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Dix Leroy

Ranchero
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Posts posted by Dix Leroy

  1. <span style="color:red">19 minuti fa</span>, frank_one dice:

    Molto bene Cossu, a parte rarissime occasioni dove i volti (di Carson in particolare) non mi hanno convinto.

    Per me un autore del genere meriterebbe eccome la regolare!

    Anche io leggo Cossu con piacere, ma a molti fa storcere il naso. Il suo Carson in effetti sembra molto anziano rispetto ad altri autori. La "legnosità" e la difficoltà nelle scene d'azione sono risapute, però è certosino, soprattutto negli ambienti, pulito e preciso.

  2. 23 minuti fa, frank_one dice:

    Sono d'accordo sul metterlo annuale, perché di storie ne vengono pubblicate anche troppe, ma mettere un disegnatore fisso su una testata non mi sembra una buona idea, tantomeno fissare il formato ad una storia singola. Quello che mi piace del Maxi è proprio il contrario di quello che tu vorresti. Io sul Maxi voglio trovare autori che sulla regolare non compaiono e mi piace che ogni tanto ci siano storie brevi.

    Il fatto è che come successe per il già citato Diso, ma mi viene in mente anche Repetto, ci sono dei disegnatori che hanno lavorato molto per Tex ma praticamente mai sono apparsi sul mensile (o molto di rado), perché ritenuti poco adatti. Le loro doti erano altre: continuità e velocità che garantiscono l'uscita regolare degli albi fuori collana. Cossu, che piaccia o meno ha fatto moltissimi maxi, quindi lo considero il disegnatore tipo. Poi che a te piaccia comprare un volumone (ogni volta più costoso) con dentro più storie non lo discuto, ma se guardi il motivo per cui questa collana venne varata si tratta quasi di una contraddizione. E' come comprare un Texone e trovare all'interno delle storie brevi (da color autunnale).

    Per principio io mal sopporto le storie lunghe (a un certo punto mi vanno a nausea, mi stanco a star seduto per ore e molte volte nemmeno mi ricordo più com'era iniziata, specie se devo interrompere la lettura), ma una vicenda fiume raggruppata in un solo "balenottero" mi aggrada di più che spalmata per mesi sul mensile.

  3. Dopo il pensionamento di Diso é tempo di pensare al Maxi come a un appuntamento annuale, come era all'inizio. Una storia lunga tre albi normali come bonus autunnale, quando si preferisce stare a casa al calduccio e non si è ancora pensato alle strenne natalizie. Come Scascitelli col bis estivo, mettiamo Cossu fisso su questa collana e tutti sono contenti. Le storielle non indimenticabili vanno inserite nel Magazine o ravvivate da tinte vivaci nel Color.

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  4. <span style="color:red">40 minuti fa</span>, frank_one dice:

    A proposito di Zagor, secondo voi il colorista è un'altra persona rispetto a quello di Tex?

    Secondo me chi colora le copertine di Zagor non è quello assegnato a Tex. Sono poche le cose che me lo fanno dire, spero di non essere smentito.

    In caso contrario vuol dire che è capace di dare una "personalità" diversa a seconda della collana.

    Per chiudere la questione colore copertine (da parte mia, ovviamente) credo che rispetto al passato le copertine di Tex si siano molto evolute nel tempo. Esperimenti e modi diversi di affrontare il colore lo vediamo nel Tex Willer o nei tanti collaterali. Per vedere un Villa come piacerebbe a tutti abbiamo i ColorTex estivi e le occasioni speciali, non ci possiamo lamentare troppo.

  5. <span style="color:red">19 ore fa</span>, frank_one dice:

    In pratica preferisci copertine peggiori perché tu quando vai in edicola ti lanci a razzo sullo scaffale e devi arraffare a colpo sicuro la tua copia senza nemmeno interrompere la corsa per mezzo secondo :o

    Giuro che vorrei vederti :P

     

    Peccato che poi bisogna comunque stare 5 minuti a controllare che la copia non abbia sbeccature, costine decentrate o segni del taglierino.

    Le copertine di Tex mensile hanno un dono oggi come ieri: non ho mai perso più di due secondi a individuarle nella rivendita, in qualsiasi rivendita. In passato certo potevo sbagliare e trovare prima un Tre Stelle invece che l'inedito. I rifacimenti per la Tutto e la NR sono molto peggio e anche quelle le vedo subito ma per evitarle. Praticamente mai ho confuso uno Zagor con un Tex (al massimo si poteva confondere un Mister No con un Zagor, ma quando erano entrambi copertinati da Ferri).

  6. 23 minuti fa, Diablero dice:

     

    P.S.:

    Sul fumetto americano si trovano davvero un sacco di articoli ben scritti e ben spiegati, mentre sul fumetto italiano non c'è nulla...  quindi io PRESUMO che usassero tecnologie simili.

     

    Ecco un bell'articolo che spiega come venivano colorati i fumetti (e le copertine) negli anni 60 negli USA. Ci sono informazioni curiose, tipo che il costume grigio di batman era R2B2 (25 rosso e 25% ciano) mentre il mantello di Superman era 100% rosso e 100% giallo, e che, prima che Neal Adams alla fine degli anni 60 non li spingesse a sperimentare, la DC effettivamente usava solo TRENTADUE colori, non utilizzando mai certe combinazioni (tipo quelle con giallo al 25% o 50%).

    https://scarysarah.medium.com/a-brief-and-broad-history-of-post-golden-age-pre-digital-comic-book-coloring-9fe9e386149a

     

    Bello, grazie.

    Ho fatto ricerche anche io e certo occorreva qualcosa che smuovesse la tecnologia, altrimenti a tutti fa comodo vivere e lavorare in comodità (anche adesso!)

    Quando per un po' ho dovuto adoperare retini meccanici (non per realizzare fumetti ma ahimè cataloghi per imprese funebri), cercare di assemblare fondini in vari colori e percentuali o semplicemente aggiungere un'ombra a un titolo era una esperienza da una parte elettrizzante e dall'altra dispendiosa in termini di tempo, materiale e strategia. Quello che oggi si fa in pochi click una volta era frutto di ore, con passaggi (anche 12 esposizioni) in camera oscura con un bel po' di ragionamenti prima per evitare di trovarsi con un risultato completamente sbagliato. Ero giovane allora ma anche chi aveva più esperienza di me spesso si trovava in difficoltà.

    La carta dei fumetti americani era terribile (i nostri Topolino e i fumetti Corno erano nettamente stampati meglio e su carta migliore) e anche quando i fumetti erano diventati una industria e non solo un modo per non tener ferme le rotative dei quotidiani durante il giorno non si faceva quasi nulla per fare in modo che i lettori non perdessero le diottrie tra scritte e tratti sbiaditi e colori fuori posto di millimetri!

    Un giorno qualcuno ebbe la brillante idea di realizzare una storia di Topolino ispirata al film "Casablanca", colorando la storia in variazioni di grigio ma usando tutti i colori per aumentare la resa estetica: non c'era una pagina uguale all'altra, qualcuna tendeva al viola, molte erano sul verdastro, altre quasi paonazze. Non ricordo se era ancora il periodo Mondadori o c'era già la Walt Disney Italia, fatto sta che il risultato era imbarazzante.

    Qualcosa di molto simile successe nei primi albi di Hulk in Usa qualche decennio prima: non si riusciva mai a bilanciare il tono di grigio ipotizzato, tanto che si ripiegò nel tingerlo di un bel verde. E quello lo rese leggenda.

     

    I nostri fogli di retini meccanici (religiosamente conservati in quelle cartelline bianche ondulate usate anche dagli scolari per i loro album da disegno) partivano dal 10% fino al 90% quindi con scarto del 10%. Si trattava di valori negativi: se volevo un 20% finale dovevo prendere il foglio con l'80%. Quelli bravi, giocando sul tempo di esposizione dello "scatto" riuscivano a realizzare un 15% o un 23/24%, ma in genere in questa fase di lavorazione si tendeva a essere quanto più precisi possibile.

    Ci pensavano poi i colleghi in fase di lastra o di stampa a combinarne letteralmente di tutti i colori.

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  7. <span style="color:red">3 minuti fa</span>, Diablero dice:

     

    La differenza fondamentale è che quando la separazione era "manuale", si usavano come dicevo percentuali fisse a scaglioni del 25% (questi sono i numeri per le copertine dei comic book USA anni 60 e 70, non so se in Italia si usasse la stessa divisione in scaglioni del 25% ma penso di sì), oggi invece con la stampa in digitale si possono ottenere molte più sfumature di colore che non 125.

     

    E sul fatto che le copertine non sono arte...  :lol:

     

    OIP.-uEPDyXCDwEyjxq62a_9SAHaJW?cb=12%26p

     

    OIP.gVmP7W2OmUDbF__-P34eSAHaI3?cb=12%26p

     

    Certo, A RIGORE "l'opera d'arte" è l'originale dipinto a mano (così come nei fumetti è la tavola originale), ma nessuno direbbe che l'arte di un fumetto si può apprezzare solo se appendi l'originale al muro...

    Ecco, queste illustrazioni che posti sono qualcosa di completamente diverso. Qui di base non c'è un disegno a china, siamo in presenza di quadro!

     

  8. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Diablero dice:

     

    E bisogna ricordare che all'epoca si stampava in quadricromia con quattro lastre (una per il nero e le altre tre per i tre colori primari

     

    Allora ritiro quanto ho detto rispetto alle scansioni di Villa (che a differenza di quanto sapevo consegna in redazione la tavola in bianco e nero e la fotocopia colorata): il grafico scansionerà il bianco e nero e poi pazientemente si metteranno a rifare la colorazione in digitale.

    Che poi si stravolga tutto per ordini superiori non è dato sapere, magari c'è già una serie di istruzioni a cui attenersi, di sicuro la camicia tutta gialla.

     

    Per la stampa a colori, tranne rari casi (tipo le copertine della collezione storica Repubblica in cui il blu e il titolo in argento erano a parte) viviamo ancora nella fase a quattro inchiostri. Soltanto la precisione di registro e tenuta delle sfumature è migliorata rispetto allo scorso secolo, oltre che alla definizione e qualità costante delle incisioni su lastra di alluminio anodizzato rispetto ai cliché in magnesio o le care vecchie pellicole.

     

    Che la copertina di Tex non attiri più il lettore occasionale posso essere d'accordo, ma per i vecchietti (come anch'io mi reputo) è molto comodo andare in edicola e puntare su quella specifica selezione di tinte, loghi e mi permetto anche stile nei titoli.

     

    Io vado (andavo) sempre a colpo sicuro e quasi mai ho adocchiato per sbaglio un TuttoTex o una Nuova Ristampa confondendoli con l'inedito.

     

    Quando compravo anche Dragonero dovevo invece perderci un po' più di tempo: dovevo cercare un logo sempre in color pastello o comunque chiaro con attorno una confusione totale di disegni piccoli e colori sbiaditi.

     

    Che l'epicità delle prime copertine sia dovuto alla nostra passione giovanile questo non posso affermarlo. A me rimangono tutte nel cuore almeno fino ai primi 199 albi (il 200 non è mai piaciuto). Chiediamo aiuto ai lettori più, giovani che sapranno dare un giudizio obiettivo.

     

    Sapendo che tante sono state ricalcate da manifesti cinematografici e copertine di romanz,i oltre che da vecchi albi d'oro un po' di magia si è persa...

    <span style="color:red">2 ore fa</span>, Magic Wind dice:

     

    Quelle lì di Villa, con i colori fatti da lui, se non sono arte ci si avvicinano molto però...

     

    E a noi lettori ci tocca vedere la versione con i colori appiattiti dal computer :rolleyes:

     

     

     

    L'originale in bianco e nero (ma per me anche la fotocopia colorata a mano dal maestro) è arte commissionata.

    La copertina che avvolge l'albo... è una copertina!

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  9. 1 ora fa, frank_one dice:

    Non capisco cosa intendi. Villa fornisce alla casa editrice una scansione delle chine prive di colore e una scansione di una sua prova di colorazione (che sono appunto prove, non dimentichiamolo), che ipotizzo lui esegua su una fotocopia delle chine (non credo colori sopra la tavola originale, ma potrebbe anche essere).

     

    Perché parli di "sbaglio"? Villa fa il suo lavoro e non è tenuto a colorare digitalmente, anche perché è un maestro della colorazione NON digitale. Sarebbe come dire che un campione di basket sbaglia a non giocare a calcio..

    La frase riguardava il fatto che le scansioni che fa Claudio risultano molto più rosse di quanto appaia il disegno originale.

    Quello che a noi piace (la scansione) potrebbe essere ancora migliore rispetto al lavoro fatto con pastelli (o pennarelli).

    Se invece di colorare una fotocopia Claudio colorasse un supporto trasparente (un lucido o altro materiale che gli permetta di vedere sotto il disegno a china, questo potrebbe essere scansionato (con un apparecchio migliore) ed essere usato per la riproduzione.

    Ma il fatto resta che quella fotocopia colorata serve solo da indicazione (di massima) per l'addetto alla colorazione digitale.

     

    Per me le copertine colorate dei ColorTex estivi sono bellissime (anche se si discostano nettamente dallo stile della gigante), quindi volendo si potrebbe far tutto...

    40 minuti fa, San Antonio Spurs dice:

    Mi pare evidente che almeno dal campione proposto gli interventi non siano quasi mai stati migliorativi, ma chiedo a chi ne sa più di me se nella fase redazionale Villa ha o no diritto di replica. Che poi debba arrendersi alle preferenze aziendali è un altro discorso, ma se io, Lucio Dalla, intitolo la canzone "Gesù Bambino" e scrivo il verso "E anche adesso che bestemmio e bevo vino/per ladri e puttane sono Gesù Bambino" e me la cambiano in "1 4 marzo 1943" e "E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino/per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino", beh insomma... non capisco, ma mi adeguo e se mi incavolo lo tengo per me. Poi, ripeto, saranno questioni di marketing che vogliono privilegiare l'omogeneità delle tinte - però le cambiano pure radicalmente - e questa famosa colorazione digitale a me sa tanto di tortellini fatti dalle sfoglie di Bologna messi a confronto con i pur degnissimi del signor Giovanni Rana. E con le metafore, fino alla fine dell'anno ho già dato.

    Secondo me Villa propone ma non dispone. La storia è piena di capolavori che il mittente ha fatto modificare a dispetto delle volontà dell'autore. Molte volte se l'autore si impunta (anche Lucio Dalla) magari non riceverà il successo che avrebbe avuto la versione modificata...

  10. Invito a chi compra anche altre testate Bonelli o simili a fare un paio di esperimenti (poi direte se cambierete idea o meno)

     

    A) disponete una dozzina di albi e collocateli su un ripiano verticale, meglio se leggermente sovrapposti a simulare come sono in edicola, ponete una persona di vostra fiducia ma estranea al collezionismo e a Tex di indicarvi entro un paio di secondi l'albo che più ha colpito la sua attenzione.

    Se è una persona paziente chiedetegli di mischiare l'ordine degli albi e poi con la stessa tecnica verificate voi stessi quanto ci mettete a trovare le copertine di Tex.

     

    B) Ho fatto anche quest'altra prova: rimpicciolendo il più possibile il layout di questa pagina e senza pregiudizio, mi sono dato un solo secondo per decidere quale delle due versioni (originale di Villa e versione edicola) colpiva la mia attenzione.

    Solo in un paio di casi i colori di Villa "bucano", almeno per quanto mi riguarda, ma la discriminante è che solo in una versione appare il logo e il titolo, che hanno la loro importanza nella costruzione della copertina finale.

     

    Le copertine non sono "arte", o meglio lo sono finché vengono impiegate per lo scopo per cui sono commissionate.

    Lo sbaglio di Villa (probabilmente la colorazione digitale non gli è congeniale) è scansionare il disegno già colorato. Poi non capisco come faccia per decenni a tenere lo stesso scanner, visto che a ogni cambio di computer (e non resistono più così a lungo) i driver per le vecchie periferiche o non funzionano più o non si trovano aggiornamenti...

  11. <span style="color:red">3 minuti fa</span>, Black Jim dice:

    👍Grazie per lo spunto e l'ottimo lavoro!

    Da parte mio apprezzo di più la versione di Villa anche sull'ultimo numero, in particolare aver rimosso il capello, forse apre la scena verso la testata 'Tex', però toglie un po' di dinamicità.In ogni caso la copertina definitiva la trovo troppo cupa, che sia  l'ombra della costruzione che si unisce allo sfondo nero che mi incupisce...?

    O la mancanza di un terriccio più 'luminoso', forse.

     

    Sulle altre copertine, però, mi piacerebbe leggere anche l'opinione di @Dix Leroy , quando e se ha tempo, ovviamente.

    Claudio dovrebbe mettersi d'impegno, prendere il suo disegno e scansionarlo. Poi fare un nuovo livello e mettersi di buzzo buono e colorarlo (ovviamente alla sua maniera) ma in ambiente digitale. Non so se ne valga la pena, visto che poi il benestare finale a quanto pare non spetta a lui. Di sicuro è molto più semplice per i coloristi partire da zero (magari seguendo alla lettera le sue indicazioni) per poi sorbirsi le modifiche del responsabile dell'ufficio grafico che ovviamente sembra avere l'ultima parola.

    Come ho letto la redazione non si permette di far modifiche allo stile o al disegno (e a volte manda in edicola vignette o disegni semplicemente non riusciti) a quanto pare ha libero arbitrio su come devono essere i colori. Alle volte fanno bene, altre volte no.

  12. Sono anche io sensibile a questo argomento (visto che una volta mi piaceva disegnare, seppur non colorare), a primo avviso posso dire che a volte la versione di Villa è più piacevole, mentre altre volte condivido le modifiche fatte in redazione.

    Già detto più volte che la camicia gialla uniforme di Tex è quel segnale luminoso che permette al lettore di individuare immediatamente l'albo in edicola, mentre i pantaloni di Carson o la camicia di Piccolo Falco sono chiodi fissi di entrambi i realizzatori (Claudio ha deciso di cambiare "uniforme" ai vari pards, mentre l'editore è irremovibile nel mantenere i colori "istituzionali").

    I cieli di Villa fanno sembrare la copertina del mensile come un TexColor e quindi potrebbe far nascere confusione.

    Divertente il fatto che spesso il disegno viene ambientato di giorno e la copertina finale invece di notte, oppure il tramonto si tramuta in alba...

  13. <span style="color:red">26 minuti fa</span>, San Antonio Spurs dice:

    Sei uno Speedy Reader o ti eri presentato con una Fiat 124 del 1971?

    In realtà è una 128 berlina verde del '74!

    Mi piacerebbe potermi vantare, ma la dura realtà è che sei anni fa l'ho venduta, prima che cominciasse a perdere i pezzi per strada, ma da quel che so è stata restaurata e gira ancora!

    Ora ho un'altra simpatica vettura, andata fuori di produzione proprio dal 2025 e da quel che sento comincia a essere un pezzo da collezione tra gli appassionati di utilitarie giapponesi.

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  14. Intanto un grazie a ymalpas per il titanico sforzo. La fascia 700- è stata quella che mi ha fatto smettere di comprare Tex. Di per sé è un risultato importante, ma non è tutta colpa di questa testata e dei suoi autori. Tutto intorno si è formato qualcosa di ingestibile, che ogni settimana mi portava a entrare in edicola e comprare un inedito che poi non mi interessava più leggere, lasciando perdere le iniziative di marketing, i "fuori serie", i cartonati "imperdibili", le patacche e il cofanetto per metterle via e non pensarci più.

    Narrativamente ammetto che ci sono stati periodi molto peggiori, che avvenivano in un periodo in cui comunque compravo e non leggevo, ma la pila di "giornaletti ancora da leggere" era molto meno ingombrante e metteva meno soggezione.

    Il titolo che per me simboleggia questo periodo texiano è senza dubbio "Sulla cattiva strada".

    Forse la copertina che mi piace meno è proprio la 701, mentre scorrendo questa pagina sono visivamente attratto sempre da quelle monocromatiche con i personaggi in primo piano eppure l'ultima è comunque molto suggestiva.

    L'ultima che ho letto davvero è quella del ritorno della Montoya (letta in attesa della revisione dell'auto), ma delle altre proprio non ho che un flebile e annoiato ricordo.

  15. 6 ore fa, Carlo64 dice:

    Sto confrontanto i disegni delle prime strisce della Terza serie con quelli di TuttoTex N. 10. La resa grafica nel TuttoTex (Ristampa delle Ristampe) è sicuramente più apprezzabile che in queste strisce, le quali sono troppo cariche nell'inchiostratura. La Prima e la Seconda Serie mi sembrano migliori;  non so se è un difetto riscontrabile solo della 3° Serie o se prosegue anche nelle serie successive.

    Devi tener presente una cosa: La TuttoTex, la nuova ristampa, il TreStelle sono edizioni che partono da disegni originali oppure fotocopie di redazione per apporre migliorie o correzioni.

    Soltanto da qualche decennio le ristampe provengono dallo stesso file digitale servito a realizzare il mensile inedito (con perdita di qualità prossima allo zero).

    La ristampa anastatica ha come originale di partenza una copia da edicola, proveniente da una o più collezioni conservate probabilmente bene, ma che presentano tutte le imperfezioni dovute ai vecchi processi di stampa, all'usura dell'albo, all'invecchiamento di carta e inchiostro.

    Per fare un esempio pratico è come comparare un cd a una copia in cassetta (ma registrata da un trentatregiri in vinile): ha le stesse canzoni, ma dietro c'è una storia completamente diversa.

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  16. Il 22/9/2025 at 10:53, borden dice:

    Nessuno lo chiama Texino.

    Anche io sono rimasto perplesso da come Davide chiama quello che molti identificano con Tex d'Autore, Romanzo a fumetti o Cartonato francese. Non certo Texino anche perché è grande e bello tosto (a torto viene visto "sottile", quando lo spessore del dorso è pur sempre 8,5mm)

  17. 5 ore fa, Arthur_Morgan dice:

    I colori di Laura Piazza, per me, sono troppo saturati, almeno però rendono più digeribili i disegni di Diso.

    Un grande maestro ma al suo tratto ci si deve abituare

     

    Copertina: colgo l’occasione per dire che è da un po’ che ho notato che la qualità nelle copertine sia un po’ calata.

    Sempre un grande artista, ma è normale qualche periodo di stanchezza.

     

    ogni volta storco il naso nel vedere padre e figlio con la stessa, piatta, camicia gialla.

    A tal proposito, nella Nizziana storia dove si faceva ritorno a Culver City, la camicia di Willer figlio in copertina era rosa.

    Richiesto un parere sulla chat (a proposito complimenti per l'idea), il buon Art mi perdonerà se ho editato il suo commento (non penso di aver in tal modo travisato il suo pensiero e se così fosse mi scuso anticipatamente, passo al semplice commento.

     

    I colori dell'ottima Laura Piazza mi piacciono di più di tanti racconti in un "Technicolor" piatto e noioso visto tante volte (cito sempre quello della Collezione Storica, ingiustamente riutilizzato anche per volumi cartonati che perdono moltissimo rispetto alle edizioni originali). Ho già scritto che Diso a colori ne guadagna, ma è soltanto il mio pensiero.

     

    Copertine di Villa in calo, io sono del parere che Claudio il suo lo ha già fatto e che gli piaccia ancora fare copertine o meno ormai non può che ripetersi, omaggiare la sua carriera o quella dei predecessori. Insomma è tempo di trovare un nuovo copertinista.

     

    C'è stato un periodo in cui sembrava che la casacca di Kit Willer dovesse cambiare colore (anche nel n.500 è di un rosso scuro e uniforme), ma alla fine la tradizione ha prevalso. Un personaggio a fumetti veste una divisa che in gran parte lo definisce. Occorre farsene una ragione. Quando vedo il Tex (francese?) con la camicia azzurra in vecchi albi da museo, perdonatemi ma non lo riconosco, è solo un impostore!

  18. <span style="color:red">20 minuti fa</span>, Arthur_Morgan dice:

    D’accordo con te su tutto. Questo punto però è per me il meno grave. Leone ha girato quattro capolavori nei deserti del sud della Spagna spacciandoli per Texas Nevada e Arizona… e le ambientazioni sono credibilissime

    Si chiama "sospensione dell'incredulità" o di cinema girato furbescamente per nascondere comunque dei bei posti, ma che non sono certo quelli mozzafiato che John Ford inquadrava anche nei suoi film in 4:3 e bianco e nero.

    Poi comunque oggi col computer fanno di tutto, per carità.

  19. Il 13/9/2025 at 10:23, demetrio dice:

    Cosa pensate che possa insegnare l'esperimento del film del 1985? Voglio dire sul tipo di storia o storie, sugli attori, sui doppiatori, ecc.?

    1) Non si fanno cose "a risparmio", soprattutto se si vuole vendere il film all'estero, la superficialità non paga mai, a meno di non voler fare uno del classici del trash (che però storicamente non rende al botteghino)

    2) Se si fa un film "western" non si può prendere a prestito una storia che va fuori tema (in quel caso quelle con El Morisco)

    3) Per quanto poco occorre narrare le origini del personaggio, perché non si può produrre un film solo per chi segue i fumetti

    4) Solo Morricone poteva comporre colonne sonore dove il tema veniva ripetuto ossessivamente per tutta la durata del film

    5) Non basta l'attore di grido, serve sia convinto di quello che fa (e purtroppo gli attori stranieri non conoscono il valore di Tex)

    6) La Spagna non è l'Arizona o per lo meno noi spettatori non siamo più disposti a crederlo.

  20. <span style="color:red">2 minuti fa</span>, demetrio dice:

    Interessante quello che molti di voi hanno detto: meglio puntare sull'animazione che su un film... Mi viene in mente che forse il primo lavoro di Mauro Boselli con Tex furono le semi-animazioni per la trasmissione TV 'Tex & Co.' tanti anni fa... chissà che non abbia dei suggerimenti per i nostri giorni...

    Nessuno potrebbe dire "Non somiglia" o "Un personaggio in carne e ossa non può parlare così". Se l'Italia oggi è fanalino di coda in quanto produzione di film di solida avventura o negli effetti speciali non ci mancano belle voci da abbinare ai disegni. Magari non di Galep (e lo dice uno che vorrebbe tutti gli albi realizzati in quello stile), ma senz'altro qualcosa di classico e facile da animare e l'unico che mi viene in mente è il miglior Ticci.

  21. "Tex e il signore degli abissi" dell'85 era già fuori tempo massimo. L'unica cosa che si può fare multimedialmente su Tex è un bel fumetto in tv (imparando dalla brutta esperienza di Orfani). Quei bei trailer animati che giravano sul sito Bonelli fino a qualche anno fa per presentare le iniziative editoriali sono il punto di partenza ideale. Tutto il resto sarebbe soltanto uno spreco di danaro.

    Un film d'avventura o si fa tanto bene (e in Italia nessuno è in grado di farlo) o diventa "Il mio West" di Pieraccioni o al massimo "Il mio nome è Thomas" di Terence Hill, che è in pratica un documentario.

  22. Resta da capire come spiegare agli sceneggiatori (specie italiani) che 110 pagine di fumetto sono tantissime e non è che per forza una storia contenuta in un albo debba obbligatoriamente essere intesa come un riempitivo senza pretese. L'adattamento a fumetti di un film (quando si facevano) ci stava abbastanza bene in una ottantina di tavole e ho letto diversi romanzi tratti dal film che raccontano belli larghi con approfondimenti e interi capitoli neanche presenti nella sceneggiatura in meno di 200 pagine!

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  23. 19 ore fa, San Antonio Spurs dice:

    Per la storia c'è tempo, qui e ora bisognerebbe solo salmeggiare fra i paletti di uno Spoiler Speciale. Quindi, i disegni: Scascitelli si conferma abile nel gioco delle righe per gli sfondi o per le cose di una certa dimensione e l'effetto è una piacevole/ingannevole quasi tridimensionalità dei soggetti. Ma sono efficaci anche i fondi vuoti negli spazi aperti. C'è una certa libertà nelle sembianze dei personaggi, pards compresi, non sempre simili, e il gioco "provocatorio" del ldisegnare personaggi di volti famosi: in questo caso Ernest Borgnine, mentre lo sceriffo ha le fattezze di un altra star di Hollywood e pur avendo colto la somiglianza mi sfugge il nome dell'attore traslato qui. Ultima nota: il Kit Carson dell'ultima vignetta assomiglia poco a quello delle precedenti e anche qui la memoria non mi aiuta se immagino che anche per lui siano state proposte fattezze di personaggi veri. In ogni caso, un lavoro da 8 pieno, anche sei il cosiddetto stile engrave sembra essere adatto a storie non eccessivamente lunghe: un albo e via con altro fino al prossimo lavoro di Scascitelli.

    Beh, mister Lennox è tale e quale a Edward G. Robinson, mentre lo sceriffo mi ricorda a volte Richard Wildmark e a volte David Mc Callum. Basarsi sulle foto di attori famosi non è una tecnica nuova, ma è sempre un po' rischioso: prima o poi si "cicca" e le fattezze specifiche di un'attore famoso sono difficili da mantenere ma le imperfezioni si notano subito. Sono contento che Scascichelli abbia trovato nel bis la sua "nicchia":  pur non essendo adattissimo al fumetto d'azione una sua storia la prendo sempre a colpo sicuro (non è mai lunga!). Come per Civitelli ogni vignetta sembra una fotografia d'annata.

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