Vecchio Serpente
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Questa storia, per i motivi ottimamente esposti da Diablero, è una pietra miliare di tutto ciò che va considerato la precisa antitesi di Tex.
Ed è semplicemente un albo che non avrebbe mai dovuto uscire in edicola.
Da ciò deriva una redistribuzione delle responsabilità piuttosto chiara.
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Il 12/2/2022 at 05:42, Diablero dice:
E adesso invece ho letto l'albo...
Piuttosto che riempire il post di vari spoiler,. metto uno spoiler unico così poi posso parlarne liberamente...
In generale per ora è un "meh". Sufficiente, ma non particolarmente appassionante. C'è la sensazione generale di una trama che si muove unendo i puntini da 1 a 47. Quando Quercia Rossa lascia i figli, ci avrei potuto scommettere che sarebbe successo qualcosa ai figli. Poi lui che insegue gli assassini, e li uccide con facilità, Tex e Carson che seguono le tracce facendo battutine... intendiamoci, non c'è niente (almeno qui) di SBAGLIATO, ed è ovvio che dopo 700 albi le storie di Tex seguono sempre certi schemi più o meno prevedibili. Però, nelle storie migliori, su questo scheletro si innesta ALTRO, o personaggi memorabili, o scene particolari, o piccole (o grandi) variazioni sul tema.
Insomma, visto che non si può fare tutti i mesi la storia strabiliante con cose mai viste, a fare la differenza dovrebbe essere la sceneggiatura, i dialoghi, le caratterizzazioni, le cose che rendono uniche anche storie molto simili nello schema della trama (che erano proprio le cose su cui GL Bonelli eccelleva e che hanno reso grande Tex)
Ruju da una parte si sforza poco su questo aspetto, e da un altra si sforza troppo... nel senso che mentre troppe pagine delle sue storie sono piani di dialoghi piatti che di texiano hanno solo l'uso di qualche "satanasso", dall'altra si vede che cerca di rendere "uniche" le sue storie con un "gimmick" eclatante, che sia una strega che entra nel corpo delle persone e le controlla, o un vecchio indiano che usa le frecce dei suoi nemici. Ma quella "unicità" non può essere concentrata su quel singolo gimmick con il resto ultrapiatto, altrimenti pare l'equivalente del superpotere del supercattivo o del superamico in un team-up, messo lì per movimentare storie che altrimenti sarebbero la solita scazzottata buoni contro cattivi. Per me è molto, molto più efficace caratterizzare "un pochino" un po' tutti i personaggi della storia, o almeno quelli principali, con qualche minima particolarità, piuttosto che cercare la singola cosa eclatante che possa differenziare due storie fatte unendo gli stessi puntini.Mi dà l'impressione comunque di non avere trovato ancora un "suo" Tex, una sua maniera di rappresentarlo, e di andare avanti per imitazione, colpi di scena farlocchi (pochi stavolta, almeno finora) e gimmicks...
Andando dal generale al particolare...
La scena iniziale mi ha lasciato, a posteriori, abbastanza perplesso... Quercia Rossa si dimostra più avanti solido come... una quercia, non un vecchio che si lascia morire di freddo, di fame e di sete perchè è già debilitato e non vuole essere un peso. Anche se avesse avuto propositi suicidi dopo la morte della moglie, una persona sana e forte come si mostra successivamente avrebbe un agonia notevole a lasciarsi morire di fame e di sete... mi pare che qui Ruju abbia cercato un inizio "poetico" ma che si adatta male al resto della storia, con Quercia Rossa terminator invincibile...
Subito dopo arriva la Rujata. immancabile. Carson insegue un indiano in mezzo alla prateria. Lo insegue per farsi portare dagli altri, non sa dove sono (e quindi è impossibile che Tex si sia appostati lì prima, altrimenti voleva dire che sapeva dove sono e la manovra di Carson è inutile). Gli indiani circondano Carson, Oddio Oddio come potrà mai salvarsi? Super easy, barely an inconvenience, c'èra Tex che lo seguiva NASCOSTO FRA I FILI D'ERBA CAVALCANDO RASOTERRA, tanto da apparire DI SORPRESA in mezzo ad una prateria sconfinata...
Funziona nei film, perchè quando la telecamera si gira velocemente inquadrando il nuovo arrivato lo spettatore non ha il tempo di ragionare (e comunque, l'arrivo dei DVD ha ammazzato anche questa trovata al cinema, oggi la sgami subito). Nei fumetti è davvero ridicola...
Dopo aver visto una rujata arrivare così subito, ad inizio albo, temevo il peggio. invece per fortuna il resto dell'albo (almeno, fino al punto della storia dove siamo arrivati) non ne presenta altri, spero che sia così fino alla fine...
Una cosa che mi lascia perplesso di tutto il "modus operandi" di Quercia Rossa... a pagina 55 Tex capisce che il sopravvissuto è lui perchè delle frecce "non ne è rimasta nessuna"...
"nessuna"? Ha raccolto TUTTE le frecce scagliate da DECINE di guerrieri? Ed erano TUTTE ancora utilizzabili? Nessuna rotta, scheggiata, senza punta? Le ha estratte tutte quante dai corpi, una per una? Quanto tempo ci ha messo? (le frecce entrano con una certa forza spiovendo dall'alto, non è facile estrarle con la facilità che ci fanno vedere nei film, oltretutto erano fatte per rompersi lasciando la punta dentro se le estraevi tirandole indietro...). Con quanti cavalli carichi di sacchi di frecce girava? In un momento in cui doveva raggiungere a piedi uomini a cavallo? (capire cosa intendo quando dico che Ruju quando cerca di trovare un Gimmick spesso esagera? Per quanto sia meno sovrannaturale, Quercia Rossa che gira con il gonnellino di Eta Eeta dove con un quantitativo enorme di frecce recuperate perfette intatte in pochi secondi l'una è altrettanto impossibile...)
Poi... a quanto ne sapevo, gli indiani recuperavano essi stessi le frecce ancora recuperabili. Cosa normale, quando le munizioni invece di comprarle a scatole dal droghiere, te le devi fabbricare una per una a mano. Questo da una parte potrebbe spiegare come mai Quercia Rossa riesca a portarsele dietro, non le ha tutte, ha solo quelle che avevano lasciato lì... ma dall'altra pone il problema di cosa possa fare Quercia Rossa solo con frecce rotte e inutilizzabili...
"quante pive, Diablero", mi dirette, "sarà improbabile, o impossibile, o illogico, ma senza, come facevi a caratterizzare Quercia Rossa in maniera da renderlo memorabile?".
Ehm... con i dialoghi? Con la personalità? Per adesso mi pare solo la sagoma "indiano in cerca di vendetta numero 15, con optional capelli bianchi e superpotere 'usa frecce dei nemici'"
Il fatto che prenda le frecce serve a far capire a Tex che è lui? OK, ma peccato che questa cosa è TOTALMENTE INUTILE nella storia. Anzi, addirittura controproducente. Tex e Carson avrebbero seguito qualunque indiano superstite anche senza sapere che era lui. Tex avrebbe potuto ricordare Quercia Rossa dopo averlo incontrato, oppure semplicemente perchè quello era il suo villaggio e non era fra i morti. il fatto di identificarlo esattamente per il suo "Gimmick" non solo non ha nessuna utilità nella storia, ma toglie forza al loro incontro più tardi... "ciao Tex, ti ho visto arrivare da tre ore, "ciao Quercia Rossa, so che eri tu da tre giorni"...
La triste infanzia travagliata di Chogan la vedo come il tributo ai tempi tristi in cui viviamo, in cui a nessun cattivo è permessa la dignità dell'essere un vero villain senza essere psicanalizzato e aver stabilito che è tutta colpa della società. E poi ci si meraviglia se i cattivi del cinema oggi sono anemici e incolori (povere vittime innocenti di una società crudele...) e devono recuperare i cattivi dei fumetti degli anni 60... (salvo poi psicanalizzare anche loro e stabilire che nessuno è davvero cattivo, solo malato, come in Spider-man no way home, trasformando Spider-man nella versione moderna di Tofffsy e l'Erba Musicale... )
I disegni di Prisco non mi sono piaciuti molto, non tanto perchè imiti o no qualcuno, quanto perchè ci sono molte vignette che mi hanno dato un impressione di "non finito". E non sto parlando del background (che il fatto che lo lasci spesso libero è invece una cosa positiva) quanto dei personaggi principali, a volte sproporzionati (che è successo alla testa di Tex nella terza vignetta di pagina 21? È più piccola delle mani. In compenso il braccio è meno della metà dell'avambraccio ma le dita sono enormi...)
(la testa di Tex è piccola in un sacco di pagine).E che cappello ha Tex nella seconda vignetta di pagina 57? Gliene hanno tagliato un pezzo? (sono le prime cose che sono saltate agli occhi riaprendo l'albo, così come l'errore nella prima vignetta di pagina 91, con le linee della camicia di Tex che sembrano proseguire quelle della collina, con un Tex semitrasparente)
Abbastanza interessante il fatto che come modello per Tex abbia scelto... Marlon Brando! (pagina 67, 56, 103, etc)
Boh, aspetto la seconda puntata. Finora nessun peccato è irrecuperabile, la storia potrebbe ancora avere un colpo di coda nel finale. Oppure potrebbe svaccare del tutto!
Davvero un'ottima disamina, complimenti.
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Il mio giudizio su questo primo albo è negativo, per quanto riconosca che sia superiore (e non di poco) alla storia che l'ha preceduto.
Di fatto, gli errori di Ruju sono sempre quelli:Spoiler- Tex e Kit Carson non sono protagonisti della vicenda, anzi: tocca loro inseguire tutto il tempo. Le vicende si svolgono altrove e vedono al centro gli altri personaggi narrati, da Lono a Quercia Rossa passando ovviamente per Chogan. Non è così che deve funzionare. Questo è un grave errore anche boselliano, come ho sottolineato nei mesi scorsi.
- Abuso di personaggi cupi e drammatici. La storia lo giustifica, non dico di no, ma ormai è divenuto un marchio di fabbrica. Rivoglio il Tex scanzonato di GLB e non quello per forza musone degli ultimi decenni...
- Troppi flash back. E hanno stufato. Faccio notare come tutta la pappardella riguardante il momento in cui Tex e Quercia Rossa si sono conosciuti si sarebbe potuto saltare a piedi pari e sia lì giusto per dare il senso di passaggio del tempo che serve al nostro magnifico duo per raggiungere Quercia Rossa un attimo dopo che costui ha torturato un nemico, scena perfettamente sensata di per sé, ma che Tex e Carson avrebbero impedito se fossero arrivati prima. Cosa che avrebbe potuto generare magari, non so, come alternativa, una bella scazzottata con Tex che estirpa dalla bocca dell'indiano le informazioni che sa. Alla fine, ne ha fatti parlare più lui usando le mani di tutti gli indiani d'America messi insieme! E avremmo avuto un Tex un minimo al centro della narrazione, per lo meno. Mi si potrebbe dire che tale flash back sia però necessario per giustificare il titolo, ma in quel caso replicherei che il tutto potrebbe esser aggirato con una semplicissima frase, ossia Tex che, riferendosi alle frecce riutilizzate contro chi le aveva scagliate, dica: "Gliel'ho già visto fare" (e qualcosa del genere è appunto ciò che capita e che di per sé è pienamente sufficiente, per me). E basta: GLB non sentiva il bisogno di spiegare tutto e il fatto che il lettore si debba mordere il labbro pensando "accidenti, quest'aneddoto lo vorrei proprio sapere" è qualcosa di positivo... la curiosità non va per forza soddisfatta, anzi.
Al netto di tutto questo, l'albo presenta però dei meriti che è giusto sottolineare:
Spoiler1) Non affoga in un'insalata mista di personaggi, con l'esigenza tutta boselliana (molto apprezzata da tanti, qui, e lo rispetto, ma non dal sottoscritto) di riempire le pagine del mensile con una serie di carneadi assolutamente dimenticabili e di storie individuali incredibilmente soporifere. Le due riportate in quest'albo, infatti, sono più che sufficienti (e irritanti).
2) I dialoghi sono più asciutti. Questo fa parte dello stile di Ruju, autore più concreto del grande Boselli, purtroppo giunto a parer mio al pieno inverno della propria ispirazione. Mentre il curatore riempie le proprie recenti storie di balloon spiegazionisti, nozionistici, nerd-oriented e, in fin dei conti (a mio giudizio individuale) estremamente noiosi perché frenano il ritmo, Pasquale Ruju punta all'opposto, ossia ad una certa scarna essenzialità che non mi dispiace quando è supportata da un buon bilanciamento d'azione, che qui sussiste. Sarebbe nel giusto chi osservasse che il Tex del creatore sia stato tutto fuorché silenzioso e monosillabico, ma la mole di certi dialoghi era in quei casi una pura festa: infinitamente brillanti, ove nel Tex attuale sono spesso uno specchio che riflette e mette in mostra la cultura di chi l'ha scritto.
Essendo agli inizi della mia frequentazione di questi lidi, non vorrei apparir scortese: conosco la netiquette e ho letto le regole del forum. Non è mia intenzione criticare ingiustificatamente il lavoro di professionisti che lavorano sulla testata da anni o addirittura da decenni, ma spero mi sia concesso esprimere sconforto ed un fondo di amarezza per quanto si discosti questo personaggio da quello che amo senza che ciò intenda ledere il diritto pieno di ciascuno di voi di pensarla diversamente.
Fossimo ora in un pub, offrirei da bere!
Buona serata!
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In merito ai disegni e alle varie ispirazioni che mi hanno irritato, ne riporto una per tutte. -
Io sono davvero rammaricato a dovermi contrapporre così marcatamente al resto del forum, ma temo che questa storia sia onestamente fra le prove texiane meno riuscite degli ultimi quindici anni. A parer mio, beninteso.
Da qui in poi, contiene SPOILER
Per una valutazione generale occorrerebbe rileggerla integralmente e non me la sento. Essendomi già espresso un mese fa sulle criticità riscontrate nel terzo albo, mi focalizzo invece sul conclusivo, che già non è agevolato dai disegni di Bruzzi, le cui ricorrenti ispirazioni mi hanno irritato. Se non altro, mostra di avere fra i propri riferimenti non solo le famose e amate piste del nord, ma addirittura maestri del calibro di Alberto Breccia.
Quanto al lavoro dell'autore, i testi sono pesanti. Il numero di personaggi è eccessivo e va a detrimento sia della storia sia dell'approfondimento degli stessi: la presenza di Jim Brandon, ad esempio, a cosa serve? Avendo un ospite d'eccezione come lui, meglio sarebbe stato (ma qui esercito il mio diritto ad esprimere un parere individuale, lecitamente sindacabile) rinunciare ai tanti vari personaggi di contorno sciapi e zavorranti: Dawn, Dallas, Mike, ...
Tex e Tiger Jack si dedicano al triplo salto carpiato fra i ghiacci, e ovviamente "Tu e io possiamo farlo, Tex", dice Tiger. E Kit, che è ben più giovane del padre? Kit però è trattato come lo scemo del villaggio: vedasi la frecciatina che gli riserva il padre a pagina 70.
Kit Carson, invece, si dedica a brontolare a più non posso e gli si evita il ritorno all'accampamento di Hillary perché "bisogna correre sulla neve e contro il vento ghiacciato", insomma... Carson, saresti d'intralcio. Non ho mai visto Carson perdere il passo di Tex in un albo che sia uno, in passato, ma evidentemente qui è il più normale del gruppo, visto che l'idea di ributtarsi in marcia sotto una bufera di neve con giusto un cappello da cowboy in testa (e l'indiano manco quello) è una delle cose più normali che si vedono fare a Tex in queste pagine esagerate.
Esagerate per i limiti umani, sì, iperboliche più di un racconto di Verne, ma anche insensate, onestamente: prima tutti di qua, poi tutti di là... Tex come una scheggia impazzita si fa circa sei ore di camminata, in condizioni meteo così pazzerelle che manco nella Londra dei giorni migliori: bufera di neve che va e viene, mare che disgela, poi gela di nuovo poi disgela nuovamente, tutto nell'arco di mezza giornata.
E che comporta anche il fatto che una nave bloccata nei ghiacci da 40 anni torni a muoversi (e affondi) esattamente sotto gli occhi delle persone venute a cercarla. Degno dei Goonies.Nuovamente alcuni personaggi rubano la scena ai nostri nei momenti clou, osservate: Tex e Tiger Jack arrivano in ritardo per salvare la metà dell'accampamento di Hillary, inseguono i restanti in condizioni proibitive, ma anche risibili (Tornuak sta seguendo da vicino i corridori Mahaha eppure non perde terreno anche se si ferma ogni tot metri per erigere ometti di pietra alti un metro), dopodiché è Tornuak ad abbattere l'orso e di fatto a distogliere i cannibali dal loro intento di pasteggiare coi restanti membri della spedizione. Tex e soci arriveranno solo in quel momento, sostanzialmente a dar man forte. Kit Carson arriverà ancora dopo, e teniamo conto che partiva da un altro punto: ipotizzando che si siano mossi ai primi spari, avvenuti a pagina 91, quanto hanno corso per poter arrivare in tempo a pagina 96? L'azione compressa tra queste due pagine sembra non durare più di pochi minuti. Con questi presupposti, Carson mostra a Tex e agli altri pard che il vero centometrista del gruppo sia lui...
Sono convinto di aver tralasciato diversi altri aspetti che fanno sì che quest'albo imbarchi più acqua della Terror, ma mi soffermo un attimo sul finale: Tornuak ha colpito l'orso al cuore prima e al cervello poi. L'orso giace morto, nella vignetta successiva. Accanto a indigeni cannibali che si aggirano a torso nudo per i ghiacci abbiamo anche un orso zombie?
Il finale potrà anche esser stato diverso dal solito, però è sembrato chiaverottiano più che boselliano o texiano.
Rileggo sempre i miei messaggi perché ogni volta che esprimo critiche temo di aver ecceduto in irrispettosità in qualche modo. Non mi è parso, ma non ho messo faccine, quindi la accludo ora, per rammentare a tutti che in fondo sto esprimendo, seppur con forza, un parere personale su un personaggio che amo.
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Temo di esser in forte controtendenza: a me la storia sta lasciando un grande amaro in bocca per l'occasione mancata e questo terzo volume ben ne evidenzia i difetti e i limiti, a mio parere.
Non ho trovato un pulsante che adempia alla funzione di nascondere gli elementi di testo che possano rischiare di rovinare la trama a chi non l'abbia letta, quindi farò alla vecchia maniera.
SPOILER
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Il primo fattore negativo della storia è legato al ritmo: sostanzialmente, non avviene niente fino a pagina 36, ad eccezione di un orso ferito. A quel punto siamo già a un terzo dell'albo. L'inizio è davvero lento, fatto di mille parole.
Mi si osserverà che sì, certo, da lì in poi vi sono una ventina di pagine molto avvincenti e dal ritmo sostenuto... però non sono pagine con Tex! Questo è il secondo problema: per vedere il protagonista in azione occorre aspettare addirittura pagina 77, quando, finalmente, impugna un'arma e la usa. Siamo a due terzi della storia e fino a quel momento il protagonista si era dedicato ad una passeggiata sui ghiacci e in barca.
Ci sono quattro pard più uno, in questa vicenda: chi li ha visti? Tiger Jack compare un paio di volte durante lo scontro coi Mahaha (lo inquadrano per fargli dire "Whoah!") e poi nella sequenza conclusiva, in cui, fateci caso, a sparare per salvare il compagno è Aquila; Kit lo si vede sparare in un paio di vignette e tanto deve bastarci e Jim... beh, praticamente non si vede.
Onestamente, questo non mi soddisfa.
Il grande Boselli ci ha sempre abituato a trame articolate, ricche di personaggi e complesse, cosa che nei suoi momenti più ispirati ha prodotto una serie di gioielli, ma che, nelle storie meno riuscite presenta il potenziale contraltare di incorrere in pedanteria oppure di perder di vista i protagonisti doverosi delle vicende narrate in una collana che si chiama TEX per far assurgere altri attori a fulcro della scena. Non provvisoriamente, intendo, che sarebbe un'apprezzabile soluzione per caratterizzare in poche pagine un personaggio: intendo proprio in modo ripetuto.
Ecco, ritengo che il secondo aspetto sia quello dinnanzi a cui ci troviamo.
Guardate: Dallas e Tornuak fronteggiano sei nemici in due... Tex e i pard ne affrontano più o meno altrettanti in una condizione di parità o addirittura superiorità numerica. I nemici che assaltano la spedizione usano le lance come cecchini, quasi non sbagliano un colpo; quelli che attaccano i nostri eroi le usano come leve per girar barche e per accoppare gente addormentata, ma non uno che la scagli contro i pistoleri che li incalzano.
E si badi che Tex sparisce a pagina 11 per riapparire a pagina 60... è stato fuori scena per 50 pagine!
Insomma... questa è una storia CON Tex, non una storia DI Tex, a mia sensazione, e la presenza dei pard è giustificata dal nome che reca l'albo sulla propria costola, ma non deve togliere vigore al reale focus, che è l'intento di narrare una propria versione romanzata dei fatti della Erebus e della Terror.
La storia non manca d'intensità, eh: come si potrebbe dire, in buona fede, che non siano presenti momenti palpitanti o scene avvincenti?
Il fatto è che, oltre a presentare il difetto sopra descritto, ossia la subalternità del "filone pard" alla spedizione scientifica, sono presenti un paio di altri aspetti che non mi soddisfano e di cui vi chiedo in tutta onestà un parere: se storco il naso alla vista di cowboy che si proteggono il capo semplicemente con un cappello a tesa larga e di indiani del nord che addirittura si aggirano per i ghiacci a testa rasata e scoperta, la vista di esseri umani che addirittura vaghino per le lande polari a petto ignudo appare aldilà della mia comprensione e supera di gran lunga la mia sospensione dell'incredulità (sarà perché ho vissuto in Russia per 15 anni... che vi devo dire?).A riguardo dei Mahaha, il quarto albo ci spiegherà senza dubbio quanto già è lasciato all'intuizione dei lettori e motiverà senza esitare anche questo aspetto... però il quarto albo l'avrò letto per ovvia natura dopo il terzo e nel mentre il mio giudizio si sarà formato (e si è già formato) sugli aspetti in mio possesso in questo momento.
Aggiungo che anche i testi non mi hanno convinto come altrove: naturalmente so che un autore della sua levatura non possa esser sempre ispirato allo stesso modo e tra il lavoro da curatore, le storie su Dampyr e le mille testate texiane ci può anche stare il momento in cui egli usi più il grande mestiere in suo possesso che l'ispirazione. Ciò detto, la sceneggiatura ha più di un punto in cui non palesa gran vigore e qualche scambio è perfino un poco banalotto.
"Un morto non può comandare!"
"Però una testa vuota... può essere sbatacchiata!"
Suvvia...
In calce, anche i disegni di Bruzzo non mi convincono: i volti cambiano sovente lineamenti e ogni tanto non rispettano le proporzioni (guardate il Tex della prima vignetta di pagina 11).Nel complesso, per le motivazioni sopra esposte, ritengo la storia per il momento insufficiente.
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Puro godimento all'ennesima potenza.
GLB era un fenomeno, un autore straordinario e irripetibile.Il ritmo di ogni striscia è altissimo e presenta ogni volta un climax ascendente che ogni albo rilancia, in pratica incollandoti alla pagina e facendoti chiedere (come se già non lo sapessi) cosa accadrà nel prossimo numero.
Le vignette ricche di testo soddisfano l'esigenza di non esaurire quel tesoretto in due minuti netti e i dialoghi, per quanto ancora non affinati dall'esperienza che renderà cotanto autore semplicemente il migliore, sono già ad un livello elevato.
Anche il caro Galep trae gloria da quest'ottima pubblicazione anastatica e le sue copertine sono costantemente appassionanti e avventurose.
Giubilo!
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<span style="color:red">12 ore fa</span>, Il Berna dice:
Abbiamo ordinato le bustine a striscia intanto...ci lavorerò su
Nel frattempo su Youtube, Anakyn ci propone un metodo di conservazione alternativo...
https://www.youtube.com/watch?v=cPjv8nLvz58Interessante, grazie, ma non mi soddisfa: per quanto la soluzione proposta consenta di preservare l'albetto allegato, per il quale effettivamente la Bonelli non pare per il momento aver ipotizzato un sistema di conservazione, la scelta suggerita dall'autore del video presenterebbe una maggiore scomodità per l'accesso alle strisce, il rischio di rovinare quella più in basso e una certa sicurezza che la bustina scelta si deteriori, se nel tempo io volessi più volte accedere alle tre strisce contenute.
La disamina di Diablero è ottima e la soluzione da egli suggerita continua a risultarmi come la più praticabile.
Anche io ho acquistato il primo raccoglitore ed ho avuto le stesse sensazioni nel riscontrarne la mediocrità.
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Io questa storia l'ho apprezzata parecchio.
Indubbiamente risente di una certa "manfredianità", specialmente nella costruzione dei due protagonisti che poco si allineano col dettame glbonelliano che dovrebbe esser sempre il riferimento, e da cui ormai si diverge vistosamente.
Per quanto gli sguardi siano sempre tra l'austero e il truce, ci scappano anche un paio di battute divertenti e riuscite.
Amo Manfredi e ne ho seguito con ammirazione sia la serie a più ampio respiro (MV) sia le ottime mini succedutesi (Volto Nascosto resta l'apice, ma ho apprezzato anche Shanghai Devil e Coney Island). Non mi convinse molto Adam Wild, mentre il suo Cani Sciolti devo dire che meritasse più di quanto avessi pensato di primo acchito.
Ciò detto, la storia, pur non perfetta, possiede a mio avviso un ottimo bilanciamento fra azione e parti parlate: le scene movimentate sono moltissime, avvengono a cadenza regolare e mantengono viva l'attenzione e saldo il coinvolgimento del lettore.
Kit Carson ha qualche sequenza tutta sua, svincolata da Tex, a cui non si limita quindi a far da controcanto, e la caratterizzazione dei personaggi secondari è riuscita e non ruba la scena all'immenso duo.
Quanto agli antagonisti, anche io avrei voluto un maggior spazio dedicato al killer con l'armonica, ma tant'è... le sue pagine le ha avute e la cesellatura della sua psicologia anche.
I disegni di Rotundo non sono riusciti ad appassionarmi, invece, ma solo perché li vedo poco affini al personaggio: sono dettagliati, dinamici e anche abbastanza espressivi, ma eccessivamente "carichi" e sporchi. Va detto, tuttavia, che la storia stessa lo richiedeva e questo è un aspetto che vorrei sottolineare perché trovo che nei mesi scorsi si siano sprecate un paio di buone possibilità mancando di abbinare il giusto disegnatore ad alcune sceneggiature. È ovvio che io stia esprimendo giusto miei gusti personali, ma il Maestro Casertano, ad esempio, che su Dylan Dog credo abbia dato vita da solo ad almeno un terzo degli albi realmente imprescindibili della serie, avrebbe senza dubbio dato il meglio su una storia del filone orrorifico.- 1
[736/737] Le frecce dei nemici
in Le Storie dal 701 al 800
Pubblicato
Mi ha colpito la tua recensione, Diablero! Sia perché è ottimamente dettagliata e condivisibile fino all'ultima riga sia perché effettivamente, se non mi sono perso qualche passaggio, glissa sui due aspetti che invece (oltre alla meravigliosa "camicia gialla") hanno pesato maggiormente nel mio giudizio negativo dell'albo: sto parlando di
Lono e del finale dell'albo.
Quanto al primo, risulta evidente che abbia raggiunto i pard grazie al supporto dell'Enterprise ("Signor Scott? Teletrasporto per uno") perché altrimenti non si giustifica come sia possibile che Tex e Carson lo lascino a piedi in un villaggio, si muovano a cavallo praticamente in linea retta e nel mentre il ragazzino passi di villaggio in villaggio (come dichiara) ad avvisare delle atrocità di Chogan e riesca ad arrivare (sempre a piedi) perfettamente in tempo per avvisare il buon vecchio Kit ("Guarda, te lo dico perché siamo amici, mentre correvo alla velocità di un Testarossa, che essendo indiano ci sta, ho visto che stanno arrivando un patello di guerrieri a cavallo").
Quanto al secondo aspetto, mi riferisco specificamente al fatto che Quercione nostro non faccia solo vendetta, ma letteralmente giustizi un avversario in ginocchio dinnanzi a Tex e Carson spettatori e credo che tu non vi abbia forse posto adeguatamente l'accento. Con tutto che certo Chogan si sia macchiato di crimini orribili. Ecco, questo per me non è comunque accettabile.
La vendetta l'abbiamo già vista, su Tex ed è facile pensare proprio all'albo che la cita nel titolo: Vendetta indiana. In quel capolavoro abbiamo un'indiana che addirittura disobbedisce a Tex, pazzesco. E però quel che fa lo deve fare di nascosto ad Aquila della Notte perché mai avrebbe permesso a Nashiya di compiere il suo piano.
Che qui i pard gli facciano perfino da scudo mentre il vecchio indiano giustizia un uomo reso inerme è l'ennesimo comportamento antitexiano che vediamo illustrato sulle pagine di una storia di Tex. Nelle storie di un tempo, capitava di trovare Tex dinnanzi a un dilemma morale, ma spesso ecco che la situazione era risparmiata all'eroe: ad esempio, il cattivo poteva esser fatto fuori da un ancora più infido compare.
Qui incece... non siamo ai livelli di gravità posti in essere da Boselli quando, l'anno scorso, nel cartonato disegnato da Enrique Breccia (e per lo meno colorato da dio), fece giustiziare grosso modo similmente il capo dei cattivi direttamente da Tex, ma non ci andiamo troppo lontani.
E questo è un ulteriore punto a dimostrazione che il personaggio abbia bisogno con urgenza di un curatore: Boselli non può reggere sulle sue spalle il peso contemporaneo di scrivere per Dampyr, scrivere per Tex Willer, scrivere per Tex e in più far da curatore per le mille testate dell'ammiraglia Bonelli. Mi pare abbia palesato da tempo segni di cedimento sotto questo punto di vista e mi chiedo solo chi possa conoscere il personaggio al punto da prendere le redini al suo posto.