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TWF - Tex Willer Forum

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Messaggi pubblicato da F80T

  1. Che sorpresa, dopo aver letto Caccia infernale in queste lunghe giornate di isolamento da coronavirus, trovare sul forum un topic lunghissimo e molto animato.

     

    A me la storia è piaciuta abbastanza. Non un capolavoro, ma comunque un racconto gradevole.

    Tra i pro inserisco il ruolo di Tiger Jack, presentato per quel che è, un formidabile guerriero; e la figura di Parkman.

     

    On 4/11/2012 at 03:15, Leo dice:

    Questa storia è la storia di Parkman: la storia dei suoi rapporti tesi con quei nuovi e atipici compagni d'arme, dei suoi conflitti interiori e delle sue reazioni alle provocazioni esterne e alla sua amarezza interiore. Ed è una bella storia, che Boselli ci sa raccontare, anche attraverso il sempre evocativo flashback, con le consuete delicatezza e sensibilit?. Certo, la scena dell'eccidio del villaggio Pima, con Parkman che dice che nel furore della battaglia non si è avveduto, se non troppo tardi, del massacro che stavano compiendo non l'ho proprio digerita, e la considero un vero infortunio di Boselli: come fa un soldato, e un ex ufficiale per giunta, a non accorgersi di stare infierendo su degli inermi? E? una forzatura troppo grossa, un errore talmente grande che rischia di minare pesantemente il processo di rivalutazione del tenente che l'autore ha perseguito con questa storia.

     

    D'accordo, pur a distanza di otto anni, con Leo nel ritenere che questa sia la storia dell'ex ufficiale.

     

    Meno d'accordo nel ritenere infelice la scelta di far partecipare tale personaggio all'atroce massacro di Pima indifesi.

    A mio giudizio, Boselli ci ha voluto dipingere un Parkman umano, e per questo contraddittorio. E' animato dal desiderio di redimersi, ma si lascia coinvolgere in un'azione infame; poi cerca di autoassolversi, raccontando a se stesso di non aver compreso la portata del suo gesto.

    Non è forse vero che il mondo è pieno di ferventi religiosi che poi mostrano soddisfazione nel leggere del naufragio di migranti dalla coste libiche? O di volontari a tutela degli animali d'affezione abbandonati che non si recano mai a trovare il nonno collocato in una casa di riposo? Forse che a volte non sentiamo crescere dentro di noi un istintivo desiderio di violenza, magari quando subiamo un torto, pur desiderando ardentemente un mondo liberato dal male?

    Siamo umani, spesso meschini, a volte contraddittori.

    E nel confronto con Parkman, evidentemente, risalta la statura morale di Tex.

     

    Tra i contro, invece, la figura di Revekti, che anche per me si è rivelata sbiadita rispetto alle aspettative che la trama aveva in precedenza creato; e l'insipienza di Laredo, che però forse l'autore ha voluto intenzionalmente lasciare in disparte.

     

    Belli i disegni.

     

  2. So che il mio commento è eretico, e che io rischio (giustamente, forse) di essere immediatamente ricoperto da pece e piume...

     

    ...ma ho trovato Diablero! una storia sconclusionata.

     

    Arrivato alla fine dell'avventura, è rimasto privo qualunque risposta un interrogativo assillante: quale sentimento anima Mitla? Perché provoca la trasformazione di Guaimas in un diablero? Perché ha bramosia di sangue?

     

    Qui non si tratta della banalità del male, né della follia che genera mostri.

     

    Come giustamente osservato in una datata recensione, "ci sembra di capire che nessun'altra motivazione che quella di spargere il male intorno a sè, abbia spinto Mitla in mezzo alle cime della Sierra del Hueso a seminare il terrore tra il popolo Apache. Forse una specie di prova generale prima di mettere in atto qualche progetto di più ampio respiro" (fonte: https://www.ubcfumetti.com/pers/mitla.htm). Ecco, proprio l'irragionevolezza e la gratuità del comportamento di Mitla mi lascia basito e mi impedisce di apprezzare la storia.

     

    Forse il mio giudizio è condizionato dalla mia scarsa affinità con le (pur canoniche) avventure di Tex venate di horror. Ma siamo sicuri che se una storia così venisse riproposta oggi da Boselli sarebbe accolta da giudizi positivi?

     

     

     

     

     

  3. <span style="color:red;">3 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

    ma sul serio? Quindi secondo te  "Painted desert" di Manfredi & Nespolino e quella di Ruju & Rossi dello scorso ottobre sarebbero degli scarti? Buono a sapersi.

    Ti è anche sfuggito, pare, che le altre storie contenute nei Maxi con due hanno tutte una lunghezza anomala ovvero non sarebbero mai potute andare sulla serie regolare in nessun caso. Sono storie scritte e concepite direttamente per questo formato.

     

    Se non ricordo male, un po' di tempo fa Boselli ci spiegò perché a lui Maxi Magazine piacciono. Si diverte a farli e (soprattutto, aggiungo io) danno lavoro a sceneggiatori, disegnatori e redattori.

     

    Ebbene, non posso che condividerne al 100% le finalità perseguite e mi guardo bene di criticare l'esistenza del Maxi, che anzi da un paio di anni ho ripreso a comprare regolarmente, dopo averlo evitato per un po'.

     

    Solo che vorrei che avesse una caratterizzazione più forte, come quella che hanno il Texone, i cartonati e (piaccia o non piaccia) anche il Color breve.

     

    Invece, se non ricordo male (non ho con me i volumi, che si trovano per ragioni di spazio a casa dei miei genitori, che a causa della pendemia non posso raggiungere) è capitato più volte nelle ultime uscite che le storie proposte avessero una lunghezza pari a 110 pagine o un suo multiplo. 

     

    In tali ipotesi, è legittima una domanda: perché la storia è stata pubblicata sul Maxi e non sulla serie regolare? Qual è il discrimen

     

    Ecco, da questa prospettiva può sembrare che il criterio di distribuzione delle storie sia qualitativo: sulla serie regolare le storie ritenute più valide, sul Maxi quelle meno riuscite.

     

    Ribadisco, il mio non è un giudizio di valore in termini generali, bensì l'invito a dare una più marcato carattere alla serie.

     

    <span style="color:red;">3 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

    Ma sul serio? Quindi secondo te  "Painted desert" di Manfredi & Nespolino e quella di Ruju & Rossi dello scorso ottobre sarebbero degli scarti? Buono a sapersi.

     

     Per rispondere alla tua domanda, avevo commentato a suo tempo l'opera di Ruju e Rossi:

     

    "(...) abbiamo due avventure che si sarebbero potute benissimo leggere sulla serie regolare. La città corrotta nasce da un'idea che mi sembra abbastanza originale e che viene sviluppata adeguatamente, per quanto vi sia qualche colpo di fortuna di troppo (la scoperta dei corpi) (...) Anche i disegni di Rossi mi sono piaciuti molto".

     

    Quanto all'opera di Ruju e Nespolino (penso che ti riferisca a Deserto Mohave), che non ho avuto modo di commentare in questa sede, ebbene non mi ha esaltato: mi sembra che la sceneggiatura fosse piuttosto debole rispetto a un buon soggetto.

  4. On 11/4/2020 at 02:57, F80T dice:

    Ho letto il primo dei due racconti inseriti nel Maxi e il mio giudizio è positivo.

     

     

    Completata la lettura del Maxi, devo riconoscere che la seconda storia è piuttosto debole.

     

    Innanzitutto, a parte la splendida Alithia, il livello dei disegni mi è sembrato inferiore allo standard a cui siamo abituati. Posso serenamente affermare, infatti, che ho preferito di molto l'aspetto grafico del primo dei due episodi, pur non essendo Cossu uno dei disegnatori da me preferiti.

     

    Anche la sceneggiatura mi è parsa esile, e sicuramente non all'altezza delle belle prove che negli ultimi albi di Tex e soprattutto di Tex Willer Ruju ci sta offrendo.

    Lo spunto interessante, il veleno che opera lentamente, minando l'equilibrio dell'antagonista, non mi pare adeguatamente sviluppato e sono rimasto deluso dal fatto che, alla fine, non sia stato il veleno ad uccidere Bill Gunning.

     

    Ultima notazione: a mio giudizio il MaxiTex ha un senso se consente lo sviluppo in un unico albo di una lunga storia, come fu per Oklahoma o, più di recente, per Nueces Valley; o se raccolga più racconti di lunghezza anomala, non facilmente inquadrabili nella scansione della serie regolare. Non ne capisco la funzione se viene destinato a ospitare storie che, per dimensioni, avrebbero potuto tranquillamente essere pubblicate nella serie regolare. Una simile conformazione lascia intendere che si tratti di una pubblicazione destinata a ricevere gli "scarti" della serie regolare. 

     

  5. Ho letto il primo dei due racconti inseriti nel Maxi e il mio giudizio è positivo.

    Tutti ricordiamo la triste sorte subita da Taniah, e per questo la caccia senza tregua, che Tiger Jack conduce contro gli autori della tratta delle squaw, ci risulta particolarmente credibile.

    Anche a me ha fatto piacere vedere Tiger protagonista di un'azione quasi in solitaria, così come era stato proprio in Furia Rossa.

    Infine, sebbene Cossu non sia uno dei miei disegnatori preferiti, questa volta ho trovato il suo tratto particolarmente gradevole.

     

  6. Avevo letto Matador! un'unica volta, alla sua uscita nel 2001.

    Non avevo amato particolarmente la storia, forse per la sua ambientazione, il mondo della corrida, non consueta per un lettore di Tex.

     

    Riletto a distanza di quasi vent'anni, mi sono ampiamente ricreduto. L'unico neo è, paradossalmente, il formato dell'albo, che penalizza la meticolosità con cui Capitanio ha illustrato i dettagli di ogni singola scena. Splendida, in particolare, la cerimonia della vestizione.

     

    Molto buona la sceneggiatura. Come in altre occasioni, a chi evidenza che il ruolo di Tex non è ben centrale nello sviluppo della storia, oppongo che Tex è l'indiscusso protagonista della saga, il che non impedisce che in alcune storie assuma un maggior rilievo il ruolo di qualcuno dei comprimari. 

     

  7. In molti post ho letto che le storie con meno di 220 tavole mal si attagliano a Tex.

     

    Certo, le avventure del nostro ranger necessitano spesso di un respiro ampio come le gli spazi del West. Ma ciò non significa che una buona sceneggiatura non si possa esaurire anche in un centinaio di pagine.

     

    Questa di Ruju è ottima: serrata, mai banale, con un Tex irruento e generoso, e ovviamente risolutivo. Anche comprimari e antagonisti sono ben delineati.

     

    Di elevato livello, infine, i disegni.

     

    7 ore fa, Loriano Lorenzutti dice:

    ma forse dipende anche da quei paletti che sulla regolare  ci sono, e qui, per fortuna dico io, non ci sono.

     

    Anche io penso che la nuova serie sia libera da alcuni paletti che in qualche modo rendono più difficile la gestione della serie regolare.

     

    6 ore fa, borden dice:

    Ma i personaggi vanno rispettati e scritti BENE.

     

    Appunto, per paletti intendo quei tratti del vissuto dei personaggi principali, dai quali lo sceneggiatore non può prescindere e che evidentemente orientano la scrittura.

    Per fare qualche esempio:

     

    1) Tex e Carson sono rangers conosciuti in ogni angolo del selvaggio West; difficile che possano infiltrarsi tra le bande di criminali;

    2) Tex non può avere avventure galanti perché l'unico amore della sua vita è Lilith;

    3) Tex può girovagare in lungo e in largo per l'America e oltre, ma alla fine deve sempre ritornare dai suoi Navajos;

    4) Lo steso dicasi per Carson, che ormai abita stabilmente alla riserva;

    5) Tex è un ottimo conoscitore di uomini e molto raramente si sbaglia nello scrutare a fondo nel cuore delle persone che gli si pongono davanti.

     

    A mio avviso, scrivere nuove storie rispettando le caratteristiche e la biografia del nostro eroe e dei suoi pards è un'impresa veramente ardua, per cui sono grato a chi si cimenta e, ancor più, a chi ottiene buoni o addirittura ottimi risultati.

     

    Di contro, nella nuova collana abbiamo un Tex giovane, fuorilegge, girovago, non indifferente al fascino femminile. E' chiaro che la fantasia degli Autori si possa muovere in molte più direzioni.

     

     

     

     

  8. Tornando all'oggetto del topic, l'avventura disegnata da Jacopo Rauch è stata, ai miei occhi, ritmata e avvincente.

    Concordo con chi ritiene che l'evasione sia stata ricostruita con una certa superficialità: non è pensabile che un istituto penitenziario sia edificato in modo che dall'esterno si possa spare senza problemi dentro. Altrettanto implausibile è che si sia riusciti a porre delle cariche di dinamite proprio a ridosso delle mura del penitenziario senza essere intercettati dalle guardie carcerarie.

    Ma la trama è avvincente, e i difetti sono passati in secondo piano.

    Mi è piaciuta la caratterizzazione degli antagonisti e il ruolo rivestito da Carson.

     

    Sul piano grafico, qualche perplessità mi hanno destato alcune tavole, in cui ho stentato ad orientarmi. 

     

  9. 1 ora fa, Mister P dice:

    Ristampe, queste sconosciute.

     

    Ne avevo sentito parlare... :D

     

    A parte gli scherzi, ho iniziato a leggere Tex proprio sulle ristampe: approfittavo dei TuttoTex che acquistava mio zio; quindi mio padre un giorno mi portò a casa i primi dieci numeri di TuttoTex, quelli su cui c'erano le storie che aveva letto e amato da giovane.

    Poi, però, ho deciso di comprare i numeri solo i numeri inediti. 

     

    Attualmente non avrei proprio lo spazio per permettermi l'intera collana. Anzi, la mia collezione è ancora custodita a casa dei miei, in un'altra città.

     

    Questi volumi brossurati, tuttavia, mi consentono di avere nella loro interezza alcuni capisaldi dall'epopea texiana. E ne sono molto contento.

  10. Grazie alle pubblicazioni brossurate (nella specie, Quartiere cinese) sto recuperando alcune grandi storie che non fanno parte della mia collezione, iniziata nel 1992 con il n. 382.

    Spero che tale collana continui con successo, consentendomi di rileggere (o, in alcuni casi, leggere per la prima volta) grandi classici texiani.

     

    Quanto a Il laccio nero, c'è poco da aggiungere alle valutazioni positive che precedono il mio intervento.

    Mi limito a sottolineare la levità con cui Tex e i suoi pard affrontano le prove più difficili.

    Una leggerezza che, per un certo periodo, si è andata perdendo, ma che ho ritrovato in alcune importanti storie recenti (tra tutte, Tex l'inesorabile).

  11. Letta grazie alla pubblicazione brossurata Due misteri per El Morisco, questa insolita avventura texiana mi ha fatto trascorrere piacevolmente un po' di tempo.

     

    Ma:

    1) mi ha lasciata perplessa la vignetta iniziale, ambientata - cosa alquanto insolita! - nel presente del lettore;

    2) Tex e Carson non sconfiggono nessun nemico, anzi non c'è nessun nemico da affrontare; solo, si limitano a sollecitare l'intervento del sapiente Morisco;

    3) a dire il vero, nemmeno l'intervento di Brujo è risolutivo, visto che i militari giungono in autonomia alla soluzione che consente di eliminare la pianta/animale alieno.

     

    Mi chiedo dunque quale accoglienza avrebbe avuto oggi sul forum una storia simile, se l'avesse proposta uno degli attuali autori, per esempio Manfredi.

    Azzardo un'ipotesi: molti avrebbero detto che la storia non è affatto texiana, e ne avrebbero bocciato senza appello l'autore!

  12. Spesso ci si interroga sul rapporto tra sceneggiatura e disegni, e cioè se la bellezza di un fumetto dipenda più dalla storia o dalle immagini che la raccontano.

     

    Tex l'inesorabile risolve la questione con una sceneggiatura, un western classico quanto duro, che si pone intelligentemente al servizio della matita di Claudio Villa; e con disegni che esaltano al massimo la trama dell'albo.

     

    Dalle poche parole he ho sin qui scritto si può già desumere che l'albo speciale, da tanto tempo atteso, mi è molto piaciuto. Forse la storia, se lasciata alle cure grafiche di altro artista, sarebbe rientrata in quell'ampio numero di sceneggiature buone ma non memorabili; ma l'equilibrio con cui si integra con i disegni è tale da farmi dire che questa avventura rientrerà tra le 8-10 storie di Tex da me preferite.

     

    Due, in particolare, gli aspetti del lavoro di Boselli che mi hanno soddisfatto:

    1) la leggerezza con la quale i pard affrontano anche i momenti più duri;

    2) la caratterizzazione di Tex e dei suoi compagni, tutti presentati con caratteristiche proprie e riconoscibili.

     

    Quanto ai disegni, ho cercato - dopo averne letto in questo forum -, gli errori segnalati. Probabilmente per via del fatto che sono un profano, devo ammettere di non averne trovati.

     

    Anzi, posso dire che ho ritrovato esattamente quello che mi auguravo di trovare: splendidi disegni e il "vero" Tex (o meglio, uno dei "veri" Tex: per me sono altrettanto "veri" il Tex di Ticci e quello di Civitelli, tanto per citare qualcuno).

     

    In sintesi: 10 e lode.

     

    P.S. - Manuel si traveste da prete indossando il clargymen. Non sono sicuro che nel tardo '800 fosse così diffuso. Per quel che ne so, il clero cattolico utilizzava l'abito talare; per i viaggi era forse ancora in uso la c.d. sottanella, vale a dire una veste talare meno lunga accompagnata dall'uso di pantaloni alla zuava con le ghette; o, più semplicemente, per affrontare viaggi scomodi si utilizzavano gli abiti civili. Mi rendo però conto che il Clargymen risponde a esigenze di sceneggiatura.

  13. <span style="color:red;">2 ore fa</span>, Diablero dice:

    Tiger troppe volte (specie da Nizzi) è stato utilizzato come "un pard come gli altri solo un po' colorato".  Hai un idea di che robe facevano gli indiani all'epoca? Tiger si "controlla" un po' di più per rispetto per Tex e gli altri, ma se fosse da solo e in una situazione disperata... credi davvero si farebbe più scrupoli di quelli che si fanno gli Apaches? O pensi che gli anni passati a uccidere centinaia di "cattivi" con i pards l'abbiano reso impressionabile alla vista del sangue?

    In generale, trovo che caratterizzare maggiormente le differenze caratteriali fra i pards, invece di trattarli come un unico essere a 8 gambe, sia una cosa molto POSITIVA, non un "difetto"...

    In attesa di avere tempo per recensire adeguatamente questo SPLENDIDO Texone, mi limito a condividere in toto quanto scritto da Diablero, ricordando, peraltro, come Tiger sia pur sempre quello di Furia Rossa. Quanto sangue ha sparso, il nostro navajo, in quell'occasione? 

     

    E' vero, è un nativo che sa leggere e scrivere, ma ciò non esclude che possa essere molto feroce quando si tratti di salvare Carson dall'accecamento e dalla morte.

     

    Anch'io apprezzo una maggiore distinzione dei pard, che, come giustamente osservato, non sono una persona sola con otto gambe. 

  14. Mi pare che, a giudicare dalle prime 60 tavole della storia, ancora una volta Ruju abbia centrato l'obiettivo, scrivendo una storia rapida, nervosa, con un Tex determinato e animato dalla sete di giustizia che lo caratterizza.

    Promette bene l'interazione del nostro fuorilegge con il cacciatore di taglie.

    Apprezzabile, ancora una volta, la presenza di personaggi femminili; non solo una volitiva Reba Chanes, ma anche la fascinosa Juanita, che incanta i banditos con la sua chitarra, evitando i guai temuti dal padre.

    Ottimi i disegni di Valdambrini.

  15. L'edizione cartonata di Sangua Navajo è stata un graditissimo regalo ricevuto nei giorni scorsi.

    Questa sera, così, mi sono tuffato in questa storia così intensa.

    A dire il vero, volevo leggerne solo qualche pagina, ma gli eventi narrati mi hanno catturato, ed eccomi a scriverne, dopo averla letta tutta di un fiato, in piena notte.

    Mi associo al coro di lodi. Anche per me il voto da assegnare è 10.

    Mi ha molto colpito, come qualcuno non ha mancato di notare in questo forum, la banalità del male, che porta all'uccisione di cinque giovani navajo senza un vero perché.

    Alla fine, Tex riesce ad avere giustizia per i suoi ragazzi. Ma ci vuole una vera e propria guerra indiana in cui, pur non versando sangue, Aquila della Notte deve adoperare tutte le sue abilità strategiche.

    I disegni di Galep meritano, ca va sans dire, il massimo dei voti. 

     

  16. Lo so che Tex deve essere sempre immediatamente riconoscibile in edicola per la sua camicia gialla.

    Ricordo anche che non è la prima volta che accade (a memoria, faccio riferimento al L'oro di Klaatu).

    Ma vedere, sulla copertina di entrambi gli albi, Tex tra i ghiacci del grande nord, con il giaccone sbottonato, e quindi con la sola camicia a difenderlo freddo, mi ha fatto venire i brividi e mi ha fatto alzare dalla poltrona per aumentare la temperatura del riscaldamento.

     

    La vicenda è ben congegnata e ci presenta un buon allestimento di comprimari. Bella, in particolare, è la figura di Ayaklut che, come già è stato notato, non senza ragioni diffida dei bianchi e della loro giustizia.

    Anche i disegni di Repetto sono gradevoli.

     

    Il vero difetto dei due albi è che, in una serie che ricomprende numerosi capolavori fumettistici, essi sono buoni e non ottimi. E quindi, così come a distanza di 14 anni dall'uscita non ricordavo più nulla della storia in essi contenuta, così presto tornerò a scordarmene.

  17. Spedizione in Messico non è un capolavoro, ma è comunque una storia apprezzabile, con un buon mix di elementi tipici del mondo di Tex (l'ufficiale inetto ma ambizioso; l'agente indiano disonesto, i rurales).

     

    Memorabile, però, è lo scambio di battute tra Tex e Carson, allorché ritengono di essere giunti alla fine della loro pista ("Comunque vada a finire, è stato un piacere averti al mio fianco, satanasso!""Lo stesso vale per me, vecchio cammello").

     

    Belli i disegni di Spada, meteora (purtroppo non unica) tra i disegnatori texiani.

  18. La verità è che Boselli ci ha abituato bene.

     

    E quando, tra una buona storia e un capolavoro, capita (può succedere!) una sceneggiatura mediocre, la delusione del lettore texiano è cocente.

     

    Così, mi ha molto deluso quest'avventura, che ho riletto dopo lunghissimo tempo. Innanzitutto, è inutilmente lenta e verbosa; nel primo albo sembra che tutti non facciano altro se non chiacchierare e farsi reciprocamente i complimenti. Tranne poi le poche scene d'azione, che però risultano improbabili (Raza che sconfigge al chiuso i fratelli Sabato senza nemmeno un graffio).

     

    Non penso che l'ex comanchero rubi la scena a Tex. Ma è un comprimario a mio giudizio non all'altezza di altre grandi figure create da Boselli (Laredo, il sergente Torrence, Mickey Finn). 

     

    Piuttosto, la trama, pur ingarbugliata, ha un esito fin troppo scontato.

     

    I disegni di Letteri risultano una pallida imitazione di quelli che hanno fatto amare il grande artista romano.

     

    Purtroppo non posso assegnare un voto più alto di 5.

  19. Prendo subito posizione sugli aspetti più controversi di questa storia:

     

    a) la scena dell'amplesso  interrotto dalla sparatoria è certamente atipico per la serie del Tex; ma, francamente, non ne sono stato disturbato, giacché mi è perso funzionale alla storia;

    b) quanto al colpo basso dato da Tex a Sam Pickett , ritengo che, giacché si trattava di una scazzottata e non di un incontro di pugilato, non possa essere considerato una vera scorrettezza;

    c) rimanendo sempre alla scazzottata, è bello vedere Tex di tanto in tanto in difficoltà; se la vittoria è sempre tropo facile, che noia!

    d) Tex non esita a utilizzare metodi violenti per ottenere le informazioni che gli servono; ma la violenza non è mai gratuita e, soprattutto, non porta alla morte dell'interrogato; per questo il nostro ranger si adira così tanto con Sam Pickett;

    e) Tex si trova in difficoltà con Ma' Chase perché non viene mai meno al suo codice d'onore, che prevede che non si spari alle donne, né si faccia loro volontariamente del male; non mi ha disturbato, dunque, il fatto che sia quasi rimasto ucciso per le mani di quella megera.

     

    Complessivamente, nella sua opera di esordio Medda ci ha raccontato di un West sporco e cattivo, attraverso una storia che vede un nugolo di personaggi, tutti ben caratterizzati, tra i quali spicca un Tex duro come non mai.

    C'è sì qualche errore (come è stato rilevato, principalmente quello di ambientazione, in Arizona anziché nel Missouri o in Georgia), ma la storia è assai godibile.

    Rimane forse il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere, con Medda ad affiancare Boselli nel dar respiro a Nizzi, ma non è stato.

     

    Non sono stati di mio gradimento i disegni. Ma, in fondo, per essere l'ultima opera di Blasco su Tex, ci possono stare. 

  20. 3 ore fa, borden dice:

    E comunque sinora si svolge PRIMA della Guerra di Secessione, te ne sei accorto?

     

    Sì, me ne sono accorto.

     

    Però è stato detto che la collana si presta a raccontare ciò che è accaduto a Tex quanto meno sino a Il tranello.

     

    Quindi davo per scontato che ci fosse un'evoluzione temporale che, attraverso L'eroe del Messico Tra due bandiere, portasse sino al matrimonio con Lilith (siamo quindi a metà degli anni '60), la nascita di Kit e l'epidemia di vaiolo.

     

    A questo punto sarebbero in teoria possibili due scelte: fermare il tempo o proseguire nell'evoluzione temporale, assistendo alla crescita di Kit. Da qui la mia domanda,  che ha ottenuto risposta per cui ringrazio.

     

    Sarà a quel punto interessante capire come sarà risolto il problema della seconda guerra civile.

     

  21. On 30/12/2019 at 00:45, F80T dice:

    Mi chiedevo se @borden abbia intenzione di raccontarci, nella serie Tex Willer, di quando il nostro fuorilegge incontrò per la prima volta Zeke Colter.

     

    Questa mia domanda è rimasta senza risposta. Interpreto il silenzio favorevolmente, e mi crogiolo nell'idea che Boselli ci stia per regalare formidabili pagine di Tex tra i trapper.

     

    Ritorno, però, alla carica con una nuova domanda.

     

    Sappiano che la continuity nella serie regolare è blanda. Tanto per intenderci, La seconda vita di Bowen si svolge per certo dopo Il ragazzo rapito. Ma non possiamo dare per scontato che L'assedio di Mezcali si collochi successivamente nella linea temporale. Tutto si svolge in un tempo indeterminato, all'incirca tra il 1880 e il 1890, ma con i Comanche ancora liberi di scorrazzare nelle praterie.

     

    La serie Tex Willer, invece, ha avuto sino ad ora una scansione temporale più rigorosa. A Vivo o morto segue I due disertori, seguito poi da Pinkerton Lady, Paradise Valley, Fantasmi di Natale e così via.

     

    Tale stretta continuity sarà mantenuta anche nel futuro, o, dopo aver seguito per un po' la cronologia ormai adottata, anche la serie del Tex giovane è destinata ad essere collocata in un tempo indeterminato, all'incirca alla fine degli anni '60 del XIX secolo?

  22. Solo ora mi accorgo che è possibile porre domande a @PRuju. Ne approfitto subito.

     

    Il Tex di Ruju è ben piantato nel solco della tradizione; nelle sue mani, il nostro ranger è, a mio giudizio, pienamente riconoscibile e centrato.

     

    Il giovane Tex, però, ha delle caratteristiche diverse: più guascone, meno esperto e, soprattutto,  è braccato dagli uomini di legge.

     

    Anche così, la tua recente prova sulla testata Tex Willer è, a mio sommesso avviso, buona.

     

    È stato difficile? Come ti sei preparato? Hai riletto le prime avventure scritte da G.L.Bonelli o hai scritto in libertà? 

     

    Grazie!

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