Ruju prosegue col suo percorso in un western più noir, lineare e psicologico/intimista, in alternanza alle trame elaborate, l'ampio respiro, e l'afflato epico di Boselli. Qui prende il via da un soggetto primigenio, anche se, come immaginavo dalla preview, il modello di riferimento è soprattutto "Fracchia la Belva Umana". Come nel film di Neri Parenti, il criminale infernale si appropria della casa, della vita, del mestiere del suo sosia (qua fratello gemello), senza che fondamentalmente nessuno se ne accorga. Come là, così qua, il sosia "buono", è in tutto e per tutto un ignavo inetto sino alla fine, senza un sussulto di riscatto. C'è la scena in cui la Belva ribalta di botte l'arrogante che vessava l'ignavo (con l'ubriacone Keffer a prendere il posto del principale della ditta cioccolatiera). E c'è anche la Rapa in banca messa in atto insieme al socio psicopatico (là Francesco Salvi, qua Kenneth Montoya). L'unica, ma SOSTANZIALE differenza, è che qui abbiamo Tex e Carson al posto del commissario Auricchio, e non è una differenza da poco.
La storia va veloce come una fucilata, e non sarebbe neanche male, ma è purtroppo fortemente penalizzata da sparatorie demenzialmente Faraciane : tutte in campo aperto, con NESSUNO che cerchi un riparo, ma che si corrono incontro sparandosi, e ovviamente Tex e Carson hanno la meglio anche in due contro venti (e c'è pure il milionesimo colpo di striscio alla tempia).
Ho particolarmente apprezzato la bistecca e patatine che Tex e Carson degustano nel corso della cena con lo sceriffo : hanno un aspetto decisamente appetitoso.
Citazioni grafiche di Dylan Dog e Groucho. E un richiamo fugace a Martin Mystere con un passante che esclama : "Per tutti i diavoli dell'inferno".