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Magic Wind

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Messaggi pubblicato da Magic Wind

  1. Volume molto bello, soprattutto per i disegni di Rotundo - al netto della copertina, che per me gli è riuscita male, con quel Tex che sembra rachitico - che adotta realmente una riuscita impostazione della tavola "alla francese" (lui per quel mercato ci ha lavorato parecchio) e poi si fa da solo anche tutta la colorazione.

    Graficamente, un albo ineccepibile.

     

    La storia di Ruju sarebbe più che buona, con una bella aria da spaghetti-western e la teatralità della scommessa dei 4 bounty killers*;  dico “sarebbe” perché il finale con Tex che dopo settimane di marcia nel deserto arriva a scagionare l’innocente mentre questo ha già il cappio al collo è il classico “salvataggio finale all’ultimo secondo” di Ruju che fa accrescere il climax della storia quanto in maniera inversamente proporzionale ne inficia la plausibilità.

     

    * vorrei davvero capire perché su Tex viene utilizzata la brutta definizione BOUNTY HUNTER anziché la più efficace BOUNTY KILLER, che è quella usata da sempre nel lessico cinematografico / fumettistico italiano, oltreché in questo caso quella filologicamente più corretta,visto che i 4 cacciatori di taglie vogliono uccidere il ricercato e non consegnarlo all’autorità giudiziaria.

     

    Piccola curiosità: nelle bio finali viene riportato che Rotundo ha lavorato agli storyboard del film Crusades di Verhoeven, ma quel film non è mai stato realizzato (ciò non toglie che magari Rotundo possa averci lavorato lo stesso in fase di pre-produzione).

  2. Questa storia non è affatto male. Ruju stavolta mi è sembrato decisamente sul pezzo.

     

    E’ un racconto che recupera lo schema narrativo dei suoi lavori più riusciti, quel “Tex-noir” con cui aveva esordito sulla serie, inquadrando il personaggio da una propria personale e originale angolazione. Il Tenente Lagarde, il co-protagonista di questa storia, ricorda infatti altri personaggi tormentati e perseguitati dal passato come il ranger Jack Loman, il bandito redento Guillermo Blanco o il meticcio Makua.

     

    Altro aspetto positivo, che avevo già sottolineato riguardo al primo albo: il modo corretto con cui Ruju fa muovere la coppia Tex - Carson. Per due albi vivaddio non ho letto il vecchio cammello lamentarsi che ha freddo, che ha fame o che gli fanno male i piedi.

     

    Buona la struttura della storia che scorre su diversi binari paralleli che si incrociano sul finale. E’ un metodo narrativo che non fa calare la suspense.

     

    Le criticità della storia sono in certe scorciatoie un po’ facili (tipo Carson che si fa scappare Big Frank, cosa che può starci ma che magari bisognava costruire in maniera più credibile) e nel tempismo con cui tutti gli eventi alla fine si incastrano perfettamente tra di loro. Intendiamoci, l’arrivano i nostri è un classico della narrativa avventurosa ma Ruju tende un po’ ad abusare dei salvataggi dell’ultimo secondo, che fanno sicuramente spettacolo, ma anche alzare pericolosamente la soglia della sospensione dell’incredulità.

     

    Il bianco e nero potente ed espressivo del Maestro Font è perfetto per una storia del genere, sia nella rappresentazione degli ambienti, che nel caratterizzare i personaggi, anche se nel finale ho notato qualche tavola un po’ “tirata via” (forse anche lui, come Venturi, ha dovuto consegnare in fretta?).

    • +1 4
  3. <span style="color:red">17 ore fa</span>, Jeff_Weber dice:

    Ai tempi di Lazarus Ledd, in effetti Bocci è molto più "arioso", 

     

    Probabilmente su Lazarus Ledd lo pagavano di meno che su Tex, e quindi doveva consegnare di più. :P Battute a parte e premesso che a me Bocci piace molto, concordo sul fatto che certi disegnatori stanno esagerando col "virtuosismo". Oltre ad "appensantire" delle tavole che comunque sono disposte in rigida gabbia bonelliana, quindi già di per sè poco ariose (sarebbe diverso il discorso per gli album alla francese), per me è anche fatica sprecata: la gran parte dei dettagli va persa con la riduzione della tavola per la stampa (basta confrontare una tavola originale con una pubblicata). Se poi ci aggiungiamo che certi albi ultimamente sono pure stampati male (mi ricordo il Deadwood Dick di Frisenda, ad esempio)... 

  4. Il 13/3/2024 at 06:48, Diablero dice:

    Articolo che mi ha fatto un po'... girare le scatole.

     

    Non per l'articolo in sé, che anzi mi segnala una cosa che non avevo notato, ma appunto per quello che segnala: la sistematica SOSTITUZIONE di copertine di Villa alle copertina "classiche" di Galep... 

     

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    E lo fanno persino quando si ristampano le storie classiche dello stesso Galep!

     

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    Che senso ha?

     

    Villa è un bravissimo copertinista e siamo stati fortunati a trovare un simile sostituto per Galep, ma la sostituzione ha una DATA PRECISA: il momento in cui le storie iniziano ad uscire in prima edizione con le sue copertine! Quindi va benissimo la copertina di Villa per "il Passato di Carson", ma che senso ha usare la sua copertina per "Montales" che raccoglie tutte storie disegnate da Galep?

     

    la nuova direzione della Bonelli è convinta che i bambini che stanno comprando Tex a frotte si trovino spiazzati a vedere una "strana" copertina di un certo Galep al posto di una di Villa?

     

    O si sono tanto fissati sull'idea dell'avere "una immagine unica" di Tex che vogliono cancellare le vecchie copertine di Galep, non abbastanza "moderne"?

     

    O forse, più semplicemente... sperano che i lettori che hanno già quelle storie si ingannino e ricomprino lo stesso volume con una copertina diversa?  :lol:

     

    Bah, comunque, contentissimo di avere quelle storie in originale, con le storie originali. per le ristampe mi compro l'anastatica settimanale, pur con i suoi errori mi dà molta più fiducia di questa direzione Bonelli...

     

     

     

    Senza contare che le copertine di Galep per quanto più "vintage" sono molto più evocative di quelle di Villa scelte per rimpiazzarle.

    Proprio la settimana scorso ho comprato uno di questi tomi da regalare a mio nipote di 11 anni per "iniziarlo" a Tex (ci sono già riuscito con Zagor): ero indeciso tra quello che raccoglie L'idolo di smeraldo e La maschera di ferro e quello con Diablero e Il fiore della morte. Il primo non aveva la cover originale ma quella di Villa, qundi ho scelto il secondo.

    • +1 1
  5. 28 minuti fa, Hellingen dice:

    Hai fatto una scelta rispettabilissima sia chiaro ma forse un po' particolare.

    Si dice che quella copertina sia un montaggio dato che Magnus non fece in tempo a realizzarla come avrebbe voluto. Non so se è vero, forse qualcuno può confermare. 

     

    La copertina originariamente pensata da Magnus doveva essere questa... 

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    • Grazie (+1) 1
  6. Ottima storia. Una delle migliori pubblicate negli ultimi anni sulla collana regolare (anche se è un bis).

     

    Mi è sembrata, però, più una storia dello young Tex della serie Tex Willer, per il ritmo più brioso e i dialoghi più coloriti, che non del Tex classico della serie regolare.

     

    Non amo particolarmente questo volere coprire a tutti i costi ogni buco della continuity, però in questo caso il risultato è ben riuscito e rispettoso delle storie originali.

     

    Molto buono Dotti, grande matita popolare capace di coniugare qualità e quantità.

  7. Non so se Boselli abbia mai visto la serie Tv The Terror (o letto il romanzo di Dan Simmons che ne è all’origine), però le vicende narrate sono molto simili.

     

    Per quanto mi riguarda, purtroppo, questa quadrupla è stata una discreta delusione. Non dico non raggiunga la sufficienza, però considerando la storia sul passaggio a nord-ovest che Boselli aveva scritto per Zagor (L’esploratore scomparso, capolavoro assoluto), o anche quella al Polo Sud (Antartica, ottima), qui il risultato finale onestamente non mi pare a quei livelli.

     

    Anche in questa avventura ci sono moltitudini di personaggi, ma mentre nelle storie sopra citate tutti erano sbozzati e gestiti adeguatamente qui tanti sembrano inseriti senza apparenti necessità (ad esempio Dallas e il moroso, francamente insopportabili), se non quella di fungere da carne da macello per il bodycount, che peraltro raggiunge vette elevatissime. E qui siamo al secondo punto critico, nel senso che in più di qualche tratto questa avventura artica mi è sembrata un crossover con Dampyr (i mostri che tagliano gole e smembrano corpi con artigli e zanne affilate mi hanno ricordato proprio i vampiri dampyriani). Il fantastico in Tex ha da sempre diritto di cittadinanza, ma qui forse si è esagerato un po’, anche con squartamenti e sgozzamenti vari, che non mi sono sembrati esattamente in linea con il mood della serie, e il risultato finale è una storia un po' "sui generis".

     

    Anche la caratterizzazione dei pards è abbastanza rivedibile. Kit Carson viene descritto come il pasticcione che si fa sempre scoprire, che viene lasciato indietro se c’è da correre e fare sul serio, che si lamenta e pensa sempre a mangiare: sembra quasi Cico. Tiger Jack, invece, è costantemente in modalità “grande scopritore di tracce”.

     

    Bruzzo inizia disegnando come Ticci in Sulle piste del Nord ma nel corso dei 4 albi cambia completamente stile e nel finale mi ha ricordato gli Esposito Bros.

    • +1 1
  8. Mi spiace, ma per me questa storia non funziona da qualunque lato la si guardi.

     

    Non funzionano i disegni di Laurenti, al limite dell’impubblicabilità e nettamente sotto agli standard della testata. Se nei primi piani qua e là si può ancora riconoscere la mano del grande disegnatore (che fu), nelle scene d’insieme è un guazzabuglio di fisionomie storte, anatomie sghembe, posture sbilenche, il tutto inchiostrato con un tratto così grosso da risultare quasi caricaturale.   

     

    Non funziona come ritorno di Manuela Montoya, il cui rapporto con Kit era stato tratteggiato da GLB con grande delicatezza ma nello stesso tempo con toni adulti - fino a venire sciolto con quel clamoroso, magistrale anticlimax -, e che qui viene sostituito dalle schermaglie amorose di due ragazzotti con cadenze da romanzo Harmony in salsa tex-mex.

    E mentre GLB, da quel gigante della narrativa qual era, riusciva ai margini della vicenda avventurosa a parlare di un amore osteggiato dalla differenza di razza e di classe, dal patriarcato e dall’ansia di libertà di Kit, Boselli invece scade nella pochade (vedi la scenetta piccante). A mio modo di vedere, una banalizzazione non da poco.

     

    Non funzione come storia di Tex e, più in generale, come storia a fumetti, appesantita da una sceneggiatura arzigogolata e contorta, che rende estenuante la lettura, e da dialoghi artefatti e ampollosi che raccontano di un piano cervellotico e implausibile.

     

    La considero una delle peggiori sceneggiature mai scritte da Boselli per Tex (insieme a quella del maxi di Fernandez) e nella combinazione testi-disegni una delle peggiori storie di Tex in assoluto (le ciofeche di Nizzi se non altro erano disegnate bene).

    • +1 1
  9. Questa storia non sarebbe nemmeno male, togliendo le ultime 50 pagine.

     

    Il primo albo e mezzo procede senza particolari guizzi ma in maniera corretta e gradevole, sembra quasi una storia di Nizzi degli anni ‘90 con Tex e Carson che arrivano in città e grazie a un colpo di culo di fortuna dopo l’altro vengono immediatamente a capo dell’intrigo. Interessante il personaggio del pistolero vudu, che sembrerebbe uno di quegli avversari di livello che ogni tanto Ruju tira fuori dal cilindro.

     

    L’ultimo mezzo albo, purtroppo, sbraca completamente - e direi clamorosamente - mettendo in pista streghe, zombi, incantesimi, possessioni e chi più ne ha più ne metta. Obiettivamente, una delle cose più involontariamente trash mai viste su Tex.

     

    Unica nota positiva i disegni di Ramella, per me sempre molto buoni. Un disegnatore che si merita ampiamente l’arruolamento nella testata ammiraglia della Bonelli.

  10. Questa purtroppo è una storia che presenta una successione davvero fuori misura di passaggi narrativi forzati e poco plausibili - Tex e Carson che capitano sempre al momento giusto (manco avessero un cronometro), la decisione di Colter di correre nel luogo del massacro facendosi seguire dai nostri che non ha nessun senso logico, l’accordo tra Colter e il Siat che non sta minimamente in piedi, il finale con il provvidenziale omicidio-suicidio che è forse la cosa più ridicola -, però bisogna dare atto a Ruju di riuscire a giostrare la vicenda in modo fluido e scorrevole mixando assieme la giusta carica di mistero, un po’ di violenza forse più dylangoghiana che texiana (schiene e teste spezzate come fuscelli), una congrua dose di azione con sparatorie e scazzottate e i 2 pards messi bene al centro dell’azione, caratterizzati correttamente e che agiscono e interagiscono senza errori.

     

    Mi ha dato enormemente fastidio il recupero del personaggio di Colter, messo fuori gioco nella storia degli Eroi di Devil Pass e che qui vediamo tranquillamente in procinto di scatenare una nuova guerra indiana. Una volta di più, non capisco questo continuo e pernicioso rivangare, manipolare e sabotare le vecchie storie classiche. Tra le varie criticità del Tex attuale questa è sicuramente quella che mi fa più incaxxare!

     

    Notevolissimo Benevento, sia negli ambienti che nei personaggi che nella sua personale versione del Tex villiano.

    • +1 1
  11. Storia che mi è sembrata rispecchiare pregi e difetti dell’attuale produzione di Burattini per Zagor.

     

    La sceneggiatura è abbastanza ritmata anche se sorretta da una trama molto basica, c’è l’immancabile e pesante sconfinamento nel fanta-horror e la caratterizzazione dei personaggi è piuttosto impalpabile, in modo particolare quella degli antagonisti.

     

    (Piccolo inciso: dopo Faraci speravo di non vedere più su Tex i banditi scemi che si sparano tra di loro come nei più dozzinali sottoprodotti dello spaghetti-western; per me la grandezza di Tex anziché dalle lodi di chi gli sta attorno - come usano diversi autori - viene più efficacemente fatta risaltare dalla levatura dei suoi avversari, ma se questi sono tanto stupidi da spararsi tra di loro la stessa statura di Tex svapora completamente)

     

    Come altri esordienti sulla serie Burattini non sapendo bene come maneggiare Tex lo fa troppo musone, ma perlomeno la caratterizzazione dei pards è scevra da errori, diciamo senza infamia e senza lode (o meglio ancora: non pervenuta).

    Forse il personaggio che gli è riuscito meglio è El Morisco, non a caso quello più vicino alle atmosfere zagoriane, mentre Eusebio viene caricato eccessivamente in modalità profeta di sventure. E’ lo stesso errore di "over-characterization" che molti fanno con Carson: siccome ogni tanto Carson brontola glielo fanno fare ogni volta che compare, siccome Eusebio è uno jettatore ogni battuta che pronuncia deve portare jella.

     

    Avrei dato una sforbiciata anche al numero dei personaggi: troppi e non tutti funzionali alla trama.

     

    Rubini è bravo ma il suo attuale stile “graffiato” mi ispira molto meno di quello morbido e “andreucciano” degli esordi.

  12. Il primo albo non è male.

     

    Ruju, a differenza di Boselli, il cui background - come si evidenziava sul topic del ritorno della Tigre Nera -,  è soprattutto quello dei romanzi ottocenteschi, ha invece l’imprinting della letteratura e del cinema noir e “pulp”.

    La perdita di memoria, le amnesie, la rimozione degli eventi traumatici e la frammentarietà dell’io (quello del tenente delle Giubbe Rosse) sono appunto elementi centrali di questo tipo di narrativa.

     

    Detto questo, uno dei maggiori meriti di Ruju per me è quello riuscire a giostrare bene la coppia Tex - Carson, cosa che non riesce a tutti gli sceneggiatori (in compenso è meno a suo agio con la gestione dei 4 pards). Anche Boselli ultimamente mi pare essersi adagiato su una versione di Carson pigro, lamentoso e crapulone un po’ alla Nizzi.

     

    Concordo con chi mi ha preceduto che Ruju sta forse eccedendo con i villain “sopra le righe” (anche se questo Boucher finora non mi sembra esagerato come quello con l’artiglio alla Wolverine di qualche storia addietro).

     

    I disegni di Font sono sempre uno spettacolo per gli occhi.

    • +1 1
  13. Il 28/2/2024 at 21:49, Leo dice:

    Il mucchio selvaggio non c'è solo nella  scena finale, ma anche nella sequenza, drammatica e bellissima, della processione di sangue. Sono omaggi ma al contempo sono scene perfettamente incastonate nella storia, non sterili rimandi ma momenti centrali delle vicende narrate. 

     

    Boselli, però, non è mai stato così apertamente "citazionistico" (al limite cita i classici letterari, raramente i film) e nemmeno così iper-violento. Io all'epoca mi ero fatto l'idea che in questa storia ci fosse stato anche lo zampino di Maurizio Colombo (all'epoca Boselli e Colombo collaboravano su Zagor - ad esempio con lo speciale Anima nera, altra storia molto violenta - e ovviamente su Dampyr, che sarebbe nato di lì a poco). Anche I sette assassini è un'altra storia che mi aveva dato questa impressione, lo stile mi ricordava quello delle storie scritte in collaborazione dai due. Ovviamente si tratta solo di mie congetture ...

  14. <span style="color:red">3 ore fa</span>, juanraza85 dice:

    Note di particolare merito per Kit Carson, sempre sul pezzo e pronto ad approfittare di qualsiasi errore del nemico (vedasi quando, nel bel mezzo della lotta, riesce ad impadronirsi temporaneamente della Gatling),

     

    Come il vecchio William Holden nella battaglia di Bloody Porch

     

    William Holden mans Browning M1917 machine gun The Wild Bunch 8x10 inch  photo - Moviemarket

    • +1 1
  15. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Carlo Monni dice:

     

    Ti è passato per la mente che magari glielo hanno chiesto di fare un Texone e la sua risposta sia stata: "No, grazie . 224 pagine per me sono troppe."?

     

    Mi è passato per la mente, ma essendo lui abbastanza un habitué della Bonelli (ha disegnato di recente pure per Zagor), una risposta di questo tipo mi suonerebbe abbastanza strana. Sai per certo che gli è stato offerto il Texone, o la tua è solo una supposizione?

  16. Dovrebbe essere l'ultimo Texone scritto da Nizzi (il successivo Il profeta Hualpai credo sia precedente), e mi sa che è proprio il peggiore (Tex che tradisce il fratello di sangue Cochise è proprio una delle pagine nizziane più nere)

  17. Ho trovato carine entrambe le storie.

     

    Quella che mi è piaciuta di più è quella di Ruju: veloce, briosa, brillante e impreziosita dai disegni di un Saudelli che è come sempre impareggiabile nel far “recitare” i personaggi (soprattutto quelli femminili).

    Qui però mi tocca aprire una parentesi: ci si lamenta sempre che non ci sono più grandi autori disponibili a cimentarsi con il Texone e si arruola uno come Saudelli (uno dei grandi autori italiani degli anni ‘80 e ‘90: Porfiri, La Bionda, ecc.) per fargli fare una storiella di 70 pagine pubblicata in un Magazine???

    Mi pare che ormai la filosofia dei Texoni sia andata completamente a farsi benedire: non più una vetrina per grandi disegnatori extra-serie che danno la loro versione del personaggio, ma una sorta di premio fedeltà per i disegnatori interni della serie.

     

    Carina anche la storia di Boselli-Bocci, anche se, forse per deformazione professionale, sui vampiri Boselli gioca molto con le atmosfere alla Dampyr: zanne, artigli, poteri mutaforma, eccetera.

    Curioso l’inciso che chiarisce che Eusebio ha origini sia maya che azteche: tempo fa, non ricordo a proposito di quale storia, era nata una piccola polemica perché Boselli aveva attribuito a Eusebio origini azteche piuttosto che maya o viceversa, e probabilmente con questo escamotage ha voluto chiudere la questione dando un colpo al cerchio e uno alla botte (per me dovrebbe fregarsene di queste fisime, ma tant’è).

  18. <span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

    se pensi poi che Magnus era molto più bravo di Serpieri...).

     

    In linea generale si, ma a disegnare il west Serpieri è molto più bravo di Magnus (infatti per il suo Texone gli scrissero una storia notturna con sette cinesi e passaggi segreti).

     

    E il cartonato di Serpieri è l’unico che merita anche per i testi, il solo che osa qualcosa di nuovo e che tenta veramente di fare una storia di Tex “alla francese”, gli altri contengono delle normalissime storie di Tex adattate al formato più grande con quasi sempre gli stessi disegnatori della serie regolare. Quindi o trovi dei disegnatori come Breccia che con la loro arte riescono a trascendere la sceneggiatura, altrimenti è un’operazione che nemmeno per me ha più di tanto senso, se non appunto quello di vedere dei bei disegni (ma come giustamente osservi quasi tutti gli artisti coinvolti hanno fatto di meglio altrove).

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