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About james
- Birthday 09/29/1960
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storia
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Eugenio
Me and Tex
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Number of the first Tex I've read
7
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Kit Carson
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Lena Parker
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[Speciale Tex Willer N.7] Presagi di guerra
james replied to MacParland's topic in Le storie inedite
Beh, mica così impossibile. Non si può certo dire che Garibaldi non fosse uomo d'azione e abituato alla vita avventurosa. Pertanto, non mi parrebbe impresa impossibile. Sarebbe soltanto molto, molto impegnativo per Boselli immaginare la storia. In Sud America (difficile, mi pare, perché le imprese del Nizzardo in quelle terre, risalgono agli anni dell'infanzia di Tex ? Oppure negli USA prima della spedizione dei Mille? -
[Speciale Tex Willer N.7] Presagi di guerra
james replied to MacParland's topic in Le storie inedite
Sono stato felicissimo dell'incontro tra Zagor e Tex e sono ancora più contento del fatto che non sia rimasto un evento isolato. Non ci vedo alcun problema, soprattutto quando entrambi i personaggi non ne risultino sminuiti. Non è successo la prima volta e sono certo non accadrà ora. -
A Boselli faccio presente che io continuo a volere il ritorno di Lena e Donna. In merito a questa avventura con la Tigre Nera, finora la trovo ottima, interessante e ben disegnata. Non condivido il giudizio di un Carson lavativo. Soprattutto, spero che Carson conservi la sua assoluta assenza di "simpatia" /comprensione, verso la Tigre, da lui giustamente considerato un bieco assassino. Le dubbie woke ante lotterà (bianchi cattivi...colorati oppressi), spero restino confinate a qualche battuta di Tex...
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A me questi incontri piacciono. La condizione essenziale è che non venga stravolto nè il mondo di Tex nè quello dell'ospite. Altra condizione, a mio parere, importante (ma non essenziale, direi solo preferibile) è che si lasci perdere la solita rivalità (tipica degli incontri, ad esempio, tra supereroi), tra Tex & C e i vari "ospiti". Ognuno, nella propria serie, è - o era - un fuoriclasse in qualcosa? bene, tale deve restare. Mai e poi mai deve ripetersi quella vergogna de La sfida.
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In realtà, se si fa notare che oggi il trucco teatrale per sembrare negro o cinese, è spesso (purtroppo) considerato razzista, si avvia una discussione che può spaziare in molti altri ambiti.
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Dunque va vietato ciò che è "oggettivamente sbagliato". Io odio tutti i totalitarismi, dunque il fascismo, il nazionalsocialismo, il comunismo e le teocrazie islamiche. Non so se sono "oggettivamente" sbagliato, certo lo sono per me. Dovrei, perciò, augurarmi che venga vietato qualunque atto, segno, parola, scritto che li giustifichi o, addirittura, li esalti.... Ma non se ne uscirebbe più.
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Eh, sì, proprio così, Boselli. La libertà di espressione deve valere anche per ciò che detesto. Troppo facile ammetterla e invocarla per sé, sodali e altri non troppo dissimili. Diverso il tema di ciò che deve essere ammesso in uno stadio. Trovo assurdo vietare un numero, solo perché alcuni gli attribuiscono un significato filo nazista. Sarei favorevole, invece, a vietate tutti (ma proprio tutto), quello che non è attinente lo sport.
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Diffido sempre di concetti come "provocazione". Sono il pretesto per limitare la libertà di espressione di qualcuno. Evidentemente, per molti la libertà di parola, vale solo per le "parole gradite". Pertanto, vanno ritenuti del tutto libero atti come il rogo di un libro (non il suo bando, ovviamente). Non c'è alcuna istigazione alla violenza. Semmai, c'è la prevedibilità della violenza altrui, come già visto in molte altre occasioni.
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Non mi pare. A parte il fatto che la mania woke è intrinsecamente intollerante, non mi pare che qua dilaghi la voglia di censura. Fortunatamente. Certo, le avvisaglie non mancano.
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Non è affatto questione di imperialismo americano. È questione di: 1) provincialismo nostrano, 2) intolleranza è fanatismo (se una cosa mi offende, voglio che venga vietata!), 3) ignoranza e censure a senso unico. Non ci viene affatto imposto. Sono le persone che non condividono o non conoscono l'abc della libertà di espressione, che si fanno propagatori di queste manie censorie.
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Fortunatamente, il virus woke non è ancora diffusissimo in Italia, nonostante non manchino anche qua volonterosi epigoni e vettori della malattia.
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Bene, non c'è che da essere informati di tale involuzione così che io possa dare un definitivo saluto ad un simile forum.
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Tre questioni, vedo dibattute: moralità di Kate Warne, l'idea dell'onore e l'utilità o inutilità della guerra, la posizione dei negri dopo la fine della guerra di secessione. Sulla prima, devo ammettere che l'idea che Kate sia andata a letto con un'infima carogna come Waldrip, poco più che un capo gang di strada, mi ha disturbato parecchio. Sia chiaro, questo non inficia e neppure riduce minimamente la bellezza della storia. E' solo che, avrei capito di più una liaison con un tipo come Mefisto, che con Waldrip. Ciò detto: per me resta un gran personaggio e se ci sarà una storia con Carson o con Tex (o con entrambi), ben venga! Su onore e guerra, beh, non c'è nulla da fare, ognuno si tiene le proprie idee. Chi pensa che OGNI GUERRA sia assurda, si trova, in genere, nella difficile situazione di chi, poi, deve condannare davvero OGNI GUERRA, quale che siano cause (o concause), scopi (principali o meno). Per fortuna, vinse il Nord, dunque l'Unione. I poteri federali aumentarono e gli Usa si avviarono ad essere una nazione unitaria, seppure con un ordinamento federale, senza l'anacronismo della schiavitù. Modernità contro arretratezza. Fabbrica contro piantagione. Operaio contro schiavo. Piccolo artigiano o contadino contro latifondista. Circa i negri, è ovvio che la fine dello schiavismo (già molto limitato anche per legge) non comportò la fine delle ingiustizie. Del resto, ogni antirazzista è antischiavista, ma non è vero il contrario. Moltissimi abolizionisti erano tutt'altro che convinti assertori dell'uguaglianza tra le razze. Persino Lincoln. Aggiungo l'auspicio che, almeno in questo forum, asterischi e altre amenità (rectius: fanatiche idiozie), non dilagnino mai.
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Terminato. Un albo magnifico, eccezionale. Boselli si è superato. Condivido molti degli apprezzamenti e dei commenti già fatti, ad esempio il commento articolato di Leo. L'unica cosa che non sottoscriverei è la conclusione che alcuni traggono dalla storia (e da frasi pronunciate dai personaggi) circa l'assurdità della guerra in sè. Non penso si possa trarne una legge assoluta, ma questo è un altro discorso. Mi ha un po' stupito apprendere che Carson era già maggiore dei rangers. Nell'albo in cui compare per la prima volta sulla serie Tex Willer, sembra uno dei tanti ranger, mentre l'ufficiale (capitano) è Rip Ford. Evidentemente, nell'arco di pochi anni Kit Carson ha fatto carriera. Immagino, promozione sul campo per qualche impresa particolare. Quanto al saluto interrotto di kate Warne in merito a Carson (...digli che ....), ogni ipotesi è possibile. Forse, ci si può anche immaginare che i due siano finiti a letto.... Ero convinto che Carson non avesse mai incontrato Damned Dick prima di Tra due bandiere, ma, in verità, è probabile che ciò non sia stato affatto detto in questo albo e, poi, visto il meraviglioso risultato, non mi importerebbe neppure una eventuale contraddizione (che, comunque, quasi sicuramente non c'è). In conclusione, questo è uno di quegli albi che terrò sempre a portata di mano, perché sicuramente lo rileggerò più volte.
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Sono all'inizio e sono già ..... senza parole. Sono veramente impressionato dalla bravura, dalla maestria di Boselli e dai magnifici, perfetti, disegni di Dotti. Disegni è riduttivo. Sono ancora all'inizio: Houston sta affidando a Kit Carson l'incarico di salvare i coloni fedeli all'Unione. Che si sia di fronte ad un albo fuori dagli schemi, ad una storia che lascerà il segno, lo si deduce già dalle prime inquadrature e, aggiungerei, dai primi dialoghi. Ma quando mai abbiamo assistito ad uno scambio di salaci battute tra i nostri due eroi, del tenore di quello che sono qua rappresentate?! uno (Carson) che dice che avrebbe fatto fuori il giovane Tex, l'altro (Tex (che ribatter che avrebbe potuto prevalere), il primo (Carson) che chiude il discorso ricordando che lui era già un esperto gunfighter "nel fiore degli anni", per poi vederli entrambi ammettere che, tutto sommato, entrambi cercavano di evitarsi (quasi fossero guidati da una "mano invisibile", ad un futuro, positivo incontro). E la scena vista da Carson, al tramonto? L'irruzione di un frammento de "Tramonto rosso", non poteva essere migliore!. Basta. Mi fermo qua. Comunque prosegua la storia, Boselli e Dotti sono FENOMENALI!!!! PS: il "pivello" proferito da Carson e riferito a Tex, va inteso, ovviamente, in senso relativo. E' chiaro che Tex, diciotenne e ventenne era già micidiale, ma Carson lo era di più. La situazione si è poi venuta pareggiando e, gradualmente (moolto gradualmenet) modificando, col passare degli anni.