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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    In effetti l'ultima perplessità che mi resta riguarda la coerenza di Doc (del Doc personaggio di questa storia, non del Doc reale) nel mettersi in affari con un ex amico che detesta: in fin dei conti, aveva tentato di violentare Sophie e comunque il Doc personaggio di questa storia è più "corretto" del suo omologo su questa terra. Ma è una perplessità superabile, in nome del godimento provato nel leggere una storia del genere. Anch'io ci ho messo tanto nel leggerla, e meno male! Corre un'enorme differenza tra una storia verbosa e una densa come questa: la prima annoia, la seconda tiene incollati alla sedia. Tutti i personaggi sono curati in maniera perfetta: anche le comparse hanno una loro caratterizzazione e personalità: si pensi allo sceriffo nella scena di Trails end, all'ufficiale dell'esercito che dà indicazioni ai nostri, e ancora al postiglione della diligenza. Incastrare poi, tutti gli eventi realmente accaduti in una trama di pura fantasia come questa, era un compito arduo a cui il nostro ha saputo assolvere egregiamente: elemento che purtroppo ho compreso troppo tardi, e che ahimé resterà ignoto e quindi inapprezzato dai tanti che non vedranno il video di presentazione e che non partecipano al forum. Forse ci sarebbe stato bisogno di una postfazione (una paginetta dopo la storia) in cui a caratteri cubitali si avvisavano i lettori del fatto che le postille contenevano spoiler. Penso proprio che sarebbe stata un'opportunità per tanti lettori di apprezzare ancor di più la storia e il lavoro dell'autore.
  2. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Guarda, questo cambia davvero le carte in tavola. E avvalora la battuta di Borden sulla "coerenza" dei personaggi reali. È stato importante vedere il video di presentazione del texone, perché senza di esso questi aspetti, che mi avevano fatto storcere il naso, non sarebbero stati chiariti. Inutile dire che sono felice di tutto ciò: posso annoverare questa tra le mie storie preferite, le ultime mie riserve sono praticamente cadute. Grazie per l'approfondimento Carlo!
  3. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    L'avevo capito, non amo molto le storie mosse da pazzi furiosi (e questo lo è letteralmente), ma è una questione di gusti solo mia ovviamente. "Hai capito TUTTO" mi sa di ironico. E' così o no? Scusa ma con "hai capito tutto" mi sembra che tu mi prenda in giro. Un po' come quando fai dire a Helen: "ci hai azzeccato" ad un Carson che ipotizzava che l'assassino fosse Holliday. In effetti non avevo pensato che, dal tempo delle rapine, non è poi passato così tanto tempo. Ringo a un certo punto dice a Tex che "sono storie vecchie", ma è chiaro che è un pretesto per non dire di più. Ok, mi hai convinto, Bos. anche questo è vero No no no aspetta aspetta aspetta: qui, con tutti quegli ecc. ecc., mi risento preso per i fondelli: vuoi dire che la scena dello stagno andò veramente così, ed è accaduta davvero a John Holliday (cioé un suo amico ha ammazzato due neri davanti a lui per motivi così futili)? Se è così, mi rimangio TUTTO quello che ho detto. Resterebbero, se mi dai le conferme richieste, solo gli aspetti per i quali ho già profuso entusiasmo in abbondanza nel mio post. Resterebbero solo gli elementi che mi hanno già fatto gridare al capolavoro!
  4. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Eh già. È il mio pard preferito, e storie come questa non possono che farmi piacere. Mi dispiace tu abbia finito con gli inediti francob, ti perdi qualcosa
  5. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Ho appena visto il video di Borden con Laura Zuccheri. Franco Busatta ha detto che, oltre a Ticci e Milazzo, nello stile di Laura ha visto anche un po' di Marcello. Lei ha negato recisamente di essersi ispirata al disegnatore de Il Passato di Carson, ma anche a me alcuni suoi primi piani (soprattutto di Doc) hanno ricordato Marcello. Borden ha riferito un particolare importante: alcune scene, che possono sembrare un po' casuali o crude, in realtà sono accadute realmente. Lui ha voluto riportarle, ma questa fedeltà storica fa sì che possano magari sembrare un po' casuali. Ciò effettivamente spiega in parte qualche mio dubbio espresso sopra. Volevo chiedere a Mauro: la scena dello stagno è accaduta realmente, ma non a Doc Holliday. O sbaglio?
  6. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Riletto il Texone, devo dire che i dubbi permangono. Pur non essendo un amante degli spiegoni, penso che qualcosa in più sulle motivazioni del "doppio" Doc si poteva dire. Ma non è solo questo: anche alcuni passaggi, o comportamenti dei personaggi, mi sembrano poco coerenti o poco verosimili. 1) Per quale ragione il "Dottore" si prende la briga di ammazzare tutti i vecchi nemici di Doc? Solo per prendersi il bottino e far ricadere la colpa degli omicidi su Holliday (come faceva peraltro a sapere del bottino)? E poi, perché il "Dottore" odia Doc? A tutte queste domande si potrebbe rispondere che il "Dottore" è un pazzo: ciò che certamente è, ma, come ho già detto, tendo a diffidare delle storie mosse da pazzoidi sadici e gratuitamente sanguinari. 2) La donna di Mitchell va a parlare a Doc: cosa gli dice? Si immagina che gli chieda di recarsi in Arizona, forse per uno scontro finale col suo vecchio amico-nemico: non è spiegato ma non è difficile da intuire. Ma chi dà fuoco al Texas House? E perché? Forse la donna, Helen, dopo aver fatto la sua ambasciata aveva paura che Doc non si presentasse all'appuntamento? Non si sa. O almeno, io non l'ho capito. 3) Perché Johnny Ringo, pur disponendo del tesoro della Banda dei Cowboys, fa da tirapiedi a un ranchero? Di fatto fa il mandriano, o poco più. E' inverosimile che continui a farlo, nonostante la ricchezza sepolta di cui lui, e Bud Snow, dispongono. 4) E' possibile che Doc resti ancora amico, e addirittura diventi socio in affari, di uno che ammazza dei "negri" in un fiume senza alcun motivo e che tenta di violentare una ragazza? Va bene che sono "negri" nell'America del Sud ottocentesca, ma dalla storia sembra che Doc non condivida i pregiudizi dei suoi conterranei. E comunque la crudeltà gratuita - che sconfina in schizofrenia - del suo amico è evidente: eppure, nonostante Doc "ne porterà sempre il rimorso" e nonostante "da quel giorno cercasse di stargli lontano", poi diventa addirittura suo socio in affari! La personalità di Doc, bisogna dirlo, è abbastanza debole, da quel che se ne può capire da questi elementi. Insomma, i dubbi - sulla coerenza dei personaggi e delle loro azioni, da Doc al "Dottore" - mi sono rimasti tutti. Mi sembra strano che le voci fuori dal coro, sia qui nel forum che su facebook, siano pochissime. Sarò io lo spaccamaroni... Confermo poi anche questa altra mia sensazione. Al netto delle forzature che ho descritto sopra, e che purtroppo incidono sul giudizio finale della storia, intere sequenze di questo Texone sono veri e propri capolavori: - la scena a "Trail's end", con quella città fantasma desolata e persa nel nulla a far da teatro ad una scena forte, violenta e cruda; - l'ingresso in scena di Doc: il suo incubo a tinte pastello, un ricordo tormentato di gioventù, il bel viso di una bambinaia nera; poi, dopo il ritorno alla più prosaica realtà, una bella pedata nelle natiche di una prostituta, con annesso lancio umiliante di monetine. Quasi a dire, da parte di Boselli: Doc è questo, non voglio idealizzarlo, state attenti che non avrete a che fare con un gentleman. - l'ingresso in scena di Kate: la scena col postiglione della diligenza prima, poi la puntata nella casa di gioco, infine il sesso col suo vecchio uomo: non riesco a immaginare modo migliore per presentare un personaggio che assurgerà, nel corso della storia, al ruolo di protagonista e che è probabilmente uno dei comprimari più belli mai sortiti dalla penna del Bos. - KIT CARSON: ma quanto è grande Kit Carson in questa storia, signori? Sembra di rivedere quel giovane con baffo e pizzetto neri che, tutto solo, sfida Waco Dolan e i fratelli Dobbs nelle strade polverose di Bannock. Intanto, devo dire che per me è sempre una goduria quando i pards si separano: significa quasi sempre, immancabilmente, che Carson si illuminerà di gloria propria, privo della balia Tex. E infatti il nostro non si smentisce: molto bella è la scena in albergo, in cui neutralizza Helen e il nero Bram, non proprio due novellini di primo pelo; e poi, quando mette in scacco tutti i cowboys che stanno assediando Tex e Doc: quella voce fuori campo, di uno splendido Carson nascosto tra gli alberi e letale nel colpire... grazie a Mauro per un simile Carson, lo vogliamo sempre così! Per non parlare di tutte le scene, gustosissime, in cui il Vecchio Cammello battibecca con Big Nose Kate: uno spettacolo, una storia nella storia - Il Finale: la morte di Doc, il ritorno di Sophie, la consapevolezza tardiva di Hollyday circa l'amore di Mitchell per la bambinaia nera. E infine, due donne sole nella Skeleton Valley... speriamo di leggere presto quest'altra storia!
  7. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    CONTIENE SP OI LER Devo dire la verità, perché mi piace sempre essere franco: la storia è complicata e non sono sicuro che tutto giri per il verso giusto. Inoltre, non sono convinto di aver capito bene le motivazioni del pazzoide, né mi spiego come il finto Doc possa essere a conoscenza del tesoro dei cowboys. Insomma, ho bisogno di una rilettura per digerire il tutto, e questo può voler dire o che la storia non fila liscia come dovrebbe o che il mio "stomaco" ha problemi di digestione. Non lo so. So solo che più volte, durante la lettura, mi è venuta alla mente La Mano del morto, altra storia che mi fece venire dolore di testa,e che guarda caso è stata citata da alcuni di voi in questo topic, sia pure con altri intenti rispetto ai miei. Insomma, devo rileggerla, anche se ammetto di diffidare sempre delle storie mosse da pazzoidi sadici e gratuitamente sanguinari. Non ho difficoltà però a riconoscere che, in molte sequenze - tutta la parte iniziale nella città fantasma, le scene introduttive di Doc e Kate, i teatrini di Kate con Carson - si respira profumo di capolavoro, anche per merito di disegni splendidamente western.
  8. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    Bella descrizione dei disertori, l'ho molto apprezzata. A maggior ragione resto abbastanza convinto della mia idea: almeno per quanto riguarda Miguel. Di Pedro, in effetti, mi fido un po' meno, anche se alla fine credo che anche lui non si macchiera' di un secondo tradimento. Per letizia: il problema non è che Pedro mostri il manifesto, ma che lo abbia preso, e di nascosto pure.
  9. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    Già, perché lo fanno? Devo dire che a me la cosa ha fatto storcere il naso, all'inizio, non parendomi troppo credibile. Poi, aiutato dalla simpatia dei due disertori, l' ho digerita: sono due avventurieri senza arte né parte, senza un posto nel mondo e in balia dei venti troppo caldi del Messico. Non hanno più nulla, nemmeno una compagnia dopo l'eccidio degli altri disertori; l'unica cosa che probabilmente ancora capiscono o quantomeno li colpisce è la forza, la forza bruta, che in Tex trovano in abbondanza. Ne restano affascinati e lo seguono. Non c è dubbio che lo seguano solo per proprio tornaconto, non già per affetto, ma senz'altro lo rispettano e tra di loro si instaura un rapporto virile. I due ex soldados si fanno giustamente prendere dal dubbio, a un certo punto, di aver sbagliato i loro conti, a seguire un capo che invece che spalancargli le porte dell'inferno (bellissima questa loro lamentela :D ) li "costringe" ad una buona azione dopo l'altra; tuttavia, le avventure in cui sono coinvolti corroborano l'idea che si sono fatti di quel loro jefe improvvisato e ne accrescono ulteriormente la loro stima e rispetto. Nasce qualcosa tra i tre uomini, un'amicizia virile fondata sul rispetto per la forza, che istintivamente i messicani hanno dentro di sé. Poi Pedro prende quel manifesto... perché lo fa? Non lo so, è una "deliziosa ambiguità". In fin dei conti, sono animali istintivi, e come il loro istinto li porta ad ammirare e rispettare Tex, così quello stesso istinto li induce a tenersi un qualche asso nella manica, non si sa mai cosa potrà accadere, e certamente la fedeltà non è un valore in cima al loro codice etico. Tuttavia, continuo a pensare che si sia trattato solo dell'istinto della bestia, che prova a difendersi come può e a trarre vantaggio da ciò che gli capita per le mani, in questo caso un avviso di taglia... ma questo loro insopprimibile istinto non credo che, nel quinto albo, li porterà a schierarsi contro Tex: avranno la meglio il rispetto e l' "amicizia". Se conosco Borden sarà così. Comunque gran bella storia, soprattutto da questo quarto albo.
  10. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    Se così fosse, mi sorprenderebbe. E sarebbe un punto di merito per il curatore:)
  11. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    CONTIENE SPOILER Una discreta storia, con buoni personaggi, per i primi tre albi e passa. Poi, da pagina 25 del quarto albo, cambia qualcosa. Fino a quel momento, i nostri avevano avuto facile gioco ad entrare nel campo dei coyoteros prima e nel Rancho Sangriento poi. Da entrambe le situazioni ne sono usciti tutti incolumi e col bottino pieno (la liberazione dei prigionieri): una facilità, un filare tutto liscio, che ho trovato poco credibile e molto "fumettistico" (nell'accezione poco lusinghiera che spesso, a torto, si attribuisce a questo termine). Lo stesso rapporto con Pedro e Miguel mi sa un po' di stereotipato e artificioso. Poi, arriva pagina 25, e con essa il confronto franco tra Tex e la sua squadra improvvisata: non ha peli sulla lingua, il futuro ranger, a far capire che da capo non è tenuto a condividere alcun segreto con i suoi sottoposti, e se a questi non gli sta bene allora il loro bel rapporto finisce lì. Bel dialogo, finalmente qualcosa di ruvido in troppa dolcezza. E subito dopo c'è la significativa sequenza del comanchero Lobo, finalmente una vera grinta, in una storia con qualche mammoletta di troppo. E poi Nueva Asuncion, in cui si respira l'"aria di casa" di cui parla Ymalpas: il pensiero non può non andare alle atmosfere del "mucchio selvaggio" o a quelle de Gli Invincibili. Il Generale Ortega, nonostante sia un classico che di più non si può, o forse proprio per questo, "buca" lo schermo: la sua sguaiataggine, la sua perfidia, il suo rapporto con quell'altra grande canaglia di Don Felipe funzionano perfettamente, rendendolo un gran bel personaggio. Notevole e divertente la sua prova attoriale a beneficio della povera Tesah, quando l'indiana è presa per fame per essere costretta a parlare; inconsueto il sadismo con cui, poco più tardi, il General tratterà sempre Tesah, conturbante in quella sua mise succinta mentre viene sottoposta a tortura. E ancora l'ingresso di Tex e pards, che si improvvisa Gilas ante litteram, nel tentativo di infiltrarsi tra i soldati nemici. E qui la scena, deliziosamente ambigua, di Pedro che tira fuori il manifesto di Tex. E infine il voltafaccia, peraltro obbligato, di Miguel (voltafaccia solo "di facciata", finalizzato alla salvezza immediata: il limite di conoscere troppo bene un autore è di indovinarne facilmente le mosse, e conosco Borden troppo bene per non sapere cosa pensa di Miguel e per non indovinare che il messicano non è un traditore...) che lascia tutti col fiato sospeso fino al prossimo numero. Comparto disegni? Semplicemente eccellente. PS. l'accelerazione della storia e il suo interrompersi sul più bello, unita alla falsa aspettativa che avevo che la storia si chiudesse, come la prima, su quattro albi, mi rendono abbastanza fastidioso il fatto di dover attendere un altro mese per la conclusione della vicenda. Mi piacerebbe ascoltare il consiglio di Borden che, a pagina 4 dell'albo, dice ai lettori di TexWiller di non pensare a questa pubblicazione come a una serie fatta di storie separate, ma invece come un susseguirsi di avventure infinite: per te è facile, caro Mauro, sai come la storia andrà a finire; per me, che devo aspettare un altro mese, è una bella fregatura
  12. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    C è tanto Ticci nelle bellissime tavole della zuccheri, ma quel primo piano di Carson, nell ultima tavola, a me ricorda tanto il grande Carlo Raffaele Marcello...
  13. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Dovete finirla di ingolosire così la gente! Ora chi aspetta 11 giorni? Fatevi un esame di coscienza!
  14. Storia molto bella, che "purtroppo" conferma la vecchia lezione del Borden dei primordi: Tex ha bisogno di essere Tex (meglio se con Carson), ha bisogno di grandi cattivi e non di mammolette, ma soprattutto ha bisogno di grandi comprimari, anche accettando il rischio che, qualche volta, rubino la scena al nostro (che poi, basta essere bravi come lo è stato Ruju in questa occasione per non incorrere in questo rischio). Qui abbiamo quali comprimari non solo Bowen, ma anche Tim (con Margie a giusto completamento), ed è alla loro storia, al loro destino, che ci appassioniamo. Il pathos della vicenda è tutto lì, nel passato maledetto dell'ex pistolero, nei sogni tremendi del bambino. Ruju è evidentemente portato per questo tipo di storie, e non è un caso se, nella sua buona esperienza texiana, i picchi sono rappresentati da storie con comprimari pesanti, quali il ranger a cui muore il figlio, il bandito che diventa frate, il militare del ponte della battaglia: ciascuno di questi personaggi ha dentro di sé qualcosa di tragico che lo rende al contempo epico, un passato o un destino drammatici che li rende vivi, veri, non solo marionette che stan lì a dare fastidio (vano) al nostro super eroe infallibile. Se una storia come quella del Maestro mi diverte, una come questa mi emoziona: ci vogliono entrambe in una saga seriale, ma io preferisco di gran lunga storie così. Sono soddisfatto.
  15. Leo

    Miguel Angel Repetto

    Aveva uno stile vintage, un po' datato, soprattutto nella resa dei personaggi... non a caso, spesso i suoi lavori erano confinati sui Maxi. Ma in questa collana, con il suo tratto robusto e "anni '50", ha comunque contribuito a due tra le più belle storie di questa spesso bistrattata pubblicazione, vale a dire il gioiello Rio Hondo e l' ottima La Pista degli Agguati. In particolare nella prima, indimenticabili sono i paesaggi dell'Ovest e i personaggi dei Bascomb e della vedova Herrero, le cui caratterizzazioni grafiche sono decisive a mio parere nel rendere questa splendida, classica storia western una delle più apprezzate storie dei Maxi in particolare e del nostro ranger in generale.
  16. Buon primo tempo di questa storia che ripropone il ritorno di Bowen. Intrigante la situazione che si è venuta a creare nell'ultima fase dell'albo, promette bene per la seconda parte. Attendiamo fiduciosi.
  17. Leo

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Il Totem Misterioso... la prima storia di Tex. La si ama a prescindere, nonostante l'assurdità che Coffin, sparando due colpi di pistola a Tex a bruciapelo, non riesca ad ammazzarlo, e poco dopo ripeta la stessa, improbabile, cosa, con il suo ex amico Dente di Lupo. Storia di settant'anni fa, che tutto sommato continuo a trovare debole anche per quell'epoca, visto che sempre nel numero 1 Bonelli riusciva a regalarci una splendida "El Diablo", profondamente matura. A partire dal numero 3 della collana TexWiller e fino al numero 4, si è trattato sostanzialmente di una riscrittura di quella prima, fatidica, storia, tanto che mi sono divertito a leggere entrambi gli albi in contemporanea per vedere cosa era cambiato tra i due. Quest'ultima parte, che non poteva non essere ancorata a quella prima storia di GLB, è quella che mi piace meno, ma mi rendo conto che probabilmente Borden non poteva fare diversamente. Fino a quel momento, avevamo potuto leggere una storia serrata e solida, un gran bel western in grado di appassionare non solo la vecchia guardia ma anche un neofita che si sia voluto approcciare a Tex con questa nuova pubblicazione, complici anche dei disegni semplicemente da paura come quelli di De Angelis. Qualche tempo fa, scrissi in questo topic che mi emozionava l'idea di questa collana, per il fatto che, incuneandosi Boselli nei vuoti lasciati da Bonelli, di fatto stava riscrivendo la giovinezza di Tex insieme a GLB, quasi fosse un lavoro a quattro mani e in contemporanea, in una continua staffetta tra i due resa possibile da una sorta di magia in grado di annientare i confini del tempo. Ebbene, questa sensazione l'ho ritrovata in questa prima storia, non solo nella riscrittura del "Totem Misterioso" da parte di Boselli avvenuta nei numeri 3 e 4, ma anche per la sequenza di Red Bill. Nel numero 1 di Tex, Red Bill (o Bill il Rosso) era citato una volta sola dal nostro, quando quasi si scusava con Tesah per non aver potuto salvare suo padre perché impegnato a liquidare la banda del pericoloso fuorilegge. Una sola vignetta. Una sola citazione. Nient'altro. Nella fantasia del vecchio GLB, Bill il Rosso è meno di un abbozzo: è solo un nome, un pretesto. E' niente. Un nome a caso a cui GLB probabilmente non ha mai più pensato. Ebbene, quel lampo nella testa di GLB, settant'anni dopo, ha preso consistenza e fattezze, e da semplice nome è diventato personaggio, ed ecco che un vuoto è stato riempito, in una nuova scrittura del personaggio fatta oggi e settant'anni fa al contempo. Peraltro, come dicevo, la vicenda di Red Bill è quella che mi è piaciuta di più, per questo cattivissimo personaggio che mi ha ricordato quello interpretato da Jeff Bridges nella serie Netflix Godless. Una parola su Tesah: che schianto, ragazzi! La scena in cui si spoglia (non del tutto) per gettarsi in acqua è inusuale in Tex, ma non ha nulla che non vada e credo che in questa collana ci si possa permettere qualcosa di più rispetto alla castigatissima serie regolare. Insomma, bella prima storia. Lunga vita a "TexWiller".
  18. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    La penso esattamente così
  19. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Si chiamano omaggi. L'ultima parte de Gli Invincibili è presa di peso dal mucchio selvaggio, ma ciò non ne sminuisce il valore, tutt'altro...
  20. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Mi spiace Bob, ma non posso essere più in disaccordo. Per me questa storia è epica, Tra due bandiere non le si avvicina nemmeno. Non hai torto, ma probabilmente una soluzione del genere sarebbe stata difficile da far digerire. Ciò ha portato Nizzi a ripiegare sul rapporto zio-nipoti che, pur essendo altrettanto forte, rende le future azioni dello zio più credibili e meno indigeste. A te ha lasciato perplesso, per me è uno dei punti di forza della storia. Tex, grandissimo giudice di uomini, non vuole credere alla colpevolezza dell'amico John. Il suo intuito, il suo subconscio, gli dicono che non può essere così, e infatti alla fine John muore, sorridendogli, tra le sue braccia. Ma l'evidenza dei fatti è talmente soverchiante che instilla, fortissimo e ineludibile, in Tex il germe del dubbio, proprio a lui, solitamente così lucido in fatto di animo umano. Meraviglioso il dramma interiore di Tex. Ancor meno d'accordo. Tex non è isterico, è furibondo. E contrariamente a quanto fa di solito, non può sfogarsi a prendere a pugni un uomo anziano, indifeso e malato. Altra scena magistrale per me. La morte di John. Struggente e amarissima. Lirica. La foto dei due nipoti sulla scrivania del vecchio Walcott: senza parole. La vignetta finale: Tex che ha bisogno di sentire il vento fresco in faccia, cavalcando tra morbidi campi di cotone, e che, palesando una volta tanto una certa "vulnerabilità", chiede al Vecchio Cammello compagnia, per scacciare il magone che ha dentro. Per me una delle scene più belle del fumetto mondiale
  21. Leo

    [Maxi Tex N. 24] Il cavallo di ferro

    Ma io apprezzo quel Topic e i vostri sforzi. Il problema è che ho scarsa memoria. Ora però non me lo scordo più
  22. Leo

    [Maxi Tex N. 24] Il cavallo di ferro

    quindi è un sì?
  23. Puoi scaglionarlo come ti pare no? Meglio troppo che poco Io in questi giorni ho recuperato gli ultimi quattro mesi: tra il Maestro, il cavallo di ferro, l uomo dalle pistole d'oro e il Magazine di Rauch ho fatto una scorpacciata. E, fidati, mi sono divertito
  24. Anche questo è vero, però la fisionomia è troppo distante da quella ordinaria di Carson. Il personaggio è stato quasi stravolto
  25. OK mi arrendo. A parte le cose che riguardano Lena Donna e Clemmons (cioé i tre quarti della storia?). Comunque OK, non ti piace. Qualcun altro con mia grande sorpresa non apprezza Fuga da Anderville. A me non piace Patagonia. Tuttavia, credo che alcune storie abbiano degli elementi oggettivi per essere annoverate tra le grandi. Che non significa debbano piacere a tutti, comunque.
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