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james

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Messaggi pubblicato da james

  1. Caro Borden, a proposito del previsto incontro (o scontro?) Tex e i tre Bill,ci sarà anche Carson? Se non ricordo male, le avventure dei tre Bill erano ambientate nel 1876, dunque quando il sodalizio Tex-Carson era già consolidato da tempo...

  2. <span style="color:red;">6 ore fa</span>, ymalpas dice:

    "Il passato di Carson" come storia non è una vera e propria rievocazione dei trascorsi del vecchio cammello, nel senso che rievoca sì una parte importante, fondamentale, della sua vita passata, ma non è una summa completa del suo passato. Un bel soggetto potrebbe riguardare la vita di Carson a vent'anni, giovane trapper o giovane apprendista ranger. Ti è riuscito benissimo il giovane Bridger, personaggio più votato nel nostro sondaggio annuale, non oso immaginare cosa ne verrebbe fuori con Kit. So già da tempo che ritieni un paletto il fatto che una storia su Carson zoppichi in partenza per via dell'assenza di Tex. Però "Il passato di Carson" sta qui a dimostare proprio il contrario, cioè che con un sapiente uso del flashback e una storia parzialmente ambientata negli anni ottanta, una storia simile si potrebbe fare. Una storia in cui Tex possa anche avere un ruolo marginale, magari mettendo la sua zampata vincente nel finale. Magari una storia da Maxi tex. Difficile da fare, ma non impossibile da far digerire anche ai lettori più riottosi. Che ne dici ?

    MI ASSOCIO ALLA RICHIESTA DI YMALPAS!!! C'è ancora molto da raccontare su Carson! 

  3. Sono entusiasta della scelta di dissipare le nebbie del passato di Tex e, in ogni caso, di ambientare storie negli anni della sua formazione e prima giovinezza. Anche questo albo, è veramente un piccolo gioiello. Trovo, poi, particolarmente interessante i primi contatti diretti tra Tex e i ranger. Se non sbaglio, il Tex di questo albo (e del precedente Il vendicatore) dovrebbe avere circa vent'anni. Carson dovrebbe essere un ranger trentenne, già molto famoso: perché non citarlo? Tex quando lo incontra, ne ha già sentito parlare...

  4. <span style="color:red;">12 ore fa</span>, borden dice:

     

     

     

    Ne ha trenta di più

     

    Trenta più di Tex (e 20 più di Carson). Dunque, per vedere uno Zagor ancora attivo, si potrebbe arrivare ad un Tex ventenne o trentenne.

  5. Circa l'eventuale futuro incontro Tex - Zagor, Mauro Boselli ha parlato di una difficoltà (anche se colmabile) temporale. Se non sbaglio, il "presente" narrativo di Zagor è collocabile prima della guerra di secessione, mentre quello texiano è intorno al 1880. Effettivamente, è facilmente superabile. Mi pare di capire che Zagor avrebbe circa 20 anni più di Tex. Io non scarterei nè l'ipotesi di un incontro "nel presente", e neppure quella di un incontro già avvenuto nel passato (magari, con un giovane Carson alle prime armi).

  6. Appartengo alla categoria degli "ignoranti" che ritengono che il termine "razza" possa essere usato anche in senso non biologico, prendendo in considerazione alcuni caratteri fisici esteriori. Il problema è semmai la discriminazione in base alla razza. Ripeto: il 99,9 del patrimonio genetico di un boscimane è uguale a quello di un giapponese o di un finlandese. Bene. Però, con solo un 1% di differenza, si ha lo scimpanzè e l'uomo. E' pur vero che il termine razza in senso non tecnico, non biologico, ha solo un valore vagamente descrittivo. Molto più utile è quello di etnia. Ancora di più quello di civiltà.

    Ma qua mi fermo, non è la sede adatta. Buona domenica a tutti!

  7. <span style="color:red;">22 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

    Io sono nato nel 1958 e per tutti quelli della mia generazioni negro era solo il termine per indicare le persone di colore senza alcun connotato o intenzione offensiva poi improvvisamente, credo negli anni 80, è diventato un insulto ed onestamente non ho mai capito come mai o perché . Mi sono chiesto spesso al riguardo cosa dovrebbero fare tutti coloro che parlano Spagnolo, lingua in cui negro vuol dire semplicemente nero, inventarsi un altro termine per indicare quel colore.

    Quanto agli epiteti usati da G.L. Bonelli mi  vanno benissimo quando è chiaro che sono insulti rivolti agli avversari in quanto tali e non alla categoria a cui appartengono.

    Il Tex che conosco io non avrebbe remore a chiamare: "Muso di carbone" un avversario con cui si sta battendo ma non chiamerebbe mai così i neri nel loro complesso..

    Per ciò che riguarda "Il ponte della battaglia", ed altre storie, verrebbe da pensare che  qualcuno vorrebbe che i neri su Tex fossero sempre e solo mostrati come cattivi meglio se affiliati a qualche sinistra setta e che gli dia fastidio vederli apparire in chiave positiva. Insomma si ha l'impressione che si  vorrebbe che Tex i neri ed i gialli li pestasse sempre invece di aiutarli.

    Mi sbaglio, devo sbagliarmi per forza.

     

    Condivido. Sul linguaggio e le ipocrisie odierne, che in verità diventano paranoie censorie, si è detto e scritto già molto. Non in questo sito, ovviamente. Io continuo ad usare il termine negro, non essendo ancora univoco il senso spregiativo. Sposterei il cambiamento, al riguardo, agli anno novanta. Si è trattato di un palese e grottesco caso di provincialismo italico. Sono circa tuo coetaneo. Ricordo bene come avvenne che si importò dagli Usa il "vezzo" di ritenere il termo negro come offensivo. In America, nigger prima e negro poi, erano da tempo sentiti e considerati spregiativi, preferendo il neutro "black". Lo si vuole applicato anche in Italia. Circa il tema "razza", direi che non sarebbe questa la sede ma mi meraviglia che la si voglia bandire dal lessico accettabile. Si sostiene che non ha senso dal punto di vista biologico, in quanto gli umani hanno in comune il 99,9% del genoma. Bene. e con ciò? E' evidente che con tale termine ci si riferisce a macroraggruppamenti di caratteri fisici esteriori. E' imbarazzante apprendere che l'uomo e lo scimpanzè hanno in comune il 90% del patrimonio genetico... Qual è la soglia per poter parlare di "razza"? Senza contare che di per sè, non ha alcuna valenza nè positiva nè negativa.

  8. <span style="color:red;">6 ore fa</span>, ElyParker dice:

    tu per una trasferta in Sud Africa che pretesto o pretesti immagineresti, James?

    Solo per restare nel campo delle ipotesi.

    Gli espedienti narrativi non mancano. Si può immaginare un coinvolgimento nelle guerre Anglo-Zulù (o anche nella prima guerra Anglo-Boera) di Tex e Carson (non sia mai si ripeta l'estromissione di Capelli d'Argento, come già avvenuto per ben due "trasferte": spedizione coi marines in Centro America e in Patagonia), in vari modi:

    - un amico giornalista inviato in quei luoghi sparisce e i nostri cercano di ritrovarlo;

    - un importante militare (il generale Miles, ad esempio), parte al seguito di una missione diplomatica e ritiene di aver bisogno dei nostri per una missione ufficiosa e poco diplomatica;

    - Jim Brandon - suddito di Sua Maestà Britannica, non dimentichiamolo - non ha più notizie di un amico fraterno arruolato nelle truppe di Sua Maestà inviate in Sudafrica. Decide di partire e ....

    - l'aristocratico di origine inglese, ma cresciuto a Baltimora (dunque, americano), si rifà vivo, annunciando la sua partenza per quei luoghi e proponendo a Tex & c. di accompagnarlo.

     

    Questo per il Sudafrica. Si potrebbe immaginare anche un "aggancio" con l'Impero russo, mediante il principe russo aiutato da Tex e compagni, nell'avventura Deserto Bianco.

    E che dire della Cina?

    Il problema non è tanto il trovare un pretesto, un espediente, per motivare un'occasionale ed eccezionale cambio di ambientazione, quanto quello di creare una trama bella, avvincente e adatta a Tex e Carson.

    E aggiungo, anche rimando nel West: se un giovane Tex incontrasse un altrettanto giovane Samuel Clemens (Markk Twain)?

     

  9. Oltre alle storie ambientate, anche solo in parte, nel passato, mi piacerebbero anche avventure in posti "esotici" rispetto al mondo di Tex (continuo a pensare alle guerre anglo-zulù), per non parlare di eventuali "salti nel futuro". Sotto quest'ultimo aspetto, mi riferisco, naturalmente, non ad un futuro fantascientifico (tipo Wells e la sua Macchina del tempo), bensì ad un futuro possibile, in cui Tex, Carson & c. possano ancora essere vivi e attivi.

  10. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, Dix Leroy dice:

    Arrivo da ultimo perché (non mi vergogno a dirlo perché non mi capita di rado)

    Il nuovo Maxi l'ho letto tutto d'un fiato, ma solo ieri sera.

    Non ho potuto fare a meno di provare una sensazione strana nella scena

    dove Jim Bridger, tra la pagina 28 e la 35 deve sparare con un vero fucile dei 

    suoi tempi, con tutta la lunga e corretta procedura per caricare il colpo e affronta

    i comanches. Davvero molto diverse le cose tra la realtà storica e le sparatorie

    da film western (dove fucili e colt non si scaricano quasi mai)

    come siamo stati abituati noi...

    Poi nella canzone della rissa finale si cita Carson e lo si inquadra:

    ma insomma: il nostro vecchio cammello è quel Christopher Carson oppure no?

    No, è chiaro che non lo è. Però è una sorta di divertissement di Mauro, presumo... E gli è riuscito anche molto, molto bene!

  11. A me il color è piaciuto, e anche molto. Certo, all'inizio, ho commesso l'errore di sfogliarlo velocemente e così ho visto la tavola in cui Carson viene affrontato e ferito dal pianista pistolero: mi è venuto un colpo! Possibile che vada in fumo tutta la "rivalutazione" operata da Boselli? possibile che si debba vedere Carson battuto da un pistolero che, poi, verrà naturalmente liquidato da Tex? Per fortuna, leggendo la storia i timori sono svaniti. Essere battuti sotto l'effetto di una droga, non è umiliante!

     

  12. Ben vengano tutti gli approfondimenti possibili: passato, parenti ignoti, vecchi amici/nemici. Tutto bene, purchè si svolga in una cornice avventurosa e senza stravolgere il "presente" texiano. Io per primo vorrei vedere il ritorno di Lena e Donna, sia perché mi piacciono come personaggi sia perchè con la loro presenza è quasi garantito un ruolo primario a Kit Carson. Inoltre, mi piacerebbe che anche di Carson si raccontassero le vicende familiari, l'infanzia e l'iniziazione all'avventura, come in Nueces Valley.

  13. Aggiungo che questa bellissima, avvincente, epica storia, ha anche un altro pregio, assolutamente unico nella saga texiana: quello di porre, una volta per tutte e in modo esplicito, una data di nascita di Tex. Il maggio del 1838. Ne deriva che, il "presente narrativo" della saga, si pone circa nel 1883, quando Tex ha 45 anni. Ciò spiega anche l'osservazione di Tex, quando dice che Bridger "va per gli ottanta". Del tutto coerente con il Bridger storico, nato nel 1804 (morto qualche anno prima, però, nel 1881. Ma qualche licenza, si può pure capire!). Il personaggio di Bridger, tra l'altro, viene collocato storicamente in maniera molto più corretta da Boselli di D'Antonio ne La storia del West (peraltro, bellissima!). Se qualcuno ha voglia di riprendere i primi albi, si accorgerà che D'Antonio attribuisce Bridger ad una generazione precedente a quella che gli era propria. Anziché presentarlo come quasi coetaneo (con qualche anno in più) di Carson (nato nel 1809) o di Pat MacDonald (nato all'indomani della spedizione di Lewuis e Clark, dunque nel 1806 o nel 1807), lo rappresenta come un coetaneo del padre di Pat.

    L'esagerazione finale, di un Bridger che, anziano, fa a cazzotti, avendo addirittura la meglio su molti avversari e, infine, su un ex campione di boxe, non stona, Si inserisce in una vera e propria ballata, una malinconica ode ai tempi eroici che furono, agli eroi di un tempo e al loro spirito indomito. Spirito indomito e tempra adamantina, perfettamente incarnata negli eroi ancora "sulla breccia": Tex, Carson e compagni.

    Mauro, con questa opera, hai fornito una vera e propria carta di identità al nostro eroe, una sorta di biografia ufficiale, da cui nessuno potrà più prescindere!

  14. Finito ora di leggerla. Ne sono rimasto catturato. Commosso e emozionato. Sognavo da tempi una storia del genere. Un'opera magistrale di Boselli e Del Vecchio. Un capolavoro! E non solo, un preludio, se ho inteso bene, che annuncia altre storie del passato. Leggendo Nueces Valley si ha l'impressione di essere di fronte ad un caposaldo della saga. Finalmente è stato riempito un grande vuoto, nel passato di Tex. Infine, vedo che Carson e Bridger già si erano incontrati. Magari, ne vedremo qualche avventura?

  15. <span style="color:red;">14 ore fa</span>, borden dice:

    Ma le storie del passato NON riscriveranno mai i fatti contraddicendoli. MAI. Ci si girerà attorno e si vedranno dettagli non visti, questo sì. 

    Capisco e condivido. Però, come dici tu stesso, li si può completare, integrare con dettagli o anche con fatti importanti. Ad es. il rapporto Tex - Carson sembra improntato fin da subito a quello di un campione e di una spalla. Viceversa, tu fai dire a Tex (ne I sette assassini) che Carson è stato il suo "maestro". Bene, questo significa che per alcuni anni, l'elemento guida della coppia è stato Carson, rispetto al più giovane e meno esperto Tex. Ho visto balenare qualcosa del genere nel flash back iniziale di E venne il giorno.

  16. Vanno benissimo le storie ambientate nel passato! Sia il passato di Tex che di Carson o di altri pard. Ottimo riempire i "buchi", i salti della serie, cioè gli anni dalla nascita di Kit alla prima adolescenza. Straordinario che si getti anche luce sul passato più remoto di Tex (e magari anche di Carson!), dunque infanzia, adolescenza e prima giovinezza. Io, poi, sarei addirittura a favore della "riscrittura" di certi fatti che all'epoca furono liquidati da GL Bonelli con poche vignette e battute. E' stato fatto, ad es., nei fumetti della Marvel, mi pare. E anche per Batman. Spesso l'inizio della "carriera" dell'eroe era appena accennata, per cui a volte si è scelto di svilupparla meglio. Bene, perché non farlo anche per Tex? A me, per esempio, non è mai piaciuto molto l'incontro di Tex con Carson. 

  17. On 25/6/2017 at 09:54, Leo dice:

    LEO:.... A proposito di pag.33, questa è secondo me una delle più belle dell'intero albo: Carson e Tex riflettono sul fatto che, se il destino avesse voluto diversamente, a quel tempo sarebbe potuto accadere che il ranger Kit Carson desse la caccia al fuorilegge Tex Willer: Carson è infastidito dalla probabile ipotesi che potesse essere lui, già grande ranger allora, ad avere la peggio contro il giovane scavezzacollo. Che duello da brividi, al solo pensarci! Chi vincerebbe? So qual è la risposta, ma si sa che io parteggio per Carson...

     

     

    Sto leggendolo e la prima impressione è che si tratti di un'opera superlativa. Ho notato anch'io le riflessioni di Tex e Carson. Essendo pure io un fan di Carson, non posso dare per scontato l'esito dello scontro. Del resto, lo stesso Carson dice che si tratta di un'ipotesi "altrettanto" probabile di quella opposta. Certo, una situazione (impossibile), verrebbe resa da Boselli in modo da salvaguardare la fama e il prestigio di entrambi.

  18. Nizzi ha scritto delle grandi storie di Tex. Certo, non sono state tutte di ottimo livello. In un certo periodo erano molto ripetitive, direi un po' noiose. Ma ha saputo proseguire l'opera di GL Bonelli.. Se ora ritorna a Tex, seppure occasionalmente, ne sono contento. Anche per lui. Temo solo una cosa. Il lato, per me, più negativo della sua interpretazione della saga texiana è stato il modo di rendere Ki Carson. Soprattutto negli ultimi tempi, si era sempre più ridotto a spalla comica. Altro che "maestro", "compagno d'armi", un "quasi Tex più anziano"! Tex appariva sempre più un gigante, mentre Carson una sorta di Krankie Bellevan. Ecco, vorrei che venisse evitato questo aspetto e che Nizzi si adeguasse alla tua interpretazione di Capelli d'Argento, quella che risalta ne Il passato di Carson, Bourbon Street, I giustizieri di Vegas e altre storie.

  19. Mauro, spero davvero ti venga l'ispirazione di una storia con Lena e Donna Parker (e, di conseguenza, con un Kit Carson in primissimo piano). Non devono restare inchiodate per forza nello stesso sperduto villaggio.

  20. Spinn-off o storie speciali sul magazine, non importa, basta che vi siano storie dedicate ai pard. Personalmente, come ho detto spesso, prediligo Kit Carson. Presente, passato, passato remoto.

    Ottima cosa il fatto che vengano dedicate storie al passato di Tex. Borden, pensi sia possibile ipotizzare anche un un'avventura che veda proprio gli inizi dei due3 satanassi, intendo un Tex e un Carson (in sotire diverse, avendo 10 anni di differenza) alle prime armi, quando ancora non sono abilissimi tiratori? Insomma, vedere la loro "iniziazione" all'avventura. Forse, di Tex un po' la si è già vista con Il passato di Tex (anche se lì, Tex appare già un consumato pistolero). Di Carson non ancora.

  21. Onestamente, se ciò che Texan afferma fosse, anche in parte, vero, la cosa non mi andrebbe per niente a genio. Da quanto capisco, credo di essere uno dei più anziani lettori di Tex, avendo iniziato alla fine degli anni 60. Non mi pare che Tex sia mai stato - e neppure che sia diventato - un fumetto (e un personaggio) caratterizzato politicamente. Letture del genere, ne sono state tentate, ma mi son sempre pare arbitrari tentativi di far sdraiare il nostro Tex "sul letto di Procuste". Se in Tex si leggero sempre storie con indiani buoni, vittime, "nobili selvaggi" e bianchi malvagi, avidi, vigliacchi, crudeli, allora sì che il risultato sarebbe stucchevole e falso. Falso come suonavano i film come Soldato Blu, il cui scopo, tra l'altro, non era neppure tanto quello di rivalutare gli indiani, bensì di denigrare le giacche blu, in quanto antenati dei berretti verdi... A ben vedere, il Tex di Bonelli  e di Boselli è molto simile all'autentico, classico cinema western, che, se preso nel suo complesso, offriva molte storie con gli indiani "lupi predatori", ma ogni tanto sottolineava le colpe dei bianchi o i diritti negati degli indiani. Mi risparmio gli esempi, perchè sono certo che sono conosciuti da molti. E che dire dei negri (palle di neve, mi pare li chiami Tex in Black Baron) o dei cinesi oppure dei messicani? Sempre presentati come buoni? non direi. L'accusa di Texan è, mi pare di capire che, se un tempo Bonelli non si peritava a far sì che i nemici di Tex appartenessero a questi gruppi etnici, negli ultimi anni, invece, il virus del "politicamente corretto" avrebbe infettato il vecchio Tex. Guai, se fosse vero! Se c'è una cosa assurda, falsa, ridicola, detestabile, fanatica ed ignorante è proprio la "political correctness" (purtroppo diffusa negli atenei americani). Oggi Shakespeare non potrebbe scrivere Otello o il Mercante di Venezia... A me, non pare proprio. Quello che si nota, magari, è una maggiore cura per i dettagli storici ed etnografici, ma non penso proprio che Boselli sia un cultore di questo credo. Messicani cattivi, si sprecano. Non mancano neppure gli asiatici cattivi. Neppure i negri (qualcuno ricorda l'avventura a New Orleans Il vecchio di mezzanotte?). Forse, l'unico stereotipo che a volte può apparire eccessivo (ma che deriva, guarda un po', proprio da GL Bonelli) è quello dell'ufficiale incapace o senza scrupoli. Mi sembra un po' poco, per formulare un'accusa, Texan. In conclusione, credo che Tex sia ancora, e tutto mi fa pensare che resterà, un grande, ottimo, fumetto d'avventura, senza zavorra ideologica, in cui Tex e i pard fanno giustizia nel singolo caso, senza sociologismi, remore, riguardi per nessuno. Nel loro mondo, fortunatamente, è possibile leggere avventure con torme di indiani assetati di sangue e poi passare ai patimenti di qualche umile tribù Pima perseguitata da cacciatori di scalpi. Infine, non bisogna, soprattutto, scambiare il "politicamente corretto" (che è una vera e propria perversione mentale) con una inevitabile e giusta evoluzione del gusto, del modo in cui certe azioni vengono rappresentate, del modo in cui parlano i personaggi. 

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  22. Ottimi disegni e storia suggestiva. Struggente il finale: il saluto, l'addio tra Tex e Corbet, due amici, troppo diversi, destinati a non rivedersi più. Noto che Mastantuono, in questa storia, ha disegnato molto meglio Kit Carson, rispetto alla versione de I giustizieri di Vegas.

    Non mi pare, invece, la sede per discutere di temi storici o politici (o fantapolitici). 

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