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Vecchio Serpente

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  1. Mi ha colpito la tua recensione, Diablero! Sia perché è ottimamente dettagliata e condivisibile fino all'ultima riga sia perché effettivamente, se non mi sono perso qualche passaggio, glissa sui due aspetti che invece (oltre alla meravigliosa "camicia gialla") hanno pesato maggiormente nel mio giudizio negativo dell'albo: sto parlando di
  2. Questa storia, per i motivi ottimamente esposti da Diablero, è una pietra miliare di tutto ciò che va considerato la precisa antitesi di Tex. Ed è semplicemente un albo che non avrebbe mai dovuto uscire in edicola. Da ciò deriva una redistribuzione delle responsabilità piuttosto chiara.
  3. Il mio giudizio su questo primo albo è negativo, per quanto riconosca che sia superiore (e non di poco) alla storia che l'ha preceduto. Di fatto, gli errori di Ruju sono sempre quelli: Al netto di tutto questo, l'albo presenta però dei meriti che è giusto sottolineare:
  4. In merito ai disegni e alle varie ispirazioni che mi hanno irritato, ne riporto una per tutte.
  5. Io sono davvero rammaricato a dovermi contrapporre così marcatamente al resto del forum, ma temo che questa storia sia onestamente fra le prove texiane meno riuscite degli ultimi quindici anni. A parer mio, beninteso. Da qui in poi, contiene SPOILER Per una valutazione generale occorrerebbe rileggerla integralmente e non me la sento. Essendomi già espresso un mese fa sulle criticità riscontrate nel terzo albo, mi focalizzo invece sul conclusivo, che già non è agevolato dai disegni di Bruzzi, le cui ricorrenti ispirazioni mi hanno irritato. Se non altro, mostra di avere fra i propri riferimenti non solo le famose e amate piste del nord, ma addirittura maestri del calibro di Alberto Breccia. Quanto al lavoro dell'autore, i testi sono pesanti. Il numero di personaggi è eccessivo e va a detrimento sia della storia sia dell'approfondimento degli stessi: la presenza di Jim Brandon, ad esempio, a cosa serve? Avendo un ospite d'eccezione come lui, meglio sarebbe stato (ma qui esercito il mio diritto ad esprimere un parere individuale, lecitamente sindacabile) rinunciare ai tanti vari personaggi di contorno sciapi e zavorranti: Dawn, Dallas, Mike, ... Tex e Tiger Jack si dedicano al triplo salto carpiato fra i ghiacci, e ovviamente "Tu e io possiamo farlo, Tex", dice Tiger. E Kit, che è ben più giovane del padre? Kit però è trattato come lo scemo del villaggio: vedasi la frecciatina che gli riserva il padre a pagina 70. Kit Carson, invece, si dedica a brontolare a più non posso e gli si evita il ritorno all'accampamento di Hillary perché "bisogna correre sulla neve e contro il vento ghiacciato", insomma... Carson, saresti d'intralcio. Non ho mai visto Carson perdere il passo di Tex in un albo che sia uno, in passato, ma evidentemente qui è il più normale del gruppo, visto che l'idea di ributtarsi in marcia sotto una bufera di neve con giusto un cappello da cowboy in testa (e l'indiano manco quello) è una delle cose più normali che si vedono fare a Tex in queste pagine esagerate. Esagerate per i limiti umani, sì, iperboliche più di un racconto di Verne, ma anche insensate, onestamente: prima tutti di qua, poi tutti di là... Tex come una scheggia impazzita si fa circa sei ore di camminata, in condizioni meteo così pazzerelle che manco nella Londra dei giorni migliori: bufera di neve che va e viene, mare che disgela, poi gela di nuovo poi disgela nuovamente, tutto nell'arco di mezza giornata. E che comporta anche il fatto che una nave bloccata nei ghiacci da 40 anni torni a muoversi (e affondi) esattamente sotto gli occhi delle persone venute a cercarla. Degno dei Goonies. Nuovamente alcuni personaggi rubano la scena ai nostri nei momenti clou, osservate: Tex e Tiger Jack arrivano in ritardo per salvare la metà dell'accampamento di Hillary, inseguono i restanti in condizioni proibitive, ma anche risibili (Tornuak sta seguendo da vicino i corridori Mahaha eppure non perde terreno anche se si ferma ogni tot metri per erigere ometti di pietra alti un metro), dopodiché è Tornuak ad abbattere l'orso e di fatto a distogliere i cannibali dal loro intento di pasteggiare coi restanti membri della spedizione. Tex e soci arriveranno solo in quel momento, sostanzialmente a dar man forte. Kit Carson arriverà ancora dopo, e teniamo conto che partiva da un altro punto: ipotizzando che si siano mossi ai primi spari, avvenuti a pagina 91, quanto hanno corso per poter arrivare in tempo a pagina 96? L'azione compressa tra queste due pagine sembra non durare più di pochi minuti. Con questi presupposti, Carson mostra a Tex e agli altri pard che il vero centometrista del gruppo sia lui... Sono convinto di aver tralasciato diversi altri aspetti che fanno sì che quest'albo imbarchi più acqua della Terror, ma mi soffermo un attimo sul finale: Tornuak ha colpito l'orso al cuore prima e al cervello poi. L'orso giace morto, nella vignetta successiva. Accanto a indigeni cannibali che si aggirano a torso nudo per i ghiacci abbiamo anche un orso zombie? Il finale potrà anche esser stato diverso dal solito, però è sembrato chiaverottiano più che boselliano o texiano. Rileggo sempre i miei messaggi perché ogni volta che esprimo critiche temo di aver ecceduto in irrispettosità in qualche modo. Non mi è parso, ma non ho messo faccine, quindi la accludo ora, per rammentare a tutti che in fondo sto esprimendo, seppur con forza, un parere personale su un personaggio che amo.
  6. Temo di esser in forte controtendenza: a me la storia sta lasciando un grande amaro in bocca per l'occasione mancata e questo terzo volume ben ne evidenzia i difetti e i limiti, a mio parere. Non ho trovato un pulsante che adempia alla funzione di nascondere gli elementi di testo che possano rischiare di rovinare la trama a chi non l'abbia letta, quindi farò alla vecchia maniera. SPOILER . . . . . . . . . . . Il primo fattore negativo della storia è legato al ritmo: sostanzialmente, non avviene niente fino a pagina 36, ad eccezione di un orso ferito. A quel punto siamo già a un terzo dell'albo. L'inizio è davvero lento, fatto di mille parole. Mi si osserverà che sì, certo, da lì in poi vi sono una ventina di pagine molto avvincenti e dal ritmo sostenuto... però non sono pagine con Tex! Questo è il secondo problema: per vedere il protagonista in azione occorre aspettare addirittura pagina 77, quando, finalmente, impugna un'arma e la usa. Siamo a due terzi della storia e fino a quel momento il protagonista si era dedicato ad una passeggiata sui ghiacci e in barca. Ci sono quattro pard più uno, in questa vicenda: chi li ha visti? Tiger Jack compare un paio di volte durante lo scontro coi Mahaha (lo inquadrano per fargli dire "Whoah!") e poi nella sequenza conclusiva, in cui, fateci caso, a sparare per salvare il compagno è Aquila; Kit lo si vede sparare in un paio di vignette e tanto deve bastarci e Jim... beh, praticamente non si vede. Onestamente, questo non mi soddisfa. Il grande Boselli ci ha sempre abituato a trame articolate, ricche di personaggi e complesse, cosa che nei suoi momenti più ispirati ha prodotto una serie di gioielli, ma che, nelle storie meno riuscite presenta il potenziale contraltare di incorrere in pedanteria oppure di perder di vista i protagonisti doverosi delle vicende narrate in una collana che si chiama TEX per far assurgere altri attori a fulcro della scena. Non provvisoriamente, intendo, che sarebbe un'apprezzabile soluzione per caratterizzare in poche pagine un personaggio: intendo proprio in modo ripetuto. Ecco, ritengo che il secondo aspetto sia quello dinnanzi a cui ci troviamo. Guardate: Dallas e Tornuak fronteggiano sei nemici in due... Tex e i pard ne affrontano più o meno altrettanti in una condizione di parità o addirittura superiorità numerica. I nemici che assaltano la spedizione usano le lance come cecchini, quasi non sbagliano un colpo; quelli che attaccano i nostri eroi le usano come leve per girar barche e per accoppare gente addormentata, ma non uno che la scagli contro i pistoleri che li incalzano. E si badi che Tex sparisce a pagina 11 per riapparire a pagina 60... è stato fuori scena per 50 pagine! Insomma... questa è una storia CON Tex, non una storia DI Tex, a mia sensazione, e la presenza dei pard è giustificata dal nome che reca l'albo sulla propria costola, ma non deve togliere vigore al reale focus, che è l'intento di narrare una propria versione romanzata dei fatti della Erebus e della Terror. La storia non manca d'intensità, eh: come si potrebbe dire, in buona fede, che non siano presenti momenti palpitanti o scene avvincenti? Il fatto è che, oltre a presentare il difetto sopra descritto, ossia la subalternità del "filone pard" alla spedizione scientifica, sono presenti un paio di altri aspetti che non mi soddisfano e di cui vi chiedo in tutta onestà un parere: se storco il naso alla vista di cowboy che si proteggono il capo semplicemente con un cappello a tesa larga e di indiani del nord che addirittura si aggirano per i ghiacci a testa rasata e scoperta, la vista di esseri umani che addirittura vaghino per le lande polari a petto ignudo appare aldilà della mia comprensione e supera di gran lunga la mia sospensione dell'incredulità (sarà perché ho vissuto in Russia per 15 anni... che vi devo dire?). A riguardo dei Mahaha, il quarto albo ci spiegherà senza dubbio quanto già è lasciato all'intuizione dei lettori e motiverà senza esitare anche questo aspetto... però il quarto albo l'avrò letto per ovvia natura dopo il terzo e nel mentre il mio giudizio si sarà formato (e si è già formato) sugli aspetti in mio possesso in questo momento. Aggiungo che anche i testi non mi hanno convinto come altrove: naturalmente so che un autore della sua levatura non possa esser sempre ispirato allo stesso modo e tra il lavoro da curatore, le storie su Dampyr e le mille testate texiane ci può anche stare il momento in cui egli usi più il grande mestiere in suo possesso che l'ispirazione. Ciò detto, la sceneggiatura ha più di un punto in cui non palesa gran vigore e qualche scambio è perfino un poco banalotto. "Un morto non può comandare!" "Però una testa vuota... può essere sbatacchiata!" Suvvia... In calce, anche i disegni di Bruzzo non mi convincono: i volti cambiano sovente lineamenti e ogni tanto non rispettano le proporzioni (guardate il Tex della prima vignetta di pagina 11). Nel complesso, per le motivazioni sopra esposte, ritengo la storia per il momento insufficiente.
  7. Puro godimento all'ennesima potenza. GLB era un fenomeno, un autore straordinario e irripetibile. Il ritmo di ogni striscia è altissimo e presenta ogni volta un climax ascendente che ogni albo rilancia, in pratica incollandoti alla pagina e facendoti chiedere (come se già non lo sapessi) cosa accadrà nel prossimo numero. Le vignette ricche di testo soddisfano l'esigenza di non esaurire quel tesoretto in due minuti netti e i dialoghi, per quanto ancora non affinati dall'esperienza che renderà cotanto autore semplicemente il migliore, sono già ad un livello elevato. Anche il caro Galep trae gloria da quest'ottima pubblicazione anastatica e le sue copertine sono costantemente appassionanti e avventurose. Giubilo!
  8. Interessante, grazie, ma non mi soddisfa: per quanto la soluzione proposta consenta di preservare l'albetto allegato, per il quale effettivamente la Bonelli non pare per il momento aver ipotizzato un sistema di conservazione, la scelta suggerita dall'autore del video presenterebbe una maggiore scomodità per l'accesso alle strisce, il rischio di rovinare quella più in basso e una certa sicurezza che la bustina scelta si deteriori, se nel tempo io volessi più volte accedere alle tre strisce contenute. La disamina di Diablero è ottima e la soluzione da egli suggerita continua a risultarmi come la più praticabile. Anche io ho acquistato il primo raccoglitore ed ho avuto le stesse sensazioni nel riscontrarne la mediocrità.
  9. Io questa storia l'ho apprezzata parecchio. Indubbiamente risente di una certa "manfredianità", specialmente nella costruzione dei due protagonisti che poco si allineano col dettame glbonelliano che dovrebbe esser sempre il riferimento, e da cui ormai si diverge vistosamente. Per quanto gli sguardi siano sempre tra l'austero e il truce, ci scappano anche un paio di battute divertenti e riuscite. Amo Manfredi e ne ho seguito con ammirazione sia la serie a più ampio respiro (MV) sia le ottime mini succedutesi (Volto Nascosto resta l'apice, ma ho apprezzato anche Shanghai Devil e Coney Island). Non mi convinse molto Adam Wild, mentre il suo Cani Sciolti devo dire che meritasse più di quanto avessi pensato di primo acchito. Ciò detto, la storia, pur non perfetta, possiede a mio avviso un ottimo bilanciamento fra azione e parti parlate: le scene movimentate sono moltissime, avvengono a cadenza regolare e mantengono viva l'attenzione e saldo il coinvolgimento del lettore. Kit Carson ha qualche sequenza tutta sua, svincolata da Tex, a cui non si limita quindi a far da controcanto, e la caratterizzazione dei personaggi secondari è riuscita e non ruba la scena all'immenso duo. Quanto agli antagonisti, anche io avrei voluto un maggior spazio dedicato al killer con l'armonica, ma tant'è... le sue pagine le ha avute e la cesellatura della sua psicologia anche. I disegni di Rotundo non sono riusciti ad appassionarmi, invece, ma solo perché li vedo poco affini al personaggio: sono dettagliati, dinamici e anche abbastanza espressivi, ma eccessivamente "carichi" e sporchi. Va detto, tuttavia, che la storia stessa lo richiedeva e questo è un aspetto che vorrei sottolineare perché trovo che nei mesi scorsi si siano sprecate un paio di buone possibilità mancando di abbinare il giusto disegnatore ad alcune sceneggiature. È ovvio che io stia esprimendo giusto miei gusti personali, ma il Maestro Casertano, ad esempio, che su Dylan Dog credo abbia dato vita da solo ad almeno un terzo degli albi realmente imprescindibili della serie, avrebbe senza dubbio dato il meglio su una storia del filone orrorifico.
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