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Texan

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  1. Texan

    [700] L'oro dei Pawnee

    Perdinci, ho letto "giubbe grigie" ma in quel momento non pensavo che Barbanera si riferisse ai sudisti... pensavo si riferisse a quella vicenda con i messicani...
  2. Texan

    [700] L'oro dei Pawnee

    Civitelli ci ha regalato dei primi piani bellissimi di Tex e una Tesah deliziosa... Mi associo alla richiesta di Barbanera...
  3. Texan

    [700] L'oro dei Pawnee

    Comprato adesso. E' un'emozione speciale acquistare il numero di un centenario, ti fa sentire partecipe non solo di una storia, ma anche della Storia.
  4. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Sto leggendo ora la vostra discussione su un particolare al quale sinceramente non ho prestato molta attenzione. Personalmente non l'ho trovata neanche così sexy e pruriginosa come vorreste farla sembrare. Rapportate alla realtà di 70 anni fa mi sembravano sinceramente più audaci e provocanti le donnine di Galep! Non sono d'accordo, Franco... secondo me De Angelis ha disegnato un bellissimo Tex, quello con le fattezze forse più autentiche che ci sia dato vedere. Mi spiego. Il Tex giovane di Galep visto ne "Il Passato di Tex" ha ancora il volto lungo e il corpo snello sul modello originario oscillante tra Gary Cooper e Galleppini stesso, il volto dei primissimi albi e che col tempo assumerà una fisionomia più quadrata nella misura in cui anche il fisico dell'eroe si appesantirà, fornendo al personaggio l'immagine definitiva con la quale ancora oggi viene identificato. Successivamente altri disegnatori hanno dato di Tex immagini notevolmente diverse ispirate ad attori quali Charlton Heston, Gregory Peck o Clint Eastwood o rispecchianti magari le stesse fattezze degli artisti in questione. La casa editrice ha lasciato una certa libertà d'espressione (troppa, a mio parere), salvo quando col recente recupero del "giovane Tex" si è cercata una maggiore uniformità. In tal senso il giovanotto disegnato da De Angelis riprende quello, appena più giovane, di Del Vecchio e non si discosta particolarmente da quello di Andreucci. Ed è un Tex che assomiglia al padre Ken, ma allo stesso tempo una maggiore delicatezza dei tratti che rimanda a sua madre Mae. Il figlio Kit avrà le fattezze ancora più addolcite e "femminee" per via di una sua maggiore somiglianza con la madre Lilyth. Tuttavia è piuttosto naturale che tra lui e il giovane padre vi sia una pur vaga somiglianza esteriore. Rifare Tex sul modello di Gary Cooper sarebbe stato improponibile vista l'attuale fisionomia disegnatagli da Villa, così come dal folto numero di artisti che nel fare Tex si è esercitato su un prototipo comunque distante da quello galleppiniano, ovvero quello di Ticci. Per trovare il volto di Tex bisogna confrontare i disegni di Villa con quelli di Ticci e del Galep maturo. E' su quel comune denominatore che si è andati indietro nel tempo per dare un volto plausibile al giovane Tex. Quel volto che De Angelis, a parer mio, ha tratteggiato splendidamente.
  5. Texan

    La biografia di Tex

    Grazie! Con la biografia mi sono un po' fermato, ma prima o poi ci rimetterò mano. Quel punto a cui fai riferimento resta un po' oscuro e l'abbiamo affrontato in una discussione qualche mese fa senza arrivare ad una certezza assoluta. La mia posizione è che Tex si ripulirà definitivamente dell'immagine di fuorilegge solo dopo la Guerra Civile, quando tornerà a far parte dei rangers. Nel romanzo questo accade nella circostanza per la prima volta, ma è difficile non considerare l'incontro tra Tex e Carson nel n.1 della serie Gigante. Quindi, io penso che finita la Guerra Tex ritorni nei rangers, ma valga quanto scritto nel romanzo, ovvero che immediatamente prima che ciò accadesse il suo nome era ancora associato ad un avviso di taglia, ovvero che aveva ancora "qualche problema con la legge", come riportato ne "Gli Invincibili".
  6. Texan

    La biografia di Tex

    La mia biografia andrà aggiornata tenendo conto di quanto apparso nelle ultime uscite, in particolar modo tenendo presente la collana "Tex Willer". Per il momento segnalo alcune notizie riportate a pag. 51 del terzo albo: - Tex perde di vista gli amici Dick, Rod e Hutch dopo la morte del padre. - Hutch se n'era già andato prima in Messico. - Rod ha comprato un piccolo ranch nel Texas. - Dick si è messo a vagabondare per conto suo.
  7. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Salve amici! Torno sul forum dopo che alcuni problemini familiari mi avevano tenuto lontano da voi per un po'. E da dove riprendere il discorso se non dalla mia lettura preferita? Eh già, perché questa nuova collana del “Tex Willer” ha subito scalzato l’inedito “Gigante” nella gerarchia del sottoscritto. Il primo numero mi aveva fatto un’impressione ottima sotto tutti i punti di vista e mi ero sperticato di elogi per Boselli e De Angelis augurandomi il meritato successo per la testata. I successivi numeri 2 e 3 hanno confermato quanto di positivo c’era nell’albo di esordio, garantendo pienamente, a parer mio, la riuscita dell’operazione. Questa collana parallela non solo ci ha regalato la storia più bella dell’anno 2018, ma rischia seriamente di mettere in ombra il Tex della maturità, che a confronto con questo intrepido scavezzacollo fatica ora a tenere il passo. Poiché so di essere tanto esigente quanto entusiasta, in questo caso mi sento di dare il massimo voto alla storia, ai disegni e all’iniziativa editoriale. Qualche riserva me la concedo ancora per il copertinista e ribadisco il disappunto per la costruzione grafica del frontespizio, con Tex non incluso tra i quattro personaggi in primo piano. Tuttavia ho il pudore di sporcare con qualche critica un qualcosa di così piacevole e bello ai miei occhi. Questo “Tex Willer” non è un remake, ma gli si avvicina. “Vivo o morto!” è il “Totem Misterioso” rifatto, rimpolpato, rispiegato e rimodulato al fine di risultare godibile ai lettori di ieri come a quelli, potenziali, di oggi. Un’opera “monstre”, da far “tremare i polsi”, ma a cui Boselli non si è sottratto portando a casa il risultato e consentendo a lui di porsi non già come valido soggettista e continuatore della collana, ma come il nuovo Padre di Tex che è riuscito a detronizzare il Vecchio senza ricorrere ad un parricidio cruento. E’ ancora presto per parlarne e parlarne in pubblico può risultare persino fastidioso alle orecchie di qualcuno, ma ancora qualche anno e sarà per tutti palese che riguardo a Tex non c’è possibilità di doppia lettura, né di coesistenza tra Antico e Nuovo Testamento, ma solo un unico Verbo, un’unica storia che ha rigenerato la vecchia avvalendosi di sfumature inedite, particolari inediti, sottotrame inedite, un lessico e una grafia inediti e tutti da gustare. Così questo “Tex Willer” si è rivelato un prisma in cui il western rifulge nella sua interezza; un diamante capace di riflettere il passato in un presente postmoderno, dove il gusto dell’avventura convive con l’ironia e il disincanto. Ecco dunque il paradosso di un soggetto – il Westerner – che la modernità ha privato di senso e di scopo, ritrovare un senso e uno scopo ricominciando da zero. The Song Remains The Same, ma non è più la stessa. Non solo ha acquisito una musicalità contemporanea che la rende comprensibile e accattivante anche a chi non l’ha mai ascoltata, ma è come se l’orologio, con le lancette riportate all’ora “x”, fosse tornato a ticchettare. E l’ora “x” per Tex sono i vent’anni di quando non era ancora leggenda, di quando non aveva ancora messo su famiglia, né i navajos a cui pensare, ma era solo un uomo libero con solo una pistola e un cavallo al proprio fianco. Facendo rivivere a Tex un’epoca dai contorni rimasti finora oscuri, Boselli ha ridato vitalità ad un personaggio condannato per logiche editoriali a ripetere ciclicamente lo stesso percorso. Se infatti il presente pare segnato (ma è proprio necessario che debba essere così?), il passato è per Tex una prateria in larga misura inesplorata dove incontrare nuovi personaggi, misconosciuti amici e in definitiva il gusto dell’imprevisto e dell’imprevedibile per un personaggio ancora acerbo e in via di costruzione. In questo contesto, particolari altrimenti insignificanti come il primo incontro con l’indianina Tesah o il sapere cosa abbia combinato l’amico d’infanzia Hutch prima della guerra civile assumono per Tex come per il lettore una centralità e una rilevanza insperate, qualcosa come l’ennesimo incontro con El Morisco o perfino l’agognato ritorno di Mefisto non saranno più in grado di regalare. Con un ribaltamento delle usuali logiche, è qui il passato a rimettere Tex a contatto con l’imponderabile e l’imprevisto, a permettergli di sbagliare, di cadere per poi rialzarsi, di fare esperienze nuove e rivedere quelle vecchie in nuova luce, riconsegnandolo per così dire alla Vita. Last but not least, in queste pagine c’è quello che io considero il Vero Tex, ovvero l’uomo non ancora non gravato dall’icona in camicia gialla che da decenni si è sostituita a lui. E’ un Tex che pretende un incontro meno superficiale e più ravvicinato, direi anche più intimo. Privo degli abituali siparietti con Carson o il figlio Kit, che negli anni lo hanno relegato a “spalla” della propria spalla, il giovane Tex sembra essere più capace di parlare e di regalarci emozioni, in definitiva di prendersi la scena. Sul piano grafico, da tempo Tex si avvale di firme che danno del personaggio una loro personale interpretazione, tuttavia bisogna riconoscere a De Angelis, il disegnatore di questi primi numeri usciti, di aver saputo affrontare Galep alla luce di Villa e sotto l’influsso del Maestro Giraud. Questi primi tre albi ci hanno regalato dei bellissimi primi piani in cui Tex è finalmente espressivo, non già la maschera bidimensionale mutuata da John Wayne o Clint Eastwood. E’ Tex che torna finalmente ad essere persona, ad avere un volto, il suo. Quello che gli riconosciamo, ma che in pochi, pochissimi, e spesso solo a tratti gli riescono a dare, finendo il più delle volte per rispecchiarvi semplicemente se stessi. Il Tex di De Angelis, al contrario, riprende il ragazzo di Nueces Valley aggiungendovi qualche tratto di maturità proprio del Tex Galleppiniano. E’ una sintesi felice, riuscita, capace di costituire un nuovo canone. Il mio giudizio sulla storia in corso, come riguardo alla nuova collana, è dunque estremamente positivo. Posso finalmente dire, dopo tantissimi anni, di aspettare “con ansia” l’uscita di un albo a fumetti in edicola.
  8. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Io la vedo così: purtroppo oggi i fumetti costano. E' inutile girarci intorno, in senso assoluto il prezzo degli albi SBE è alto, anche se in proporzione è assai più basso di quelli della concorrenza. La ragione sta nell'aumento vertiginoso della carta e dai ritmi di produzione che si sono parecchio allungati. Noi per il Texone di Villa aspettiamo da 15 anni. Ora, ha senso un fumetto che per realizzarlo ci vogliono 15 anni? A mio parere, no. Anche se Villa facesse il capolavoro dei capolavori, questo non è più fumetto, o per meglio dire non è più il fumetto popolare con cui la mia generazione è cresciuta... e che era un prodotto poco pretenzioso, da alcuni persino ritenuto volgare e/o diseducativo, i cui autori si celavano spesso nell'anonimato perché quel mestiere non era certo per loro un punto d'arrivo. Erano scrittori o pittori che si dovevano "prestare" ad un genere ritenuto da loro stessi "minore" e che faceva la gioia dei ragazzini. Quand'ero bambino io, Tex costava 250 lire. Erano poche. Ricordo che se mio padre voleva farmi un regalino, dopo le gomme da masticare, veniva un fumetto. Potrei fare lo stesso discorso per le figurine che oggi costano un prezzo esorbitante e sono collezionate da vecchi. E poi, ritornando a Tex, c'era lo scambio con gli amici e il prezzo irrisorio dell'usato. Adesso tutto questo è storia e bisogna farsene una ragione. I fumetti costano e gli acquirenti sono adulti, spesso addirittura professionisti. Io penso che Tex possano comprarlo ancora i ragazzi e da questo punto di vista una serie che parte da 1 è una figata, perché come fa un ragazzo a recuperare di botto 700 numeri? Si deprime e lascia stare, ovviamente. Col n. 1 magari inizia la serie e sarebbe bello se una nuova generazione si avvicinasse a Tex grazie a questa serie. Che è un po' costosa, ma come tutto ciò che oggi non è estremamente popolare. Escludo che la SBE, come dici tu, ci possa aver "marciato" sopra. Evidentemente, a meno di tanto non si poteva.
  9. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Intendevo dire che per tre euro voglio una storia di valore che mi incolli alla sedia; se poi questa ha 64 pagine o 200 è secondario. Ci sono Maxi, il cui rapporto pagine/prezzo può dirsi soddisfacente, che non mi sono piaciuti e allora sì che ho un po' rimpianto i 6 e novanta euro spesi. Ma in questo caso francamente no.
  10. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Dix, quel tipo di didascalia risulterebbe oggi troppo "datato"... io capisco che noi appassionati viviamo in un "tempo zero" in cui il 1948 e il 2018 si fondono, ma bisogna accettare che il linguaggio si è evoluto e certe soluzioni che si rendevano buone o necessarie allora oggi stonerebbero alquanto...
  11. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Ok, ma questo può valere semmai per le storie della serie regolare. Ma in questa, sinceramente, io ho visto molta azione, un bel ritmo, quindi non capisco tanto la critica... Domanda: ma tu preferisci a prescindere un albo di 112 pagine rispetto ad uno di 64? Io alcuni Maxi li devo ancora leggere... e ho detto tutto.
  12. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Sai che non l'ho notato? Certamente la narrazione è meno veloce rispetto ai primissimi albi, ma devi contare che quelle erano strisce e Bonelli si aiutava molto con le didascalie. Ma stante la differenza sostanziale tra una striscia del '48 e un albo del 2018 (sono passati 70 anni, cavolo!) a me è sembrato che la storia avesse un bel ritmo e che Tex non si spendesse per nulla in chiacchiere...
  13. Ti ignoro che è meglio. Hai compreso perfettamente, Johnny.
  14. La differenza fra me e te è che io non vado a mettere i manifesti di quello che ho fatto, né presumo di saperne più degli altri e di dover perciò impartire loro la lezioncina. Quindi, non è che io non sappia affrontare un contraddittorio, è che non voglio scendere al tuo livello. Qui io sono "Texan", appassionato di Tex, punto e basta.
  15. Ma no!! Tu hai diritto di parlare, tutti hanno il diritto di parlare... ma stiamo scherzando? Siamo in democrazia!!
  16. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Johnny devi leggerlo... non puoi aspettare quattro mesi!! Poi rileggeremo tutto insieme!
  17. Caspita, io quel volume in edicola non l'ho mica visto! Comunque sono certo che questa serie piacerà a tutti i vecchi lettori di Tex... circa i nuovi, lo spero!
  18. Dix, la nuova serie è bellissima e adatta a tutte le età. Fidati.
  19. Tu a me NON SPIEGHI NIENTE. Per me sei nessuno e visto che hai brutto vizio di ergerti a maestro (de che???) da questo momento io ti ignoro. Guarda Ken, non voglio litigare con te, ma ti prego di non usare questo tono paternalistico con me, che ho cinquant'anni e nel mio piccolo qualcosa al fumetto ho pure dato. Non ho offeso te né i collezionisti in generale. Da appassionato del fumetto che CONOSCE TUTTA LA STORIA che hai pensato bene di raccontare tu, credo che il collezionismo per come si è inverato a partire dagli anni 80-90 abbia in qualche modo cambiato l'approccio tra lettore e fumetto, che da mezzo è diventato fine, un feticcio da possedere e da adorare, mentre prima era passione che passava di mano in mano, di bocca in bocca. Sicuramente io non sono un collezionista autentico e mai ho avuto intenzione di esserlo. Ho voluto rispondere a Johnny dando una mia opinione del fenomeno nei suoi effetti che ha avuto sul pubblico di massa. Ovviamente ognuno è libero di avere le proprie opinioni. Tu sei libero di comprarti l'intera edicola e di collezionare con gusto tutti i fumetti del mondo. Nessuno te lo vieta e ti critica per questo. Lascia agli altri il diritto di esprimere il proprio parere senza impartire loro la lezioncina. Patti chiari, amicizia lunga.
  20. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Ragazzi, c'è una sola parola per questo "Tex Willer" n. 1 ed è... MAGNIFICO. Mi trovo in difficoltà a "recensire" questo albo perché la recensione implica sempre una certa distanza tra il soggetto e l'oggetto ed invece in questo caso io mi sento totalmente coinvolto, perché questo Tex è il mio Tex e non mi frega niente di Bonelli, tirato in ballo ogni cinque minuti in questa come in ogni altra discussione. Io so solo che ho letto questa storia ritrovando TUTTO il Tex che conoscevo e anche quello che mi ero perso. Dico a Boselli che per me, di meglio non poteva fare. Mi riferisco a lui come curatore della collana e come sceneggiatore. I dialoghi scivolano via che è una bellezza e se alla fine della sessantaquattresima pagina avresti voglia di leggerne ancora ciò non è riferito al numero di pagine ma al fatto che ti sei appassionato, che è filato tutto liscio piacendoti un sacco e ora pensi di rileggertelo con più calma, godendoti ogni minimo passaggio. Adesso devo parlare di De Angelis, che secondo me ha fatto un lavoro ECCELLENTE. Non voglio dire SUPER perché è giusto non esagerare coi toni. Tuttavia non si può non considerare OTTIME queste tavole, che non presentano la minima sbavatura. Bellissimi gli sfondi, assolutamente azzeccati i primi piani dei personaggi. Ora, ho letto che qualcuno si è lamentato di questo Tex. Ma come??? Ma stiamo scherzando??? Finalmente c'è uno che disegna Tex per come Tex è! Invito a riguardare pag. 45 (prima vignetta in alto) e soprattutto pag. 53 (terza striscia, in basso a sinistra). Amici texiani, questo è il Tex di Galep, poche storie! Guardate gli occhi, il naso e la bocca... è finalmente lui!!! Io, che mi reputo assai ESIGENTE riguardo al volto di Tex, che ho "osato" criticare pure Villa per la fisionomia che ha adottato al riguardo, dico che De Angelis ci ha regalato un Tex coi fiocchi, di sicuro uno dei migliori che mi sia capitato di vedere sotto agli occhi. Meglio di Andreucci, già autore di un ottimo Tex, e infinitamente meglio di Mastantuono (la cui copertina del Romanzo era francamente brutta). Aggiungo che per Coffin e Tesah si è rasentata la perfezione. Inutile fare il confronto col Galep del 48, sarebbe stato anacronistico ripresentare quello stile e quei volti debitori delle star cinematografiche dell'epoca. Questo Coffin è Coffin come doveva essere e idem riguardo Tesah, finalmente indiana e bellissima e non più bellissima bianca camuffata. Davvero mi sforzo per trovare un difetto che sia uno in questo primo numero e non lo trovo. Circa la storia, almeno. Al momento l'unico punto interrogativo di questa serie riguarda il copertinista, Dotti. Personalmente lo considero un buon disegnatore con alcuni limiti, per me assai importanti, circa i primi piani di Tex. La copertina di Vivo o morto! è bella per costruzione e realizzazione, ma il viso di Tex sulla taglia è piatto e nonostante rappresenti il disegno di un disegno poteva venire meglio, se non fosse che Dotti al nostro lo disegna proprio così (sulla falsariga di Ticci, per quanto nel contesto generale se ne discosti). La copertina del n. 2 non mi piace granchè e quegli occhi così chiusi per Tex non riesco proprio ad accettarli. Quindi, il mio unico appunto per la collana riguarda Dotti. Ero sicuro che sarebbe stato scelto Andreucci dopo il pregevole lavoro per Il Magnifico Fuorilegge, e ora mi chiedo perché non si sia affidato il compito a De Angelis, autore di una prova così convincente. Cos'altro mi resta da dire? Nulla, se non ribadire che a mio avviso QUESTO albo di Tex è il migliore che si trova sulla piazza. Semplice, veloce, giovane nell'aspetto e nel cuore, perché c'è vita in queste pagine. C'è la passione del vecchio west che abbiamo conosciuto da ragazzi che risplende grazie ad uno stile narrativo e grafico più contemporaneo che non ce la fanno apparire "datata". Insomma, non è un déjà-vu. E' un nuovo vecchio Tex. Quello che ci voleva per togliere un po' di polvere al Vecchio Satanasso. VOTO: 10
  21. Non mi sono "appassionato", mi ci sono ritrovato dentro. Fino ai primi anni ottanta ero un semplice appassionato di fumetti. La mia collezione di Tex, per quanto completa, era un mix di originali, ristampe nuove comprate in un'edicola nel cui retro c'era il Magazzino Bonelli () e albi usati presi sulle bancarelle. Anche i miei Magnus erano presi tutti sulle bancarelle, perché allora (non so quanti anni tu abbia) si leggeva, si scambiava, si vendeva - come oggi, ma molto più naif. Poi iniziarono ad uscire edizioni pregiate, a circolare albi in lingua originale, io mi misi a fare il fanzinaro e le bancarelle sparirono. Iniziarono a vedersi le fumetterie e tutti i fumetti si videro raddoppiare, triplicare, quadruplicare il loro prezzo di copertina. Fu allora che il fumetto smise di essere una passione per ragazzi, che spesso potevano concedersi solo quello, ma un investimento per figli di papà piccoli capitalisti d'assalto. Quando si è girato il mondo, si è girato pure per il fumetto. Confesso di essermi sentito in trappola ed è per questo che nel 1992 tagliai con le fanzine e le collezioni. Tuttavia il brutto vizio di incellofanare le cose (non solo i fumetti) mi è rimasto. Spero di liberarmene ma è difficile.
  22. Ah beh, non ci siamo su tante cose. Una in più una in meno non fa differenza...
  23. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Finalmente ho comprato il "Tex Willer". Il primo impatto è stato molto buono. Lo leggerò dopo pranzo e vi farò sapere le mie impressioni.
  24. Texan

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    I social vanno presi con le pinze perché si crea facilmente l'effetto del branco. Appena uno monta una critica, se ne aggiungono altri dieci a ruota, perché oggi è molto forte l'istinto di sfogarsi contro qualcuno o contro qualcosa. Successe più o meno la stessa cosa quando uscirono i modellini in 3D: costano troppo, sono pessimi, etc. Non piacevano manco a me, a dir la verità, ma notai per l'occasione un sadico piacere di stroncare un prodotto, talvolta offendendo pure chi l'aveva messo sul mercato, laddove bastava ignorarlo. Ma i social purtroppo sono questo: un mezzo per mettersi in mostra spesso nella maniera peggiore. Se uno non c'ha i soldi (e io capisco benissimo chi non ce li ha) non compra. E non fa una questione di centesimi, dice: io non posso permettermi una NUOVA SPESA, punto e basta.
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