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TWF - Tex Willer Forum

dario63

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Messaggi pubblicato da dario63

  1. E' la storia che inizia nel n. 209 (che ha come titolo di copertina "La casa sul fiume"), ma il nuovo episodio, scritto da GL Bonelli e disegnato da E. Nicolò, ha come titolo nella serie originale appunto "Profondo sud" e ha come tema proprio una questione di linciaggio, cui Tex tenta di opporsi (anche quando coinvolge il suo vecchio amico Jospeh Boone). Poi il numero 210, che ha come titolo di copertina "Linciaggio!", sviluppa e conclude la storia.

  2. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, borden dice:

    Ecco, faresti  bene a stare zitto e prima leggerla, magari! 😄

     

    Il lettore Dario è stato superpignolo.Chissà che ci ha visto in quelle due battute tra Kit e Tiger, visto che Kit NON PARLA ASSOLUTAMENTE DELL'INFALLIBILTA' DEL PADRE, anzi, teme che si sia sbagliato!  C'è solo poi la battuta chiaramente IRONICA di Tiger che dice "Uno  sbaglio di Aquila della Notte? Impossibile!" Se questi sono complimenti ad nauseam, io sono un tram a vapore! E quel dialogo l'ha irritato? Mah!

     

    L'altro  commento SPOILERANTE di Dario, sulla scena di Fort Rucker, poi, è per me del tutto incomprensibile. Ma per fortuna la storia gli è piaciuta, quindi...😆

     

    Spiace a me di averti irritato...

    Però già la battuta di Kit a me sembrava piuttosto evidente nella sottolineatura dell'infallibilità del padre. Tant'è vero che Tiger ritiene che l'ipotesi di un errore di Tex, adombrata da Kit, sia proprio da intendere come una sorta di "adynaton", replicando anzitutto "Hai ragione, Piccolo Falco! Uno sbaglio di Aquila della Notte?..." Concordo nel fatto che qui sia un veloce accenno, il mio disappunto sta solo nel trovare questo genere di affermazioni ricorrenti in alcuni albi per un tratto di infallibilità di Tex che preferisco confermato nei fatti più che proclamato da discorsi in anticipo. Sarà la mia sensibilità eccessiva, oltre alla già notata superpignoleria (anche se mi pare ci siano degli utenti che fanno molto più di me i ricercatori di aghi nei pagliai).

    Ribadisco, non per "cerchiobottismo", che la storia mi è piaciuta e che, come premesso, si trattava di rilievi minimi non in grado di alterare un giudizio positivo.

    Sulla scena al forte mi pareva invece chiaro il motivo per cui ritenevo il comportamento del colonnello un po' forzato, ma evidentemente sono proprio incontentabile. Scusatemi! 

  3. Dopo una serie di dissertazioni sulla copertina e su altre questioni preliminari, provo a comunicare qualche prima impressione di una storia solo agli esordi (e destinata, a quanto pare, ad essere dipanata su più di tre albi). Partenza piuttosto lenta e svolgimento articolato e pieno di dettagli: mi sta bene, dato che si è scelto di dare ad essa uno sviluppo non troppo contenuto. Due parti nettamente distinte: una prima, con la presentazione dei feroci Netdahe e con una loro incursione su un villaggio inerme (ma dalle parole del capo, si intuisce che ci siano progetti più ambiziosi) e rurales della zona impotenti, dall'altra Tex e pards alle prese con il trasferimento di un criminale cui nemmeno Yuma può essere un "rifugio" sicuro. Elementi interessanti, in attesa che le due linee narrative si congiungano.

     

    POSSIBILE SPOILER

     

     

     

    Nell'insieme, svolgimento piuttosto gradevole: in particolare, decisamente gustosa la scena in cui Tex e i due Kit giocano insieme a poker - con il più vecchio (pardon, il meno giovane) dei due che si toglie, apparentemente, lo sfizio di battere quel Tex che, anche alle sue prime armi, quando perde, lo fa con un fine ben preciso. E infatti tutta la scenetta (sceneggiata) è montata ad arte per creare un senso di falsa confidenza negli altri occasionali avventori, che poi sappiamo sono presuntuosamente intenzionati a prendere il sopravvento su Tex e pards, ma che invece verranno ben presto sopraffatti da chi ne sa molto più di loro... Apprezzabile anche come la finzione venga protratta per indurre anche gli altri malfattori, in attesa che i loro complici entro il saloon facciano quanto concordato, a credere che tutto stia andando secondo i piani. E tutto sommato, bello anche il "cameratismo" che, nonostante tutto, si sviluppa verso la fine del'albo, quando i criminali sconfitti sono inseguiti da una mente ancora più nera della loro e, minacciati nella loro incolumità, vengono con generosità e partecipazione sincera assistiti da Tex nel tentativo di salvare anche le loro "pellacce". In effetti, con il passare delle pagine, emerge sempre più la figura del colonnello Atwood, autentica carogna (come già si sa da un precedente episodio), disposto a tutto pur di occultare i suoi delitti, iroso e senza alcuno scrupolo.

    Tuttavia, due piccoli difetti, a mio discutibile avviso.

    Uno iniziale (e, direi, più generale): a Redemption Tex ha preparato la trappola che, come vedremo, scatterà puntualmente. Però trovo piuttosto fastidioso il dialogo fra Kit e Tiger, con il secondo in vigile attesa che solleva qualche dubbio sull'arrivo preannunciato dei malfattori, subito rintuzzato da Kit, che richiama l'infallibilità del padre (al che, Tiger concorda rincarando la dose). Pur se il siparietto vorrebbe avere una certa componente ironica, a me non piace questo senso di onnipotenza e onniscienza che viene a circondare Tex. Mi spiego: ok che il personaggio abbia grande lungimiranza, sia un ottimo conoscitore degli uomini, valutando chi abbia potenzialità per ottenere una seconda opportunità e chi no, che sappia compiere una lettura delle situazioni anche più pericolose agendo in modo determinato e opportuno per risolverle (non ci sono sue versioni "in mutande" che possano inficiare questo dato costitutivo). Mi va bene che nelle sue azioni, prima progettate e quindi eseguite, emerga questa sua capacità assolutamente non comune e, di fatto, "infallibile". Ma allora perché preventivamente sottolinearla? Fa assumere alla situazione una componente non solo di predeterminazione (che fa già cogliere al lettore l'inevitabile e preannunciato esito favorevole), ma anche una connotazione un po' stucchevole e quasi saccente. Preferisco davvero che questa sua dote innegabile e che fa parte del personaggio, emerga nei fatti, che daranno inesorabilmente ragione alla sua previsione corretta e alle misure idonee prese, confermando nel lettore quei suoi tratti, ma appunto in modo indiretto, non preventivamente sbandierato ed esaltato in modo, a mio avviso, finanche eccessivo e un po' antipatico.

    Secondo dettaglio: il comandante di Fort Rucker accoglie, suo malgrado, i tre "pellegrini" che gli comunicano il fallimento del suo progetto; dapprima questi mostra il suo iniziale disappunto, poi si riprende subito, con un'immediata ripresa del suo piano criminale. Però, al rifiuto dei tre nel continuare con un piano troppo rischioso (e nella loro ingenua pretesa di essere lo stesso pagati per quanto fatto malamente), Atwood finge da attore qual è di cedere alle loro "ragionevoli" richieste, per poi sviluppare la consueta manovra di prelevare dalla cassaforte una pistola anziché il denaro agognato dai tre farabutti. D'accordo, la scena ha lo scopo di farci vedere, una volta di più, che essere abietto sia Atwood e di offrirgli comodamente "il destro" per convincere i suoi ingenui soldati ad assecondarlo in una caccia spietata a pericolosi criminali, dopo che lui stesso sarebbe stato assalito da dei banditi. Ma a mio avviso, qui non si capisce bene: a) come mai il colonnello abbia dato accoglienza così presta a delle persone che, nel giro di qualche minuto, stecchiti, vengono invece presentati come dei rapinatori in combutta con dei complici il cui piano il colonnello conosce a menadito...; b) come mai i tre gaglioffi si siano così ingenuamente fidati della parola di un uomo così chiaramente votato al male. Va bene il potere della divisa e del comando, ma se i soldati devono al loro superiore un'obbedienza cieca (come lui si premura di ricordare loro), i tre banditi rimediano una fine ingloriosa ma perché fin dall'inizio erano davvero poca cosa (il che mi pare eccessivo).


    Ad ogni modo, queste componenti non fanno venir meno un giudizio più che favorevole su una storia che preannuncia sviluppi ancora più intriganti e significativi.

    Sui disegni, devo dire che, da sempre, Seijas non mi entusiasma poi tanto. Belli i paesaggi e gli ambienti, i suoi cavallini invece mi appaiono di solito piuttosto piccolini. Non male normalmente anche la caratterizzazione degli uomini, ma il suo Tex non riesce a convincermi. Fra l'altro, chi ha apprezzato nell'ultima storia di Nizzi i sorrisi di Tex, qui sarà estasiato: mai visto un Tex distribuire sorrisi in modo così abbondante... Il suo Kit Willer invece mi fa sempre venire in mente un giovane Walter Chiari... Comunque, pur non rientrando fra i disegnatori da me più ammirati, ha svolto un buon lavoro...

  4. 4 ore fa, Testa di Vitello dice:

    Letti i primi 2 albini...comincio dalle piccole perplessità/magagne :

    - "Testa di cavolo" nun se po' senti, avrei preferito un altro appellativo

     

    Perché non suggerire a Boselli qualche altro epiteto: per esempio, che ne dici di "testa di vitello"? 😜

    Evidentemente Boselli è vegetariano (o pensa che Anita lo sia...) 🙃 😇

     

    Sul fatto che Tex "non se ne faccia scappare una", mi pare che ci sia un'evidente distinzione da fare. Pur apprezzando a mia volta il fatto che il giovane Tex sia presentato anche (ma non solo) come sensibile al fascino femminile, non è però così privo di discernimento da lasciarsi spingere solo da istinti immediati di fronte alla prima bella ragazza che incontra. Difatti, la bionda e a suo modo fascinosa Susan viene da lui valutata in maniera attenta anche al comportamento e dirittura morale e da quel genere di ragazza il bravo giovane si tiene debitamente e legittimamente lontano...

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  5. <span style="color:red;">15 minuti fa</span>, valerio dice:

    In tutto questo concentrato di miracoli, avrebbe potuto inserire anche la resurrezione di qualcuno della banda annunciato dalle donne del paese e sarebbe stata l'apoteosi.😀😀

     

    Stai esprimendo un parere legittimo, anche se a mio avviso la tua considerazione che si tratti di un "concentrato di miracoli" è inappropriata. Per quanto si tratti di avvenimenti non necessari, hanno a mio avviso una loro plausibilità narrativa e una motivazione tutt'altro che assurda (a differenza della tua boutade finale che è un'esasperazione pura e semplice, di livello completamente diverso rispetto agli eventi narrativi presentati in questa coppia di albi).

  6. A me invece questa storia, fin dalla prima lettura, è sembrata molto suggestiva e coinvolgente.

    Di certo, ci sono alcuni passaggi che, nella sintesi di una narrazione concentrata in pochissimi giorni, richiedono un certo uso della sospensione dell'incredulità, ma a mio avviso, questo accade in modo legittimo e motivabile.

    1. Il fatto che il "loco" Jacob Stolz recuperi la memoria, ci può stare: in fondo è stato sottoposto più volte ad iniezioni di una potente droga che gli è stata somministrata proprio allo scopo di far riaffiorare i suoi ricordi in modo che possano essere sfruttati da cinici aguzzini. Quindi, che questo accada, non mi sembra così inverosimile ed è narrativamente coerente con quanto predisposto ben prima di quel giorno.

    2. Che nello stesso giorno (un giorno in cui accadono proprio parecchi eventi ad alto impatto emotivo) il bambino Andrès possa recuperare l'uso della parola anche qui non mi sembra del tutto incomprensibile, dato che si può presumere che avesse temporaneamente perso l'uso della favella per un impedimento probabilmente curabile - in fondo, l'aveva accennato anche il perfido dottore (canaglia, ma a quanto pare non incompetente). Lo choc positivo in questo caso è dato dal suo intervento per opporsi con veemenza ad un'ingiustizia contro Carson che lo porta a superare il blocco dovuto a chissà quale trauma antecedente. Altro aspetto certo non consueto, ma non inverosimile e inserito dentro un contesto narrativo che prepara questo epilogo in maniera a mio avviso accettabile. Ci sono stati tantissimi episodi in cui Tex o Carson hanno potuto beneficiare di occasioni propizie che li hanno tolti da situazioni anche più difficili all'ultimo momento...

    3. Il personaggio di Kurt a mio avviso è delineato bene, con il giusto alone del mistero che lo circonda: mica si deve spiegare e spiattellare tutto per filo e per segno. Almeno, questo è un tipo di storia in cui questa componente mi pare sia un dato strutturale. Prendere o lasciare. A me questo tipo di impostazione non dispiace (anche perché non mi pare sia così ricorrente in tutti gli albi di Tex, per cui per me è una variabile gradevole. La storia della dama di picche era molto più ricca di elementi inverosimili).

    Il "tedesco" (già la sua origine europea ne fa un personaggio anomalo e appunto estraneo a quell'ambiente) ci viene mostrato come un uomo taciturno, solitario e che ha probabilmente un peso sulla coscienza. Ed è infatti preda di "fantasmi" della mente che lo tormentano da lunghi anni e che si fanno vivi anche quando Tex e Carson sono suoi ospiti. Trovo comprensibile  che si accenni solo al fatto che tutto questo sia connesso con le vicende di tanti anni prima (in particolare, al personaggio di Rafael, la cui vicenda è ripresentata con tratti ambigui, poi in parte chiariti da Jacob) e che si colga però che, a prescindere dal peso che abbia dentro di sé, Kurt è sostanzialmente cambiato in meglio, diventando un uomo onesto e buono. D'altra parte, Kurt è un personaggio strutturalmente segnato dall'ambiguità, evidenziata anche dal soprannome affibbiatogli dagli Apaches che lo rispettano, ma lo chiamano "Gothlay" (ossia, amico e straniero al tempo stesso). A mio avviso questi elementi non fanno che accrescere il fascino di questo personaggio e di questa storia...

    4. Infine, che proprio lo stesso giorno anche il dottor Manning perda il senno è certo una concomitanza un po' forzata (anche se il timore di veder tagliata la propria testa non è proprio un'esperienza che lasci indifferenti...), ma direi che questo elemento si inserisce in quella componente di nemesi finale che deve punire la sua malvagità e perfidia, dandogli modo di espiare, in maniera completamente inaspettata, le sue colpe precedenti e di sostituire il ruolo prima svolto dal "loco" Stolz presso i pochi Apaches rimasti.

    Certo, alla fine i conti tornano tutti, ma questi sviluppi sono a mio avviso orchestrati bene e, anche se richiedono una serie di circostanze che ben si intersecano tutte per concorrere ad un esito finale positivo, si inquadrano nella componente "epica"  di questa storia, che ho trovato quindi decisamente gradevole e coerente con il genere che rappresenta.

    • +1 1
  7. Anch'io preferirei nettamente il ripristino dell'abitudine di sviluppare una storia di Tex senza vincoli predeterminati dalla lunghezza standard dell'albo. Ho letto Tex in maniera continuativa fin quasi dall'inizio con episodi che iniziavano a metà, a venti pagine dalla fine ecc. e la cosa non mi ha mai disturbato. Chi è lettore fedele di Tex e lo acquista tutti i mesi non ha problemi, presumo. Chi attende di leggere una storia solo quando ne viene completata la pubblicazione, meno ancora. Rispetto alla predominante situazione attuale, che rischia davvero di imporre prosecuzioni eccessive (ma, soprattutto, troppo affrettate conclusioni), penso che una situazione del genere darebbe a scrittori/sceneggiatori un margine maggiore di libertà e soprattutto una maggiore flessibilità nella realizzazione delle storie. Ad ogni modo, non mi scandalizzo affatto se dovesse continuare il sistema vigente.

  8. Ancora una volta, un ottimo albo di una serie che non delude mai!

    Anche se questo episodio è quasi tutto incentrato sul motivo della fuga/spostamento, cui Tex si vede costretto dopo i suoi tentativi di rimanere in Texas, la narrazione mantiene un suo fascino e si fa apprezzare per le molteplici abilità che il giovane Tex riesce una volta di più a mettere in campo.

     

    POSSIBILE SPOILER

     

     

     

    Anzitutto, va rimarcata la sua abilità nell'accattivarsi il favore delle persone oneste, capaci di cogliere dai suoi comportamenti l'incompatibilità fra la sua ufficiale veste di "ricercato" e la sua indubbia dirittura morale. Bello il personaggio del capitano del battello, che dimostra una fiducia tutt'altro che scontata ma per nulla forzata nel momento in cui appunto si rende conto delle positive qualità (anche investigative!) di Tex. Insomma, un binomio destinato a diventare un suo "marchio di fabbrica" negli anni a venire. Simpatico anche il personaggio del giovane Edwards, sognatore e ingenuo (tanto da farsi incantare dalla perfida Susan), ma decisamente buono e onesto, capace a propria volta di dare un contributo non indifferente a Tex per trarsi d'impaccio da una situazione difficile.

    Gradevoli anche i "siparietti" con Tex che ripetutamente bara a carte - ma sempre con l'esplicita menzione di una condotta volta a mettere nel sacco giocatori che per primi si dimostrano poco onesti e quindi ripagati con la stessa moneta da uno più abile di loro. In questo senso, lo scontro con il giovane e spocchioso ufficiale dimostra una volta di più che Tex non è affatto avido (pur essendo privo di un'occupazione stabile e quindi legittimamente alla ricerca di denaro) e soprattutto che non perde mai la testa per istinti di vanagloria o di presunzione. Sa rendersi conto che una sconfitta momentanea (di fatto, da lui manovrata) sia preferibile, lasciando al meschino ufficialetto la sua effimera gloria (e qualcosa mi dice che Tex si prenderà poi una rivincita con gli interessi con quel tipetto da poco...).

    Infine, ancora una volta si possono notare le presenze femminili, tutt'altro che marginali. Alcune tavole iniziali ribadiscono non solo il fascino della bella Anita, ma anche la sua capacità di cogliere la forza e le molteplici abilità di Tex, di cui non dubita in nessun momento (anche se ironicamente lo chiama una "testa di cavolo", ma ci può stare, per il rimpianto da parte sua per il precoce allontanamento di un ragazzo con tante doti...).

    Ovviamente, Susan è un personaggio di tutt'altro calibro. A propria volta fascinosa, ma qui si può subito capire che Tex non è così fragile da lasciarsi abbindolare dalle sue indubbie abilità nel "manovrare" le persone (e il confronto con Edwards sembra fatto apposta enfatizzare questo elemento). Insomma, Tex capisce subito che, al di là della bella presenza, c'è qualcosa d'altro in lei ed è molto abile a dominare la ragazza, senza mai perdere la calma e con un'ottima capacità di smascherare gli intrighi di un personaggio davvero negativo e cinico (oserei dire, addirittura peggiore rispetto alla bionda Lily, almeno per quanto la sorella di Mefisto ha mostrato ai suoi esordi). 
    Da ultimo, un fugace accenno (con un paio di rapide vignette e un commento di un soldatino), ci fanno capire che Tex non rimane insensibile a qualche "divertimento" (così viene definito) legato alla presenza femminile, con la fascinosa mulatta Zoe che gli fa gli occhi dolci e che ne segue con trepidazione le vicende del gioco alle carte.

    Insomma, un ottimo mix di vicende (in cui si inserisce anche il confronto a distanza con l'investigatore Carswell) che rendono la lettura sempre vivace, accattivante e con i lettore decisamente desideroso di poter proseguire al più presto!

     

     

  9. Non è mia intenzione scatenare lunghe polemiche, per cui intervengo ora ma poi tacerò.

    Non voglio assolutamente considerare "da 10" tutto ciò che ha scritto GL Bonelli (alcune sue storie sono proprio debolucce - ad esempio ricordo in modo non molto favorevole "La lancia di fuoco", oppure la stessa "A Sud di Nogales" che, a dispetto di uno spunto interessante e dei disegni sempre ottimi di Ticci, risulta - quella sì a mio avviso - una sorta di riempitivo schiacciata com'è dalle poche pagine, necessità di concludere la storia in fretta per permettere l'uscita del numero "centenario" a colori e quindi, secondo me, realizzata con un eccesso di sintesi).

    Trovo solo curioso il contrasto che emerge quando definisci un riempitivo una storia che poi dici essere "molto buona". Per me un riempitivo, pur senza essere necessariamente pessimo, indica la presenza di limiti che non collegherei a qualcosa di molto buono. Però, come detto, i gusti sono diversi e quindi non intento affatto contrastarti oltremodo (né tanto meno presuntuosamente "confutarti").
    Per me la faccenda è chiusa, con due valutazioni che sono abbastanza diverse, ma prendo atto di questo.

  10. 2 ore fa, valerio dice:

    Storia riempitivo ma molto buona, in cui la classe di GLB si manifesta pienamente. Tutto molto classico, ovviamente. Un Tex d'annata e da gustare come un vecchio e buon vino.

    Avversari di mezza tacca, ma comunque la storia resta bella e divertente, anche grazie ai disegni di Ticci, sempre monumentale, e particolarmente efficace sui paesaggi innevati.

    GLB 8

    Ticci 9

    Come sempre, i gusti sono diversi per ogni persona... E anche i giudizi. Però definire questa storia un "riempitivo" (pur se dici che è molto buona) mi pare proprio una considerazione ingenerosa (e non solo per la durata della stessa).

    Sarà che fa parte, nel mio immaginario (non solo legato a Tex), di quelle storie mitiche cui sono legato da un vero e proprio affetto (letta al suo primo apparire, quando avrò avuto forse 11 anni), ma ricordo e apprezzo  moltissimo quei paesaggi innevati realizzati magistralmente da Ticci [io ho iniziato a leggere regolarmente Tex a partire da un altro episodio "ticciano", "Sulle piste del Nord"], e l'originalità della storia (con la comunità degli indiani Dakotas così pacifici e imbelli - ma quando hanno l'occasione di vendicarsi, non si tirano indietro!), con il quartetto dei pards che lavora in maniera splendida, come un vero gruppo che sa suddividersi bene e in modo funzionale i compiti (anche se Tex e Kit Carson hanno un ruolo decisivo nel punire Billings e nel ridurlo quasi a polpette nel primo incontro fatto "come si deve"...). Bellissime le scene di caccia rese necessarie dall'imperativo di procurare del cibo alla comunità che sta per morire di fame (lo spunto dell'avidità dei "bianchi" è qui reso in maniera molto valida, con un progetto subdolo e che viene smascherato per puro caso, ma che altrimenti avrebbe avuto un'efficacia indubbia, complici isolamento e condizioni climatiche avverse). Una storia con un ritmo intenso (riusciranno i soccorsi ad arrivare in tempo? Chiaro che è un interrogativo che può apparire ingenuo, ma quando la lessi per la prima volta, l'esito non era scontato...), appassionante, con un finale classico, con una nemesi che coglie il colpevole in modo forse un po'  teatrale e preannunciato ma per nulla forzato. D'accordo, gli avversari nell'insieme non si rivelano irresistibili, ma nemmeno dei completi incapaci. Di scontri a fuoco ce ne sono tanti e comunque Tex e soci devono faticare non poco durante i vari albi in cui la storia si dipana. Per me un'ottima storia, che rileggo ancora molto volentieri e che trovo ben orchestrata, nel tipico stile di GL Bonelli, che sa mixare avventura, intraprendenza e decisione in maniera sapiente, facendo sognare ma senza forzare la mano al lettore in maniera arbitraria.

    • +1 1
  11. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

    No, le vespe le ha messo uno che fa il "furbo", anche se di solito si chiama con un  altro nome.

     

    Aristofane? 😜

  12. Se si fanno tanto le pulci alle gambe di Tex (e alle sue proporzioni rispetto al resto del corpo), allora che dire delle dimensioni dei cavalli disegnati da Sejas?
    Il soldato a cavallo che invita i suoi commilitoni a gettare di sella Kit è alto quanto il cavallino che monta (se non di più), il che mi sembra davvero poco realistico e maggiormente fastidioso rispetto alla copertina di VIlla...

    Anche l'equino montato da Kit (complice la prospettiva) sembra quasi un cavallino da luna park...

    Comunque, penso che l'interesse della storia starà in ben altre componenti che questi dettagli minimi.

  13. Rileggendo l'albo n. 9 ("L'ultima battaglia") ho notato un paio di dettagli che mi hanno fatto tornare in mente alcuni passaggi della discussione che si è avviata e protratta a lungo in questa sezione del forum.

    Nell'avventura che chiude l'albo, Tex e Tiger si dirigono verso i monti Gila. Qui per caso assistono ad una cerimonia in "onore" del dio Puma e Tex interviene in favore di una donnna Yaqui (Minoba), vittima di un evidente raggiro.

    Insomma, qualche vignetta dopo il perfido stregone Toba cerca di uccidere Tex per vendicarsi della sua interferenza. Ma la prima freccia che scaglia (presumibilmente letale) non raggiunge il bersaglio solo perché Dinamite vede un provvidenziale lucertolone sul suo cammino e compie un imprevisto scarto, salvando il suo padrone. Quindi, chi si lamenta dei gatti che compaiono all'improvviso in un vicolo e consentono a Tex di salvarsi, dovrebbero pure ricordarsi di questo antecedente che permette a Tex, senza suo "merito", di scamparla.

    Poco oltre, Toba prosegue nei suoi piani criminali, uccidendo il capo del villaggio, Nube Gialla. Nella successiva cerimonia, volta ad "individuare il colpevole", Tex minaccia di intervenire se lo stregone dovesse incriminare Tiger. Qui si apre un dialogo (che, viene precisato, nessuno degli Yaqui presenti è in grado di intendere) e Toba racconta a Tex la storiellina che chiuderà questo rito senza indicare alcun reo e chiede a Tex di andarsene dal villaggio perché lui sospenderà i suoi precedenti comportamenti. E Tex, chiaramente consapevole che proprio lo stregone è il responsabile della morte del capo tribù, che fa? Prende per buone quelle parole, dicendo che in fondo Toba ha raggiunto il suo scopo ("è  un ciarlatano, ma non si può negare che abbia il senso della diplomazia") e, di fronte ai dubbi di Tiger, lo rassicura brevemente. Tiger obietta di nuovo che Toba ha lingua di serpente e Tex si limita ad abbozzare un: "lo pensi davvero?". Dopo di che i due ripartono e alla fine cadono vittima di un agguato organizzato appositamente da Toba, che cattura i due pards.

    Insomma, dove va a finire qui la lungimiranza/infallibilità di Tex nel giudicare le persone? E il suo senso di giustizia (dal momento che tollera che una persona che si è macchiata di non lievi delitti possa rimanere non solo impunita, ma addirittura possa esercitare senza più freni la sua autorità su un intero villaggio)? Non fa qui una figura da "piccione"?

    Ho citato questi elementi perché mi pare che a Nizzi siano state rimproverate in abbondanza ingenuità e incoerenze di questo tipo (da cui forse nemmeno GL Bonelli era del tutto immune).

    Certo, per concludere, a mio discutibile avviso queste stonature sono tali, ma forse sono anche inevitabili. Il problema è quello della misura: cadute di tono e qualche leggerezza narrativa penso che si possano ritrovare anche in altri episodi scritti dal "padre di Tex", a voler cercare con minuziosa attenzione questi dati, ma di certo non eliminano il piacere della lettura né fanno cadere la forza della creazione che ha portato tutti ad appassionarsi di Tex. Quando questi "incidenti di percorso" diventano troppo frequenti, allora disturbano in modo maggiore - e in effetti, credo che Nizzi  sia caduto in questa situazione con una certa abbondanza, almeno in alcuni periodi del suo gravosissimo compito di scrivere Tex. Perché, a mio avviso, è un impegno notevolissimo ed estremamente difficile, senz'altro più oggi che all'inizio (anche perché ci sono lettori molto più smaliziati ed esigenti), per cui chi lo fa merita certo qualche eventuale critica circostanziata, ma anche un sostanziale rispetto.

  14. Certo!

    Ma era solo per sottolineare che in effetti Dinamite, fin dalla sua primissima apparizione, è presentato come un cavallo assolutamente fuori dalla norma (chiaramente degno complemento di un uomo che è descritto con capacità eccezionali). Quindi, personalmente, quella licenza narrativa che fa assumere al cavallo comportamenti così particolari, capace di avvertire il suo "padrone" dell'arrivo di altri uomini a cavallo (e portatori di una potenziale minaccia) e quindi in grado di assumere una posa da cavallo prossimo a stramazzare per indurre in una falsa sicurezza gli inseguitori di Tex, non mi disturba (anche se razionalmente ci si può rendere conto della forzatura).

    D'altronde Tex è anche questo: e in effetti i fratelli Dalton (nell'albo n. 9) non potrebbero certo prevedere che un cavallo sia in grado di scavare con i suoi zoccoli la buca nella quale Tex è stato ficcato nel deserto, consentendogli poi di fuggire da quella trappola mortale... Ma questa è una licenza narrativa di GL Bonelli - che se ne è concesse parecchie, non solo a proposito di Dinamite: questo non ne diminuisce, a mio avviso, il valore.

  15. 28 minuti fa, navajo warrior dice:

    Il cavallo, va bene è un campione, è veloce, può anche avere un certo istinto. Ma non esageriamo, prima fa la guardia, poi recita la parte. Almeno ditelo che era un cavallo da circo.

    In effetti, in un certo senso hai proprio centrato quell'elemento! 😅
    Se ti vai a rileggere il Tex n. 84 ("Il re del rodeo"), inizialmente il cavallo Dinamite apparteneva ai fratelli Corlis, i proprietari di un circo in cui Tex trova lavoro per qualche tempo. A dire il vero, quel cavallo era ancora totalmente indomito e solo l'abilità di Tex riesce a placarne le tendenze selvagge, ma l'ambiente del circo in qualche modo Dinamite l'ha davvero frequentato! 

  16. Bell'avvio di storia!
    Si intuisce che ci sarà molto da sviluppare negli altri albi.

    POSSIBILE SPOILER

     

     

    La vicenda affronta un nodo quanto mai intrigante per i lettori di Tex, che deve vedersela con suoi "futuri colleghi" caparbi e che non intendono mai mollare l'osso. Insomma, un Tex che quasi deve lottare contro una versione "speculare" di quello che sarà lui nella maturità (anche un po' prima, a dire il vero), anche se lui avrà delle connotazioni di intuizione nel comprendere il vero valore degli uomini maggiore rispetto ai suoi attuali inseguitori .

    Al momento, la figura di Carswell appare quanto mai sfuggente (a parte la bombetta, di lui si coglie ben poco, se non appunto l'estrema determinazione). Di sicuro, noi possiamo sorridere un poco degli assistenti piuttosto ingenui che l'agente federale sembra impiegare, cui fa invece da contraltare a pro' di Tex un Dinamite che figura come un vero mattatore... Ma forse il lato più interessante è il chiarissimo senso di giustizia e l'incapacità di scendere a compromessi da parte di Tex, anche a costo di doversi sobbarcare nuovi sacrifici e sempre nuovi spostamenti.

    Molto gradevole l'intermezzo con la bella e seducente messicana Anita, personaggio decisamente intrigante: dapprima sembra un po' scontrosa, ma al momento opportuno si dà decisamente da fare, ricorrendo a quanto pare a tutte le sue notevoli armi per poter permettere al giovane texano di fuggire con maggiore agio.

    Chissà se sarà destinata a farsi rivedere? In fondo, nell'andarsene Tex, per la fretta, non l'ha nemmeno ringraziata come si deve... 😜

  17. Scusate se mi inserisco in una discussione che, da Nizzi, è passata ad argomenti impegnativi, ma forse affrontati (a mio discutibilissimo avviso) con una contrapposizione un pizzico esagerata.

    Per stemperare un poco il clima (e premesso che non sono un lettore di Zagor), mi domando però che cosa possa contenere il prossimo numero in edicola dato che esso reca l'inquietante titolo "L'ebano e l'avorio" 😂

  18. Anch'io penso che traspaia una sostanziale positività, pur in mezzo a molti errori, di Parkman (e una certa simpatia di chi ha scritto la storia nei suoi confronti). Oltretutto, nel finale il sopravvissuto Parkman proclama esplicitamente, senza alcun tono trionfalistico, ma con umiltà, una sua richiesta: quella di ripartire da capo, proprio nell'esercito, ma rifacendo la gavetta da soldato semplice (e continuando a nutrire dubbi sul fatto di poterne essere degno).

    Non lo vedo come una forma di "buonismo", ma una realistica scelta di una persona che ha avuto modo, in rapporto alle ultime esperienze vissute, di rendersi conto dei suoi errori e che li ammette senza finzioni; dopo di che,  esprime la volontà di intraprendere una sorta di seconda vita. Del resto, pochissime vignette prima di lui, anche Goyaklee (personaggio a propria volta tormentato) chiede ed ottiene di poter rientrare nell'esercito.

    Si potrebbero citare altri personaggi cui viene data, nelle storie di Tex, una "seconda possibilità" e questo elemento narrativo per me non disturba, anche se va gestito in modo attento. Ma mi pare che qui ci siano tutte le componenti per renderlo credibile.

    • +1 1
  19. <span style="color:red;">4 ore fa</span>, Diablero dice:

     

    Concordo. Guardate anche solo le espressioni a pagina 67. È ovvio che sta facendo finta, e Tex lo sa benissimo.

     

    "vuoi un fazzoletto per piangerci dentro?"

    "tienilo pure, Caino, Ti servirà per nascondervi vergogna e rimorsi, quando mi avrai visto sparire per sempre fra le rapide del Colorado!"

    "Il che non potrà accadere, Fratello."

    "E perché mai?"

    "Hai dimenticato di avermi raccontato che una vecchia zingara ti ha predetto che saresti morto di vecchiaia?"

    "Ma quella bruja non immaginava che amici infidi mi avrebbero trascinato in un guaio del genere!"

     

    Questo non è un dialogo fra una persona davvero spaventata e qualcuno che cerchi di rassicurarlo. Se Carson fosse davvero spaventato non ci farebbe battute sopra. Fa la commedia, fa il pessimista per prendere in giro Tex e Tex a sua volta prende in giro lui, ma nota che nessuno dei due ha il minimo dubbio che Carson si possa davvero tirare indietro.

     

    Notare che Carson è DAVVERO preoccupato, qualche pagina dopo, quando si trovano con più calma davanti ad un caffè, e discute più seriamente con Tex sull'opportunità di seguire quella strada, ma all'insinuazione di Kit si arrabbia subito.  Cosa noto?

    1) Che Carson si becca le battute di Tex tutto il giorno senza fare una piega, anzi ribatte colpo su colpo. Sono due vecchi amici di tante battaglie che ne hanno viste tante insieme, sempre sfottendosi a vicenda. Ma quando lo fa Kit... Carson reagisce diversamente. Kit è ancora un ragazzino, che cerca di imitare suo padre, anche negli sfottò a Carson. Ma lui non è Tex, e Carson non accetta da lui le battute che accetta da Tex.

    Sono piccoli dettagli, che sfuggono magari ad una prima lettura, che fanno capire quanto fossero "veri" questi personaggi per GLBonelli, e come li conoscesse come il palmo delle sue mani

    2) Che nel momento in cui Carson sta davvero discutendo con Tex dell'opportunità di scendere il fiume, lo fa con tutto un altro tono. Le geremiadi e il pessimismo sono per le battute scherzose, ma in quelle due-tre vignette in cui fa presenti a Tex i pericoli reali, è serio e calmo.

    Poi, una volta rassicurato da Tex... ricomincia con la commedia!

     

    Un altro dettaglio significativo a pagina 83-85. Carson come sempre fa la commedia del poveretto costretto a fare faticacce dal suo pard schiavista, ma stavolta anche Tex è d'accordo con lui e dice che passeranno la notte a Lees Ferry. Ma lì incontrano proprio il capo del piccolo villaggio che stanno cercando, che gli propone di ripartire subito con lui. Che dice Carson? "Sarebbe tempo guadagnato, se si deve arrivare a quel posto con una certa fretta"

     

    Quando nelle storie di altri autori si vede Carson che vuole mangiare bistecche o dormire in un letto a costo di perdere tempo, appare subito chiaro che questi autori non conoscono il personaggio. Stanno scimmiottando i soliti scambi di battute fra i pards, ma senza capire come e quando li usava GLBonelli.  Carson fa la parte della povera vittima tartassata quando è già chiaro, anche a Tex, che in realtà fermarsi è la scelta migliore (come all'inizio di questa scena). Ma non rallenta il gruppo a costo di mettere in pericolo altre persone, e qui anzi è lui stesso a dire a Tex che si potrebbe proseguire.

     

    P.S.: Parlando di autori che utilizzano elementi delle storie di Tex senza capirli...  una cosa chiara sin dalla prima storia che ne ha parlato, "Dugan il bandito", è che i bianchi non devono sapere che c'e l'oro nelle terre dei Navajos, e quindi, IN QUELLE STORIE, NESSUNO DEI BANDITI DEVE USCIRNE VIVO. In questa storia viene ribadito dal dialogo fra Tiger e il suo "vice", e anche nel dialogo fra Tex e Carson prima dell'agguato, mentre Carson vuole farli secchi subito, Tex vuole "dargli la possibilità di morire con le armi in pugno". Cioè, LA POSSIBILITÀ DI MORIRE COMBATTENDO, ma assolutamente NON di salvarsi.  La ritrosia di Tex nello sparare a persone che si sono già arrese si vede anche nel metodo che usa alla fine per liberarsi di loro, ma che sia una necessità, ne sono tutti consapevoli.

    Confrontate questa consapevolezza con la faciloneria con cui Nizzi nel numero 500 fa promettere a Tex (a banditi che hanno scoperto lo stesso luogo scoperto dalla Banda Dugan e che hanno profanato la tomba di Lylith)   che chi si arrende "avrà salva la vita", e infatti uno dei banditi viene risparmiato. Ma non è un problema se in penitenziario svelerà a centinaia di assassini il suo segreto, dopotutto Nizzi gli fa dire ad inizio storia che "tutti sanno che c'è l'oro nei monti Navajos"... 🙄

     

     

    Alla sapiente e molto precisa analisi di Diablero, che fa cogliere molto bene quanto sia estremamente difficile riuscire a gestire in modo corretto e rispettoso di tante sottigliezze le figure dei protagonisti di Tex, (e che in effetti GL Bonelli sapeva realizzare con una maestria probabilmente insuperata, non a caso da "creatore"/"padre" di quei personaggi), vorrei solo aggiungere un dettaglio. Il carattere scherzoso e ironico di Carson nei suoi brontolii da consumato commediante viene poi mirabilmente reso anche dall'arte di Ticci, che accompagna quelle battute con una resa del volto accigliato e carico emotivamente di Kit, senza mai cadere però in una dimensione forzata o caricaturale. Ancora una volta, la linea discriminante fra chi sa realizzare una grande opera e chi cerca affannosamente di imitarla, ma di fatto non riesce nel suo intento, è molto fine, ma esiste...

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  20. Voto per Alison Sydor, splendidamente disegnata da Civitelli e certamente una donna sensibile e molto legata a Tex. Difficilissima una ripresa del personaggio, soprattutto senza andare incontro ed esiti tragici (impossibili quelli "romantici"). Ma sarebbe una bella sfida narrativa.

    Mezzo punto per Ah Toy, donna completamente diversa, scaltra e determinata, una mente criminale che di certo non ha messo da parte desideri di rivalsa/vendetta.

    Non ho segnalato Joan Fischer solo perché è un personaggio troppo recente e quindi dubito che possa essere ripresa a breve. Ma mi pare evidente, vista la conclusione di quella storia, che, a prescindere dagli stimoli sempre molto allettanti (tra cui è  difficile scegliere) da proposti da Ymalpas, una riproposizione di quel personaggio avverrà comunque, visti i potenziali notevoli che offre (e considerate le probabili aspettative di molti lettori).

  21. 11 ore fa, Andrea67 dice:

    CACCIA A TIGER JACK

    Gran bella avventura, con un Tiger Jack in solitaria, anche se l’intervento risolutore, alla fine, è di Tex e Carson, i quali, tra l’altro, ci avevano già fatto gioire con una performance iniziale di tutto rispetto. A proposito di ciò, non si può fare a meno di notare come, in tale occasione, i dialoghi dei due pards, quando si mostrano ai rapinatori, sono di quanto più vicino ci sia a quelli GLBonelliani. Splendida anche la location, tra i monti innevati del Wyoming, che rendono più arduo il salvataggio delle donne da parte del pard indiano, e discreti i nemici, anche se vengono eliminati con fin troppa disinvoltura.

    I disegni, pur non negativi, certamente non si lasceranno ricordare per la loro bellezza.

    Voto alla storia: 7,7

    Voto ai disegni: 7

    IL VELENO DELLA ZINGARA

    Piuttosto debole, invece, questa seconda di Ruju, basata tutta sul veleno del titolo, che però non termina di fare l’effetto di cui parla la zingara, visto che il temuto Bill Gunning viene ucciso dalla stessa donna, che lo fa finire sotto le ruote della diligenza. Appena sufficiente, quindi, mentre i disegni sono nella media.

    Voto alla storia: 6

    Voto ai disegni: 7,5

    Sinceramente, il fatto che la bella e determinata Alithia abbia dato il "colpo di grazia" al bandito Gunning non mi pare un'incongruenza nella storia. In effetti, la funzione del veleno sta nello sconvolgere, con un'intensità crescente, le facoltà della persona che ne subisce l'azione - e questo viene mostrato in pieno, con una perdita di lucidità mentale e un'accentuazione del carattere feroce, quasi bestiale, peraltro già presente in Gunning. E poi, noi non sappiamo che cosa di preciso avesse visto nei suoi tarocchi la bella cartomante! 😜 Attendere che il bandito muoia estenuato dal veleno avrebbe magari richiesto chissà quante inutili vignette... Tutto sommato, meglio che venga finito in modo più diretto.

     

    Tornando alla prima storia, concordo nel lodare il fatto che Tiger si presenti non solo maggiormente protagonista, ma anche più loquace (una caduta di tono, qualcuno potrà dire, una delle tante di Nizzi nell'ultima storia nella serie regolare, è la presa in giro di Gros-Jean che lo apostrofa con il termine chiaramente antifrastico "chiacchierone" e riceve per conferma uno striminzito Ugh, che mortifica le capacità di ragionamento e di personalità del Navajo che invece questo Maxi, come peraltro altre storie, è in grado di evidenziare).

    Concordo anche con l'osservazione di Diablero sulla perplessità per la capacità mostrata da Tiger di ammansire gli addestrati cani da guardia, accattivandosi la loro muta benevolenza con un po' di carne secca. E' pur vero che il loro "proprietario" dimostra alla fine di essere una vera carogna e di non essere per nulla attaccato a quegli animali perché non risulta affatto turbato dal pensiero che possano bruciare vivi, ma questo aspetto in uno che già non è uno stinco di santo può pure passare, specie se sta fuggendo per tentare di salvare la sua di pellaccia.

    Per questo, credo che l'inserimento dei cani, sviluppato poi in quel modo, avrebbe potuto anche essere evitato, senza questo "siparietto" ben poco plausibile, tanto non erano proprio un elemento utile alla storia. Per il resto, ho trovato la storia piacevole.

  22. <span style="color:red;">11 ore fa</span>, ymalpas dice:

     

    Questa non dovrebbe essere una tua preoccupazione, lascia agli spumeggianti autori di via Buonarotti immaginare un plausibile scenario adatto al suo ritorno. 

    Ovviamente, hai ragione!

    Tuttavia, volevo solo spiegare perché, pur ritenendo per qualche verso interessante il personaggio di Hanaba, non l'ho nemmeno indicato come "seconda scelta". Certe esclusioni non sono facili... 😝

  23. Voto per PIerre Touissant, magari con una storia ancora illustrata da Civitelli, perché mi pare una figura di investigatore un po' fuori dal comune (e non solo per il colore della pelle!), che ben si adatta a collaborare in maniera efficace con i due (o più?) scatenati pards.

    La preferenza la indico per il simpatico Hodson, gentiluomo senza la puzza sotto il naso e anche abile disegnatore.
    A dire il vero, non mi sarebbe dispiaciuta Hanaba, che era stata presentata nei disegni di Fusco in modo accattivante, ma onestamente non saprei proprio quale tipo di pretesto potrebbe permetterne un nuovo impiego (visto che era stata principalmente una vittima e non un personaggio contraddistinto da particolari iniziative o doti autonome).

  24. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, navajo warrior dice:

    L'allegra diatriba mi sta alleviando questi tristi giorni di clausura.

    Cos'è questo vecchio forum che Valerio nomina ogni tre parole, a cui non partecipava ma che sembra essere al centro dei suoi pensieri (come Nizzi che non gliene frega niente ma che nomina le altre due parole su tre :D)?

    Tornando alla storia, mi è entrata una ulce nell'orecchio e non riesco a toglierla. Forse è una cazzata, ma chissà.

    A pagina 48, vignetta grande in basso, si vede un marinaio della Belle star che si accende una sigaretta, mentre passano Tex, Carson e Pierre. mi pare sia la prima volta (e unica) che si vede un marinaio della nave, almeno fino alla fine dell'albo quando Tex li arma per difendersi dagli Indiani. Perchè proprio lì questo tizio? 

    Più avanti, il giovane pilota corre ad avvertire Tex che la Rupe del Diavolo è vicina e, nel corridoio, cozza contro un marinaio che trasporta delle coperte, tale Eddie (pag. 109). Scenetta inutile che non c'entra niente.

    O no?

    Anch'io avevo notato ad una prima lettura la stranezza del ragazzo che incontrava un altro marinaio e per poco non gli rovinava addosso... Penso anch'io che lo sceneggiatore abbia voluto accentuare la componente di irruenza giovanile - magari per poi sottolineare il contrasto con l'esperto timoniere che però cederà al ricatto dei banditi proprio per preservare la vita di quel ragazzo che ci è stato detto che dovrebbe diventare il suo successore. Magari, invece, si tratta solo di  un dettaglio dettato da un desiderio di rendere un po' più varia una vignetta, esattamente come l'aggiunta di uno specchio o di un arredo specifico nella definizione di una stanza o cabina del battello...

    Ma alla fine, mi chiedo: si sono spesso chiamati in causa Nizzi e i suoi difetti, fra cui l'abuso di quelli che vengono chiamati gli "spiegoni".

    Ma non è che in questo clima di contagio in cui stiamo vivendo, questa sua tendenza ha preso anche i frequentatori di questo forum, per cui ogni minimo dettaglio deve essere spiegato e trovare a tutti i costi una giustificazione? 😝

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