualunque). Preferenza: finora questa versione di Boselli, seppur fedele all’originale, mi sta piacendo di più, anche perché, a essere sincero, la storia di GL Bonelli non mi ha mai molto entusiasmato, è una delle meno interessanti del primo periodo (la cosa migliore era appunto il fascino misterioso di Yogar all’inizio che però si perde subito). Dell’originale però preferisco la scena dell’uccisione del molestatore di Tesah, più cruda e realistica quella di Galep, rispetto a quella meno d’impatto e più soft di oggi. Ed è un paradosso che nel 1949 GLBonelli fosse più diretto e meno edulcorato nelle scene di violenza che nel 2025.
-
Di indizio ne hanno uno bello grosso: l'assassino, che Tex ha individuato e che poi è stato ucciso, aveva fatto parte delle milizie dell'Idaho il cui capo era Deadrick che - guarda caso - è ricercato ma nessuno sa che volto abbia perché non lascia mai testimoni. In più Deadrick aveva un padre veterinario (proprio il mestiere che ha finto di svolgere per ingannare e derubare). Tex e Carson non sono sicuri al 100% ma è un'ipotesi probabilissima (e lo dicono). In realtà Tex fuori dal saloon accusa il complice di Deadrick di avere un gioiello rubato, il tizio gli chiede come fa a saperlo, e Tex risponde che poco prima era nel saloon e l'ha visto metterlo sul piatto. Non ci vedo nessun dialogo strano o forzato. Il centro del discorso di Tex non è che è uscito dal saloon, ma che ha visto un gioiello rubato. Piuttosto, anch'io, quando l'ho letto, ho pensato che l'incendio del ranch all'inizio non ha molto senso, visto che è inutile e attira i cowboy che sono sui pascoli (che infatti arrivano e fanno fuori uno dei tre assassini). Non ho notato però nessuna tamarraggine di Tex. Forse ho letto un po' in fretta, ma non mi sono accorto di dialoghi così tremendi in questa storia, che finora mi sta piacendo.
-
Ma secondo me la questione è semplice: oltre al buon nome che si è fatto Tex, i motivi per cui tutti gli ufficiali lo sostengono sono già stati detti da @Geronimo: 1) Arlington è nuovo, appena arrivato da West Point, e si è fatto subito una brutta fama presso gli ufficiali, che lo giudicano "un matto evaso dal manicomio" in cerca di gloria. 2) Ha attaccato una tribù che aveva firmato un trattato di pace, e un ufficiale, prima che arrivi Tex, glielo rinfaccia dicendogli che la carriera se l'è rovinata. Gli alti ufficiali che decidono, in consiglio, di lasciare mano libera a Tex sono infatti convinti che ci sarà un'inchiesta e che Arlington finirà davanti a una corte marziale. Chi è così scemo da schierarsi dalla parte di un colonnello appena arrivato, matto e a rischio di corte marziale? 3) Se non aiutano Tex - e questa mi sembra la motivazione decisiva - scoppierà una guerra con i Navajos, i Piutes e gli Utes e il primo bersaglio sarà proprio Fort Lewis e tutti loro saranno massacrati. E ci credo che tutti quanti, per salvare la pelle, hanno aiutato Tex! Il punto non è tanto descrivere i soldati tutti buoni, oppure tutti cattivi, oppure un po' buoni un po' cattivi, dipende dal tipo di storia che si vuole raccontare, l'importante è che ci sia una coerenza interna alla storia e che, stabilite determinate premesse, le conseguenze siano logiche e credibili. Per es. ne "Il carro di fuoco" GLB descrive i militari tutti ferocemente anti-indiani, senza eccezione, e in quella storia - in cui vengono deportati gli Apaches in Florida - evidentemente andava bene così. Anche dal punto di vista storico ormai l'odio verso gli Apaches era tale che GLB ha voluto rimarcarlo. Oppure, con l'avanzare dell'età, era diventato più pessimista verso gli esseri umani...
-
Veramente la storia dice tutt'altro. Forse anche a te, Diablero, hanno fatto male anni di storie troppo spiegazionistiche. Che gli ex minatori siano impazziti dopo l'esplosione lo dicono esplicitamente la donna, Brenda, e Carson a p. 57. Carson: "I segni di quella tragedia non li ha lasciati solo sulla pelle, ma anche NELLE LORO MENTI" Brenda: "Sareste IMPAZZITI anche voi" Ancora Brenda a p. 58. "Abbiamo incontrato l'orrore... l'orrore... alcuni di noi sono IMPAZZITI" Più chiaro di così! Poi ci sono i teschi umani sparsi nel bosco, le pareti della caverna pitturate col sangue (di cui lo stesso Tex non si capacita). Come si fa a dire che questi non sono fuori di testa! Ancora Toby: "Il più cattivo di tutti è Angus, il PAZZO con il piccone" E non sono semplici cacciatori di cervi a cui hanno invaso il territorio. Tex a p. 59: "Cacciatori di esseri umani" Brenda: "Alcuni di noi sono feroci, è vero, ecc." Carson a p. 28: "Non hanno le corna e la coda ma sembrano lo stesso figli di Satana" Quindi la tesi che questa tutto sommato è semplicemente una comunità chiusa che lotta per il proprio territorio, come tanti altri, non regge proprio. Innanzitutto questi non sono dei semplici razziatori, come ho detto prima sono palesemente degli squilibrati psicopatici, degli assassini sadici. Seconda cosa: le spiegazioni (piacciano o non piacciano) in realtà ci sono e non è solo un problema economico: sempre Brenda a p. 58 "nessuno ci avrebbe mai accettati [dopo essere stati sfigurati e dopo essere impazziti],, non c'era altra possibilità che restare sulle montagne". E poi "alla fine MOSTRI LO SIAMO DIVENTATI DAVVERO". Carson a p. 49: "Se non fossero delle BESTIE ASSETATE DI SANGUE proverei pena per quei disgraziati" Ancora Carson a p. 60 "BELVE ASSETATE DI SANGUE" Tex a p. 41 "Dobbiamo trovare il covo, prima che le altre BELVE escano dalle loro tane" E d'altra parte basta vedere i disegni di Gomez e le espressioni tra il demente e il sadico per non considerare questi ex minatori dei semplici razziatori di beni altrui, per necessità, o fare paragoni con messicani o addirittura con la famiglia Conner del "Cacciaotore di taglie" di GLB. p. 72: "Lascialo a me. Aggiungerò una testa mozzata al sentiero dei teschi" Oppure il tipo a p. 87 uscito da un horror: "Noi saremo il loro incubo".... "BUON MASSACRO!" Che poi a me questa storia non è dispiaciuta. Alla fine la considero discreta, ma non certo un capolavoro. Poteva essere migliore - come ho già detto - se Manfredi avesse caratterizzato meglio gli ex minatori, dando uno straccio di personalità ad alcuni di loro, e avesse meglio chiarito anche la comunità dei Mormoni (inizialmente fanatici e intolleranti, poi "La vostra è una comunità di brava gente", detto dall'infallibile Tex nell'ultima pagina) Comunque, mi è venuto in mente che nella serie di Tex uno scontro Mormoni contro minatori è già avvenuto. Nessuno la ricorderà più ma è una ottima storia (quella davvero ottima) di GLBonelli e Galep: "La croce tragica" n. 22-23 in cui Tex si scontra con un gruppo di Mormoni (i Daniti) che massacra e scaccia i "gentili" (i non-Mormoni") in Utah, in particolare se la prendono con una comunità di minatori (praticamente il contrario di questa storia). Lettura caldamente consigliata.
-
Be', "Volto Nascosto" andò bene come vendite e infatti fu deciso di fare una specie di seguito, ossia "Shanghai Devil". Altre, come "Demian" mi sembra, nonostante il successo si decise di lasciarle miniserie, non so perché, credo che fosse già stabilito a priori, indipendentemente dalle vendite. Comunque, meglio chiuderla qui, siamo totalmente off topic! Il mio voleva essere solo un invito a proporre qualcosa di nuovo e "popolare" per le edicole (nonostante molte abbiano chiuso, lo sappiamo).
-
Dipende. Alcune andarono bene, altre così così, altre maluccio. "Se non si va non si vede!"
-
Io invece lancio un'altra proposta a Boselli: perché - avendo ora più tempo - non scrive una miniserie di un NUOVO PERSONAGGIO per le edicole, da proporre alla Bonelli? Magari una miniserie di soli 12 numeri, formato "Tex Willer" (62 p.), di qualunque genere avventuroso (io propenderei per la Fantascienza, che mi sembra la più adatta al pubblico di oggi). E se fosse ben accolta, perché non trasformarla in una serie "a tempo indeterminato", facendosi aiutare da altri sceneggiatori (non so, Gigi Simeoni, autore che apprezzo, o da Colombo, ecc.). Sarebbe una bella sfida. Tra l'altro ho letto che la Bug comics a novembre lancerà una nuova serie da edicola (dopo Samuel Stern e Kalya) di cui circola già una misteriosa pubblicità. E la Bonelli non si muove?
-
Una delle ultime storie di GL Bonelli, con difetti e limiti tipici della sua tarda produzione, ma con un bel soggetto, buoni dialoghi e alcune scene ancora memorabili, prima fra tutte quella dell’incontro di Tex con Geronimo e a seguire quelle della guerriglia attorno al treno-prigione. Una storia discreta che deve molto ai disegni sempre fenomenali di Ticci. Totalmente dalla parte degli indiani, Tex e Carson continuano a mantenete più che mai uno spirito ribelle, e a schierarsi sempre in difesa degli ultimi, in questo caso degli Apaches, che vengono vergognosamente deportati in Florida (realmente avvenuto nel 1886), e delle loro famiglie che cercano di sfuggire alle crudeltà dei "bandoleros” cacciatori di scalpi. Come ai tempi di “Sangue navajo”, la guerriglia senza spargimento di sangue di Tex ha la meglio contro i soldati, che mai come in questo caso vengono rappresentati da GL Bonelli come totalmente negativi. Dai comandanti fino all’ultimo soldato semplice (senza fare distinzioni come in altri casi tra superiori e sottoposti costretti a ubbidire agli ordini) qui i militari sono tutti convintissimi che gli Apaches siano “più bestie che uomini” e che non meritino altro che la deportazione e la fine del loro mondo, o meglio che la soluzione migliore sia di farli “marcire sotto terra”. Infatti, come dice Tex, “esiliare gli Apaches laggiù [in Florida] significa praticamente condannarli a una morte lenta e sicura” (oggi la chiameremmo pulizia etnica). Fanno eccezione i due macchinisti del treno (civili, non militari) che sono gli unici che criticano la sorte assegnata a “quei poveri diavoli”. In questa storia Tex è soprattutto uno stratega che pianifica le mosse giuste per dare scacco matto agli avversari e Carson ne è il degno compare, mai lamentoso né mangione, serio, partecipe e coinvolto come Tex nel dramma degli ultimi sopravvissuti indiani, giunti ormai al tramonto. Nella seconda parte i Nostri si occupano anche delle donne, degli anziani e dei bambini apaches che rischiano di essere preda dei cacciatori di scalpi, e il viaggio-esodo sulla zattera lungo il fiume, che Tex escogita per sfuggire ai nemici, seppur sbrigativo ha una sua epicità. Peccato, appunto, per un finale affrettato che avrebbe richiesto più pathos. Di Geronimo e Ulzana, invece, da metà storia in poi non si parlerà più, ma la frase di Tex dopo aver salutato i due capi apaches è chiarissima: “Purtroppo per loro… alla fine non riusciranno a evitare la sconfitta”.
-
Quello che non mi torna in questa recensione è il giudizio sulla comunità dei Mormoni e il parallelismo col film di Wes Craven "Le colline hanno gli occhi" (il parallelismo non lo spunto, che di fatto è abbastanza evidente). Ossia questa parte del commento: "I richiami alla pellicola di Craven sono già nel plot del racconto: uno scontro tribale tra due gruppi che, all’esito della battaglia, si rivelano molto più simili tra di loro di quanto sembrasse all’inizio. Se è vero che la famiglia Carter del lungometraggio si dimostra persino più spietata dei suoi assalitori nella lotta per la sopravvivenza, è altrettanto innegabile che l’arida meschinità dei componenti della confraternita mormone risulta non meno agghiacciante delle deformità fisiche dei loro avversari. Manfredi evidenzia chiaramente che, in questa disputa per il controllo del territorio, l’ipocrita conservatorismo perbenista di Jakob e dei suoi maschera un primordiale istinto di prevaricazione verso il prossimo terribilmente speculare alla crudeltà selvaggia dei cosiddetti “mostri”." Ora, secondo me invece la storia di Manfredi va in senso opposto al film: la comunità di Mormoni inizialmente viene presentata piena di pregiudizi, perbenista, bigotta, intollerante verso i diversi (il ragazzino indiano chiuso nel porcile) ma nel procedere della vicenda più che prevaricatori e malvagi i Mormoni appaiono piuttosto ottusi e ignoranti, degli ingenui che, una volta spiegatogli le cose (l'indiano che non è un diavolo!), non sono poi così fanatici o crudeli, tanto che alla fine, nell'ultima pagina ,Tex se ne va in buoni rapporti con loro dicendo: "La vostra è una comunità di brava gente, Jakob" (e sappiamo che Tex nei giudizi sulle persone è infallibile). Nel film di Craven la brava famiglia apparentemente "normale" si rivela infine mostruosa come i "mostri" (un po' alla Dylan Dog), qui al contrario la comunità mormone non ha niente che la accomuni o la faccia assomigliare ai feroci selvaggi, in modo "speculare" (come dice la recensione sopra). (Feroci "mostri - tra parentesi - le cui motivazioni mi sembrano chiare: sono razziatori e assassini che sopravvivono così.) Infatti nella seconda parte della vicenda non ci sono scene di crudeltà dei Mormoni, o loro espressioni di cattiveria, o responsabilità e scheletri nell'armadio, o quant'altro che li mettano in cattiva luce. Il lieto fine e il giudizio positivo di Tex nei loro confronti fanno sì che al termine della storia il lettore, che prima li guardava con diffidenza, ora si ricreda e li valuti adesso con occhi più benevoli (il contrario del film di Wes Craven).
-
Non so perché ultimamente i miei post vengono travisati e mi si fa dire cose che non ho detto. Forse non sono chiaro io, ma avevo scritto questo: Questo non significa che alla fine della storia doveva risultare che i mostri non fossero mostri o che i loro omicidi fossero giustificati, ci mancherebbe, significa solo che a mio parere la storia avrebbe funzionato meglio se il gruppo di venti mostri assassini avesse avuto qualche sfumatura in più al suo interno, che qualcuno di loro magari avesse avuto dei dubbi sul proprio operato e sulla vita assurda che conducevano, dei ripensamenti, delle nostalgie o simili, in modo da non renderli un unico blocco compatto di psicopatici dementi. La storia ne avrebbe giovato e forse anche la metafora "politica" (dipende poi da come li caratterizzi). In realtà la donna non accampa assurde scuse, semplicemente racconta a Tex i fatti e le cause, ma non giustifica il loro comportamento. A p. 58 dice: "La verità è che alla fine mostri lo siamo diventati davvero". Spiegare le cause di un comportamento non significa necessariamente giustificarlo. Non mi sembra insomma che questi mostri facciano le vittime, ammazzano e basta. In quanto ai Mormoni, se alla fine si fosse scoperto che loro (o semplicemente il loro leader) avevano avuto una corresponsabilità per esempio nello scoppio della miniera, la storia a mio parere ne avrebbe guadagnato in complessità. Banale, scontato? Può darsi, ma tutti i soggetti sono scontati, dipende da come li sceneggi. Anche il finale di questa storia, se vogliamo, è banale e scontato con Tex che ammazza tutti i cattivi cattivissimi e salva i buoni buonissimi. Anche perché Manfredi all'inizio i Mormoni li presenta come ottusi fanatici intolleranti che vedono il diavolo in un ragazzino indiano e poi nel finale, nell'ultima pagina, invece fa dire a Tex "la vostra è una comunità di brava gente". Non mi sembra del tutto coerente... Insomma, un po' più di grigi e sfumature, secondo me avrebbero migliorato questa storia. E non credo nemmeno che c'entri il numero delle pagine, 150 p. sono sufficienti, soprattutto per chi era abituato su Magico Vento a sintetizzare storie "incasinate" in sole 96 pagine.