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Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    La biografia di Tex

    Io non credo che Boselli risolverà l'arcano. Semplicemente, farà finta che il riferimento ai dieci anni non esista. Se deve attaccarsi alle SINGOLE frasi pronunciate da Tex, si ingabbierebbe in una cella di due metri per due che non lascerebbe alcuno spazio alla creatività e alla possibilità di scrivere storie. Per me, molto più semplicemente, il riferimento ai dieci anni verrà ignorato. E sarà giusto così...
  2. Leo

    Galleria Di Luca Vannini

    Sono tutti bellissimi
  3. Leo

    La biografia di Tex

    Un lavorone. Complimenti davvero!
  4. Leo

    La biografia di Tex

    Ma la cronologia di Boselli incastra perfettamente anche questo evento: la rivoluzione in cui Tex diventa "l'eroe del Messico" è il conflitto civile di fine 1860 inizi 1861 (non è la guerra di Massimiliano, ovvio). Il romanzo è una manna per i puristi della verosimiglianza storica. In questi giorni tu, Ken51 e Letizia ve le siete "date". Poi, qualche giorno fa, avete seppellito l'ascia di guerra (almeno tu e Ken51, meno la pasionaria scrittrice )rendendo l'atmosfera dei topic più distesa. Il riattizzare le ceneri da parte di Ken51 non l'ho capito, soprattutto perché il tuo messaggio era chiaro, oltre che palesemente ironico. Non c'è bisogno di usare espressioni offensive. Vale per tutti. Poi Ken ha una competenza talmente manifesta che considero un vero peccato che spesso intercali i suoi ottimi interventi con espressioni polemiche e urtanti. E su!
  5. Leo

    La biografia di Tex

    Questo è quello che ha scritto Dix. Dice: ragazzi, so' fumetti, io non ci penso a questi arrovellamenti, per me è andata come ha detto GLB, anche se ci sono MACROSCOPICHE incongruenze. Perché, Ken? Ormai con Dix avevate fatto pace. Perché parlare di "puro spirito di boicottaggio", di "opera guastatrice", di "operazione intellettualmente scorrettissima"? Poco prima hai detto di non "sparare sciocchezze" o "corbellerie". C'ha ragione Dix che si incazza, scusa, lo farei pure io. Il messaggio sopra postato di Dix dice: io di queste cose me ne frego. So' fumetti. Ma non offende nessuno. Mi autoquoto: Io non sopportavo alcune scelte narrative di GLB, come quelle che vedevano in Marshall un grosso babbeo, e non mi spiegavo come il Tex della guerra potesse in seguito diventare un impulsivo fuorilegge. La cronologia di Borden fa giustizia di tutto questo, e per questo la adotto senza riserve. Meritorio anche il lavoro di Texan, molto utile per chiunque voglia approfondire questo tema. Perché chi si arrovella per la cronologia (e io NON sono tra questi, pur apprezzando una certa attenzione alle date e alla coerenza temporale) merita rispetto quanto quello che se ne infischia altamente. Sono fumetti, ok, ma ognuno si appassiona agli aspetti che più lo attraggono, e non è questione che Tex non è Gesù o Garibaldi. Se la discussione non ti appassiona, non vi partecipi, senza sminuirla. E viceversa: il palesare un disinteresse non è corbelleria. A ognuno le proprie passioni, i propri arrovellamenti, le proprie seghe mentali. E siamo tutti contenti. C'è a chi importa e a chi no. Lo abbiamo constatato. Amen. Perché usare espressioni offensive, quando ormai Dix non aveva più detto nulla? Per inciso: io sono d'accordo con te, alla cronologia ci tengo, pur non essendo un talebano. Ho apprezzato molto quella di Borden, che incastra tutto alla perfezione. Carlo Monni dice che "prendo una cantonata", che Borden non voleva riscrivere nulla ma solo collocare temporalmente la guerra civile. Non sono d'accordo con lui, per me Borden ha fatto un'opera di rivisitazione coerente e consacrata dallo stesso editore Sergio Bonelli (peraltro strenuo difensore dell'ortodossia texiana, nonostante come autore fosse "eretico"). Ma nulla vieta a Carlo di continuare ad amare la sua vecchia cronologia, altrettanto valida. Ri-AMEN.
  6. Leo

    La biografia di Tex

    Non so, solo Mauro può rispondere, ma vorrei chiarire meglio: per me Marshall è un babbeo a scaricare in quel modo il suo migliore elemento non capendo che dietro c'è una macchinazione (nemmeno tanto elaborata); di conseguenza trovo poco verosimile e forzato lo schema fuorilegge-ranger-fuorilegge, preferendo di gran lunga lo schema alternativo proposto da Borden; sono infine soddisfatto dalla soluzione trovata da Borden, che fa partecipare Tex alla guerra civile quando è GIA' stato un fuorilegge ma non è ANCORA stato un ranger (non è MAI stato un ranger, neppure in passato). Vediamo cosa dice Borden, ma, qualunque cosa dirà, ci tengo a chiarire che questa è la cronologia più bella e accettabile PER ME. Non pretendo che sia lo stesso per te, Carlo, che puoi legittimamente continuare ad adottare la tua versione preferita, che è poi quella degli albi, quindi è altrettanto legittima. Così come Dix può accettare senza problemi la cronologia "letterale" e "integralista", che vede Tex fuorilegge nel 1898 e rivoluzionario nel Messico del 1910, per poi combattere qualche tempo dopo la guerra di secessione. Va bene tutto. Io preferisco e sposo senza riserve la cronologia del romanzo perché è quella che MI PIACE DI PIÙ. Perché la ritengo la più razionale, quella che incastra meglio tutto. È stato Borden a definirla la "cronologia ufficiale", non io. Ma se anche così non fosse e se lui dicesse che in realtà non era sua intenzione fornire una cronologia ufficiale, andrebbe bene lo stesso.
  7. Leo

    La biografia di Tex

    Esatto. E poi Tesah si è mantenuta in forma, vivendo all'aria aperta nella sconfinata prateria. E comunque, non dimentichiamo quant'era bella la cinquantenne Lena ("Lena, sei proprio come ti ricordavo. Per te gli anni sembrano non essere passati")
  8. Leo

    La biografia di Tex

    Questo è indubbio. Ma tesah, sono propenso a credere che si sia mantenuta bene
  9. Leo

    La biografia di Tex

    Beh, ci sono quarantenni e quarantenni. Anatra zoppa - figura tenerissima di una storia deliziosa - penso avesse una settantina d'anni...
  10. Leo

    La biografia di Tex

    Io non sopportavo alcune scelte narrative di GLB, come quelle che vedevano in Marshall un grosso babbeo, e non mi spiegavo come il Tex della guerra potesse in seguito diventare un impulsivo fuorilegge. La cronologia di Borden fa giustizia di tutto questo, e per questo la adotto senza riserve. Meritorio anche il lavoro di Texan, molto utile per chiunque voglia approfondire questo tema. Perché chi si arrovella per la cronologia (e io NON sono tra questi, pur apprezzando una certa attenzione alle date e alla coerenza temporale) merita rispetto quanto quello che se ne infischia altamente. Sono fumetti, ok, ma ognuno si appassiona agli aspetti che più lo attraggono, e non è questione che Tex non è Gesù o Garibaldi. Se la discussione non ti appassiona, non vi partecipi, senza sminuirla. E viceversa: il palesare un disinteresse non è corbelleria. A ognuno le proprie passioni, i propri arrovellamenti, le proprie seghe mentali. E siamo tutti contenti.
  11. Leo

    La biografia di Tex

    Io credo che la collana colmerà tanti buchi, soprattutto se durerà. Quindi ci sarà il Tex ventenne fuorilegge, ma anche il Tex venticinquenne della guerra, il Tex trentenne marito di Lylith, il Tex in coppia col giovane Carson, ecc. ecc. ecc. In ogni caso, spero sia un bel vedere...
  12. La vedo diversamente. Magari Granger non sarà mai più capitato dalle parti dell'Arizona... Non lo so. Sarebbe qualcosa di epico, di estremamente commovente. Sarebbe in fin dei conti un'emozione troppo forte. Tu pensa che io mi sono emozionato anche quando Tex pensa, davanti al plotone d'esecuzione: "e così sei arrivato alla fine della pista, vecchio Tex"...(vedasi firma di Barbanera) eppure sapevo che non sarebbe morto Certo non sarebbe la banalissima e antiepica morte di Ken Parker, peraltro perfetta per lui, del tutto in linea con la poetica "verista" di Berardi.
  13. Beh, Carlo, la questione è: Tex era (o era già stato) ranger quando scoppiò il conflitto? Se non lo era, o non lo era mai stato, non ha potuto conoscere Carson nel famoso incontro della stella n.3. Ricordi benissimo.
  14. Peraltro, ricordo un articolo di Ymalpas sulla cronologia, o sbaglio? Devo andare a rileggerlo. Si quale TWM era? io a quello mi riferivo. L'episodio de L'eroe del Messico, nel romanzo, si colloca nella rivoluzione che porta al potere Benito Juarez
  15. E idem per l'incontro con Kit Carson? In questo caso no. Boselli ha voluto rompere, come ho già scritto, lo schema fuorilegge-ranger-fuorilegge, lasciando il solo fuorilegge-ranger. Soprattutto, aveva bisogno che il Tex della Guerra Civile non fosse ancora ranger, e poiché, come dici tu, il nocciolo della questione è la Guerra Civile, ecco che anche l'episodio della conoscenza di Carson diventa importante: Tex conosce Carson da fuorilegge, non in occasione della sua assunzione tra i rangers. Il Tex della Guerra non è un ranger, né un ex ranger. Sul discorso dell'adattamento, nulla da dire, d'accordo con te. Ma nel romanzo la rivoluzione in cui lui diventa l'eroe del Messico è quella juarista.
  16. Ti invidio. Fai la professione che avrei voluto fare io...
  17. Ma in tal caso la rivoluzione del 1861 si incastona quasi perfettamente tra il periodo di fuorilegge e la guerra di secessione. Borden nel romanzo non l'ha fatto, e secondo me ha fatto bene. Poi, ripeto, la cronologia di Tex è talmente ballerina che ognuno la immagina come vuole. Oppure non la immagina affatto e se ne infischia, come d'altronde ho sempre fatto io. Ora che ho letto il Romanzo però sposo questa versione. Non dico che non potrebbe essere. Ma è un finale aperto, troppo aperto per trarre conclusioni. Certo, si può anche accettare la tua ipotesi. Ma non credo che Boselli intendesse far morire Tex così giovane...
  18. Leo

    La biografia di Tex

    Bel lavoro, Texan! Complimenti. Un solo appunto: Lena non fugge con Clemmons, resta a Bannock...
  19. In definitiva anche a me fa piacere. Come mi ha fatto piacere che la rivoluzione in Messico - che con GLB non si riusciva a datare - sia quella di Juarez del 1861. Detto ciò, io non pretendo che si debba "ingabbiare" Tex (in questo senso ero d'accordo con Pecos, che scriveva che la realtà di Tex era sì quella dell'Ovest americano dell'Ottocento, ma con eventi che potevano anche essere un po' sfalsati, cronologicamente parlando), ma di renderne più coerente la sua biografia. Questo finale lo preferisco
  20. Nella discussione "Tex Willer N.0" Boselli dice queste testuali parole: "No, anzi una cronologia ufficiale c'è, quella, del romanzo. Ed è la mia. Quindi dovresti accettarne l'ufficialità, no? Anche perché NON contraddice nulla di quanto già scritto." Solo ed esclusivamente per tale ragione, nel mio post, ho parlato di cronologia ufficiale. Ho citato Boselli, non era una mia espressione. Ma infatti si parla tanto per parlare. Siamo in un forum di Tex, no? Peraltro, anche a me della cronologia non frega una mazza. Ma devo ammettere che l'idea che il maturo Tex di Fuga da Anderville fosse antecedente al ragazzo che esclamava "per tutti i diavoli! che mi siano ancora alle costole?" sul Rainbow Canyon mi aveva sempre lasciato perplesso. Ho trovato la soluzione di Borden ottimale: sono soddisfattissimo della sua cronologia (a parte Tiger Jack! ), Ma, ripeto, non è che ci perdessi il sonno eh... Io sono il carsoniano più sfegatato di tutti. Non sono per nulla contento che Borden abbia fatto morire il Vecchio Cammello nel romanzo. Se almeno avesse collocato l'intervista nel 1909, sarei stato ben più contento. Per quanto 71 anni nel West fossero un'età veneranda, io ero rimasto alla profezia della vecchia strega papago cui Carson credeva ciecamente... Perché credi questo? A me questa idea non è venuta affatto, leggendo l'ultima pagina del libro... Ma da dove ti vengono?
  21. Ho finalmente letto il romanzo di Boselli. Beh, di innovativo è innovativo. Ha praticamente rivoluzionato la cronologia texiana degli albi. Ha ragione chi dice che esiste una cronologia degli albi e un’altra per il romanzo. Per non parlare di quelle degli studiosi del fumetto o dei semplici appassionati o dei mostri di cultura à la Carlo Monni. Si prende talmente tante libertà che sentirla definire la cronologia “ufficiale” un po’ stupisce. Forse non ha così torto a questo punto Ken51 quando dice (pressappoco) che gli autori passano e il personaggio resta, e che tra cent’anni la cronologia GLBonelliana possa essere ripristinata a danno di questa nuova proposta da Boselli. Ma veniamo al contenuto del romanzo. Boselli rivisita gli episodi texiani stravolgendone l’originario contenuto glbonelliano: a parte alcuni aspetti secondari ( la rivoluzione messicana di cui è l’eroe è quella di Benito Juarez, l’uccisione di Coffin avvenuta in circostanze diverse da quelle narrate negli albi), ad essere ribaltati sono proprio eventi centrali della saga del ranger: 1) L’incontro con Kit Carson: avviene per la prima volta nella cella in cui Tex attende l’esecuzione, e non al comando dei Rangers; incontro peraltro avallato da Marshall, che nella serie regolare è invece una figura deludente per il modo in cui abbandona Tex; 2) Tex fuorilegge solo per un certo periodo (e non per due periodi diversi, come nella serie), e Tex che rifiuta il ruolo di ranger, preferendo tornare a fare il ranchero, cosa che il Tex Glbonelliano non avrebbe mai fatto; peraltro per me Boselli fa bene ad eliminare lo schema di Tex fuorilegge-ranger-ancora fuorilegge, sostituendolo con lo schema più lineare fuorilegge-ranger , anche perché, così facendo, elimina l’idiozia – poco credibile e per me sempre indigesta – di Marshall, che abbocca alla cospirazione di Mefisto e Lily contro il suo miglior elemento Tex. 3) La collocazione cronologica della guerra di secessione, che avviene in un tempo successivo al periodo di fuorilegge di Tex ma antecedente a quello di ranger: qui bisogna fare i complimenti a Borden per come ha risolto la questione. Era in effetti poco credibile che il Tex già maturo (d’aspetto ma soprattutto di testa) visto in Tra due Bandiere, Fuga da Anderville e Missouri, potesse essere ancora il giovanissimo e inesperto “ragazzo” degli albori. E’ più credibile che le sue traversie da giovane fuorilegge siano antecedenti al conflitto civile, ma non era facile fare in modo che il Tex della guerra fosse già stato un fuorilegge e non ancora un ranger: quindi un bravo a Boselli per il modo brillante in cui si è tratto d’impaccio in questo caso. Una sola cosa contesto qui a Borden: il non aver citato, neanche di striscio, Fuga da Anderville. Ho intuito che le uniche storie citate sono fondamentalmente quelle di GLB, ma la suddetta storia è talmente importante per la saga texiana che io avrei cercato il modo di citarla, anche solo con un accenno, magari citando con una punta di amarezza il solo nome di John Walcott, la cui storia è però troppo lunga dall'essere raccontata in questa sede (o qualcosa del genere che Tex avrebbe potuto dire al giornalista Granger) 4) La scure del revisionismo si abbatte anche sull’episodio di Lilyth: non tanto per la sostituzione di Tagua con Volpe Rossa (che anzi è benedetta perché elimina dalla scena l’indiano dei Piedi Neri, una figura di origlione peggiore di tutte quelle di Nizzi messe insieme, sostituendola con un Tagua dalle motivazioni molto più credibili), quanto per la comparsa di Tiger Jack. Perché farlo comparire in questa avventura? Fino ad ora, Boselli aveva fatto un lavoro di taglia e cuci perfetto, confezionando un abito più asciutto ed elegante di quello di GLB; la sua era una trama di una ferrea coerenza intrinseca, e alla luce di ciò un lettore può accettare anche l’eresia del primo incontro con Carson. Ma Tiger? Non è gratuito tirarlo in mezzo qui, quando era evitabilissimo? Perché non rispettare quella pietra miliare della saga che è Furia Rossa? Questo mi è dispiaciuto. Più in generale, c’è nel romanzo una profondità dei personaggi del tutto assente nelle storie degli albori. Innanzitutto Montales, un uomo dalla “sbornia triste”, che si lascia andare a considerazioni malinconiche. Ma soprattutto un desperado che, investito dalla carica di energia di Tex (come nel fumetto), torna ad essere un valente guerrigliero, non certo la versione “fanciulla da salvare” ritagliatagli da GLBonelli. Il Montales dell’albo “Fuorilegge” è un piccione che cade nella trappola dei governativi e, dopo essersi fatto salvare da Tex, fa tutto quello che questi gli dice. Manda lettere a uomini politici e segue una strategia concepita dal solo Tex. Un iper-protagonismo, quello del futuro ranger, che in questa storia ho sempre mal digerito, perché riduce a ruolo di macchietta, di mero pretesto per la storia, un personaggio dalle potenzialità di Montales. Il finale dell'albo vede poi i nostri vincere su tutta la linea, cosa ben poco credibile, a pensarci bene, mentre nel romanzo Boselli fa dire a Tex che la loro azione di guerriglia fu sì decisiva per il Nord del Paese, ma in definitiva la guerra è vinta dalle forze rivoluzionarie di Benito Juarez, cosa molto più verosimile oltre che storicamente irreprensibile. La stessa figura di Marshall viene in qualche modo riabilitata da Boselli. È credibile che il capo dei rangers di Austin lasci condannare uno dei suoi migliori elementi, sulla base di una tresca amorosa con una bella biondona quale Lily Dickart? Non è più logico pensare che Marshall non si sarebbe fatto ingannare dall’intrigo di cui era vittima il suo uomo, e avrebbe fatto di tutto per salvarlo? La dabbenaggine del Marshall GLBonelliano non l’ho mai sopportata: troppo marcata, forzata, in una parola inverosimile. Boselli invece ridà a Marshall il giusto spessore, rendendolo anzi parte attiva del salvataggio del futuro ranger. E poi Tex. Un Tex a volte nolittiano, tanto è umano. Come quando, nel bel mezzo della fiesta per la vittoria della rivoluzione messicana, guarda il fumo della sua sigaretta accostandone l’impalpabilità a quella delle sue speranze di ritrovare Mefisto e la sorella. A un Montales che si accorge del suo malumore, e che lo invita a rimanere in Messico, dove il clima è splendido, le senoritas sono belle e gli amici leali, un malinconico Tex risponde: “c’è un problema: non mi piace la Tequila”. Malinconia, ironia, amicizia virile, tutte condensate in poche righe, molto belle. Se GLBonelli era un romanziere prestato al fumetto e mai più restituito, possiamo ben dire che Boselli è un autore di letteratura disegnata che potrebbe tranquillamente passare alla letteratura “tradizionale”. Inoltre, quando Tex torna a fare il ranchero, lo fa per “mettere la testa a posto” e “realizzare il sogno di mio padre”: in queste parole traspare un Tex che, a dispetto delle tante esperienze passate, ragiona ancora come un ragazzo, vuole soddisfare i sogni del padre ed è ancora in grado di compiere scelte sbagliate, come lui stesso ammette. E poi questa pagina: “Due brevi anni di felicità. I più sereni della mia esistenza. Dopo lunghi anni di solitudine e di violenza, dopo una giovinezza bruciata nella rabbia e nella vendetta, improvvisamente mi si chiudeva una realtà diversa. Le ferite del mio animo si erano rimarginate. Potevo ripensare agli avvenimenti trascorsi, ai miei cari assassinati, ai miei amici morti in guerra, alle persone che avevo ucciso, senza provare rancore né odio. Ero in pace con me stesso”. Ci ho tenuto a riportare questi stralci (sono stralci, non è la trasposizione completa delle parole scritte da Borden) perché, oltre ad essere molto belli, mi hanno fatto pensare per la prima volta al portato di umanità che la prima parte della sua esistenza ha lasciato su Tex. Siamo soliti pensare a Tex come a un personaggio assolutamente positivo, rigoroso e giusto. Infallibile e inflessibile. Una roccia di granito contro cui tutto e tutti vanno a sbattere. Una volontà non piegabile da alcuna avversità. Le parole del romanzo rompono però il consueto schema e danno un’altra immagine di Tex: le avventure di GLB erano troppo serrate, troppo veloci per far intuire che anche l’animo del suo ranger potesse essere pieno di scorie. Parenti uccisi, amici morti in guerra, omicidi che Tex era stato costretto a compiere. Scorie, appunto. Veleni, nel suo animo. Non ci avevo mai pensato. Anche Tex ha bisogno di smaltirli, come un uomo qualsiasi, e lo fa nella riserva, nella sua nuova casa, accanto a sua moglie. Pagina lirica, che induce a riflessioni che su un personaggio come Tex uno non farebbe mai. Sulla cronologia, possiamo tornarci quante volte vogliamo. Ma il fatto che il romanzo sia introdotto da Sergio Bonelli in persona, fa pensare che anche l'editore fosse sostanzialmente d'accordo con quanto proposto dal futuro curatore della serie.
  22. L'incompetenza è diventata un valore. Consente di assurgere alle massime cariche politiche. Ma questa è solo la punta dell'iceberg di una società che, nel tutelare i propri figli attaccando la scuola e gli insegnanti senza un minimo di autocritica, ha aperto le porte alla faciloneria e a un certo lassismo, che hanno preso il posto del rigore e della professionalità (si vedano i medici curanti di oggi se rapportati a quella di una volta, come altro esempio). Se impera la cultura dei diritti e non dei doveri, se siamo scusati di ogni cosa sin dalla tenera età, non possiamo aspettarci nulla di diverso da quello che sta accadendo e a cui assistiamo. L'altro giorno, per tornare in Topic e non incorrere nelle ire dei moderatori, un articolo del Corriere della Sera di Ernesto Galli della Loggia criticava pesantemente il libro "M il figlio del secolo" di Antonio Scurati, un romanzo biografico in tre tomi su Mussolini. Galli Della Loggia è stato feroce non solo verso l'autore, che ha commesso errori storici marchiani, ma anche nei confronti della "devastante mancanza di editing nel nostro paese". Il succo era questo: l'editing non c'è più, perché se ci fosse, alla Bompiani si sarebbero accorti di imprecisioni così gravi. Se invece c'è stato, ancora peggio, perché significherebbe una totale impreparazione e addirittura l'incapacità di sapersi orientare nei nostri orizzonti storici. Ora, se già le case editrici e gli intellettuali incappano in topiche pazzesche, volete che un ministro sappia con chi l'Italia ha combattuto in guerra? Gente come Canzio non ce n'è più, e da qui i refusi ripetuti della Sbe di oggi. Ché i refusi c'erano anche prima, ma oggi sono innumerevoli, in linea con i tempi. In questa accusa rientra appieno anche la mia generazione (ho quarant'anni); ogni tanto mi consolo dicendo che almeno io, a differenza di altri, ne sono consapevole... E comunque concordo che i fumetti siano maestri di vita. Determinati valori che oggi informano la mia vita mi vengono non solo dai miei genitori o dell'educazione scolastica (sempre più precaria) ma dai modelli di vita, forniti anche dai fumetti (penso soprattutto ai Tex, Dylan Dog e Topolino della mia infanzia). E non solo i valori, anche le passioni vengono da lì: il West, i vampiri, la Storia, l'Irlanda dell'oca selvaggia...
  23. Penso che la crisi del medium fumetto porti poi a queste necessità: stringere la cinghia, voler fare le nozze coi fichi secchi, pensare al conto economico e non alla qualità delle storie. Dispiace, anche se la sensazione è che la decadenza del fumetto e della sua industria sia contestualizzata in una decadenza generale, dalle scelte elettorali alla svendita delle aziende italiane, con un'incuria e superficialità generalizzate, una cultura dei diritti e non dei doveri. Ovvietà, banalità, ma anche tristi realtà. Scusate l'OT, invito anche Ken a chiuderlo qui.
  24. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Capisco quanto dice Andrea. E capisco anche quanto dicono Borden e Pecos. Forse la domanda potrebbe essere la seguente: se Manfredi avesse prima scritto il soggetto (perché, Mauro, hai scritto che Manfredi non ne presenta(VA): a proposito, perché l'uso dell'imperfetto? Non scriverà più su Tex?), Borden gliel'avrebbe accettato o bocciato? Mauro, ti chiedo di non rispondere alla domanda, non sarebbe giusto nei confronti di un collega. L'ho posta solo per chiarire le perplessità di Andrea: bisognava vedere cosa sarebbe accaduto se ci fosse stato un soggetto, ma poiché non c'era... amen. Si va sul Maxi. Con tanti saluti ai sogni di far risplendere questa collana.
  25. Direi che, se aggiungessimo all'assenza di editor (a tutti i livelli, riprova ne è l'esempio in argomento) anche le dimissioni di Boselli, la SBE (retta soprattutto da Tex) andrebbe in fumo. E tu non permetteresti mai che il lavoro di una vita dei due Bonelli e collaboratori e il patrimonio culturale rappresentato dalla casa editrice vada in malora. Quindi, non sei credibile, Mauro
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