La prossima volta che Tex deve andare in un villaggio indiano a catturare qualcuno, se a dargli una mano non ci porta me al posto di Carson, gli tolgo il saluto, anzi non compro più il mensile e neanche tutti gli inediti.
Perché?
Ma come perché, ma perbacco, perché una cosa così facile la so fare anch'io.
Sì, vabbeh che Tracy è un piccione (meglio lui che Tex), vabbeh che Negrito è un tacchino (è alle spalle di Tex e invece di accoltellarlo nella schiena, gli salta addosso e gli chiede gentilmente "stai fermo un attimo, per cortesia, altrimenti non riesco a darti neanche una coltellata"), vabbeh che gli Apache erano leggermente ubriachi, ma neanche un cane nel corral dei cavalli (dove i nostri se la prendono comoda, tanto Nizzi è d'accordo), neanche un cane che provasse a inseguirli.
Sembrava una gita organizzata dal Dopolavoro dei Ferrovieri.
Ma il massimo della caduta dei cosiddetti (anche a me talvolta cascano) è stato il chilometrico finale: a ogni pagina mi dicevo "adesso scatta, non ce la fa più, ora lo massacra con una decina di sganassoni" e invece niente.
Poi, quando Stanley gli dà del bugiardo, ecco che arriva un unico cazzotto.
E perché Tex lo accarezza in quel modo?
Perché Stanley è un farabutto indegno di respirare?
Macché.
Lo scazzotta perché ha detto la verità: Tex è un bugiardo.
E, ciliegina sulla torta, Stanley scappa, scappa per cinque pagine.
Tex non c'è, non prova neanche a fermarlo o a inseguirlo, non c'è e basta.
Perché Noemi è lì pronta per la sua vendetta fotocopiata.
Fotocopiata male perché Noemi sapeva, glielo ha detto Nizzi, che Stanley sarebbe scappato e che Tex non lo avrebbe fermato.
Si dice che sia l'ultima fatica di Nizzi, almeno sul mensile.
Lo spero.
Ma hai visto mai che non ci sia un ripensamento?