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La grande rapina lo considero il mio Texone preferito. Una storia stupenda, una grande prova d'autore di entrambi gli autori. Oggi me lo sono ritrovato tra le mani, non ho potuto per ragioni di tempo leggerne che una minima parte, ma ricordo l'entusiasmo che in me hanno prodotto le varie letture nel corso di questi oltre trent'anni. Mi innamorai di Ortiz, un amore che non è mai venuto meno anche in futuro, nonostante le ultime prove non fossero all'altezza del periodo iniziale. Nizzi ispiratissimo, autore credo di un vero e proprio capolavoro della saga. Era ancora il suo periodo migliore, e credo che questa sua storia, un western sporco e cattivo come poche altre avventure del nostro, sia da annoverare tra le sue vette più alte. Magnifico.
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[760/761] La pattuglia scomparsa
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Le Storie dal 701 al 800
E purtroppo è uno dei punti di partenza della storia. Un'altra cosa su questa storia: il soggetto è ottimo. La sceneggiatura è più che buona, ma si velocizza molto nel finale. Boucher scompare di scena troppo rapidamente, quando sembrava avere i crismi per essere invece un cattivo di altro spessore. Credo che l'accelerazione delle ultime scene, che ha impedito uno sviluppo più arioso e magari epico, sia la solita costrizione dei due albi, quando magari, con qualche pagina in più, poteva darsi maggior robustezza alla fase finale. -
[760/761] La pattuglia scomparsa
Leo ha risposto nella discussione di MacParland pubblicata in Le Storie dal 701 al 800
La storia è buona, anche grazie alle sottotrame che la alimentano e all'ottimo personaggio di Lagarde. CONTIENE SPOILER Mi resta però un tarlo: già il giorno dopo l'arrivo al Forte di Tex e Carson con Big Frank come prigioniero, c'è un avvocato pronto a difendere quest'ultimo e degli scagnozzi pronti a farlo fuori una volta che sarà scarcerato. Ma come ha fatto, in quelle sperdute latitudini, Pierre Boucher a sapere che Big Frank era stato preso prigioniero? Già il giorno dopo, soprattutto. E subito convincersi ad ammazzarlo. Da qui parte poi l'avventura, con Tex che convince Frank ad affidarsi a loro per non essere fatto fuori dai suoi ex sodali. Sta in piedi? Secondo appunto: Carson che si fa fregare. Non aggiungo altro. Lagarde è un personaggio riuscito. La debilitazione per lo stress patito nei giorni in cui, nell'inverno più glaciale, tutti i suoi compagni sono morti si aggiunge alla probabile prostrazione mentale che già il tenente doveva avere per la morte della fidanzata. Il suo amico Larry e la sua Angelica tornano a consigliarlo, lo rendono paradossalmente più lucido proprio in quei momenti di nebbia in cui parla da solo. Ci sta che Nadine se ne innamori e che comprenda il dramma interiore e la malattia di quello sfortunato. I disegni sono più caricaturali del solito, alcune vignette francamente rese male, con personaggi storti e scalcagnati. Discontinua la resa dei personaggi, da Nadine, a volte bella ragazza e altre volte poco gradevole, a Big Frank e ai pards. Solo su Boucher c'è continuità, perché brutto e truce lo è sempre, anche nelle vignette migliori. Come simili disegni, con le loro sproporzioni e con i loro aspetti sgraziati, possano entusiasmarmi e narrare con così tanta efficacia una storia nordica come questa, è una contraddizione che non mi spiego, un mistero della fede. Poco male, non lo svelo, me li godo e basta. È comunque un espediente classico, usato in mille situazioni da Glb, Nizzi e Boselli. In effetti sono troppo lontani da casa, ma le spiegazioni potrebbero essere tante, e di solito, anche in passato, non ci sono state date. Forse stavolta Ruju poteva inventarsi qualcosa, dato che il Canada è in effetti un tantino lontano, però io credo che spiegazioni su quest'aspetto possano pure essere tralasciate. -
Galleria Di Tex Di Disegnatori In Generale
Leo ha risposto nella discussione di TexFanatico pubblicata in Galleria Texiana
Molto molto belli entrambi i disegni, non solo i personaggi (grazie per il "mio" Carson) ma anche per gli sfondi, realizzati in maniera perfetta. Ci vuole mano e talento anche solo per copiare, complimenti Bob -
[70/72] Pueblo Bonito
Leo ha risposto nella discussione di theLord pubblicata in Le Storie da 1 a 100
In effetti no. Nizzi, soprattutto il Nizzi dei primi tempi, che secondo me ha sempre avuto più problemi sui soggetti che sulle sceneggiature, si "rifugiava" spesso in situazioni e personaggi ripresi da Glb, con alterne fortune. Nel caso di Zhenda, la retcon è del tutto gratuita e non giustificata nemmeno dalla qualita della storia. -
[438/440] Gli Invincibili
Leo ha risposto nella discussione di bressimar pubblicata in Le Storie dal 401 al 500
La storia è interamente di Boselli. L'ho intervistato anni fa su questa avventura e gli ho fatto presente che lo sparo al ragazzino in processione era una scena inconsueta per la sua carica di violenza. Lui mi rispose che il ragazzino era solo stato ferito (ma in realtà dalla vignetta non si evince questo, glielo dissi anche) e che comunque la scena (che per me come ho già detto è bellissima) andava contestualizzata. In quell'intervista gli chiesi pure cosa ne pensasse dei terroristi politici alla Shane (che in patria aveva ucciso poliziotti e uomini politici) e lui mi rispose che anche Michael Collins e Mazzini adottavano metodi terroristici, ma sono stati eroi per la libertà delle rispettive patrie. -
[438/440] Gli Invincibili
Leo ha risposto nella discussione di bressimar pubblicata in Le Storie dal 401 al 500
Il mucchio selvaggio non c'è solo nella scena finale, ma anche nella sequenza, drammatica e bellissima, della processione di sangue. Sono omaggi ma al contempo sono scene perfettamente incastonate nella storia, non sterili rimandi ma momenti centrali delle vicende narrate. E' una sceneggiatura ricca di rimandi: coglie elementi dalla Storia, dalla letteratura, dal cinema e li mescola in una vicenda raccontata in maniera semplicemente entusiasmante. Pensate che gli Invincibili sono esistiti davvero, davvero hanno assaltato il cellulare e davvero hanno ucciso un poliziotto. È tratta dalla Storia anche la successiva fuga verso la ferrovia nonché l'assassinio politico, narrato poche pagine dopo, di Lord Cavendish, a seguito del quale Boselli fa fuggire Shane verso l'America. Per l'assassinio del poliziotto, inoltre, furono condannati a morte - pare - alcuni uomini che forse non avevano commesso il fatto, mentre il principale colpevole riuscì a fuggire. Mi è sempre piaciuto pensare che quegli uomini fossero tanti Danny Moran, che magari avranno maledetto, in punto di morte, il loro Shane, colui che nella realtà li ha abbandonati. Mi piace pensare che Boselli abbia attinto anche da questa circostanza per tratteggiare il personaggio di Danny, traditore per un senso di rivalsa nei confronti di Shane ma in definitiva vittima della sua codardia. Per me questa resta la storia più bella della saga. Dopo Il Passato di Carson. -
Il peggiore credo sia invece Mercanti di schiavi. Assurdi i livelli a cui era arrivato l'autore e con lui il nostro personaggio.
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Una storia dinamica, c'è Cochise, accadono un mucchio di cose. Ma... ma è priva di mordente, di pathos, di ispirazione. È un compitino, a tratti divertente, ma mai realmente convincente. Il Texone dovrebbe ospitare sempre storie di un certo spessore, come Sangue sul Colorado o L'ultima Frontiera. Così invece è uno spreco.
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[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Una recensione semplicemente bellissima. Complimenti, mi hai reso questo Texone ancora più prezioso. Sarebbe da stampare e da tenere tra le pagine di Sangue sul Colorado. Io sarei stato più largo sul voto, ma importa poco. Naturalmente concordo anche su La ballata di Zeke Colter, storia berardiana, breve ma poetica e intensa. La migliore, tra quelle dei magazine, per me. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Di fatto lo sto facendo. Ho due pile di texoni da leggere, e credo che il grosso siano di Nizzi, perché non sono i più recenti... -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Come ho già scritto qualche post fa, la lettura di questa storia mi ha lasciato pienamente soddisfatto, a differenza di quanto accadde in occasione della prima lettura. E anche quello di Parlov l'ho rivalutato dopo. Questo perché ai tempi delle uscite di questi texoni, Nizzi mi aveva già nauseato. Siamo molto prima del Tex 500, Nizzi non era ancora male, si era ripreso dalla crisi, ma trovavo le sue storie ripetitive, soprattutto trovavo non reggessero il confronto con quelle di Boselli, che erano un'altra cosa. Quindi capisco quello che dici. Ora, che sono più sereno nei confronti di Nizzi e posso giudicarlo a freddo, trovo che molte sue storie siano riuscite, anche nel post 400. Lo stesso mi è accaduto con Parlov, ad esempio, e lo stesso con un'altra sua storia senza molte pretese, L'uccisore di indiani, uscita su un Magazine, che ho trovato molto buona nonostante ne avessi un ricordo non troppo esaltante. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Completamente d'accordo. Ma a te è piaciuto alla fine? Volendo darne un giudizio? È lì che si crea la polemica appunto. Ma almeno per stadera finiamola qui -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Beh, un po' mi hai spinto tu a pensare che intendessi questo. Dopo hai detto che ti riferivi soprattutto ad altri tempi, che forse io non ricordo bene. Il problema non è il primo post appunto, ma l'esasperazione dei successivi, che trapela da toni che come ti ho detto appaiono derisori. O comunque troppo tranchant. Cerca di non cedere all'esasperazione -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Intendi che il forum è un covo di nizziani che zittiscono i critici? Questa è la percezione che hai del forum? Ore contro anni, dici. Ma chi ha criticato questa storia prima di te non lo ha fatto con i tuoi toni. Che sono sferzanti, derisori. Gli altri avranno detto che a loro la storia non piace e perché. Tu invece parli di boiate, di personaggi rincoglioniti, di scene ridicole, deridendo quasi chi la storia la ha invece apprezzata, poi posti immagini con una pretesa di oggettività che è solo tua. È il tuo tono, che fa la differenza. La polemica spesso nasce da lì. Tra l'altro, stavolta non c'è stata vera polemica, ma un rintuzzarsi a vicenda di opinioni. Grande Tex ha difeso una cosa, e tu dici che difende l'indifendibile. Poi sono intervenuto io a dire perché ritengo che tu sbagli, ma l'ho fatto al massimo con un po' di ironia, non certo col tono di chi voleva zittire. Direi che questo topic non è l'esempio giusto per parlare di un forum che addirittura darebbe lezioni di "silenzio" a chi non è allineato. Ho sempre pensato che qui ci sia la massima libertà di espressione, e mi sorprende questa tua lamentela. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Trovo davvero distorta questa chiave di lettura, francamente. Anche questa, la trovo distorta. Tutti questi che non si palesano perché hanno paura di parlare di Nizzi, di CHI hanno paura, nello specifico? Chi sono tutti questi fan nizziani che attaccano i critici di Nizzi? Io non ne vedo. Io non sono nizziano, anche se un certo Nizzi l'ho amato molto e lo amo tuttora. Ma pur ammettendo che io lo sia, davvero "faccio paura"? Fa paura Grande Tex, sempre cosi educato? Faccio veramente fatica a pensare che si possa aver "paura" di qualcuno di noi. È spesso il contrario: uno loda Nizzi e spesso si sente dare del minus habens (non a lui, ma a Tex rincoglionito, che è come dare indirettamente del rincoglionito anche al lettore che apprezza le boiate, le ridicolaggini, le sceneggiature scritte coi piedi e Tex e Carson rincoglioniti) Abbiamo delle percezioni diametralmente opposte. Anche sul clima di paura. Incomprensibile, per me. Ma davvero. E addirittura "è quello che volevano". Ma che volevano chi? -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Ora, non vorrei alimentare il loop, ma il fatto che allontanino le donne da un luogo che sta per essere attaccato, magari subendo un assedio che potrebbe finire sanguinosamente, non mi sembra quell'idea ridicola che tu cerchi di far passare. Per te è sempre tutto ridicolo, da scompisciarsi dalle risate. Mah! Il fatto stesso che le donne siano viste nel vecchio accampamento da uno degli sgherri di Maclean è un caso fortuito, derivante dal fatto che lo sgherro in parola ha fatto un giro largo per evitare la pista. Nessuna contraddizione, per me. Nessuna boiata, appunto. Il primo che passa, ok, ma solo perché ha fatto un largo giro per evitare la pista della valle. Scelta di sceneggiatura altro che indifendibile, ma assolutamente legittima e sensata. Le differenze rendono questa storia non una scopiazzatura, ma solo una storia ispirata a un'altra opera. Le differenze, che sono poi i veri punti di forza della storia: - il bel dialogo tra padre e figlio, lo scontro tra generazioni e diverse epoche, una scena a mio modo di vedere molto riuscita. - il fatto che i ragazzi siano fratello e sorella, stratelefonata quanto vuoi, ma non per me, e immagino per tanti altri lettori. - l'intervento del vecchio con l'uccisione del proprio figlio, atroce, tragico, stupendo. - i personaggi di contorno, tutti ottimamente caratterizzati, come l'infermiera, lo sceriffo, il giudice. Sono questi elementi, non certo la componente d'azione - che è simile in tante opere narrative - a rendere la storia "berardiana". Io l'ho adorata. Ma sono di grana grossa anch'io Sei fortissimo. Tu questo lo chiami "sceneggiare con i piedi". Non c'è bisogno di spiegare che le attenzioni del ragazzo colpiscono Maud. E se nella prima scena il pestaggio sconvolge la fanciulla, nel successivo incontro lei, un po' ingenuamente, si fa irretire dal bel ragazzone. Non c'è davvero bisogno di esplicitare le ragioni della "trasformazione" di Maud, nelle storie d'amore di quell'età i comportamenti contraddittori sono la norma. Le tue capacità divinatorie rendono te un essere eccezionale, ma non confonderti con la media dei lettori. Non molti di noi sono svegli quanto te, quindi noi, poco inclini all'intuizione, le storie ce le godiamo. E tra i "noi" ci sono tanti utenti, da quello che ho letto in questo topic. Tutti poco svegli Rimane una bella rivisitazione di un film, con varianti importanti e con una loro profondità. Resta una bella storia, almeno per il pubblico di grana grossa. Un forum intero di lodi sperticate... che tu ti senti in dovere di distruggere. Tanto che devi autocontrollarti per non farlo. Perché non accetti che alcuni queste storie le trovino belle? Perché non pensi che tutte le magagne che vedi tu magari gli altri non le vedono, sempre ammesso che ci siano davvero (perché in molti casi io continuo a non vederle nonostante tutte le tue iperdettagliate spiegazioni, vedi questa storia o Fuga da Anderville). In definitiva, perché non ci abbandoni alla nostra cecità? Perché non ci lasci credere che Babbo Natale esista, e non ci lasci godere di una storia come questa se la troviamo bella? Perché devi distruggerla a tutti i costi minando il piacere ingenuo di quanti, più naif di te, la ritengono un capolavoro? In una parola, Diablero, perché sei così cattivo? -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Tex poteva benissimo intervenire prima di essere colpito. Il fatto che lo faccia il padre però è shoccante. È un colpo di scena a mio parere perfettamente riuscito. All'epoca non avevo più un buon rapporto con Nizzi, tanto che guardavo con diffidenza ogni cosa scritta da lui. A distanza di anni, mi rendo conto invece di essere molto soddisfatto di alcune sue storie che al tempo della loro uscita, intossicato da Nizzi, lessi controvoglia. Questa è una di quelle, e mi rende felice smentire il me stesso dell'epoca. Peraltro, anche nel post 500, sui soggetti di D'Aversa, scrisse alcune buone storie. La crisi era soprattutto sui soggetti, mentre dal punto di vista delle sceneggiature era spesso sorretto dal suo solido mestiere. Certo, ciò non toglie che nel post 500 ci siano anche "prodezze" impubblicabili, vere offese al lettore. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Assolutamente discutibile, certo, mi sembra del tutto pleonastico e inutile volerlo rimarcare qui. È sottinteso che si tratta di un mio personale parere, così come quello di virgin che io richiamavo. L'ho trovata molto ispirata, anche nella caratterizzazione dei personaggi secondari (il timido Vernon, lo sceriffo, il giudice). Ne' la si può definire una scopiazzatura de Il Cavaliere Pallido, posto che le trovate più apprezzabili fanno riferimento alla rivelazione circa il rapporto di parentela tra i due ragazzi e l'uccisione del proprio figlio da parte del vecchio McLean, aspetti non presenti nel film. I disegni di Milazzo, poi, valorizzano anche gli aspetti più di dettaglio della sceneggiatura. Per tutti questi elementi messi insieme, io la ritengo una storia preziosa, importante. Tra le prove più significative dei Texoni. -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Vabbe, mi sono fatto prendere dall'entusiasmo, non la prendere letteralmente -
[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Signori, giù il cappello! "una delle sceneggiature più belle di Nizzi", dice virgin. Una delle più belle dell'intera saga, aggiungo io. Il crudo pestaggio iniziale, con gli sgherri del padrone che infieriscono sul povero minatore, mentre il resto del villaggio si affaccia dalle finestre ma non interviene per codardia, fa entrare pienamente nell'atmosfera di questa storia. Calci sulla testa, sangue misto a saliva che erompe dalla bocca, il tutto davanti agli occhi di una ragazzina e nell'inerzia pavida di un'intera main street. I disegni kenparkeriani di Milazzo sono straordinari nel rendere questo momento, nel rappresentare a fosche ma vivide tinte questa legge della frontiera, la legge del più forte, che strozza gli uni (i minatori, in questo caso) e riduce all'impotenza gli altri (i negozianti, che guardano senza intervenire, ma anche il giudice e lo sceriffo, personaggi non veramente cattivi, ma proni ai dettami del potente e in questo senso corrotti e complici dei soprusi). L'America, ha scritto qualcuno, fu fatta da europei che, nell'affrontare da pionieri le asperità del nuovo mondo divennero americani, individualisti, forti e a volte spietati, comunque duri. In questo senso, nel West vigeva la legge del più forte. Passando i decenni, questa norma di vita fu forse temperata dai tentativi dello Stato di imporre il proprio potere, di stabilire delle regole di vita civile, ma alla violenza dei primi tempi è poi subentrata una violenza più impersonale, più subdola: quella capitalistica. Quella raccontata ad esempio da Steinbeck ma quella raccontata anche qui: esemplare in questo senso lo splendido dialogo tra il vecchio MacLean, pioniere e fondatore della compagnia mineraria, e suo figlio Guy, un nuovo tipo di boss, prepotente e prevaricatore in nome degli "interessi degli azionisti della società" di cui nel frattempo egli ha preso le redini. E' uno scontro tra vecchi e giovani, un confronto tra la prima generazione, che aveva combattuto a mani nude e aveva scavato nella terra, e la nuova, che fa uso invece dei fattori produttivi capitalistici, delle nuove tecnologie, della finanza. Due mentalità completamente agli antipodi, pur nell'ambito della stessa famiglia come in questo caso, due visioni irriducibili rese magistralmente nella scena del salotto, in cui il vecchio padre, seduto perché infermo, tenta di fronteggiare il figlio degenere, giovane e in piedi davanti a lui, quasi a simboleggiare con le diverse posture finanche il divario fisico tra una vecchiaia che ha fatto il suo tempo e una gioventù rampante che non si fa scrupoli ad aggredire l'universo mondo. Non manca l'azione e non mancano i siparietti comici: spicca, in quest'ultimo senso, la figura della vedova Petersen, una meravigliosa virago che mette in scacco i nostri (senza però metterli in ridicolo, intendiamoci). Non manca nemmeno una componente emozionale che ricordo a suo tempo mi sorprese: l'iniziale innamoramento dei due ragazzi che scoprono in tempo, in una scena drammatica, di essere fratello e sorella. Il finale. Ragazzi, che finale. Duro, spietato, atroce. Un padre che uccide il proprio figlio. "Ti avevo avvertito", dice il vecchio McLean, prima di chinare la testa e di inginocchiarsi sul corpo di Guy, vincitore e sconfitto, tremendamente sconfitto, al contempo. Un uomo con la spina dorsale, McLean. Un personaggio memorabile. La sceneggiatura è ispirata, come neanche il miglior Berardi. Chissà che il merito allora, sia per questa storia che per quelle di Ken Parker, non stia piuttosto nei pennelli che non nella concezione della trama? Naturalmente è una provocazione, solo per dire che Milazzo, con i suoi pennelli intrisi di emozione, partecipa sempre a capolavori, qualunque sia la testata. Perché anche questa storia è un capolavoro. "Una delle sceneggiature più belle": d'accordo con te, @virgin, d'accordo con te. -
[Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Io ho sul comodino Sangue sul Colorado. Ci risentiamo sui topic dei texoni allora -
[Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
Grazie per la risposta, in definitiva anche a me è piaciuto molto. In questi giorni credo che leggero una bella sfilza di Texoni, ma sto lasciando fare al caso, nel senso che non li ho tutti disponibili ma solo alcuni, e quelli andrò a leggere. Chissà che Finnegan non sia tra quelli che ho pronti all'uso per la lettura. Lo rileggerei volentieri. -
[Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan
Leo ha risposto nella discussione di ymalpas pubblicata in Texoni
E cosa ne pensi di quanto ho scritto io qualche anno fa sull'ultima scena? O anchd sul fatto che Finnegan si prenda Kit in squadra? Mi scuso se ti costringo a leggere questa supercazzola pazzesca, ma ho bisogno di qualcuno che mi convinca che ho torto, così da riabilitare un Texone che per il resto considero un capolavoro. -
Quella pila di texoni (due pile) riesumata durante i lavori non è stata riposta ma è restata lì, in bella vista mia ma ahimè anche di mia moglie, che non lesina poco pacate e fracassanti proteste sul nuovo disordine nella stanza che si sarebbe dovuta sistemare. Però vuoi mettere che, grazie a quel disordine, ho potuto rigustarmi L'ultima Frontiera, una delle piu belle prove d'autore di Nizzi sulla saga? In ordine assolutamente casuale, in base all'apparizione sulla pila, oggi ho protervamente perseverato nella lettura di questi vecchi texoni, incappando nientepopodimenoche nell'esordio di Boselli sulla collana del Tex Speciale, più amichevolmente detto Texone. E sono assolutamente d'accordo con Virgin quando dice che in questa storia c'è tutto e che tutto funziona. C'è l'elemento giallo (chi è Mitch? Perché suo padre è stato ucciso?), c'è l'azione (con una prima scena da brividi, con Kit che sembra essere stato ferito a morte, con Tiger pestato a sangue prima e poi urlante di dolore come una belva a cui stiano strappando l'anima), c'è il conturbante personaggio della Vedova (per nulla scontato il fatto che avesse voluto salvare, dieci anni prima, il figlio della sua vittima). Ci sono eccellenti cattivi, dal misterioso e astuto Boydon ai killers col sorriso sulle labbra (nella caratterizzazione dei quali Font eccelle, se si considera la resa grafica di analoghi assassini dai tratti sorridenti vista anche in Colorado Belle). La qualità della sceneggiatura è tale da rendere credibile anche la ricerca dei nostri, alla caccia di assassini misteriosi che dovrebbero essere a dire il vero introvabili. Ed invece, identikit perfetto a parte (esagerato il fatto che Angelo riconosca Mitch per un semplice disegno, fatto peraltro su narrazione indiretta, posto che nemmeno Tex e Carson avevano mai visto prima il giovane Anderson), tutto sembra incastrarsi perfettamente, non ci sono giri a vuoto o situazioni che appaiano eccessivamente improbabili. C'è una bella recherche dei nostri, alle prese con ottimi cattivi e con uno di quei personaggi rubascena tanto vituperati ed invece efficaci e, come in questo caso, memorabili. Grande esordio del Borden, non pago evidentemente di quanto aveva fatto, anni prima, sulla regolare, ma grande esordio anche di Font, disegnatore divisivo ma che il sottoscritto, pur non negando l'eccesso caricaturale di molte sue vignette (presente anche nel texone che sto commentando), semplicemente adora.