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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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Messaggi pubblicato da ymalpas

  1. Ho letto anch'io, con un colpevole ritardo, l'inedito attualmente in edicola. Una sola domanda: perchè Nizzi le sue storie non le scrive tutte così ?Mi devo cospargere il capo di cenere in quanto dopo un primo albo monotono e a dir poco noioso, il secondo si dimostra pienamente all'altezza del mito texiano. Dove il precedente aveva preso "cinque", questo "Sangue in paradiso" merita davvero un bel "sette" come voto, dimostrandosi l'albo di Nizzi più riuscito della fascia 500, se escludiamo ovviamente il numero 501. C'è molta, tanta azione, un Tex che predilige le vie spiccie, i metodi violenti sbrigativi, che si fa beffe di una ventina di avversari senza che nessuno dei suoi "exploits" risulti in qualche maniera artefatto ( come invece appariva, solo per citare un esempio, nell'albo "Moctezuma" ). Kit Carson si dimostra anch'egli degno del suo mito, per una volta non è la solita macchietta, ma il vecchio ranger che come la volpe, si intruffola nel pollaio seminando il terrore tra i pennutti: onore e merito al "vecchio cammello". Se c'è qualcosa che non va in questo albo è il finale. Certo Nizzi ha il merito di sorprendere il lettore con una conclusione che niente lasciava sospettare. Ma è pur vero che ha sacrificato un personaggio che non era suo: la morte di Elia Glendon lascia l'amaro in bocca ma è pur vero che è pienamente giustificata dal suo pazzo fanatismo. Comunque Nizzi assolto, anche perchè indubbiamente questa passerà ai posteri come l'ultima storia di Tex alle prese con i miti quaccheri di "Terra promessa". Una gran tirata d'orecchi merita invece il bravissimo Rossi, tanto di cappello per un lavoro grafico davvero encomiabile: ma perchè inserire quell'atroce vignetta che mostra i cadaveri carbonizzati di Elia e Rhonda ?Incredibile che una cosa simile non sia stata passata al vaglio della censura!

    • +1 1
  2. Il nostro Wasted si mostra forse troppo oltranzista nella sua critica all'opera di Claudio Nizzi.

    Dire che Nizzi non era adatto a Tex fin dall'inizio non solo è errato ma controproducente ai fini della discussione.

    Nizzi aveva tutti i numeri e riusci a portare una ventata d'aria fresca nella serie che da alcuni anni aveva cominciato a perdere lettori.

    Il Tex della fascia duecento, è impossibile che tu lo abbia dimenticato caro Antonio, subiva le critiche degli aficionados almeno quanto quello dei nostri giorni: erano i tempi di "Sasquatch", di "Cruzado", de "La scogliera dell'orrore", del pessimo "Ritorno di Mefisto" solo per citare qualche titolo a memoria.

    Quanti dei vecchi lettori "tradizionalisti" smisero di comprare il loro fumetto preferito perchè non lo riconoscevano più ?

    Fu una crisi terribile che ogni vecchio lettore che l'ha vissuta non dovrebbe sottovalutare.

    Il calo delle vendite fu allora indubbiamente notevole.

    Fu Claudio Nizzi a riportare un p? di acqua al mulino. Forse qui sono io che esagero, ma alcune sue pregevoli storie evitarono il tracollo.

    Al "Vendicatore mascehrato", all'inguardabile "Foresta pietrificata", alla dubbia "Un mondo perduto" succedettero storie che ridestarono l'interesse: "Il ritorno del Carnicero", "I delitti del lago ghiacciato", "Fuga da Anderville"...

    Certo che lette oggi sentono un po' il peso degli anni, come d'altronde molte dello stesso Bonelli. E' un discorso che rientra nella logica, ma non giustifica il ridimensionamento dell'ottimo lavoro del Nizzi di quegli anni.

    Pu? non piacere, ma se Tex è ancora in edicola, lo dobbiamo a un centinaio di numeri, quelli della fascia trecento, che tra alti e bassi ( nessuno lo nega ) hanno traghettato Tex fino ai giorni nostri.

  3. No, non è assolutamente vero :P Solo che date le anteprime sul sito della SBE, con tanto di tavole, a maggio e giugno ci sarà la storia di Seijas, a settembre l'albo del sessantennale, da ottobre a dicembre la tripla di Bianchini e Santucci. Nessuna notizia invece della storia che coprir? i mesi di luglio e agosto. Potrebbe ( e spero che lo sia ) essere proprio la vostra. Potrebbe essere anche quella disegnata da Font. Probabilmente neanche Sergio Bonelli lo sa in questo momento. Comunque voi dovreste saperne più di me B)

  4. Nella storia "Il grande intrigo" c'è un vecchio banchiere che consegna nelle mani di Carson una borsa piena di aquilotti, lasciando intuire che Tex non ha nessun problema di liquidit?. Nell'albo "San Francisco" noleggiano per una cifra spropositata il veliero di Billy Bart per non lasciarsi sfuggire Barbanera, che ha appena rapito Kit Willer e mandato quasi all'altro mondo il povero Tiger Jack. Dove trovano i soldi ?Chiedetelo a Dugan il bandito...

  5. Immagine postata


    La storia del fumetto italiano nelle storie di Tex,

    l'eroe per antonomasia

    raccontata dal suo editore, SERGIO BONELLI


    Saggio a cura di Franco Busatta, redattore della Sergio Bonelli Editore
    Casa editrice: Punto zero
    Anno di pubblicazione: 1998
    Pagine: 144



    La recensione di uBC:


    Come il sottotitolo ("Storia di un Eroe e del suo Editore") lascia intuire, il libro è una lunga intervista a Sergio Bonelli condotta esclusivamente sul piano del ricordo personale e priva di ogni pretesa di esaustivit?. Le tappe editoriali di Tex (e della casa editrice) costituiscono esclusivamente il background sul quale Sergio Bonelli costruisce, aneddoto su aneddoto, la sua personale biografia.

    Bonelli rompe subito gli indugi e confessa apertamente che il personaggio di Tex, la colonna della casa editrice, non è in cima alle sue preferenze, anzi racconta delle sue enormi difficolt? a scrivere storie del ranger nel momento in cui si è trovato a dover affiancare il padre nella conduzione della serie. La differenze caratteriali fra Sergio e Gianluigi sono il tema portante di tutta la prima parte del libro e risulta molto interessante leggere come Sergio abbia gestito il rapporto con il padre, che spesso egli appella esclusivamente con il cognome, quasi a voler esorcizzare una personalit? così ingombrante.

    L'esordio di Un ragazzo nel Far West e del Giudice Bean (i primi personaggi di Bonelli) sono descritti da Sergio con la stesso affetto che riserva alle sue creature più riuscite, Zagor e Mister No. Egli non si sofferma tuttavia troppo a lungo sulla sua attività di sceneggiatore, anzi, i suoi ricordi sono spesso rivolti ai colleghi, non esclusivamente di casa Bonelli. Costellano infatti la narrazione, numerosi commenti (meglio dire apprezzamenti) agli autori ed agli editori concorrenti che in quello stesso periodo animavano il settore dei fumetti.

    Gli anni più recenti, con il racconto della genesi di ognuno dei character che oggi compongono la scuderia delle testate bonelliane (comprese le matricole Magico Vento e Napoleone), costituiscono l'ultima parte della pubblicazione, al termine della quale, Bonelli si congeda dal lettore apponendo simbolicamente la propria firma in calce all'ultima pagina.

    L'interesse costituito da questa ultima pubblicazione è notevole, ma ci sembra necessario rilevare un piccolo difetto di fondo: il ritratto di Sergio Bonelli che ne esce sembra (ci sia perdonato il termine) "artefatto". Il character descritto da Busatta sembra proprio un eroe dei fumetti, con tutti i suoi tic, le sue manie (il vecchio juke-box della redazione, descritto nell'introduzione, sarebbe perfetto per accompagnare i momenti di riflessione dell'eroe) e il suo essere così dannatamente "politicamente corretto"...

    Ma tutto sommato questo resta solo un peccato veniale...



    Libro consigliato. E' di facile reperibilit? a quanto mi è dato constatare, se vi capita una decina di euro ben spesi.

  6. Eh no! Carissimo. I tre gallinacci un tempo non sarebbero mai riusciti a penetrare all'interno del vagone e comunque Tex e Carson non li avrebbero mai attesi comodamente seduti. Inoltre Nizzi si sarebbe potuto evitare una frase tipo "via le pistole"... come è piccolo esempio: uno dei banditi tiene in ostaggio un passeggero i due pards sono costretti a cedere al ricatto. C'è invece da parte di Nizzi solo un piccolo tentativo di giustificare l'arrendevolezza dei due pards quando invece ab?vrebbe dovuto tentare di costruire qualcosa di più elaborato, ricorrendo a qualche escamotage narrativo, cosa che anticamente gli riusciva benissimo!Questo è un autore stanco che non ha voglia di scrivere, che non ha voglia di inventare qualcosa che possa stupire in senso positivo il lettore. Per anni non ho letto questo albo, arrivavo sempre a questa scena e mi bloccavo, che tu ci possa credere o no. Il resto della storia, ora che l'ho letta tutta non è neanche malaccio ma basta un solo episodio a rendermela tuttora indigesta.

  7. L'analisi di Jim è molto interessante e mi trova perfettamente d'accordo. Ma come dice Segnalidifumo, anche per me è difficile credere che Giovanni Bonelli avesse pianificato il quartetto così come lo conosciamo oggi. Kit Carson all'inizio non era un vero pard. Non era neppure poi così vecchio. Ha ancora i capelli, i baffi e il pizzetto neri ( caratteristiche fisiche che ritroviamo fino al numero 10 intitolato "Il tranello", ovvero al primo numero dell'albo a striscia della terza serie datato 22 maggio 1951 intitolato "L'orma della paura" ). Bonelli lo introduce nella serie perchè è uno dei pochi personaggi storici del west conosciuti allora in Italia ( vedi il Carson di Rino Albertarelli che, se non mi sbaglio, fa la sua comparsa nelle edicole italiane nel 1936 ). Solo in un secondo momento l'autore pensa all'importante risorsa narrativa che il personaggio può rappresentare nell'economia della serie e da grande lettore di feuilleton e romanzi d'avventura, pensa subito alla spalla di Sandokan, Yanez de Gomera... i due protagonisti del ciclo dei Pirati della Malesia salgariano.( In un interessante articolo pubblicato su ubc. fumetti. com si analizzavano tutti gli aspetti in comune tra questi romanzi e gli albi di Tex! )La figura di Kit Willer è anch'essa tardiva e come già specificato nel topic a lui dedicato, è un personaggio che nasce sull'onda del grande successo riportato da altri eroi adolescenziali, come il Piccolo Sceriffo, Capitan Miki e i tanti di cui adesso si è perso il ricordo. Solo col tempo dunque è venuta a crearsi l'alchimia descritta da Jim, che non mi sento di contestare minimamente.

  8. Ricambio il saluto, benvenuto Montales!La discussione è apertissima. Possiamo discutere di tutti gli aspetti della scrittura di Nizzi, dire la nostra sui tanti perchè... Scegli dunque tu stesso in tutta libertà.

  9. La supervisione è Non era di GL Bonelli, ma nell'ordine di:1) Sergio Bonelli2) Decio Canzio3) Tiziano SclaviFino a quando si può parlare di un'ottimo Nizzi ?Prendiamo una delle storie da te citate "Yukon Selvaggio"... Primo albo irresistibile... scritto negli anni antecedenti alla famosa crisi, quindi prima del 1992. I due albi successivi è Post crisi, cioè penosi. Nel 1994 abbiamo una signora storia: "La ballata di zeke Colter". Capolavoro, ma anche questa sceneggiatura è sicuramente antecedente al 1992. Altre storie del periodo sopra la media ?"Delitto nel porto" riletta oggi con una certa attenzione rivela tanti difetti, ma la lettura è ancora scorrevole, tanto che questi passano quasi inosservati. L'idea alla base del soggetto non è di Nizzi, comunque."L'uomo senza passato" è L'ultimo capolavoro. Ma anche qui c'è Claudio Villa a suggerire la trama della storia. Quando è stata scritta è Probabilmente tra il 1990 e il 1992. La precedente di Villa, infatti, risale proprio al 1990 ( "La congiura" ) e dal 1994 egli inizia a disegnare le copertine, quindi... Ci sarebbe a questo punto il texone di Parlov, del 1997. Ottima storia, ma anche ottimo esempio di scrittura lontana dai canoni bonelliani. C'è tutto Nizzi qui, tutto il meglio dell'autore, si percepisce scorrendo le pagine la sua piena partecipazione, il piacere di scriverla. Questa storia sembrerebbe l'unica di grande livello partorita dopo la crisi. Se si eccettua l'altro caso, anch'esso emblematico. Parliamo cioè del ritorno di "Mefisto!". Anche qui abbiamo un primo albo superbo e i successivi vergognosi. Villa ci ha spiegato tutto. Nizzi aveva iniziato a scriverne la sceneggiatura salvo interromperla bruscamente a causa della lentezza del disegnatore. Potremo quasi dire che se ne fosse addirittura quasi dimenticato. E quando ha ripreso a sceneggiare la storia ormai erano passati anni.... A quando risale l'idea alla base del primo albo di Mefisto è Forse alla metà degli anni novanta, forse anche molto prima. Villa potr? dirci quando ha iniziato a lavorarci... Concludendo, tra il 1990 e il 1995, Nizzi ha incominciato a beneficiare di una certa libertà: se n'? appropriato a poco a poco. D'altro canto la motivazione, dal 1992, non poteva essere più la stessa e le trame delle sue storie ne hanno sempre più risentito. Le prime storie, dichiaratamente insufficienti, Le ha scritte a partire dal periodo 1998 / 2000. Qui non si parla più di amare o meno un Tex più umano e meno infallibile. Si parla di insufficienza creativa e di errori calcolati a tavolino che non umanizzano il personaggio, ma lo ridicolizzano. Per favore non fatemi postare una discussione dove si analizzino tutte le ultime sue figure da autentico "becaccione".

  10. Nizzi nel corso degli anni ha cambiato il modo di sceneggiare Tex. Agli inizi, quando era ancora sotto stretta sorveglianza, seguiva con un rigore certosino i dettami stilistici glbonelliani. Col tempo si è affrancato, ha guadagnato i gradi, la supervisione è andata via via scemando e lui, come ha affermato in un'intervista, si è liberato dal giogo bonelliano ed ha impresso alle sue sceneggature un'impronta sempre più personale, cambiando alcune caratteristiche dell'eroe, coinvolgendolo in avventure e situazioni che hanno messo in luce una serie di difetti che sul piano narrativo appaiono inaccettabili. Questa situazione è stata avvallata incomprensibilmente dallo stesso editore. Le storie odierne di Nizzi sono solo un pallidissimo ricordo delle fantastiche avventure che ci faceva vivere negli anni ottanta. Tu Jim dici che avendo dato prova in passato di essere un grande scrittore, possa ancora regalarci dei capolavori. Ma forse non sai che Nizzi ritiene le sue ultime storie, forse perchè le sente più sue, migliori di quelle del passato. Per questo motivo difficilmente lo rivedremo riappropriarsi del modello bonelliano che tanti successi gli ha garantito. Ma direi anche che come autore è stanco, il suo cervello è invecchiato, non c'è più l'entusiasmo del debuttante che vedeva in ogni nuova prova una sfida da rinnovare continuamente. Nizzi è un grande che ormai ha dato tutto... non c'è più niente da sperare, se non qualche storia appena sopra la sufficienza, persa in un mare di mediocrit?. Dispiace dirlo, ma la realta è questa.

  11. Le ultime storie di Nizzi sono state scritte nell'anno...


    2003

    Fort Sahara;
    Il profeta Hualpai;
    Documento d'accusa;
    Tumak l'inesorabile;
    La valle dell'odio;
    Puerta del Diablo;
    Canyon Dorado;
    Il fuggitivo;


    2004

    Fratello Bianco;
    Mescalero station;
    Il villaggio assediato;
    Soldi sporchi;
    Dieci anni dopo;


    2005

    Un treno per Redville;
    La banda dei tre;
    Storia di Sommer;
    La sentinella;
    Moctezuma;


    2006

    Terzo Ritorno della Tigre Nera;
    Intrigo Militare;
    Maxi di Cossu;
    Storia di Fusco;
    Storia di Del Vecchio


    2007

    Sul sentiero dei ricordi
    Storia di Filipucci




    "Dieci anni dopo", la migliore degli ultimi anni, risulta datata 2004, anno che registra tutto sommato delle storie più o meno sufficienti.

    Nel 2005 siamo in caduta libera con un lotto di avventure soporifere o addirittura indegne del mito texiano.

    Le storie ancora inedite, in "rosso", si concentrano nel 2006. Cosa c'è da aspettarsi è Sinceramente non so cosa pensare. Chi ha già letto quella del sessantennale, che è del 2007, ci ha parlato di un Nizzi in forma, ma è anche vero che questo è proprio un albo speciale.

  12. Publicizziamo anche questo volume ?


    Immagine postata



    Pagine
    64, bn

    Formato
    28 x 21 cm

    Finitura
    brossura,
    cucitura a filo refe

    Prezzo
    15,00 ?

    ISBN
    88-7502-031-0

    Genere
    catalogo della mostra inaugurata
    al Lucca Comics & Games 2004

    Uscita
    ottobre 2004

    Posso ordinarlo qui
    http://www.hazardedizioni.it/cataloghi/riposo. html




    I monelli di Casa Bonelli

    ? dura la vita, per gli Eroi dei fumetti. Impegnati come sono ad aiutare i deboli, raddrizzare i torti, scongiurare le macchinazioni dei Cattivi, vivono sempre sotto pressione, prigionieri di un duro mestiere che li costringe a prendersi dannatamente sul serio. Cosè, spesso tocca ai comprimari il compito di alleggerire i toni e rallegrare i lettori, oltre che gli Eroi stessi, con una battuta di spirito o una gag umoristica. In quasi sessant?anni di attività, la Casa editrice di Sergio Bonelli ha presentato in edicola decine di personaggi nati sotto il segno dell'Avventura, grazie alla fantasia di centinaia di sceneggiatori, soggettisti e disegnatori, cui spetta il non facile compito di congegnare trame emozionanti, cariche di tensione e di drammatici colpi di scena. Al loro fianco, come da copione, non mancano mai quei buffi compagni che, non a caso, vengono anche definiti con un termine comunemente usato in ambito teatrale, ovvero ?spalle?: si va dal manesco gorilla Serafino al tondeggiante Cico, dal funereo Gufo Triste al segaligno Semedimela, dal baffuto Frankie Bellevan allo stralunato Groucho (ma potremmo citarne moltissimi altri), messi rispettivamente al servizio di Furio, Zagor, Comandante Mark, Gordon Jim, Piccolo Ranger, Dylan Dog. Stavolta, però, non vogliamo puntare i riflettori sui momenti rilassanti regalati dalle ?spalle? comiche. Quel che ci interessa ?, invece, parlare di quando a staccare la spina, a sorridere e a far sorridere, sono gli stessi primattori. Nelle tavole e nelle vignette è edite e inedite, poco note o, per la maggior parte, realizzate appositamente è che compongono questo libro-catalogo, i più popolari Eroi bonelliani si prendono la libertà di ?riposarsi? dalle fatiche dell'eterna Avventura e di giocare con se stessi. E i loro autori (Sergio Bonelli primo fra tutti) si divertono a ironizzare sulle proprie creature, mettendone in evidenza vezzi, tic e luoghi comuni, o coinvolgendole in situazioni burlesche, surreali, talvolta addirittura demenziali, in attesa di farle tornare sugli abituali ?campi di battaglia?, ad aiutare i deboli, raddrizzare i torti, scongiurare le macchinazioni dei Cattivi...
    Non meravigliatevi, dunque, se, fra qualche pagina, vedrete Tex Willer prendere una sonora botta in testa da parte di Lilyth, armata di mattarello come le classiche mogli delle barzellette, e poi chiacchierare disinvoltamente con un improbabile uccello parlante (il Dodo, cui era intitolata la rivista per ragazzi che ospit? quel fulminante siparietto), o se scoprirete una versione in stile cartoon di Ken Parker, ideata e sceneggiata da uno dei suoi creatori, Giancarlo Berardi, in abbinamento con l'inconfondibile pennello di Giorgio Cavazzano. Per non parlare di Gea che sfodera la sua spada contro i ?mostri? che, per una volta, non infestano la Terra ma la Redazione bonelliana, del tenebroso Dampyr trasformato in un tenero ?dampyrello?, o della grintosa Legs Weaver, bonariamente parodiata da una prestigiosa ?guest-star?, Leo Ortolani, sulle pagine di un albo dove i tre ?pap?? di Legs è Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna è rendevano omaggio al Fumetto e ai suoi generi...

    Graziano Frediani

  13. Se sul forum ci fosse ancora il fondatore Mister P, attentissimo lettore texiano, ci avrebbe rimproverato per non aver subito pensato ai numeri 7 e 8, quelli che vedono Tex guadagnarsi dai suoi navajos l'appellativo di Aquila della Notte:


    Immagine postata


    Anche nel numero 4, "L'eroe del Messico", Tex indossava una maschera...

    Immagine postata

    In questo caso si trattava per lui di sostituirsi a Montales.

  14. Immagine postata



    Ecco il travestimento di Carson e Kit, tratto dall'albo "La leggenda della vecchia missione".

    Ho scelto questa tavola anche per un altro motivo che forse mi spinger? off topic...

    Notate la forma smagliante di Carson è le sue battute piene di sottintesi ?

    Nella prima vignetta, non è il "sacro luogo" da trarre dall'oblio, bensì l'oro... da "riportare a nuovo splendore"!

    Nella vignetta centrale ... "l'importante che il colpo ti venga davvero"! Sarebbe comica già di per se, ma il fatto che a pronunciare questa battuta sia addirittura un Carson vestito da monaco, beh... ne dilata certamente la portata !

    Non c'è che dire, un altro Nizzi...

  15. Anche nel numero 305, la storia de "I cospiratori" messicani, c'è un travestimento di Tex e Carson, che diventano due improbabili frati. C'è da dire una cosa, fondamentale: Sergio Bonelli DETESTA le "mascherate" su Tex. E' una cosa che è stata più volte appurata. Nella storia de "I sette assassini" di Boselli, che è una mezza carnevalata, c'è un personaggio che fa al caso nostro: No Face! Ve lo ricordate o devo postarvi qualcosa ?

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