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virgin

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Messaggi pubblicato da virgin

  1. Immagine tratta dal numero 500

    Chiedo aiuto al nostro esperto d'arte Paco Ordonez: in questa vignetta di Ticci non è possibile ravvisare delle influenze da Munch? La prospettiva schiacciata, col mondo che sembra sul punto di crollare sullo spettatore, mi ha ricordato particolari, oltre che dall'"Urlo", anche da "Morte nella camera della malata", da "La danza della vita" e il mio prediletto "Separazione".
  2. Ah-ah-ah! Veramente esilarante... ma com'? possibile che Magnus abbia commesso una tale svista con tutti gli anni che ci ha passato? S?, è vero che le sue vignette sono molto dense, ma non sospettavo che lo fossero perfino per chi le ha disegnate!

  3. Io non trovo la scena dei giganti così scandalosa, anche grazie al tono col quale Nizzi l'ha affrontata: è uno scontro talmente impari che non ci si può lamentare del fatto che Tex perda, senza contare che lo stesso Ranger mostra di non crederci più di tanto, affrontando la scena con rassegnata ironia. No, proprio non riesco a vedere lo scandalo: scandaloso è, semmai, che ne "L'artiglio della Tigre" Tex venga battuto da Sumankan stesso, ma si tratta in ogni caso di una delle scene d'azione più belle mai apparse sull'intera serie di Tex... e non esagero! Sull'utilizzo di colpi bassi e mezzi sleali non mi formalizzo più di tanto: in "Sulle piste del Nord" la scena in cui i nostri pards e Jim Brandon polverizzano a colpi di dinamite orde di indiani inferociti non è per caso uno dei motivi per cui la storia viene ricordata? Idem per la ginocchiata all'inguine inflitta ad O'Bannion (credo si chiamasse così :unsure:) in "Bande Rivali". Dunque secondo me che Tex faccia fuori i giganti con la dinamite è accettabile, così come tutto ciò che ruota intorno ai due guardiani di Sumankan. Insomma, sono memorabili, tant'è che ne stiamo ancora a parlare, mentre invece del Leon di "Vendetta per Montales", nonostante abbia riletto la storia qualche mese fa, non me ne ricordavo già più...

  4. Anthony, non posso far altro che inchinarmi davanti a te per il bellissimo topic! :inch: Le storie da te citate, secondo me aggiungono una parte importante alla serie di Tex, pich? mostrano un eroe grande non soltanto quando vince, ma anche e soprattutto quando perde. Tale caratteristica lo allontana dai supereoi dei fumettucoli statunitensi e lo avvicina inevitabilmente ai grandi ed immortali eroi della letteratura: come Ettore, che più colpisce commuove il lettore coccolando il figlioletto Astianatte e soccombendo sotto le armi di Achille, così Tex risulta ancora più grande nei momenti nei quali la sua eroica stazza non si dimostra sufficiente per misurarsi con la Storia. Se Tex fosse un vincitore sempre e comunque, non sarebbe un eroe. Sarebbe soltanto uno spaccone vuoto, mentre con le proprie sconfitte ci ricorda, per dirla con la teodicea di Erodoto, che per tutti vi è un limite oltre il quale non ci si può spingere. Se quando avevo nove anni rimasi folgorato da Tex leggendo "Il segno di Cruzado" e "Caccia all'uomo" e se ho continuato a leggerlo fino ad oggi, il motivo non risiede soltanto nelle scazzottate, nei pestaggi e nelle sparatorie che lo vedono immancabile vincitore. Ci stanno benissimo, per carit?. Ma vedere Tex mesto aggiunge alla serie qualcosa che va oltre il divertimento: aggiunge poesia.

  5. Caro Mauro, è da qualche giorno che sto ragionando su una scena de "La mano del morto" che mi ha colpito molto, e sulla quale vorrei farti una domanda. A pagina 41 del primo albo, Kit si ritrova davanti una copia delle celeberrime dime novels, e Buffalo Bill, nel mostrargliela, la definisce "un romanzetto da due soldi", con un'intenzione che mi pare evidente sia giocosamente denigratoria. Ora, ai tempi le dime novels era una forma di intrattenimento semplice e popolare... un po' come il fumetto ai giorni d'oggi. Dunque volevo chiederti se la fase pronunciata da Buffalo Bill nelle tue intenzioni aveva:A) intenzione metaletteraria polemica nei confronti delle dime novels: esse vengono sarcasticamente definiti romanzetti privi di valore, mentre ai giorni d'oggi "qualcuno" sta cercando di scrivere fumetti con un piglio più letterario;B ) intenzione metaletteraria che bonariamente sottintende come, se le dime novels erano "romanzetti" anche i fumetti sono prodotti di poco conto;C) nessuna intenzione metaletteraria: essa significa soltanto ciò che fa intuire il contesto fittizio della storia;D) [altro]. Pardon per il carattere un po' "non ho niente di meglio a cui pensare" della mia domanda, ma è una curiosità che mi segue più o meno da quando ho letto la storia.

  6. Sono d'accordo con te, Sandro. Sergio Bonelli ha pubblicato praticamente tutte le ultime, sovente brutte, storie che Nizzi ha scritto, dunque le possibilità mi sembrano ridursi a due:A) la storia ha qualche elemento un po' fuori dai canoni;B ) la storia fa talmente schifo da sembrar scritta da un analfabeta. Ma la seconda opzione mi sembra improbabile... assai più ragionevole quella che hai avanzato tu.@Don Fabio: quoto integralmente, secondo me hai cnetrato il problema. Non sono due natiche a turbare, quanto il contesto nel quale sono inserite. Oltre all'esempio di Dawn citato da Pedro, anche nell'ultimo texone di Nizzi c'era una scena nella quale la donna del profeta hualpai veniva presentata di schiena e quasi completamente nuda, ma ciò non dava il minimo fastidio. Soltanto, il contesto dello stupro è delicatissimo, e dovrebbe essere trattato con rispetto ed attenzione. La scena di Kubert, seppur castigatissima rispetto a cose simili che ho visto su Brendon e Dylan Dog, era semplicemente "troppo"... almeno a mio parere.

  7. Non posso che applaudire alle scelte di Sergio: c'è un confine molto sottile fra la violenza e l'indecenza, e la censura è servita a riportare la scena al di qua di essa. La censura l'ha resa violenta il giusto, col nudo sarebbe stata semplicemente eccessiva. E, per rispondere indirettamente ad Anthony Steffen: che io sappia, se quasi tutti gli ecclesiastici che conosco hanno letto Tex in gioventù e continuano a leggerlo tutt'oggi un motivo ci sarà. I frati del convento presso il quale studio hanno la collezione completa, messa insieme sommando le collezioni singole che avevano prima di entrare in convento. Ogni mese commento il nuovo albo di Tex col rettore... :trapper:

  8. Io pensavo a Zaniboni!
    Uhm, tra Bernet ( che invece mi ricorda molto Mastantuono, specie nella resa dei profili) e Font mi sembra di vedere poche somiglianze...

    Il Texone di Zaniboni non l'ho più riletto, ma ricordo che anni fa non mi era dispiaciuto, pur non facendomi impazzire. Tuttavia, per quel che me ne sovvengo, non posso dire che si somiglino clamorosamente (Zaniboni ?, a mio parere, più dettagliato nei personaggi, ma meno abile a rendere gli scenari)...

    Ti sbagli, Font e Bernet hanno una grande somiglianza: sono spagnoli :lol: !
    Hai ragione, Bernet assomiglia molto più a Mastantuono! Le uniche somiglianze fra Font e Bernet sono il tratto sintetico, l'origine spagnola e il fatto che mi facciano schifo, per il resto sono ben distinguibili.
    Un merito , però, Font ce l'ha: non ha mai disegnato un personaggio che sia assurdo, antipatico e insensato nemmeno la metà di quanto lo sia Lola Dixieland. Sempre a mio parere. Volete mettere la sua Calamity Jane? Scialba e mal riuscita, è vero, ma almeno è realistica...

  9. Ho votato la terza opzione perchè la penso così non soltanto per Tex, bensì per QUALSIASI ALTRO PRODOTTO EDITORIALE, sia fumettistico, sia letterario. Idem per l'omosessualit? o qualsiasi altro aspetto legato a quella sfera. Ecco: con queste piccole aggiunte, non potete più darmi dell'omofobo... al massimo del sessuofobo... :D

  10. Sam Stone dice:

    Molto più facile, dal punto di vista narrativo, farla tornare in flashback (e secondo me, ci sarebbe ancora molto da raccontare).

     

    Vero: c'è praticamente tutto da raccontare, anche perché la recentissima "Sul sentiero dei ricordi" è stata una piacevole comparsata, ma non ha aggiunto granché.

  11. Grande, Ymalpas, simpatiche le copertine pubblicate in madrepatria, anche se certamente non all'altezza (per niente all'altezza) di quelle di CVilla. Sull'ultimo dei quattro tomi c'è anche un curioso aneddoto: "Per un pugno di polvere" è un racconto fittizio scritto da Phil Mulligan nell'albetto "Storie nere" allegato allo speciale Mister No n. 13, sul quale Mignacco ha costruito anche un simpatico siparietto...

  12. Tornando alla storia, i disegni di Font sono straordinari , forse sbaglio , ma mi ricordano un po quelli di Piccinelli, un altro grande.

    Io invece ho notato una somiglianza clamorosa tra Font e un altro disegnatore ....vediamo se dite lo stesso nome ( suo un texone... ).

    Ovviamente, Don Fabio, il grandissimo, inguardabile, indigeribile...

    Jordi Bernet!!!

    @Proteus: forse sono io ad avere difetti alla vista, ma direi che il grande Piccinelli con Font ci azzecca almeno quanto l'immenso Villa con Jordi Bernet...
    :mellow::rolleyes:

  13. Senza addentrarmi in simpatiche disquisizioni sul sidro e sulla birra, voglio lasciare il mio commento su quest'ultima storia di borden. Ammetto che, prima di cominciare la lettura, non ero eccessivamente ottimista, forse perchè negli ultimi giorni avevo troppo rimuginato su quelle bellissime "trame in cerca di personaggi", molto elaborate, ma molto fredde, che erano state le ultime tre uscite boselliane ("Vendetta per Montales", che pure era divertente, "Missouri" sulla quale credo che anche i sassi sappiano come la penso, e "Patagonia", che più la rileggo e più mi piace). Grazie a Dio, leggendo questa bellissima avventura ho capito cosa mancasse a borden: non l'ispirazione, bensì semplicemente lo spazio. Le sue storie più brevi (di un albo o due) erano fresche e divertentissime un tempo, ultimamente si sono più normalizzate. Ma su quelle in tre albi, Boselli inverte felicemente la tendenza al calo che aveva mostrato in "Omicidio in Bourbon Street" e confeziona una storia come non se ne vedevano da tempo. Al di l' dell'intrigo, complesso e molto ben realizzato, nemmeno assurdo come tanti altri "complotti" fittizi che abbondano su romanzacci e filmetti da due soldi, questa storia è SCENEGGIATA DIVINAMENTE. Accorta, calibrata, in cui quasi ogni scena è essenziale e, quando si aggiunge qualcosa di superfluo, il particolare è talmente curato da risultare gradevolissimo e insostituibile, come le scene che vedono Luke con Lory (sarà un romanticone anch'io come Corvo59... o più semplicemente è dovuto al fatto che sei mesi fa ho scritto un racconto con una trama quasi identica... :rolleyes:): uno spaccato di personalit? ordinarie molto "nolittiano" e azzeccatissimo. borden gioca con la storia, non lo fa col piglio dotto e documentale di Manfredi, ma vi aggiunge avventura e fantasia... e questo non è poco. Tanto per fare un paragone un po' letterario, se Boselli può essere paragonato a Dumas, Manfredi potrebbe essere acocstato a Verga o, ancora meglio, a Zola. Orbene, io detesto l'avventura in letteratura, ma in un fumetto non riesco proprio a non amarla... Tra l'altro, borden si mostra anche capace di inserire più scambi di battute fulminanti rispetto al solito, con memorabili duetti fra Carson e Luke ed, infine, momenti di gloria per ognuno dei tre pards, che si trovano entrambi, in alcune sezioni della storia, ad agire in solitaria e a ddimostrare il proprio valore. Ottimo lo spunto dell'inseguimento di Kit che si dipana, parallelo, per quasi due albi. Come voto sono molto indeciso fra l'8 e il 9... i disegni di Font mi farebbero propendere per un ribasso, ma credo che voter? fra qualche giorno, quando mi sarà meglio deciso. P. S.: con un borden tornato a questi livelli e un Tito che sta dimostrando ciò di cui è capace, credo proprio che ci aspettino tempi gioiosi!!!P. S.2: gli ultimi cinque numeri mi stanno facendo recuperare gran parte del piacere della lettura di Tex che avevo perso negli ultimi anni. :cowboy:

  14. Bellissima scelta, Paco! Anch'io ho trovato quella scena divertentissima... come tutte quelle col vecchio Carson in queste situazioni. Nizzi secondo me era un maestro di queste scene, ma anche Boselli dimostra un tocco felicissimo! Le due vecchiette sono "irresistibili" :generaleS: .

  15. Se, caro Virgin, il Texone ti è piaciuto, non capisco perche non debba piacerti "Missouri"...:-)

    Veramente, Paco, io l'espressione "minimo sindacale" l'ho sempre usata col significato che ha compreso AtTheRocks... se definisco il Texone con quella locuzione, certamente non intendo fare un complimento! :trapper:

    Riguardo a Font, sè, devo dire che i paesaggi sono l'unica cosa sopportabile: lasciando stare le fisionomie, ciò che trovo più brutto dei suoi disegni sono le corporature, che raffigurano esclusivamente esseri gobbi, macilenti, con un Tex che sembra stare in piedi soltanto perchè c'è la camicia gialla ad impedire che le sue ossa si sparpaglino per terra.
    La lordura di Ortiz la trovo, paradossalmente, più sensata: vedere l'ultimo Maxi di Segura, "disegnato con la mano sinistra", come direbbe il buon Nizzi, ma molto d'atmosfera. Per quanto brutti, i disegni di Ortiz mi trasmettono l'idea di un west lurido, disfatto, e ciò si accorda perfettamente con le sceneggiature di Segura, come ha notato Corvo59.

    Sul sito di Manga Forever, tal Andrea Marchino nella sua recensione al numero 593 così descrive le tavole di Font:


    Disegni sopraffini e curatissimi di Alfonso Font, un nome e una garanzia che non hanno bisogno di ulteriori commenti, se non che, in una sequenza cult a pagina 100, l'impatto notevole (quasi terrificante) di Tex e i suoi due pards mentre fanno capire che aria tira a quasi una decina di cow-boys, tra i quali potrebbe nascondersi un sicario, è anche in buona parte merito suo e delle efficacissime inquadrature usate nell'occasione (non si vedeva un Tex così da tempo!).


    Dato il sito di provenienza dedicato appunto ai Manga, mi è sembrata una segnalazione da fare. Chi ha orecchi per intendere

    Grande, Ymalpas! Be', diamine, ci sono i PAESAGGI! Per un lettore di Manga deve essere una novità traumatizzante... :lol::P:lol:
  16. A proposito dei Cestaro, i sono riguardato le loro tre storie e devo dire che, sebbene un graduale isporchimento del tratto vi sia indubbiamente stato, ciò non sia andato a svantaggio del livello di dettaglio che, per dirla esplicitamente, mi pare maggiore di quello di Venturi, che pure non definirei per niente sintetico. Insomma, mentre i Cestaro mi piacciono e sembrano, al pari di Venturi e, fra i disegnatori citati, Ticci, in continua evoluzione, Font, Mastantuono e Ortiz sono ormai avviati lungo una china di progressivo "svaccamento" e imbruttimento del segno. Ortiz non l'ho mai amato, ma Font e Mastantuono al loro esordio mostravano ben altri livelli qualitativi: Alfonso è passato dalla magnificenza di "Nei territori del Nord Ovest" agli orrori della storia attualmente in edicola (che pure mi sembra un po' meno peggio di "Morte nella nebbia"), mentre Corrado, dopo aver esordito con un texone abbastanza anonimo, al minimo sindacale, ci ha offerto con "Missouri" un ottimo di saggio di come, secondo me, una storia di Tex non dovrebbe MAI essere disegnata... Poi, sia ben chiaro, non ho la bench? minima istruzione nella pratica delle arti figurative, dunque i miei giudizi si basano esclusivamente su considerazioni estetiche dal carattere del tutto soggettivo. In ogni caso, non credo si possa chiedere ad un ammiratore di Piero della Francesca e Raffaello di apprezzare i disegni di Font e Ortiz, non so se mi sono ben spiegato... :trapper:

  17. Una storia veramente peculiare, in cui convivono il bene e il male del Nizzi post-crisi.

    Le sensazioni iniziali sono pessime: Tex e Carson sono la solita coppia di ranger poco svegli che sparano frasi farraginose e, invece di seguire il percorso

    pensiero ---> azione,

    seguono il ben più contorto passaggio

    Tex pensa una cosa ---> Tex la dice ---> Carson gli chiede di rispiegargliela ---> Tex la rispiega ---> i due agisono ---> Tex spiega di nuovo ciò che hanno appena fatto.

    Insomma, la storia è scritta male e sembra che Nizzi avesse sviluppato un certo rifiuto verso il personaggio, tanto che le cose migliori si vedono quando si lascia spazio ai personaggi della carovana, delineati con pochi tratti, ma in modo molto convincente: soprattutto nel caso del capofamiglia quacchero e della coppia costituita da Erik e dalla ex-prostituta (in particolare quest'ultima, come acutamente fatto notare da Paco, è un personaggio ben tratteggiato, nonostante non se ne conosca nemmeno il nome). Sembra di guardare un buon vecchio film western, quando i sentimenti dei personaggi erano affidati alle sfumature della recitazione più che ai dialoghi... e bisogna ammettere che De La Fuente è un maestro nel far recitare i personaggi. Poi tornano in scena i due pards e la storia crolla di nuovo, ma il personaggio di Saguaro interviene ben presto a tenere in piedi la trama, inserendo l'interessante dibattito sulla giustizia e la vendetta che contribuisce a dare a questo episodio una sufficienza afferrata per i capelli.

    • +1 1
  18. Scusatemi, tornando alla storia "Oltre il fiume", nella seconda di copertina del numero odierno ve n'? l'anticipazione (senza vignette, come era avvenuto per "La rivolta dei Cheyenne", idea che apprezzo). Si cita, fra gli altri personaggi, la presenza di "Ukasi, suo nuovo alleato" "dalla potente magia"... non vi sembra di sentire un po' profumo de "Il presagio"? L'idea di un capo indiano aiutato da uno stregone era presente anche in una delle più belle (se non la più bella) storie del Nizzi degli ultimi quindici anni: chissà se le somiglianze si fermeranno a questo dato oppure se Nizzi riprender? anche qualcosa d'altro... L'idea di cannibalizzare le proprie storie migliori non sarebbe nuova, ma visti i risultati de "L'artiglio della Tigre" forse non c'è molto da augurarselo. In ogni caso, saluto con entusiasmo il ritorno della riserva navajo quale ambientazione di una storia! C'era stata una breve comparsata della riserva nella storia "Morte nella nebbia", poi più nulla, se non sbaglio. Speriamo bene... se la storia fosse sul livello de "La rivolta dei Cheyenne" io non mi lagnerei troppo, viste le ultime uscite di Nizzi, ma chissà che non arrivi qualcosa al livello di "Dieci anni dopo". Forza, Claudio! :mellow:

  19. Complimenti per la precisione, Ymalpas! Che dire? Praticamente un trattato su tutto ciò che non amo nei disegni di Tex! :oFortunatamente ci sono diversi giovani che si tirano fuori da questa sfortunata tendenza. Ripetendo paro paro ciò che ho detto nel topic sui texoni, la presenza di giovani come Rossi (che imita Civitelli e Monti), Del Vecchio e Piccinelli (che riprende esplicitamente Villa) mi fa essere meno pessimista. Esprimo un rimpianto: peccato per il "picche" seguito alle tavole di prova presentate da Santucci "in solo"! :angry: Il tratto mi ricordava piacevolmente Civitelli, in versione leggermente più "spoglia"!

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