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TWF - Tex Willer Forum

Diablero

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Messaggi pubblicato da Diablero

  1. Una domanda.. tipografica per Borden (o per chiunque sappia la risposta):

     

    Il cartonato del Texone di Villa (quello non limited) è stato stampato in più riprese? In particolare, è stata fatta una prima stampa per Lucca e una successiva per le librerie? Perchè un mio amico che ha comprato il volume a Lucca si è lamentato con me che i "neri" nel volume erano grigi. Ora, la mia vista non è più quella di una volta, ma il mio volume per me non presenta questo problema, ma non l'ho comprato a Lucca, l'ho comprato a fine novembre in fumetteria.

     

    Non posso fare un confronto diretto perché lui si è procurato una limited blu e ha rivenduto la unlimited, e mi dice che comunque la limited blu (che è ovviamente una stampa successiva) è stampato meglio. Si era ritrovato una copia fallata o esistono diverse "stampe" anche della unlimited?

  2. 7 hours ago, Letizia said:

    Mi chiedo perché Tex e Carson, quando sono usciti per salvare il bandito sfortunato, non abbiano cercato di bastonare gli indiani.

    Forse non sapevano che erano solo quattro gatti in attesa di rinforzi?

     

    Beh, "quattro gatti" lo dice Tex agli assediati, e si riferisce alla possibilità di un attacco al "fortino" difeso da diverse persone.

     

    Nei disegni Filippucci si vedono ad un certo punto 12 inseguitori, più uno (minimo) rimasto di sentinella e i due storditi dai pards. Anche ipotizzando che quello steso da Carson sia uno dei due e che non ci fosse proprio nessun altro inquadrato in quella vignetta, sono minimo 14 avversati, in campo aperto, e visto che non li hanno certo potuti contare con precisione uno per uno per loro potrebbero anche essere una ventina.  Se facciamo Tex e Carson che non hanno la minima preoccupazione contro venti avversari allo scoperto, allora questo non è più un western e perde un sacco di situazioni tipiche del western (per esempio niente più assedi al forte, basta che escono Tex e Carson e fanno fuori 40--50 indiani come niente mettendo in fuga gli altri...), per diventare un fumetto di supereroi o di fantascienza (per impensierirli dovrebbero esserci solo avversari vampiri, alieni o con superpoteri)

     

    Più che altro ad un certo punto pare strano che gli indiani abbiano perdite pesantissime (nella fuga di Tex e Carson nella notte ne muoiono 7, altri 6 li ammazzano Tex e Carson quando inseguono i soldati, altri 6 li hanno ammazzati i soldati in precedenza) senza scoraggiarsi un minimo. Questi hanno perso 20 uomini per... cosa? Per qualche scalpo? Per uccidere gli ultimi 3-4 soldati dopo che hanno già vinto la battaglia mettendoli in fuga? Perché non vanno ad assaltare qualche fattoria meno difesa? Sembrano folli o suicidi.

     

    (La mia spiegazione è che Nizzi abbia semplicemente messo troppe scene "tipiche" tipo "Tex spara e un indiano cade facendo "aaahhhh!" per riempire pagine, senza contare quante volte le ha usate e che razza di strage assurda stava avvenendo. Si fosse limitato un po' con quelle scene la cosa sarebbe parsa meno da suicidi.)

     

    7 hours ago, Letizia said:

    Ma perché Carson, invece di fregare solo due cavalli, non li ha fregati tutti lasciando i poco furbi pellirosse a piedi?

     

    Eh, qui la cosa è parsa strana anche a me. Capirei se Carson dovesse andarsene di soppiatto senza fare troppo rumore e ci fossero ancora sentinelle, ma l'indiano ha gridato quando lo ha attaccato e non si è fatto vivo nessuno.  Idem per l'idea di non far capire troppo presto che qualcuno era fuggito, impossibile ormai con la sentinella uccisa. Perchè non ha disperso i cavalli per ritardare un eventuale inseguimento?

     

    Su uno contro venti... avviene in una città, piena di nascondigli e ripari, contro sgherri da poco e non contro una banda di predoni, e Tex viene costretto a combattere (e alla fine quasi ci rimane secco, avendo bisogno di cure mediche e non lasciandoci le penne per pura fortuna), non sceglie lui di affrontare venti avversari... :rolleyes:

    ------------

    Aggiungo....

     

    Nella battaglia finale, sempre per parlare dell'eccesso di "Tex spara e indiano fa Aaaaahhh", ho contato TRENTANOVE indiani uccisi, quasi tutti da Tex...  se all'inizio erano "una cinquantina" (come detto a pagina 65), a quel punto c'erano una dozzina di indiani (per l'esattezza Filippucci ne disegna 13 in fuga), superstiti dopo la morte di 59 loro compari, uccisi quasi tutti dallo stesso uomo, che continuavano ad assaltare senza il minimo dubbio un gruppo di superstiti che ormai era quasi più numeroso di loro...  :rolleyes:

     

    (mi ricordano gli orchi di certe partite di D&D dove il GM non tira mai per il morale e combattono sempre fino all'ultimo. Quelli dei videogames insomma)

     

    A quei ritmi a Tex bastavano altre 3 pagine per ammazzarli tutti, Carson poteva pure arrivare dopo...  :lol:

  3. Ho dovuto fare uno sforzo per iniziare a leggere questa storia. E pensare che invece negli ultimi mesi Tex è uno dei primi fumetti che leggo della pila che riporto a casa ogni volta dall'edicola...

     

    Il problema è il nome dello sceneggiatore. Claudio Nizzi. La persona che è andata più vicina a farmi abbandonare definitivamente Tex. Solo a leggerlo torna la rabbia per vent'anni di cinturoni slacciati, botte in testa, origlioni, salvataggi di Tex da parte di bambini e vecchi paralitici, e il Tex più imbecille e imbelle mai rappresentato a fumetti. Vent'anni sono tanti. Tanti da avermi fatto ormai dimenticare le prime storie, quando accolsi Nizzi praticamente come un liberatore dal Tex piagnucolone di Nolitta...

    (a proposito, sento dire che Sergio Bonelli costringesse Nizzi a scrivere come G.L. Bonelli...  io mi ricordo un incontro con Nizzi, il primo per me, da Alessandro a Bologna, primi anni 90 credo, comunque era poco tempo dopo che il suo nome era stato svelato.  E parlando con noi Nizzi disse che Sergio si lamentava che il suo Tex fosse troppo invincibile, troppo sbruffone, e secondo Sergio i lettori volevano un Tex più "moderno" e fallibile, che prendesse anche delle botte in testa... insomma, Nolitta spingeva per un Tex più simile al SUO, e se spingeva per una somiglianza con quello di G.L. Bonelli, era solo nel dire ogni tanto "satanasso" o "vecchio cammello", e fra i due era Nizzi quello che avrebbe scritto in stile più simile a quello di G.L. Bonelli. Come si vedeva del resto anche con il suo Larry Yuma, "eroe" classico e non certo fragile e tormentato alla Nolitta...  e direi che l'evidenza di vent'anni di botte in testa fatte passare tranquillamente dimostra che comunque a Sergio Bonelli le botte in testa a Tex non dispiacessero, mentre invece intanto continuava a censurare e modificare i dialoghi di suo padre per "ammorbidirli" anche negli anni 90 e ben oltre il 2000, con la ristampa del Massacro di Goldeena...)

     

    Le ultima storie di Nizzi non le avevo lette. Ad un certo punto mi ero reso conto che non aveva senso leggere cose che mi facevano solo arrabbiare. Le prendevo solo per non avere "buchi" nella serie (all'epoca ancora seguire Tex costava molto meno di oggi...), e mi sono chiesto se non era meglio che lo facessi anche con questa. Certo, mi fidavo che con Boselli a revisionare non ci fossero più certe "nizzate", ma l'ultimo Nizzi, oltre alle alle Nizzate, aveva anche storie noiose e scritte molto sciattamente.

     

    Non aiutava il fatto che fosse disegnata da Filippucci. Filippucci che, quando era su Martin Mystere, era uno dei miei disegnatori preferiti. Mi piaceva persino quando faceva pornazzi (qualche pornazzo l'ho comprato da qualche bancarella solo perchè ho visto che era disegnato da Filippucci...). Ma aveva un tratto troppo "pulito" e "plastico", per il western, e infatti ha dovuto "sporcare" il suo tratto per Tex, e quindi peggiorarlo, e, almeno secondo me, snaturarlo. È un Filippucci quasi irriconoscibile questo. Per lo stesso motivo i suoi Tex e Carson "non assomigliano": in realtà, Tex ha un viso così privo di tratti distintivi riconoscibili, che inconsciamente lo riconosciamo dallo stile con cui è inchiostrato. Filippucci può fare un Tex che ha il volto come Tex, il cappello di Tex, tutte le caratteristiche fisiche di Tex...  ma non è Tex. 

    Intendiamoci, non è certo peggiore di altri disegnatori attuali di Tex come Cossu o Danubio, ma è inevitabile il confronto con la maniera in cui disegnava cose tipo il Docteur Mystere, e il vedere come metterlo su Tex non valorizza nè lui nè Tex. Capisco che ormai Martin Mystere non abbia più un gran futuro (anch'io ho smesso di comprarlo da tempo), ma possibile che la Bonelli non abbia serie più adatte al suo stile? (Tempo fa speravo nelle Storie come collana in cui valorizzare autori particolari, poi dopo un buon inizio quella collana ha preso tutta un altra via e oggi è un mero contenitore che non valorizza nessuno...)

     

    Insomma, poca voglia di leggere questi due albi,e quindi ho aspettato fino a ieri. E sono rimasto piacevolmente sorpreso. Certo, non è una storia che sarà ricordata negli annali, ma almeno per un albo e mezzo fila liscia, non solo senza "nizzate", ma anche senza spiegoni (la maniera in cui il bandito fa il riassunto dei precedenti in maniera molto veloce parlando con l'oste per me è stata gestita bene, in qualche modo quelle informazioni il lettore doveva averle, e quella era una maniera abbastanza naturale, in un momento in cui raccontano eventi a qualcuno che non li conosce. Il Burattini attuale ci avrebbe messo sei pagine in cui Tex e Carson si raccontavano a vicenda tutti i dettagli...), una vicenda che "prende" abbastanza e un cast vario di personaggi.

     

    Alla fine la storia non mantiene tutto quello che promette. i vari personaggi rimangono in gran parte solo abbozzati a grandi linee, e in generale sono caratterizzati da azioni totalmente impulsive (il gambler e la ragazza che dopo poche ore che si conoscono si comportano come fidanzatini, il figlio che di punto in bianco per esigenze di trama diventa un folle, un momento che avrebbe voluto essere "drammatico" ma arriva piatto. Idem per il comportamento alla fine del padre: si capisce l'intenzione di Nizzi di rappresentare un uomo disperato e distrutto e ormai pronto a tutto, ma... non arriva. Leggendolo, mi pareva un comportamento semplicemente incoerente con tutto quello che sapevamo di lui, messo lì per fare un "colpo di scena" finale.

     

    Ma il vero "colpo di scena", almeno per me, è che ho letto due albi in fila di Nizzi, e non ho trovato nulla che mi abbia fatto incavolare... (a parte un dettaglio di cui parlo dopo). Insomma, forse la "guerra" è davvero finita, e possiamo tornare a leggere storie di Nizzi senza metterci l'elmetto...

     

    Nota di merito per i dialoghi fra Tex e Carson (la cosa in cui Nizzi comunque più eccelleva, prima della sua crisi), non solo per la loro riconoscibilità senza cadere nel "manierismo" (io direi "nel copia-incolla") del metterci tremila "tizzone d'inferno" o "satanasso" (invece usati qui con adeguata parsimonia e maggiore varietà), ma anche perchè sono dialoghi che hanno una funzione nella trama, a parte lo spiegare cose (troppo spesso nelle vecchie storie dell'ultimo Nizzi, e nelle storie anche di altri autori, Carson viene trattato come il Dr Watson di turno, con dialoghi che servono solo a Tex per spiegare cose al lettore - facendo passare Carson per scemo - e per il resto Carson è una mera appendice a Tex). Qui invece Carson non solo ha idee e iniziative sue, ma espone un punto di vista diverso (e alla fine ha pure ragione...).

     

    Nota di demerito (ed è il dettaglio come mi ha fatto un po' irritare di cui parlavo prima) per l'arrivo della cavalleria letteralmente all'ultimo secondo. perchè è un clichè ormai insopportabile. No, non l'arrivo della cavalleria (quello era ovvio nel momento in cui Carson è partito), ma il fatto che arrivi SEMPRE "all'ultimo momento", come se questo dovrebbe dare chissà quale "tensione" al racconto (non la dà, troppo prevedibile)

     

    Nei film, non sopporto più quelle scene dove la bomba viene OVVIAMENTE disinnescata quando manca un secondo. La cosa ormai è tanto ovvia da poterci mettere a punto l'orologio. ("Che ora è?" "mancano 27 secondi al disinnesco della bomba, possiamo tranquillamente parlare di calcio senza guardare il film per i prossimi 26 secondi..."). Deve esserci un tasto "disinnesco bomba all'ultimo secondo)" nella scrivania degli sceneggiatori

    (in questi tempi di postmodernismo fighetto e pretenzioso, sospetto che gli sceneggiatori mettano questi momenti nei film non perché siano scarsi, ma perchè sono scarsi e presuntuosi, e "citano" questi clichè per far vedere come sono superiori a cose per il pubblico bue tipo tensione, drammaticità e passione, e scrivono per gente superiore come loro che non si appassiona mai ad un film preferendo sentirsi superiore al resto del pubblico...)

    Sarebbe meno drammatica la scena se la bomba fosse disinnescata quando mancano 27 secondi? No, dico, giusto per metterci qualcosa di inaspettato e che il pubblico già non prevede venti minuti prima?

    Allo stesso modo, in questa storia, sappiamo tutti che Carson arriverà con la cavalleria, e siamo CERTI che arriverà quando anche Tex sta per soccombere... e quindi il suo arrivo proprio in quel momento non è per nulla una sorpresa, anzi, risulta un clichè.  Invece di spacciarla per una inesistente "sorpresa", Nizzi avrebbe potuto seguire in parallelo i due pards, facendo vedere anche gli sforzi di Carson per arrivare in tempo (è vero che anche il fatto che Carson arriverà in tempo è ovvio e scontato, ma... non so, io non ho le parole per spiegarlo, forse ci sono studi che la spiegano meglio, ma se non cadi in certi clichè, come lettore stai DENTRO la storia, e al fatto che Carson ci riuscirà sicuramente, in quel momento non ci pensi, e ti godi la storia. È come un patto implicito fra autore e lettore, il lettore per un po' si "dimentica" che Carson ci riuscirà di sicuro, e l'autore in cambio scrive una scena appassionante e drammatica. Quando l'autore ricade in uno stantio clichè, è come si mi strappasse da dentro la storia. Viene meno al nostro patto, e anch'io "non ci credo più", e la scena da drammatica diventa noiosa), oppure avrebbe potuto giocare sul destino di qualche comprimario, facendo arrivare Carson in tempo per salvare lui o lei (cosa meno ovvia e scontata del fatto che arrivi in tempo a salvare Tex)... e invece no, la scena è un po' scritta "con il pilota automatico", ricadendo nel solito clichè...

     

    Insomma, forse alla fine più ombre che luci, e un finale un po' "meh" per una storia che era partita meglio. Ma alla fine, è una "normale" storia mediocre, come ne abbiamo lette tante. La cosa importante è che non è una "nizzata", e forse (forse, non sono ancora al 100% convinto) possiamo accostarci a future storie di Nizzi con meno timori...

    • +1 1
  4. Ma... ma... chi è l'assassino che ha ritagliato digitalmente l'immagine togliendo lo sfondo per la copertina del cartonato? Il disegno originale di Villa è molto più bello! Non volevano fare la copertina del cartonato troppo bella per non danneggiare le vendite delle limited???  :(

  5. Se poi andiamo dalla realtà alla rappresentazione nelle opere di fantasia, da Sherlock Holmes (che ebbe a che fare con assassini Mormoni) a Trinità fino allo stesso Tex (che combatté contro i Daniti Mormone e difese invece più volte indifesi Quaccheri), la differenza è ancora più difficile da ignorare...  :lol:

     

    Quaccheri: non violenti fino al punto da non uccidere nemmeno per difendersi.

    Mormoni: ti vengono ad ammazzare di notte, incappucciati e armati fino ai denti.

     

    (entrambe sono visioni parodistiche e derisorie, ma fanno capire quanto sia pericoloso confonderli se sei in una storia al cinema o nei fumetti...  B) )

     

  6. Beh, se li rivende subito su ebay, sì, ha fatto un affare.  :P

    Dico "subito" perchè dubito che mantengano le valutazioni attuali a lungo. Le variant cover raramente mantengono la loro valutazione, passato il momento dell'hype (è psicologia spicciola: quando il valore di qualcosa cresce, la vogliono tutti. Quando cala, tutti la vogliono vendere.  Quindi la gente tende a comprare a tanto e rivendere a poco. Pare assurdo ma è la dinamica base del collezionismo, non solo dei fumetti. ).

    Se invece del fare un affare non gliene frega nulla e preferisce avere i volumi in libreria, buon per lui!  :D

  7. Si parlava delle date di uscita e questo commento invece è più sui contenuti, ma mi è venuto in mente vedendo citare le differenze nella comunicazione di oggi e quella di allora.

     

    Avendo smesso di seguire i forum "texiani" anni fa, mi ero perso tutte le anticipazioni sull'arrivo della figlia di Satania. Quindi ho letto l'albo senza sapere già chi era il "cattivo", scoprendo man mano dai vari indizi, insieme a Tex, il suo legame con la sua vecchia nemica.

    Ed e stata una "sorpresa" piacevolissima, leggendo l'albo.

    L'albo successivo meno lo sono goduto un po' meno perché nelle varie recensioni online qualcuno si era lasciato scappare che appunto la storia riguardava "la figlia" di Satania, svelando quindi il legame di parentela.

     

    Non sono un talebano anti-spoiler, ma credo che sia indubbio che una volta le storie ce le godevamo più "nell'attimo", senza tante anticipazioni, ed era molto meglio. Almeno per me.

     

    Ma era un altro mondo, e non credo che si possa più tornare indietro (a meno di non scollegarsi completamente rifiutando ogni contatto non solo con i forum e le interviste ma pure con tutte le anticipazioni dell'editore). Oggi gran parte del marketing dei fumetti si basa sull'anticipazione sullo spoiler programmatico (far sapere prima una sacco di cose di quello che accade nei numeri 399 e 400 di Dylan Dog, per esempio, per attirare curiosi che leggendo troveranno conferma di quello che sanno già che avverrà), e tutti siamo dominati e vittime allo stesso tempo della nostra curiosità.  Sappiamo che ci fa male (almeno, al gusto che avremo durante la lettura) ma non riusciamo a resistere al darci una sbirciatina...

  8. 1 hour ago, valerio said:

    E' probabile che un autore relativamente nuovo abbia una tecnica più moderna rispetto a un autore ottantenne...più al passo con i tempi diciamo. Lo stesso GBL, forse, visto oggi potrebbe apparire talvolta improvvisato rispetto a certi sceneggiatori organizzatissimi e scientifici delle ultime generazioni.

     

    Credo che l'evidenza porti in direzione opposta: basta vedere cosa viene pubblicato oggi per rendersi conto che molta della parte "tecnica", del MESTIERE del fare fumetti, si è persa, e forse per sempre.  Gli autori più giovani spesso schifano e disprezzano la "fredda" tecnica perchè si ritengono (o vorrebbero essere) "artisti". Oppure non hanno mai avuto l'occasione di impararla, partendo da autodidatti o fidandosi di certe "scuole" di fumetto che insegnano ben poco.

     

    Non confondere la capacità di PARLARE di tecnica, imparata con quelle quattro nozioni di semiotica all'università e qualche parolone, con l'effettiva padronanza del "mestiere". È come paragonare un telecronista con un campione. "sicuramente il telecronista è più bravo, guarda come sa parlare bene"

     

    Tex è stato sempre abbastanza "protetto" e chi ne ha scritto i testi di solito ha sempre avuto almeno un solido mestiere, ma se guardi al fumetto in generale, oggi c'è da mettersi le mani nei capelli, a vedere il livello tecnico di gran parte degli sceneggiatori, spesso ormai incapaci persino di scrivere dialoghi decenti... 

     

    Ovvio che noi ricordiamo sempre i più bravi, non gli scarsi, e ogni epoca ha avuto i suoi scalzacani. Ma quando penso ai più grandi sceneggiatori di fumetti della storia, sono tutti o quasi nomi di un altra epoca. Dove sono i Caniff, i Goscinny, gli Eisner, i Kurtzmann, gli Oesterheld, i Barks attuali? (persino Alan Moore si è ritirato...)  (ma anche nella narrativa, vedo un sacco di Fabio Volo, ma non trovo un Salgari o un Leiber o un Howard...)

     

    G.L. Bonelli non avrebbe saputo parlare di semiotica, ed è vero che scriveva in maniera istintiva (almeno apparentemente, a leggere le storie, ma ci sono anche quelli bravi a dare quell'impressione...). Ma era un istinto guidato dalla conoscenza di un sacco di opere di narratori precedenti. il "mestiere", la "tecnica", ce l'ha quello che ti sa riparare una sedia perchè ne ha riparate migliaia prima. Non quello che avrà riparato tre sedie in vita sua, tutte male, ma sa citarti a memoria la catalogazione scolastica delle sedie...

    • +1 1
  9. All'epoca il "nemico dai mille volti era un clichè (anche adesso lo è, mi sa...). TUTTI gli eroi dei fumetti avevano a che fare con loro, a partire da Phantom e Mandrake. Miki aveva Magic Face. L'uomo Ragno affronta il Camaleonte quasi subito, idem I Fantastici Quattro con gli Skrull e i Vendicatori con il Fantasma dello Spazio (qualunque sceneggiatore di fumetti che doveva chiedersi "che idea tiro fuori per una storia stavolta" arrivava al trasformista subito, come prima o seconda scelta). Onore al merito a G.L. Bonelli che ha resistito DECENNI prima di arrendersi a questo cliché, ma anche lui ad un certo punto deve essersi trovato senza idee per un cattivo...

    Di sicuro non aveva intenzione di trasformarlo in un nemico ricorrente (cosa che già gli piaceva poco, Tex aveva davvero pochissimi nemici ricorrenti, praticamente solo Mefisto e Yama...), anche se poi lo riprenderà molti anni dopo in questa storia...

  10. On 12/28/2019 at 7:10 PM, Burningbullet said:

    Leggendo ne ho trovato uno, anche se non penso si riferiscano a questo, perché è di piccola entità. 
    Nel caso nella versione di febbraio gli addetti ai lavori vogliano correggerlo, lo segnalo (credo non rappresenti nessuno spoiler):
     

    Nella vignetta 3 di pagina 46 della versione cartonata, Tex è stato disegnato senza bowie dietro la schiena, quando durante tutta quella sequenza di racconto lo ha con sé.
     

     

    Accidenti che occhio! Io non me ne sarei mai accorto! :lol:

  11. Questa discussione e le tavole "alternative" mi hanno fatto riprendere in mano questo texone dopo anni... e niente, volevo dare un occhiata a poche pagine, ed è finita che me lo sono riletto tutto...  :laugh:

     

    Mi fa ancora ridere dopo anni un dettaglio: che i tre killer all'inizio abbiano trovato la pistola in cima all'altissimo armadio, ma NON quella che penzolava sotto al tavolo, perfettamente visibile da tutti semplicemente chinandosi un po'...  :laugh:

    (sospetto che nelle intenzioni di Boselli la pistola non dovesse penzolare ed essere così visibile, ma in ogni caso perché i banditi dovevano prendere una sedia per guardare sopra l'armadio, e NON chinarsi a guardare più in basso?

     

    Sul bandito che non si ricorda di aver già visto la "vedova" (dettaglio a cui non avevo fatto caso, ad essere onesti, me l'ha fatto notare questa discussione) sono più propenso a dare tutta la "colpa" a Font: probabilmente Font si era fatto un tot di "characters" da riutilizzare nella storia, Borden non ha specificato chi erano i due che entravano nella stanza e (come me) probabilmente non si è accorto che uno dei due era quello che l'aveva già menata (per finta) nelle pagine precedenti...

     

    A parte questi due dettagli buffi, la storia mi è piaciuta adesso come mi era piaciuta allora. 

     

    La diatriba sul fatto che Tex sia "abbastanza protagonista" la trovo ormai stucchevole. il problema del Tex di Nizzi non era che "non era protagonista", era che era preso a pesci in faccia e apertamente deriso. Certo che era sempre al centro dell'attenzione! A fare figuracce, a farsi salvare, a fallire nelle maniere più comiche, a prendere botte in testa, a piagnucolare, a slacciarsi il cinturone...  andava bene perchè era, senza dubbio, sempre lui al centro della scena?  :craniate:

     

    Invece, a pensare a storie come Il Figlio di Mefisto, dove Tex praticamente non si vede per un albo intero e la telecamera è sempre su Yama, o come Diablero, che storie "poco Texiane"...  la telecamera non è sempre su Tex! :lol2:

     

    C'è differenza fra essere il personaggio-spettatore alla Ken Parker, e il non essere sempre sotto il riflettore. Avere il punto di vista sempre puntato sul protagonista è semplicemente una scelta stilistica che non ci dice NULLA sul valore di un personaggio. Ed è, fra l'altro, una scelta tipica dello stile di NOLITTA, non di G.L.Bonelli!  (andate a fare un semplice e rapido confronto sulla presenza in scena rispettivamente di Tex e Zagor nelle storie contemporanee dei suoi autori, o nelle storie i Tex fatte da Nolitta e poi Nizzi con quelle di G.L.Bonelli.

    Come sempre poi, queste scelte avevano cause e conseguenze: la telecamera sul "cattivo" serviva a G.L.Bonelli per aumentarne la caratura da "villain", far vedere che non era un frescone qualunque ma che era in grado di architettare trappole diaboliche (Mefisto avrebbe mai avuto la stessa caratura come villain se non l'avessimo visto, in tutte quelle scene dove Tex non c'era, a interagire con le potenze delle tenebre?), e anche sui comprimari...  "massacro" (l'albo) si apre su una coppia, marito e moglie, proprietari di un negozio assaltato dagli indiani. Campano pochissime pagine prima di venire uccisi, e sono assolutamente ininfluenti sul resto della storia. Ma quelle pagine lette da bambino mi colpirono moltissimo. A riguardarle adesso con più esperienza mi rendo conto di come Bonelli le avesse usate per dare un volto alle vittime del massacro di Goldeena, per non renderle "povere vittime" anonime e per renderla anzi "degne" del rispetto dei lettori.

    Allo stesso modo, la telecamera "fissa" su Zagor di Nolitta serviva a tenere invece nel mistero la figura del villain... perchè Nolitta piaceva "sorprendere" alla fine il lettore con la scoperta che quello che Zagor credeva un villain era invece un "buono", o che comunque il villain non era chi credeva lui...

    Quando sento parlare delle "vecchie storie" che metterebbero sempre in scena Tex, mi rendo conto di quanti si ricordino invece il Tex di Nolitta e Nizzi, e non quello di G.L. Bonelli.

    (e detto questo... ogni autore ha il suo stile, faceva bene Nizzi a fare le sue storie gialle che gli piacevano - prima che sbroccasse e si mettesse a sputtanare Tex ogni pagine, intendo - e voglio autori che facciano storie che piacciano a loro in primo luogo, non compitini fatti a comando)

  12. Grazie per la risposta!  Quindi cosa provi quando vedi qualche altro autore magari lodatissimo online per un dialogo... che hai scritto tu?  :P

     

    Un'altra curiosità: ti ricordi qualche particolare correzione che invece fecero ad una tua storia quando non eri ancora tu il curatore? (o perché ancora oggi ritieni fosse meglio la versione originale, o perché invece a posteriori pensi abbia migliorato la storia?)

  13. Per me è già sbagliato (e fa deragliare tutto il discorso, e qualunque logica) il porre la questione come un alternativa fra "è una azienza a fini di lucro o è una onlus". Come se essere un azienda obbligasse a seguire una SOLA politica commerciale, uguale per tutti, tipo "unisci i puntini da 1 a 32" (e allora ci si chiede a cosa serve pagare un manager, se tanto tutti devono fare le stesse scelte, basta copiare gli altri...)

     

    E come  se Bonelli per cinquant'anni avesse diretto una onlus, senza mai guadagnarci nulla! :lol:

     

    In realtà, dire "è un azienda, deve guadagnare" non vuol dire ASSOLUTAMENTE NULLA. Non ci sono due aziende con la stessa identica politica commerciale. Dipende dal tipo di prodotto, dal pubblico, dai mezzi, dal rischio, e da tantissimi fattori.

     

    Bonelli non dirigeva una onlus. Dirigeva un'azienda che ha reso MILIARDI guadagnando più di tutti i suoi concorrenti, con politiche basate sulla fideizzazione del pubblico. Anche quella è politica commerciale, esattamente come fare un editoria speculativa con le variant. Bonelli invece di spillarti un sacco di soldi subito finchè non ti schifavi e mollavi, preferiva acchiapparti e tenerti come cliente per tutta la vita. E appunto è diventato in questa maniera il più grande e ricco editore di fumetti italiano (alla faccia della Onlus...) mentre i suoi concorrenti "più furbi" o fallivano uno dietro l'altro, o si riducevano ai minimi termini.

     

    Non è ovviamente nemmeno un discorso di "allora fideizzare il cliente è sempre meglio che speculare e spremerli?". Bisogna prima di tutto essere bravi, magari se Bonelli era meno capace quella politica sarebbe fallita. O, viceversa, forse quelle politiche più speculative avrebbero avuto più successo se gestite da altri. Inoltre, dipende dal tempo per cui pensi di durare: io cito spesso come esempio la bancarotta della Marvel negli anni 90, ma intanto, mentre la Marvel andò in bancarotta, il trafficone speculatore di Wall Street che se l'era comprata e l'aveva devastata moltiplicando le testate, era scappato all'estero pieno di soldi! Il SUO piano aveva avuto pieno successo, solo che il suo piano non teneva in minimo conto la sopravvivenza dei fumetti Marvel...

    (per chi non seguiva i fumetti Marvel, e magari per precauzione nel caso arrivino anche in Italia degli emuli, il suo piano era brillante, anche se spregiudicato: dopo aver comprato la Marvel mise a bilancio il suo costo per l'acquisto, come fecero del resto anche in Italia con Telecom e tante altre industrie privatizzate per esempio, così riempì l'azienda di debiti mentre lui l'aveva ottenuta praticamente a costo zero. Poi raddoppiò le testate da un mese all'altro. Mentre i fan ancora non capivano che succedeva e per alcuni mesi comprarono tutti questi numero 1, con diverse variant, i profitti della Marvel raddoppiarono in brevissimo tempo. A quel punto trasformò la Marvel in una società quotata in borsa, presentandosi come un manager vincente che raddoppiava i profitti da un mese all'altro. Le azioni andarono a ruba, lui incassò una valanga di soldi, e scappò all'estero per non pagarci le tasse e per varie questioncine legali per come aveva taciuto troppe cose nelle comunicazioni societarie. Intanto le vendite dei fumetti Marvel precipitavano e le azioni che erano state comprate in borsa a cifre che sfioravano i 100 dollari l'una, dopo pochi anni valevano - se trovavi un compratore - 1 centesimo l'una...)

     

    Spero che basti come esempio: se lo scopo di tutti è guadagnare soldi, non esiste però una maniera unica per farlo, ci possono essere mille modi, e molti di questi modi non fanno bene per niente all'azienda stessa.

     

    La cosa sconcertante della Bonelli è che hanno abbandonato un modello ancora vincente, per quanto non più come una volta (la Bonelli aveva bilanci ancora largamente attivi, era un azienda floridissima), come se fosse "superato", come un paio di scarpe rotte, schifato e apertamente disprezzato (tutti i commenti sul fatto che "la Bonelli è un azienda", non sono altro che questo, un dire "ADESSO è gestita come un azienza, mica come prima!), anche e soprattutto a livello di comunicazione con il pubblico - un post su Facebook come quello di alcuni giorni fa che diceva apertamente che bisogna avere abbastanza soldi per potersi permettere di collezionare i loro fumetti tampo fa sarebbe stato impensabile.

     

    E hanno sostituito questo modello commerciale, disprezzato e deriso pur essendo perfettamente funzionante con...?

     

    Non è ancora chiaro dove vogliono arrivare con le nuove iniziative, ma direi che, PRIMA di poter dire che sono ottime, MIGLIORI della politica precedente, sarebbe il caso che lo dimostrassero con i numeri. E i bilanci degli ultimi anni dicono tutt'altro.

    • +1 3
  14. 1 hour ago, Carlo Monni said:

    Sono uno dei rimasugli.:lol:

     

    Tsk, come se non lo sapessimo che da anni ormai le storie le scrivi tu mentre Boselli si prende il merito!  :P:lol:

     

    Visto che si parla degli altri autori, una domanda che vorrei fare a borden è su "quanto" sia interventista, cioè, in pratica, quanto e come controlli soggetti, sceneggiature, degli altri autori (per esempio: il disegnatore riceve la sceneggiatura direttamente dall'autore e Mauro controlla le tavole disegnate? O vede anche la sceneggiatura?) e quanto tempo gli porta via (se ha già risposto a domande come questa magari qualcuno mi indichi il numero di pagina, che 168 pagine di discussione sono tante...)

  15. Fra i miei tanti interessi c'è anche il gioco di ruolo indie (nel senso di gdr di nicchia, molto diversi spesso dall'idea che la gente si fa sui gdr dopo aver visto dungeons & dragons), e ho collaborato anni fa all'edizione italiana di un gdr americano, "Cani nella Vigna", scritto da un ex mormone.  È un western ambientato in una realtà "alternativa" in cui una comunità religiosa molto simile a quella mormone (si chiama diversamente probabilmente per evitare grane, visto che non è descritta in termini molto benevoli, e potersi prendere alcune libertà con il setting) riesce in quello che non riuscì ai mormoni con il Deseret. I giocatori giocano in pratica "il braccio armato della Fede", cercando di proteggere le comunità un po' con la Fede ma soprattutto con la Colt Dragoon...

     

    Fra le note storiche sulle comunità su cui è basato, e la descrizione dell'autore, e soprattutto la quantità di revolverate in una normale partita, non rischio più di confondere i Mormoni con i Quaccheri...  :lol:

  16. Altro bel numero di questa serie, che non vincerà pattumiere d'oro al festival del fumetto deprimente di Canicattì, ma è sempre una gran bella lettura.

     

    Stavolta, dopo i perfidi ma quasi ammirevoli Mefisto e sorella, come "villain" abbiamo un'altra famiglia di "cattivi" ma di certo molto più spregevole. Cattivi che ti fanno pregustare i momento in cui Tex li prenderà calci nei denti e che spero facciano una fine soddisfacente (nel senso di abbastanza efferata, basta con la morti buoniste da una vignetta, devono patire e morire male!)

     

    Non vedo l'ora di leggere il seguito!

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