Secondo me, Gian Luigi Bonelli non aveva alcun interesse a focalizzarsi su alcuni punti che oggi ci spingono a riempire pagine e pagine di post.
Da vulcanico autore qual era, ciò che più gli interessava era cavalcare la sua fantasia e lasciarsi guidare dall'ispirazione del momento per creare ottime storie, questo spiega pure il fatto che spesso cascava in incongruenze tempistiche e di continuity, ma in fondo suppongo che ai lettori dell'epoca poco interessassero.
La scena in cui Mefisto cade dalla rupe del deserto, colpito dal piombo di Tiger, servì esclusivamente all'autore per porre fine al suo episodio e giustificare il fatto Kit e Carson si liberassero al momento dal potere ipnotico.
Mefisto morì nello stesso istante? Per i lettori del tempo sì e forse pure per l'autore in quel momento, fino a quando, qualche anno dopo ebbe l'idea giusta per riproporlo ed ecco che spunta Padma ad affiancarlo e renderlo ancor più addentro nei segreti della magia nera. Presumibilmente i due Kit si liberarono dal giogo mentale di Mefisto dopo la sua grave ferita, ma Bonelli evita di spiegarlo, d'altronde nella nuova storia ciò non gli serviva chiarirlo.
La presenza di Padma nel deserto era una coincidenza dura da spiegare ma a Bonelli poco importò, tanto è vero che lasciò celata la cosa ed evitò qualsiasi tipo di flashback per spiegarlo ai lettori. Il passaggio del santone tibetano è il pretesto per narrare "Incubi" e al lettore doveva bastare questo.
Ovviamente al giorno d'oggi l'appassionato è più smaliziato e richiede un nesso logico più ferreo per alcuni passaggi narrativi. (In alcuni casi pure a torto, ammettiamolo!)
Mauro ha deciso di riempire quel buco lasciato da Bonelli e lo ha fatto con la sua ottica di Mefisto (già accennata in Tex Willer), un personaggio che vuoi e non vuoi non coinciderà mai perfettamente con l'originario abbozzato e sviluppato dall'illustre predecessore.
La cosa potrà piacere o meno, ma ormai la sua scelta è stata questa.
Personalmente avrei lasciato nel vago l'incontro fra Mefisto e Padma, così come lo stesso Bonelli aveva fatto in "Incubi" ma evidentemente esigenze narrative hanno spinto il curatore a scrivere quel flashback, che rivede sotto una chiave personale un passaggio a dire il vero mai chiarito.