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Texan

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  1. Texan

    Il mio ripensamento sul Tex di Boselli

    Grazie Leo. A volte capita anche a me di trovare infelici le mie posizioni. Ho avuto bisogno di un po' di tempo per capire e apprezzare il lavoro di Boselli su Tex. E alla fine, forse, ho compreso meglio anche Tex.
  2. Il mio ripensamento sul Tex di Boselli Ciao Mauro. Mi rifaccio vivo, dopo circa un anno di assenza sui forum, per quanto non abbia mai smesso di seguire le vostre discussioni. Nonostante la nostra bella litigata, ho continuato a comprare il Tex e a leggerlo nelle sue varie pubblicazioni. L’ho fatto per amore verso il personaggio, ma anche perché non sono una persona particolarmente orgogliosa e non amo le ripicche. Piuttosto che indignarmi, ho cercato di avvicinarmi al tuo lavoro con l’intento di capire piuttosto che di giudicare il fumetto che avevo tra le mani. Quando ho ripreso la lettura di Tex, nel gennaio 2017, grazie all’albo “Nel segno di Yama”, mi ero dato due anni di prova per capire se avessi avuto ancora voglia di condividere un tratto della mia vita col nostro caro e vecchio ranger. Ora siamo ad un paio di mesi dal traguardo e mi sento di dare un giudizio compiuto sostanzialmente positivo. Trovo che tu abbia ragione nel sostenere che spesso ci si costruisce un “proprio” Tex, involontariamente distante dal prototipo originario. Nel mio caso è certamente così. Il “mio” Tex, quello in base al quale ti ho un po’ presuntuosamente mosso degli appunti, non è il Tex di GL Bonelli, ma un “feticcio” innalzato sulla base di emozioni e ricordi, in cui l’operato di Bonelli, Nizzi e Galep si è fuso con il periodo storico e le vicende da me vissuti. Uno pensa che avendo letto più di quattrocento Tex possa avere le idee chiare sul personaggio e le storie, ma separare il fumetto dalla propria biografia non è affatto facile. Devo riconoscerti il merito di avermi spinto a riconsiderare il personaggio e le storie in un’ottica meno soggettiva e di questo te ne sono grato, per quanto sia stato doloroso farlo. Alla fine mi è sembrato di conoscere un nuovo Tex e con questo ho deciso di fare i miei conti. Per ri-conoscere Tex, mi sono messo ad osservarlo e a studiarlo quasi in terza persona, sforzandomi di calarlo nella realtà attuale, della quale è partecipe così come i vari Tex del passato avevano fortemente risentito del loro tempo. Ho cercato di collocare il tuo Tex nel contesto culturale contemporaneo, che necessariamente è andato oltre i vari Zane Grey e John Ford, per citare qualche icona del West glbonelliano. E ho riflettuto su quel senso comune italiano che incontrandosi felicemente con la personalità texiana è sempre stata la cifra della popolarità e della trasversalità del personaggio. Ragionandoci su, mi è parso chiaro che ciò che si ritiene “giusto” per un “eroe giusto” non è immutabile, ma risente necessariamente dei cambiamenti sociali e della diversa consapevolezza che essi comportano. Nei suoi settant’anni di vita editoriale il mondo è mutato radicalmente e con esso le fortune del fumetto, l’opinione comune sul West e sull’eroe in quanto tale. Queste considerazioni possono apparire banali, ma forse non lo sono del tutto, se è vero che il lettore di fumetti, e nello specifico il lettore di Tex, è istintivamente portato a vivere l’avventura in una sorta di “tempo zero” totalmente scollegato dal presente. Ti avevo definito un “rivoluzionario”, fumettisticamente parlando, ma adesso con occhi diversi vedo il tuo lavoro in termini assai più “conservativi”, come chi ha cercato di attenersi strettamente al dato originario, concedendosi davvero poche “libertà creative” riguardo aspetti spesso nemmeno essenziali. Ne ho avuto la conferma in “Nueces Valley”, che considero la tua storia più importante e teoricamente rischiosa, destinata ad essere ricordata tra i momenti fondamentali di Tex. L’albo è assai riuscito e mi ha dato un gran piacere leggerlo. Hai operato con l’abilità certosina del filologo, cosicché Ken Willer è un Tex più anziano, in Mae si rivedono i tratti del figlio Sam e del nipote Kit, sulla giovinezza del quale è stata ricostruita poi quella del giovane Tex. Nulla è stato affidato al caso, tutto è stato ricondotto ad una fonte. Come i quattro amici dell’adolescenza, che anticipano i quattro pards della maturità nelle rispettive coppie Dick-Carson (la spalla), Hutch-Tiger (l’alter-ego) e Rod-Kit (il giovane-fallibile). A dimostrazione di come si cerchi di cambiare rimanendo ancorati fondamentalmente allo stesso canovaccio. Noto che non pochi lettori ti continuano a contestare questo ruolo di “sistematizzatore” della saga texiana che hai assunto già dai tempi del “Passato di Carson”. Sbuffano su qualche aggiustamento della cronologia non tenendo in alcun conto del caos temporale creato con simpatica noncuranza da papà Bonelli. Personalmente non ho mai considerato “eretico” il tuo operare sulla biografia del personaggio. Devo anzi ammettere che questa intenzione è sempre stata un motivo serio e in alcuni casi decisivo perché il sottoscritto ritornasse a seguire una testata che aveva abbandonato da tempo per calo di interesse. Almeno nel mio caso, il rilancio di momenti e personaggi storici ha avuto un effetto positivo. Parlare di biografia significa anche parlare di Storia e la Storia, quella con la “S” maiuscola, rimanda alla realtà. Il Tex che hai ereditato era un personaggio che poco in definitiva aveva a che fare con la “realtà”. Quando Galep salutò i suoi lettori, con Boselli e Villa il nuovo Tex iniziò ad acquistare una dimensione più accurata sotto il profilo storico e “il Passato di Carson”, ambientato circa “venticinque anni prima” rappresentò il primo puntello di una risistemazione della saga di Tex e dell’apertura di questa ad un ventaglio di personaggi non più divisi, secondo l’uso manicheo, prima di allora in voga, tra “buoni” e “cattivi” a tutto tondo. Iniziano a comparire figure femminili sottratte al classico ruolo di “supercattive”, ci sono gli schiavi neri del Sud, ma soprattutto è diventato d’abitudine un personaggio “terzo”, a metà strada tra l’eroe (Tex) e il cattivo di turno. Tu hai introdotto questa figura inedita del “cattivo minore”, un personaggio chiaroscurale che Tex spesso decide di salvare o di farselo alleato per combattere l’avversario principale. Confesso di aver avuto difficoltà nell’accettare questo elemento narrativo, che è forse l’unica tua vera presa di distanza dall’impianto glbonelliano. Tuttavia riconosco che l’introduzione di questa figura di “antieroe”, non troppo buono/non troppo cattivo, oltre ad essere anch’essa un “segno dei tempi”, rappresenta anche un modo, forse, per accorciare la distanza tra una “leggenda” e i “comuni mortali”: essendo impossibile “umanizzare” Tex senza con ciò sminuirlo, l’aver inserito una “figura di mezzo” ha reso più credibili le vicende e reso al tempo stesso “un po’ meno incredibile” Tex. Questo è quel che ho pensato io in merito ad una scelta autoriale in grado di spiazzare chi non ha avuto la possibilità di assorbire nei giusti tempi il nuovo corso di Tex. Sempre a proposito di biografia, forse ricorderai che mi ero occupato con grande interesse del tuo libro e del nuovo impianto cronologico che con questo iniziava a porsi. Su questo forum c’era chi non era pronto o non accettava di buon grado la tua scelta di considerare “il passato di Tex” quale storia fondante che anticipava le vicende della Guerra di Secessione narrate da GL Bonelli nella celebre “Tra due bandiere”. Questo è invece un punto in cui il sottoscritto, diversamente da altri “tradizionalisti”, ti ha sempre seguito con convinzione. L’idea che Tex, con un volto già maturo, prima andasse in guerra e poi diventasse fuorilegge, in storie che lo vedevano – graficamente e non solo – poco più di uno sbarbatello, non mi ha mai convinto, e già quand’ero ragazzo e “fanzinaro” m’immaginavo una soluzione sul tipo di quella che hai dato effettivamente tu. A proposito di “Tra due bandiere”, il tuo Tex più volte si è incontrato con la Guerra Civile e le questioni del razzismo e dell’antischiavismo hanno avuto una maggiore rilevanza nella saga. Negli anni cinquanta GL Bonelli aveva tenuto il nostro ranger fuori dal conflitto, presentato sullo sfondo, e la questione della libertà dei neri era passata via sotto silenzio (“Gli sciacalli del Kansas”, 1953). Nel 1970, però, dopo che il Movimento per i diritti civili dei neri e le marce anti-Vietnam avevano mutarono radicalmente il contesto politico e culturale dell’Occidente, Bonelli sentì l’esigenza di narrare il coinvolgimento diretto di Tex nella vicenda bellica, azzerando di fatto le avventure scritte diciassette anni prima, quando la consapevolezza sul tema era ben diversa. In questa storia Tex ha combattuto al seguito dell’Unione ed assunto una posizione antischiavista che verrà ad affiancarsi a quella, già nota, di difensore degli indiani. Alla fine, però, la denuncia di ogni guerra e la tragica fine di un vecchio amico di Tex, morto a Shiloh dopo aver combattuto tra i confederati, riportò il pallino nell’alveo di un pacifismo alieno da ogni partigianeria. Mi sono ricordato che un regista come Tonino Valerii, appena un anno prima, nello spaghetti-western “Il prezzo del potere”, con protagonista Giuliano Gemma, aveva realizzato una pellicola dal forte sapore ideologico in cui si narrava dell’uccisione di un Presidente “progressista” e la violenza del razzismo bianco mostrata senza infingimenti di sorta. Ovviamente una lettura “per ragazzi” come Tex non poteva permettersi la crudezza e il realismo, nonché l’intento marcatamente politico di un film. Tuttavia lo stacco ideologico rispetto agli anni cinquanta risultò enorme e il nostro eroe, mostrato per l’occorrenza nelle vesti di semplice cowboy texano, si mostrò consapevole delle tematiche correnti, nonché di quale fosse la “parte giusta”, ovvero quella del Nord abolizionista. Per uno step successivo si dovettero aspettare altri quindici anni, quando uscì “Fuga da Anderville”, scritta da Claudio Nizzi, che chiarì ancor meglio la posizione di Tex riguardo unionisti e confederati. Tuttavia c’è voluta la saga di Jethro, svoltasi a cavallo di due storie entrambe significative – “La grande invasione” (2002) e appunto “Jethro” (2017) - perchè il rapporto di Tex con la Storia americana e la relazione di questa con il West texiano raggiungesse una chiarificazione definitiva. Adesso tu ricorderai bene che proprio la storia di Jethro è stata la causa della nostra litigata. Apro una parentesi: mi è dispiaciuto molto per quanto è successo e in questi mesi ci ho pensato spesso. Credimi se ti dico che non avevo intenzioni polemiche nei tuoi confronti e che si è accesa una miccia del tutto imprevista. Purtroppo sui social cose del genere succedono spesso. Ho avuto difficoltà col tuo Tex, lo ammetto. Non ero ancora pronto per leggere una storia come “Jethro” su Tex e, malgrado tutto ciò che ho scritto ora, ero ancora troppo legato al mio Tex del passato per valutare quella storia con animo sereno. Anche se il razzismo, permettimi di sottolineare questo punto, nei miei pensieri non c’è mai stato. Sono cresciuto con i telefilm liberal e il vento libertario degli anni settanta e atteggiamenti reazionari non ne ho mai realmente avuti, anche se talvolta – per il mio spirito di bastiancontrario – ho potuto dare questa impressione. Ma torniamo a Tex. Oggi la pubblicazione da parte dell’Audace di una pubblicazione come Deadwood Dick, piuttosto in linea con l’approccio narrativo e cinematografico contemporaneo riguardo la Storia del West, dà non solo ragione alla presenza e al ruolo assunto da uno schiavo nero nella saga di Tex, ma ne ridimensiona la portata, dando torto a chi, come me, ne facevano – sbagliando – una questione ideologica. Ma qui si ritorna alla questione del “tempo zero” del vecchio fumetto d’avventura che le esigenze del “realismo” dovevano riporre nella soffitta dei ricordi. Già a partire dai primi anni novanta nel fumetto aveva preso piede una maturazione del gusto con la richiesta esplicita di una maggiore aderenza al dato storico e alla plausibilità di personaggi e situazioni. Tu ti sei preso l’onere e l’onore di adattare Tex al gusto contemporaneo e l’hai fatto cercando di non smuovere Tex dal suo piedistallo e di discostarti il meno possibile dall’ortodossia bonelliana. Mi accorgo mi aver parlato e sparlato di politica, ma una rivoluzione nasce in un contesto e poi coinvolge tutto e tutti superando distinzioni e generando un nuovo status quo. Oggi i diritti umani, il femminismo e l’antischiavismo sono considerati valori universali e fondamentalmente trasversali. Il fatto che Tex abbia col tempo strizzato l’occhio a queste sensibilità non è un fatto politico, ma sociologico. E il tuo Tex ha semplicemente seguito il corso del tempo, com’è sempre successo ai tempi di Bonelli padre, di Bonelli figlio e di Nizzi. C’è Kit Willer, figlio di un’indiana, che doveva necessariamente appropriarsi di un’identità “meticcia” su cui si era sorvolato per troppo tempo e che oggi non poteva continuare ad essere celata. E il west era pieno di gente che non sopportava gli indiani e i meticci, oltre che i neri. Tu hai fatto vedere tutto ciò, e hai mostrato anche figure femminili né angeli né demoni, ma determinate e grintose come la vita dura della Frontiera necessariamente richiedeva. In ultimo, ma è questione non meno rilevante, c’è la questione della trama, che nelle tue storie spesso e volentieri non è una ma due. Si è alzato il prezzo dell’albo, ma si è offerta anche una lettura più articolata, più ricca. Come in “Nueces Valley”, ad esempio, dove ci sono le origini di Tex, ma anche un sentito omaggio all’epopea di Jim Bridger. La scelta di sovrapporre due storie diverse è nel tuo stile ma forse anche un’esigenza editoriale, visto che l’età, l’attenzione e i tempi di lettura del pubblico sono cambiati e storie troppo veloci e lineari rischiano oggi di apparire banali e semplicistiche. Perché il lettore abituale di Tex non è più un ragazzino alle prime armi con West, ma un adulto che magari ha letto anche Ken Parker e si cimenta pure in letture impegnate. Cosicché, alla fine, questo tuo West più realistico, più sfaccettato, maggiormente ricco di figure caratterizzate mi ha alla fine convinto. Passate al setaccio della sensibilità corrente, tutte le teoriche “innovazioni” di Mauro Boselli sono risultate man mano ai miei occhi nient’affatto “eversive”, ma addirittura “inevitabili” e persino “necessarie”. Credo che l’intento tuo e degli altri tuoi colleghi sia stato quello di trasportare Tex da una dimensione “mitica” ad un West che cerca almeno in parte di aderire alla Storia, parlando al tempo stesso una “lingua” che non suoni “datata” o peggio “retrograda” agli orecchi contemporanei. Per cui, a dire che Tex sia cambiato troppo o che non sia cambiato affatto, gli si fa egualmente un torto. Il mio pensiero attuale è che Tex è cambiato nella misura in cui poteva e doveva cambiare nel corso di un tempo oltretutto per nulla breve (il “passato di Carson” è datato 1994, ovvero ventiquattro anni prima questo “nuovo passato” di Tex). Resta in fondo la questione, del tutto personale, se questo tuo Tex “inevitabile” e “necessario” debba piacere per forza ad un vecchio lettore di Tex (che possa piacere è ovviamente acclarato). A me questo tuo Tex, a furia di scontrarmici, è finito col “piaciucchiare”. Più ci prendo confidenza e più mi rendo conto che certi aspetti che un anno fa trovavo ostici adesso non mi colpiscono più di tanto. Mi sono fatto una ragione pure di Corbett, causa principe delle nostre polemiche. Confesso che mi hai completamente catturato regalandomi un ottimo Tex bambino ed ora stuzzicandomi con questa nuova testata sul Tex adolescente per la quale sono in trepidante attesa. Ti auguro dunque buon lavoro e ti consiglio di non dar eccessivo peso a quello che si scrive, nel bene e nel male, su forum e social vari. Sono opinioni di persone qualificate ma che rappresentano un gruppo piuttosto esiguo. Per fortuna il pubblico di Tex continua ad essere molto, ma molto più vasto. Antonio
  3. Texan

    [678/679] Jethro!

    Tu vedi gli haters e la maleducazione dove non c'è adulazione. Ciao.
  4. Texan

    [678/679] Jethro!

    Vedi perché venire qua è un bel problema per chi non è un semplice fan? Perché è costretto all'"uno contro tutti", tutti compreso te, che in qualità di autore dovresti tenerti fuori della mischia. Questo modo di agire non è corretto. Cosa devo dire? Che non c'è un retroterra politico in Tex? E' questo che vuoi sentirmi dire? Perché invece di contraddire il mio pensiero al riguardo non ti poni il problema della percezione che si può avere dall'esterno in merito? Ammettiamo pure che tu scrivi Tex senza voler veicolare messaggi di alcun tipo, resta il fatto che - per tua stessa ammissione - il tuo Tex è violento e cattivista, le tue eroine sono femministe, e tutto ciò si sposa con una tendenza del western contemporaneo (da Eastwood a Tarantino, passando per tutto il resto) che HA una valenza politica. Allora mi sono sbagliato io o sei stato superficiale tu?
  5. Texan

    [678/679] Jethro!

    Sposato "totalmente" il modo di vivere dei Navajos?? E allora perché le sue avventure non si svolgono nella riserva e continua ad andare in giro come ranger? Ma che stai dicendo??
  6. Texan

    [678/679] Jethro!

    Scusa, ma che risposta è?
  7. Texan

    [678/679] Jethro!

    E due. Stai rompendo le scatole.
  8. Texan

    [678/679] Jethro!

    Evidentemente hai il fiato corto se ricorri alle offese... PS: Linciaggio, embè? Che devo dire? Una storia, 1978 mi pare, un po' poco per "costruire" attorno a Tex una profonda coscienza sociale a difesa dei neri. Tex era un fumetto d'avventura...
  9. Texan

    [678/679] Jethro!

    Aspetto da Borden una risposta su questo punto. Perché un Jayhawker...
  10. Texan

    [678/679] Jethro!

    Una rondine non fa primavera, caro Ulzana!!! Non mi si può innalzare 3-4 storie su 400 e fondare, o per meglio dire ri-fondare la "texianità" su quelle!! Dietro Tex ci sono Tom Mix e Zane Grey, poi Bonelli non era certo un massacratore di indiani, ma non puoi saltare da un estremo all'altro... Tex è un westerner bianco che ha buoni rapporti con gli indiani, non ha scelto di combattere i bianchi sposando la causa pellerossa! Sì, ma il patto dei Tre Moschettieri gliel'hai fatto fare con un Jayhawker! Non tutte le cose hanno lo stesso peso!!
  11. Texan

    [678/679] Jethro!

    Io risponde SEMPRE, cosa che invece non fai tu. Perché io butto giù un'infinità di dati che non vengono mai raccolti, a cominciare dalla questione dei neri in Tex nel 1970, fino al Tex filo-indiano di adesso. Tu vorresti che io ti rispondessi in merito ad una singola storia, ma la questione non riguarda Boselli e l'indiano buono e/o cattivo. Quando io dico che Tex è cambiato ed è cambiata la percezione che si ha di lui, faccio un discorso globale che include, oltre ai fumetti, interviste ai quotidiani, prefazioni di libri etc. Quindi non dire che non rispondo sul pezzo, perché non è vero. Io cerco sempre di dare una risposta, e nel caso di Tex mi riesce facile perché per tanti anni è stato un fedele compagno di vita!
  12. Texan

    [678/679] Jethro!

    A me non sfugge niente, solo che do il giusto peso alle cose. Tex è amico degli indiani e capo dei Navajos, ma è un cowboy con cinturone e pistole, riflette un Western bianco che è diverso da quello di un Eleuteri Serperi o anche di un Berardi, i quali hanno veramente dato una svolta ad un'idea del West che fino agli anni settanta inoltrati è rimasta qui in Italia del tutto tradizionale. Per cui, il successo di Tex, che certamente ha tanti motivi, non sta - come vorrebbe Raffaelli e tutta una stampa concorde sulla stessa linea - in funzione di un Bonelli filo-indiano e anticipatore del revisionismo. Bonelli non voleva l'indiano morto, ma non l'ha mai santificato. Punto. Kit mezzosangue? E chi se lo ricordava? Forse che veniva ritratto con sembianze meticce? riguardati la copertina del n. 12... E Lilyth, non era forse una bella brunetta in costume? Ma di cosa stiamo parlando??? Si vuole fare di Tex un fumetto con valenze sociali, liberal, ma è tutto un intorpidire le acque. Io a quell'epoca c'ero e ho seguito "in progress" l'evoluzione del western e la percezione che si è avuta di questo nel corso del tempo. Tu quanti anni hai?
  13. Texan

    [678/679] Jethro!

    Riporto qui ciò che ho appena scritto su TWO, così una ripassatina te la dai pure tu. PS: Vuoi insegnare "Tra due bandiere a me? A me?? Che comprai il Tre Stelle nel luglio del 1973? Eri nato, tu, nel 1973??? ....adesso è diverso perché Tex è diverso. E' diverso il personaggio, sono mutale le storie e anche la percezione stessa che si ha di Tex. Frutto questo di una stampa spesso tendenziosa. Ti faccio un esempio. Ho sottomano il volume decimo della collana "Le Grandi Storie di Tex: Guerra". A pag. 5 inizia il "pippone" di Luca Raffaelli intitolato: "La straordinaria idea di Tex: stare dalla parte degli indiani". E giù tutto uno sproloquio su Tex amico dei pellerossa etc. etc. Poi si dà la parola ad Antonio Faeti, fumettologo già comunista (come tutti o quasi), che fa nientemeno un paragone tra Tex e Garibaldi, dicendo che Tex in quanto italiano non poteva che stare con gli indiani perché gli italiani stanno da sempre coi più deboli. Capita l'antifona? Ovviamente non possiamo sapere da Bonelli padre se concordasse e qual misura col pippone di Raffaelli e Faeti, ma per grazia di Dio alla fine ci è dato sapere cosa ne pensasse, lui, l'Autore di Tex, di questi benedetti indiani. E che dice Bonelli? Ascoltate: "Io sono cresciuto vedendo i film di William Hart. Uno stangone brutto, ma con grinta fenomenale. Poi è venuto Tom Mix, un mito. poi, Ken Maynard. Insomma, mi sono trovato la strada segnata: l'idea dell'avventura, che avevo appunto dalla nascita, si è per così dire "incarnata" nel western". E nel western primitivo, scrive a questo punto Bonelli, l'indiano era il cattivo necessario come il lupo delle fiabe, concludendo che "non sono mica tanto d'accordo con la tendenza attuale che vuol fare diventare buoni tutti i lupi. Comunque, lasciamo perdere". E questo "lasciamo perdere" sta ad intendere come il buon Gianluigi ne avesse piene le scatole di una prosopopea filoindiana e revisionista che non aveva certo toccato i livelli attuali! Tex è nato sulla scia di Tom Mix e Ken Maynard... ma quali indiani!! Lilyth, Freccia Rossa, i Navajos sono stati tutti escamotages per piazzare Tex al centro del West, tra bianchi e indiani.... senza che ciò mettesse minimamente in discussione, come si farà più tardi in maniera sempre più spinta, l'identità di Tex quale cowboy, westerner, ranger... D'altronde uno spiraglio indicativo sull'immagine di Tex negli anni settanta è data dal gioco Clementoni a lui dedicato la cui pubblicità recitava così: "Tex Willer, il famoso eroe dei fumetti e i suoi Rangers, saranno i tuoi compagni d'avventura in un'emozionante serie di inseguimenti e di scontri per la conquista dell'accampamento indiano". ... la conquista dell'accampamento indiano! Oggi quale redazionale di Tex parlerebbe così?? E si era nella metà degli anni settanta, non negli anni quaranta... Quando tutti noi bambini giocavamo con le pistole e non con il tomahawk, e chi dice che si stava, noi, dalla parte dei pellerossa, è un ipocrita e un bugiardo! Eravamo, come Tex, dei fieri cowboys!!! Voi giovani siete cresciuti con un "altro" Tex e con i pipponi di Luca Raffaelli & Co...
  14. Texan

    [678/679] Jethro!

    Non ci sono haters su TWO, ci sono persone che dissentono su alcune storie e muovono critiche molto ma molto meno radicali delle mie. Gli haters, purtroppo per lui, sono toccati a Nizzi, che è stato letteralmente massacrato e persino sbeffeggiato senza che avesse nemmeno la possibilità di difendersi. Ma quali haters hai tu? Se ancor oggi vieni ricordato per Il passato di Carson, la Grande Invasione, Gli Invincibili... se la storia di Yama è piaciuta a tutti... perché fare la vittima? Certo, su TWO non avresti mai il consenso che ottieni qui, ma ti assicuro che non te la cavi male neanche di là.
  15. Texan

    [678/679] Jethro!

    Le cose che dico hanno senso, peccato che non vengano raccolte.. tipo l'obiezione sulle mele e le pere. Ma ovviamente riscrivere Bonelli in chiave progressista fa comodo a tutti, oggi.
  16. Texan

    [678/679] Jethro!

    Veramente in quattro mesi ho racimolato più di un centinaio di albi. Dovresti ringraziarmi, visto che i miei pochi soldini ultimamente sono andati tutti alla SBE. Poi, io non sono andato di là, come non me ne sono andato di qua. Credo di essere uno dei pochi che passa da un forum all'altro senza pregiudizi. Purtroppo per me, dovunque vada resto solo o quali con le mie opinioni. Non ho attaccato il nuovo Texone, ma ho solo ripetuto ciò che avevo detto sin dall'inizio, ovvero che sottolineare il Tex FUORILEGGE era sbagliato, sarebbe come voler cancellare Willer in luogo di Killer... Tex ha avuto una veloce evoluzione ed il personaggio maturo che ben conosciamo è quello de Il figlio di Tex. PS: Ci sono già tantissimi qua, e anche di là, che apprezzano il tuo lavoro. Se qualcuno muove delle critiche puoi pure ascoltarlo, anche se si tratta di "chiacchiere da bar"...
  17. Texan

    [678/679] Jethro!

    Che c'entrano gli indiani con i neri? Io ti dico mele e tu mi rispondi pere. A Mark Twain stavano simpatici i neri, ma odiava gli indiani, lo sai? Come tutte le "giacche blu", che in nome del progresso andarono a sterminarli, mica i sudisti reazionari... no, i sudisti reazionari schiavisti davano alle stampe L'ultimo dei Mohicani... Ah ma è comodo vedere il bene tutto da una parte e il male tutto da un'altra. Questa si chiama IDEOLOGIA.... E Fenimore Cooper ha anticipato Bonelli... Ciò non toglie che lo stesso Bonelli dei suoi "amati" pellerossa poteva ben dire: "Non sono mica d'accordo con la tendenza attuale che vuol far diventare buoni tutti i lupi"! Capito, Nuova Hollywood? Sono felice per te. Sì, certo... 'nu babà...
  18. Texan

    [678/679] Jethro!

    D'accordissimo con te, ma una cosa è la "difesa" dei diritti, altra la "rivendicazione" di diritti... Qui Tex e Jethro non sono meramente sulla difensiva, si desiderava lo scontro frontale sin dall'inizio. Io non credo proprio che Bonelli padre avrebbe scritto una storia così. Basti dire che nel 1969 uscì uno spaghetti-western "Il prezzo del potere", con Giuliano Gemma e diretto da Tonino Valerii. Era un film chiaramente a sfondo politico con l'uccisione di Kennedy e il tema razziale in bella evidenza con uno sfortunato personaggio nero che veniva immolato. Quelli erano gli anni "caldi" dell'antirazzismo e dov'era Tex? Dov'era Tex nel '69?? Che cosa scriveva GL Bonelli mentre si parlava di diritti ai neri? Stava con El Morisco e a vendicare Lilyth!! Tra due bandiere verrà l'anno successivo, ma non ci sono neri... perché? Neri che invece tornano quali membri della setta voodoo nel 1971... e questo perché Tex era un fumetto d'avventura che si lasciava condizionare pochissimo dal sociale, al contrario di quanto avviene oggi. Io scriverò sciocchezze ma tu a Boselli gli mandi poesie...
  19. Texan

    [678/679] Jethro!

    Il problema è che in Tex non c'è più l'avventura, il sogno... solo sparatorie o, come in questo caso, rivendicazioni sociali. Io vorrei leggere un fumetto d'avventura western, un sano, piacevole, e per nulla sofisticato fumetto di Tex!!
  20. Texan

    [678/679] Jethro!

    Mi riferivo alla donzella di Salt River. Riguardo a Jethro: i neri non si limitano a subire, ma passano all'azione diretta, come in un film di Spike Lee. Mi sarebbe piaciuto vedere Tex aiutare Jethro in difficoltà e non aizzarlo alla rivolta; ma tant'è, qui si vuole giustizia, si vogliono i diritti, e si fa parlare un texano del 1870 come se fosse Bob Kennedy... Finale malinconico? Dove sta? Per la fogliolina al vento?? Mi spiace, ma non mi è piaciuta per niente...
  21. Texan

    [678/679] Jethro!

    A dimostrazione che non ho un atteggiamento negativo a prescindere. Ma io sono della vecchia scuola e personaggi che sembrano buoni, ma sono cattivi e poi si dimostrano anche un po' buoni e vengono puniti, ma non troppo... ecco, tutte queste trame sofisticate, che fino alla fine non capisci mai dove vuol andare a finire e quando è finita ti chiedi: embè? ne valeva la pena?? Ecco, non è il mio Tex... Lo dico con tutta l'onestà possibile, Tex non è più il fumetto semplice e d'avventura che era una volta. Salt River me la sono fatta piacere, ho pure esasperato l'enfasi perché volevo coinvolgermi, ma quel personaggio femminile non è nelle mie corde, assolutamente... nessun personaggio femminile di Boselli è nelle mie corde... mi dispiace, sono un "retrogrado oscurantista"...
  22. Texan

    [678/679] Jethro!

    Tex non è Zorro! Il giustiziere è colui che è mosso da uno slancio idealista e che "vive" per la giustizia in una società caratterizzata in negativo. Al contrario il West di Tex non è un mondo in cui l'eroe è in conflitto... è il cattivo l'elemento disturbante della società, non è la società cattiva di per sé (come in un western spaghetti o crepuscolare). Tutto ciò fa di Tex un ranger che mette le cose a posto, non un giustiziere.
  23. Texan

    [678/679] Jethro!

    Ciao, intervengo qui perché chiamato in causa e non per rinfocolare la polemica, che da parte mia non c’è mai stata. La presenza di un Autore su un forum è positiva per certi aspetti, ma negativa per altri. E’ difficile infatti parlare in libertà, si è condizionati dal rapporto impari che si viene a creare, in quanto l’Autore ha anche, come è ovvio, i suoi estimatori e il minimo rilievo critico viene forzatamente sopraffatto. Oltretutto, come in questo caso, la critica inerente alla storia può scontrarsi con la simpatia per la persona e la stima per l’Autore. Io stimo Boselli, ma ho una visione totalmente diversa dalla sua riguardo a Tex. A sentire ciò che dice lui delle mie critiche sembrerebbe che i quattrocento e passa numeri di Tex io non li abbia mai letti o li abbia letti male. Potrei dire lo stesso di chi la pensa diversamente da me. Io non ho nessun interesse personale a criticare Boselli, così come non avevo nessun interesse personale a criticare Faraci per il suo lavoro su Topolino. In entrambi i casi ho avuto una reazione emotiva, quella di chi sente che gli hanno sottratto qualcosa di caro. Ho provato a capire, ad accettare ciò che immediatamente mi appariva non solo diverso ma sbagliato. Non ce l’ho fatta. Non riesco ad accettare questo Tex. Così come non riesco ad accettare gli apporti critici di un Luca Raffaelli e di altri che parimenti mi sembrano dare di Tex una raffigurazione alquanto tendenziosa. Questo nuovo Tex non mi piace e non è colpa mia. Risfoglio il Classic, ho i volumi di Repubblica… riconosco sempre nel vecchio Tex il mio Tex, per cui non accetto mi si dica che nulla è cambiato. Son cambiate invece tante cose. E’ vero che Tex non è mai stato Miki, ma nemmeno un personaggio tormentato o borderline del tipo di certi famosi western qui citati in un esempio che non regge assolutamente. Tex spara ai rurale perché deve salvare la pellaccia la notte in cui gli hanno ucciso il padre! Si vendica di Lilyth perché Brennan e Teller l’hanno ammazzata con il vaiolo!! Sono momenti particolari che vedono il nostro come vittima. E la sua risposta violenta a questi torti oltre ad essere pienamente plausibile non cancella il dramma. Tex è uno che spara per difendersi, che mena cazzotti per risolvere problemi per cui le maniere ordinarie risulterebbero inefficaci. Ma la violenza in Tex non è (era) gratuita, non c’è il godimento di altri e ben peggiori e tristi western. Tex è (era) un eroe solare, un personaggio positivo, schiettamente votato al Bene. Non ha bisogno di un approccio sofisticato. E’ semplice e per taluni anche semplicistico. Non va letto tra le righe perché trasparente nei pensieri come nelle sue azioni. Tex è (era) l’eroe dell’uomo comune, di chi non ha (aveva) alle spalle letture impegnate. Il suo West è un West astorico dove può scorrazzare coi suoi pards di avventura in avventura, dandoci la soddisfazione che in quell’angolino di fantasia il lieto fine ci accompagna e tutto si accorda. Tex non è (era) un personaggio in conflitto, ma un personaggio che risolve il conflitto. Non un ribelle, non un rivoluzionario, non un idealista. Non ha alcun tratto tipico della gioventù. Tex nasce che è un uomo fatto. Serio, posato, freddo quanto basta per fare quanto il buon senso gli comanda. Non è arrogante, non spaccone, né ruvido. Non è giustiziere, né punitore, né vendicatore. E’ la forza prestata all’autorevolezza. Come un padre. Un vero, bravo, papà. Ciao Tex, mi mancherai…
  24. Texan

    [678/679] Jethro!

    La storia francamente non mi è piaciuta. Il secondo albo non ha fatto che confermare in negativo quanto già si era palesato nel primo. Ho chiuso un occhio, e pure l'altro, e mentalmente sono già alla prossima avventura.
  25. Secondo te la nota redazionale di Bonelli non segue la precisa indicazione di Mauro Boselli? Suvvia... Non capisco perché la questione ti stia tanto a cuore, ma è un fatto che Tex raggiunga Birdy in Montana "nel 1858 o giù di lì" e che il flashback che vede Tex e Birdy entrambi cowboys sia ambientato "anni prima" (possibilmente nel 1855).
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