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Juan Ortega

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Messaggi pubblicato da Juan Ortega

  1. Ricordo che alla prima lettura la storia mi colpì tantissimo, principalmente per la sua tematica misteriosa/orrorifica e per l'immagine di questo "Gran Serpente" resa magnificamente da Letteri. Una lettura adulta l'ha un pò ridimensionata anche se rimane una storia ben fatta e coinvolgente. In particolare il primo albo è costruito veramente benissimo, con l'incontro casuale del bivacco dei minatori in fuga (la loro paura è realmente percepibile), il racconto della loro avventura in costante crescendo di paura e la reazione opposta dei due rangers, inquietudine per Carson e ferma incredulità da parte di Tex.

    Carson mi fa impazzire, mi ci posso veramente rispecchiare (ammetto di essere un pò fifone in genere:rolleyes:); quando tiene il muso a Tex è irresistibile.

    Poi il prosieguo della storia non regge la tensione iniziale e, pur con qualche colpo di scena interessante, finisce banalizzando un pò troppo la leggenda del "Gran Serpente".

    Ma in definitiva è una storia più che buona che ancora oggi fa la sua ottima figura. E finalmente non ci sono spioni/origliatori all'interno della sceneggiatura, espediente usato/abusato nei numeri precedenti (e in tanti futuri).

    Letteri perfetto come al solito.

  2.  

    Prendendo spunto dall'intervento di Magico Vento (che condivido in toto) ho ripreso gli albi in questione e ho letteralmente divorato questa storia a dir poco appassionante. Poco da aggiungere, direi una pietra miliare della saga "Tex vs Mefisto" e, più in generale, di tutta la saga texiana.

    <span style="color:red;">13 ore fa</span>, Magico Vento dice:

    Ottima storia questa, un gradino sopra lo scontro precedente con Mefisto.

    E, a parere mio, un "mezzo gradino" sotto Black Baron [93/95].

    <span style="color:red;">13 ore fa</span>, Magico Vento dice:

    Bello il fatto che Mefisto si travesta da dottor Fiesmot, che non è altro che un anagramma del suo nome

    Questa è una vera chicca di GLB... ai tempi ci misi pure un pò a capirlo:D

    <span style="color:red;">13 ore fa</span>, Magico Vento dice:

    Splendide le copertine della storia.

    Assolutamente! Danno un valore aggiunto alla storia non indifferente.

    • +1 1
  3. On 4/1/2019 at 22:50, Condor senza meta dice:

    L'opera di lettura, studio e documentazione della pubblicazione bonelliana, effettuata da Nizzi prima di approdare alla serie ammiraglia, dovette essere davvero immane e minuziosa. L'autore, oltre a ricreare uno stile narrativo molto affine a quello del creatore della serie, assimilò per bene anche le tematiche care al suo celebre precedessore e con molta abilità, prese spunto da esse, per proporre episodi abbastanza avvincenti. "Gli spiriti del deserto" è uno degli episodi più gbonelliani uscito dalla penna dello sceneggiatore modenese.

    L'intro del precedente post di "Condor senza meta" è la prima cosa che ho colto leggendo questa bella storia di Nizzi. Ci vedo veramente tanti riferimenti a storie e situazioni glbonelliane. La stessa esistenza di questa comunità di cinesi sotterranea mi rimanda ad alcune delle ambientazioni più "fantasiose" create da GLB.

    Ecco, da questo punto di vista, il termine "erede di GL Bonelli" che gli era stato affibbiato nelle intro dei Texoni può calzare bene.

    La storia non rientra tra le mie preferite di Nizzi, non perché non sia valida, tutt'altro, ma perché in questo suo periodo iniziale veramente fecondo ne ha ideate di migliori, più consone al mio gusto.

    Va comunque sottolineato il climax narrativo di questa storia, dove il susseguirsi degli eventi da quando i due pards arrivano a bivaccare ai limiti della laguna è vertiginoso e lascia il lettore senza fiato. La scena del fiume sotterraneo era l'unica cosa che ricordavo nitidamente dopo tanti anni che non rileggevo questa storia.

    Sui disegni di Villa cosa dire... io li trovo semplicemente meravigliosi. Scontato rimarcare la bellezza delle scene del succitato fiume, ma io trovo anche i primi piani dei vari personaggi (compresi Tex e Carson) sempre perfetti (gli occhialini di Doberado lo caratterizzano a meraviglia).

    Bellezza dei disegni che si accoppiava anche ad una produzione molto veloce, da quello che disse Nizzi per il Villa di quei tempi.

    Chapeau!

  4. Storia abbastanza convenzionale questa di Nizzi anche se l'ambientazione non lo è affatto, ovvero quel Missouri in cui, storicamente, il conflitto tra unionisti e secessionisti era stato particolarmente cruento per la popolazione civile (e non solo).

    E qui è bravo Nizzi a rendere bene il clima di ostilità e disagio di una popolazione che ha ancora una grossa ferita ben lontana dal rimarginarsi.

    Sinceramente la storia nel suo complesso non mi ha fatto impazzire anche se riconosco che è ben sceneggiata e credibile nel suo svolgimento.

    Forse mi condizionano un pò i disegni di Blasco che confesso proprio di non amare, anche se qui la sua prova mi sembra più convincente rispetto al "Ritorno della Mano Rossa".

    Stupende le due cover di Galep, veramente notevoli, in particolare quella del "Mulino Abbandonato", tetra e spettrale, che ricorda molto la locanda dei fantasmi.

     

  5. Un Nizzi (nuovamente) in gran spolvero che confeziona un'altra storia godibilissima. Ma soprattutto divertente da leggere per come sa rendere pieni di brio tutti i dialoghi, non solo quelli più comici. Il "clima cittadino" della capitale non mitiga assolutamente la verve dei nostri che, anzi, picchiano duro come non mai, sbatacchiando a destra e a manca gli sfortunati avversari. L'unica particolarità è che ci sono meno morti del solito (i due sicari iniziali) e più ossa rotte. A parte i falchi-aquila che, ahiloro, si scontrano tutti con le pallottole dei due pard.

    Ben caratterizzata la figura del capitano di polizia che vive in costante apprensione per le iniziative di Tex e Carson, toccando vertici di ansia quando deve sbattere in galera pure un senatore. Letteri (un altro dei miei disegnatori storici preferiti) si conferma in grande forma, sempre a suo agio quando ci sono di mezzo scenari cittadini e cinesi. Secondo me tratteggia bene anche i falchi (Nizzi gli aveva mosso alcune critiche), rendendo anche l'ultima scena dell'attacco in solitaria a Tex molto ben costruita e con la giusta dose di drammaticità.

    Stupende poi le caratterizzazioni delle espressioni di Tex quando snocciola una serie di mezze verità (per non dire altro) per incastrare i suoi avversari, in particolare nel dialogo con il capo della polizia, assolutamente spassoso.

  6. Appena finito di leggerla e ancora è grande l'emozione per una storia che mi ha definitivamente conquistato.

    Ricordavo un pò la trama ma non il pathos che Nizzi riesce a trasmettere in pagine disegnate magnificamente da un superbo Ticci.

    La sceneggiatura non ha cadute di tono: la parte iniziale, più lenta e meno coinvolgente, funge benissimo da preparazione per una seconda parte dove le emozioni si sprecano fino (e qui cito perché ripeterei le stesse identiche parole) al  

    On 21/1/2019 at 17:40, Barbanera dice:

    Finale splendido, certo un po' inverosimile, se vogliamo trovare una pecca ad un capolavoro...ma le fiabe (e questa lo è, lo dico con profondo rispetto) devono avere un lieto fine...

    Tra tutti i personaggi chi mi colpisce di più, ca va sans dire, è proprio Tex che si dimostra duro, equilibrato e intelligente come al solito, ma con tratti di spiccata umanità che ne rendono la figura impareggiabile, in perfetto stile GLBonelliano.

    I suoi ripetuti inviti verso Randall alla cautela sulla reale identità del ragazzo e sulla sua (ipotetica) volontà di seguirlo verso un mondo diverso rispetto a quello in cui è abituato a vivere, tratteggiano la figura di un uomo che cerca, garbatamente, di evitare illusioni e delusioni per un altro uomo già colpito duramente negli affetti.

    E dalle risposte di Randall (sincere, umane ma anche disilluse) Tex capisce che deve accompagnarlo alla ricerca per quella che sembra un chimera ma che è dovere di un padre fare.

    Non so come dire... ma mi ci sono rispecchiato tanto, più del solito.

    Personalmente la trovo una delle storie più belle di Nizzi.

  7. Gran bella storia!

    Nizzi è veramente a suo agio con un canovaccio magari non originalissimo ("Silver Star" ha diversi tratti in comune) ma ricco di spunti interessanti e dialoghi brillanti.

    Quando riesce a dosare così bene i battibecchi Tex-Carson e a rendere quest'ultimo una spalla valida e divertente, per me il buon Claudio non ha rivali.

    Tornando alla storia non trovo nessun punto debole, anzi le caratterizzazioni sia dello sceriffo che soprattutto quella di Langley (novello Achab) sono da manuale.

    La figura del ricco allevatore perseguitato dai suoi demoni interiori resi sotto forma di un bisonte bianco, oltre ad essere assolutamente credibile, mi ha coinvolto a tal punto che ho sperato sino alla fine che riuscisse a rinsavire e a far pace con se stesso. Ma, chiaramente, il finale era già scritto e non poteva essere che quello sceneggiato magnificamente da Nizzi.

    Su Fusco cosa posso dire che non sia stato già detto?

    A me è sempre piaciuto tantissimo e, in questa storia, dipinge certi paesaggi veramente incredibili. Generalmente leggo con voracità i testi trascurando i dettagli del disegno ma qui era praticamente impossibile.

    Storia: 7,5

    Disegni: 8

     

     

  8. On 14/12/2018 at 09:45, Mister P dice:

    Questa storia, la seconda da lui scritta, ma la prima ad essere pubblicata, è il primo vero classico nizziano per la serie e la preferisco alla più articolata Il ritorno del Carnicero, che pure merita. Nizzi in una "storica" interivsta a UBC del '98 disse che era felice che una sua storia fosse stata disegnata da Nicolò, autore che conosceva già da quand'era un ragazzino perché leggeva le strisce di Forza John.

    All'epoca un aspetto giallo così marcato era una novità. Poi è diventato un cliché.

    Nicolò bravissimo come al solito.

     

    TESTI: 8

    DISEGNI: 8

    Giudizio e considerazioni che mi trovano perfettamente allineato.

    Storia che mi è sempre piaciuta moltissimo, sia per la sua connotazione da "giallo" che per i disegni del grande Nicolò, di cui sono sempre stato un affezionato estimatore.

    Ma è soprattutto bravissimo Nizzi che regala nella sua prima storia pubblicata una trama molto ben congegnata, ricca di spunti interessanti e colpi di scena.

    E fila liscia che è un piacere per la lettura.

    Tre sono i particolari di questa storia che mi rimangono più impressi:

    - l'esclamazione di ammirazione di Carson ("vecchio reprobo" direbbe Tex) nel vedere per la prima volta Dolores (in effetti uno schianto :))

    - il dialogo "battibeccante" Tex-Carson al ristorante in attesa delle bistecche e, soprattutto all'arrivo delle bistecche mezze crude (da antologia)

    - la drammatica scena iniziale della valanga d'acqua che sta per sommergere la casa dei due anziani coniugi: le tavole sono pregne di pathos e mi si stringe un pò il cuore a pensare all'orribile fine di due persone che appaiono colpevoli solo della cupidigia di persone senza il minimo scrupolo.

    Quel grido "Marta!" dell'anziano coniuge mentre la moglie sta per essere trascinata via dalla foga dell'acqua è veramente straziante.

    Super Nizzi e sempre super Nicolò

    • +1 1
  9. On 6/11/2019 at 00:50, natural killer dice:

    L' arte di Erio Nicolò

    di Roberto Guarino, Matteo Pollone

    Volume che consiglio a tutti gli appassionati di Tex (e non solo).

    Dopo che lo stesso editore aveva pubblicato gli imprescindibili "Tex secondo Letteri" e "Tex secondo Nizzi", questo volume fornisce uno spaccato a 360° su un'altra colonna del mondo "texiano".

    C'è praticamente tutta la produzione di Nicolò pre-Tex e un'ampia e dettagliata descrizione dell'indimenticabile collaborazione con la Bonelli.

    Particolarmente interessanti i pezzi firmati da Gianni Brunoro, sul periodo iniziale della collaborazione su Tex, e Sergio Brancato su quella che ritengo la storia più bella e appassionante di Tex, ovvero "La cella della morte".

    Per chi come me ha amato tantissimo i tratti gentili, classici del disegnatore fiorentino, è stato emozionante scoprire la sua enorme produzione fuori dal mondo Bonelli, produzione che conoscevo solo parzialmente.

    Personalmente trovo che la figura di Tex, che ha senz'altro come archetipo quella di Galep, sia stata resa in modo personale da Nicolò, così come hanno fatto in seguito Letteri, Ticci e Fusco (solo per elencare i primi).

    Ma il suo Tex ha quell'espressione sofferta, umana che, per me, è ineguagliabile. Non so come spiegarlo, più che un fatto tangibile è qualcosa di emotivo: solo per la sua presenza per me la storia acquisiva maggior interesse e bellezza.

    Infine mi ha colpito molto una frase di Civitelli perché per me rappresenta bene l'artista toscano: "[...] ebbi la fortuna di conoscerlo poco prima della sua prematura scomparsa ed ebbi l'impressione di un uomo schivo e modesto, non del tutto consapevole del valore e della qualità del suo lavoro".

  10. Prima storia di Nizzi a non essermi piaciuta. Salvo veramente poco.

    Storia poco credibile per tanti aspetti già elencati nei precedenti post ma, in particolare, per l'insensatezza di tutto questo mistero per un'organizzazione che di misterioso ha veramente poco. Cosa fanno? Perché si incappucciano conoscendosi benissimo l'uno con l'altro? Quali misteriosi riti devono compiere così conciati? E poi la "mano rossa", oltre a ricongiungersi in modo artificioso alla precedente storia, cosa ci sta a dire?

    Incredibile come facciano poi in cinque a mancare i due pard in un'imboscata dove i nostri non hanno alcun motivo di temere il pericolo. Peraltro mancati non di poco...

    Curioso che poi Stillman non sbagli un colpo nelle altre occasioni in cui deve far fuori un complice.

    On 4/10/2020 at 00:31, F80T dice:

    Del tutto improbabile, poi, il dialogo sulla mancanza di un mandato di perquisizione, di cui non penso che i nostri ranger abbiano mai sentito l'esigenza.

    Questa chicca del mandato di perquisizione (sigh) poi è veramente più unica che rara.

     

    Ma una delle cose che più mi ha infastidito sono i dialoghi Tex-Carson dove quest'ultimo è di una lagnosità insopportabile. Adoro il Carson brontolone ma qui fa veramente la figura del rompiscatole piagnucoloso che proprio non gli si addice.

    Quando poi, dopo che il direttore del giornale dice di non sospettare di nessuno, chiede a Tex: "Credi che ce la faremo [a trovare i colpevoli]?". Cioè, è Kit Carson o una mammoletta qualunque?

    Infine Tex che, dopo aver fatto fuori quella pellaccia di Stillman (praticamente un "cyborg" dato che, ferito a morte, riesce a riprendersi, salire un totale di scale e tentare di far fuori i nostri) si rammarica di aver fatto fuori un uomo ferito....

    Blasco non mi entusiasma, in particolare nei primi piani di Tex che raramente si assomigliano tra di loro, tanto che viene anche a me il sospetto che in alcuni casi siano stati ritoccati in redazione (un paio giurerei che sono di Galep, altri molto molto "ticciani").

    Storia che, IMHO, non raggiunge la sufficienza.

  11. Riletta da poco, in quanto sto riprendendo in mano il centinaio 301-400 che ricordo veramente poco.

    Tornando alla storia, devo dire che la trovo veramente ben fatta, con uno sviluppo coinvolgente e personaggi ben caratterizzati.

    Non un capolavoro ma una storia che si lascia (ri)leggere con grandissimo piacere.

    Un Nizzi molto a suo agio nelle atmosfere noir e un Letteri altrettanto a suo agio nelle scene più misteriose e inquietanti, come l'imposta che sbatte ed il letto insanguinato, quasi una rappresentazione cinematografica.

    Secondo me anche la presenza dei due banditi, che potrebbe sembrare un pò fuori contesto all'interno della sceneggiatura, risulta invece funzionale alla stessa perché riesce a renderla meno scontata e le dona un pò di imprevedibilità.

    Quello che effettivamente stona, come già evidenziato da altri, è la loro fuga dopo una rapina con una diligenza....

    Interessante l'escamotage del gatto che, suo malgrado, salva i due pards; mi ha un pò ricordato la scimmietta di Indiana Jones che mangia i datteri avvelenati.

    Sul gatto poi c'è pure un curioso aneddoto: Letteri pare che non gradì dover disegnare un gatto e si lamentò con la Direzione ma alla fine si rassegnò a farlo.

    Effettivamente il suo gatto non è proprio un capolavoro :D

    E per finire bellissimi i siparietti Tex-Carson che, in più di un'occasione, mi hanno veramente fatto sorridere!

    Storia: 7 - Disegni: 8

  12. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, natural killer dice:

    ammesso di trovare chi si voglia prendere 850 albi...

    Per me il problema principale è proprio questo e temo che, a breve termine, dovrò strolgare qualche idea per ricavare nuovo spazio.

    Chiaramente poi 1000 € in una botta sola non sono proprio bruscolini...

  13. Parto dalle cose che mi sono piaciute.

    La storia scorre bene, si legge con piacere, i personaggi sono ben definiti. In particolare la presentazione dei tre Bill è da antologia, soprattutto quella di Kid è veramente spassosa.

    Cosa non mi è piaciuto.

    In primis il finale, prima troppo zuccheroso (il "ti perdono ma riga dritto" a Flanagan, sinceramente non da Tex per uno che vende armi agli indiani) e poi l'ultima pagina che tende all'epico, finale forse un pò troppo affrettato per quello che mi riguarda.

    Ma la cosa che mi ha lasciato più perplesso è che, finendo la lettura dell'albo, Tex mi rimane un pò ai margini della storia dove i protagonisti indiscussi sono i tre Bill. Non ci sono proprio abituato a vedere Tex come un comprimario (seppur di primo piano).

    I disegni di Piccinelli mi sono piaciuti in parte: suggestivi quelli in atmosfere notturne (che nella storia sono tante) mentre non mi piacciono granché i primi piani dei vari personaggi, sia per i tratti del viso troppo marcati che per alcune espressioni esageratamente caratterizzate (vedi ad esempio il padre di Francisca) che tendono quasi al caricaturale.

     

  14. Personalmente ho sempre apprezzato il suo Mister No: sin dalle sue primissime storie mi ha colpito il tratto morbido ma anche dinamico e ho iniziato a identificare il personaggio proprio con i suoi disegni. Su Tex non mi ha mai convinto ed, effettivamente, l'ho sempre considerato un pò un outsider del mondo "texiano". Forse anche perché il suo impegno era limitato ad albi extra serie regolare. Secondo me ha anche avuto la sfortuna di disegnare alcune delle storie più deludenti di Tex, in primis "Figlio del vento" (storia veramente pesissima) e il famigerato "Fort Sahara".

  15. <span style="color:red;">21 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

    ma onestamente il ranger impulsivo, che urla: "Oh no!" come un bambino o che soffre di crisi di nervi, proprio non mi andava giù. Tacendo delle svariate piccionate e miriade di botte in testa, ma quella è un'altra storia

    Ah ma allora vuoi proprio urtare la mia suscettibilità :capoguerra:

    Scherzo ovviamente, tra l'altro ne abbiamo parlato anche in privato e il tuo punto di vista (ma anche quello di molti altri da quello che leggo) mi è chiarissimo.

    Le sue storie su Tex (non tutte ma molte sì) restano comunque, IMHO, dei piccoli gioiellini con un Tex certamente più fallibile e vulnerabile ma anche più umano, con meno certezze e più sofferenze. E' diverso dal modello paterno ma riesce ugualmente ad emozionarmi anche se in altro modo.

    Non mi sono mai approcciato seriamente a Zagor, qualche lettura distratta in attesa dal dentista (ne aveva un totale ma ora ha ritirato tutto - maledetto COVID!!!), fondamentalmente perchè ho dovuto fare delle scelte tra tutti i personaggi bonelliani (leggasi spazio e budget). Prendo spunto dai suggerimenti degli altri post per cercare qualcosa con cui iniziare a conoscere meglio "Lo spirito con la scure".

  16. Riprendere in mano il primo dei Texoni è un bel tuffo nel passato. Ricordo che alla prima lettura quando uscì (avevo 14 anni) mi emozionò tantissimo sia per il formato inusuale che per i disegni, sì particolari, ma ben fatti. E soprattutto per la storia, di grande impatto, un'avventura di grande respiro carica di tutto quel mondo texiano cui ero abituato allora: belle scazzottate, siparietti Tex-Carson da antologia, cattivi bastardissimi e un Pat Mac Ryan in formissima!

    Certo rileggerlo ora fa un effetto diverso, magari ridimensiono alcuni entusiasmi di allora e trovo qualche situazione nella sceneggiatura che non mi convince più di tanto. Ma credo sia pure normale, l'età a volte ti da una prospettiva di lettura diversa. Ad esempio recentemente mi è capitato di riprendere in mano "Jack Frusciante è uscito dal gruppo": letto a 20 anni malato di punk-rock com'ero mi esaltò di brutto, oggi a 46 anni suonati faccio fatica ad arrivare in fondo.

    Però ci sono delle scene che, secondo me, rimarranno tra i vertici "nizziani" di sempre: Pat che sfascia la cantina della bella e ingenua Flora, Tex che da il suo caldo benvenuto all'avvocato tirapiedi dei Patterson, l'incursione di Tex sullo scivolo dei tronchi.

    I disegni di Buzzelli mi sono piaciuti anche se il suo Tex effettivamente si discosta alquanto dal modello classico Bonelliano (ma in futuro vedremo versioni ancora più distanti, in particolare sulla collana Maxi).

    Voto alla storia 8, disegni 7

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