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ymalpas

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Messaggi pubblicato da ymalpas

  1. Grazie Claudio. La mia curiosità nasceva più che altro dalla constatazione che Civitelli ne fa spesso uso: nell'albo "la città corrotta", c'è un bellissimo esempio di vecchia cattedrale a pagina 19. Non è male comunque l'idea di fare qualche riferimento a monumenti storici o naturali, come è avvenuto per la copertina del numero 479, "Montagne maledette". Per i lettori che se ne accorgono, la cosa aggiunge un piccolo tocco di magia.

  2. Gli originali o le primissime ristampe di questi ( fine anni '60 e anni '70 ) hanno un certo fascino innegabile ma nascondono al loro interno spesso delle vere sorprese a livello di errori di stampa, come l'ordine delle vignette totalmente sballato, la stessa cosa si può dire delle pagine ( tipo sei arrivato a pagina 10 e per leggerti la tavola successiva sei costretto a sfogliarti una delle ultime, magari a pagina 110 )oppure pagine sbiadite ( magari perchè in stampa era finito l'inchiostro ) ecc ecc

  3. Il matrimonio ha influito poco o niente. Rileggiti le prime pagine de la Mano Rossa dove compare una certa Tesah e scoprirai che il discorso Tex e gli indiani ( e tutte le genti col colore della pelle diverso dal bianco ), esisteva già da tempo. Nella saga l'incontro con Lilith non è stato senza conseguenze, ma non ha per forza rafforzato il senso di fratellanza col popolo rosso. Tex semplicemente ha cambiato domicilio: da fuorilegge girovago si è trovato la responsabilità della gestione della riserva e i doveri di capo supremo della nazione navajo ( nonchè quelli di padre di una piccola peste ). La riserva costituisce un microcosmo dove l'eroe affaticato da mille avventure può andare a rifugiarsi e sentirsi protetto come in una culla. Ma le vere grandi avventure avvengono tutte a miglia di distanza. Quindi riassumendo, l'esperienza del matrimonio non deve considersi formativa di una certa mentalit?. Tex è un giusto a prescindere da coloro che gli stanno attorno o dagli ambienti in cui è "costretto" a vivere.

  4. Io invece penso che siano in edicola perchè c'è gente che li compra. E' stato così da cinquant'anni. Le ristampe anni '70 andavano puntualmente tutte esaurite e quando nel 1985 Sergio decise una nuova ristampa ( tuttoTex ) che fosse anche moderna e non la solita dei soliti tre stelle, era perchè tutti noi la chiedevamo ( e io che allora avevo circa dieci anni, ne ero davvero felice, perchè non tutti si aveva la fortuna di vivere a Milano e per un bimbo di quell'età l'acquisto in edicola non era una cosa complicata come un vaglia postale ). Deve apparire un'operazione di lucro solo per le cartoline di Villa inserite nella NR è ma va... Quanto ai maxi / texoni / almanacchi sono in edicola perchè i lettori non sono mai sazi ( e io per primo ). Se Sergio decidesse di partorire una nuova serie, chi di voi ci sputerebbe sopra ?Signori, è un esigenza sentita da entrambe le parti, per conto mio noi dovremo dire semplicemente: grazie.

  5. Ciao Claudio, sto redigendo una piccola recensione de "La città corrotta" disegnata dal bravissimo Fabio Civitelli e in un articolo che leggevo, si parlava del fatto che per ricreare gli ambienti della cittadina di New Orleans, il buon Fabio avesse fatto copioso affidamento a vecchie foto d'epoca. Ora credo che si tratti di una prassi anche normale se vogliamo ( ma non troppo ). Volevo chiederti, disegnando la San Francisco de "La congiura", ovvero il tuo capolavoro, se escludiamo il penitenziario di Alacatraz, fino a dove si è spinta la tua ricostruzione storica della vecchia Frisco è Quanto giudichi fittizia quella, pur stupenda di Guglielmo Letteri o di Galep è Parlando più in generale, quanto ti sono utili come strumento di lavoro le immagini che ritrovi su libri, riviste ecc, insomma nella creazione della tavola quanto spazio concedi alla tua fantasia ( anche per quanto riguarda i personaggi )?Sergio Bonelli quanto pretende oggi da voi disegnatori ?Grazie.

  6. Sempre in tema di scherzi, nella storia "I dominatori della valle" che avevo recensito nel vecchio forum, c'è un episodio nel quale Tex invita un certo Skinny a bere qualcosa nel saloon di Cheyenne. Quest'ultimo ordina un bicchiere di menta, il cui odore fa visibilmente star male sia il ranger, sia il barista!Allorch? l'uomo si allontana per tornarsene dalla vecchia moglie, Tex non ci mette mezzo minuto a far sparire dalla circolazione il bicchiere incriminato. Insomma chiedetegli tutto... ma non di sorbirsi uno sciroppo dal bel colore verde!

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    Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi
    Disegni: Claudio Villa
    Periodicità mensile: Febbraio 1988 è Aprile 1988
    Inizia nel numero 328 a pag. 49 e finisce nel numero 330 a pag. 88




    El Morisco chiede a Tex e a Carson di rintracciare l'archeologo Doberado, scomparso nella Baja California mentre era sulle tracce della leggendaria Nave nel Deserto. Giunti a Riito per incontrarsi con il dottor Quintana, un amico di El Morisco che doveva guidarli, i pards lo trovano già sepolto, ucciso dalla "morte silenziosa" che colpisce chiunque indaghi sulla nave perduta! Il lugubre Yakal colpisce con dardi avvelenati chiunque si interessi al vascello perduto e quando i pards lo agguantano preferisce suicidarsi. La sua tribù, schiava dell'oppio, protegge la Nave nel Deserto, la cui stiva cela l'imbocco per una vallata segreta, dove una comunità cinese coltiva i papaveri oppiacei. Il bieco archeologo Juan Velarde vi era capitato mentre cercava la nave fantasma ed è divenuto il capo degli orientali, impiantando un lucroso traffico di droga, e adesso il professor Doberado è suo prigioniero! Intanto, sconfitti i Pima, Tex e Carson arrivano alla Laguna Salada. Nel canyon della nave perduta, i pards si difendono dai dardi avvelenati dei Pima e dalla dinamite del losco Velarde, che muore per mano di uno dei suoi indios. I rangers e il professor Doberado affrontano i cinesi della valle segreta e le ruggenti acque di un fiume sotterraneo!



    © Sergio Bonelli Editore

  8. Immagine postata



    Gino ( Luigi ) D'Antonio è nato a Milano il 16 marzo 1927.

    Autodidatta, debutta nel fumetto quasi per caso quando a metà degli anni quaranta, Mario Oriani, suo vicino nonchè redattore al Corriere dei Ragazzi, l'aiuta a muovere i suoi primi passi nella carriera di disegnatore e autore di fumetti.

    La passione per il disegno D'Antonio l'ha sempre avuta, ma la sua prima opera, Jess Dakota, per l'editore Della Casa, tradisce ancora uno stile approssimativo, visibilmente ispirato dal Steve Canyon di Milton Caniff.

    Nel 1950 conosce Mario Leone e disegna per lui la serie Angeli della strada, pubblicata in albetti a strisce dalle edizioni Cremona Nuova ( e quindi successivamente ristampata dall'editore milanese Selene con un titolo diverso: Marcellino ).

    Dal 1951 al 1957 collabora con Il Vittorioso ( dal numero 36 al numero 50 ) con Il trasvolatore delle Alpi, su testi di Camerini. Contemporaneamente firma anche delle brevi storie edite a episodi come per esempio Il campeggio dei Campioni ( dal numero 2 al numero 13, 1952 ), Due ragazzi e mezza statua (dal numero 33 al 39, 1954 ), I ragazzi di Via Larga (dal numero 9 al 22, 1955 ), De Barba, Il fortino sull'Huron (dal numero 2 al 19, 1956 ) ideato da Sandro Cassone e quindi riscritto quasi del tutto da D'Antonio, La giovinezza di Arturo - Leggenda medioevale, su testi di Leone. Illustra quindi il romanzo Terra rossa di Luciana Martini pubblicato dal numero 1 al 25, nel 1955.

    Tra il 1952 e il 1954 collabora saltuariamente con la Mondatori disegnando le avventure di Pecos Bill, personaggio creato da Guido Martina e Raffaele Paparella.

    Nel 1954 realizza numerose illustrazioni per la rivista Domenica del Corriere e quindi per l'Audace, disegna qualche episodio della seconda serie di El Kid, sceneggiato da Gian Luigi Bonelli.

    Sempre per l'Audace nel 1955 / 56 e sempre su testi di Bonelli disegna altri episodi de I tre Bill e collabora a Western, rivista edita dalla Dardo, editore per il qualche disegner? qualche illustrazione.

    Lo stesso anno conosce Roy D'Amy ( Rinaldo Dami ) che dirige uno studio nel quale lavorano numerosi disegnatori che realizzano fumetti per il mercato inglese. Per lo studio Dami, D'Antonio illustra Junior Mirror, Junior express, Top Spot e War Library; disegna alcune copertine per Eagle e Boys World, adatta quindi dei classici della letteratura ( Ventimila leghe sotto i mari, Moby Dick e Quo Vadis ) per Tell me Why e World of Wonder.

    Nel 1965 lavora per il settore pubblicitario realizzando uno spot a fumetti per il dentifricio Colgate.

    Nel 1967 realizza numerose illustrazione per la collana Sui sentieri del West, pubblicata da AMZ.

    Dal 1967 al 1980 crea la serie La storia del West per la Araldo. Progettata con Renzo Calegari, che avrebbe dovuto collaborare anche ai testi, ma che poi limit? il suo apporto solo alla parte grafica, l'idea iniziale prevedeva una pubblicazione bimensile in piccoli episodi di 24 pagine con un articolo approfondito sul tema della ?conquista del West?. Bonelli li convinse tuttavia a adottare gli albi classici di 96 pagine della sua casa editrice, creando un'apposita collana che prese il nome di Rodeo: dei 162 numeri della serie ben 73 furono realizzati da D'Antonio e dai suoi disegnatori.

    Nel 1970 inizia la collaborazione con Il Giornalino delle edizioni Paoline. Su testi di Alberto Ongaro disegna gli episodi di Jim Lacy, la breve storia de Il soldato Casciella, crea il personaggio Susanna ( di cui scrive tutti gli episodi e li disegna con Renato Polese e Ferdinando Tacconi ), e finisce l'adattamento de L'isola misteriosa, iniziata da Franco Caprioli e interrotta alla sua morte.

    La sua Storia del West intanto vince nel 1971 il premio dell'edizione dei Tre giorni del fumetto a Genova e il premio ANAF nel 1974.

    Nel 1976 realizza la sceneggiatura e i disegni de L'uomo dello Zululand, secondo volume dei cartonati bonelliani "Un uomo un'avventura" ( per la Cepim ). Scriver? anche il quinto volume intitolato L'uomo del deserto e disegnato da Tacconi; il numero 8, L'uomo di Pechino, disegni di Polese; il numero 16, L'uomo di Ivo Jima ( suoi anche i disegni ); il numero 23, L'uomo del Bengala, disegni di Buzzelli; e l'ultimo numero della collezione, il 30, L'uomo di Rangoon, con l'aiuto di Ferdinando Tacconi per i disegni.

    Nel 1977 e nel 1978, riceve il premio ANAF come migliore sceneggiatore italiano in attività.

    Nel 1978, per l'effimero periodico SuperGulp, crea un fumetto ispirato da una trasmissione televisiva che aveva lo stesso nome, collaborando con autori e disegnatori come Sclavi, Castelli, Alessandrini et Civitelli.

    D'Antonio crea anche i testi e i disegni della serie di guerra intitolata Il mercenario.

    Nel 1980 nell'Esposizione internazionale dei fumetti a Rapallo riceve il premio di miglior sceneggiatore.

    Nel 1983 disegna alternandosi a Tacconi le copertine di Full per Bonelli e approfittando della riedizione della sua Storia del West ( Serie Rossa ), completa la serie originale con 192 nuove pagine ( numeri dal 73 al 75 ).

    Nel numero 11 della rivista Orient Express appare invece L'intervista, un breve racconto da lui scritto che chiude la serie.

    Nel 1984 / 85, D'Antonio lancia una nuova serie western intitolata Bella & Bronco, incentrata su un personaggio femminile.

    Nel 1986, sulla rivista Orient Express crea su disegni di Tacconi il personaggio di Mac lo straniero che compare in una serie di episodi intitolati Il lungo viaggio ( dal numero 9 al 12 ), Verdi Campi di Fiandra ( dal numero 23 al 25 ) e Ultimo atto ( dal numero 28 al 30 ), serie poi ristampata nella collezione I Protagonisti ( numeri 3, 13 e 17).

    Sempre nel 1986 crea Uomini senza gloria, un grande affresco storico sulla seconda guerra mondiale.

    Nel 1987 diventa responsabile per i fumetti nel giornale Il Giornalino, posto che abbandona nel' 1992.

    Nel 1989 scrive una sceneggiatura per Nick Raider, il nuovo personaggio di Claudio Nizzi: Una minaccia dal passato ( # 13 ), disegni di Polese.

    Nel 1996 al salone internazionale del fumetto di Lucca riceve un ennesimo premio alla sua carriera.

    Nel 1999 lavora per una nuova serie dell'editore Bonelli : Julia. Sua è la sceneggiatura del numero 14 intitolato Il cacciatore, con i disegni di Giancarlo Berardi.

    Negli ultimi anni era entrato a far parte dello staff degli autori di Tex.

    Gino D'Antonio è morto il 24 dicembre 2006.

  9. Un lutto improvviso e inaspettato, proprio ora che iniziavo a fregarmi le mani all'idea di averlo nel gruppo degli autori di Tex. E dire che avevo in programma una biografia su di lui che contavo di scrivere nei prossimi giorni... Non appena disponibile la poster? nella sezione dedicata agli autori.

  10. ☼ PRIMA FASCIA - Il Signore dell'abisso - Il giuramento - Massacro - Tra due bandiere - Sulle piste del Nord - Il figlio di Mefisto - Diablero - Il ritorno di Montales - Arizona - In nome della legge - Terra promessa - Odio senza fine - San Francisco - La notte degli assassini - L'idolo di smeraldo - Il laccio nero - Caccia all'uomo - Il mistero della miniera - El Muerto - Trapper ☺ SECONDA FASCIA - Gilas! - Chinatown - La dama di picche - La legge del più forte - Dugan il bandito - Silver Star - Lo sfregiato - Gli sterminatori - Sunset Ranch - Il tiranno dell'isola - Il fiore della morte - Sulle tracce di Tom Foster - Il cacciatore di scalpi - Il quinto uomo - Canyon Diablo - L'uomo dai cento volti - La mesa degli scheletri - Il tesoro di Victorio ☻ TERZA FASCIA - Il cacciatore di taglie - Lo sceriffo di Durango - Il ritorno di Yama - Apache Kid - I cavalieri della vendetta - Gli scorridori del Rio Grande

  11. I primi '70 sono considerati gli anni d'oro del fumetto italiano e di Tex in modo particolare. Un epoca che è coincisa con la fine degli episodi editi nel formato a striscia ( fine anni sessanta ) e con un periodo di grazia creativa del pap? di Tex, una fecondit? inventiva senza eguali, che ci ha regalato una lunghissima serie ininterrota di capolavori.

    Peraltro se vogliamo dirlo, spesso si tende a esagerare il valore di un corposo numero di albi, che formano un insieme di storie buone, ottime, ma non eccelse.

    A fare da contr'altare ai grandi capolavori poi ci sono anche un certo numero ( esiguo ) di storie che a mio parere non meritano neanche la sufficienza.

    Questa discussione ha l'obiettivo di fare un po' di chiarezza in merito. Ho individuato per comodit?, tre fasce di livello, da intendersi così:

    Prima fascia: capolavori o storie che sfiorano la perfezione
    Seconda fascia: ottime storie, dignitose ma non eccezionali
    Terza fascia: storie mediocri, corrispondenti a normali periodi di stanchezza creativa.

  12. Nizzi racconta...

    [ Tratto dal quinto volume della serie Cavalcando con Tex]


    Alcuni estratti del lunghissimo racconto di Nizzi sulla sua avventura texiana...


    [ L'incipit ]

    Nel ?48, quando Tex apparve nelle edicole, avevo dieci anni e potevo già vantare una certa esperienza di lettore. E di lettore accanito, come si era a quei tempi. I fumetti che mi avevano segnato di più fino a quel momento erano stati ?L'Uomo Mascherato?, ?Cino e Franco?, ?Dick Fulmine?, ?Il Piccolo Sceriffo? e ?Sciusciò?. Poi dal ?50 ?Il Vittorioso? e dal ?51 ?L'Intrepido?. E Tex è Niente Tex. Per incredibile che possa sembrare, nei suoi primi anni di vita non mi capit? mai tra le mani.

    A quell'epoca noi ragazzi avevamo in tasca poche lire, quante potevano bastarne per acquistare settimanalmente un particolare albo, non certo tutti. Perciò con gli amici si diceva: ?tu compri questo, io compro quello, poi ce lo scambiamo?. Io ero il compratore de ?Il Piccolo Sceriffo?. Evidentemente nel mio giro di amici non c'era nessun compratore di Tex.
    E badate che eravamo lettori tosti. Io vivevo a Fiumalbo, un paese dell'Appennino tosco-emiliano collegato alla statale Abetone-Brennero da un breve tratto di strada in forte pendenza. I fumetti arrivavano la mattina verso le undici con la corriera che si fermava al bivio. Erano confezionati in pacchi di carta marrone, taluni arrotolati come tubi, con sopra l'etichetta della casa editrice.
    L'anziano baffuto giornalaio saliva al bivio per attendere la corriera e ritirare i pacchi. A volte lo seguivamo, e per la fretta di avere tra le mani l'albo nuovo, lo costringevamo ad aprire il ?nostro? pacchetto senza dargli tempo di tornare già nel suo negozio.

    [ Nizzi in via Buonarroti 38 ]

    Cosè un bel giorno, prima di andare a fare la mia settimanale visita al ?Giornalino?, passai da via Buonarroti che è l' a due passi. Mi accolse Decio Canzio, gentilissimo come sempre. Mi fece accomodare in un salottino e due minuti dopo arriv? Sergio. Ebbi l'immediata certezza di essere capitato nel posto giusto, cioè nel posto in cui i fumetti erano la cosa più importante. Al ?Giornalino? non è così, i fumetti fanno da traino ma i veri obiettivi sono altri: fare passare il messaggio cristiano, ma anche l'istruzione scolastica, alla quale vengono dedicati curatissimi inserti.

    Tornando al salottino della Bonelli, stavo per congedarmi dopo avere spiegato che d'ora in poi avrei avuto tempo di collaborare anche con loro, quando Sergio volle strapparmi subito un impegno concreto, quello di scrivere una storia di Mister No. E poich? dissi che pur conoscendo Mister No non lo avevo letto fin dall'inizio, tre giorni dopo mi arriv? a casa la raccolta completa. Che lessi con scrupolo professionale, ma anche con molto piacere, cercando di assorbire lo ?stile Nolitta? ( perchè si, esiste anche uno ?stile Nolitta?, che fa riconoscere la mano di Sergio anche quando scrive Tex e che in un primo momento è sbagliando è preferivo a quello del padre ). Mister No lo sentivo perfettamente nelle mie corde. Ne scrissi due episodi, il primo per Fabio Civitelli (?Oro!?), il secondo per Franco Bignotti (?Paura nei Carabi?). Fu la facilit? con cui avevo assorbito lo ?stile Nolitta? a suggerire a Sergio che forse avrei potuto cimentarmi anche con Tex.

    [ La texianit? ]

    La ?texianit?? è data dal carattere di Tex, da quel suo essere sempre sicuro di se e dei valori in cui crede, uomo tutto d'un pezzo, generoso con i deboli e implacabile con i prepotenti; dal forte senso di amicizia, anzi, di più, di fratellanza che lega i pards, così quieta, ma così potente, ma così totale da suscitare nel lettore un forte senso di partecipazione; dalle abitudini dei nostri, dal ripetersi costante delle situazioni, la cavalcata, il guado, la sosta di sera attorno al fuoco di bivacco, il rito del caff?, le lunghe chiacchierate per fare il punto della situazione, sempre con le stesse parole, le stesse esclamazioni, gli stessi modi di dire.
    La ?texianit?? è infine è ? uno stato d'animo in cui il lettore si cala ogni mese quando si immerge nella lettura del nuovo albo, già sapendo di ritrovarvi quei sapori e quei profumi che ben conosce, e che proprio per questo desidera siano sempre gli stessi, ben noti e riconoscibili.

    [ Tex e gli autori ]

    Davanti a un ?character? del calibro di Tex un autore (qualsiasi autore) ha il dovere di restare nella sua ombra e di non uscire dai canoni narrativi che ne hanno determinato l'affermazione e il successo. Se un autore vuole fare emergere la sua individualit? finisce per farlo a spese del personaggio. è un errore, e alla lunga, il bilancio sarà negativo. Insomma l'imperativo che vigeva in casa editrice quando mi misi al lavoro era il seguente: ?Facciamo in modo che il lettore non si accorga del passaggio di mano?. E il lettore, a quanto pare, non se ne accorse.

    [ Il rapporto di Nizzi con i vari disegnatori ]

    Secondo esempio. In ?Zhenda!? ( #346 / 49 ) ci sono degli indiani, i Sinaguas, che vivono nelle profondit? dei canyon e dovrebbero essere perfidi e immondi come i cattivi Hualpai. Il soggetto prevedeva che, alla fine, dopo essere sfuggito alle loro grinfie, Tex avrebbe fatto strage dei Sinaguas. Una sorte analoga doveva toccare alla terribile Zhenda. Perfidi e immondi i Sinaguasè Fabio Civitelli me li ha disegnati così docili e bellini che se solo Tex li avesse sfiorati con un dito i lettori sarebbero sorti in loro difesa. Terribile Zhenda? Ma se alla fine sembrava una cara vecchietta! Avendo visto i Sinaguas e Zhenda in corso d'opera, cambiai il finale abolendo la strage e introducendo i lucertoloni. Detto questo la mia stima per Fabio resta immutata e la nostra amicizia ben salda.

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    Nato a Setif, in Algeria, il 9 settembre del 1938, Claudio Nizzi rientra in Italia con la famiglia l'anno dopo, che si stabilisce a Fiumalbo ( MO ). Tra il 1953 e il 1962 vive a Roma dove completa gli studi in un Istituto Tecnico per Geometri.

    I suoi primi lavori escono nel 1960 sul settimanale "Il Vittorioso", nel n° 30 viene pubblicata la sua prima novella, dal titolo Tra i due litiganti. Nel 1962 sempre per la stessa testata, sul n° 3, viene pubblicata la sua prima storia a fumetti, Il mistero del castello, disegnata da Alberto Tosi.

    Nel 1962 si trasferisce a Modena, dove trova un impiego presso la Fiat Trattori.

    Dal 1963 al 1966 scrive ancora per il settimanale cattolico la serie africana Safari, disegnata da Renato Polese. Quando nel ?66 Il Vittorioso si trasforma in ?Vitt?, Nizzi abbandona la testata.

    Nel 1969, dopo una breve pausa durante la quale scrive novelle per giornali femminili come Novella, Grand Hotel, Confidenze e Bella, torna al fumetto collaborando a "Il Giornalino", per il quale scrive moltissime storie brevi ( passando con disinvoltura dal genere avventuroso a quello umoristico, dal western al poliziesco ) e creando negli anni un certo quantitativo di serie.

    Nel 1970 crea la sua prima serie umoristica Il colonnello Caster Bum[/i, disegnata da Lino Landolfi, quindi segue Steve Damon, serie africana, disegnata da Silvano Marinelli. Nello stesso anno appare la prima sua riduzione di un classico della letteratura, L'isola misteriosa, resa graficamente da Franco Caprioli e sempre nei primi anni settanta si situa anche la sceneggiatura de Un capitano di 15 annidi Jules Verne, sempre con i disegni di Franco Caprioli.

    Nel 1971 Nizzi crea Larry Yuma, su disegni di Carlo Boscarato ( e per alcuni episodi, da Nadir Quinto ), di cui sono stati prodotti a tutt'oggi 160 episodi completi, a cui farà seguito sempre nello stesso anno e sempre per i disegni di Boscarato la serie Nico e Pepo.

    Nel 1972 è la volta di Capitan Erik, serie disegnata tra gli altri da Ruggero Giovannini e poi da Attilio Micheluzzi. Nello stesso anno per il ?Messaggero dei Ragazzi? crea Mino e Lia, serie disegnata da Piero Mancini.

    Nel 1977 Nizzi d' vita al fumetto poliziesco Il tenente Marlo, reso graficamente da Sergio Zaniboni.

    Nel 1980 abbandona l'impiego presso la Fiat per dedicarsi a tempo pieno alle sue sceneggiature. Diventa redattore de ?Il Giornalino? , responsabile del settore fumetti della testata.

    Nel 1981 arrivano Rosco & Sonny, resi graficamente prima da Giancarlo Alessandrini, poi da Rodolfo Torti. Con lo pseudonimo di ?Anna? scrive anche la serie Nicoletta, su disegni di Claudio Onesti, in arte Clod.

    Inizia la sua collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, lavorando inizialmente su Mister No, la cui prima storia Paura nei Caraibi, viene disegnata da Franco Bignotti.

    Nel luglio del 1983 appare La valanga d'acqua[ # 273 ], la sua prima storia pubblicata di Tex, ma la prima storia a essere stata scritta sarebbe Il ritorno del Carnicero, apparsa solo tempo dopo. Da questo momento, Nizzi inizia ad alternarsi con Gianluigi Bonelli alla stesura delle sceneggiature di Tex.

    Nel maggio del 1988, per i quaranta anni di Tex, esce l'albo gigante Tex il Grande!, che inaugura la collana dei Texoni. Questo volume ha la caratteristica di essere per la prima volta firmato da lui: sino ad allora le sue storie di Tex, come quelle di Nolitta, non erano state firmate. In dicembre, su Tex n° 338, appare la sua firma anche nella serie regolare.

    Nel giugno del 1988 appare nelle edicole anche il primo numero di Nick Raider, da lui creato, primo personaggio di genere poliziesco edito da Sergio Bonelli, di cui cura inizialmente anche la supervisione.

    Nel contempo, per "Il Giornalino" elabora numerose riduzioni dei classici della letteratura per ragazzi, quali L'isola del tesoro e Oliver Twist per Carlo Boscarato, Il Giornalino di Gian Burrasca per Gianni De Luca; Robur il conquistatore per Nevio Zeccara; Le avventure di Tom Sawyer e Piccola donna per Nadir Quinto; Robin Hood per Gino Gavioli; I Promessi Sposi e Le avventure di Ulisse per Paolo Piffarerio.

    Nel 1993 è il suo Nick Raider ad inaugurare la Collana Almanacchi, con la sua storia Occhio Privato, disegnata da Bruno Brindisi.

    Nel 1994 sua è anche la storia apparsa sul primo Almanacco del West di Tex, La Ballata di Zeke Colter, disegnata da R. Calegari.

    Il 13 maggio 1995, nell'ambito del "Salone Internazionale dei Comics", Claudio Nizzi riceve lo Yellow Kid come ?Autore di fumetti italiano? con la seguente motivazione: "Per avere sceneggiato la versione a fumetti di numerosi classici della letteratura, per avere inventato suggestive trame e creato personaggi, per avere mantenuto viva la tradizione western con Tex e per avere creato e sviluppato il serial giallo Nick Raider". A questo riconoscimento va aggiunto anche l'Inca Winter 97, il premio di Internet, nella categoria migliore fumetto per la storia La valle del Terrore disegnata da Magnus per il Texone numero 9.

    Dal 1998 inizia la lavorazione di un nuovo personaggio, Leo Pulp, noir-umoristico poliziesco, che tiene impegnato Nizzi totalmente insieme alle sceneggiature per Tex.

    Il 26 maggio 2001 è la data di uscita de La scomparsa di Amanda Cross, scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Massimo Bonfatti.

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    Un significativo primo piano dall'albo in edicola.

    Tex come lo disegna Civitelli non lo disegna nessuno, tra gli artisti che compongono lo staff attuale lo preferisco anche a quello di Villa e Ticci.

    Dal marzo del 1985, data che segna il suo ingresso nel mondo dorato del ranger è notevolmente migliorato, ha perfezionato il suo stile, insomma ci sa fare, ma il west no, non riesce proprio a disegnarlo: c'è una vignetta che propone dall'alto una visione paronamica dei pascoli dove sono distesi i due cadaveri degli uomini di Redman, quelli con cui Tex si è scontrato prim'ancora di arrivare a Durango. Ebbene, sembrano proprio dei pupazzetti in un campo che può andar bene per la Valtellina ma non certo per il wild west!

    Facciamogli disegnare altro insomma. Nizzi a proposito della storia su Zhenda, ha raccontato di avergli chiesto di disegnarla come una vecchia megera, una strega arcigna, ebbene, il risultato, ci dice sempre Nizzi, a vederla sembrava una serafica vecchietta che più che incutere timore suscitava pietà e compassione.

    Difficile dargli torto. Questo è uno dei motivi per cui IMO ritengo non debba occuparsi di Mefisto, diamolo a Ortiz, lasciandogli tutto il tempo di cui ha bisogno... e non deluder?!

  15. Le ultime due storie non erano poi così male, reggevano almeno a livello di soggetto. Quest'ultima sembrerebbe invece l'opera di un dilettante che si è "divertito" a scrivere una storia di Tex.


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    Lo sceriffo Elmer Daves, medita vendetta da quindici anni. Il forte legame con Tex, è dato dal fatto di aver perso le loro rispettive consorti per mano di una banda di malviventi. L'idea non è malvagia.

    Il ritorno nella ghost town di Silver Bell ( e quindi di Durango ) ci ricorda molto la storia Ritorno a Culver City, tra l'altro sempre disegnata da Civitelli.

    Nizzi non si cura di nascondere nell'anonimato i componenti della banda dei tre ma contribuisce a creare lo stesso un certo alone di mistero introducendo la figura del misterioso ?killer? col volto sfregiato. Ho paura di sbagliarmi, ma non credo. L'uomo ha seguito Tex e Daves da Telluride, evidentemente è a conoscenza delle mosse dello sceriffo e sappiamo che non fa parte della ?banda dei tre?. In cosa consiste la sua missione? La logica suggerisce che qualcuno molto interessato al fatto che la ?verità non venga mai a galla, l'abbia messo sulle tracce dei nostri eroi. Questa tesi è avvalorata dal fatto che il killer, dopo il fallito agguato sul ponte, elimina Redman che ormai si era dichiarato disposto a collaborare con Tex e Daves. Resta da stabilire chi è il mandante e vedere in questa persona il governatore Anderson, fresco di nomina, non dovrebbe essere solo una congettura, Nizzi infatti gli dedica molto spazio all'inizio della storia, avendo una cura quasi spasmodica di presentarlo ai lettori.


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    Un altro fatto strano, se vogliamo, è l'omicidio di Kate Daves. Quindici anni prima a Silver Bell tre banditi mascherati fecero irruzione nella banca dove c'era un'unica cliente, Kate, la moglie dello sceriffo, che fu presa in ostaggio per facilitare la fuga e poi uccisa, senza un apparente motivo: è aveva il collo spezzato? quei bastardi l'avevano uccisa senza una ragione! Fu Anderson, guarda caso, a sconsigliare a Daves di non dare la caccia ai rapinatori, consigliandogli di prendersi cura dei due figli ormai orfani di madre. Il desiderio senile di vendetta di un uomo che per quindici anni si è sottratto al suo dovere, fa sorridere, ma con un po' di fantasia possiamo anche accettarlo. Andiamo avanti.

    Parliamo ora del vecchio stalliere Joke, che ritroviamo nella ghost town di Silver Bell. Non ha nessun senso che egli riveli a Daves, dopo quindici anni, quello che sa sulla rapina, ovvero i nomi Jack e Bill ( dei rapinatori ) e il luogo del loro ritrovo: Durango! La pista è ?fredda? ed è davvero un bel colpo di fortuna, inaspettato anche per il lettore e purtroppo non sarà neanche un caso isolato!

    Nei pressi della cittadina di Durango abbiamo il primo scontro a fuoco con gli uomini di Bill Redman, un'altra casualit? ( leggi forzatura ) che mette Tex e Daves decisamente sulla buona strada.


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    Arriviamo quindi a Durango, fiorente cittadina del west. Non è sconosciuta ai lettori di Tex. Non c'è molta gente nella main street e questo è un errore da attribuire a Civitelli che la disegna fin troppo troppo ?pulita?, come è nel suo stile e questo, come è risaputo, è uno dei grandi difetti del disegnatore. Il suo tratto lindo può andare bene per le metropoli dell'est, ma disorienta non poco nelle piccole città di frontiera.

    La paura di Bill Redman e di Jack Barrow di essere riconosciuti dopo quindici anni è una cosa che non sta in piedi, ancora meno i loro goffi tentativi di eliminare lo sceriffo Daves che non trovano nessuna giustificazione logica se non il loro sbigottimento nel ritrovarsi davanti a un fantasma del passato.

    Lo sceriffo Hancock, lo sceriffo di Durango. Ne avevamo già conosciuto uno, affrettiamoci a dire che non è lo stesso ma è comunque della stessa risma. Un cattivo senza nessun sapore. Era lecito aspettarsi di più nella sua caratterizzazione, visto soprattutto il precedente.

    ? la volta del temporale che impedisce a Tex di dormire e quindi di accorgersi della presenza dei sicari nel corridoio del Central Hotel, siamo davanti a un altro di quei casi ?fortunati? che denotano nello scrittore una stanchezza creativa, una pericolosa mancanza di originalità, che non può trovare nessuna giustificazione. è una nota dolentissima purtroppo.

    Vediamo ora di occuparci di Tim Hardin, direttore e proprietario della Durango Gazette, che rivela a Tex e Daves quanto i loro sospetti su Redman e soci siano fondati. Lo vediamo cercare freneticamente nel suo schedario pinkertoniano:

    - Redman° Redman° eccolo qui! Vediamo? arriv? a Durango una quindicina di anni fa in compagnia di due amici che, come lui, fecero rapidamente fortuna: jack Barrow e Tom hancock. Redman acquist? subito un pezzo di terra, che nel giro di pochi anni riusc? a trasformare nel più vasto appezzamento della regione, mentre cresceva in modo proporzionale la sua influenza sulle istituzioni cittadine? Barrow invece costru? dal nulla il ?Moonlight Saloon°, che è il più grande locale della città, con annessa casa da gioco, un'autentica fabbrica di soldi? mentre Tom Hancock guadagn° molto denaro con speculazioni finanziarie, ma cinque anni fa perse tutto nel crollo delle azioni di una ferrovia e poco dopo mor? per un attacco di cuore ( lo sceriffo hancock è suo fratello ).

    Insomma tutto snocciolato nel migliore dei modi, Hardin è una vera miniera di informazioni. Dal racconto di Hardin emerge anche quanto fruttuosa sia stata la rapina a Silver Bell, dalle rovine della ghost town possiamo intuire invece che si trattava di un piccolo centro minerario, ma forse la vera miniera d'oro era proprio la banca !

    Che dire di più è Un soggetto e una sceneggiatura tra le più deludenti degli ultimi anni, è lecito attendersi di più dal seguito della storia, ma il timore, neanche troppo velato, e di vedere assai peggio! God save Tex Willer!

  16. I quattro pards hanno funzionato bene insieme solo in poche storie, quelle di G. L. Bonelli ma anche qui non esageriamo troppo, anche lui, appena poteva si liberava di uno o due personaggi, pensiamo ad esempio alla prima storia di Barbanera dove Tiger, accoltellato, sparisce per tutta la storia...

    In seguito risponder? ad alcuni passaggi del tuo mex, per ora dico che quanto affermi in questo punto mi sembra esagerato...
    Mais non mon ami, mi spiego meglio. Provo a quantificare ( in pochi minuti ) il peso dei quattro pards nelle storie del secondo centinaio. In quelle che "contano" sono tutti presenti in:Il signore dell'abissoChinatownSulle piste del nord ( ma Kit è fatto prigioniero )Il figlio di MefistoDiableroIl ritorno di MontalesArizona ( ma Tiger è messo a riposo )Il grande intrigo ( ma la storia vive di due momenti separati )Terra promessaOdio senza fineSan Francisco ( ma Tiger accoltellato )Il ritorno di YamaIl laccio nero... Dalla lista di classci possiamo escludere solo Tra due bandiere e La dama di picche... Questo per dire che il quartetto è stato certamente presente nelle storie di Bonelli padre, ma è semplicistico ridurre il tutto a un mero fatto di numeri, se guardiamo infatti al peso che questi personaggi ricoprono nelle storie ( mi riferisco a Tiger e Kit ), sono davvero poche le avventure in cui tutti sono veramente protagonisti, lasciando un impronta indelebile con le loro gesta.
  17. Non è nell'identit? del killer che risiede l'interesse, dietro di lui c'è un mandante interessato a non far venire a galla la verità, un mandante che non fa parte della banda dei tre, ma forse ne era complice, che cerca di nascondere il reale motivo della morte "assurda" di Kate Daves. Quest'uomo è il governatore Anderson. Che ne dici Anthony è Un giallo ben orchestrato, mi mangio il cappello se non è così!

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