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navajo warrior

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Messaggi pubblicato da navajo warrior

  1. Ok, ok, adesso ho capito.

    Sono due storie un po' così così con il finale affrettato, però molto avvincenti e ben più che sufficienti, grazie ai dialoghi spassosi e i colpi di scena.

    Non oso immaginare i giudizi su una storia appena appena discreta.

    Immagino che per essere insufficiente, una storia di Nizzi deve proprio far cagare di brutto, ma non credo esistano storie del genere, no?

    Sembra evidente che con una storia buona (buona, non eccelsa) Nizzi si merita il Nobel per la letteratura.

    Anche La Rupe del Diavolo poteva essere migliore, con una sessantina di pagine inutili in meno e qualche accorgimento.

  2. <span style="color:red;">9 minuti fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

    Te lo spiego in Due frasi

    1)ho scelto le due storia attentato a Whashington e la miniera del terrore per trovarne due che forse non sono riuscitissime ma a livello di soggetto e trama sono molto avvincenti

    2)Le battute di Carson nelle storie di Nizzi specialmente dal 300 al 400 sono sempre spassosissime

    E per tua norma e regola io non rigiro nessuna frittata e sono molto severo nel giudicare le storie dell'ultimo periodo di Nizzi su Tex

    Storie di Un autore  stanco ma secondo me quasi tutte sono nella sufficienza

    Scusa bello, ma se questa è chiarezza....

     

  3. Tex giudica gli uomini e ci azzecca sempre.

    se pensa che il biondino è una vittima del sistema, lo lascia andare, anzi, va a cercare chi lo ha incolpato.

    se pensa che è un ruba galline da quattro soldi, gli fa fare un giro a pedate nel culo.

    se pensa che è un assassino, non lo scarrozza in giro, gli salda il conto, punto.

    Tex non va dal giudice. Il giudice è lui. Questo è Tex.

    • +1 2
  4. <span style="color:red;">2 ore fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

    No carissimo Nizzi dal suo primissimo esordio su Tex fino al 400 ha fatto al massimo due storie non riuscitissime anche se molto al di sopra della sufficienza

    Ti parlo di Attentato a Whashington e La Miniera del Terrore che pur non essendo riuscitissime hanno molti colpi di scena

    Ripeto per cho è anti Nizzi quelle annate non le nomina per comodo

     

    <span style="color:red;">15 minuti fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

    Si ma in alcuni Forum dicono che non sia perfettamente riuscita

    Anche per me ha bei dialoghi e batute come anche ne La Miniera del Terrore anche li è pieno di dialoghi davvero spassosi

    Si lo penso anche io

    A me piacciono tutte e due e in quelle due storie Carson è spassosissimo e non macchietta come direbbe qualcuno

    non è che ci ho capito molto....

    per lo meno, diablero quando dice che una storia non gli piace, non rigira la frittata a seconda di come tira il vento

  5. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

    La parte finale della storia Il Marchio di Satana ricordate come Tex e Carson fanno la figura dei polli attirati in una trappola e poi Padre Krandall fa scattare una trappola altra storia di Bonelli padre meditate

    Altra figura da pollo gliela fa fare nolitta Col Colonnello Whatson che rompe sulla testa dura di Tex una bottiglia di buon Whisky

    Prima di scrivere frasi a vanvera leggetevi qualche avventura di Bonelli Padre

     

     

     

     

     

    Bè Valerio,, a dire il vero, Tex nasce un po' pollo, basta vedere come si fa giuggiolare da Coffin due volte già nel Totem Misterioso. Ma almeno lì era distratto da un paio di lunghissime gambe... non dormiva della grossa come ultimamente

  6. con il passaggio della discussione in questa sezione si è perso un mio intervento.

    dal momento che qui si parla dell'opportunità o meno di lasciar dire a Tex la parola negro o di fargli ammazzare animali a destra e sinistra. non c'è NESSUNO che dica nemmeno 'ah' sulle continue stragi di Nativi americani perpetuate nel fumetto, spesso per mano dello stesso Tex che non dice più negro ma intanto stermina Yaqui e (credo sarà così nel prossimo mensile) Piedi Neri senza che nessuno dica niente.

  7. Ormai Tex è questo guai a sgarrare sulla morale o il politicamente scorretto.

    Tiger ammansisce cani ferocissimi, pur di non ammazzarli (... come cani), la ragazza fugge dalla finestra PRIMA di essere violentata, in Tex Willer ci sono belle ragazze prigioniere in ogni albo o quasi, e non una viene sfiorata....

    In tempi ben più duri, GLB accennava senza tanti fronzoli al tentativo di violenza sessuale nei confronti della giornalista in Uno Contro Venti (mi pare), i pards facevano strage di lupi in Diablero e Tiger ammazzava a sangue freddo il rinnegato indiano in El Muerto.

    I tempi cambiano, in meglio o in peggio, boh.

    Sull'ultimo Tex mensile c'è la pubblicità del volume dedicato a Sulle Piste del Nord (coincidenza?). Sono andato a rileggere quella storia.

    Altra roba.

     

  8. Ho letto le disquisizioni sull'altra discussione e giustamente scrivo qui il mio commento sull'albo, che è il posto giusto.

    Ormai sapete che io mi inalbero a leggere cazzate sui Nativi americani.

    Boselli... Boselli...

    Ne avessi azzeccata una.

    Cosa avevi mangiato quella sera che ti è venuta fuori questa cagata pazzesca?

  9. Io trovo che ultimamente ci sia un po' di superficialità nei disegni di Tex, in qualsivoglia serie.

    Le differenze di volto e abito di Tex giovane (cappello, casacca, posizione del fazzoletto in scene consecutive) sono palesi.

    Nell'ultimo Tex mensile c'è il doppione della stessa vignetta, e altre vignette sono molto simili.

    Nel maxi Tex, la storia della zingara, si vede per esempio la fasciatura del bandito protagonista che una volta va da sinistra a destra e nella vignetta dopo è al contrario, per tornare differente nella successiva.

    E poi cisono disegnatori che con Tex non c'entrano niente, vedi appunto l'ultimo maxi Tex. Diciamo la verità, entrambi fanno cagare.

    E non sto lì a spulciare tutto...

  10. <span style="color:red;">57 minuti fa</span>, Dix Leroy dice:

     

    Molte delle sequenze di cui i nostri amici si lamentano con insolito fervore sono proprio questo: 

    diversivi e inceppamenti per far durare la storia il più possibile, perché è questo che i lettori vogliono (e a tanti

    due albi sembrano troppo pochi). Ma temo che ora le esigenze dei lettori cambieranno e non mi meraviglierei

    affatto che tra qualche tempo anche Tex diventerà di 64 pagine con all'interno una storia completa.

    Personalmente non ho nulla in contrario su una storia di 64 pagine, due albi o quattro albi e mezzo, l'importante è che sia una storia scritta bene. E scritta bene non vuol dire che deve piacermi per forza, ma che abbia una sua continuità, o linearità, chiamala come vuoi. Perchè questa storia deve durare per forza due albi se lo sceneggiatore non è in grado di svilupparla decentemente su cotanto numero di pagime?  Fai una storia di 80 pagine e morta lì, se poi a Navajo Warrior non piace, son gusti suoi, a Dix piace, bene così, ognuno ha le proprie preferenze.

     

    <span style="color:red;">52 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

    io non credo che Nizzi l' abbia fatto per i due albi: e' proprio il suo modo di raccontare, lo faceva anche sulle storie di un albo di Raider

    e poi, anche se fosse... cosa importa se sono inutili alla trama? l' importante e' che siano ben sceneggiate

    Guarda l'ultimo lavoro di Nizzi, quello di Mezcali. Che la storia sia piaciuta o no, non importa. Io ne ho fatto qualche critica, ma non l'ho stroncata al 100%. Ma non è questo il punto.

    Quella è una storia onesta, con tutti i difetti che vuoi ma vale le sue 218 pagine. Potevano essere sono 210 o 200? Ok, va bene, non sono un fondamentalista ermetico, mi sembra palese dalle lunghe trasgressioni che faccio a mia volta nei commenti. Almeno lì non c'erano quintalate di tappabuchi come in quest'ultima storia. Il fatto è che a Nizzi e ad altri autori è chiesto di fare storie lunghe due albi e se non ci arrivano devono riempire gli spazi con qualsiasi amenità.

    Se poi a te tre pagine di uno attaccato a un tronco sembra una sceneggiatura coi fiocchi, come detto prima è questione di gusti.

    <span style="color:red;">1 minuto fa</span>, San Antonio Spurs dice:

     del resto io sono quel sempliciotto che nota quasi solo la chiappa di Tenera Betulla.

    Bè, in questo siamo d'accordo, qualcosa di buono questa storia ce la lascerà, a priori.

  11. Non è questioni di digressioni, è di come sono usate.

    in un post per un'altra storia ho espresso il mio stupore sulla regola degli albi secchi per iniziare e finire una storia, cosa che per me è totalmente inutile. Per far sì che ciò accada, si sprecano diciannove pagine che potrebbero essere usate meglio per spiegare una storia che ne bastavano tre o quattro.  In questo albo abbiamo una decina di vignette con Bastien svenuto su un tronco in mezzo al fiume, Gros Jean impiega due pagine a tirarlo fuori dall'acqua, Tex e i pards salgono un gradino alla volta di tutte le scale del piroscafo in questo albo.

    Qualcuno dice che le storie di Tex in un solo albo  non hanno mordente, ma se togliamo le vignette inutili di questa storia, alla fine il succo si concentra in 30 pagine.

    O no?

     

  12. Di solito aspetto la fine del mese, quando più o meno tutti hanno letto l’albo.

    Questa volta, prima che lo comprassi io era già saltato fuori un putiferio, perciò tanto vale aspettare.

    Nel rispetto di chi non ha ancora letto  e che magari aspetta anche il secondo albo per farlo

     

    Questo testo contiene SPOILER eneitnoc otset otseuQ

     

    La Rupe del Diavolo

     

     

    PROLOGO: Edmonton, Alberta, Canada.

     

    Fin dagli inizi, Edmonton, Alberta, fu terra di competizione.

    Nel 1795, la North West Company costruì la prima stazione commerciale, chiamata Fort Augustus. L’anno dopo, i rivali della Hudson Bay Company costruirono Edmonton House, a un tiro di schioppo. Edmonton (La Città di Edmund) era la cittadina inglese dalla quale provenivano due capoccia della Compagnia. Entrambi i fortini furono spostati qua e là più volte, poi nel 1821, la NWC fu assorbita dalla HBC e Fort Augustus cadde in disuso. Edmonton House diventò Fort Edmonton e, dal 1830, dominò quel tratto del fiume North Saskatchewan dall’altura sopra Rossland Flat. I primi coloni misero piede attorno al forte negli anni ’70 ma il primo vero paesotto sorse solo nel 1885. La città di Edmonton nacque ufficialmente nel 1894. Il primo battello munito di pale, il Northcote (che apparteneva alla HBC), giunse a Fort Edmonton nell’estate del 1875. Negli anni seguenti si effettuarono un paio di viaggi all’anno, se le condizioni del North Saskatchewan lo permettevano. Nel 1891, prima che fosse fondata la città, la ferrovia arrivò da Calgary e la navigazione fino a quelle latitudini perse ogni convenienza.

     

    Mettetevi comodi, il teatro è aperto, posti ce ne sono e le luci si spengono.

    Si alzi il sipario.

     

    PRIMA PARTE

     

    Atto primo

    Compagni di Merenda

    A bordo di un piroscafo che neanche a New Orleans, Mister Jackson intrattiene un gruppo di amici ed espone il problema che attanaglia la sua povera condizione di monopolista del traffico fluviale nella ridente cittadina a miliardi di chilometri dal più vicino posto civile nel non certo civilissimo Canada della fine del XIX secolo.

    Un suo ex dipendente, il giovane Pierre Corbeau, ha ricevuto una cospicua eredità e con i soldi ha fondato una compagnia per conto suo, entrando in aperta concorrenza. Jackson teme che il giovinastro possa ingrandirsi troppo e rompergli le uova nel paniere, perciò è deciso a tagliargli le gambe prima che impari a correre. I quattro tizi con lui hanno il compito di ideare un piano per sabotare il primo viaggio del battello di Corbeau, la Belle Star. Il Guercio, tipo pratico e senza tanti fronzoli, se ne esce papale papale con l’idea più logica e pratica: un bel BOOOM e morta lì. Noo nooo, dice Jackson, deve essere un lavoro pulito che distolga da lui l’attenzione. ‘il battello dovrà finire in fondo al fiume e non essere ritrovato mai più’. Ma scusa, visto il piano che sarà poi organizzato, quale sistema più pratico e spiccio di una bella carica di dinamite? Boh, misteri delle sceneggiature.

    La parola d’ordine è: nessuno deve sospettare l’ingerenza della compagnia di Jackson.....

    Nessuno deve sospettare l’ingerenza..? nessuno deve sospettare..? nessuno...?

     

    Guff-aw-haw har-arh-de-ahr

    (sguaiate e crasse risate del pubblico pagante)

     

    Un po’ Al Swearengen di Deadwood, un po’ Ringo Starr dei bei tempi beat, il buon Jackson è un elegantone dalla lunga chioma alla Wild Bill Hickock, sigarone in bocca e giusta cattiveria. 

    Henry è un nome adespota e deriva del germanico Haimarīks (Heimrich o Heimirich), cioè ‘dominatore, possente in patria’. Nome azzeccato quindi per il buon battelliere. Il nome giunse in Inghilterra come Henry attraverso il francese d’oil Henri, dall’antico franco Heimeric o Ermerijc, derivato dal germanico. Da tutte le parti, il nome fu uno dei preferiti per i monarchi.

    Jackson è il figlio di Jack, che poi è un’alternativa di John che vuol dire Uomo.

    Non so se è stato fatto apposta, ma il cattivone in pratica è il Figlio dell’Uomo Dominatore a Casa Sua.

    Per ora, i quattro tizi in compagnia di Jackson restano nell’anonimato.

    Volevo chiamarli i Jackson 5ive, ma non credo siano parenti tra loro come quelli là...

     

     

    Atto secondo

    ‘plin plon’... Calgary, Stazione di Calgary’, Capolinea, Scendere Prego...

    Venti giorni son passati. Un treno arriva sbuffando alla stazione di Calgary, Alberta, simpatica cittadina colonizzata non prima del 1873 e stazione della North West Mounted Police dal 1875, chiamata Fort Calgary l’anno successivo, in onore di una località sopra un’isoletta sperduta in Scozia. Il nome deriva forse da un antico idioma vikingo e significa Giardino Freddo. La ferrovia vi giunse nel 1883 e la cittadina si sviluppò attorno ad essa.

    Nota a margine: da due anni, Calgary è eletta come la città più vivibile del Nord America. Per forza, è la città più ‘guidabile’ al mondo e, ancora meglio, quella con il maggior numero di milionari per numero di abitanti.

     

    Il buon Gros Jean attende sulla banchina l’arrivo della fischiettante caffettiera, dalla quale scendono Tex Willer e Kit Carson. Tex è in modalità ‘nella vecchia fattoria ia ia ooo’ perchè oltre al vecchio cammello adesso ha pure il vecchio bisonte.

    Saluti non molto calorosi a dire il vero, una semplice stretta di mano con Tex (che, secondo me, è Reagan sputato nei vecchi film) e l’altolà di Carson che non vuole essere stritolato dal trapper. Due battute e già e chiaro che i due andranno avanti a stuzzicarsi per il resto della storia. Ah, ci sono anche Piccolo Falco e Tiger Jack, nel frequente ruolo di garzoni. Nelle due vignette dove salutano Gros Jean, i due sono fantastici. Kit sembra il Tintin di Hergé o l’Alfa Alfa delle Simpatiche Canaglie, mentre Tiger... bè, Tiger... oooh, che carino con quei capelli luuunghi, quella penna in testa, awww...

    L’allegra compagnia se ne va al ristorante (ti pareva), due pagine per raccontare la più inutile spiegazione della storia di Tex dai tempi del Rainbown Canyon. Chi se ne frega di dove viene il cuoco? E il fatto di essere un mezzo delinquente, ne accresce forse il carisma? E poi, ditelo a quelli di Mister Scef che basta stare in cella con un cuoco per diventare il nuovo Gracchio o Cavaturacciolo.

    La scenetta di Hercule Poirot che cerca di sbolognare le lumache a Carson è anche simpatica, ma a pag 17 abbiamo già sdoganato quattro luoghi comuni della saga texiana: il riccone che prezzola i suoi sicari per sbarazzarsi di un rivale con piani cervellotici, l’allergia di Carson per i treni, il monotono menù a base di bistecche e patatine fritte e, dulcis in fundo, l’eterno conflitto tra il povero Capelli d’Argento e i giochetti scherzosi dei pards.

     

    (risatine di circostanza e primi timidi lanci di insalata e altri ortaggi da parte del pubblico pagante)

     

    Nome azzeccato per il periodo attuale, Pascal deriva dal latino paschalis o pashalis, Relativo alla Pasqua. In latino e greco, la celebrazione Cristiana è chiamata Pascha o Πάσχα, una parola derivata dall’aramaico פסחא (Paskha) e dall’ebraico פֶּסַח (Pesach). In origine, era la festività giudaica del Passaggio che commemorava l’esodo dalla schiavitù in Egitto e solo in seguito i Cristiani la trasformavano nella resurrezione di Cristo. Per gli Ortodossi, Pascha è il nome stesso di Gesù, soprattutto dopo la ressurrezione.

     

    Atto terzo

    Trecento Chilometri di Passione (tanto per restare in tema pasquale)

    Dopo pranzo, la combriccola salta a cavallo in direzione Edmonton, 280 chilometri di distanza in linea d’aria, 290 seguendo l’attuale Hwy #2 e certamente qualcuno in più viaggiando a cavallo e guadando fiumi. Ci manca poco che l’autore ce li fa fare tutti anche a noi ‘sti 300 km.

    19 (DICIANNOVE) pagine di spiegazioni, sciorinate da Gros Jean tra un guado, una foresta, un bivacco, una pianura. E di queste 19 pagine, otto sono dedicate all’odissea di Bastien, lo zio di Corbeau, che ha trovato l’oro, poi s’è quasi ammazzato sulla via per la gloria, poi ha visto un tronco e vi si è aggrappato, poi arriva (guarda un po’) proprio dove il vecchio compare Gros Jean sta tubando con quel gran pezzo di Betulla, in mezzo a milioni di chilometri quadrati di foreste e pianure, e poi muore ma chiede all’amico di dare l’oro al nipote che nemmeno conosce. E va bè, al mondo c’è anche gente onesta.

    Kit Willer e Tiger Jack si sciroppano racconto e polvere degli altre tre, sempre dietro.

    C’è poi la scena del bivacco, dove Gros Jean racconta del giovane Pierre Corbeau, di quanto è un bravo ragazzo ingenuo come un fanciullo, della spiata che gli ha messo la pulce nell’orecchio, bla bla bla.

    Due animali che non si capisce bene cosa sono pascolano a dieci metri dal quintetto. Dovrebbero essere cerbiatti, visto il mantello pomellato, ma sono grossi come vitelli.

    Carson è più petulante di una vecchia suocera. L’ho pensato prima che lo dicesse Tex. Fa il caffè solo se qualcuno accende il fuoco, non si muove di lì se qualcuno non lava il pentolino. Kit obbedisce, bravo ragazzo.

    Non mi viene neanche in mente di cercare il significato di Bastien, non preoccupatevi.

    A dire il vero, queste pagine mi hanno un po’ mandato il latte alle ginocchia. Pagina 36 e non è successo niente, niente di niente.

    È mai possibile che a oltre un terzo di un Tex nel 2020 l’unica cosa godibile sono le gambe, la boccuccia e una mezza chiappa di Tenera Betulla?

     

    (fischi libidinosi da parte degli spettatori paganti, ma quelli che hanno già dato in quel senso rischiano di addormentarsi)

     

    Blackfoot, Piede Nero.

    È la traduzione del nome che questo popolo usa per definirsi, siksikáwa (Quelli dal Piede Nero) o siksikáíkoana (Uomini dal Piede Nero). I primi viaggiatori francofoni udirono il nome dalla bocca dei Cree des Bois, kaskite·waθasit (Persone con le Suole Nere) e cominciarono a chamarli Pieds Noirs.

    Facevano parte di una alleanza di popoli che parlavano un linguaggio comune e che si definiva saokí·tapi·ksi (Popolo della Prateria) o meno frequentemente ni·tsí'poiwa (Popolo che Parla la Stessa Lingua). Oltre ai siksikáwa, vi facevano parte i ká·ína·wa (Molti Capi) o káínaikoana (Uomini dei Molti Capi) e i pi·'kániwa o pi·káni·koana (Uomini dei pi·káni). Di quest’ultima Nazione non si conosce l’esatta traduzione del nome, benchè le tradizioni popolari dicono che significa Vestiti Male o Abiti Sporchi, ma non ci sono corrispondenze linguistiche. Le tre Nazioni cacciavano il bisonte in un vasto territorio dal Marias River nel Montana a Sud fino al North Saskatchewan River nell’Alberta a Nord e tra le pendici delle Rockies a Ovest fino alle Cypress Hill e la confluenza tra il South Saskatchewan River e il Red Deer River a Est, sull’attuale confine tra Alberta e Saslkatchewan. Le diverse bande delle tre divisioni vagavano senza confini in tutto il territorio, ma in generale i siksikáwa svernavano nelle regioni settentrionali, lungo il corso superiore dei fiumi Bow, Red Deer e Battle. I ká·ína·wa svernavano lungo i fiumi Belly e St. Marys, nell’Alberta sudoccidentale, mentre i pi·'kániwa si dividevano in due fazioni, una lungo l’Oldman River nell’Alberta sudoccidentale e l’altra sul corso superiore del Milk River nel Montana.

    Nel XVIII secolo, gli uomini delle compagnie delle pellicce entrarono in contatto soprattutto con i siksikáwa, per cui il nome Pieds Noirs fu esteso alle tre Nazioni, tradotto in Blackfeet dagli anglofoni.

    Per le ragioni misteriose che solo i confini tra le nazioni civili sanno creare, in Canada si usa oggi il nome Blackfoot o Siksika per i membri della Nazione siksikáwa, mentre i ká·ína·wa sono noti come Kainai o Blood e i pi·'kániwa come Peigan, ognuno come First Nation indipendente e con le proprie riserve. Negli Usa, le tre divisioni sono unite nella stessa tribù e riserva (ma la maggior parte sono Piegan, notare la dizione diversa del nome) e sono chiamate collettivamente Blackfeet.

     

     

    Atto quarto

    La Quiete Prima della Tempesta (o almeno speriamo che prima o poi scoppi)

    I gruppetto arriva a Edmonton e fanno un giro al porto dove c’è il transatlantico di Jackson, poi si avvicinano ad una bagnarola più consona al luogo, con la quale raggiungeranno Rose Falls, la cittadina dove vive ed opera il giovane Pierre.

    Botta e risposta tra Carson e Kit sui rapporti di forza tra Davide e Golia. Non ho voglia di cercare Davide e Golia ma se insistete la prossima volta che sono nominati lo faccio senz'altro.

    Tex si ritrova davanti alla tana del lupo e non fa assolutamente niente. È diventato garantista che neanche la cricca politica che si rimbalza il potere dalle nostre parti. Ai bei tempi avrebbe per lo meno spiato da un oblò per vedere la faccia dell’avversario, se non proprio buttato giù la porta per cambiargli i connotati e mettere subito le cose in chiaro. Invece, ‘non ha ancora fatto niente’, lasciamolo in pace.

    Poteva almeno fare uno scherzetto, che so, tagliare una fune (pardon, una cima) e lasciare andare il battello alla deriva...

    Nel frattempo, i Jackson 5ive (eh sì, non resisto, li chiamo chiamo così, vafff.... la parentela) sono in riunione, proprio dieci metri più in là dei nostri. I quattro scagnozzi hanno messo a punto un piano che riceve l’entusiasta beneplacito del boss. Ognuno ha il suo compito, all’interno di una strategia ancora piuttosto nebulosa. Sembra di assistere al prologo delle Iene. Ma chi è e che colore ha il vecchio pelato?

    Due giorni dopo, la White River arriva a Rose Falls, un bel paesotto tra le montagne, inesistente sulle mappe. Altra nota a margine, mi sa che a parte Edmonton, Calgary e il Saskatchewan River (che qui è North Saskatchewan), tutte le altre opzioni geografiche sono inventate. Da notare che già gli steamboats facevano fatica ad arrivare a Edmonton un paio di volte l’anno, qui si sale ancora per due giorni su per il fiume ‘dalla corrente rapida’.

    Il giovane Pierre attende sul molo. Gros Jean presenta i pards e naturalmente si scivola sulla culinaria. Altre battute sui peccati di gola di Carson, altra visita al ristorante, altro piatto sdegnosamente aborrito da Carson, altra ordinazione preventiva a base di bistecche.

    Due giorni dopo è fissata la partenza dell’inaugurazione e, per precauzione, Tex decide di dormire a bordo, chiaramente per evitare visite sgradite.

     

    (mormorii da parte del pubblico pagante, comincia a sorgere il dubbio che era meglio anndare a farsi un cicchetto invece di recarsi a teatro)

     

    Pierre Corbeau, Pietro il Corvo.  Era meglio se il biondino si chiamava Pierre la Corne e l'indiano Corbeau, così mi veniva meglio l’accostamento cinematografico. Ma non sveliamo l’arcano e andiamo per gradi.

    Pierre è un nome maschile francese che corrisponde al nostro Pietro, il quale deriva dall’aramaico kefa, trasformato successivamente in kephaas, reso in greco come Πέτρος (Petros) e in latino come Petrus. Il significato è pietra o sasso. Questo nome entrò in voga fin dai tempi che furono, quando Gesù decise che Simone non gli piaceva e disse al discepolo che d’ora in poi si sarebbe chiamato Pietro e su quella pietra avrebbe fondato il suo regno.

    Corbeau è il francese per Corvo (inglese raven, sioux kʰąγí, valtellinese k’órf). Oscuro, lugubre e misterioso, nella cultura occidentale il corvo è spesso associato a messaggi nefasti e infernali. Abituato a nutrirsi di carcasse richiama direttamente l’immagine della morte e dei corpi senza vita. Se studiamo le leggende di altri popoli, dai celtici irlandesi agli Indiani d’America, ecco che il corvo evoca atmosfere potentemente positive e affascinanti, in netto contrasto con il simbolismo dell’Europa cristiana. Per le tribù americane, per esempio, il corvo è in contatto diretto con il Grande Spirito, un tramite potente fra il mondo dei vivi e il regno dei morti.

    Insieme ai gatti, nel medioevo i corvi erano associati alle streghe. Si riteneva, infatti, che i corvi fossero loro diabolici messaggeri e che le spose del Diavolo potessero prendere le sembianze degli uccelli neri in caso di necessità. Uno dei personaggi malvagi più gotici e inquietanti della Disney, la strega Malefica, è sempre accompagnata da un corvo.

    Il corvo compare come simbolo maligno nei trattati di demonologia: il potente Malphas è un Principe dell’Inferno, 39° Demone invocato da Re Salomone e può tramutarsi in corvo; gli Harab sono gli orrendi corvi della morte, spiriti ribelli al servizio di Baal, il Signore dell’Omicidio.

    Il corvo è simbolo sacro di Odino, dio dei Vichinghi. Divinità guerriera e potente, Odino ha due corvi, Huginn e Muninn, che libera al sorgere del Sole perché volino per il mondo. Questi tornano alla sera e si appoggiano sulle spalle del dio, sussurrando le informazioni e i segreti che hanno carpito durante il giorno. Interessante la traduzione dei loro nomi: Huginn vuol dire ‘pensiero’, mentre Muninn significa ‘memoria’. Per l’importanza che questi animali hanno assunto per lui, Odino è detto ‘il Dio Corvo’.

    I corvi sono animali straordinariamente intelligenti. Al pari dell’uomo, dei delfini e degli scimpanzé, sono fra i pochissimi a riconoscere la loro immagine allo specchio e riescono ad elaborare pensieri estremamente elaborati, manipolando strumenti e strutturando strategie per la risoluzione di problemi. Non è un caso che i due corvi di Odino si chiamino Pensiero e Memoria: il loro pensiero, infatti, è estremamente elaborato e sono dotati di un profondo e raro senso del ricordo. Nelle leggende celtiche dell’Irlanda, così come nella mitologia degli Indiani d’America, il Corvo è simbolo di intelligenza estrema e conoscenza profonda.

    Il corvo è simbolo di metamorfosi, trasformazione e passaggio.

    Dal momento che corbeau può anche significare ‘corvino’, questo nome per Pierre è un po’ una presa per il culo, essendo lui un bel biondino...

     

     

    SECONDA PARTE

     

    Atto primo

    Fin che la Barca Va...

    Radioso mattino. Una cospicua folla assiste sul molo di Rose Falls alla partenza del viaggio inaugurale della Belle Star che inizia la sua crociera verso Edmonton con due tweet degni di Matteo Renzi che ne faceva tanti quand’era in sella.

     

    La Belle Star (nome meticcio, belle è francese e star è inglese, come fosse Beautiful Étoile) è uno steamboat (nave a vapore, piroscafo, vapore o vaporetto) con due ruote a pale laterali posteriori. Prima abbiamo visto la White River, battello simile ma con ruota a pale posteriore, mentre la Glory of Alberta di Jackson è mossa da due grandi ruote a pale laterali centrali. Il 90% dei piroscafi fluviali era a pala posteriore.

     

    Tex immagina subito che eventuali sabotatori possono essere saliti sul piroscafo, mescolati ai comuni viaggiatori. Come volevasi dimostrare, una vignetta più in là scopriamo Travis, uno dei Jackson 5ive, confabulare con un tizio barbuto e fissare un appuntamento serale, cui parteciperanno altri infiltrati in incognito.

    Kit, Tiger e Gros Jean tengono gli occhi aperti...

     

    (bis di Guff-aw-haw har-arh-de-ahr da parte del pubblico pagante che già sa che questi non vedranno niente di strano)

     

    ... mentre Pierre il Corvo biondino introduce Tex e Carson alla conoscenza del comandante e del timoniere. Strana presenza in questa vignetta (pag. 48 in basso), dove c’è in primo piano un membro dell’equipaggio che si accende la sigaretta, uno che io definisco losco a prescindere. Non sarà niente, ma ho un certo formicolio... Tra l’altro continua l’inutile sequenza di vignette riempi buchi di cui è farcita la storia, una pagina (cinque disegni, cos’è? Una settimana di lavoro?) per salire una scala.

    Pierre presenta Tex come una celebrità dalle sue parti e il ranger esprime modestia ma sotto sotto gongola come un orsachhiotto con un vasetto di miele tra le zampe. Il capitano Milton ha viaggiato per anni sui grandi fiumi canadesi e americani, compresi Mississippi, Ohio, Yellowtone.... Yellowstone? Mi sembrava una cazzata, ma è vero, i vaporetti navigavano su questo remoto fiume negli anni ’70 e forse prima.

     

    Finalmente ! Cominciavo a pensare che in questo albo fossero bandite le citazioni bibliche dei pards. Va bene, c’era stata l’allusione a Davide e Golia, ma era una battuta estemporanea,  Tex ora nomina uno dei cult della serie, il grande Matusalemme in persona.

    Matusalemme, in ebraico: מְתֿוּשֶלַח/מְתֿוּשָלַח (Məṯûšélaḥ o Methuselah, Uomo della Lancia, o forse La Sua Morte Porterà un Giudizio), era uno dei grandi patriarchi antidiluviani citati nella Genesi. Morto all'età di 969 anni, è l'uomo più longevo citato nella Bibbia e per questo motivo il suo nome è comunemente riferito per antonomasia a qualsiasi essere vivente che raggiunga un'età estremamente avanzata. Per intenderci, a Matusalemme, il Cucco gli fa un baffo.

    Apparteneva alla settima generazione dopo Adamo (ecco perchè Carson sfida Tex a paragonarlo al fratello del primo uomo), discendente di Seth (vedi albo precedente, Duri a Morire). Era figlio di Enoch, colui che fece quattro passi con Dio in persona, poi il Signore si accorse di avergli concesso troppo e allora se lo prese con sè. Quel ragazzino di Noè era suo nipote, cioè Matusalemme era suo nonno. Secondo i più, morì prima del diluvio universale, ma altri pensano che fece in tempo a vedere ritirasi le acque, ma siccome non era sullo steamboat del nipote, non si capisce dove trascorse il periodo del grande pediluvio.

     

    Per il festival della modestia, dopo Tex e il capitano, anche il pilota Sammy si sminuisce e ringrazia l’esperienza più della capacità. Per concedersi una fumata, offre il timone al giovane pupillo Martin, un ragazzino che sta svezzando per cedergli il posto quando si ritirerà. Cento a uno che Sammy non finisce la storia. Ma scommetto che nessuno scommette.

     

    (A-zio-ne! A-zio-ne! Grida il pubblico pagante, battendo i piedi)

     

    Brevemente, Milton è un nome che probabilmente ha le sue radici nell’inglese arcaico Mylentūn, compost di due elementi che portano al significato di Villaggio del Mulino (Mill Town). Meno probabile che sia una contrazione di Middle Town, Villaggio nel Mezzo.

    Sammy è ovviamente il diminutivo e vezzeggiativo di Samuel. Brevemente un paio di ciuffoli. Samuel è il solito pataffione biblico che significa addirittura Il Suo Nome È Dio o Ascolta Dio, dall’ebraico שם האלוהים (Shem HaElohim) o שמע אלוהים (Sh'ma Elohim) e dall’amarico  ሳሙኤል (Samuel). Samuel fu l’ultimo dei giudici del Vecchio Testamento, colui che unse Saul, onorandolo del titolo di Re d’Israele, poi unse anche David (e qui il collegamento con Davide e Golia di cui sopra).

    Martin è un nome teoforico che deriva dal latino Martinus, relativo a Mars (Marte), dio della Guerra, perciò Sacro a Marte. È la stessa etimologia di nomi quali Marco, Marcello o Marzio.

     

     

    Atto secondo

    Corno Rosso non Avrai il Mio Scalpo*

    *ecco perchè Pierre doveva chiamarsi La Corne e lasciare il nome Corbeau all’Indiano. Va bè, Bobby Redford mi perdonerà.

     

    Mentre il vaporetto sbuffa verso valle, il Guercio (che si chiama Dancey) sta arrivando al villaggio dei Siksika di Corno Rosso, con due belle casse di fucili nuovi di zecca. ‘Mi hanno già visto’ dice tra sè. Per forza, è a dieci metri dal villaggio. Mostra i fucili al capo e fa una dimostrazione schiattando un corvo che volava in alto. Che sia una metafora rivolta al biondino? Corno Rosso voleva anche un po’ di torcibudella, ma Dancey dice che devono stare sereni per fare quello per cui sono pagati. Mi chiedo che razza di schioppo è quello, che si carica in quel modo. Per fortuna non mi intendo una cippa di armi, se no apriti cielo.

     

    tum-tum-tum

    (Il pubblico pagante batte ritmicamente le mani sui braccioli delle potroncine, imitando i tamburi di guerra)

     

    Come già detto, i Siksika sono la stessa cosa dei Blackfoot, perciò nella teoria, la banda di Corno Rosso e quella di Betulla Coscialunga sono imparentate. Non ricordo un caso simile finora. È come se si parlasse di Flathead di qua e Salish di là, di Nez Percé e Nimipu, di Ute e Nuntz o Comanche e Nemene.

    Nel campo indiano si vedono diverse canoe di corteccia di betulla sulla riva del torrente. I Siksika erano cacciatori di bisonti, un Popolo a cavallo, di cavalli qui neanche l’ombra. Se dovevano attraversare un fiume cercavano un guado, se non avevano tempo di cercarlo, costruivano una zattera, se non c’erano alberi, lo attraversavano lo stesso, a nuoto. Erano nomadi e trasportavano le loro cose sui travois trainati dai cavalli, non giravano con canoe delle foreste di betulle dei Grandi Laghi.

    Si vedono solo due o tre donne, ma queste sono suorine pudiche con le vesti lunghe e ben chiuse, altro che quella scostumata di Tenera Betulla.

     

    Evviva, finalmente un nome che non vuol dire una mazza dal punto di vista biblico.

    Tra i seguaci di Guglielmo il Conquistatore nell’Invasione d’Inghilterra del 1066 c'era William de Anesi, del villaggio chiamato Anizy nel Calvados, in Normandia, che si ritiene derivasse dal nome personale gallo-romano Anitius. Successivamente gli furono concesse estese proprietà terriere nell’Hampshire e nel Wiltshire e il suo nome venne perpetuato nel villaggio di Winterbourne-Dauntsey. Il nome sviluppò in seguito diverse ortografie, come Dantesia, De Dantesie, De Andisie e De Anesy. La prima forma moderna fu probabilmente Danesi, poi Dauntesy e Dauntesye. Un colono del Nuovo Mondo fu John Dancy, che fu registrato in Virginia nel 1621. Dancey fu registrato a Londra nel 1643 e ancora nel 1678, sempre in Inghilterra.

    Parlando terra terra, l’aggettivo ‘dancey’ è un termine popolare che sta per ‘danzereccio’.

     

    Atto terzo

    Calvin Klein? Puma? Tommy Hilfiger? Armani? Tacchini? Disel? BOSS? Dimmi che Mutande Porti e Ti Dirò Chi Sei

    Serata sulle Belle Star.

    Il saloon di bordo è stracolmo, Pierre è al banco intrattenendo gli ospiti e i due satanassi spennano un paio di polli al tavolo verde. Dai, non stanno cazzeggiando, di certo stanno svolgendo un’indagine. Intanto, gli altri tre mastini hanno consumato le tavole dei ponti, dai giri che hanno fatto da stamattina. Tutto tranquillo. Così tranquillo che se ne vanno a letto, saranno stanchi, poverini.

    Vanno a letto? Tutti?

    Un momento. Alt un attimo. Hanno fatto diecimila chilometri per arrivare lì a causa di un complotto ecc. ecc. ... e se ne vanno a letto alle dieci di sera? Mentre glia altri due giocano a carte? E si augurano pure la buonanotte, sperando che sia una notte tranquilla. Non è che fanno qualcosa per far sì che sia tranquilla, lo sperano !

    Dopo mezzanotte, anche gli altri due fenomeni decidono di levare le tende. Battuta con Pierre, che sta nella cabina di fronte: non dormirai molto perchè Carson russa come una motosega. Non c’erano le motoseghe? Va bè, tanto con quello che sta succedendo, non sarebbe neanche la cosa più fuori posto.

    I due entrano quatti quatti in cabina, per non svegliare gli angioletti.

    Anche Pierre e Milton vanno a dormire. Il capitano ha messo uomini di guardia sui ponti. Per forza, quelli che normalmente l’avrebbero fatto stanno dormendo il sonno dei giusti... Dancey aveva subito proposto di far saltare in aria la barca. Che Tex non ci abbia pensato? Nessuno a quanto pare ha perquisito la nave, e non diciamo che non si può far vedere tutto. Qui non si tratta di mostrare i detenuti di Dryfork che si allacciano le scarpe (come mi è stato simpaticamente rinfacciato), qui il problema è che Tex sa che ci sarà un attentato e se ne sta a giocare a carte. Nessuno che è andato a controllare la sala macchine, ad esempio. Questa è una pecca della sceneggiatura. Nessuno lo ha fatto perchè non c’era niente da scoprire, quindi inutile perdere tempo. Con tutte le pagine inutili che ci sono fin’ora, tanto valeva mostrare un po’ più di interesse e fare qualche indagine. Inutili magari, ma almeno muovere un po’ le acque. Ma no, non facciamo niente, tanto entriamo in azione quando ci diranno che è l’ora. Adesso andiamo a dormire e speriamo che non succeda niente.

    Vi rendete conto?

     

    Pierre entra in cabina e viene sopraffatto da Travis e un complice. Lo legano e aspettano che il piroscafo arrivi alla Rupe del Diavolo, dove ci saranno i Siksika ad attenderli. Intanto, altri quattro complici mettono fuori uso le sentinelle e dirottano il battello su un ramo secondario, proprio in direzione della Rupe. Tanto per capire, questi potevano tranquillamente girare per la nave e sgozzare tutti quanti, tanto chi di dovere dorme tranquillo. Poteva succedere di tutto? No, non poteva succedere niente, perchè se no i pards non andavano a letto o per lo meno si svegliavano per un fruscio. E invece Tex e Carson si svegliano per una botta, per un colpo preso dal piroscafo su una rapida. Si svegliano loro e il capitano. nessun altro sulla nave, nemmeno Kit e Tiger o Gros Jean, nemmeno un marinaio, figuriamoci un passeggero. Tiger Jack, uno che sente una piuma atterrare sull’acqua. Ma come ha fatto a cavarsela fin’ora, là nella crudele prateria? E quella lince di Kit? Il trippone si sveglierà addirittura tra un paio d’ore e arriverà sbadigliando.

    Tex esce in corridoio e incontra il capitano, che è in vestaglia, papalina e pantofole. Tex è in mutande. In mutande e senza pistola.

     

    Riepilogo di quanto (non) è accaduto fin’ora:

    1-Tex è in Alberta perchè ci sarà un attentato contro il piroscafo di Pierre o contro Pierre medesimo.

    2-Se ne va a zonzo tutto il giorno e si mette a giocare a carte invece di stare con le antenne dritte.

    3-Va a letto in mutande mentre i lupi si aggirano nella notte.

    4-ha bisogno di una bella botta per svegliarsi, mentre non ha sentito niente quando Pierre è stato assalito.

    5-se ne esce in corridoio in mutande, senza impugnare la pistola.

     

    Fate un po’ voi, se questo è Tex.

     

    E non è finita. In corridoio arrivano anche Travis col complice e Pierre legato come un salame. Respingono Milton in cabina (possibile che non sappiano chi è?) e fanno lo stesso con Tex che se ne sta lì in mutande, con una mano davanti e una dietro, si sa mai... sgusi padrone, sì badrone, vado badrone. Roba da matti.

    Che ci facevano poi Travis e Pierre in corridoio? Pensavo che andavano in cabina di pilotaggio, a questo punto. Invece li ritroviamo ancora in cabina, come se niente fosse successo. Perchè siano usciti è un mistero. Sembra quasi lo abbiano fatto solo per farci vedere la figura di merda di Tex.

    In più c’è la storia della vignetta ripetuta, una vera ciliegina sulla torta.

    Aspettiamo che Borden dica qualcosa.

     

    Ricordate Tex in mutande contro il mostro di Satania? O contro gli zombi di Loa, in Magia Nera? Quelle erano mutande di marca, queste sono pezze da culo e si sente pure un certo odore.

    Scusate ma sono infervorato.

    Riunione in mutande nella cabina. Tex informa i pards che i cattivi si sono impadroniti del battello, come temevano. Lo temevano? Ma che hanno fatto per impedirlo? Ah già, si sono riposati per essere più attivi nella riscossa. E infatti adesso si è deciso di farli entrare in azione e nessuno li ferma più. Travis & co. diventano improvvisamente degli imbecilli patentati, il capo della ghenga canta come un cardellino dopo due schiaffi di Tex e la solita farsa di Tiger con il coltello, che tanto sappiamo che non farà la bua a nessuno. Gros Jean arriva ancora intronato, lui che era così preoccupato per il nipote si sveglia solo dopo due ore che gli altri fan casino e chiede cosa è successo. Tex gli dice che non c’è tempo di raccontare i fatti e il panzone si butta sul più sfigato della compagnia, adesso che tutto o quasi è fatto.

    Altre cinque pagine di su e giù per le scale e i pards liberano Sammy e Martin, riprendendo il controllo del piroscafo. Kit e Tiger fanno gli spazzini. La sospensione della creduloneria (com’è che si chiama che non ricordo mai?) è ai massimi livelli quando la tinozza passa senza danni attraverso una bella cascatella. Tutti si congratulano con Sammy che è stato un asso. Ma i banditi erano poi così sicuri che Sammy avrebbe fatto passare la barca dall’altra parte? Nessuno pensava che forse la Belle Star non ci arriva nemmeno alla Rupe del Diavolo? E i banditi ci restavano sopra lo stesso? Sembra che Sammy abbia fatto un mezzo miracolo, perciò non sono tanto convinto.

     

    (Il pubblico pagante, dopo lunghissimi attimi di comprensibile silenzio, esplode in insulti e lanci di qualsiasi cosa)

     

    Va bè, facciamo anche Travis, che poverino non c’entra niente.

    Probabilmente deriva dall’antico francese traverse, cioè attraversare (un ponte, una strada, un confine) ed era il mestiere di chi riscuoteva il dazio di transito in quel luogo, in pratica il gabelliere.

     

     

    Atto quarto

    Indiaaaniii...CuCùù

    All’alba, il giovane Martin corre ad avvisare Tex che la Rupe del Diavolo è in vista. Nella corsa, urta un marinaio che trasporta coperte e, secondo me, questo Eddie è lo stesso che accendeva la sigaretta e mi puzza di complice della banda, non so perchè.

    Sulla riva, Corno Rosso alla Ricerca di Scalpi e Dancey il Guercio si aspettano che il battello rallenti e si fermi davanti a loro, ma restano infinocchiati quando la Belle Star passa davanti a loro sfrecciando come la Ferrari di Leclerc alla compressione dell’Eau Rouge prima si salire su per il Radillon e gettarsi a capofitto giù per il Kemmel e rifiatare a Le Combe e Bruxelles per fare a tutta la Pouhon.

    Dopo avere scaricato i fucili sul piroscafo, i Siksika salgono sulle canoe e inseguono la barca, partita persa se non fosse che i nostri, a breve, dovranno imboccare le paludi di Gramont....

    (continua il mese prossimo)

  13. Diablero, stai rubando gran parte del mio commento personale :D

    scherzo, ma la penso abbastanza come te.

    Comunque, quello che più mi indispone è che la storia in sè, anche se niente di eccezionale e di certo non una novità, non sarebbe neanche male.

    Il soggetto va bene, è la sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. La partenza (chiamala partenza, in pratica copre le prime 45 pagine) è davvero pallosa. Due ristoranti e relativa presa in giro di Carson, e il treno che rompe le ossa, due frecciatine Kit senior-Kit junior. Poi otto pagine di Bastien che sembra di guardarsi tutto Revenant quando bastavano tre vignette o quattro.

    L'origlione, come dice Carlo Monni, poteva anche starci, ma almeno dopo fai stare Tex sul chi vive, una guardata alla sala macchina, un turno di guardia, qualche occhiata ai passeggeri. Niente di tutto ciò. Kit e Tiger vanno a letto con le galline e gli altri due giocano a carte.

    Basta se no è inutile che scrivo il mio resoconto fiume...

    E comunque, secondo me il vecchio Sammy non arriva a fine storia e quel marinaio è un complice dei banditi, me lo sento.

  14. L'allegra diatriba mi sta alleviando questi tristi giorni di clausura.

    Cos'è questo vecchio forum che Valerio nomina ogni tre parole, a cui non partecipava ma che sembra essere al centro dei suoi pensieri (come Nizzi che non gliene frega niente ma che nomina le altre due parole su tre :D)?

    Tornando alla storia, mi è entrata una ulce nell'orecchio e non riesco a toglierla. Forse è una cazzata, ma chissà.

    A pagina 48, vignetta grande in basso, si vede un marinaio della Belle star che si accende una sigaretta, mentre passano Tex, Carson e Pierre. mi pare sia la prima volta (e unica) che si vede un marinaio della nave, almeno fino alla fine dell'albo quando Tex li arma per difendersi dagli Indiani. Perchè proprio lì questo tizio? 

    Più avanti, il giovane pilota corre ad avvertire Tex che la Rupe del Diavolo è vicina e, nel corridoio, cozza contro un marinaio che trasporta delle coperte, tale Eddie (pag. 109). Scenetta inutile che non c'entra niente.

    O no?

  15. Devo un po' ricredermi sui disegni di Mastantuono, me li ricordavo migliori. A parte il Tex Reagan, Carson e Gros Jean mi sembrano troppo caricaturali, e anche gli indiani e il tizio con la benda sull'occhio non sono un gran che. E poi che fastidio quelle righe sotto i nasi, sembra che tutti hanno i baffi. Meno male che c'è quel bel germoglio di Tenera Betulla.

    Mi chiedo, che differenza ha fatto Nizzi tra Blackfoot e Siksika. Sono la stessa cosa. E non mi si dica che i Blackfoot di Gros Jean sono Piegan o Kainah, perchè in Canada questi si definiscono Peigan e Kainai o Blood, non Blackfoot. Solo i Siksika si definiscono Blackfoot, in Canada. E solo nel Montana, quindi negli USA, le tre tribù sono chiamate Blackfeet. Va bè.

     

    Bene, io e questo mio socio, Paolino detto il Canetìn, ci troviamo a Parigi nell'estate dell'88. Dopo tre o quattro giorni in campeggio libero a Versailles a mangiare spaghetti scotti e farci mangiare a nostra volta dalle zanzare, decidiamo di svenarci in un ristorantino dalle parti di Pigalle. Ci sediamo a un tavolino all'aperto e ordiniamo due bistecche con pomodori in insalata e un fiaschetto di Chianti da mezzo litro che neanche sapevo esistessero. Mentre ci strafoghiamo e subissiamo il cameriere con continue richieste di pane (ce ne porta due fettine alla volta, sto str...), al tizio seduto a fianco gli portano un piattino con su una scodellina di metallo divisa in cinque o sei vaschettine a semisfera, ognuna contenente un guscio di lumaca con la lumaca dentro. La famosa escargot. Tra un rutto e l'altro ,io e il Canetìn guardiamo il tizio con il tovagliolo al collo che ci ha messo mezz'ora a tirare su 'ste lumache con una forchettina sottile sottile. E le masticava pure. Ci prendiamo dolce, caffè corretto, correzione a parte, amaro. Sigaretta. Quello si pulisce la bocca, mette via il tovagliolo, paga uno sproposito al cameriere (tanto quanto abbiano pagato noi le due bistecche) e se ne va, evidentemente soddisfatto.

    Ora, il bello è che ai tempi non avevo niente in contrario alle lumache. No no, anzi. Era la quantità e la soddisfazione del tizio che mi indisponeva. Avrò mangiato la mia prima lumaca a tre anni e ho smesso quando proprio non se ne trovavano più, dalle mie parti, alla metà dei '90. Ma io e il mio vecchio, insieme, ne mangiavamo una settantina alla volta, mica cinque.

    Bei tempi.

    Se ne sono andati tutti, i viaggi a Parigi, le lumache... e anche il Canetìn.

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