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Magico Vento

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Messaggi pubblicato da Magico Vento

  1. L'ho letta appena è uscita talmente era grande la mia attesa, ma non avevo ancora riportato qui le mie considerazioni. Ci sono SPOILER, anche se ormai chi la doveva leggere l'avrà sicuramente fatto.

     

    Questa è una storia talmente ampia, complessa e importante che è seriamente difficile da giudicare. Sicuramente il giudizio è molto positivo, ma non è facile trasformarlo in un valore numerico, che rischia anche di apparire riduttivo vista la maestosità dell'opera (direi che comunque viaggiamo sul 9).

    Dopo un primo albo, in cui ho trovato strepitosa la movimentata sequenza a Last Chance City, così come l'incipit incentrato su Padma, ancora piuttosto dialogico e introduttivo, ho apprezzato come Boselli abbia continuato a inserire nuove situazioni, elementi e personaggi che arricchiscono e portano avanti la trama e la rendono più intrigante nel secondo. Sempre nel secondo numero ho trovato spettacolare, grazie anche allo splendido connubio della sceneggiatura con i disegni di Civitelli, la scena con Padma nel regno dei morti, che mi ha riportato a quella memorabile contenuta ne Il figlio di Mefisto. Di positivo c'è anche il ritorno, dopo una bella scena di evasione, di Lily, resa da Boselli un personaggio più sfaccettato e meno "passivo" rispetto alle sue precedenti apparizioni. Da notare anche come il Bos abbia ben riannodato i fili delle passate vicende, fornendo un affresco chiaro e completo anche a chi fosse un nuovo lettore.

     

    Nella terza parte iniziano ad aumentare il ritmo e l'azione, e il livello di interesse rimane molto alto. Ho in particolare apprezzato la scena d'azione nel deserto di Altar nel cratere del "Impresionante" e quella a Caborca, lasciata in sospeso e ripresa nell'albo conclusivo.

    L’intreccio ormai è molto robusto, le sottotrame molteplici, i personaggi moltissimi e all’autore milanese spetta il compito di sbrogliare l’intricata matassa. Ho notato un ritmo sostenuto e incalzante che incoraggia la lettura in quest'ultimo albo (frequenti anche le brevi scene intervallate da salti temporali). 

     

    L'impressione che ho infine avuto è che Boselli abbia saputo chiudere tutti i fili nel modo più logico posibile e senza intoppi di alcun tipo nella trama. Mi ha convinto la sorte toccata a Mefisto, così come la scelta di lasciare in vita Lily. La scena finale con Tex che tocca la campanella tibetana e si dimostra un uomo giusto può apparire strana, ma trovo che in una storia di questo tipo ci può stare e le conferisce ulteriore importanza.

     

    Forse, ma queste sono solo considerazioni personali e non difetti, mi sarei aspettato un ruolo più importante da parte di Ruth e qualche morto anche tra i buoni (ma quest'ultimo punto non è indispensabile, secondo me, per rendere epica una storia, come dimostrato qui). 

    Complimenti dunque a Boselli per questa lunga e appassionante cavalcata.

     

    Vogliamo parlare poi dei superlativi disegni di Civitelli? Ogni vignetta, dai primo piani ai paesaggi, è incredibilmente suggestiva ed evocativa, e ricca di minuziosi dettagli che la rendono molto attraente. Alcune poi, come la prima di pag.52 dell'ultimo albo, sono tra i disegni migliori che abbia mai visto in un fumetto Bonelli. Se proprio bisogna trovare un difetto, certe volte i dinamismi non sono riusciti al cento per cento (le figure sembrano un po', detto esagerando, dei burattini), ma la bravura del disegnatore compensa alla grande questa piccola "mancanza". Al momento, credo che questo sia il suo apice da disegnatore.

    Ottime le quattro copertine di Villa (forse solo la terza un po' sottotono rispetto alle altre), tra cui la mia preferita è la prima.

     

    Una segnalazione: c'è un errore a pagina 117. Tex sta sparando col fucile (come si vede nella prima e nella sesta vignetta), ma in una vignetta (la terza) è rappresentato mentre spara con le due colt.

  2. Sostanzialmente concordo con Valerio, anche se approdo a una conclusione diversa.

    Tralasciando i discorsi su cosa voglia veramente dire scrivere Tex, con cui inevitabilmente si arriva a dire che il migliore (ed unico) sceneggiatore di Tex sia il suo creatore, ma narrativamente parlando e per capacità di scrittura, credo che Boselli sia il migliore. Per intreccio, idee, caratterizzazione dei personaggi. E per qualità delle storie. Ho provato a pensare a una storia brutta del Bos e sinceramente non me ne è venuta in mente nessuna. Certo, ha scritto storie più riuscite e meno riuscite, come tutti, ma di brutte brutte non ne ricordo, cosa che invece è successa, senza ovviamente volerlo sminuire, anche al creatore di Tex in certi casi, specie verso la fine della sua carriera (di Nizzi poi non ne parliamo...).

     

  3. A me anche il secondo albo è piaciuto molto. 
    Boselli continua a inserire nuove situazioni, elementi e personaggi che arricchiscono e portano avanti la trama e la rendono più intrigante. Ho trovato spettacolare, grazie anche allo splendido connubio della sceneggiatura con i disegni di Civitelli, la scena con Padma nel regno dei morti (mi ha riportato a quella memorabile contenuta ne Il figlio di Mefisto). 
    Menzionavo prima l'introduzione di nuovi personaggi; sono tre: Lily, El Morisco e Narbas. Bella la sequenza di evasione della prima, ma la cosa che più mi ha interessato è che Boselli l'ha resa un personaggio più sfaccettato e meno "passivo" rispetto alle sue precedenti apparizioni. Che si riveli essere lei l'elemento debole della famiglia Dickart?
    Da notare anche come il Bos abbia ben riannodato i fili delle passate vicende, fornendo un affresco chiaro e completo anche a chi fosse un nuovo lettore.
    Insomma, per il momento mi sembra che Boselli stia a poco a poco mettendo le pedine sullo scacchiere...tra poco arriverà il momento in cui darà il via ai giochi, e si prospetta una partita senza esclusione di colpi!

  4. Recensione - Contiene SPOILER!

     

    Spettacolare storia di Boselli che ha tra i suoi aspetti più riusciti quella mescolanza di vero, verosimile e fantasioso annunciata e visibile fin dall'inizio. Un vero e proprio kolossal storico-avventuroso, una vicenda complessa e intricata che intriga dalla prima all'ultima pagina, come spesso il Bos ci ha abituato. 
    Non ha surclassato il mio episodio preferito della collana, Nella terra dei Seminoles, ma si tratta comunque di un eccellente episodio che conferma Tex Willer come la miglior serie Bonelli del momento a mani basse. 

     

    Il primo albo è principalmente dedicato alla figura di Juan Cortina, con Tex che appare solo in una ventina di tavole e risulta davvero determinate solo in una sequenza (la bella scazzottata iniziale). 
    Bello l'interessante e lungo flashback su Juan Cortina e sugli avvenimenti di Brownsville nel 1859. Boselli è molto bravo nel presentare questo personaggio storico in una versione piuttosto realistica e a tutto tondo, nelle sue varie "sfaccettature" (e nelle sue contraddizioni?), che ben emergono nell'acceso confronto tra Tex, Milton Faver e la sensuale Gala. Un patriota, un fuorilegge, un ribelle o un semplice criminale? Boselli fornisce tutti gli elementi necessari affinché ogni lettore decida da sé. 

     

    Comunque fin da subito si nota la differenza quando ai testi c'è Boselli: oltre ai personaggi sempre ottimamente caratterizzati, la vicenda che crea è totalmente nuova e non sembra di averla già letta altre volte, come può capitare con altre storie più classiche e decisamente meno originali di Tex. L'autore è infatti bravo a scovare e a presentare un pezzo di storia poco conosciuto come quello della vita e delle guerre di Cortina, eventi che gli permettono di intessere una trama senza precedenti.
    Le "Aguilas de Cortina", inoltre, a loro modo ricordano un po' la romantica banda degli Invincibili della memorabile, omonima storia.

     

    Nell'avvincente secondo albo si viene a sapere per quale motivo Juan Cortina ha convocato Tex: per scoprire gli assassini del loro comune amico Jim Callahan (ottima la rievocazione storica della sua morte). Bella la sequenza notturna nella casa del giudice Lange (anche se Tex, come riconosce lui stesso, esagera un po'...) e il cliffhanger finale. E, parlando di cliffhanger, che dire di quello che conclude invece il terzo albo, con Tex che dal tetto cade all'interno dell'edificio ove è riunita per un incontro la Setta dei Cavalieri del Cerchio d'Oro? Splendido. Nello stesso albo, ottima la gestione del simpaticissimo Pedro, quasi un Carson ante litteram. L'intreccio, nella miglior tradizione Boselliana, continua a intricarsi e a infittirsi e la coralità ne fa da padrona, con Cortina che, mentre Tex e Pedro stanno indagando, deve difendersi dagli attacchi da Brownsville, per poi scoprire che il suo luogotenente Cabrera è stato rapito. 

    Nel quarto volume ho trovato in particolar modo avvincente la sequenza nel quartier generale dei Rangers, molto ben costruita. Al termine dell'albo vi è ancora una volta un ottimo cliffhanger, che vede in grossissimi guai Milton Faver.
    Nel quinto ho apprezzato il tragico colpo di scena su Cabrera e il successivo su Faver, sbattuto in cella dallo sceriffo Shears. Sempre in quest'albo, devo dire che però Boselli ha un po' troppo abusato della soluzione narrativa "arrivano i nostri". Bella in ogni caso la scena in cui Gala libera Faver. 

     

    Bellissimo, per non dire magnifico, infine, il sesto albo, dove ogni nodo viene al pettine. Ritmo perfetto e serrato, dialoghi efficaci e persino una introspezione psicologica dei personaggi maggiore del solito (si nota soprattutto nelle ultime parole/azioni dei "cattivi" Dunson e Lohan). Mi è piaciuta molto anche la conclusione del filone storico dedicato a Cortina, oltre a quella dell'indagine sulla morte di Callahan e dei Cavalieri del Cerchio D'Oro. 
    Molto bello il simpatico (ma anche nostalgico) siparietto con Pedro e Miguel, finalmente riuniti, che si separano da Tex. Splendido pure il romantico e divertente epilogo dedicato a Gala e Faver.
    Anche a questo giro non si possono risparmiare i complimenti a Boselli. 

     

    Un lavoro altrettanto notevole lo fa un fuoriclasse come Brindisi ai disegni, con il suo tratto realistico e preciso. Nota positiva la rappresentazione dei personaggi, tutti perfettamente riconoscibili nonostante siano moltissimi, e delle atmosfere, sempre vivide e suggestive. 

    Buone le copertine di Dotti, anche se come al solito il volto di Tex non mi convince troppo (nella prima sembra addirittura Michael Jackson dopo qualche intervento di troppo!). La mia preferita è l'ultima, molto epica. 

     

     

    P.s. Sbaglio o al termine del quinto albo c'è un errore? Pedro dice di aver visto due tipi che non devono trovarlo lì...però non mi sembra che lui abbia mai visto in volto il biondo Ronnie Dunson, assassino di Callahan (o si riferisce a qualcun'altro?).

    • +1 2
  5. screen57.jpg
    Storia molto breve e senza pretese, che sembra anche scritta con più fretta del solito: i dialoghi sono infatti un po' meno brillanti ed efficaci. L'idea di base non è male e l'atmosfera iniziale con il totem neppure, ma la brevità dell'episodio non permette uno svolgimento memorabile e infatti nel complesso la vicenda è semplice e lineare. Bisogna dire che è pure un episodio abbastanza ingenuo, visti l'improbabile caratterizzazione degli indiani Yaqui e alcuni passaggi nella trama.
    Nel finale (bella la sequenza con il puma) la storia si risolleva, arrivando tranquillamente alla sufficienza, a mio parere. 
    Ancora una nota: la madre dello stregone, Yanka, mi ha ricordato molto (anche e soprattutto nella rappresentazione grafica) Yaska la strega, personaggio apparso nell'omonima storia di Zagor scritta proprio dal creatore di Tex.
    Decisamente piacevoli, come al solito, i disegni del primo Galep.

     

    Storia: 6
    Disegni: 7,5

  6. screen56.jpg
    Storia scorrevolissima e piacevole, dal ritmo assai alto e veloce, e anche piuttosto breve, meno di 100 tavole, in cui G.L.Bonelli, come al solito fregandosene della precisa aderenza storica, fa affrontare a Tex la banda dei Dalton. Memorabile l'introduzione fotografica con le facce di tutti i componenti della banda. Bella poi tutta la sequenza iniziale che mostra l'inizio della carriera criminale dei Dalton, con anche, da ricordare, il forte e quasi "scioccante" momento in cui una donna e la piccola figlia vengono calpestate dai cavalli dei banditi. 
    La storia in questione è poi anche da ricordare per la prima apparizione di Tiger Jack, qui ancora molto diverso da come lo conosciamo: è un indiano un po' stereotipato che parla in terza persona con verbi all'infinito. 
    Appassionante l'intera caccia ai Dalton, di cui ho apprezzato il lato cavalleresco all'inizio dell'episodio, quando, decidendo di non sparare, permettono a Tex e Tiger di recuperare il corpo di un ferito.
    L'episodio vede anche il ritorno di Kit Carson, che all'inizio, quando è incaricato di scortare il treno, agisce in parallelo a Tex. Inoltre la storia aggiunge due tasselli importanti per la continuity: si viene a sapere che Lilyth è morta (la faccenda viene liquidata in due vignette) e che Tex ha avuto un figlio maschio.
    Avvincente la parte nel deserto, con anche un momento molto intenso come quello del dialogo tra Tex e Tiger sepolti nel deserto fino al collo. Mi è piaciuto pure l'intervento di Dinamite, da molti ritenuto forzato. Bella poi, per non dire epica, la scena in cui Tex dà tutte le borracce a Tiger e si getta al galoppo nel deserto senza acqua.
    Buono anche il finale, che inizia con la spettacolare vignetta con Tex che si staglia in cima alla collina annunciando ai Dalton che non varcheranno il confine. Tra l'altro, mi sarei aspettato il duello conclusivo con Bob Dalton e non con Emmett. La tragica fine di Eugenia mi ha ricordato quella di Satania.
    Buoni i disegni di Galep, aiutato da Uggeri. 

     

    Storia: 6,5
    Disegni: 7,5

    • +1 3
  7. screen52.jpg
    Storia mitica, che, benché non sia tra le migliori storie né della serie né di Gianluigi Bonelli, ha un'importanza senza paragoni all'interno della saga del ranger del Texas.
    Non sarà tra gli episodi migliori, ma comunque questa storia è assai ben riuscita e spicca sicuramente tra quelle dei primi albi, al di là della sua epocalità, probabilmente anche grazie al suo ampio respiro (dura più di 200 pagine). Apprezzo molto il ritmo delle prime storie a strisce, perché in pratica ogni dieci pagine del formato gigante c'è un momento di tensione o un colpo di scena che tiene alta l'attenzione e rende il tutto molto godibile. Grazie a ciò e grazie agli ottimi e frizzanti dialoghi di G.L.B. la storia è sempre coinvolgente, nonostante la sua non indifferente lunghezza.
    Le iniziali, leggendarie strisce con il matrimonio di Tex e Lilyth sono bellissime e a dir poco memorabili.
    Il tentativo da parte di Tex di trovare le prove contro dei trafficanti d'armi, cioè l'idea su cui si basa la storia, è molto intrigante in generale. Una delle mie sequenze preferite dell'episodio è quella in cui Jerry Stone e i suoi degni compari creano una trappola per poter eliminare Tex, inscenando un'evasione dal carcere di quest'ultimo per poter così mettere in atto la cosiddetta "Ley de Fuga". Molto appassionante anche la parte della vicenda in cui Tex deve tenere a bada il perfido Volpe Rossa e quella successiva dei "due contro cento", cioè quella in cui Tex e Carson affrontano soli Stone e i suoi uomini. Non sono poi da dimenticare i bellissimi e divertenti battibecchi tra Carson e Marshall. Ottimo il finale dell'episodio, per nulla scontato, con le dimissioni di Tex dai ranger.
    Come ho già detto in passato, il Galep delle origini è sempre un bel vedere e qui si nota già anche un miglioramento rispetto alle storie immediatamente precedenti.
    Bella ed emblematica la storica copertina dell'albo gigante Il patto di sangue

     

    Storia: 8
    Disegni: 8

    • Mi piace (+1) 1
    • +1 1
  8. SPOILER

     

    La prima parte dell'attesissimo ritorno di Mefisto (e Yama) non ha affatto deluso le mie aspettative e credo che il meglio debba ancora arrivare...

    Per quanto riguarda la trama architettata dal Bos, come al solito lo sceneggiatore dimostra la sua maestria nel gestire numerose sottotrame e personaggi.

    Il primo albo si apre con una suggestiva visione di Yama che rievoca il finale del prequel Il segno di Yama, che vede però se stesso vincitore. Molto bella poi la parte immediatamente successiva che presenta il Black Mountain Asylum e dove si scopre che il dottore che lo gestisce, Weyland, non è nient'altro che Mefisto. Davvero tetra la prima scena in cui Mefisto si serve dello specchio per spiare qualcuno, in questo caso il dottor Crane. Molto efficace, subito dopo, la prima apparizione di Tex e Carson, che catturano un criminale detto "il Macellaio", che verrà proprio internato nel manicomio. Grande spazio del primo albo è dedicato a Mefisto e al suo manicomio e la trama si fa da subito intrigante, ambiziosa e promettente.

    Dopo le cupe atmosfere del primo albo, in quello successivo Boselli condisce le scene d'azione con forti tocchi horror: splendide soprattutto la scena dell'inseguimento in carrozza e quella all'interno della stazione dei pompieri abbandonata. Boselli in quest'ultima è un maestro a far credere, perlomeno per alcuni istanti, che questa volta per Tex sia davvero finita e che la vittoria finale arriderà impensabilmente a Mefisto. Davvero spaziale il finale con Tex e Carson prigionieri di Mefisto, dove Boselli riesce anche a inserire una terribile scena con Carson morto sgozzato (ovviamente si scoprirà non vera).

    La suggestiva ambientazione cittadina di San Francisco sfruttata al meglio da Boselli lascia spazio nella terza e "provvisoriamente" ultima parte della storia a quella ben più claustrofobica del manicomio criminale di Mefisto. Boselli porta avanti le varie sottotrame imbastite nei due numeri precedenti, concentrandosi su quella, avvincentissima, legata a Carson e a Tex prigionieri nel manicomio, con quest'ultimo che deve cercare di liberarsi per impedire a Yama di torturare il pard. Qui il figlio di Mefisto non fa una figura sopraffina (come d'altronde Kit, che, insieme a Tiger, è giunto al manicomio per liberare il padre e Carson e, benché sospetti della presenza di Mefisto, cade comunque in trappola), ma questa è tuttavia giustificata dalla fragilità dovuta alla sua terribile esperienza e al ritorno della sua pazzia. A lasciarmi perplesso è invece la scena in cui Tex tenta di raggiungere il coltello per liberarsi quando gli basterebbe sfilare la mano dalla cinghia (anche se questo è probabilmente considerabile più un errore dei disegnatori che dell'autore).

    Anche l'ultimo albo si rivela pertanto complessivamente soddisfacente, grazie ai fuochi d'artificio tanto attesi e ai non pochi colpi di scena presenti. Buono pure il finale, con la facilmente prevedibile fuga di Mefisto e la resa dei conti finale solo rimandata.

    Solo applausi quindi a un Bos così in grande spolvero e che non toppa neanche in una storia così difficile come il ritorno della nemesi assoluta di Tex.

    Per quanto riguarda i disegni dei Cestaro, si potrebbero spendere molte parole, ma alla fine tutte sfocerebbero immancabilmente in complimenti, perché i due fratelli hanno realizzato un lavoro egregio in tutto e per tutto. La lunga attesa dovuta alla loro lentezza è stata ampiamente ripagata. Sottolineo solo alcuni piccoli aspetti che mi hanno fatto adorare il loro operato: il tratto dettagliato che ha contraddistinto ogni vignetta della storia, la riuscitissima realizzazione delle atmosfere lugubri, horror e gotiche del racconto e la grande maestria nel rappresentare emozioni, espressioni e pensieri dei personaggi.

    Villa, dal canto suo, realizza tre splendide cover per questa riuscitissima trilogia. La mia preferita? Quella de I misteri di San Francisco, direi, ma la scelta non è affatto semplice.

  9. SPOILER

     

     

    Spettacolare speciale di Boselli & De Angelis, con il primo che evidentemente non ne aveva abbastanza di sfornare gioielli su Tex, Tex Willer e Dampyr anche quest'anno e si è "inventato" questo speciale estivo che, secondo me, più speciale di così non poteva essere, tanto la storia e i disegni mi hanno entusiasmato.
    Partiamo dunque dalla storia, che, come ho detto, è un ennesimo, piccolo capolavoro Boselliano: una storia veramente ben ideata, ben strutturata e ben scritta. La storia nasce con lo scopo di giustificare l'apparente incongruenza tra il "potente" Mefisto della recente storia Pinkerton Lady e il Mefisto, molto più "debole" e privo dei poteri della storia di Boselli (benché essa sia cronologicamente precedente), nella sua prima apparizione sul numero 3 della serie, Fuorilegge. Ebbene, secondo me, l'autore riesce a trovare una spiegazione convincente e plausibile con un racconto che si va perfettamente a inserire nella continuity, riprendendo alla perfezione i fili narrativi legati a Mefisto.
    Ma l'aspetto che forse mi ha più fatto apprezzare l'episodio è la sua trama inconsueta e insolita per essere una storia di Tex, con pochissime sparatorie (buona parte degli spari, tra l'altro, avvengono durante gli spettacoli di magia di Mefisfo) ma con molti intrighi e magie che la rendono assolutamente avvincente. Questa storia ha, secondo me, fatto risaltare ulteriormente le capacità di sceneggiatura di Boselli, capace di tenerti incollato per 130 pagine senza bisogno di sparatorie e con una bassa dose di azione. Ci sono anche molti dialoghi, ma sempre scritti benissimo e mai noiosi.
    E poi questa storia si è resa più memorabile perché il buono muore. Eh sì, benché sia una storia di Tex, il buono (non il protagonista), cioè il Detective Tayman, fa una (inevitabile) brutta fine a causa di Steve e della sorella Lily (tra l'altro, davvero interessante come ci vengono raccontati l'incontro tra i due fratelli e il loro sodalizio criminale). Se Tex fosse una saga cinematografica, questo lo vedrei benissimo come uno spin-off incentrato sul cattivo che ne sveli i retroscena.
    Bellissimo infine l'epilogo, con il cameo conclusivo di Tex e con le due vignette finali splendide.
    Ci sarebbero altre cose da dire, tanto la trama è appassionante e densa di avvenimenti, ma mi posso fermare qui perché tanto si è capita l'antifona.
    De Angelis si trova a perfetto agio nelle ambientazioni principalmente cittadine di questo episodio e, come al solito, disegna delle tavole che sono una gioia per gli occhi. Uno degli aspetti che apprezzo di più è la grande espressività dei volti.
    Discreta la cover di Dotti, essenziale ma allo stesso tempo efficace.

    Storia: 9
    Disegni: 10

    • +1 1
  10. Storia di Ruju e Prisco che, trovandosi in mezzo a due kolossal boselliani, non può che essere ritenuta un riempitivo; un riempitivo discreto, a dirla tutta, ma non privo di difetti.

    La forza della storia sta, secondo me, nel soggetto, semplice ma abbastanza efficace: un vecchio indiano, Quercia Rossa, che ha perso la voglia di vivere, ritrova forza e motivazioni per la sua vendetta, e, per compierla, si serve delle stesse armi dei suoi avversari. Insomma, niente di eccezionale né di così innovativo, ma nella sua semplicità funziona.

    Per quanto riguarda il cattivo dell'episodio, Chogan, devo dire che mi aveva fatto una buona impressione nella sua prima e tenebrosa apparizione; bello anche il flashback sul suo passato, che lo umanizza un po'. Tuttavia nel finale si "sgonfia" totalmente, venendo sconfitto con troppa facilità da Quercia Rossa. Inoltre, non viene spiegato quale sia l'effettivo scopo della sua sanguinaria banda.

    Bella invece la complessa figura del ragazzino indiano che rimane affascinato da Chogan e vuole diventare come lui.

    La storia è molto scorrevole, come tutte quelle di Ruju, ma presenta anche qualche intoppo e qualche forzatura. Assurda la scena in cui Tex e Quercia Rossa discutono di fronte alla madre dicendo che devono far fuori il figlio Chogan ("È un cane rabbioso!"/"E noi lo fermeremo."), per poi chiederle se può aiutarli! Forzatissima invece la scena nel finale in cui a Carson è bastato vedere il torrente per capire che Tex e gli altri sarebbero usciti da lì... Nel finale si percepisce anche una certa fretta dell'autore nel chiudere la storia viste le poche pagine a disposizione.

    Insomma, nel complesso è un episodio che rimane nella discreta media di Ruju e che probabilmente dimenticherò presto.

    Sono un grande ammiratore di Prisco e anche qui non mi ha deluso. In questo episodio, ho trovato il suo stile più sintetico e "nervoso" (con qualche influsso Milazziano e Parloviano), ma comunque alquanto convincente. Ho però trovato anche qualche vignetta non leggibilissima e qualche primo piano non completamente riuscito.

    Ottime le due copertine di Villa, in particolare la prima.

     

    Storia: 7

    Disegni: 9-

  11. Una lunghissima storia di Boselli che si può riassumere con un solo aggettivo: splendida.
    Innanzitutto, magnifica l'ambientazione, che mi ha ricordato soprattutto le memorabili atmosfere della storia che diede inizio al "Rinascimento" zagoriano, "L'esploratore scomparso", ma anche ovviamente le storie texiane "Sulle piste del nord", "Nei territori del Nordovest", "I demoni del nord" e "Alaska!", tutti episodi a cui questa vicenda si collega in un modo o nell'altro.
    Come al solito, è la coralità a fare da padrona nella vicenda creata da Boselli. Indimenticabile, in particolare, il personaggio di Tornuak, che da temibile e tenebroso avversario si rivelerà un importante alleato dei nostri nel finale. Ho però trovato anche un difetto (cosa alquanto strana) nella gestione dei personaggi, perché mi è parso che Jim Brandon sia un po' troppo trascurato e per niente protagonista della vicenda.
    Come al solito, invece, sono rimasto affascinato dalla magistrale gestione delle sottotrame attuata dal Bos. Non ne ho ancora parlato, ma ovviamente l'idea alla base di quest'avventura (la ricerca delle navi "perdute" Erebus e Terror) è originale e alquanto intrigante. Bellissima la parte in cui viene letto il diario del capitano della Terror, in cui Boselli e Bruzzo rievocano con grande realismo parte della storia dei marinai delle due navi.
    Bei nemici i Mahaha (che ricordano un po' i Demoni del Nord dell'omonima storia), anche se era facile dedurre la loro origine. Ho apprezzato moltissimo l'atto finale di questa lunga epopea: splendida la resa dei conti al campo dei Mahaha, con il duello tra Tornuak e l'orso bianco; spettacolare, poi, la scena in cui la Terror si inabissa. Ma non è finita qui: magistrali e indimenticabili le due tavole finali, un grandissimo colpo di genio del Bos! Impossibile pensare a un epilogo più spettacolare.
    I disegni di Bruzzo mi hanno un po' spiazzato, perché li ho trovati privi di uno stile unico e definito: dopo un primo albo di forte ispirazione ticciana (comunque apprezzabile l'omaggio al Ticci di "Sulle piste del nord"), nel secondo ho visto un alternarsi di volti ticciani e villiani. Forse solo negli ultimi due albi si è visto uno stile più uniforme e caratteristico del disegnatore. Pur avendo dunque trovato i disegni un po' altalenanti, devo dire che sono più che discreti. Auguro a Bruzzo di trovare uno stile più personale e "definitivo".
    Superlative le quattro cover di Villa. Difficilissimo scegliere la migliore: forze quella che preferisco è la prima (che mi ricorda la copertina di "Tamburi di guerra"), ma anche le altre tre non scherzano!

    Storia: 9+
    Disegni: 7,5

  12. I miei voti:

     

    SERIE REGOLARE MENSILE

    Storia: Alla ricerca delle navi perdute

    Copertina: Alla ricerca delle navi perdute

    Personaggio: Tornuak

     

    SERIE "TEX WILLER"

    Storia: Bandera!

    Copertina: I Pionieri del Montana

    Personaggio: Sceriffo Page

     

    SERIE SPECIALI

    Storia: L'ultima missione

    Copertina: Il killer fantasma

    Personaggio: Joe Beauregard

  13. Gran bel maxi questo "Mississippi Ring" realizzato dall'affiatata coppia Manfredi/Rotundo.

    La storia di Manfredi mi è innanzitutto parsa piuttosto originale, dato che non è una classica storia western dallo sviluppo prevedibile e non mi ha neppure dato l'idea di "già visto". La sceneggiatura mi è sembrata piuttosto solida e ho trovato ottima la gestione di azione e dialoghi, entrambi ben dosati in modo da rendere intrigante la vicenda. Ben caratterizzati anche i numerosi personaggi dell'intreccio. Belli i flashback sulla Guerra Civile, in cui, oltre a dare un background più completo del colonnello Dickinson e del sicario Drunky, viene mostrata tutta l'insensatezza dei massacri e delle carneficine avvenute. Infatti, come in numerose storie di Manfredi, sono presenti anche critiche e messaggi sociali/politici: oltre all'insensatezza della guerra, un esempio è la denuncia della corruzione e del malaffare. 

    Ben riuscita, inoltre, la tesa sequenza finale in cui vengono scortati i testimoni in tribunale attraverso la città. Splendide le ultime due tavole finali, che chiudono alla grande questo piacevolissimo episodio.

    Rotundo non è mai stato tra i miei disegnatori preferiti, però è comunque un grande artista che qui realizza un buonissimo lavoro. Un aspetto positivo che ho notato è la sua capacità di realizzare volti molto diversi tra loro (non come altri disegnatori che realizzano volti molto simili che variano solamente per baffi, barba, capelli) e per questo perfettamente riconoscibili. Rotundo se la cava alla grande anche nel realizzare le complicate scene con i vari battelli in battaglia tra loro.

    Per una volta si possono tirare le orecchie anche a Villa, che realizza una figura abbastanza sproporzionata di Tex in copertina, mentre tutto il resto bisogna riconoscere che, come al solito, è realizzato veramente bene. 

     

    Storia: 8

    Disegni: 8

    • +1 1
  14. IL SEGRETO DELLA MISSIONE SPAGNOLA
    Nizzi realizza qui il classico compitino, accettabile e sufficiente ma per nulla memorabile. La storia, molto classica, è sempliciotta e trovo che, come in tutte le ultime scritte da Nizzi, l'azione sia anche un po' troppa (ma qui almeno non si arriva fortunatamente al cosiddetto "pim pum pam"). L'unico elemento che la fa andare un po' oltre la semplice sufficienza è l'idea del padre anziano che cerca il figlio bandito disperso, che ho trovato interessante. Anche il finale quasi paradossale, con il rapinatore che incassa la ricompensa per aver restituito il denaro che aveva rubato, non mi è dispiaciuto. Il resto della storia, pur non essendo noioso (i dialoghi sono pochi e l'azione, come detto prima, tanta), non presenta neppure pathos, momenti memorabili o qualche sussulto: insomma, mi è parsa un po' piatta. Tuttavia, nei dialoghi e nella sceneggiatura Nizzi se la sa ancora cavare abbastanza e il risultato è complessivamente promosso.
    Un Torti ticciano ai disegni non mi ha entusiasmato, anche se forse qui mi è piaciuto più che sui vari Martin Mystère. I volti sono pessimi, mentre gli ambienti vanno decisamente meglio; buono pure il dinamismo.

     

    Storia: 7-
    Disegni: 6,5 

     


    "Neve rossa", la seconda storia del Maxi, quella più breve, è invece scritta da Ruju. Il soggetto è semplice e classico, ma Ruju si "riscatta" con una sceneggiatura molto buona, dal giusto ritmo e della giusta dose di azione e tensione. Quindi il risultato è piacevole, ma facilmente dimenticabile, vista anche l'assenza di colpi di scena particolarmente sorprendenti e scene degne di nota.
    Positivi i disegni di De Luca, seppur un po' altalenanti: si alternano tavole con sfondi e personaggi davvero belli ad altre meno leggibili e con i visi delle persone non fatti benissimo.

     

    Storia: 7-
    Disegni: 8-

     

    Bella la copertina di Villa, anche se poco pertinente con le storie all'interno.

  15. Che storia! "La cella della morte", dalla mole di ben 511 pagine, è probabilmente la vicenda più complessa creata da Gianluigi Bonelli per Tex, un capolavoro assoluto di ritmo narrativo, intreccio e suspense.

    Partiamo subito dalla sceneggiatura e dai dialoghi: entrambi perfetti. La storia, nonostante i balloons non siano pochissimi, è scorevolissima, grazie alla bravura di GLB nello scrivere dialoghi. 

    La storia parte con un misterioso uomo d'affari di Flagstaff che ordisce un diabolico complotto per accusare Tex di omicidio e mandarlo in carcere, in modo da poter impadronirsi dell'oro dei Navajo. Memorabile la scena ricca di pathos in cui Tex, prima di entrare nel carcere di Vicksburg, si separa dai suoi pards: 

    15345_10.jpg

    Molto belle le scene all'interno del carcere, soprattutto quando Tex fa lo spiritoso e lo spavaldo con lo spietato capocarceriere Murdock (divertentissime le sue prese in giro, come "Se invece che in una galera tu fossi in un circo, con una grinta come la tua avresti un successone"!). Anche gli altri pards sono gestiti alla perfezione e grintosissimi; da manuale pure la scena all'inizio della storia in cui Tiger, dopo aver saputo dell'arresto di Tex, dà del serpente a sonagli a Myra e, alla reazione furiosa di questa, le risponde: "Calma, donna bianca! Dopotutto, toccherebbe ai serpenti a sonagli offendersi per il paragone"!

    I personaggi di contorno, numerosissimi, sono ottimi: dalla femme fatale Myra al perfido Murdock (un cattivo davvero odioso), da Clem a Victorio, da Finney a Fred Redwood, senza dimenticare Marcus Parker, l'uomo di Flagstaff, che pur dimostrandosi un "signor nessuno" al termine della storia, per me è uno dei migliori nemici mai apparsi su Tex. 

    Nonostante la complessità della storia, Bonelli padre non perde mai le redini della sceneggiatura e non incorre in grosse incongruenze o buchi di trama, firmando così una Pietra Miliare del tutto priva di difetti della saga di Tex.

    Mi sono piaciuti i disegni di Nicolò: semplici, ma precisi, curati e leggibili. Peccato che in alcune vignette si noti anche il tratto di Gamba (non accreditato), il cui stile non mi piace proprio.

    Galep realizza delle grandi copertine; quelle che preferisco sono "In nome della legge" e "L'ombra del patibolo".

    In conclusione, una delle tre migliori storie scritte da Gianluigi Bonelli in tutta la sua grandiosa carriera. 

     

    Storia: 10

    Disegni: 8

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  16. Uno speciale davvero bello e dalla formula assai intrigante. Non era semplice inserire su Tex le storie di fantasmi natalizie tipiche della tradizione anglosassone, eppure Boselli, con l'aiuto al soggetto di Nucci e Gualtieri, ci è riuscito con successo. L'avventura "cornice" è senza dubbio ben sceneggiata e ritmata e con anche qualche bel colpo di scena, ma il vero piatto forte dell'albo sono i tre brevi racconti horror inseriti al suo interno. Il mio preferito è il secondo, "La storia della strega", ma tutti e tre sono ottimamente riusciti. Il primo, brevissimo racconto, "La storia del fuggiasco", ha una trovata finale semplice ma alquanto efficace che lo rende molto inquietante. Il secondo, come ho detto, è il mio preferito, forse perché è il più articolato dei tre (si snoda anche su due piani temporali); i colpi di scena sono splendidi e agghiaccianti. L'ultimo, "La storia dell'ombra", ha alla base, come il primo racconto, una semplice ma forte idea horror e nel finale raggiunge dei picchi di tensione notevole. Altamente spettacolare anche il finale della storia cornice, che lascia un bel tocco di mistero intorno alla figura del vecchio.
    I disegni di Ghion sono molto validi, adattissimi sia alle atmosfere western (ben ricreata l'ambientazione nevosa) sia in quelle horror. Il suo buonissimo lavoro è valorizzato nei racconti brevi da una colorazione in bicromia molto riuscita.
    Discreta la cover di Dotti.

     

    Storia: 8,5
    Disegni: 8,5

    • +1 1
  17. Il 15/12/2021 at 15:26, Grande Tex dice:

    personalmente non consiglierei nessuna storia di Bonelli o Nolitta ad un ragazzo d' oggi,della mia età.Più presumibilmente,storie di Boselli o Nizzi,più moderne.Ho fatto leggere ad un mio coetaneo " Fuga da Anderville " e gli è piaciuta molto.

    Gli ho fatto leggere anche " Gli invincibili" e gli è piaciuta anche quella,anche se ha detto che era troppo complicata.

    "Fuga da Anderville" e "Gli invincibili" sono proprio le prime che mi sono venute in mente, assieme a "Il passato di Carson", "La grande invasione" e "I sette assassini".

  18. <span style="color:red">6 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

    mi pare l' abbia già detto: anderville,furia rossa,tigre nera,uomo con la frusta

    Grazie, sicuramente l'aveva già detto ma non sapevo dove trovarlo. In effetti sono quattro grandissime storie queste!

  19. Ciao Boss, una domanda: quali sono le tue storie preferite di Martin Mystère (quelle che quindi potremmo vedere anche ristampate nella collana delle Grandi Storie)? 

    E, visto che ci sono: qual è o quali sono le tue storie preferite di Nizzi su Tex?

    Grazie per le eventuali risposte, buona giornata.

  20. <span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:
    13 ore fa, MacParland dice:

    E poi Zagor per quasi tutta la storia non fa nulla. Boselli lo mette in terzo piano. Perché in secondo piano c'è Orso Nero. Per due volte viene salvato da due personaggi che Boselli mette in luce facendo scomparire Zagor. Prima Lupo Grigio e poi Adam Crane

    Mah!... Mi stupisce sempre leggere questi commenti sul forum a proposito delle storie di Boselli, sia di Zagor che di Tex.  Boselli nelle sue avventure più ambiziose e con le trame più articolate (le sue migliori) costruisce storie corali, in cui affianca all'eroe una serie di personaggi e comprimari ben caratterizzati e interessanti, che contribuiscono alla risoluzione della vicenda insieme all'eroe principale. Ormai è abbastanza assodato questo. Fa così dal 1994. Come dice Virgin, è un po' come lamentarsi che nelle storie di Manara si vede la fxxx.

     

    Poi uno può legittimamente preferire altri tipi di storie, in cui tutto ruota sempre e solo attorno all'eroe, ma dire che qui Zagor non fa niente...:dubbioso:

    a p. 32 e seguenti Zagor e Cico combattono contro i Comanche. Vengono sopraffatti da forze preponderanti, sì, ma dopo una lunga lotta

    a p. 76 e seguenti Zagor fugge dal campo comanche per salvare dei coloni dal saccheggio. Riesce a salvare i due bambini e la madre da solo, poi, sì, lo aiuta anche Lupo Grigio, ma non dimentichiamo che non siamo a Darkwood.

    a p. 118 e seg. Zagor discute con Lupo Grigio cercando di convincerlo a unire le varie tribù per trattare la pace ed evitare la guerra.

    13 ore fa, MacParland dice:

    i dialoghi ti bloccano, in certe parti si chiacchiera e basta.

    Più che chiacchiere direi che sono dialoghi fondamentali sia per capire la complessità della situazione storica, del conflitto tra Comanche, texani e messicani, sia per dare un carattere ai personaggi (se non approfondisci i dialoghi come fai a dare una psicologia e uno spessore a un personaggio?).

     

    - a p. 130 e seg. Zagor arriva a Bandera dove viene arrestato poi rilasciato. Tutti contro uno... che doveva fare?

    - a p. 180, dopo aver dialogato con Rose, suo padre e gli altri (facendoci conoscere il loro carattere e la loro mentalità) Zagor parte in missione di pace ma i cacciatori di bisonti rovinano tutto e Zagor si prende una botta in testa senza riuscire a salvare i suoi compagni.

    - poi ci viene raccontata la storia sentimentale di Adam Crane e la vicenda di Juan e dei messicani, e solo qui Zagor sparisce un po'...

    - ma a p. 256 e seguenti torna Zagor e salva Cico, Orso Nero e gli altri comache dai messicani. Lunghi combattimenti di Zagor insieme a Orso Nero.

    - a p. 307, dopo aver seguito le disavventure di Adam Crane, si torna a Zagor e ai suoi propositi di pace, nonostante tutto. Cico gli dice che qui in Texas non lo conosce nessuno e il suo parere non conta un accidente, ma Zagor non demorde.

    - a p. 323 Zagor torna a Bandera e libera Adam Crane (e meno male che non fa niente!) e insieme ai comanche fugge inseguito dai rangers.

    - a p. 371 ancora una volta Zagor cerca una tregua, vuole parlamentare, si pone come mediatore e ce la fa.

     

    Il punto è questo: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se si vuole una storia complessa, con bei personaggi, tendenzialmente realistica, che descriva un popolo indiano e un periodo storico non in modo superficiale, per forza di cose l'eroe  perde un po' della sua centralità. Ma a vantaggio di tutta la vicenda e della trama. Uno Zagor che fa tutto da solo e risolve tutto sarebbe stato poco credibile, togliendo realismo a una storia che - come detto - vuol essere tendenzialmente più realistica del solito.

    "Fratelli di sangue" è un po' alla Gino D'Antonio di Storia del West (Zagor mediatore alla Bill Adams), ma allo stesso tempo perfettamente zagoriana.

    Bellissima e approfondita analisi, Poe, che condivido in pieno.

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