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TWF - Tex Willer Forum

Poe

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  1. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER L’inizio assomiglia a “Il soldato comanche” (un padre, un militare, che chiede aiuto a Tex per il figlio soldato che si è messo nei guai, con sullo sfondo una storia d’amore contrastato), poi però - come nel Texone - il soldato disertore che dà il titolo all’albo sparisce e diventa irrilevante, un puro pretesto narrativo (oltretutto coll’abusato cliché dell’indianina che lo salva, vista anche di recente ne “La pattuglia scomparsa”) e la storia si incanala immediatamente nella solita vicenda trita e ritrita del traffico di armi agli indiani, con tanto di agguato tra le rocce, ecc... Se uno si aspettava dal titolo e dalla bellissima copertina un'avventura più drammatica del solito, è rimasto deluso: il dramma del disertore fuggiasco - come detto - non si è visto e anche la strage degli indiani alla “Soldato blu” viene ben presto dimenticata (anche da Tex) per lasciare spazio alla consueta trama alla Nizzi, scritta col pilota automatico, situazioni viste, riviste e prevedibili (unica consolazione: non ci sono le pecche della “Collera di Falco Giallo” e Tex e Carson sono più glbonelliani che nizziani). Il secondo albo purtroppo non si annuncia molto diverso dal primo e, dalle anticipazioni, sembra già di averlo letto. Insomma, l’interesse per il seguito è pari a zero. Anche i disegni di Bruzzo non convincono del tutto, molto altalenanti, a volte troppo ticciani, altre volte personali ed evocativi, altre volte ancora con espressioni caricaturali e “infantili”, vedi per esempio durante la strage la squaw a p. 23 presa per le trecce o più avanti il tizio gettato nell’abbeveratoio da Tex… Queta è 102esima storia di Nizzi sulla serie regolare e forse, dopo 41 anni, l'ultima. Due incongruenze: - a p. 36 Tex dice di conoscere Ben Tracy: “quel lercio individuo”. A p. 64 invece chiede allo sceriffo: “Che tipo è?” - ma soprattutto: come fa il padre del disertore, che racconta a Tex la vicenda, a conoscerne i particolari (per esempio che il figlio è scappato con l’indiana), visto che non era presente ai fatti che racconta? ---------------------------------- Finito il 2024, ecco il mio bilancio della serie regolare (non una grande annata): La pattuglia scomparsa: 6 Il mistero del Monte Rainier: 8 La collera di Falco Giallo: 5 Un covo di vigliacchi (bis): 6 Le quattro vedove nere: 6 Il soldato fuggiasco (prima parte): 6 Miglior copertina: Il soldato fuggiasco Miglior disegnatore: Bocci Un ricordo speciale per E.G. Sejias.
  2. In effetti anch'io non ho ben capito la critica a Berardi e perché sarebbe "un furbone". Ken Parker è un capolavoro del fumetto (almeno la prima serie di 59 albi), che ha influenzato come stile e come linguaggio il Dylan Dog di Sclavi e Magico Vento di Manfredi, solo per citare i casi più felici. Berardi ha tolto le didascalie e le ha sostituite non con dialoghi esplicativi o ridondanti ma con una narrazione cinematografica veloce, ellittica, con un montaggio rapido e con disegni che "raccontano" anche senza bisogno di parole, un modo di sceneggiare moderno e apprezzabile (Ken Parker si legge ancora come fosse stato scritto ieri), non l'unico possibile ma sicuramente efficace. Cosa ci sia di sbagliato non lo so. Che poi ci siano sceneggiatori che l'abbiano imitato malamente, e abbiano aggiunto un eccesso di dialoghi, questo non credo che c'entri con Berardi. Probabilmente sarebbero prolissi anche nelle didascalie, se le reintroducessero. Tra l'altro in Ken Parker si alternano storie con pochissimi dialoghi ("Lily il cacciatore") ad altre piene di balloon ma perfette ("Sciopero"), ad altre ancora con didascalie ("Adah"). Ken Parker è semmai un esempio di quello che dovrebbe fare uno sceneggiatore: adattare il suo linguaggio al tipo di storia e all'argomento che sta raccontando. Per quanto riguarda Boselli, non ho ancora preso "Jesse James" quindi non posso giudicare, ma non mi sembra che nelle sue ultime prove (sia di Tex che di Dampyr) il buon Mauro stia "berardeggiando", anzi, al contrario, più che cinematografiche le sue sceneggiature sembra che tendano al letterario. I dialoghi a volte sono troppo esplicativi, è vero, ma molto più spesso sono dialoghi che hanno lo scopo di presentarci il contesto in cui si muovono i personaggi, le relazioni tra loro, il loro passato, i loro obiettivi, ecc. Di positivo c'è che le storie guadagnano profondità e credibilità, non sembrano cloni di cose già viste. Di negativo c'è che lo sceneggiatore sembra voler dire troppe cose, forse per un eccesso di documentazione storica o di analisi delle motivazioni dei personaggi, finendo per perdersi in dettagli a volte non così necessari, e che rischiano di spezzare il ritmo della narrazione. E qui però non c'entrano le didascalie: anche se Boselli usasse le didascalie non cambierebbe proprio niente, perché nessuna didascalia potrebbe riassumere quello che i personaggi vogliono comunicare, le varie sfumature. A me, semmai, le ultime prove di Boselli (anche di Dampyr) fanno pensare che lui in questo periodo abbia voglia di scrivere un bel romanzo, magari storico/fantastico, in cui riversare tutto quello che sa e che vuole dire (magari "frenato" da un buon editor), e che gli albi della Bonelli gli stiano piuttosto stretti.
  3. Anch'io molte storie di Nizzi dovrei rileggerle per rinfrescarmi la memoria, ma al momento direi almeno queste: Fuga da Anderville, I cospiratori, Furia rossa, La grande rapina, La valle della paura, L’ultima frontiera, Sangue sul Colorado Comunque pure io avevo uno zio texiano, un lettore vecchio stampo, grande collezionista di ogni tipo di fumetti classici (si vede che gli zii sono fondamentali nella trasmissione dell'amore per Tex: chi ha dei nipotini si dia da fare!) Be', lui diceva che il vero Tex era finito più o meno con il n. 200. Dopo, GLB era peggiorato, Nolitta non gli piaceva (tranne qualche bella scena di puro western), e Nizzi lo trovava insapore. Brontolando, aveva continuato a leggiucchiare Tex fino al n. 350 circa, poi aveva smesso del tutto e non volle riprendere mai più. Ancora più delle storie era rimasto deluso dai disegnatori: Fusco non lo sopportava, Galep, Letteri e Ticci erano peggiorati, Civitelli non lo convinceva, Monti e Blasco erano delle pippe, Villa era agli inizi ma l'unico che gli piaceva. Che dire? Per alcuni qui nel forum la fascia 300 è addirittura la più bella, per lui è stato il colpo di grazia! Ma c'è da dire che lui leggeva Tex da una vita, dai tempi degli albetti a strisce, ed era invecchiato con lui. Probabilmente, dopo tanti anni, semplicemente si era stufato e, al di là di storie belle o brutte, la magia del personaggio, per lui, era ormai persa. Credo che per molti lettori di serie a fumetti longeve sia così. Forse siamo strani noi, che continuiamo ancora dopo ben 770 numeri! (più tutti gli speciali).
  4. Permesso accordato. In effetti non ha senso leggere (o rileggere) qualcosa che si sa già che non piace con l'unico scopo di cercare difetti a tutti i costi (che a volte ci sono, altre volte vengono inventati). Sono d'accordo con Ymalpas: La storie di Nolitta possono anche non piacere (a me ne piacciono poche) ma anche le peggiori hanno quasi sempre dei soggetti interessanti, presentano personaggi e situazioni non banali, spesso originali (per Tex), hanno un "contenuto" e un perché, non sono semplici compitini scritti di malavoglia, brodi annacquati o avventure prive di creatività come si vuole dare a intendere adesso. Comunque mi sembra che qui sul forum discutere di Nolitta sia come fare un dialogo tra sordi, quindi cambio argomento e rispondo alla domanda del topic: "Quali storie meritano di stare accanto a quelle di GL Bonelli?" Sicuramente le migliori di Mauro Boselli, sia per qualità narrativa, sia per aderenza al personaggio. Io ne elencherei almeno 30 che possono stare accanto a quelle di GL Bonelli del periodo migliore. Chiaramente non sono tutti capolavori (ma anche quelle di GL Bonelli del "centinaio d'oro" mica sono tutti capolavori!), alcune sono "solo" ottime storie: 1. Il passato di Carson 2. Cercatori di piste 3. Gli invincibili 4. Sulla pista di Fort Apache 5. I sette assassini 6. Matador 7. La grande invasione 8. I lupi rossi 9. Morte nella nebbia 10. Colorado Belle 11. Terre maledette 12. Missouri! 13. La mano del morto 14. I giustizieri di Vegas 15. I sabotatori 16. El Supremo 17. Giovani assassini 18. Luna insanguinata 19. Jethro 20. L’ombra del Maestro 21. Maxi: Nei territori del nord-ovest 22. Maxi: Nueces Valley 23. Texone: Gli assassini 24. Texone: Patagonia 25. Texone: Il magnifico fuorilegge 26. Texone: Tex l’inesorabile 27. Texone: La vendetta delle ombre 28. Texone: Per l’onore del Texas 29. Tex Willer: Pinkerton Lady 30. Tex Willer: L’agente federale
  5. "Giungla crudele" e "Mercanti di morte". Non sono piene di magagne. Anzi non ce ne sono. Certo, Tex non è propriamente glbonelliano, ma non è neanche un anti-Tex: non è uno sbirro, non fa figure barbine, non volta le spalle a pericolosi assassini, non ci sono incongruenze, ecc.
  6. Io invece non voto "Golden Pass" perché il sondaggio è su Nolitta e "Golden Pass" è per il 70% (la parte migliore) di Boselli.
  7. La penso anch'io così. Innanzitutto Tex non reagisce quando Sheen gli dà del bastardo perché è stato prima Tex a dargli dell'idiota (c'è uno scontro verbale a distanza: come fa Tex, anche volendo, a dargli un pugno?). Poi Tex buca la mano al pistolero, umiliandolo (stiamo parlando di un killer di professione, che così non potrà più sparare), è una situazione che si è vista molte altre volte in GLB, non ci vedo niente di strano. Infine Tex "non maltrattata mai i feriti"? Dipende. Non li sbatacchia per avere informazioni se sono feriti, questo è vero, ma se questi lo insultano uno sganassone se lo prendono lo stesso, eccome (come avviene qui). In "Sulle piste del Nord" (vado a memoria, spero di non ricordare male) Tex viene chiamato nell'ufficio delle Giubbe Rosse dove c'è il losco Bonnet con un occhio nero, bendato, mezzo ferito (è Tex che l'ha ripassato il giorno prima) e che gli dà del bugiardo: Tex non ci pensa due volte e lo fa volare per la stanza, anche se l'illustre Bonnet è ferito e innocuo. I difetti di questa storia sono altri: primo fra tutti la scena della botta in testa che all'inizio Tex si prende dai tipi che vogliono uccidere col cannone i presunti ladri di bestiame. Tex ha a che fare con feroci assassini (lo pensa lui stesso che "sono dei pazzi assassini") e nonostante questo si gira tranquillamente perché lui prima vuole valutare e ascoltare anche la "versione" degli altri. A parte la botta in testa che prende, Tex non dovrebbe, anche se gli altri fossero colpevoli di furto, prendere a calci senza tante chiacchiere i vigilantes pazzi assassini che vogliono ammazzali con un cannone? Direi di sì.
  8. In realtà a me non sembra stonata perché la storia parla di un nero. Assolutamente. Questa è una tua supposizione, per me sarebbe stato lo stesso con un qualunque altro prigioniero. Quello che mi stona è il comportamento di Tex, che continua a tenere chiuso in cella una persona che innanzitutto sa essere innocente (ormai è accertato), e poi decidendo al posto suo cos'è meglio fare (che il prigioniero voglia sacrificarsi per salvare gli altri è un classico di queste situazioni, a cui di solito l'eroe risponde con: "tanto ci fanno fuori tutti lo stesso, resta a combattere con noi che è meglio"). Invece Tex cosa fa? Lo tratta con sufficienza e paternalismo: "stattene lì dove sei al sicuro e non preoccuparti troppo" che tanto ci penso io, e poi invece sbaglia la valutazione del pericolo e addio prigioniero. Come se in un combattimento dicesse a uno: riparati là dietro che è sicuro, e dopo due secondi quello salta per aria!... Vabbè, tanto mi sa che ognuno resta della sua idea. Amen. E comunque - a scanso di equivoci - a me "Linciaggio è sempre piaciuta, compreso il finale.
  9. Premesso che questa è una minuzia che non influenza certo il giudizio sulla storia, la morte del prigioniero come avviene? Con lui che invoca Tex di farlo uscire: "Mister Willer, fatemi uscire!" e due secondi dopo viene ucciso da un candelotto di dinamite, quando appena poco prima Tex aveva detto "stattene lì dove sei al sicuro e non preoccuparti troppo". Sinceramente a me questa sequenza dà l'impressione che Tex abbia sbagliato a non liberare subito il prigioniero, che fin dall'inizio aveva tutto il diritto di difendersi (in tante altre circostanze Tex l'avrebbe liberato subito). Non lo fa perché lui voleva suicidarsi? Ma è normale che il prigioniero, siccome è generoso, voglia consegnarsi ai suoi aguzzini per salvare Tex e il gambler, ma bastava che Tex gli avesse semplicemente risposto "ti do un arma per difenderti a patto che tu non faccia sciocchezze, qui ci salviamo tutti e tre", e la questione era già risolta: così sembra che Tex non si fidi di lui e lo tratti con un certo paternalismo. Risultato: il prigioniero muore come un topo in trappola invocando Tex che lo faccia uscire, con Tex che poco prima aveva detto: "stattene lì dove sei al sicuro e non preoccuparti troppo". Non era meglio se lo sceneggiatore, già che aveva deciso di farlo morire, almeno gli avesse permesso di farlo fuori dalla cella, con le armi in mano? Io la vedo così. Fine OT.
  10. Sono andato a rileggermi "Linciaggio", n. 210, che in effetti non prendevo in mano da tempo, e l'ho trovata una storia abbastanza atipica per GLBonelli. E' vero che l'assalto alla prigione e il tentativo di linciaggio è fatto da un gruppo ristretto di facinorosi e che non tutti gli abitanti sono violenti, ma l'atmosfera che si respira per tutta la vicenda è quella molto soffocante di una cittadina piuttosto conformista abituata a tollerare ogni ingiustizie senza tanto scomporsi, e dove persino un vecchio amico di Tex, Joseph Boone, che all'inizio lo aveva ospitato, a un certo punto gli si rivolta contro schierandosi coi facinorosi. Una situazione non inusuale in Tex che si è spesso trovato a dover ripulire cittadine in mano ai violenti, ma qui a fare la differenza è appunto l'atmosfera crepuscolare, persino triste, con un Tex in solitaria che sembra Dylan Dog senza Groucho, (era dal n. 88 "Gli spietati" che il Tex di GLB non agiva in solitaria), e con un fondo di pessimismo piuttosto insolito nel Tex di GLB, visto che il prigioniero che Tex doveva proteggere alla fine muore, e così anche il gambler che, unico in tutto il paese, aveva cercato di aiutarlo. A voler essere pignoli, persino il comportamento di Tex non è privo di pecche, visto che nel momento dell'assalto alla prigione, nonostante gli sia ormai ben chiara l'innocenza del prigioniero, non gli apre la porta della cella per consentirgli di difendersi con un'arma, lasciandolo quindi morire come un topo in trappola (la sequenza lascia l'impressione al lettore che se Tex l'avesse fatto uscire dalla cella forse lui si sarebbe salvato). Insomma, alla fine anche se i cattivoni vengono come al solito sconfitti, resta comunque l'amaro in bocca, e l'impressione che prova il lettore è che comunque il conformismo continuerà a regnare nella città, e che l'odio - in questo grigio angolo del profondo Sud - non tarderà molto a riesplodere. I cittadini, come anche in "Ore diperate", anche quelli non violenti, sembrano costituire tutt'altro che una comunità sana. D'altra parte nella fascia 200 GLBonelli ne scrive diverse di storie con un finale amaro: "Luna comanche" (il protagonista muore), "Un mondo perduto" (Tex non salva nessuna delle donne indiane rapite), ecc. ecc. e persino storie in cui i colpevoli non vengono puniti "La foresta pietrificata/ Cavalcata selvaggia" dove i rancheri Buckler e Blender, responsabili di omicidi, la fanno franca. Questo per dire che in 40 anni circa di carriera il Tex di GLB, pur rimanendo fedele a se stesso, qualche piccolo cambiamento l'ha subito, com'è ovvio che sia, visto che il 1948 non è uguale agli anni '80, e GLBonelli quarantenne non è il GLBonelli ottantenne.
  11. Anche a me piacerebbe rivedere Castleman ma avevo chiesto a Boselli, quando ancora frequentava il forum, se per caso avesse in mente di riprendere il personaggio, che a me pareva avere delle potenzialità, però lui - ahimé - aveva risposto di no: in fondo questa è una storia minore, per quanto molto riuscita.
  12. In realtà, da quel che mi ricordo, la scena è molto diversa. Qui Tex vorrebbe fermare il linciaggio poi, vedendo che è impossibile fermare una folla inferocita, rinuncia a malincuore (se non ricordo male - vado a memoria - dice qualcosa come "Dio abbia pietà di loro", riferito ai delinquenti linciati). Ne "Una colt per Manuela Montoya" Kit Willer se ne frega del tipo linciato dalla folla, non ci prova nemmeno a salvarlo, anzi sembra che ci abbia gusto. Secondo me la differenza è sostanziale. Io preferisco il finale di "Squali". All'epoca, comunque, nella discussione che ne sorse, Boselli rivendicò il finale di "Manuela Montoya" come "scorretto" ma dal suo punto di vista "giusto". Io non la vedo così. Non si possono paragonare storie scritte in epoche e in contesti diversissimi, anche se dello stesso autore. "Squali" è scritta nel 1964, "Ore disperate" nel 1980. Il mondo e la società sono cambiati, anche il Tex di GLBonelli, pur restando fedele a se stesso, qualche piccolo cambiamento l'ha subito rispetto a quello degli inizi. Per esempio le sue storie sono mediamente meno solari di un tempo, e anche la fiducia nella "gente comune" non è più quella di una volta, vedi "Linciaggio", che avrà anche il soggetto del figlio Giorgio ma è comunque tutta farina del sacco di GLBonelli. In "Linciaggio" tutta la città è contro Tex (tranne un gambler) e addirittura Tex non riesce nemmeno a salvare il nero che doveva proteggere. Probabilmente negli anni '80 anche GLBonelli - come tanti scrittori o sceneggiatori o registi - aveva meno fiducia nella "brava gente comune" rispetto agli anni '60. La "texianità", in un personaggio così longevo come Tex, e con un numero così elevato di storie (anche se consideriamo solo quelle di GLB), la "texianità" è un concetto molto molto discutibile...
  13. Questa è la prima storia di Tex ambientata a San Francisco. GLBonelli poi ne scriverà altre 4: - "Squali" n. 61-63 Bonelli / Galep - "La costa dei barbari" n. 85-86 Bonelli / Galep / Raschitelli - "San Francisco" n. 154-156 Bonelli / Galep - "Il laccio nero" n. 171-175 Bonelli / Letteri - "La minaccia invisibile" n. 309-310 Bonelli-Boselli / Letteri "Squali" è stata riproposta anche negli Oscar Mondadori (insieme a "La sconfitta"). Di fianco, la copertina che ha ispirato quella di Galep.
  14. Una storia insolita per Tex ma riuscitissima, drammatica (come dice il titolo) ma a tratti divertente (per la presenza di Pat Mac Ryan), persino commovente (nel personaggio del clown Little Joe). Ruota tutta attorno al mondo del circo che, come spiega il direttore Seymour, è un microcosmo umano di inganni: “Il nostro è un piccolo mondo a sé dove in apparenza tutti sono amici e si scambiano applausi e complimenti, ma in realtà ciascuno è invidioso del successo dell’altro, e spesso dietro la maschera di una faccia che sorride si nasconde l’odio più profondo”. E infatti, mentre Tex e Carson indagano, i rapinatori che si nascondono nel Great American Circus cominciano un po' alla volta a sbranarsi a vicenda tra gelosie, tradimenti, invidie e avidità (“sbranarsi” letteralmente, visto il finale con le tigri liberate dalle gabbie). La presenza dei due rangers non fa che accelerare tensioni e rivalità già esistenti tra i complici della banda e tipiche dei film di ambientazione circense, dove dietro lo spettacolo divertente e fantasmagorico in realtà si cela un’umanità spesso meschina e ben poco attraente. Splendidamente disegnata da Galep, è una storia dalla trama semplice ma che si legge ancora con grande piacere, una delle migliori con Pat Mac Ryan (alla sua quarta apparizione) che, questa volta, con tanto di baffoni appuntiti, interpreta la parte del Grande Mustafà, erculeo lottatore finto-turco che, oltre a far sorridere per la sua ingenuità in una gag memorabile (quella in cui rievoca la sua assunzione al circo), mostra anche un gran cuore, rivelandosi l’unico vero amico del piccolo e vessato clown Joe. Ma quanti mestieri ha fatto Pat? All’inizio il pugile, poi il lottatore, il posa-binari su una linea ferroviaria, lo scaricatore di merci, il trapper, il taglialegna… Pat l’irlandese è l’emigrante disposto a qualsiasi lavoro manuale, la forza fisica è la sua arma, unita però alla generosità e alla gentilezza, un puro di cuore sempre disponibile a imbarcarsi in qualunque impresa o avventura. Le 9 storie di Pat Mac Ryan scritte da GLB: - [33/34] La valle tragica - [35/36] Attentato a Montezuma - [56/57/58] Notte tragica - [65/66/67] Dramma al circo - [87] Oro nero - [100] Supertex - [137/138/139] Il ritorno di Montales - [193/194/195/196] Trapper! - [309/310] La minaccia invisibile (insieme a Boselli) Ma anche Nizzi ha saputo ben valorizzarlo (nel Texone: “Tex il grande”) e così Boselli (”Gli invincibili” “Golden Pass” e “L’ombra del Maestro”).
  15. Boselli ha giustamente criticato la tendenza di Nolitta a far agire i personaggi al servizio dell'idea dell'autore (in questo caso Tex che non insegue subito El Muerto, come in effetti sarebbe naturale che facesse, per ritardare l'azione), ma poi ha anche dichiarato che "El Muerto" è un capolavoro. Boselli: dopo ["Caccia all'uomo"] Sergio si adeguò di più al personaggio e tirò fuori dei veri capolavori che si possono equiparare a quelli di Bonelli padre, come "El Muerto" o "Cheyenne Club", capolavori sì, ma non più tanto discutibili come era la pur bella Caccia all’uomo. Intervista del 2013: https://www.fucinemute.it/2013/10/cavalcando-con-tex-willer/ Questo non per "Ipse dixit" (che anche i giudizi di Boselli possono essere discutibili, come quelli di tutti noi) ma, visto che lo si usa come fonte autorevole, citiamolo fino in fondo. Poi, chissà, magari col tempo ha cambiato idea, oppure si è accorto di non aver calcolato bene i kg di carne essiccata trasportata dai muli.
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