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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Sono fondamentalmente d'accordo sulla tua bella disamina su Letteri, così come concordo circa la glbonellianita' della storia. Che continuo a ritenere, come già scrissi anni fa, una buona storia, ma fondamentalmente un riempitivo, una di quelle storie che, sì, ti fa passare un'oretta e mezzo in compagnia degli amici Tex e Carson, e ti propone personaggi comunque efficaci come il malinconico maggiore e lo sfortunato scout apache, ma che in fin dei conti resta sostanzialmente modesta. Ho notato peraltro una sorta di "discontinuità" in relazione al personaggio di Stievens. All'inizio lo vedo impegnato in qualità di oste e padrone dell'emporio, salvo poi scoprire che è un padreterno proprietario di mezzo e più paese. Ma voi ce lo vedete un "boss" come si rivela essere Stievens nel secondo albo, passare le sue giornate a fare l'oste e a scacciare via gli ubriaconi che frequentano il suo saloon? È vero che Federation è un buco e anche la ricchezza di Stievens deve essere in fin dei conti modesta, ma mi resta la sensazione di aver visto due persone diverse durante la storia: prima il modesto oste (o commesso di emporio), poi il capoccia del paese. Tu no? PS il Tex di Letteri è sempre un bellissimo Tex, forse il più bello insieme a quello di Ticci (e oggi di Villa), il suo Carson invece mi è sempre piaciuto poco.
  2. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    ottima notizia
  3. Motivi personalissimi: Kit Willer? scherzo anch'io, so che anche tu scherzavi
  4. non c'è nemmeno, se non marginalmente, in Fuga da Anderville e ne La grande invasione. Non c'è per niente ne Il Colonnello watson e c'è ma era meglio che non ci fosse in Oklahoma. E sono tutte storie che appartengono al mio personale Pantheon texiano. Credo che mi freghi l'ambientazione non western, invece. E me ne dispiace, perché mi rendo conto essere una grande storia di Boselli che io, probabilmente per un mio limite personale, non riesco proprio a farmi piacere.
  5. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Eppure io l'ho letto a letto (scusate il gioco di parole). Ce la si può fare Sono d'accordo con te in merito al fatto che il lettore possa scegliere. Io sono felicissimo dell'edizione rossa, e ritengo il prezzo pagato del tutto congruo con il grosso e spettacolare tomo che posso stringere tra le mani ogni volta che voglio. Quello che mi è dispiaciuto è la mancanza di contemporaneità tra l edizione rossa e quella normale: non è giusto che chi non voglia sostenere una spesa più grossa debba attendere a febbraio. Mi è sembrata una mancanza di rispetto per il lettore ma anche una cavolata a livello di marketing.
  6. Storia che non ho mai saputo amare, mannaggia
  7. per me, dopo quella frase sul Passato di Carson, puoi bannare anche grande Tex. Ma poi ti auto-banni però ok?
  8. D'accordo con te. Il Letteri di questa storia era già calato molto, ma sia qui che ne La lunga pista, riusciva comunque ad essere efficace. Il Letteri dei primi anni 90, invece, era ancora nel pieno delle sue forze, eppure non era considerato da Nizzi troppo western. Questa considerazione, per riprendere il mio commento da cui ha avuto inizio questa mini-discussione, mi ha amareggiato un po', perché la ritengo ingenerosa nei confronti di uno dei più grandi disegnatori della saga texiana.
  9. Leo

    [Speciale Tex Willer N. 01] Fantasmi di Natale

    Non ho capito: questa storia è composta da tanti racconti? Non è una storia unica?
  10. Nemmeno il colonnello Watson??? Io di Nolitta odio gli "eh eh eh" e trovo sopravvalutatissime I ribelli del Canada e Fort Whoop up. Ma lo so che il tuo è un tormentone "affettuoso" diciamo che io sono per la libertà di pensiero, che applico sempre. Con l'eccezione de Il passato di Carson, de Gli Invincibili e di Fuga da Anderville. Per il resto, ognuno è libero di dire e pensare ciò che vuole
  11. Il concetto è chiaro, ed è condivisibile. Io però volevo dire che, nel caso specifico del Tex boselliano, solitamente, a parte qualche eccezione, i soggetti ambiziosi hanno partorito storie indimenticabili. Come per l'appunto quelle citate sopra e per le quali chiedo tuttora il tuo ban perpetuo In Oklahoma ci sono delle sproporzioni, è vero, ma i disegni sono comunque spettacolari. Perché questo idiosincrasia per Nolitta? Lo so che il suo spesso non è Tex, ma ha scritto El Muerto e soprattutto Il Colonnello Watson, questa sì molto texiana oltre che bellissima. Sii più indulgente, su... Ti svelerò un segreto, di cui non vado fiero. Ho letto Il Passato di Carson nel giugno '95, cioè quasi un anno dopo la sua uscita. Il titolo mi aveva ingolosito: Carson, credo anche per il fatto che la mia prima lettura è stata la superlativa La Leggenda della vecchia missione, era ed è tuttora, come qualcuno saprà, il mio pard preferito. Ebbene, ne ho cominciato la lettura due o tre volte. Quell'uomo appiattito sull'erba alta del Montana, quel sorriso cattivo di Billy Grimes, quella parola d'ordine sibillina: mi suonava tutto troppo... costruito, troppo artefatto, come se questo nuovo autore volesse colpire il lettore a tutti i costi con effetti artificiosi. No, non mi convinceva. Finalmente, agli inizi di giugno di quel fatidico '95, dovendo riempire un paio d'ore di buco prima della mia partita a calcetto del sabato pomeriggio, mi metto di buzzo buono e con la ferrea determinazione a portare a compimento quella che in passato avevo trovato una faticosa lettura. Ebbene, Chester, Billy Grimes, "il caro, vecchio, Ray", il suo sguardo triste quando lui stesso manda a morire Carson, Waco e Boone, "sei stato bravo, Buck, mi hai bucato un braccio", "a chi appartiene quel morello là fuori, quello con la sella messicana?", "fate come vi dice. Quello è Kit Carson!", "tu invece sei bella come venticinque anni fa" mi hanno stordito, stupito, annichilito. Giocando a calcetto, ripensavo alla più bella storia che avessi mai letto, e sì che ci avevo messo quasi un anno per superare le prime quindici pagine!!! Ora la so a memoria, e la leggo almeno una volta all'anno. E' la mia storia più bella di sempre. Sì, sì, sono sempre più convinto a perorare la causa del tuo ban, caro pard
  12. La riflessione era di Condor senza meta. Io l'ho riportata perché sostanzialmente d'accordo. Per me "Terrore a Silver Bell" e "La lunga pista" sono soggetti minori, rispetto ai coevi marcelliani, intendo. Sei un eretico e meriteresti di essere bannato a vita Esattamente. I soggetti epici, quelli destinati a durare (almeno nelle intenzioni), quelli che un domani avrebbero potuto essere pubblicati in qualche edizione di pregio (come poi effettivamente è avvenuto) sono stati affidati a Marcello, mentre i minori sono stati attribuiti a Letteri. Minore o meno ambiziosa non vuol dire, appunto, meno bella. "La lunga pista" la considero un gioiello, la più bella tra le "storie minori" della saga. Tra le storie minori, appunto. E l'ho riletta almeno cinque sei volte, tanto mi è piaciuta, con quel suo Tex tosto e granitico e con il il consueto personaggio grigio-nero. Permettimi, virgin, una grande verità per te Ogni volta che Boselli ha voluto dar vita a soggetti epici, ci ha regalato (quasi) sempre grandi capolavori, storie che sono pietre miliari della serie, mentre una "Lunga pista" o "Silver Bell", per quanto indubbiamente belle, non possono avere le stesse aspirazioni di grandezza. Il "quasi" di prima si riferisce a qualche passaggio a vuoto, quale ad esempio io considero "Buffalo Soldiers", storia nemmeno tanto male comunque, o "El Supremo", che trovai troppo "farcita" e in alcuni punti poco credibile. La prima storia che ho letto fu, trentun anni fa, "La leggenda della vecchia missione". Ero un ragazzino di dieci anni, che bei disegni, pensai. Poi, la storia successiva, era "La miniera del terrore": caspita, che disegni magnifici, mi dissi. Questo Letteri è eccezionale, il suo Tex è il "mio" Tex, cioé la versione di Tex che mi piace di più. In seguito, tre anni dopo, lessi "Oklahoma" di Berardi, capolavoro per testi e disegni, e pensai che era stata una fortuna che una storia così particolare, così bella, fosse stata affidata proprio al mio disegnatore preferito, Letteri. Col tempo, ho cambiato parzialmente opinione, perché il "mio" Tex è divenuto quello di Ticci, ma ti assicuro che l'amore per Letteri non è mai venuto meno. Quindi su questo siamo assolutamente d'accordo, pard.
  13. Due riflessioni che mi hanno amareggiato. È noto che Nizzi ritenesse Letteri adatto soprattutto per un certo tipo di storie, e non tanto per il western. Per questo Letteri disegnò molte storie di Boselli e Oklahoma di Berardi. Adesso mi hai messo la pulce nell'orecchio che lo stesso Boselli destinasse a Letteri (il cui tratto, ai tempi della collaborazione con Borden, era peraltro notevolmente invecchiato, e ciò forse può spiegare l'attribuzione a lui dei soggetti meno ambiziosi) i soggetti minori. La mia domanda per Borden è questa: Letteri come visse la fase nizziana? Era amareggiato dal fatto di non essere particolarmente amato dall'autore principale di Tex? O non se ne avvide mai? O, ancora, era soddisfatto invece di lavorare con autori diversi (e il destino ha voluto che sua fosse la storia capolavoro Oklahoma?)
  14. Leo

    [Speciale Tex Willer N. 01] Fantasmi di Natale

    Le tavole sono molto belle, il sorriso del Bos fa ben sperare.
  15. Leo

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    Kate è sempre molto bella, perché De Angelis è veramente forte. Sono contento che la rivedremo in altre storie perché, per quanto riconosca la validità di questa, la presenza di Mefisto mi è sempre un po' indigesta...
  16. Leo

    [Texone N. 28] I Pionieri

    Ho riletto stamattina questo Texone. Un fior di Texone, una prova maiuscola di Borden ma anche di Venturi, dai tratti a volte vagamente marcelliani, comunque molto intensi e efficaci. Non è una storia semplice, i personaggi sono tanti e spesso non sono quel che sembrano. La figura di Ma' Wilkins è struggente. Non aggiungo altro all'analisi che feci in questo stesso topic all'epoca dell'uscita della storia in edicola, se non il mio apprezzamento per due scene in particolare: 1) a un certo punto, i Piutes attaccano i coniugi Wilkins, scortati dal solo Carson. Il Vecchio Cammello è un leone ma, di fronte alla disparità di numero rispetto ai Piutes, è destinato a soccombere. In quel momento, da un lato arrivano Tex e Kit, ma la situazione resta sempre drammatica. Da tutt'altra zona, però, accorre a grandi falcate Tiger che, studiando la situazione con la rapidità di un fulmine, capisce che, tra tutti i suoi pards, è il Vecchio Cammello quello che sta peggio. Ed ecco che prontamente interviene in soccorso del pard anziano, di cui Venturi ci regala un intenso primo piano, da cui appare uno sguardo sempre concentrato ma visibilmente sollevato per il supporto dei pards. Ecco, questa scena, con la sua coralità, con i quattro pards che inizialmente sono tutti separati (vengono tutti da zone diverse, tranne Tex e Kit che sono insieme) e che si ritrovano uniti nel momento del bisogno, e che uniti scaraventano all'inferno un nugolo impressionante di Piutes facendone fallire l'attacco, è paradigmatica di ciò che è il fumetto Tex, da oltre 70 anni. 2) Tex, Roberts e Tiger, sul finire della storia, sono impegnati nella missione - pressoché suicida - di distruggere l'arsenale dei Piutes. Intanto, tra i componenti della carovana, c'è malumore, i toni sono agitati. Interviene quindi Carson, mettendo a tacere tutti e dicendo: "smettetela di strillare. Staremo alzati fino all'alba ad aspettarli. O arriveranno loro... oppure i Piutes". Questa frase, carica di tensione, non dovrebbe in realtà impensierire troppo il lettore, che sa che "loro" arriveranno senz'altro. La vignetta successiva, tuttavia, mostra una livida alba che pallidamente illumina una pianura ancora vuota. In quella dopo, in maniera molto cinematografica, cominciano a intravedersi tre ombre indefinite, che si stagliano sullo sfondo del cielo sempre più nitidamente man mano che si avvicinano. Sono loro, ma non c'erano dubbi. E invece, è vero che sono loro, ma dietro di essi accorre l'intera banda dei Piutes, in una scena apocalittica che lascia sgomenti i poveri pionieri, che vedono la fine della loro pista. Solo dopo si scoprirà che gli indiani, all'apparenza bellicosi, hanno invece deciso di seppellire l'ascia di guerra, dopo la morte del loro capo Corvo Rosso, ma la scena resta sorprendente e adrenalinica, e gli sguardi disperati dei pionieri indimenticabili. E che gli vuoi dire a Boselli, se non "eccellente"?
  17. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Io sapevo che era stabilmente sulle 170mila. Agli autori non si puo dire nulla, infatti, fanno i salti mortali ed è incredibile ciò che riescono a fare.
  18. Leo

    [Texone N. 35] Tex l'inesorabile

    Non credo che le politiche editoriali facciano allontanare 10.000 lettori. L'elemento decisivo sono sempre le storie e la loro qualità. Proprio per questo, mi sembra francamente alto questo numero qui da te riportato: 10.000 lettori l'anno sarebbero un'emorragia inarrestabile. Non so dove tu abbia preso questa informazione, ma spero vivamente tu abbia torto, senza offesa.
  19. Leo

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    Mefisto proprio non lo amo, è più forte di me. La storia è bella e Lady Pinkerton è un gran bel personaggio, ma Mefisto, Yama, Padma, Lily, non ci posso fare niente, non mi piacciono proprio. Una domanda per Borden: gli aneddoti di Lincoln sono frutto della tua fantasia o sono davvero stati raccontati dall'ex presidente degli Stati Uniti?
  20. Leo

    [Color Tex N. 16] Teton Pass e altre storie

    D'accordo con te, Juan. Il Color storie brevi è nettamente migliore del Color estivo. A costo di fare incavolare il buon Carlo Monni ( ) ribadisco la mia ferrea convinzione che le storie di 110 120 pagine non sono da Tex. Come minimo ci vogliono due albi. Le storie nettamente più brevi sono invece un formato più felice perché sono qualcosa di totalmente diverso rispetto alla norma, costringono l'autore a pensare a una vicenda serrata e svelta, con la conseguenza che le storie sono sempre piacevoli e divertenti e, anche per via della lunghezza (o meglio, della brevità), raramente noiose.
  21. Leo

    ....tutto è cambiato...

    El Muerto è una grande storia. Ma c'è anche Mingo il ribelle, bellissima anche se non è una storia texiana. Ma per me il capolavoro di Nolitta è Il Colonnello Watson, che ritengo tra le storie più belle dell'intera saga. Ruju sa scrivere Tex. Si è calato subito nelle atmosfere del nostro e ha il linguaggio e il piglio giusto. Ma non ci ha ancora regalato capolavori. Anch'io sono fiducioso comunque
  22. Leo

    [Color Tex N. 16] Teton Pass e altre storie

    Ma non c'è nessuno infatti qui che non capisca le storie di Boselli. Tutt'al più si può equivocare su singole sequenze, e più o meno tutti siamo incappati in errori o travisamenti. Boselli non ha poca considerazione di qualcuno in particolare, ce l'ha di tutti noi, che, chi più e chi meno, siamo per lui dei grossi rompiballe, lo ha detto tante volte. Ma comunque, tafazzianamente, non può fare a meno di noi, essendosi affezionato a questa gabbia di matti nerd che apprezzano le sue storie, pur non capendole spesso
  23. Leo

    ....tutto è cambiato...

    Nizzi ha rischiato di affossare Tex ad un certo punto. Ma paragonarlo a Ruju è eccessivo. Lo dico da "tifoso" dell'autore sardo, cui auguro di scrivere decine di capolavori, ma per il contributo dato finora Ruju non è minimamente accostabile a Nizzi.
  24. Leo

    [Color Tex N. 16] Teton Pass e altre storie

    State sottovalutando una cosa. Quello... è Kit Carson
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