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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Ci sono eccome. Ma non nella quantità e nei modi proposti da Boselli. Questo discorso era partito dal personaggio "boselliano" Conner, che è la riprova che già GLB proponeva simili characters. Con Boselli però questa tendenza conoscerà una fioritura che con GLB non si ebbe non per incapacità del creatore di Tex ma per i differenti "gusti" di quest'ultimo nel modo di concepire e raccontare le storie.
  2. Sul confronto tra Bonelli e Boselli di cui parla Diablero partendo dal personaggio di questa storia, il "wanted" Billy Conner, dico che sono in parte d'accordo con Diablero, ma continuo a pensare che Boselli sia molto diverso da GLB. I due autori hanno attitudini e propensioni differenti (come dici anche tu) e questo si vede nella loro opera. Ho fatto in questi giorni una ancora parziale rilettura del centinaio d'oro. Il giuramento, Gilas, La legge del più forte, Massacro, Sulle piste del Nord sono grandi storie, ma la loro grandezza sta nel personaggio Tex e in un linguaggio al fulmicotone davvero eccezionale, oltre che nella componente d'azione che è orchestrata magistralmente. Ma Brennan e Teller, Fraser, Johnny Lingo, il vilain de Le legge del più forte, lo stesso Ho-Kuan sono "solo" avversari, dei grandi cattivi: poi arriva Tex e, per parafrasare un' ironica frase di GLB "le suona a tutti". Con Borden, i "tutti" cominciano a essere complicati. Tex non sa bene a chi debba suonarle: cosa è Ray Clemmons, buono o cattivo? E Mitch Anderson? E la famigerata banda di rapinatori irlandesi, per far fuggire i quali Tex spara ai rurales, rappresentanti della legge (e fa bene e l'episodio è ben contestualizzato)? E Glenn Corbett, che cos'è? E il fuggiasco Harris? E Carfax, e Jude West, e Kid Rodelo, e Mondego il killer? E Dave Mather e Hoodoo Brown? E Parkman? Amici o nemici? Nelle storie di Boselli non hai i Brennan e i Teller pre-confezionati, o meglio non ce li hai sempre, fino all'ultimo non sai bene come stanno le cose. Personalmente, ho sempre avuto la sensazione che i personaggi boselliani "prendessero forma", come se la carta della pagina si sollevasse e questi personaggi da bidimensionali diventassero a 3D, prendessero consistenza, diventassero corpo e cuore e mente, perché ciascuno di loro è più approfondito, ha un passato, ha motivazioni che non sono sempre puramente criminali, non sono sempre circoscritte e funzionali solo alla storia in cui appaiono. Ma la stessa cosa vale per i buoni: quanto è moderno e maturo il confronto del Reverendo Morrow con Blackbird, semplicemente strappa-applausi? O Jim Bennett sulla rupe che subisce lo sguardo di Tex? Per non parlare di Jim Brandon, che per la prima volta diventa "una persona", non il consueto personaggio-pretesto, solo con Borden. E poi DOC Holliday, Johnny Laredo, il Sergente Torrence, Leah Bean , e poi Jethro, Kurt Weiser... una messe sterminata di personaggi di cui ci importa, che ci colpiscono, che non sono i TUTTI glbonelliani pronti ad essere suonati da Tex. Con questo non sto dicendo che in GLB queste cose non ci siano, ma che ce ne sono in minima parte (il figlio di Mefisto, Lucero, Billy Conner che però è solo abbozzato), semplicemente perché a GLB questi aspetti interessavano di meno. Solitamente abbiamo cattivi-cattivi, di cui conosciamo le motivazioni criminali: speculatori, mercanti avidi, capibanda in città fuorilegge, gambler e trafficanti di armi: cattivi che restano cattivi, personaggi odiosi che non vediamo l'ora che Tex suoni. E', il mio, un pregiudizio da "puzza sotto il naso"? Se con queste parole volessi svilire GLB, ti direi di sì. Invece non ho alcuna intenzione di fare ciò. Senza GLB non poteva esserci Boselli. Boselli c'è, con il suo Tex 2.0 a partire da metà anni '90, perché ci sono stati decenni di Tex GLBonelliano prima e nizziano (copia-carbone del primo, con esiti altalenanti ma molto alti nel periodo migliore) poi, indispensabili perché venisse quello boselliano. Completamente d'accordo. Infatti questo è un soggetto "boselliano", a riprova che GLB sapeva farli, ma non lo faceva spesso.
  3. Aggiungo che non solo pare più anziano (non graficamente, proprio nell'atteggiamento), ma spesso è definito, dagli avversari di Tex, "il suo scagnozzo", definizione ben poco lusinghiera, in effetti, che mi fa venire una tremenda nostalgia del Carson boselliano... Troppo onore! La penso anch'io così. Tiger permette di "alzare l'asticella" e Carson consente l'alleggerimento umoristico con i suoi scambi gustosissimi con Tex. Kit, invece, nella presente fase del centinaio d'oro, è obiettivamente più appannato. Sono parzialmente d'accordo. E' vero che qui i Conner e qualche numero fa Ortega dimostrano che nemmeno i personaggi bonelliani sono tutti tagliati con l'accetta, ma gli esiti raggiunti da Boselli hanno per me ben altro valore. Perché diverse sono le motivazioni alla base: GLB era comunque sostanzialmente "tex-centrico", a lui interessava soprattutto Tex, mentre la cifra di Boselli, sin dalle sue marcelliane ma anche in tantissime altre sue storie, consisteva nel buon numero di comprimari quasi protagonisti della storia. Boselli sa essere molto bonelliano, ma il suo Tex, soprattutto nel decennio 1994-2005, ha avuto un respiro, in termini di personaggi, che in passato c'era stato poche volte. Con questo non voglio dire che Bonelli non sapesse scrivere questo tipo di storie, ma che non aveva quell'interesse che invece ha evidentemente avuto Boselli, che soprattutto agli inizi era infatti accusato - per me a torto - di introdurre troppi personaggi "ruba-scena".
  4. Guarda Grande Tex, direi, da questa mia immersione nel mondo glbonelliano dopo tanto tempo, che il vecchio apprezzasse molto - ma molto - Tiger Jack, mentre trova scarso spazio in questa fase Kit Willer. Carson viene usato spesso in funzione di alleggerimento umoristico, ed in effetti pare in GLB più anziano che non nelle sue versioni successive (soprattutto di Boselli, vero autore della rivalutazione del personaggio).
  5. Storia tanto anomala quanto bella. Si parte con una rapina sanguinosissima e con la bella figura del nero Gemmy che si immola per i suoi padroni/colleghi. Si continua con il sacrificio di un padre che copre la fuga dei propri figli, sacrificio che peraltro avrà un successo solo parziale, visto che uno dei due ragazzi torna indietro e si fa ammazzare. Si scopre poco dopo che i rapinatori erano un tempo brava gente, rovinata dai profittatori di guerra, e spinta dalle ingiustizie subite a mettersi sulla strada del crimine. Se questo aspetto, evidenziato dallo sceriffo, non basta ad assolvere agli occhi del lettore i componenti di una banda comunque rabbiosa, visti i tanti soldati che hanno buttato giù prima di soccombere, pure getta una luce di simpatia sull'ultimo superstite, poco più che un ragazzo, sul capo del quale pende quell'autentica minaccia rappresentata dal cacciatore di taglie Sam Garner. Sam Garner: gran personaggio. Bastardo vero, come dimostra il fatto che non abbatta nemmeno il proprio cavallo azzoppato, costringendolo a una morte orribile. Garner si macchia inoltre di prepotenze anche verso il proprietario del trading post, divenendo agli occhi del lettore sempre più detestabile. Ma l'acme lo raggiunge quando malmena l'ultimo figlio dei Conner sotto gli occhi di una madre disperata. Ed è proprio in quel momento che intervengono i nostri, a dare la meritata spazzolata ad uno dei personaggi più odiosi e quindi efficaci mai partoriti dalla prolifica penna di GLB. Curiosamente, l'intervento dei due pards a casa di mamma Conner è una delle poche cose degne di nota fatte dai nostri lungo l'arco di questa non lunga avventura. Già, perché i protagonisti, in questa storia, sono Billy Conner e Sam Garner, con i nostri quasi ridotti al rango di spettatori, in una storia "berardiana" o "boselliana", come ha ben avuto modo di dire @paco ordonez ormai dieci anni fa. Quando, più tardi, Carson intercetta Garner, che nel frattempo ha raggiunto e sta braccando Billy Conner e un suo amico, il Vecchio Cammello non interviene subito perché ritiene opportuno chiamare prima Tex. Qui ho storto un po' il naso, avrei sinceramente preferito una maggior iniziativa del pard anziano, che invece perde tempo ad avvisare Tex con i segnali di fumo. Tuttavia, mi sono detto durante la lettura, ci sta che a risolvere la situazione sia Tex, visto che a parte la succulenta spazzolata al bounty hunter di qualche pagina prima, aveva avuto occasione di fare poco. Ho pensato cioè che GLB avesse allestito un banchetto perfetto perché Tex facesse del cattivo (il vero cattivo, cioè Garner, non il ragazzo "wanted", con un'inversione di ruoli molto felice già ben sottolineata da @pecos ) un sol boccone. E invece, ecco che arriva sì Tex, ma a sorpresa l'elemento risolutore è l'amico di Billy Conner, che da una posizione di svantaggio riesce a chiudere il conto all'odioso Bounty Hunter. Se Tex e Carson stavolta incidono poco, e per buona parte dell'avventura non si vedono nemmeno, i due sono in compenso protagonisti di alcuni siparietti veramente felici, come quando Carson beve dalla borraccia di whisky di Tex (che glielo rinfaccia ) dicendo: "nel caso succedesse il peggio, questa roba starà meglio nel mio stomaco che nella borraccia" o come quando, all'ufficiale dell'esercito che rimprovera a Tex i suoi metodi troppo spicci, il nostro risponde: "calunnie, Capitano. Il fatto è che c'è in giro un mucchio di gente che fa di tutto per non morire di vecchiaia". Insomma, un gioiello per me questa storia, che pur non avendo l'ambizione di assurgere al rango di capolavoro come le altre storie di questo periodo, pure a mio parere si ritaglia un suo posto al sole nel famoso centinaio d'oro, grazie ad un'impostazione anomala per GLB ma che assicura in definitiva un esito molto felice. Non estraneo a questo mio gradimento c'è il tratto di Muzzi, che pur non essendo esaltante nella resa dei volti dei pards (il suo Carson non è granché e il suo Tex non lo conosciamo nemmeno visto che i volti sono di Galep) propone comunque un buon western, rude e dinamico. Mi sono sempre chiesto come mai abbia terminato la sua collaborazione così presto con Tex (o proprio con la casa editrice?). Cosa ha fatto dopo? Alla sua fuoriuscita dallo staff texiano può aver contribuito il fatto che non gli facessero disegnare i volti di Tex? Se i soliti ben informati volessero o potessero rispondere, si assicurerebbero la mia gratitudine.
  6. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    In effetti abbiamo in comune anche questa passione, oltre alla poca simpatia per Mefisto. E preciso che anche a me piace Caio Mario solo che mi piace di più Giulio Cesare
  7. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Quindi nessuna possibilità di salvezza?
  8. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Accetto tutto, immagino di meritarmelo Però anche tu mi segui a ruota per il fatto di considerare Fuga da Anderville solo una grande storia e non un capolavoro 😆😀 Adesso ve ne dico un'altra e vi autorizzo a farmi fuori dal forum: non ho mai più riletto Black Baron 😄
  9. Leo

    [403/404] Bande Rivali

    Bellissimo post, pard. Che immagino rispecchi in pieno il pensiero di Sergio Bonelli. Io, a differenza di te, avrei puntato su Medda perche ho amato questo suo esordio, ma capisco le perplessità che dovettero esserci anche all'epoca e che tu hai ben riassunto. Io penso che Medda avrebbe potuto essere incanalato verso un Tex più tradizionale e che, con qualche accorgimento, avrebbe potuto proporci un Tex originale e - non ho dubbi - bellissimo.
  10. Leo

    [128/129] Silver Star

    Bishop è un fior di criminale e su questo non ci sono dubbi, del tutto accostabile a Brennan, Teller e Fraser. Ma questi vengono uccisi da Tex perché i loro crimini si concretizzano poi in eventi abominevoli, mentre per Bishop ciò non è ancora accaduto, e questo fa la differenza. Per brevità ho solo riportato le parole di Carson. Tex non è affatto scandalizzato, lo scandalizzato sono io Ribadisco che è solo per brevità che ho riportato quanto dice il solo Carson. Io ho scritto che Carson avrebbe "dissimulato" l'omicidio con l'incendio, e con questo non volevo dire che Carson avrebbe lasciato perire il mercante nell'incendio. E' chiaro che Carson l'avrebbe ammazzato prima e poi dato il corpo alle fiamme. Sì, l'idea iniziale era di Tiger, ma questi è un indiano, va per le spicce, mentre Carson è un ranger, un uomo di legge. L'avesse fatto Tex, il discorso mi avrebbe comunque scandalizzato meno; invece lo fa Carson. E' vero che in "Tex l'inesorabile", Tex uccide, ma quelli sono quattro assassini che avevano fatto una strage (di amici, peraltro) a Tucson. Qui ancora Bishop non si era macchiato di reati così gravi (d'accordo, solo perché non ne aveva ancora avuto il tempo, ma tant'è). Sono cresciuto col Tex di Nizzi e in effetti ho conosciuto prima di tutto il suo Tex. Ma poi ho letto 26 anni di storie di Boselli, e francamente non ho mai avuto la sensazione di fastidio che ho percepito ieri leggendo le parole di Carson. Anche il Tex di Boselli è diverso. Qui sono in parte d'accordo, ma per me le parole di Carson non sono solo pessimismo. Carson si rammaricava di non aver spedito all'inferno Bishop. All'obiezione di Tex che questo avrebbe provocato un'indagine, Carson risponde: "e con questo? Sarebbe stato un disgraziato incidente scatenato da un incendio e una eventuale inchiesta non avrebbe potuto farci gran danno". Ripeto, che la proposta iniziale sia di Tiger non lo trovo scandaloso. Anche se l'avesse fatta Tex non mi sarei sorpreso più di tanto. Ma il fatto che la faccia Carson, che è sempre stato più attento di Tex a certe cose, e qualche volta anche pompiere delle intenzioni incendiarie del suo pard, questo un po' mi sorprende. E non è solo per via della caratterizzazione di Nizzi. Neanche con Boselli mi pare di aver mai sentito ragionamenti simili. Ma anche con GLB, questa è la prima volta che parole simili mi sono parse stonate, visto che con Brennan e Teller e con Fraser, al di là di una certa goliardia macabra che ho trovato un po' barocca anche se molto d'impatto, le gesta omicide dei nostri erano una risposta condivisibile non solo alle azioni dei criminali, ma soprattutto alle loro conseguenze; conseguenze che qui non ci sono ancora state e questo credo sia un elemento da tenere in considerazione. Soprattutto se a dire quelle parole non è un fulmine scatenato come Tex ma un "vecchio saggio" come Carson.
  11. Leo

    [128/129] Silver Star

    Una buona storia, questa di Silver Star, che tuttavia ricorderò per un dialogo che ho trovato abbastanza sconcertante, sul quale mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Tex, Carson e Tiger (anche qui protagonista, a riprova della grande considerazione in cui lo teneva GLB, caratteristica questa che poi si è persa con Nizzi) sono alle prese con il mercante Bishop e i cacciatori da quest'ultimo assoldati per la cattura dello stallone selvaggio Silver Star. Una bella banda di farabutti che, incuranti del fatto che il cavallo rappresenta un animale sacro per gli indiani, non si peritano di introdursi nella riserva per perseguire i propri loschi scopi. Tex e Carson sono preoccupati per le conseguenze che potrebbero derivare da questa intrusione, in particolare per i disordini che potrebbero sorgere nella riserva e che potrebbero portare a delle difficoltà politiche per i navajos: in caso di disgrazie per i bianchi lì intrufolatisi, infatti, i nativi potrebbero passare guai con la giustizia dei bianchi. Per quanto queste preoccupazioni siano legittime, è dal mio punto di vista sorprendente l'idea che GLB fa balenare nel cranio di Carson: il Vecchio Cammello infatti si lamenta con Tex per non aver liquidato Bishop senza tanti complimenti. Si poteva, continua un per me sconcertante Carson, farlo perire nell'incendio del suo magazzino così che una successiva inchiesta non avrebbe potuto appurare nulla. Cioè, Carson sta proponendo di uccidere a sangue freddo il mercante (reo di trafficare in armi e whisky e di voler tentare la cattura dello stallone sacro, quindi non un assassino), dissimulando il suo omicidio con l'incendio del magazzino dello stesso. Insomma, un'idea sproporzionata, che consiste in una pena per nulla congrua rispetto alle colpe del mercante, peraltro sostanziantesi in un omicidio a sangue freddo da parte dei nostri! Decisamente non è questo il Carson che ho conosciuto io! Che razza di idea era mai venuta in mente a GLB?
  12. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Guarda da dove ho cominciato la rilettura del centinaio d'oro? Da Il Giuramento, saltando a pie' pari Il signore dell'Abisso. Ora che fai, mi togli il saluto davvero? in realtà c'è anche un'altra motivazione che mi ha portato a non rileggerla, oltre alla mia idiosincrasia verso questo genere di storie, ed è che non ritrovo più l'albo Sierra Encantada, che chissà dove è finito... Nizzi, che mi ha introdotto a Tex, non era portato per questo genere di storie e lo ha ampiamente dimostrato. Quindi non posso escludere che l'imprinting di cui parlava Carlo (confermo) e che tu qui opportunamente richiami sia stato davvero decisivo nell'indirizzare i miei gusti. Guarda anche Barbanera, che ha iniziato con Nizzi e che non ama Mefisto... può essere la giusta lettura, in effetti...
  13. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Ma infatti ho già detto che apprezzai soprattutto la componente d'azione di quella storia. È per questo che a voi non è piaciuta. Non che io la consideri un capolavoro, diciamo che con Mefisto e Yama non ho proprio un solido rapporto
  14. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Guarda, se a piccole dosi, neanch'io sono contrario allo spunto magico: vedi il mio apprezzamento per la Dama di Picche, Santa Cruz, Omicidio in Bourbon street, Colorado Belle. È proprio il vecchio stregone con i suoi trucchi e il suo circo che evidentemente non riesco a farmi piacere...
  15. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    OK. Spiego come la penso, cercando conforto e comprensione nella congrega che si occupa dei texiani smarriti, e conscio che, al contrario, potreste comminarmi un PERMABAN perpetuo con divieto finanche di lurkare. Non sono un amante di Mefisto né di Yama. L'ultima di Boselli sulla regolare mi ha lasciato freddo e anche Pinkerton Lady, per la sola presenza del non ancora vecchio illusionista, mi ha appassionato poco. Non ho letto Il figlio di Mefisto da bambino ma già da adulto, quando ormai i miei gusti erano definiti e le storie magiche non erano di mio gradimento (mentre magari da bambino avrei ancora potuto apprezzare questo tipo di storie e ciò avrebbe potuto incidere sui miei gusti futuri). Mi rendo conto che la qualità "letteraria" di questa storia, con la discesa negli inferi, la setta del voodoo, le paludi della Florida, i Seminoles con la tragica figura di Yampas, sia nettamente più elevata di quella di Nizzi: il mio è un giudizio non sulla qualità intrinseca delle due storie, ma sulla sensazione epidermica che entrambe hanno lasciato su di me. Su Il figlio di Mefisto trovo ad esempio i quattro amuleti, che come dice Andrea67 mi sanno tanto di Fantastici4, altro genere che non riesco proprio a farmi piacere. Quando i miei amici leggevano Il signore degli anelli, io mi rileggevo I Malavoglia: questo per dire i miei gusti in fatto di narrativa (anche se poi adoro i vampiri: vammi a capire!). Trovo poi la discesa negli inferi, le solite illusioni: no, non mi appassionano, non posso farci nulla. Ma fin qui credo che vada bene anche a voi: ciò che invece vi ha scandalizzato è il mio maggior gradimento per Mefisto! Sì, Mefisto! la ricordo con più piacere. Perché? Provo a fare delle ipotesi. Premetto che, quando uscì Mefisto, era il periodo che il solo vedere il nome di Nizzi sul tamburino mi faceva venire letteralmente l'orticaria (mentre esultavo nel leggere "Boselli"). La lettura "in diretta" mi lasciò freddo, neanche deluso perché non mi aspettavo assolutamente nulla. Ero incazzato anzi perché avrei dovuto sorbirmi quattro mesi di mefistate! Ho rivalutato la storia ad una seconda rilettura, che feci sette anni fa. Ne ipotizzo di seguito le ragioni: - può essere che la storia di Nizzi, al di là del primo albo (peraltro sceneggiato in maniera superlativa) abbia deluso molti di voi perché si mantiene su un filone maggiormente realistico di questa? E per questa ragione io invece l'abbia apprezzata? Io la ricordo poco, ma ricordo che mi appassionò la cattura dei pards, con Tex a resistere stoicamente alle illusioni del perfido negromante e a salvare tutti gli altri. Cioè, può essere che l'impostazione più "realistica" o meno fantasiosa, che per Voi è stata una pecca, sia stata per me un valore aggiunto? Con questo intendo dire peraltro che Nizzi ha completamente fallito la sua prova di scrivere una storia di Mefisto (da qui la vostra delusione), ma al contempo la storia è potuta piacere proprio a chi di Mefisto non vuole sentire parlare. Voi date importanza a una serie di elementi fantastici (la discesa negli inferi, gli amuleti, lo zombie, l'ologramma malefico di Loa, ecc.) che sono i punti di forza di questo tipo di storie ma che a me lasciano freddo se non infastidito. La storia "sbagliata" di Nizzi quindi è destinata a deludere il pubblico ortodosso, mentre la componente minoritaria (alla quale appartengo) che non ama Mefisto può magari anche divertircisi. Può essere una chiave di lettura? Dovrei rileggere anche quella di Nizzi per confermare questa mia sensazione, magari aiutatemi a discernere la retta e l'oscura via . - capitolo disegni: non ho amato molto il Galep di questa storia, per quanto ne riconosca la suggestività. Ma quelli di Villa ce li ho ancora negli occhi, tanto mi entusiasmarono all'epoca. Insomma, la tesi è che un anti-Mefisto come me possa aver apprezzato una storia anti-mefistiana (perché sbagliata) come quella di Nizzi. Senza contare che, a parità di diffidenza e di "noia" per questo tipo di storie, almeno in quella di Nizzi avevo disegni che erano gioia per gli occhi mentre questi di Galep erano a mio parere più appannati. Che ne dite?
  16. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    mi sono fatto un'idea di questa mia situazione. Ve la espongo tra un po', non lapidatemi ma anzi aiutatemi a uscirne. A tra poco
  17. Leo

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Vedo che questa storia è considerata quasi all'unanimità un capolavoro. Io non riesco a fare miei simili sentimenti perché le storie con Mefisto e Yama sostanzialmente non mi hanno mai attirato. Anche se devo ammettere che la Mefisto di Nizzi alla fin fine mi piacque, anche più di questa: leggendola "in diretta", nel 2002, la trovai la solita mefistata, a me invisa. Ad una seconda rilettura, invece, mi ci divertii: il primo albo superlativo, ma anche gli altri, con la cattura dei vari pards e con l'incredibile forza di volontà di Tex, mi piacquero e piacquero anche a mio padre, cui diedi da leggere quegli albi. Non posso sapere quanto, in questo mio maggiore apprezzamento per la storia di Nizzi rispetto a questa (che molti di voi giudicheranno magari assurdo ), incidano i disegni di Claudio Villa, che preferisco nettamente a questi pur suggestivi di Galep; fatto sta che quella storia, da molti aspramente criticata, mi ha lasciato tutto sommato un buon ricordo, mentre questa, da tutti vista come un capolavoro, mi ha sempre lasciato più freddo. Trovo, inoltre, molto molto deludente il finale, che fa del grande Yama un grande pollo, visto che la trappola da lui architettata per così gran tempo e con così grande cura, l'inespugnabile tomba in cui aveva seppellito i nostri, viene dagli stessi violata in poche vignette con una quasi disarmante facilità. No, decisamente non sono fatto per queste storie, e riprova ne è anche l'ultima di Yama, che non ho molto apprezzato...
  18. Nizzi decideva per sé i disegnatori e naturalmente era molto ascoltato. Ha letto la prima storia di Boselli in quanto ovviamente gli si chiedeva un parere, essendo lo sceneggiatore principe della testata. Ma il curatore era Decio Canzio, lo trovi riportato nella seconda di copertina degli albi di quel periodo.
  19. Una delle storie bonelliane più belle. Non manca nulla: - l'ironia: basti leggere i dialoghi con il colonnello a Winnipeg: Tex definisce ingenuo il colonnello (bella figura, peraltro!) perché crede di poter risolvere tutto con i regolamenti. Però, dice a Carson, ha dato carta bianca a Tex a patto che non maltrattasse troppo Bonnet. Carson gli chiede: "e lui ci ha creduto?"; "naturalmente", risponde Tex. E Carson, di rimando: "Il che dimostra che è un ingenuo sul serio". Ma questo è solo un esempio dei tanti dialoghi ironici presenti in questa storia. - il pathos: da quando Kit viene rapito, la storia si impregna di tensione. Ho apprezzato molto che, di fronte alla preoccupazione di Tex, sia Carson a dire: "Quando avremo trovato il meticcio, sarò io a farlo parlare". Questa è la parte che solitamente riserva per sé Tex, mentre stavolta è Carson ad essere maggiormente rabbioso, legittimamente preoccupato per il suo figlioccio. E' Carson a sfogarsi, con Tex che si mantiene lucido e concentrato, nonostante il prossimo avverarsi della predizione dello sciamano navajo che, già prima della partenza per il Canada, aveva predetto che Kit sarebbe stato appeso ad una croce. - l'azione: un mix esplosivo di azione e dialoghi, con la prima componente diffusa a dosi massicce e con scelte narrative molto efficaci: tutta la scena della liberazione di Kit e la sequenza successiva sull'arco di pietra con la dinamite è da applausi. - la filosofia. Di Tex e del suo creatore. Si guardi al confronto tra Tex e il comandante del forte. Tex chiama i regolamenti, le leggi, idiozie per non voler dire peggio. Di fronte alle preoccupazioni legalitarie del capitano dei mounties, Tex espone chiaramente cosa pensa di tutto ciò, facendo un discorso "giustizialista" che immagino rappresenti anche il pensiero del suo creatore, uomo spiccio che andava subito al sodo, la cui avversione verso i prepotenti era buona parte del combustibile per scrivere il Tex, personaggio col quale andò sempre più identificandosi per sua stessa ammissione. - la gestione dei quattro pards: oltre a Tex, in primis Tiger, a cui GLB dimostrava in questo periodo di volere molto bene. Dopo Gilas, dove il navajo faceva le veci di Tex in sua assenza (a spese del mio povero Carson), anche qui Tiger fa un figurone: è lui ad accorgersi degli uomini che li tenevano d'occhio, all'inizio della storia. A lui è affidata buona parte della strategia in alcune situazioni. Lui insegue, anche se senza successo, i rapitori di Kit ed è sempre lui che riesce, più tardi, a liberarlo. - gli antagonisti: sono tanti, tutti ben tratteggiati, con menzione particolare per un personaggio difficilmente dimenticabile come Ho-Kuan, per la descrizione del quale rimando al bel ritratto fattone da Ymalpas all'inizio del presente topic. - i disegni, semplicemente meravigliosi. Nelle fattezze dei pards non è ancora il mio Ticci preferito, ma nei paesaggi, negli ambienti, nel dinamismo dell'azione, è già insuperabile.
  20. Leo

    [120/121] Dugan, Il Bandito

    Ma sono le tue prime storie perche le hai recuperate, non perché tu le abbia lette in diretta no? Se non ricordo male, siamo più o meno coetanei, o no? Decisamente sì, anche se ho dovuto abbandonare per minacce muliebri. Riprenderò più tardi
  21. Meraviglioso! E ne ho letto oggi un altro in Sulle piste del Nord, incentrato sull'ingenuo Colonnello delle Giubbe Rosse, altrettanto divertente.
  22. Leo

    [120/121] Dugan, Il Bandito

    Come detto, non escludo che una certa stanchezza possa aver influito nel mio giudizio, anche se adesso sto leggendo Sulle piste del Nord e di fronte a tanto portento non c'è stanchezza che tenga. La Dama di picche a mio parere è superiore a questa storia, essendo sì classica ma intrisa di quell'atmosfera di magia che indubbiamente è un punto di forza di quella storia. Silver Star non la ricordo per niente, la rileggerò a breve.
  23. Leo

    [120/121] Dugan, Il Bandito

    Probabilmente avrei dovuto mettere qualche faccina per far meglio comprendere il mio intento. Posso dire pero due cose: 1) al di là degli ultimi contributi di Diablero, che ribadisco apprezzo per la maggior parte, già prima del suo arrivo nel forum c'era una vulgata (o almeno questa era la mia sensazione, giusta o sbagliata che fosse) che voleva il Tex glbonelliano infallibile e il Tex nizziano eretico in questo senso perché troppo fallibile. Con il mio post intendevo quindi anche difendere un certo Nizzi, con un'iperbole ironica che evidentemente non è ben riuscita, lo ammetto. 2) su Carson non ero ironico, perché ho mal tollerato il trattamento inflittogli su questa storia, e ricordavo bene anche il Carson mezzo addormentato di Chinatown e anche di qualche altra storia. Chiudo anch'io, buona domenica pard
  24. Leo

    [109/113] Chinatown

    E' lo stesso discorso che fa Tim, sul quale personalmente mi dico d'accordo. Infatti ogni tanto vado a rileggere qualcosa per queste ragioni, perché queste strisce sono le fondamenta del Mito, per una questione di "affetto", quindi. E sono consapevole dell'artigianalità di quei tempi pioneristici, delle difficoltà di Galep, del fatto che sono storie scritte negli anni '50. Però, parlando del puro piacere della lettura, ammetto che queste storie, come Valerio, non sono spinto a riprenderle.
  25. Leo

    [109/113] Chinatown

    Magari dopo questa mia rilettura del primo centinaio torno a leggere queste, che ricordo francamente pochissimo
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