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virgin

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Messaggi pubblicato da virgin

  1. Il fatto di usare due pesi e due misure è sempre stato contestato dal sottoscritto, ma con ciò non voglio dire che si debba sparare su Gianluigi Bonelli come alcuni fanno, solitamente, con gli sceneggiatori più recenti. Anzi, sotto questo profilo non posso rimproverarmi nulla: ho messo sovente Nizzi e Boselli sullo stesso piano di GLB, ed ho ammesso più volte di apprezzare più il Nizzi del quarto centinaio del GLB del secondo :D . D'altronde, però, non vedo nemmeno il problema che Don Fabio ha sollevato a proposito di borden: che egli abbia un'altissima considerazione di se stesso mi sembra innegabile, ma le magagne hanno cominciato a saltare fuori proprio quando il suo stile ha perso quelle caratteristiche che lo rendevano unico e straordinario. Non so cosa sia cambiato, n° quali siano le motivazioni (forse lo scoprir? andando a intervistare Boselli a fine mese, forse non lo scoprir? mai... mica sono Mike Hammer), ma nella produzione di borden mi sembra di trovare un discrimen abbastanza netto, vale a dire quel lungo periodo di assenza trascorso fra "A sud del Rio Grande" e "I lupi rossi". Escludendo quest'ultima, Boselli non ha più scritto storie memorabili. Non sono mancati episodi più felici di altri, come "Colorado Belle", "Omicidio in Bourbon Street" e la recente e bellissima "La mano del morto", ma chi di noi, leggendo ammirato le storie di Boselli nella seconda metà degli anni novanta, l'avrebbe mai creduto capace di scrivere storie tediose e senz'anima come "Morte nella nebbia", "Buffalo soldiers", "Missouri", "Patagonia" e "I ribelli di Cuba"? Che notate, non sono soltanto brutte, ma sono soprattutto molto lontane dal suo stile di un tempo. Ora, io direi che se qualcosa ha penalizzato Boselli, non è stato certamente il narcisismo, ma piuttosto... vai a sapere, il superlavoro, l'avvilupparsi su se stesso, oppure faccende personali nelle quali per rispetto non abbiamo alcun diritto di ficcare il naso. Fatto sta, però, che nelle sue storie pubblicate su "Dampyr" tale calo non mi sembra ci sia stato, perciò mi chiedo quanto la questione sia dovuta ad un problema di Boselli soltanto o ad un problema fra egli e Tex. I medesimi problemi sono stati sofferti da GLB dopo il numero 200, che riusciva a dare alle storie un sapore simile, ma non la medesima epicit?, e da Nizzi dopo il numero 400. Questo per dire che, per me, gli autori texiani sono tutti sullo stesso piano, indipendentemente dal nome. A me piace Tex, indipendentemente da chi lo scriva, e gli episodi meno esaltanti possono essere offerti da chiunque. Mi sono annoiato leggendo GLB, mi sono cascate le braccia leggendo Nizzi e mi sono addormentato leggendo Boselli... ma ciò non vuol dire che tali sensazioni mi vengano trasmesso esclusivamente da uno solo. Certo che, essendo Bonelli il creatore, si è portati ad essere più indulgenti. Il che secondo me è giusto... ma spesso mi capita di leggere critiche ognitempo celebrative quando sarebbe più salutare ammettere che anche Bonelli inciampava. Vedere le ultime due recensioni storiche pubblicate da UBC: "Il ritorno di Montales" credo sia, oggettivamente, una storia ORRENDA, così come "I due rivali". Eppure siamo qui a distribuire voti che vanno dall'ottimo all'eccellente. Analizzando questi ultimi due casi, sono ottimista per il futuro: certo, Bonelli ha scritto brutte storie, ma ciò non vuol dire che, successivamente a "Il ritorno di Montales", sia riuscito a sfornare capolavori (il periodo d'oro, appunto). Dunque, speriamo che Boselli faccia altrettanto. Su Nizzi, secondo me, ad essere prevenuti ormai si fa bene: ma chissà che almeno una delle ultime due storie rimaste non sia quantomeno sufficiente. Se leggessi "Dieci anni dopo 2" sarei contentissimo!

  2. A proposito, si può sapere che ha fatto di tanto eclatante quell'anonima pellerossa, a parte sorridere e portare un vassoio di cibo in una tenda? :D

    Oh, assolutamente nulla. :D Nella sceneggiatura originale, dopo aver ricevuto il cibo, Carson le diceva qualcosa come "Grazie, bella signora", e lei dunque ha un sorriso lusingato. Purtroppo, la frase è stata eliminata in fase di revisione. Infatti, se rileggi la scena ti accorgi che c'è una sorta di vuoto ritmico, dovuto appunto alla battuta soppressa di Carson.
  3. Nel duello di Boselli Tex, secondo me, fa la figura del fesso, e soprattutto (e sicuramente) non è in alcun modo decisivo:fanno tutto gli altri. Poco importa che Tex sarebbe dovuto essere il protagonista della storia:la vendetta appartiene all'ex sceriffo,Tex deve farsi i fatti suoi!

    Per dire se sono del tutto d'accordo, bisognerebbe che mi ricordassi la storia. Purtroppo, le storie di Boselli degli ultimi tre anni mi escono di mente dopo pochi giorni, e se devo essere sincero de "Le terre maledette" ricordo ben poco, ma non mi era dispiaciuta affatto. Mi sembra che il suo difetto più grave, come le altre storie più recenti di borden, risiedesse soprattutto nell'inverosimile accelerazione finale, come accade solitamente nei suoi texoni e nelle sue doppie. Però, ripeto, per essere più preciso dovrei rileggermi la storia, cosa che non farà a breve, perchè dopo aver terminato "Un buon giorno per morire" di Jim Harrison ho già pianificato la rilettura de "La lunga pista". B)
  4. Be', mi pare abbastanza ovvio che il fantasma sia soltanto un epifenomeno connesso con l'interiorit? mentale di Loman, e che nulla abbia a che fare con l'anima di Michael tornata dall'oltretomba. Se fosse davvero il fantsma di Michael, come potremmo provare pietà per lui, se si mostra così meschino, sebbene dopo la propria morte?Ma lasciatemi un attimo commentare questo episodio grandioso!Ci sono momenti nei quali sono fiero di leggere Tex. Negli ultimi tempi mi accadeva sempre più raramente, per anni interi non mi è mai accaduto. Da quando è iniziato quest'anno di grazia 2010, invece, mi è accaduto tre volte: -la prima con Faraci, che ci ha regalato la divertentissima e dinamica "L'uomo di Baltimora" arricchita da spunti metanarrativi e da una chiusura toccante e umana;-la seconda con Mauro Boselli, che ha riscattato le incertezze degli ultimi tempi con l'entusiasmante "La mano del morto";-la terza (e per il momento ultima) volta con Ruju, grazie a questa indimenticabile avventura. Il che è strano: nutrivo fiducia per Ruju, avendo apprezzato le sue prime due storie sull'almanacco, ma mi aspettavo "soltanto" una buona avventura. E invece, cosa ti tira fuori dal cilindro questo magnifico sardo? Un concentrato puro di emozioni, di sentimenti violenti, senza rinunciare al ritmo e all'azione presenti in quantit? soverchianti. Ma non soltanto: similmente a quanto aveva fatto Manfredi con "La guerra dell'acqua", Ruju si dedica ad un po' di sana archeologia texiana, bruciando Gianfranco alla partenza e tagliando il traguardo prima che il creatore di Magico Vento riesca a staccare le mani da terra. Anzitutto, Ruju sembra quasi giocare con i propri detrattori: in apertura del primo albo ci consegna un Carson bonariamente lamentoso, simpaticamente sbugiardato da Tex, usando senza vergogna gli sterotipi della serie circa bistecche e patatine fritte. Ciò mi ha divertito moltissimo, mi ricordava molto la vignetta pubblicata su Baci e spari, con Carson che diceva: "Tex, possiamo ancora parlare di bistecche senza che qualcuno si arrabbi?"Proseguendo nella storia, Ruju recupera molti elementi tipici della serie: da quanto tempo non si vedeva la riserva indiana? Benissimo, qui è presente come elemento narrativo, non soltanto come casa-base. Da quanto tempo non si vedeva lo stregone Nuvola Rossa? C'è anche quello, alla sua prima apparizione dopo il memorabile siparietto che Nizzi ci aveva regalato facendolo vedere che gioca a poker con Tex ("Peste, è la quarta volta di fila che lo stregone del villaggio mi batte a poker. Cosa mi sta succedendo?"). Inoltre, torna l'elemento bonelliano della riserva arricchita di nuovi comprimari come Dente di volpe e la squaw ingiustamente insultata dal nostro Jack65. Ci sono molti elementi che rendono questa avventura indimenticabile: uno dei tanti è l'arrivo di Carson al villaggio navajo sotto la pioggia, una scena secondaria che dimostra come Ruju curi l'atmosfera. In questa storia nulla è fatto a caso, si procede per scene madri senza un calo di ritmo o di tensione: Ruju stupisce ad ogni curva, pennellando le traiettorie. Qualche difetto c'è: ad esempio, il comportamente dei personaggi nelle sparatorie è sempre incredibilmente suicida, e il comportamento di Michael a Jackal's Creek è di una stupidit? memorabile perfino per un ranger inesperto. Ma che importa se ci viene regalata la sequenza di pag. 44-45° Leggendola, mi sono venuti i brividi. Da quanto tempo una scena non mi emozionava così?Qualcuno si è lamentato di una tendenza all'eroismo e all'esagerazione, nella parte in cui Tex raccoglie Kit ferito, ma si tratta di esagerazione perfettamente glbonelliana. Questo Tex è lo stesso Tex che, in un giorno ventoso, giur? vendetta sulla tomba di Lilyth: non è l'investigatore ironico e sornione di Nizzi, n° il monolite di indifferenza che ci ha regalato Boselli. A Ruju va il merito di avercelo ricordato. Con una storia che, pur essendo molto violenta, si mantiene sempre nei limiti del texiano buongusto, con un Seijas che non esagera nel mostrare sangue e ferite, al punto di mostrare ferite che si rimarginano perfettamente nel giro di poche pagine, come nella prima sparatoria, col ranger amico di Loman che viene colpito al braccio sinistro e poche pagine dopo ha la spalla e la giacca perfettamente ricuciti. Ho notato un certo isporchimento nel suo stile, tanto che alcune vignette sembravano disegnate da un Ortiz insolitamente preciso, ma devo dire che si mantiene sempre nell'eccellenza, regalando un West selvaggio come pochi. VOTO: sono un po' indeciso... una storia ottima o eccellente? Insomma... non leggevo una storia così dai tempi di "Nei territori del Nord Ovest"... ma sè, crepi l'avarizia: un bel 10 suggella perfettamente il significato della fatica di un Ruju in stato di grazia e di un Seijas ottimo gregario. La miglior storia del sesto centinaio, indubbiamente. Il tempo ci dir? se questa storia sarà un capolavoro, ma io sono pronto a scommettere a favore. Non avevo mai visto tante spontanee esclamazioni di giubilo in shoutbox!

  5. Oh, i miei complimenti a West10, che è riuscito a centrare il tema del "fumetto come mondo di carta" in modo molto più efficace di chiunque altro!Poi ci sarebbero montagne di disquisizioni da fare su quanto Zio Paperone sia un buon zio, sulla base di quanto visto nella "Jeunesse de Picsou", ma sarebbe perfino più OT della discussione sui magistrati...

  6. No, non sottovaluto Bacchilide, ma non conoscendolo come Pindaro mi baso su quello che credo essere il parere comune. D'altronde anche Orazio quando scelse di imitare la lirica corale greca, prefer? Pindaro a Bacchilide... ma dubito di essere in grado di fornire un mio parere personale con adeguate conoscenze critiche a suffragarlo. Conosco Villon, che apprezzo particolarmente (e non sono il solo, per una volta... De Andr? mi tiene compagnia), mentre Rutebeuf solo di nome. Cosa vuoi, sono solo un pischello... :trapper:

  7. Non ti preoccupare, mi diverte difendere le mie idee. Più sono strampalate e più è divertente. P. S.: scorgo con preoccupazione una qual certa vena sarcastica nelle tue parole. P. S.2: rispetto ad Eschilo preferirei Sofocle, mentre a Bacchilide antepongo Pindaro, ma faccia lei. Preferirei Ipponatte e Archiloco, però. Su Lope de Vega sarei capace di sostenere un'interrogazione, purch? la durata non superi i trenta secondi. :D

  8. Non credo, Cheyenne: oltre al rischio insito nel fare il criminale (in un mondo senza tutori della legge, ci sarebbero comunque gli amici disposti a trasformarsi in ex-amici trasformandoti al contempo in un cadavere) vuoi mettere a quanti rischi si espone un piedidolciò E se tutto gli va bene, c'è sempre il pericolo di prendersi la gotta per la troppa carne ingurgitata... :lol:

  9. La domanda mi sembra divertente o quantomeno interessante, in partenza. Ma poi, diamine, tentare di esprimere giudizi del genere su un fumetto, mi sembra veramente azzardato. Insomma, si tratta di un fumetto, dunque di una finzione retta da regole assurde e assolutamente antirealistiche, nella quale è facile pronunciarsi su questioni più semplici, come la giustezza o meno di una singola azione, ma su fattori più complessi diventa difficile, per non dire impossibile. Io ho un parere molto semplice, al proposito: per essere una macchia d'inchiostro autoreplicante, Tex non se l'? cavata affatto male :lol:. In ogni caso, al di l' del far correre rischi o no, mi sembra che Tex sia stato un padre severo, ma non ottuso, dunque complessivamente un buon padre.

    Se il magistrato, anche dimostrandosi eroe, pensa che st? mettendo a repentaglio non solo la sua vita ma anche quella del figlio, la smetterebbe di fare l'eroe e resterebbe con i piedi per terra.

    Ma lasciatemi esprimere la gioia per il fatto che qualcun altro condivida con me il valore del "tengo famiglia"! Gli eroi vanno bene, ma certamente quando si è padri di famiglia non è sempre facile fare i coraggiosi, visto come va il mondo. Sarebbe il punto centrale dell'"Apologia di Vincenzo Monti" che vorrei scrivere... se ne fossi in grado!
  10. Da quel poco che vedo, spero si tratti di una storia tutta azione: l'ideale, per borden, per riscattarsi dai passi falsi compiuti negli ultimi due anni con "Missouri", "Patagonia" e "I ribelli di Cuba". Se questa storia non dovesse deludere, complice la buona "La mano del morto" si potrebbe quasi parlare di un borden tornato a livelli dignitosi. haha

  11. Guarda, Anthony, credo che scatenare reazioni contrastanti sia la caratteristica principale del Nizzi post-500: siamo tutti d'accordo nel ritenerlo un periodo di decadenza, ma ognuno vi rintraccia degli episodi più felici di altri... senza però che si giunga mai ad una visione unitaria. Il che è perfettamente normale, ma su questo periodo di Nizzi accade molto più diffusamente che altrove. D'altronde, si tratta di divergenze che, almeno per quanto mi riguarda, si situano sempre nel campo del comprensibile. Ciò che come te non riusciò mai a concepire, invece, è il fatto che esistano persone in grado di non apprezzare Civitelli...

  12. Per una volta, non sono troppo d'accordo col pard Paco Ordonez. Oh, intendiamoci, è impossibile detestare completamente questa storia, per il semplice motivo che, successivamente, Nizzi ha prodotto sceneggiature mostruosamente peggiori: se al proprio peggio è arrivato al livello di sembrare un dilettante svogliato, qui per lo meno sembra un professionista svogliato e con la testa altrove. Ciò che stride sono le continue dichiarazioni strafottenti di Tex, che riportano alla mente GLB e il miglior Nizzi, rispetto al suo comportamento: un Tex che sbaglia molto, chiacchiera ancor di più, si lascia infinocchiare troppo facilmente, e anche quando prende in pugno la situazione non riesce mai ad essere credibile. Di riflesso la storia, che si annega in chiacchiere inutili, spiegando, rispiegando e ripetendo il già noto o il banale, quando poi offre scene d'azione risolve tutto affrettatamente. Peccato, perchè qualche buon momento c'è, come le scene che vedono Tex e il figlio rievocare l'infanzia del nostro eroe, che Nizzi richiama con parole accorate e misurate, piccoli dettagli quotidiani capaci di creare un'atmosfera familiare del tutto ignota all'ultimo Boselli (e anche al primo, che tendeva sempre alla spettacolarizzazione del pathos). Complici i disegni di Civitelli, le scene d'azione sono la parte migliore, ma sono troppo poche: la sparatoria al Red Corral è piacevolmente dinamica, nonostante gli avversari siano degli emeriti imbecilli, peccato che poi Tex si faccia ammanettare buono buono senza protestare come era solito fare un tempo. Va decisamente meglio con la scena della diligenza nel secondo albo, ove il non-eroismo degli avversari venne reso bene: per una volta non si ha la sensazione di trovarsi davanti a dei cretini incapaci di sparare, bensì a delle persone normali schiacciate da fenomeni. La resa dei conti finale è indubbiamente realizzata molto bene, ma più progredisce e più tutto diventa sbrigativo, soprattutto nella scena al "White horse", dove gli avversari si arrendono troppo facilmente. Ma in generale quest'ultimo è un difetto di tutto l'ultimo quarto di storia, come se Nizzi, dopo essersi perso in chiacchiere inutili, una volta giunto all'acm? avesse deciso di tagliare il tutto. Dunque, una storia molto mal organizzata: due albi sarebbero stati sufficienti, ma con un ritmo e un'impostazione completamente diversi. Peccato per i disegni di Civitelli, impeccabile come sempre, che nella terza vignetta di pag.52 del primo albo cita le due copertine galepiniane de "La costa dei Barbari" e "Il re del Rodeo". In questa storia aveva ormai raggiunto la perfezione, ma ciò che è incredibile è come nelle storie successive tale perfezione verr? addirittura superata. Non è un uomo, è un Dio del disegno. VOTO: a malincuore, direi 5. I disegni di Civitelli sono da 10, ma non sono sufficienti a diradare la coltre di noia e la delusione per un sequel tanto scialbo de "Il passato di Tex".

  13. Quando si trover? di fronte Tex, sarà troppo tardi per tornare indietro....

    Come direbbe Carlos Bersacamas: "Non è abbastanza banale per essere interessante". :D

    Da parte mia spererei che il ritorno di Rodelo coincioda comunque anche con il ritorno di Lena e Donna, ma non ci spero troppo.

    Non sei il solo a bramarlo... ma a non sperarci troppo! :capoInguerra: :capoInguerra:
  14. Be', Paco, chiamarla teoria è un po' eccessivo, visto che non è supportata da alcun dato! :D Ma insomma, Ezra è un nome molto raro e particolare, almeno per le orecchie di noi italiani, e credo che quasi tutti, sentendolo, pensino a Pound. Potrebbe benissimo trattarsi di una assonanza non voluta, ma bisogna ammettere che alludere al suo nome tramite un personaggio certamente non eroico è un'allusione molto sottile. Tuttavia, non ci sono dei precedenti significativi: fosse stato Boselli, sarei stato pronto a scommettere sull'intenzionalit?, ma Nizzi non si è mai dimostrato troppo interessato da questi giochi intertestuali. Chissà? Credo che sarà una domanda destinata a rimanere senza risposta... e, detto sinceramente, mi sembra una questione irrilevante :trapper:. La mia era soltanto una curiosità estemporanea: per esperienza, so che quando si scrive si tende a fare questi giochetti, che però in queste sedi lasciano il tempo che trovano. In una storia di Manfredi o D'Antonio, conoscendo le loro ossessioni, l'allusione sarebbe stata probabilmente inserita in un impianto allegorico, ma grazie a Dio Nizzi si è sempre tenuto lontano da queste paranoie. E per fortuna: il pregio di Nizzi è appunto la leggerezza e il rifiuto dell'intellettualizzazione. Di tutti i successori di GLB, è stato l'unico a conservare questa caratteristica del patriarca. In sintesi: la volontarietà o no dell'allusione, nel contesto de "I rapinatori del Missouri" è del tutto indifferente. Cosè come l'utilizzo del cognome O'Hara: Nizzi l'ha inserito pensando a "Via col vento", oppure il nome gli girava semplicemente in testa? Vai a sapere...

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