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TWF - Tex Willer Forum

mac82

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  1. Io invece ne approfitto per rinfocolare una diatriba ormai puramente accademica, dato che indietro non si torna: il Tex di Muzzi (che si vede anche nelle altre vignette postate, quando molla cazzotti) è infinitamente migliore dei faccioni sproporzionati e stilisticamente differenti appiccicati sopra da Galep, che a me hanno sempre notevolmente disturbato l'occhio impegnato a godersi alcune delle più belle storie "cittadine" di Bonelli. Gran peccato.
  2. Chiudo l'off topic (non si mai che possa essere di stimolo per ulteriori riflessioni in altri topic sulla storia del fumetto o della casa editrice) sottolineando che effettivamente l'infornata di nuove serie nella seconda metà degli anni Novanta (Magico Vento, Jonathan Steele, Napoleone, Julia, Dampyr) era caratterizzata da un'elevatissima qualità e godibilità dei prodotti, per di più declinata in un'ampia varietà di generi. Dopo quelle serie (in parte in edicola ancora oggi, in parte chiuse con una tiratura che oggi farebbe ancora gola), il diluvio.
  3. Ahi ahi... Mi ero perso, prima d'ora, le dichiarazioni di Manfredi sulle motivazioni per la chiusura di Magico Vento, e se davvero è stato dato peso anche alla differenza di vendite tra una serie decennale potenzialmente infinita e una miniserie di quattordici numeri dalla trama compiuta, sembriamo davvero di fronte a una scelta di scarsa saggezza. Certo la questione delle vendite ci porta anche a riflettere sulle mutate condizioni dell'editoria fumettistica, rimpiangendo quante serie sono state interrotte pur vendendo cifre, evidentemente all'epoca ritenute insufficienti, che oggi sarebbero più che rispettabili (per citare un'altra serie dell'epoca a cui sono affezionatissimo, a consapevole rischio di insulti e denigrazioni, penso a Jonathan Steele, che avrebbe meritato ben altre continuazioni).
  4. Shanghai Devil, pur essendo il sequel di Volto Nascosto, è onestamente (a mio parere) trascurabile, oltre che inutilmente prolisso. Magico Vento e Volto Nascosto sono nell'Olimpo del fumetto Bonelli. E per rimanere a Tex, "Verso l'Oregon" rientra nelle mie personali posizioni top della classifica dei texoni, anche per l'invidiabile sintonia con l'eccezionale disegnatore. È il tempo che passa: come per chi lo ha preceduto e chi lo seguirà, ringraziamo riconoscenti per i sogni che ci ha fatto vivere.
  5. Esco dal mio consueto e sempre reiterato lurkaggio, spinto dall'occasione, sperando di scrivere brevemente alcune cose sensate che possano in qualche modo contribuire a stemperare la tensione. Premetto che non ho intenzione di elaborare un contributo memorabile, ma solo approfittare dell'occasione per far notare - da lurkatore incallito - che trovo piuttosto fastidioso il fatto che sotto ogni santissima storia di Nizzi si finisca a parlare non della storia, ma del modo di concepire Tex secondo Nizzi. Alle volte anche con spunti interessanti, che è assai piacevole leggere (non mancano in questo stesso topic), e che meriterebbero quindi di essere sviscerate a parte, ma questo modus operandi seriamente rende il forum, a mio parere, piuttosto disordinato e poco fruibile. Questi flames o semi-flames (vero che Tex ci insegna a non essere delle educande, ma a volte trovo che si esageri) nascono sempre dalla stessa radice: il tentativo (soprattutto da parte di Diablero) di convincere altri utenti riguardo la propria visione dell'interpretazione texiana di Nizzi, largamente non condivisa o comunque fautrice di interlocuzioni vivaci, delle quali Diablero non riesce a farsene una ragione, apparendo a lui cristalline le proprie argomentazioni e (concedetemelo, senza astio) essendo sistematicamente incapace di lasciare l'ultima parola a qualcun altro. Giova ricordare che siamo in un forum di discussione, ove il sale della partecipazione è la disponibilità a scambiarsi opinioni, accettando il punto di vista dell'altro, che non è necessariamente errato qualora non parlassimo di fatti ma di interpretazioni dei fatti: non stiamo dibattendo se la terra sia tonda o piatta (fatto); stiamo dibattendo, ad esempio, su come decifrare uno stato d'animo reso esteriormente col desiderio di farsi una birra in compagnia del proprio migliore amico dopo una batosta (interpretazione). Ora, le osservazioni di Diablero sulla trama e sul personaggio solitamente non sono opinioni, sono fatti. Fatti indiscutibili e incontestabili, e ottimamente espressi e sviscerati, per quanto a volte un po' prolissi. Ma affermare (a titolo di esempio) che Nizzi è colpevole di lesa maestà per aver retconnato un'indicazione di Bonelli, o sostenere che Nizzi trovasse Tex antipatico al punto da volontariamente imbastire una vendetta letteraria nei confronti del creatore (meno male che di fronte a certe affermazioni l'avvocato difensore di Nizzi non abbia deciso di esplorare il labile confine tra diritto di critica e art. 595 del c.p.) non sono fatti: sono interpretazioni, a volte anche ben argomentate e ben ragionate, ma restano interpretazioni su cui è lecito avere idee differenti. "Sì, Nizzi ha retconnato una conclusione di Bonelli: e non ce ne frega niente, perchè da quello spunto è nata una storia che reputiamo buona" è un pensiero perfettamente legittimo. Altrettanto lo è l'interpretazione "Eh, ma quella frase di Tex non va presa alla lettera: può essere compresa come uno sfogo dovuto all'amarezza, e comunque Tex può avere cambiato idea, e comunque secondo me può essere interpretata ecc ecc" senza per ciò considerare Tex uno spergiuro. Ed è qui che Diablero perde (ai miei occhi) di credibilità, perché l'astio nei confronti dell'autore è evidente, e impedisce di ritenere obiettive le sue (ripeto) argomentatissime recensioni. A me pare che tutti, ma proprio tutti, qui dentro siano d'accordo sul fatto che ognuno dei tre successivi "grandi autori" di Tex abbia avuto un'interpretazione del personaggio differente rispetto a quella del suo creatore (e, per inciso, io trovo molto più "sfasata" la versione nolittiana rispetto a quella primo-nizziana, eppure su Nolitta non si scatena mai un bel flame... che delusione). Ci si scorna malamente sul fatto che c'è chi considera tale diversa interpretazione una lesa maestà, chi è disposto a concepirla senza la minima difficoltà se questo risulta propedeutico a una storia reputata di qualità (e suppongo che questa possa somigliare alla posizione di borden nel momento in cui afferma che "Caccia all'uomo" o "Fuga da Anderville" siano assolutamente degne di pubblicazione), e persino chi è talmente di bocca buona da considerare potabili anche le storie del periodo nizziano post-500 (peraltro Diablero ha più volte impeccabilmente fatto notare che quelli che diventeranno difetti indigeribili dopo il 500 sono in realtà elementi della scrittura di Nizzi che sono già presenti in nuce fin dalle prime sceneggiature, ma la qualità percepita delle storie consentiva - e consente tuttora, perchè rileggere il passato col senno del futuro è attività assai discutibile - di godersi il periodo d'oro nizziano). Ma su questo non ha senso scornarsi, perché il livello su cui poniamo l'asticella che distingue la texianità dalla non texianità è personale: son gusti, di cui possiamo discutere in eterno, accettando il fatto che potremmo non arrivare mai a una sintesi condivisa, e che è inutile farsi il sangue amaro o generare flames per una differenza incolmabile di vedute che restano legittime. Valerio l'aveva anche scritto, pagine e pagine fa, in una frasetta forse scritta anche con un po' di humor, ma che invece è il succo del discorso, e suonava più o meno così (la citazione esatta sarebbe da recuperare): "sì Diablero, hai ragione nell'analisi della storia, indubbiamente; ma ciononostante, a noi questa storia piace così". Fine. Torno nel lurkaggio.
  6. Esco dal mio perenne lurkaggio per spezzare una lancia in favore del bistrattato Muzzi, che probabilmente ha subito la sorte di molti artisti di essere sottovalutato nel periodo di attività e rivalutato in seguito (ricordo un editoriale di Sergio Bonelli molto accalorato in occasione della sua scomparsa). Oltre ad avere disegnato alcune storie che - pur essendo probabilmente definibili "minori" in termini di lunghezza, ambientazione e articolazione della trama - rientrano a mio avviso a pieno titolo tra le pietre miliari del periodo d'oro (si pensi a "La dama di picche" e a "Canyon Diablo"), e benché l'apprezzamento o meno del suo stile rientri inevitabilmente nel campo delle opinioni personali (a me piace), penso sia oggettivo e condivisibile il fatto che il suo lavoro sia, senza mezzi termini, inevitabilmente sfregiato e rovinato dai faccioni di Galep, che ovviamente rompono l'unitarietà stilistica del disegno e sono pure quasi sempre sproporzionati, generando un effetto finale che è un vero e proprio "pugno in occhio" (questo contrariamente ad interventi successivi già richiamati, quali i rifacimenti di Monti sui volti di altri professionisti, che sono generalmente ben amalgamati e non disturbano il lettore occasionale che non si soffermasse a indagare) e che squalifica inevitabilmente l'insieme. Sono convinto che tutti giudicheremmo il lavoro di Muzzi con più obiettività e con maggiore profondità, pur ovviamente mantenendo il proprio parere, se potessimo soffermarci su ogni aspetto del suo stile senza dover ogni volta confrontarci con il pensiero "è quello a cui rifacevano la faccia di Tex perchè non gli veniva bene", che rischia di condurre immediatamente e senza possibilità di obiezioni all'etichetta di peggior disegnatore di sempre. Se davvero la preoccupazione dei Bonelli, all'epoca, era che il volto di Tex non dovesse risultare troppo differente dai parametri stabiliti per anni dal creatore Galep (spiegazione che però può reggere per le prime precoci storie di Muzzi, ma non riesco a capire come potesse essere reiterata in seguito all'ingresso di più disegnatori nello staff, ognuno col proprio volto di Tex ben diverso e ben riconoscibile), mi stupisce come - pur con la diversa sensibilità dell'epoca - non si fosse riuscito a realizzare come il rimedio fosse ben peggiore del male. Concludo, per rinforzare la mia opinione, invitandovi a cercare semplicemente "Tex Virgilio Muzzi" su "Google immagini", e partendo da lì poi indagare scavando fra le pagine dei risultati. Tex Virgilio Muzzi Si trovano numerose tavole, provenienti perlopiù dai volumi "Cavalcando con Tex", degli anni Novanta, in cui Muzzi ha potuto illustrare alcune scene della storia di Tex finalmente con il suo stile compiuto, volto di Tex compreso. Ditemi voi se quel volto aveva davvero qualcosa di così sbagliato da meritare i pessimi rifacimenti coi quali alcune bellissime storie ci sono state tramandate.
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