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TWF - Tex Willer Forum

Letizia

Ranchera
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Tutto il contenuto pubblicato da Letizia

  1. Yma, il tuo commento non fa una grinza, da nessuna parte. E in fondo hai confermato quello che io ho ammesso candidamente. Quasi quasi seguo il tuo consiglio e creo una sezione "I racconti di Tex di Terra2".
  2. Io sbaglio? E' ovvio che sì, nel polpettone pesanterrimo c'è una prefazione dove, volendo, lo si può leggere. Ovvio anche questo e con Boselli ci sono riuscita. Il fatto del fuori tema (che brutto off of topic e ancor peggio OT) è ancora più ovvio e lo sarebbe ugualmente stato in qualsiasi altra discussione. Il fatto che io abbia torto non significa che WY abbia ragione, o meglio ha ragione solo quando riporta le tue regole (è stato bello essere ripresa per questo da qualcuno che non rispetta mai le regole - forse neanche le sue). Infine il post chilometrico non è il riassunto di una trama da proporre a Mauro, ma un intero mio racconto breve che aveva l'unico scopo di mostrare il mio stile di "imbrattacarte".
  3. Allora insisti. Te lo dico ancora solo una volta. Per poter dire che sono polpettoni pesanterrimi prima li devi leggere, altrimenti i tuoi giudizi sono solo lettere dell'alfabeto messe a caso una vicino all'altra. Spero che ti entri in testa. Detto questo, non credo che tu li leggerai mai e, detto tra noi, non me ne può fregare di meno. Inoltre non voglio ammannire nessuno perché non ho possiedo una bacchetta magica che costringa i frequentatori del blog a leggere quello che non vogliono leggere. Infine se desideri essere ignorato un modo c'è: smetti di dire castronerie nei miei confronti. Vedrai che funziona.
  4. NESSUNO e TUTTI hanno un significato ben preciso. Riferiti a una classe generica, i soggetti, significa, a casa mia, nessun soggetto e tutti i soggetti. Se si vuole escludere qualcosa, lo si deve specificare tramite caratteristiche di inclusione e/o esclusione. Ad esempio, caso mai dovesse servire, nessuno e tutti i soggetti tra quelli che rispondono alle caratteristiche dettate da Ymalpas, oppure, sempre ad esempio, esclusi i soggetti chilometrici. Poi di quello che frega a te e come gestisci il tuo tempo, quanto da te specificato è talmente ovvio che definirlo lapalissiano è oltremodo riduttivo. E, per usare un concetto un po' meno colorito, sono scarsamente interessata (citando Mastroianni che "traduce" a Jack Lemmon una frase "particolare") a quello che fai o non fai tu o ai tuoi "interessi".
  5. No, caro. Non voglio che leggi le mie sbrodolate (se tu le definisci così, la probabilità che siano un briciolino più che decenti è altissima.) Non sono certamente l'unica ad aver violato le "regole" da te citate e, ci scommetto, abbiamo tutti imparato da te a farlo. Poi è inutile che mi fai notare la e tra nessuno e tutti, l'importanza è che, per poter parlare di una sbrodolata (e dire che la è), bisogna prima leggerla. Se hai saltato a pié pari qualcosa, non puoi né dire che è valido né che non lo è. A meno di parlare come nella citazione di Scoglio.
  6. Ollallà, nessun soggetto ha validità, ma non hai letto quelli più lunghi di 5 righe? P.S. Hai sentito la notizia che il latino sarebbe derivato dal sardo?
  7. Ovvio. Altrimenti non ce l'avrei messo. Dai, macabro! Solo nel finale. Scopo raggiunto: Boselli che legge qualcosa di mio! E neanche dire che cerco di rifilarti qualcosa (gratis, mannaggia): non è Tex.
  8. Purtroppo Tex non è venuto a La Spezia. Quindi ci riprovo. Il primo che mi dice "Ma che c'entra con Tex?" lo uccido. A chi riesce a leggere fino in fondo ricchi premi e cotillons. A tutti gli altri chiedo umilmente venia. La preda Maledetto Apache. Mi sta inseguendo da almeno tre giorni e non riesco a togliermelo dai piedi. Spero solo che non oserà attraversare il deserto. E' vero, gli Apache hanno una fibra eccezionale e sono capaci di sopportare fatiche e privazioni impensabili per un uomo bianco. Mi volto e mi guardo intorno. Nessuno. Ma lui è là, da qualche parte, anche se non lo vedo. E' vero, gli Apache sono più resistenti. Ma il deserto non perdona. Anche lui ha bisogno di bere e soprattutto ne ha bisogno il suo cavallo. Se non lo vuole ammazzare. Io mi sono fermato in città e ho fatto un buon rifornimento di acqua e anche di carne affumicata. Ho anche preso un altro cavallo e fieno in abbondanza. Per me sarà una passeggiata. O quasi. Mi volto ancora. Ancora niente. Ma, aspetta, mi pare di vedere qualcosa, laggiù. Afferro il binocolo. Sì, in città ho preso pure quello. Scruto lungo tutto l'orizzonte. Niente. Mi ero sbagliato. Il maledetto non ha fatto certo una sosta in città. Non lo avrebbero certo accolto bene. Anzi. Lo avrebbero accolto con una buona dose di piombo caldo. E poi sono sicuro che ha preferito non fare soste per non perdere neanche un attimo. Sono sicuro che non dorme, il maledetto. E se dorme, lo fa a cavallo. Mi volto ancora. Forse ha rinunciato. Non ci spero molto però. Ma, in ogni caso non mi dirigerò verso i pozzi. Che io sappia ci sono solo quelli. Sì, sono sicuro, non ce ne sono altri. E se lui ha poca acqua con sé, dovrà deviare verso i pozzi. E non mi beccherà più. Fra un paio di giorni, tre al massimo, arriverò a Flagstaff. Prenderò il treno per l'Est e dimenticherò questa brutta storia. Questo maledetto caldo. Ti fa venir voglia di toglierti tutti gli abiti. E sarebbe la fine. Il sole ti cuocerebbe la pelle a fuoco lento. Ho attraversato parecchie volte il deserto e so come ci si deve comportare. Un bel cappello a cupola e a tesa larga, ben imbevuto di grasso. E un bel fazzoletto sul muso, che lasci scoperti solo gli occhi. Ho fasciato anche il muso ai miei cavalli. La sabbia è finissima e ti entra da tutte le parti. E, per finire, i miei guanti di pelle di daino. Non ho lasciato scoperto neanche un centimetro della pelle. Solo gli occhi. Arriverò a quelle dune, là in fondo. Poi farò una deviazione verso est. I pozzi si trovano invece a nordovest. L'indiano vedrà sicuramente le tracce e capirà troppo tardi le mie intenzioni. E sarà troppo tardi. Dovrà andare per forza verso i pozzi, se non vorrà lasciarci la pelle. Mi giro ancora, ma senza fermarmi. Guardo lungo tutto l'orizzonte. Niente, ancora niente. Bene, dannazione. Ti ho fregato, amigo. Ho almeno sei ore di vantaggio. Forse anche di più. Se non conoscessi gli Apache bene come li conosco io, direi che non mi stai seguendo. Ma non mi faccio illusioni. Lo so che sei laggiù, da qualche parte dietro di me. Maledetto il giorno che mi sono imbattuto in quella capanna. Credevo che fosse abitata da qualche cacciatore di pellicce. E soprattutto, maledetto il momento in cui ho visto del fumo uscire dal camino. Volevo solo buttare giù un boccone e bere un po' di caffè caldo. Ma nella capanna non c'era un trapper. No, maledizione. C'era un'indiana apache, una maledetta selvaggia che ha capito chissà cosa. Ma io non volevo farle del male. Quando l'ho vista, mi è persino passata la fame e la voglia di caffè. Volevo solo filarmela alla svelta, prima che tornasse il suo uomo. Ma, prima ancora che potessi fare un passo verso la porta per togliermi di mezzo, è sbucato da chissà dove quel moccioso con un coltello che era più grosso di lui. Se non fossi stato così svelto a schivarlo, adesso avrei un bel taglio nella pancia invece della camicia strappata. Gli ho mollato una sberla d'istinto e quello è caduto su un mucchio di pelli. E, a parte la faccia un po' gonfia per il ceffone, stava benissimo, anche meglio di me. Ma vai a raccontarglielo alla madre. Si è avventata su di me come una furia. E anche lei aveva un coltello. Maledizione. E pensare che quel giorno non avevo neanche intenzione di passare di lì. L'ho fatto solo per guadagnare mezza giornata di strada. Che diavolo mi importava di arrivare in città qualche ora prima. Quel diavolo di pista era anche più faticosa. Sì, era una scorciatoia, ma era anche maledettamente scomoda. E poi ho passato tante di quelle notti all'aperto. Una in più, che male mi avrebbe mai fatto? Ma è andata così. Era destino. Certo che però quell'indiana era davvero bella. E aveva dei bellissimi occhi azzurri. Una cosa molto insolita per un'Apache, visto anche che i suoi capelli erano neri come l'inferno. Non avevo mai visto una donna così bella. E così selvaggia. Ma adesso basta pensare a quello che è successo. Cerchiamo di mantenere la calma e pensare a quello che succederà d'ora in poi. Mi volto ancora. Le alture che mi sono lasciato alle spalle sono ormai una sottile linea all'orizzonte. Afferro il binocolo. Le vedo appena. Da questa distanza non riuscirei a vedere neanche un elefante. Bene. Scommetto che ho più di dodici ore di vantaggio ora. Ma non mi posso permettere il lusso di dormire sugli allori. Vediamo un po' quanto mi manca per arrivare fino a... Ma che mi prenda un accidente. Osservo meglio con il binocolo la pista davanti a me. La pista. Chiamarla così è un grosso complimento. C'è della polvere laggiù. Guardo meglio. Con calma. C'è qualcuno. A giudicare dalla polvere è più di una persona. Controllo la mia colt. E' carica e, nella sua fondina, è ben protetta dalla polvere. Poi sfodero il mio winchester dalla guaina appesa alla sella. Provo a inserire un proiettile nel serbatoio. Non entra. E' pieno zeppo. Sollevo la leva e metto un colpo in canna. Poi provo ad inserire di nuovo il proiettile. Questa volta, come prevedevo, il proiettile entra nel serbatoio. Rimetto il fucile nella guaina. Riprendo il binocolo che ora tengo appeso al collo. Guardo ancora. Ora distinguo meglio. Sono due cavalli. Non può essere l'indiano che mi insegue. Non mi può aver preceduto. Non può. Mi hanno visto e si sono fermati. Sono in due. Anche il secondo cavallo è montato. Continuo ad avanzare verso di loro. Non mi sono mai fermato. Sono armato fino ai denti. E a dire il vero non ho paura. Avanzerò ancora ma mi terrò fuori tiro. Voglio vedere meglio chi sono. Ho il binocolo. Gli indiani hanno sì la vista acuta. Sì, perché sono sicuramente indiani. Ma io ho il binocolo. E con quello vedrò meglio di loro. Sono sufficientemente vicino. E li vedo benissimo. Sono tre. Un uomo, la sua donna e un bambino. La donna cavalca un asino e tiene con sé il bambino. Da lontano mi sembrava un cavallo. E invece è un asino che sembra debba tirare le cuoia da un momento all'altro. Non mi pare abbiano armi da fuoco. Ma non si sa mai. Potrebbero tenerle nascoste. L'asino trascina un travois pieno di stracci. Sono le loro coperte e forse anche una tenda arrotolata. Comunque l'uomo ha sicuramente un coltello alla cintura. L'ho visto brillare al sole un paio di volte. E magari ha anche un bel tomahawk appena affilato. Avanzo ancora. Ora sono a tiro. Afferro il fucile e, ovviamente non lo armo. L'ho già fatto prima. Ma l'indiano non lo sa. Lo tengo di traverso, le dita sul grilletto, ma non lo punto verso di loro. Meglio di no. Credo che sia una famiglia pacifica e credo anche che siano diretti verso i pozzi. Sì, stanno proprio andando verso nord-ovest. Loro non si sono mossi di un metro. L'indiano sa di essere in condizione di inferiorità. Non credo abbia armi da fuoco nascoste. E comunque, se ce l'ha, non le ha a portata di mano. Io invece ho l'indice sul grilletto, pronto a far fuoco al suo più piccolo movimento. Lui sa benissimo che non gli conviene fare il furbo. E poi sa che, se non gli ho ancora sparato, può solo voler significare che non ho cattive intenzioni. E infatti è così. Non mi importa un fico secco di lui e della sua famigliola. ̶ Uomo bianco, io vengo in pace. Non ho armi da fuoco. Il furbacchione. Sta mettendo le mani avanti. Non vuole grane. Vediamo adesso se non vuole neanche darne. ̶ Vedo però che hai tomahawk e coltello. La tua donna ha armi con sé? ̶ Lei non porta armi. Ha un papoose con sé. ̶ Ho visto. Se vieni in pace, getta le tue armi a terra. ̶ Ma tu hai il tuo fucile pronto a sparare. ̶ Io non sparerò. Se avessi voluto l'avrei già fatto. Anch'io vengo in pace. Si deve essere convinto che non ho cattive intenzioni e deve anche aver capito che la mia è solo prudenza perché prende lentamente prima il tomahawk e poi il coltello e li getta a terra, lontani dal posto in cui si trova. ̶ Bene. Cosa ci fai in questo deserto con la tua donna? ̶ Puoi mettere via il tuo fucile, ora. Sono disarmato. ̶ Il mio fucile sta bene dov'è. Ma stai tranquillo, non lo userò. Rispondi alla mia domanda. ̶ Sono diretto ai pozzi delle Rocce Nere. Poi raggiungerò la tribù navajo della mia sposa. ̶ Uhm, un bel viaggio da fare con un bambino. ̶ Potresti darmi un po' della tua acqua. Ho visto che ne hai molta di più di quella ti serve. Poi, ai pozzi, potrai riempire di nuovo i tuoi otri. ̶ No, non vado... Testa di rapa che non sono altro. Stavo per spiattellare le mie intenzioni a un maledetto indiano. Questo però non è un Apache. E' un Navajo, a quanto sembra. E poi non ha intenzioni ostili. Oh, al diavolo. Gli indiani sono tutti uguali. ̶ L'acqua serve a me ̶ taglio secco. ̶ E poi tu cos'hai da darmi in cambio? ̶ Non ho nulla, uomo bianco. Ho soltanto le mie povere cose. Puoi vedere tu stesso. Non ho pietre gialle con me. Se le avessi te le darei volentieri. Ti chiedo solo un poco della tua acqua, ma non per me. Per le mie bestie e il mio papoose. Sii generoso, uomo bianco. Maledizione. Ma che ti prende? Ti sei impietosito per uno straccione e per la sua famiglia? O forse vuoi, con questo tuo gesto, rimediare a quello che hai fatto a quell'Apache? Credi con questo di pareggiare i conti? Credi che l'Apache, se mai lo verrà a sapere, ti perdonerà? ̶ Al diavolo! Prendi l'otre dalla sella del mio baio e riempi la tua borraccia. Ma una sola. Hai capito? E fai alla svelta. ̶ Che il gran dio Manito ti sia sempre propizio, uomo bianco. Che la tua strada... ̶ Sì, sì. Va bene. Ma fai alla svelta. E poi, prima di riprendere le tue armi, aspetta che io mi sia allontanato. Hai capito? ̶ Sì, uomo bianco. Così farò. Sei un uomo generoso. Non è vero che tutti i bianchi sono malvagi. Mentre l'indiano riempie la sua borraccia, io non perdo di vista né lui né la sua compagna. Neanche per un istante. Lui mi ringrazia ancora e io mi allontano lentamente. Ma sempre senza perderli di vista. Lui mantiene la promessa e non raccoglie le armi. Lo vedo mentre porge la borraccia alla donna. Ma lei non beve. Fa bere solo il suo piccolo. Restituisce poi la borraccia all'uomo che fa bere le sue bestie usando il palmo della mano. Mi allontano sempre più. Ormai è fuori tiro, anche per il mio fucile. Aumento l'andatura. Mi volto e noto che l'indiano sta raccogliendo le sue armi. Poi sale in sella al suo mustang e fa un cenno di saluto verso di me. Io non rispondo e tiro diritto. Ho perso già abbastanza tempo. Agguanto il binocolo e caccio un'occhiata in giro. Niente, niente di niente da nessuna parte. Mi dirigo decisamente verso est. Dopo neanche un'ora vedo della polvere in lontananza, davanti a me. Dannazione, ho un brutto presentimento. Afferro ancora il binocolo e guardo. Niente, è solo polvere. E si muove troppo velocemente per essere sollevata da un cavallo. Deve essere il vento. Ci mancava solo questa. Una bella tempesta di sabbia. Scendo dalla sella e mi assicuro che i miei due cavalli abbiano il muso ben fasciato. Frugo nella bisaccia appesa alla sella del cavallo di riserva. Cerco un paio di fazzoletti. Sono di seta finissima e sono di colore chiaro. Me li presento davanti agli occhi. Sono trasparenti. Li metto davanti agli occhi dei miei due animali e li fisso ai finimenti. Così i cavalli ci vedranno quel tanto che basta da non impaurirsi e avranno gli occhi protetti dalla sabbia. Un'ora dopo è l'inferno. Non ci si vede a un palmo dal naso. I cavalli sono irrequieti. Sarà meglio fermarsi. Perderò un sacco di tempo, però. Ma dovrà fermarsi anche il mio inseguitore. Chissà quanto durerà questo inferno. Spero solo che non mi faccia perdere troppo tempo. Di solito queste tempeste durano poco. Arrivano in un lampo e in un lampo se ne vanno. Tengo ben strette le redini dei miei due cavalli e cerco di fare qualche metro. E' inutile. Non vedo dove sto andando e rischio di girare a vuoto o addirittura di tornare indietro. E allora mi fermo. Per fortuna la tempesta dura poco. Dopo aver tolto i fazzoletti dagli occhi dei cavalli, sono di nuovo in sella e avanzo un po' faticosamente tra la sabbia. Mi sono fermato solo una mezz'ora. Meno male che non ho perso l'orientamento e raggiungo velocemente le alture verso le quali ero diretto. Guardo ancora indietro con il binocolo. Nulla. Bene, molto bene. Mi fermo un po'. Ho bisogno di riposare almeno un'oretta. E anche i cavalli sono stanchi e hanno sete. E anch'io, dannazione, ho la gola secca. Lego le zampe anteriori del mio cavallo e annodo ben strette le redini dell'altro alla mia sella. Se perdo i cavalli nel deserto sono morto. Mi sdraio un po' e mi accendo una sigaretta. Ah, finalmente un po' di riposo. Mi ci voleva proprio. E poi, questa sabbia morbida è un toccasana per le mie ossa indolenzite. Chiudo gli occhi per un istante. Ripenso a quella dannata Apache e al suo marmocchio. Ma perché deve essere andata così? Non volevo farle del male. Lei mi si è avventata contro con il coltello. Credeva che le avessi ucciso il figlio che in realtà si era preso solo un ceffone. E stato un attimo. Ho afferrato la colt, ma non volevo sparare. E' stato un gesto istintivo. Un indiano che ti si avventa contro con un coltello, anche se è una donna. Vorrei vedere la reazione di chiunque. Mi è saltata addosso e siamo caduti entrambi. Ho schivato per fortuna il coltello, e mi è partito un colpo. E' stata una tragica fatalità. E il ragazzo? Avevo paura che il marito avesse sentito lo sparo. Magari era a caccia lì vicino. Il marmocchio mi stava facendo perdere tempo prezioso. Mi avrebbe rincorso con il coltello e magari mi avrebbe scagliato una freccia nella schiena mentre scappavo. E così l'ho ucciso. Un colpo solo. Sì. Ma che mi prende? Rimorso? Non ho mai ucciso nessuno se non era assolutamente necessario, neanche un indiano. Ma... che succede? Un urlo rompe il silenzio del deserto. Mi giro e faccio in tempo a vedere il volto terribile di un Apache. Poi più nulla. Maledizione, come mi fa male la testa. Mi sembra che un intero sciame di api ci stia ronzando dentro. Che diavolo è successo? Non vedo un accidente di niente e ho le mani legate al pomo della sella. Il mio cavallo si sta muovendo lentamente. Da come sta procedendo si direbbe che non siamo più su un terreno sabbioso. Ma perché ho una benda che mi copre gli occhi? L'ultima cosa che mi ricordo è che mi sono fermato a riposare. Sono sceso da cavallo e mi sono sdraiato un po'. E ora sono di nuovo in sella, legato e bendato. Chi diavolo è stato? Mi deve aver colpito alla testa. Ma chi, maledizione, chi? Pian piano qualche ricordo affiora nella mia mente. E' stato un Apache. Sì, mi ricordo, l'ultima cosa che ricordo è stato un maledetto Apache che è sbucato dal nulla e mi ha colpito. ̶ Ehi, tu, maledetto! Chi sei? Nessuna risposta. Quasi come se fossi solo. Ma non sono certamente solo. Il cavallo si sarebbe già fermato da un pezzo. E' evidente che qualcuno lo sta tirando per le redini. Cerco di allungare le dita alla ricerca delle redini ma, come sospettavo, non le trovo. Non è che abbia potuto fare grandi movimenti, però. ̶ Ehi, tu, ̶ ripeto la domanda ̶ chi diavolo sei? Ancora nessuna risposta. E' chiaro che è il maledetto Apache che mi stava inseguendo. Ma come diavolo ha fatto a raggiungermi? Mi ha addirittura superato. Mi stava aspettando. Tutto ciò è assurdo. Nessuno avrebbe potuto fare una cosa del genere. Avevo troppo vantaggio su di lui. ̶ Stammi a sentire, dannazione. Non volevo uccidere la tua donna. E' stato un incidente. Hai capito? ̶ Almeno dammi da bere. Ho una sete terribile. ̶ Hai sete perché parli troppo. ̶ Ma allora capisci la mia lingua, dannato muso rosso. La vuoi capire che non volevo uccidere la tua donna? Mi è partito un colpo dalla colt. ̶ Può essere che dici il vero. ̶ E allora liberami, dannazione, e dammi da bere. ̶ No. ̶ Ma perché, maledetto? ̶ Hai ucciso mio figlio. Questo ti ha condannato. Maledizione. Questo è vero, purtroppo. Con la moglie può credere che sia stata davvero una fatalità. Ma con il figlio, la cosa non è per niente plausibile. ̶ Ho dovuto farlo. Si trattava di lui o di me. Se lo avessi lasciato in vita mi avrebbe certamente tirato una freccia nella schiena. ̶ Potevi solo ferirlo. Io avrei certamente perso molto tempo per portarlo al sicuro. E tu saresti fuggito. Sei uno stolto, uomo bianco. Avevi la salvezza e te la sei lasciata scappare. E' vero, maledizione. Non ci avevo pensato. Non avrebbe certamente portato suo figlio con sé nel deserto. Si sarebbe preso cura di lui. Avrebbe curato sommariamente la sua ferita e poi lo avrebbe accompagnato in qualche villaggio apache. Che imbecille sono stato. Se avessi mantenuto il mio sangue freddo, ora non sarei qui, prigioniero di questa belva. ̶ Va bene, brutto cane rognoso. Per me è la fine. Dimmi almeno come hai fatto a raggiungermi e addirittura a precedermi. ̶ Sei uno stolto. Come potevi pensare che ti avrei seguito nel deserto? Ti sei diretto verso i pozzi delle Rocce Nere. Ma sei andato nella città dei bianchi. Hai preso un secondo cavallo e sicuramente anche molta acqua. Non andavi verso i pozzi. ̶ Vuoi dire che hai aggirato il deserto e hai tagliato subito verso nordest? ̶ Claro. Non ho creduto al tuo inganno. Maledizione. Questo dannato apache mi ha tagliato la strada. Ha intuito le mie intenzioni e ha fatto la strada più corta e più agevole. Per lui è stato uno scherzo arrivare prima di me. E' entrato nel deserto solo per una decina di miglia e mi ha aspettato. Magari si è coperto con la sabbia per diventare invisibile. Adesso probabilmente siamo già usciti dal deserto a giudicare dal terreno che non mi sembra più sabbioso. Il cavallo procede spedito. ̶ Senti, se devi uccidermi, fallo e basta. Non ho paura. Se vuoi torturarmi, ebbene fallo, che tu sia maledetto. ̶ Non è ancora tempo. ̶ Perché? Quando diavolo sarà tem... Un gran dolore alla testa e perdo i sensi. Quando mi risveglio, a parte il mal di testa, ho un sapore amarissimo in bocca. Non sono più a cavallo e non ho più la benda sugli occhi. Sono steso a terra con mani e piedi legati a quattro paletti conficcati saldamente nel terreno. Poi lo vedo. Sembra un tipo insignificante. Non è alto né grosso o muscoloso. Se non fossi legato, anche senza la mia colt, non farei fatica ad aver ragione di lui. Non vedo il suo cavallo. Ci sono solo i miei due e lui deve aver montato quello senza sella. Sento colarmi qualcosa dalla testa. Non può essere sangue perché non sento dolore. Quel dannato sapore amaro che ho in bocca mi dà un fastidio tremendo, anche se non ho più sete. Cosa diavolo mi ha dato quel cane? ̶ Ehi, maledetto. Cosa mi hai dato? Ho la bocca amarissima. E cos'è che mi cola dalla testa? ̶ Non ti ho levato lo scalpo, ti ho solo tolto i capelli, ma non hai ferite. ̶ Ma cosa mi cola? ̶ Sangue del mio cavallo. ̶ Sangue del tuo cavallo? E perché mai? ̶ I soldati dovranno credere che ti ho tolto lo scalpo. ̶ I soldati? ̶ Fai troppe domande. ̶ Vuoi dire che ci sono i soldati in giro? Ma l'Apache non risponde. Se davvero ci sono dei soldati in giro, dovrà fare in fretta ad ammazzarmi. Meglio così. Non avrà tempo di torturarmi. Gli Apache non scherzano quando si tratta di torturare la gente. Sono dei veri maestri. ̶ Dovrai uccidermi alla svelta, allora. ̶ Non io. I soldati ti uccideranno. ̶ I soldati? Ma tu sei tutto suonato. Riesco a finire la frase con fatica. Sento le dita dei piedi che si stanno intorpidendo. Non riesco a muoverle. Non le sento più. ̶ Cosa... cosa mi... hai dato... maledetto. Cerco di dare uno strattone per liberarmi la mano destra. Ma anche la mano mi sta formicolando. ̶ Male... detto... Parlo a fatica. Sento come se la lingua mi stesse ingrossando in bocca. Non riesco a muovere le dita delle mani. Riesco a muovere a malapena la testa. La giro a destra e a sinistra. Non vedo nessuno. Non ci sono soldati. Vedo solo lui. Il dannato Apache che se ne sta lì, immobile. Mi fissa con quei suoi occhi. Mi fissa come si guarda qualcuno che sta per morire. Ma io non morirò. Sto benissimo. Non riesco a muovermi ma sto benissimo. Chissà cosa mi ha dato. Mi ha fatto bere qualche dannato intruglio che provoca una paralisi temporanea. Sì, sono sicuro che non è un veleno mortale. Questo cane ha detto che non mi ucciderà. Quindi non può avermi dato del veleno. Ho già sentito parlare di queste pozioni che provocano la paralisi. Ma, a quanto mi hanno detto, si tratta di un effetto temporaneo. E adesso che fa? Se ne va? Forse stanno arrivando i soldati. Cerco di guardare intorno ma non riesco più a muovere la testa. E nemmeno gli occhi che sono fissi su un punto. E l'ultima cosa che vedo è l'Apache che se ne va con i miei due cavalli. Ma perché se ne è andato? Perché mi ha lasciato così e non mi ha ucciso? Forse pensa che lo faranno i coyote o gli avvoltoi? Ma se è vero che in giro ci sono i soldati... Ma sì, mi pare di sentire qualcosa. Cavalli che si avvicinano. Ho la conferma poco dopo, quando li sento parlare. ̶ Tenente, è proprio un uomo legato a quattro paletti. ̶ E' ancora vivo? ̶ Ho paura di no, tenente. Gli hanno tolto lo scalpo. Brutto imbecille, certo che sono ancora vivo. E non mi hanno scalpato. Questo è solo sangue di cavallo, pezzo d'idiota. Lo vedo scendere da cavallo. Ma che fa? Mi chiude gli occhi? ̶ Questo poveraccio è proprio morto, tenente. ̶ Dategli una degna sepoltura. Non possiamo lasciarlo agli avvoltoi. Ma cosa dicono questi deficienti. Sono vivo, non lo vedete? Sono vivo. Li sento scavare. Ma cosa fanno, non vorranno mica seppellirmi vivo? Sento che mi stanno slegando. Poi mi sollevano. Mi gettano nella buca. No, fermi. Cosa fate? Sono vivo. Vivo. Sento la terra che colpisce il mio corpo, il mio viso. Una, due, tre volte. Mi seppelliscono vivo. Lancio un urlo atroce. Ma è solo nella mia mente. FINE
  9. Tex, per eliminare un pericoloso brigante, si reca a La Spezia dietro richiesta di una misteriosa associazione segreta chiamata Forum. Qui incontra il brigante che è il trisavolo di Letizia, lo uccide e Letizia non nascerà mai (una rompiscatole di meno).
  10. Non vorrei spaccare i marroni, ma la mia trama, presa da un mio racconto che qualcuno ha letto, presenta, a mio modesto avviso, solo un piccolissimo particolare, diciamo, poco texiano: che Tex venga ucciso da Carson. Dato che Tex deve togliersi dai marroni, suoi e dei suoi Navaho, l'esercito di Davis, e decide la sua finta morte, come volete che esca di scena? Gli devo far cadere sulla testa un gigandesco Buondì Motta raffermo? Chi è l'unica persona che potrebbe, e sottolineo potrebbe, farlo fuori? Tutto quello che viene prima è storia possibile e tutto il putiferio che scatenano dopo i quattro pard non può certo essere definito poco texiano (l'arma utulizzata quasi in esclusiva è la dinamite). Anche il buon GLB forse non avrebbe saputo fare meglio. Chiedo venia in anticipo per lo scassamento.
  11. Il mio primo commento è che mi piacerebbe sapere quali storie uscirebbero oggi dalla penna di GLB se fosse ancora vivo, specialmente dopo settant'anni di, mi si perdoni il termine poco felice, "solita minestra". Mi piacerebbe cioè sapere se se ci sarebbe stata o no, in GLB, l'evoluzione del personaggio. Detto questo e premesso che, non dovendo scrivere storie di Tex per la SBE, non mi sono mai preoccupata di mantenere una coerenza glbonelliana, e premesso anche che, nel romanzo "Lois", Tex si innamora di una giovane legale (il più bel avvocato di tutto il West), penso che Tex non avrebbe mai iniziato una relazione amorosa con una donna sposata, anche se si fosse perdutamente innamorato di lei, perché il fatto è MORALMENTE SBAGLIATO e inaccettabile per un uomo dalla moralità ineccepibile come Tex. Poi cerco di immaginare la scena dei due Kit che cercano di far ragionare Tex (vi rendete conto? Cercano di FAR RAGIONARE) e non riesco proprio a "vederla". Tex che si innamora (dopo quanto? 15 anni?) di un'altra donna è impossibile solo glbonelliamente (GLB ha "ucciso" Lilyth in un amen). E' ovvio che quella di Yma è una provocazione per farci rimanere con i piedi per terra ed è per questo che ho detto che, di tutto quello che ho scritto, c'è un solo racconto pubblicabile, con le dovute correzioni come l'eliminazione di Lois. Volevo aggiungere due cosette sulle osservazioni all'Ultimo duello di Tex. Tex DEVE essere ucciso da Carson, ci sono validissimi motivi e per conoscerli sapete come fare. L'estensione della riserva navajo, quintuplicata dal 1980, si riferisce solo al riconoscimento da parte degli USA. Il territorio occupato dai Navajo non è mai cresciuto, ne è solamenta stata riconosciuta l'appartenenza alla riserva navajo. Nel 1980 il perimetro che i Navajo avrebbero dovuto controllare era enorme e non sarebbero bastati tutti i navajo, compresi vecchi, donne e bambini.
  12. Quien sabe? Il Canaletto anticamente era chiamato Migliarina Mare. In realtà io sono nata a Mazzetta, ma mi sono trasferita al Canaletto che ero ancora enfant (prodige, naturellement).
  13. Tutti gli spezzini sono liguri, ma non tutti i liguri sono spezzini. Belin! Io sono del Canaletto.
  14. Per me il bello sta proprio lì. Punti di vista. P.S.: Non sapete quanto mi fa piacere tutto questo interesse, specialmente da parte di Mauro. A proposito, Mauro, grazie per la dritta: se l'hai usata tu, significa che la sceneggiatura è la tua e quindi, nella ricerca che si scatenerà, escluderemo tutti gli altri.
  15. Riconosco che le mie "opere letterarie" (quale onore) sono molto "ardite". Infatti questa è l'unica che, eliminando i personaggi scomodi, può essere adattata. Grazie anche a te per le belle parole. Vuoi vedere che i miei romanzacci sono belli per davvero?
  16. Ma li vogliamo un po' scuotere i lettori di Tex? Concordo con Yma: anche se non la ritengo così orribile, la finta morte di Tex non è certo glbonelliana. Tra i lettori di Tex ovviamente non ci crederà nessuno. Nel mondo di Tex, tutti gli amici sanno che la morte è finta, e dico tutti (quindi non hanno bisogno di credere o non credere). Lo sceriffo vede Tex "morto" con i suoi occhi ed assiste a ben due perizie mediche: il doc cittadino e l'ufficiale medico dell'esercito (si fidavano poco e temevano qualche trucco); il generale Davis può anche avere dei dubbi, ma in fondo non gli interessa granché: ha un certificato di morte firmato. Quali altri personaggi del mondo di Tex potrebbero non credere ad una simile assurdità? Ditemi che l'idea della finta morte di Tex non vi piace, che non è glbonelliana, che è troppo scioccante, che è improponibile, ma non che è assurda. Magari ditemi anche che non è un'idea originale perché, a parte Romeo e Giulietta, l'ho gia vista in almeno una mezza dozzina di film. Comunque credo proprio che una storia del genere non passerebbe inosservata o peggio dimenticata. Mauro, approfittane: è gratis.
  17. Verissimo. Nessuno ci crederebbe. Forse qualcuno qui ci ha creduto pensando che magari io sia un po' pazzerella. Ma il fatto creerebbe quel tanto di pathos e suspense da suscitare la curiosità del lettore che si chiederebbe: ma che diavolo sta succedendo? Perché una simile messinscena? Carson che ammazza Tex, ma dai, cosa c'è sotto? Non sarebbe stuzzicante? Quello che è importante non è il fatto che nessuno ci crederebbe, ma lo stupore suscitato e le innumerevoli domande alla ricerca del perché. Non trovi?
  18. Grazie infinite per le tue parole lusinghiere. La condanna di Tex in contumacia è forse un po' forzata, ma ho pensato che l'onnipotenza del fratello del senatore fosse un motivo abbastanza plausibile, senza contare che non volevo appesantire la storia raccontando le peripezie di un processo che doveva per forza finire così. L'analogia con Zagor è puramente casuale: non leggo Zagor perché non mi piace. Ma l'idea non è certo originale. La morte apparente di Tex non è semplicemente un rallentamento di tutte le funzioni, compreso il battito cardiaco. Ho immaginato che El Morisco fosse talmente in gamba da procurare (sarebbe stato sufficiente anche per pochi minuti) una reale cessazione di tutte le funzioni vitali. E' una "licenza poetica" come i dinosauri e l'alieno comparsi in altre avventure di Tex. Comunque, se sei riuscito a convincere anche uno solo degli scettici a leggere le mie cose, tanto di guadagnato. Tanti amici, tanto onore. Anche se sono spezzina (l'avarizia dei liguri!) la soddisfazione conta mille volte di più del denaro. Soddisfazione e non gloria altrimenti uscirei dall'anonimato. Grazie ancora. Che il bravo Sandro, quando ha ideato questa discussione, abbia pensato a me?
  19. Bella storia e ben congegnata. Ma il colpevole, il giovane Josh, dovrebbe comparire subito nella storia per dar modo ai lettori di sospettare di lui. In un buon giallo i personaggi, e quindi i sospettati, dovrebbero esser presentati il più presto possibile.
  20. Francob, grazie. Tre estranei con tre cavalli, tre fucili e due pistole, senza carri e senza tende. Passano inosservati a nord ovest di Gallup, attraversando il confine della riserva in un territorio pianeggiante e privo di vedette. I Navajo sono in tutt'altre faccende affacendati perchè Tex, che non è uno stupido, pensa che sia inutile mettere dei poveracci a rompersi le scatole passando giorni a scrutare "poche miglia" di confine aspettando incoscienti che non passano mai. Quando poi passa l'incosciente, ma chissenefrega (pensa Tex) tanto prima o poi ti becco. E poi la storia l'ho scritta io e le vedette, lo giuro, non ci sono. Magari prima c'erano, ma quel giorno o non c'erano (scegliete voi il perché) o non li hanno visti passare (perché erano occupati a difendersi da una orrenda fiera che li aveva assaliti). O magari le vedette si stavano arrampicando sugli specchi inseguendo voi.
  21. Vuoi dire che in meno di 150 anni i territori navajo, invece di diminuire a causa i soliti furti di terra dei cosiddetti civili uomini bianchi, sono addirittura aumentati quintuplicando la loro estensione? Cioè, l'uomo bianco ha regalato ai Navajo, in meno di 150 anni ben 56.000 km quadrati? Come mai tanta generosità?
  22. La riserva Navajo è enorme e gli accessi sono milioni. La storia te la regalo. Mi basta la soddisfazione della pubblicazione e il conseguente aumento delle vendite.
  23. Il senatore è un pallone gonfiato con la mania della caccia grossa. Poiché non riesce a trovare una preda "degna di lui", decide di andare a cacciare l'unica fiera presente da quelle parti: il leone di montagna che però si trova nelle terre alte della riserva navajo. Le due guide cercano di dissuaderlo data la pericolosità della cosa, ma poi cedono perché il senatore promette loro paga doppia (il senatore è convinto che i Navajo siano degli straccioni per nulla pericolosi). Il senatore spara a una ragazza navajo, che si era nascosta in un cespuglio, credendola una preda. La Navajo è la figlia di uno dei capi tribù della riserva e uno dei due indiani che erano con lei riesce a salvarsi benché ferito e, trascinato dalla corrente di un torrente, raggiunge il suo villaggio e dà l'allarme. Inizia la caccia ai bianchi assassini e Tex viene informato immediatamente. Il finto duello tra Carson e Tex avviene per un semplice motivo. Tex é ricercato per omicidio e l'esercito è stato incaricato della sua cattura, vivo o morto. Se Tex non si consegna (per essere impiccato) ci sarà una guerra indiana con il conseguente sterminio dei Navajo. Se Tex si consegna o viene ucciso dai soldati o da chiunque altro, i Navajo cercheranno di vendicarlo e i politicanti non aspettano altro per scatenare guerra e sterminio. Se invece è Carson a "uccidere" Tex, tutti crederanno alla storiella che i Navajo non cercheranno di vendicarsi di Carson (il che è verissimo perché sanno che Tex è vivo e vegeto). Se scrivo altri particolari, va a finire che vi racconto tutta la storia.
  24. Juanraza, ti ringrazio per l'aggettivo "interessante" e non ho mai neanche lontanamente pensato che tu ti possa sentire offeso. Ho troppo rispetto per gli altri per poter offendere qualcuno e, anche quando certe volte mi girano un po', è sempre dopo una provocazilne e mi pento quasi subito del mio comportamento, diciamo, un po' nervosetto. La riserva navajo è enorme ed è abbastanza facile, secondo me, entrarvi senza essere subito notati (saranno comunque visti in seguito da una navajo, suo marito e suo fratello) specialmente se il piedidolci dell'est ha due esperte guide dell'ovest con sufficienti conoscenze dei territori. Il duello tra Tex e Carson è FINTO e ci sono sufficienti e plausibili motivi per far credere a tutti che sia invece vero. Il tutto, sempre secondo me, è perfettamente plausibile. Per Otami: mi dispiace che tu parta dal fondo a leggere i miei racconti perché, ne sono certa, leggerai poi anche tutti gli altri.
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