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Il sassaroli

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  1. Critiche fondate? Mi verrebbe da ridere se non fosse patetico. Qui si travalica il -sempre legittimo- mi piace o non mi piace, qui si pretende di possedere la Verità, qui si dice all'autore come dovrebbe scrivere. Altro che detratori; qui io vedo tante Annie Wilkes.
  2. Sacro Canone? Ma stiamo parlando di letteratura o di religione?
  3. Perfettamente d'accordo con te. Però a me Civitelli, di solito, piace da impazzire! A distanza di qualche settimana, dopo aver lasciato decantare le sensazioni del momento, ho deciso che questo è il più brutto Civitelli che mi sia capitato di vedere.
  4. P.S. Trovo geniale il suo tentativo di amalgamare l'universo Disney italiano con quello americano e il suo modo di risolvere la questione dei rapporti parentali tra Zio Paperone e Nonna Papera. E con questo mi candido al più folle off topic del mese Numi!
  5. Che poi la scena funziona anche da valvola di sfogo: me li ero immaginati tesi e pensierosi per la rivelazione appena ricevuta e gli sfottò erano un modo per rompere la tensione.
  6. Sai chi mi è sempre sembrato in grado di scrivere qualsiasi cosa rimanendo fedele allo spirito del personaggio, che fosse un papero o uno spirito con la scure? Riccardo Secchi. E da pensionato qualche storia per Zagor torniresti a scriverla?
  7. Lo sapevo che quello limitato ero io
  8. Ho l'impressione che nella versione mobile le funzionalità siano limitate. O forse sono limitato io perché non trovo né lo spoiler né il richiamo con @
  9. Oh sì! Ma anche la presentazione della Tigre come un difensore degli sfruttati, un eroe, lascia pensare che il confronto tra Tex e la Tigre sarà interessante e per niente scontato. Giustissimo! D'accordo sulla conclusione, meno sulla prima parte (perdonami, ho tagliato qualcosa). Io penso che l'escamotage diventa credibile quando accetti che la saga di Tex è fatta di uomini straordinari e di eventi non comuni.
  10. Davvero non hai capito il senso di questa canzone? Eppure pare che Rispondono l'abbia scritta apposta per te. Riflettici.
  11. Non lo so. In fumetti del passato (anche recente) "popolo rosso" era il termine con cui i nativi chiamavano se stessi e non mi sembrava ci fosse una matrice razzista. Forse anche in questo Borden, in qualità di esperto, potrebbe chiarire.
  12. Ha parlato il capo del sinedrio
  13. Ma davvero ci sono così tanti integralisti-passatisti texiani? Davvero è così radicata l'idea che la letteratura disegnata vada considerata come le tavole della legge? Che non si possa riconsiderare il già scritto in funzione di una nuova creazione? Davvero c'è chi non riesce a godersi una storia se non è conforme al (proprio) canone? Davvero si pensa che le mani immonde (d'inchiostro) del peccatore Borden abbiamo violentato il Verbo bonelliano con questa storia? Davvero si superano le 20 pagine di grida allo scandalo per un particolare secondario della storia, una bazzecola? A me la storia è piaciuta e ho trovato il continuity implant funzionale al racconto. Tra l'altro la sequenza iniziale è realizzata in maniera perfetta (testo, disegno e colore), cinematografica ed emozionante. Uno degli incipit più azzeccati che abbia letto.
  14. Grazie per la precisazione.
  15. Non me ne ero neppure accorto. Però a pensarci "nativo americano" è una definizione che ha in sé la stessa concezione "biancocentrica" del mondo che "indiano d'America". Voglio dire che l'America è America per l'europeo, non certo per chi ci abitava. Forse "popolo rosso" è l'unica definizione neutra. Ma onestamente di 'sta roba non ne so niente e parlo senza aver studiato.
  16. Eccerto. Ma in fondo, perché scriverla una storia? Pubblicate l'albo solo con copertina e poi pagine bianche, che tanto ci pensiamo noi lettori a immaginarla, no?
  17. Ho letto solo le prime pagine e -posso dirlo?- l'incipit è M A G I S T R A L E !
  18. Ho capito solo: "come volevasi dimostrare"
  19. Anch'io, da vecchio true beliver, non posso che apprezzare una storia di Tex che si collega a una di Zagor in modo così equilibrato. L'universo condiviso deve essere un valore aggiunto per la storia stessa, ma nelle mani di un autore maldestro finisce per appesantire la lettura. Sotto questo punto di vista, invece, Giusfredi si è dimostrato estremamente abile: i riferimenti alla storia zagoriana non sono orpelli inseriti a forza per collegare in modo artificioso le due storie, ma, al contrario, costituiscono l'ossatura della vicenda. Ciononostante la storia di Zagor non è premessa indispensabile a questa, perché l'avventura di Tex vive in se stessa, autonoma e perfetta. In questo mi sento di dire: bravo Giusfredi! Poi però devo dire che non sono stato altrettanto convinto dalla sceneggiatura e non condivido il tuo giudizio, Natural Killer: non vedo una differenza nello svolgimento della vicenda tra questo "albo alla francese" e la serie regolare, anzi trovo che la sintassi narrativa rimanga quella abituale. Ad esempio i dialoghi non sono caratterizzati, cioè tutti i personaggi si esprimono con lo stesso linguaggio forbito in qualunque situazione si trovino, e molti di questi dialoghi hanno unicamente una funzione didascalica, cioè con la scusa di spiegarsi le cose tra personaggi, vengono spiegate a noi. Niente di male nella serie regolare: è lo stile di Tex (ma anche di Zagor, di Martin Mystere, ecc.). Però credo che in un albo con poche pagine certe consuetudini potrebbero essere abbandonate in favore di un ritmo più serrato. Con poche pagine a disposizione sarebbe interessante tornare a dialoghi essenziali fino alla rudezza in stile GLB. Due parole anche sui disegni: molto al di sotto delle mie aspettative. Non che improvvisamente Civitelli abbia preso la mano, ma preferisco di gran lunga i chiaroscuri iperdettagliatti del Civitelli in bianco e nero, all'inchiostratura essenziale di questo albo. Certo la scelta era obbligata per lasciare spazio alla colorazione, ma la mia impressione è quella di un disegno meno curato dello standard civitelliano. Devo dire che anche le tavole con un grande illustrazione di fondo e singole vignette che "galleggiano" sopra non mi ha convinto. L'effetto che mi ha fatto è quello di un album di figurine. Alla fine dei conti credo che la gabbia bonelliana non sia un limite per Civitelli, ma che invece esalti il suo disegno, la sua capacità di rappresentare un paesaggio affascinante.
  20. Ma come fate a dire che i nemici non tornavano con GLB? Tornavano sempre! In ogni storia c'era il cattivo di due storie prima. Anzi tornava tutta la banda di cattivi! Cambiavano i nomi, certo, ma in fondo erano sempre loro. Archetipi di villains, essenziali, tanto perfetti nel loro ruolo immutabile da non aver neppure bisogno di essere caratterizzati. Il Borden invece ha questa fissa di creare personaggi vivi, credibili, con una personalità tanto complessa da mettere in ombra i pards. Ah, Borden! Anche tu come Omero, Manzoni, Bram Stoker, Jack Kirby, Frank Miller a credere che per una grande storia ci voglia un grande nemico!
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