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ymalpas

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Messaggi pubblicato da ymalpas

  1. Un altro piccolo appunto da aggiungere alla discussione sui "ghost writers". Certo che chi si farà carico della nuova storia di Mefisto dovrà rimettere un bel mucchio di tassellli al loro posto. Narbas, si è fatto fregare, quindi nella prossima storia dovrà per forza di cose rifarsi, magari alleandosi con Tex. Poi c'è il discorso interrotto di Loa, anche lei abbandonata sul nascere. Quindi quello ( spinoso ) di Yama. Fallita l'esperienza con la sorella Lily, il vecchio Mefisto dovrebbe puntare su un'alleanza col figlio ( anche se non ha mai avuto molta fiducia in lui )... Sarebbe la prima volta che li si vedrebbe agire insieme.

  2. Verissimo, condivido i giudizi di Magia Nera sui disegni di Rossi, anzi anche Tex ( seppure solo in alcune vignette ) mi ha ricordato il tratto di Magnus. Sulla storia avete già detto tutto voi. C'è solo una "nizzata", quella con lo sceriffo, imperdonabile, per il resto l'albo si trascina stancamente fino all'ultima pagina, senza troppe idee. Una sola parola: noia! Come ben dice Magia Nera, qualunque altro autore non avrebbe sprecato 110 pagine per raccontarci quelle quattro cose. Aggiungo anche che i bisticci verbali tra Elia e i due pards ( ne ho in mente uno in particolare, con Carson ), sono si un evidente tentativo di riallacciarsi alla vecchia storia ( Terra Promessa ), ma mi hanno procurato un notevole fastidio, perchè sono eccessivi e ridondanti. Per concludere questo mio intervento:

    Voto alla storia: 5 / 10

    Voto ai disegni : 7 / 10 ( e qui mi riservo di postarvi qualche pagina per commentare quello che c'è di buono in questo artista e cosa invece proprio non va! )

  3. IL finale non è stato tagliato. La storia si è sviluppata "da sola" su tre albi e mezzo... Sono stati fatti interventi solo sul penultimo e ultimo albo con la riscrittura di qualche pagina...

    Allora si tratta solo di una leggenda, immaginata chissà da quale buontempone... Comunque il finale sembra proprio tagliato via...
  4. La storia di Kit avrei voluto che fosse più "difficile", e doveva sfociare in una lotta tra lui e Tex epica, con un numero di tavole sufficiente a far capire quanto fossero "tosti" tutti e due. Kit si sarebbe arreso a fatica, ma avrebbe reso difficile la vita al padre, chi , se non lui potrebbe riuscirciòE il suo recupero sarebbe stato doloroso, segnato da continue fitte alla testa e sprazzi di memoria che tornavano. Il finale andava orchestrato bene con un uso del tempo per "incastrare" gli avvenimenti che si sarebbero susseguiti in un crescendo che sarebbe finito con il colpo di winchester preso in pieno da Fiore di Luna...

    Grande cvilla :indianovestito: !Una storia così sarebbe stata fin troppo bella! Toglimi una curiosità, l'idea di uno scontro "vero" tra padre e figlio è stato bocciato da Nizzi o da Sergio Bonelli ?Ci aiuterebbe a capire fino a che punto i "paletti" redazionali possono intralciare il lavoro di uno sceneggiatore... ne stiamo discutendo sulla discussione dedicata al conservatorismo e alla modernit? su Tex.
  5. Si infatti, quando c'era... poi è noto che il ruolo di supervisore che gli fu attribuito negli anni novanta nella seconda di copertina in realtà lui non l'ha mai ricoperto. Un lavoro di supervisione vera e propria dovette invece svolgerlo ( e sempre ) Tea Bonelli, ma non si sa fino a che punto si è protratta tale attività... Comunque in redazione hanno veramente mollato tutto a metà anni novanta, nel periodo successivo alla crisi di Nizzi ovvero alla scrittura delle prime sceneggiature di Mauro Boselli. Lo spartiacque secondo me si situa qui!

  6. Il motivo per cui lo penso? Nizzi e SB avevano già cominciato a "dekillerizzare" Tex anche quando GLB era ancora in vita.

    Calcola comunque che G. L. Bonelli ha progressivamente abbandonato il personaggio a partire circa dalla metà degli anni ottanta. Tanto che Nizzi l'ha visto solo una volta e per caso, nella redazione di via Buonarroti. Nell'occasione non hanno neanche parlato di Tex, come ha confidato Nizzi in una vecchia intervista, Giovanni Luigi Bonelli si è solo limitato a chiedergli se gli piacevano le donne... Credo di ricordare addirittura che Bonelli padre trascorse parte degli ultimi anni della sua vita in Spagna. Cioè ormai il personaggio Tex era saldamente abbandonato nelle mani del figlio Sergio. Il controllo glbonelliano sulle storie del figlio va dal 1976 al 1983, forse 1984. Non credo di più.
  7. Posto il secondo girone sul volto di Tex. Un mese per votare. Ho cercato di scegliere le immagini migliori anche se sono consapevole del fatto che non potr? far felici tutti. In particolare, di Ticci e Nicol' ( tratto da "Dugan il bandito" ) mi è piaciuta l'intensit? del viso. Risparmiate il piombo invece per l'immagine di Ortiz, che vi piaccia o no, Tex lui lo disegna così... L'immagine di Civitelli invece non è perfetta ( la colpa è dello scanner ), non ci posso fare niente, comunque è un primo piano che rende l'idea. Raschitelli, qualcuno di voi forse ignorava la sua presenza nella serie di Tex, ha illustrato solo un episodio: "La costa dei Barbari". Il suo volto è un p? troppo galleppiniano, ma mi piace molto. Spero che raccolga qualche voto.

  8. Sergio Bonelli sembra anche dirci che Tex non è più Tex perchè a scriverlo non è più suo padre. Parla dei piccoli cedimenti delle sue storie, ma anche del severo controllo di G. L. Bonelli. Venuto a mancare questo, con l'arrivo dei nuovi sceneggiatori, il divario tra lo storico Tex e il personaggio del ventunesimo secolo si è accresciuto, sotto la spinta sicuramente anche del "politically correct", delle denunce del Codacons, ma più in generale del mutare dei costumi qui in Italia ( la società italiana, lo diceva bene Jim, non è più la stessa di trent'anni fa ).

  9. Il contributo di sergio Bonelli a questa discussione ( tratta dal video di "Repubblica" che ho postato nella sezione dei filmati del forum ):

    I primi Tex sono, inutile negarlo, abbastanza violenti. Era Killer, lui doveva chiamarsi Tex Killer, perche abbiamo detto che mio padre era... in gioventu è stato persino traduttore di Jack London... per altri ( autori n. d. a. ) di certe novelle e poi era un appassionato lettore della letteratura popolare americana che si leggeva in lingua originale e quindi a lui piaceva molto l'idea del killer e sapeva bene cosa volesse dire... Allora in quegli anni la lingua inglese non era così diffusa e quindi io scommetto che magari l'ottanta per cento delle persone non sapevano che killer volesse dire uccisore, assassino e quindi in teoria avrebbe anche potuto passare inosservato e poi invece quando qualcuno l'ha fatto osservare all'editore, che allora era mia madre, lei che già mal subiva tutti i morti, feriti che c'erano in ogni pagina, beh... ecco, almeno, risparmiamoci almeno che lui addirittura si chiama colui che li ammazza tutti.
    Beh certo il Tex di oggi, di dieci anni fa, non è lo stesso Tex che mio padre scriveva quarant'anni o cinquant'anni fa. Io stesso che ne ho scritto parecchie storie, mi rendo conto che per quanto io mi sforzassi di imitare mio padre non ci riuscivo e quindi il mio Tex già ha avuto dei mini cedimenti, cioè si notava già qualche cambiamento caratteriale perchè non sempre riuscivo ad attribuirgli quelle reazioni che invece a mio padre sarebbero venute spontanee... Quindi quando io ho incominciato a scriverlo ovviamente l'ho fatto sotto il suo sguardo e la sua tutela severissimi... Quindi, oggi, direi che è diventato più riflessivo, meno istintivo, persino meno violento. Le sue storie rivelano più una ricerca quasi poliziesca e le sue reazioni fisiche sono meno immediate e meno violente di una volta...


    Insomma l'editore sembra essere ben consapevole dei profondi cambiamenti subiti dal personaggio, per certi versi addirittura stravolto da Claudio Nizzi!

  10. Immagine postata


    Dall'articolo di Graziano Frediani contenuto nel texone, prendo la bella descrizione che ha fatto del protagonista Jesus Zane:


    E' in questa imponente distesa di alberi e acqua che prende forma la figura di Jesus Zane, il mezzosangue che, da astuto e imprendibile antagonista quale si presenta all'inizio, riesce a trasformarsi, pagina dopo pagina, nel vero tragico coprotagonista de "L'ultima frontiera". Divorato da un odio implacabile verso i bianchi, ossessionato dal ricordo di un amore perduto, che pretende di riconquistare anche a costo di ricorrere alla più cieca e ingiustificata violenza, Jesus Zane è uno di quei personaggi che lasciano il segno, per il fascino romantico e "maledetto" da cui sono circondati in ogni momento della loro sanguinaria esistenza, ma anche, e soprattutto, per la folle velocit? con cui corrono a testa bassa verso il loro ineluttabile destino. Il volto magro e affilato, i lunghi capelli incolti, neri come la pece, gli occhi taglienti come due lame di coltello, i gesti nervosi e fulminei, tipici di chi è abituato a sospettare, da sempre, di tutto e di tutti... Non c'è un solo particolare, anatomico o caratteriale, di Jesus Zane che non giustifichi le espressioni usate da Jim Brandon nel presentarlo a Tex: "un demonio uscito dritto dall'inferno".



    Immagine postata

    La bella Sheewa, della quale Jesus Zane è profondamente innamorato.


    Immagine postata

    Tex e Jim. La Giubba Rossa resta una figura ( quasi del tutto ) estranea alla storia. Con un classico escamotage, il suo ferimento, Claudio Nizzi esclude Jim Brandon dal gioco, lasciando campo libero a Tex, Carson e... Gros Jean! Da non dimenticare la citazione che Nizzi fa all'inizio della storia, di un'altra storica avventura nordica della serie regolare di Tex, quella nolittiana di Fort Whoop-Up!

    .

  11. Sono d'accordissimo. Altrimenti perchè si chiamerebbero albi speciali?Proprio in questi si può sperimentare. Basta vedere cosa ha fatto Boselli nel suo Texone, dove Tex faceva solo da comprimario...

    Altro grandissimo texone quello di Boselli, di cui abbiamo ampiamente discusso nei mesi scorsi nel topic dedicato alla storia. Disegnato da Font, artista molto caro a Parlov ( che nelle pagine iniziali dedicate all'intervista, esprime tutto il suo apprezzamento verso il suo stile, dichiarando anche che Font è una delle sue fonti di ispirazione... che nel texone va comunque in larga misura addebitata ai lavori che il grande Hugo Pratt aveva dedicato al Canada: "Wheeling" e "L'uomo del grande Nord" ).
  12. Nell'intervista rilasciata a Ubc Nizzi si eprimeva in questi termini:


    ... L'anno prima a vincere ( un referendum indetto dalla rivista Dime Press, n. d. a. ) fu una delle mie storie che considero meno fedeli al modello tradizionale. Parlo del Texone "L'ultima frontiera", disegnato da Parlov. Anche in quella storia il vero protagonista non era Tex, ma il terzetto di giovani (il ragazzo bianco, la giovane indiana ed il meticcio). è chiaro che se riesci a mettere Tex in un angolo, puoi sviluppare in maniera molto più approfondita le vicende dei co-protagonisti, e se queste vicende sono interessanti o commoventi, la storia può risultare più intrigante. Ma, ripeto, è un gioco pericoloso...

  13. Il fatto di intromettersi sempre in fatti che non lo riguardano ( e che invece riguardano da vicino contrabbandieri, trafficanti, speculatori, rinnegati, assassini e outlaws ) trova una sua giustificazione proprio nel suo essere " un ranger ". Altrimenti gli si potrebbe facilmente obiettare i suoi interventi con frasi del tipo: chi sei è che c*****o vuoi è Tolto questo, secondo me si è pure dimenticato l'indirizzo del commando dei rangers, tanto che il vecchio Marshall ( sarà ancora vivo è ) preferisce scrivergli una lettera tutte le volte che ha qualche grana da sbrogliare.

  14. Vedo che ancora nessuno ha dedicato una riga alla recensione di questo texone, il migliore, secondo solo a quello di Magnus ( e non tanto per la storia ma per i disegni del maestro ). Una storia ambientata nel grande Nord, tra foreste vergini, laghi e mille fiumi, uno scenario da sempre indimenticabile, dove Nizzi riesce nella non facile impresa di creare una storia dove azione e sentimento si intrecciano alla perfezione. Un piccolo capolavoro di idee che nella serie regolare non sempre hanno trovato spazio data la loro natura. Il compito dello sceneggiatore, parlando di temi come la gelosia, la vendetta, l'amicizia violata, la crudeltà.... non era per niente facile, ma la maestria del Nizzi di quegli anni era davvero lodevole, tanto che egli riesce a non cadere nella facile trappola del lacrimevole, ma lascia nel lettore solo una profonda traccia di amarezza, per come sono andate a finire le cose alla fine, per la morte di tutti i protagonisti. Nizzi ha obiettato in una passata intervista il ruolo tutto sommato non centralissimo di Tex nell'azione. E' vero, è un Tex quasi boselliano, ma un Tex comunque sempre sopra le righe. Bellissima la scena del suo duello con Jesus Zane e la tragica fine di quest'ultimo. Vera poesia la pagina finale del texone... da leggere e rileggere!Un ultimo accenno al lavoro grafico di Goran Parlov. Pienamente a suo agio con l'ambiente e l'atmosfera proposta dalla storia, si segnala soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi, in primis Zane ma non da meno gli è la bellissima Sheewa. Ottima anche la sua interpretazione degli altri personaggi: un gran bel Tex, un Jim Brandon e un Gros Jean credibili e realistici. Peccato non abbia più continuato sulla serie regolare di Tex. Ritornando su Gros Jean, da citare la scena in cui accoppa la vecchia domestica, ruba un sorriso al lettore e dimostra ancora una volta che il Nizzi d'annata, con l'ironia ci sapeva davvero fare. E' una cosa che nel frattempo si è persa. Concludo, ... avercene di texoni così!Voto: 9 1/2

  15. Maahhh la sparo grossa! Il buon Claudio in queste copertine di Repubblica rende ( molto ) meno... cioè queste non sono all'altezza di quelle della serie regolare, dove può lasciar cavalcare la sua fantasia e dove il suo impegno è sempre al massimo. E' stata una scelta sbagliata quella di affidargli anche questa fatica, che lo distoglie dalla storia della serie regolare. Ma questo è il business....

  16. Ho riletto di recente, con una certa fatica, questo texone dovuto all'inconfondibile mano del suo papà Aurelio Galleppini. I disegni pagano la vecchiaia dell'artista, tuttavia sono lontani dall'essere inguardabili. Quello che delude è soprattutto una storia tutto sommato debole, infarcita solo di luoghi comuni. Dei primi texoni, a mio avviso questo è senz'altro il peggiore. L'unico vero lampo, il tocco di genio di Claudio Nizzi, ci è dato dal finale che vede l'alchimista Sebastian perire tra i crotali posti all'ingresso della valle: nessuno ci pensava più. E lui, forse, non ne era mai venuto a conoscenza. Quello delle sorprese era uno dei grandi meriti dell'autore, meriti che sono purtroppo andati perduti negli ultimi anni.

  17. La legge del west è un po' ballerina. E d'altronde Tex è sempre stato riluttante a sottomettersi a qualunque tipo di disciplina. Anzi dico di più, la legge molte volte è vista come un ostacolo insormontabile. Ogni volta che Tex accetta una nuova missione, la "conditio sine qua non" è sempre la stessa: deve avere le mani libere e poco importa se la legge, se si trover? in pericolo, non lo soccorrerà o peggio non gli sarà amica. L'ideale che Tex persegue è semplicemente quello della giustizia, ogni mezzo ( anche se illecito ) è quello buono pur di raggiungere l'obiettivo. Il Tex di G. L. Bonelli era fatto così. Anche quello del primo Nizzi. Leggendo il post di Jim, mi è venuta alla mente la storia contenuta nel quinto Texone di De La Fuente. Oggi il personaggio non ricorre più a certi sistemi sbrigativi. Il massimo che si può sperare è qualche cazzotto a qualche prepotente che l'ha molestato. Le confessioni sono ancora estorte, ma con la pistola puntata alla tempia, un sistema certo illegale, ma sempre più pulito di quando faceva svolazzare il malcapitato di turno dalla finestra. Ricordate "Le foreste dell'Oregon" e il suo finale vergognoso è Questo è il Tex odierno, che perde clienti in edicola. Lo spirito del personaggio, così esemplarmente descritto da Jim, mi sembra irrimediabilmente perduto. La scena è dominata dal "politically correct". Boselli sembra restio a far adottare al suo personaggio certi comportamenti: secondo lui può raggiungere gli stessi risultati attraverso vie più legali, senza che la sua eroicit? venga scalfita ( anzi per certi versi ne risulta accresciuta ). Non lo so, ma del Tex sbarazzino e prepotente ne sento molto la mancanza!

  18. Ho letto ieri sera per la prima volta la storia contenuta in questo almanacco della premiata ditta Boselli / Font, qui alla loro seconda collaborazione dopo lo splendido texone. Una storia piacevolissima, dal ritmo indiavolato, dai numerosi colpi di scena che sono altrettante manifestazioni della classe di Mauro Boselli. Il deserto di sale rappresenta un'ambientazione suggestiva: arido, assolato e implacabile, non perdona agli sprovveduti. La location a un certo punto della storia, cioè nella parte che riguarda il canyon, ricorda molto da vicino la recente "Spedizione in Messico". Un altro elemento di primo piano è il vento. Anche questa è una costante delle storie di Boselli, tanto che l'autore ha affidato allo stesso Font un'ennesima sceneggiatura il cui titolo di lavorazione è proprio "Il vento", di prossima pubblicazione ( forse già nell'estate del 2008 ), storia che ruoterà intorno a un tifone o qualcosa del genere. Forse l'unico appunto negativo andrebbe rivolto al personaggio Tex: c'è troppa faciloneria nelle sue imprese, tutto quello che fa gli riesce come d'incanto, cioè senza troppa verosimiglianza. Ahimè è uno dei difetti che riscontro nelle sue storie: occorrerebbe umanizzare un pochino il personaggio. Concludo consigliando calorosamente la lettura di questo almanacco a tutti coloro ( fortunati ) che ancora non ne hanno avuto l'occasione...... to the happy few!

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