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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Sì, ma ci sono improbabilita' e improbabilita'. E comunque, quando ci sono state, mi hanno sempre infastidito. Sempre. Non riesco a divertirmi se la storia è macchiata da una forzatura. Soprattutto se grossa. Non credo sia un caso che questa storia sia finita in un Maxi
  2. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Un po'? io quello che non mi spiego è il perché di simili scelte narrative: possibile che all'autore non paiano forzate?
  3. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Quando arrivarono i bianchi, appunto. Non quando arrivarono SETTE bianchi tatuati. Senza contare quanto hanno già sottolineato Ymalpas e Nk, e cioè che nell'universo texiano i Mohaves non sono così placidi. Ma poi, contro solo sette uomini, suvvia... Se anche non fossero stati 4.000 ma 400, non avrebbero mai potuto avere la peggio. A meno che quei tatuaggi non li abbiano spaventati a tal punto da paralizzarli anche di fronte al rapimento delle loro donne. È davvero troppo.
  4. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Ma soprattutto, Ym, ma quanti erano i Mohaves? Ammettiamo pure che i Mostri (...) dovessero affrontare non tutta la tribù, ma almeno un villaggio, anche periferico (e comunque non si capirebbe perché non avrebbero chiamato in soccorso i Mohaves degli altri villaggi), quanti abitanti maschi aveva questo villaggio? Cinquanta? Ma facciamo anche quaranta, o trenta...Con le loro frecce non li avrebbero distrutti comunque, forti della loro superiorità numerica? Possibile che gli unici che trovino il coraggio di affrontarli sono solo sti quattro ragazzotti imberbi e sparatori di lucertole? Qui non si tratta di non conoscere Tex. Si tratta proprio di una scelta narrativa che non sta in piedi. Io non riesco a capire come un autore di qualità come Manfredi abbia potuto compiere una simile scelta narrativa. Una curiosità, a cui spero che Mauro vorrà rispondermi. Berardi conosce Tex? Lo chiedo non perché voglia che torni a scrivere per il ranger (o meglio, lo vorrei fortemente, ma hai già chiarito in altra sede che la cosa non è al momento fattibile), ma perché Oklahoma è una storia con un Tex purissimo. Anzi, è forse anche più puro, è smagliante, è Tex all'ennesima potenza. Berardi aveva, ai tempi di Oklahoma, una perfetta conoscenza di Tex? O gli è venuto così solo perché è un grandissimo? E' una curiosità reale, che spero vorrai togliermi. Ribadisco però che per scrivere buone storie (anche Manfredi lo ha fatto in passato), o perlomeno decenti, non c'è bisogno di essere un enciclopedista texiano. Sarebbe sufficiente evitare scelte narrative inverosimili. Appunto
  5. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    fa molto bene Beh, è probabile, come ha scritto Barbanera, che la residenza del Supremo fosse stipata di derrate, e comunque hanno potuto vivere anche di pesca e caccia, perché no? Certo, me li sarei aspettati anch'io un po' patiti, ma è un dettaglio. D'accordo con te che questa sia una forzatura. D'altro canto, il confronto tra Tex e il Maestro è troppo bello e sono disposto - nonostante io sia fin troppo pignolo - a glissare su questo aspetto. Francamente, non capisco il desiderio di Vendetta di Nick contro Tex, visto che tra di loro non c'è nulla di personale. Ma lui stesso dice di essere un tipo concreto e che l'alleanza con il Maestro è dovuta soprattutto al fatto che quest'ultimo è un genio criminale, tramite il quale possono farsi molti quattrini. Non sottovaluterei il desiderio di avventura di Nick, che magari avrà saputo del Maestro leggendo qualche articolo di giornale: in fin dei conti, quella di Andrew Liddel è una storia che si presta perfettamente alla spettacolarizzazione. Tex e Carson sono lì per il Maestro. Stare con William Cody è solo una copertura. Lo dice Carson nel treno e poi lo ridice Buffalo Bill nell'albergo. Sono a New York e verranno intervistati da Ned Buntline esclusivamente per indurre il loro vecchio nemico - il Maestro - a scoprirsi.
  6. Leo

    [696/699] L'ombra del Maestro

    Non amo tanto le storie cittadine. Datemi l'Arizona assolata, il caliente Mexico, datemi le foreste del Montana o i ghiacci canadesi. Le città non mi sanno di west. Ciononostante, questo primo albo è promosso a pieni voti. CONTIENE SPOILER La scena sull'Isola della nebbia è molto bella, non si può non provare empatia per quei poveri disgraziati. Mi resta una curiosità: quanto tempo sarà passato dall'avventura del Supremo? In altre parole, quanto tempo hanno vissuto Nick Castle e Muggs nell'isola deserta? Stanno abbastanza benino (vestiti anche di tutto punto), in un'isola in cui me li sarei aspettati piuttosto con l'aspetto trasandato di naufraghi. Sono in definitiva dettagli, andiamo avanti. Mi pare forzato il pretesto della chiamata di Tex e Carson nel penitenziario della Louisiana: devono riconoscere ufficialmente un detenuto che è incarcerato lì da anni? Mah, non mi torna troppo come motivazione. Volevo peraltro chiedere a Borden se le regole del penitenziario siano state da lui apprese mentre si documentava per la storia, o se è tutta farina del suo sacco. A parte il pretesto per l'intervento - che ritengo labile - la scena del confronto tra Tex e il Maestro è molto bella: la durezza di Tex verso un povero mentecatto (tanto da fare compassione a Carson) è una finezza: come al solito, il nostro non si sbaglia, e sa leggere nell'animo degli uomini, solo guardandoli negli occhi, per quanto possano essere grandi attori. Questa "chiaroveggenza" texiana è qui perfettamente in linea con il personaggio (è ben diversa da quella dimostrata da Tex nella storia di Manfredi del Maxi, dove il ranger si schiera contro il direttore del carcere pur non avendolo mai visto e non avendo elementi per giudicarlo). La scena "politicamente scorretta" del pestaggio ai neri è un ritorno alla tradizione, vivaddio. Sono epiteti rientranti nel linguaggio texiano di sempre, oltre che del tutto verosimili in bocca a un uomo dell'Ottocento che peraltro non potrà mai essere sospettato di razzismo. Bene ha fatto Borden a non edulcorare il linguaggio. L'unico appunto è su quello che dice Carson, che forse si fa prendere troppo la mano, quando dice: "c'è sempre bisogno di carbone, per l'inverno". Poco dopo, la scena dell'incontro di pugilato è una vera chicca, un autentico spasso. Gli scommettitori sfortunati mi hanno fatto sinceramente ridere, e il grande Pat sostenuto dai suoi patrioti del Clan Na Gael non poteva non ricordarmi l'analoga scena de Gli Invincibili, procurandomi un brivido di malinconia. L'arrivo di Carson a New York, il suo disprezzo per gli abitanti di quella città che non sembrano neanche uomini, la sua subitanea conversione di fronte a un bagno caldo e profumato e la sua resistenza alle intenzioni di Tex di cambiare albergo, sono scene gustosissime, da leggere e rileggere. Sono assolutamente d'accordo. Gli sprazzi di quotidianità, nel treno, in albergo, nel ristorante o durante l'incontro di pugilato, sono talmente dilatate e "rilassate" che non ho potuto non pensare a certe atmosfere nolittiane. Ed è un grande complimento. Hai usato il verbo giusto: Borden si è davvero "divertito" a scrivere queste pagine.
  7. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Il paragone è pertinente ed in effetti nessuno può dire cosa sarebbe accaduto, non avremo mai la controprova. Ma io credo che Berardi non avrebbe fallito. La Pista degli agguati è una buona storia, come lo è a mio parere anche Verso l'Oregon, il bel Texone sulle donne manfrediane. Ma Oklahoma è davvero una storia eccelsa, e un simile esordio non poteva che preludere a giorni fastosi. Continuo a ritenere quella di Sergio una scelta infelice, anche se, come dici tu, non conosceremo mai la verità... Attenzione, Gunny, nessuno dice che uno sceneggiatore decida di lavorare male sapendo che la sua storia andrà sul Maxi. E' vero il contrario, e i fatti stanno lì a dimostrarlo: quando l'editore non è stato convinto di una storia (per le motivazioni più disparate: dubbi sul disegnatore - Font , Diso, Lito Fernandez, lo stesso Repetto - dubbi sulla texianità delle storie o comunque sullo sceneggiatore - Berardi, Segura, Manfredi) la ha dirottata sul Maxi. Questo è un fatto, è impossibile non vederlo. "Tutto troppo cervellotico". CERVELLOTICO è il primo aggettivo che mi è venuto in mente per questa storia. Ma di un cervellotico che si arrota talmente su sé stesso, per andare infine a sbattere. Maelstrom che si aspetta che Tex lo aiuti, e Tex che effettivamente lo fa! i Mohaves imbelli tranne quattro ragazzotti idioti che sparano alle lucertole. Come si può pensare che questa storia potesse andare sulla regolare?
  8. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Grazie per l'eccellente ricostruzione. E' sempre un piacere leggere retroscena sconosciuti. Però essa conferma che il Maxi, nel corso degli anni, è stato utilizzato come ricettacolo di storie "di scarto", vuoi per i i disegni (Font, Diso, Fernandez), vuoi per lo sceneggiatore (Manfredi). I dubbi di Sergio lo convincevano a dirottare le storie, al di là della qualità delle stesse (Nei Territori del Nord Ovest e La Pista degli Agguati sono storie entrambe valide, la prima poi è un capolavoro). Poi, man mano, sul Maxi ci sono finite, con alcune eccezioni, le storie meno riuscite. Come questa di Manfredi, secondo me. Quella di non arruolare Berardi su Tex è stata una topica colossale, un piccolo neo nella fulgida carriera del grande Sergio. Il fatto che l'abbia fatto (scusate il gioco di parole) dopo aver letto Oklahoma è un'aggravante non da poco... anche per me l'unica storia di Berardi è un capolavoro, tra i più belli dell'intera saga, tanto che mi è dispiaciuto che, nella presentazione dei vari autori di Tex nel Magazine del settantennale, non si sia citato per nulla Berardi. Altro elemento che non ho apprezzato dell'ultimo Maxi.
  9. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Ma infatti stiamo dicendo la stessa cosa. DOVEVANO pubblicarla. E DOVE l'hanno pubblicata? Nell'unica collana che potesse accoglierla, perché giammai avrebbero inquinato altre collane con un prodotto scadente... In questo c'è una sorta di attenzione, direi di rispetto, alla Bonelli, nei confronti del lettore della regolare (che poi è il lettore maggioritario).
  10. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    In realtà il Maxi nacque per Oklahoma, destinata alla regolare ma che a Sergio Bonelli parve non in linea con la tradizione texiana. ma forse non è un problema tuo, ma appunto del Maxi, le cui storie sono spesso soporifere o comunque poco coinvolgenti... Ma infatti come formato il Maxi avrebbe potenzialità eccellenti. E se poi ti capita di leggere Nei territori del Nord Ovest, Oklahoma, Il Cacciatore di Fossili, L'Oro del Sud, Rio Hondo, La Pista degli agguati, Il Ponte della battaglia, Nueces Valley allora è davvero il massimo: un unico malloppone, e per giunta così appagante! Chi non lo vorrebbe. Ma se poi invece ti capita Lito Fernandez?
  11. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Ci aggiungo, tra le storie bellissime, Rio Hondo: è vero che è una storia classica, ma è scritta magistralmente, uno autentico spaccato del West, con personaggi intrisi di umanità. Di Faraci salvo La Legge di Starker, mentre di Ruju mi è piaciuta moltissimo Il Ponte della Battaglia, a differenza de La grande Corsa, che ho trovato purtroppo pessima in alcuni snodi narrativi cruciali. Però francob non ha tutti i torti. Il Maxi è stato spesso utilizzato per storie di secondo o di terzo ordine. Perché Alaska è stata dirottata sul Maxi? Non era originariamente destinata ad un Texone? E poi l'infelice prova di Fernandez l'ha fatta relegare nel Maxi, collana deputata quasi istituzionalmente ad accogliere i dirottamenti dalle collane altrui? Perché Cossu e Diso, artisti eufemisticamente poco amati, lavorano praticamente solo sul Maxi (se si fa eccezione per la storia dei cinesi di Cossu sulla regolare)? Perché le storie di Segura, belle quanto si vuole (Il Cacciatore di Fossili e L'Oro del Sud sono a loro modo due capolavori) ma decisamente poco texiane, sono state destinate ai Maxi? Dai Carlo, non prendiamoci in giro, quelle da te citate sono sostanzialmente eccezioni, la verità è che il Maxi è la collana peggiore di Tex, e lo è per una precisa vocazione, stabilita in anticipo. Nueces Valley è stata una deliziosa - e, ahimé, effimera e solo apparente - inversione di tendenza. Io sono rimasto sorpreso dai giudizi positivi sulla storia di Manfredi. Gilas2 la definisce eccellente, e tu stesso, Carlo, dici che originariamente era destinata alla regolare (a proposito, complimenti per l'occhio e per le intuizioni sulle strisce, chapeau ) e che forse è stata dirottata sul Maxi per compensare la debolezza della storia di Faraci. Non potrebbe invece essere che non sia stata ritenuta degna della regolare? Non necessariamente perché da bocciare, ma perché, ad esempio, ospita personaggi al limite dello zagoriano (senza alcuna offesa o intento polemico, intendiamoci), o personaggi che in qualche misura potevano ricordare la già citata I Sette Assassini. Io, francamente, per quanto scritto nel mio post su questa storia (la chiaroveggenza di Tex, le soluzioni cervellotiche di Maelstrom, che "augura a Tex buon lavoro" lasciandogli le pistole sapendo che Tex si schiererà dalla sua parte! dalla sua parte! dalla parte di uno che crocifigge gli uomini e contro un direttore di un carcere e le guardie carcerarie! e solo perché il direttore del carcere è un bastardo e Tex, non si sa bene come, lo sa o lo immaginerà!) non l'avrei ritenuta degna della regolare. Le sue soluzioni del tutto improbabili per non dire assurde mi ricordano tanto il vilain de Il Ragazzo Rapito (un uomo, un perché) o lo stesso Manfredi di Oro Nero, con i personaggi che a un certo punto cominciano a muoversi come marionette impazzite e nessuno dei lettori capisce perché facciano determinate cose. La storia di Faraci invece mi è piaciuta. Niente di che, l'autore denota ancora problemi di "dosaggio" (ancora una volta troppi bang bang), ma il rifarsi a un classico del western (Quel treno per Yuma) probabilmente gli ha giovato. I disegni sono buoni, sia quelli di Nespolino che quelli di Ginosatis. La copertina è a dir poco fantastica, senz'altro la cosa migliore del Maxi.
  12. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    A qualcuno il mio post non è piaciuto. Liberissimo, caro pard. Ma, oltre al "non mi piace", mi interesserebbe sapere cosa pensi ci sia di sbagliato in quello che ho scritto, argomentando e magari facendomi cambiare idea. Mi piacerebbe parlare delle storie e dei loro aspetti, in un forum. Ripeto, il "non mi piace" va benissimo, a patto che sia seguito da osservazioni che mi facciano capire dove non sei d'accordo. Sennò, che gusto ce'?
  13. Leo

    [Maxi Tex N. 23] Deserto Mohave

    Non ho ancora letto la storia di Faraci, ma spero abbia fatto meglio di Manfredi, la cui storia è a mio modo di vedere molto inverosimile: - i banditi evasi si attestano nei pressi del campo Mohaves e, invece di cercare la pace con loro (visto che vogliono stabilirsi là), rapiscono due ragazze: non hanno timore di ritorsioni perché loro sono I Mostri, incutono paura ai pavidi e imbelli Mohaves. Tanto per capire (faccio la domanda a Mauro che, in qualità di curatore, avrà visionato la storia prima che uscisse): ma da quante persone era composta la tribù Mohaves? Come può un'intera tribù farsi soggiogare da sette uomini sette, per quanto meglio armati e con strani disegnini sulla fronte? E' verosimile una loro totale mancanza di reazione, a fronte del rapimento di due delle loro ragazze? E' verosimile la reazione da parte di soli quattro ragazzotti (peraltro di un'idiozia assurda: la scena della lucertola non si può leggere...) - i banditi pensano di essere irraggiungibili, lì dove si sono rifugiati. Infatti, poco dopo, il Direttore del Carcere li scova, immaginando che si fossero nascosti nei pressi della miniera! E meno male che Maelstrom era un furbone... - Quando riescono a liberarsi, Tex e Carson trovano le loro pistole. Che significa, chiede il Vecchio Cammello? E Tex: è arrivato il direttore del carcere (ma come fa a saperlo? Tuma, il ragazzino Mohaves, dice che sono arrivati degli uomini, ma non sa chi siano. Tex qui è al limite della chiaroveggenza), e Maelstrom vorrà che gli diamo una mano. Maelstrom vorrà che gli diamo una mano? E perché mai Tex dovrebbe affiancare un bandito evaso (nonché "crocifissore" di uomini) contro il direttore del carcere e i suoi secondini? Ah già, perché il direttore è un bastardo che vuole solo l'oro, vuoi che Tex, in qualche modo, non lo sappia o non lo immagini? Quindi Maelstrom è assurdamente convinto che Tex lo aiuterà perché "è stato mandato dal destino", e la cosa più incredibile e assurda è che Tex, immaginando - non si sa come - che i bianchi arrivati sono il Direttore e i suoi uomini, sa anche che "Wallace sta arrivando, deciso a fare piazza pulita. E siccome gioca sporco, non vorrà lasciare testimoni". Cosa??? Ma dove lo si dice? Da quali elementi Tex trae queste certezze? Nelle situazioni come quelle descritte sopra, io ho sempre la sensazione che i personaggi (Tex e Maelstrom, in tal caso) siano in combutta con l'autore. Gli consentono di andare avanti con una chiaroveggenza inverosimile, che permette all'autore di infischiarsi della credibilità della storia. I personaggi non sono persone calate in un contesto, sono marionette manovrate dall'autore, i cui fili sono talmente evidenti da mortificare il mio povero Tex fino a farlo diventare un burattino qualsiasi. Non ho letto i vostri commenti per evitare spoiler sulla storia di Faraci, quindi non so cosa pensiate della storia di Manfredi. Per me, è l'ennesima delusione. -
  14. Credo che ci fosse già una discussione simile, ma non ricordo il topic, per cui rispondo qui. Di seguito espongo i contributi per me più significativi dei singoli autori che si sono cimentati su Tex. Gian Luigi Bonelli Il Giuramento Massacro La legge del più forte Sulle Piste del Nord In nome della legge Una campana per Lucero Il Clan dei cubani Guido Nolitta Mingo il ribelle El Muerto Il Colonnello Watson Claudio Nizzi Un Ranger del Texas Fuga da Anderville La leggenda della vecchia missione La Congiura Sioux L'uomo con la frusta La Tigre Nera Furia Rossa L'Uomo senza passato Fiamme sull'Arizona La Grande Rapina Mauro Boselli Il Passato di Carson Gli Invincibili Sulla Pista di Fort Apache La Grande Invasione Omicidio in Bourbon Street Missouri I Giustizieri di Vegas Colorado Belle Gli Assassini Nei Territori del Nord-Ovest Nueces Valley Giancarlo Berardi Oklahoma Queste sono le storie per me imperdibili, non quelle più importanti della saga (ad esempio, per importanza nella saga, avrei dovuto citare Il Passato di Tex e Tra due bandiere, che però non ritengo superlative). Ma ce ne sono tante altre tutte meritevoli...
  15. Leo

    Galleria Di Luca Vannini

    Molto bello e dinamico
  16. Leo

    I Nuovi Libri Sbe

    In effetti è abbastanza insolito. Non so se sia la prima volta, ma è senz'altro inconsueto.
  17. Leo

    [16/17] L'enigma Dell'ippocampo

    Qui da noi, nel profondo Sud (la punta del Tacco d'Italia, il Salento), le storie inedite arrivano sempre con qualche giorno di ritardo. L'unico Tex a campeggiare sullo scaffale dell'edicola era il Tex Classic "La banda di El lobo". Non avevo, prima di ieri, mai guardato un Classic, l'ennesima ristampa di cui non so che farmene. Ieri, invece, quel nome, El Lobo, è servito a richiamarmi alla mente la conturbante Donna Manuela Guzman, e il perfido bandito messicano El Lobo. Tornato a casa, ho ripreso quei vecchi albi, constatandone le non perfette condizioni (sono albi di seconda o terza mano: sono originali e sono arrivati a me per vie traverse) e, soprattutto per i numeri successivi, alcuni buchi nella collezione che avranno pregiudicato la lettura delle singole storie all'epoca in cui me li procurai. Non escludo quindi, sia per avere albi in migliori condizioni fisiche che per colmare qualche buco di troppo, di darmi anche al Tex Classic, almeno fino a quando la mia collezione non tornerà ad essere abbastanza continuativa. Ma la storia di El Lobo ce l'avevo tutta, e approfittando di un'oretta di libertà l'ho riletta ieri. Come di consueto GLB scrive una storia d'azione e dai ritmi serrati, aggiungendoci però l'indimenticabile personaggio di Donna Manuela: Mi ritrovo a citare Paco, come ai vecchi tempi. Ricordo le tante volte, negli anni immediatamente successivi alla mia iscrizione, che Paco Ordonez era tra i pards che più "quotavo" per riflessioni con le quali ero assolutamente d'accordo sulle vecchie storie di Tex, di cui, all'inizio della mia avventura sul forum, scrivevo le mie "recensioni" nei topic ad esse dedicati. Anche in questo caso, la penso come Paco: Donna Manuela nasce come sadica (non si spiega altrimenti perché, per minimi errori, dia i suoi collaboratori in pasto agli alligatori); in un secondo momento, nel farsi della storia, GLB ha l'idea di trasformarla in patriottica idealista. Inoltre, la rende prigioniera di El Lobo, completandole la conversione: non solo da psicopatica assassina diventa un'idealista devota ad una causa, ma da spietata aguzzina diventa anche povera vittima, nelle grinfie di un bruto, da salvare. Conversione a 180 gradi ben poco coerente, ma il modo di scrivere istintivo e torrentizio di GLB lo portava spesso a questo tipo di soluzioni. Fossero storie scritte oggi, penso che GLB farebbe esplodere il forum per non sentire più le nostre critiche da nerd sui singoli aspetti di una storia. Era infatti questo il periodo in cui Carson c'era poco. Io, cresciuto col Carson di Nizzi (ricordo sempre - a costo di sembrare ripetitivo, ma mi piace sempre farlo - che il mio primo albo di Tex in assoluto è stato La Leggenda della Vecchia Missione, con Fratello Carson, sorella Colt), non ho mai amato particolarmente queste prime storie, in cui la presenza del Vecchio Cammello è sporadica, per non dire spesso inesistente. Belli i siparietti a cui Tex e Carson danno vita in questa storia, che senz'altro saranno stati di ispirazione per i gustosi intermezzi ironici delle sceneggiature di Nizzi. Ma infatti è evidente che i Rangers di Tex sono un corpo sia militare che investigativo dipendente direttamente da Washington e non dal solo Texas. Un corpo inesistente nella realtà. Ritorno su Donna Manuela: essa è un personaggio boselliano ante litteram. Non può non ricordare Shane O Donnel, idealista e criminale: quest'ultimo però uccide (Lord Cavendish e il sergente McDuff) per necessità politica; Donna Manuela è invece anche una sadica. Il suo ruolo di vittima alla fine della storia (ma probabilmente anche le sue dolci fattezze) la ribaltano in personaggio sostanzialmente positivo. La sua morte, da feuilleton, non è solo commovente, ma anche cupa per lo spettro della Guerra Civile cui dà vita. Incongruenza da accettare in santa pace. Ma non fa piacere che ci sia.
  18. Leo

    [658/660] Winnipeg

    Io ricordo due buoni primi albi, sprecati da un finale terribile (non per la votazione su Rodelo, ma per la costruzione dei personaggi e per tutti gli altri elementi da me già espressi nei precedenti post). Ritengo questa storia la peggiore di Borden insieme a Gli Schiavisti (storia con cui condivide la presenza di personaggi inverosimili e non spiegati, marionette da gettare in pasto a Tex, carne da macello o da video-game). E il fastidio che mi diede la scena di Carson impazzito... Non ne ho per nulla una buona memoria insomma. Devo dire che le storie di Borden per me bocciabili sono davvero poche, ma questa è una di quelle.
  19. Leo

    [Tex Willer N. 0]

    Non si può dire nulla della storia finché non la si legge, ma si può dire fin d'ora che questa è una delle singole tavole più belle da me mai lette. C'e' un Carson meraviglioso che richiama alla mente il suo "Passato" e un dialogo significativo su quel "ragazzo" destinato a diventare parte fondamentale della sua vita. C'è un Tex ancora bandito che rimanda al "magnifico fuorilegge" del Texone e alle eccezionali potenzialità narrative di quel periodo della sua vita. C'è, soprattutto, la prospettiva di assistere al nascere e al maturarsi del rapporto tra Tex e Carson, magari focalizzandosi su toni più intimistici rispetto a quelli, sbrigativi e spicci, narrati da Glb. Esatto. Il "non detto" che dischiude possibilità narrative illimitate che, nelle mani di un autore che sa essere al contempo ligio alla tradizione e lirico come Boselli, possono essere esplosive.
  20. Leo

    [Tex Willer N. 0]

    Sì, sì, non lo ricordavo io, l'avevo detto in premessa... grazie Carlo.
  21. Leo

    [Tex Willer N. 0]

    Io francamente lo temo. Non per te (che pure dovrai rifiatare prima o poi, ah vulcano! Fai rabbia per quanto sei produttivo, e per la qualità che sforni. Ci sarebbe da vergognarsi ) ma per Ruju: stimo l'autore sardo e ho apprezzato il suo lavoro su Tex, ma le ultime storie - già da un po' - mi sono parse debolissime, per non parlare del fatto che ancora non ha scritto il suo capolavoro. Per questo ci sono rimasto male a leggere degli atteggiamenti di due dei miei autori più stimati (Berardi e Medda) e credo che una "terza punta" (oltre a Nizzi) sia opportuna... Perdona la franchezza, è solo affetto per Tex. Detto questo, immagino l'abbiate già scritto ma ora mi sfugge: la fatica della nuova collana (per la cui ideazione ti rinnovo i complimenti già fatti) sarà tutta sulle tue spalle o ci saranno altri collaboratori?
  22. Sono entrambi due capolavori di Boselli. Eppure il primo non mi ha mai preso, immagino per l'ambientazione troppo inconsueta, mentre il secondo, dopo un avvio stentato (all'inizio stavo trovando la storia pesante), è stato una folgorazione. Ho con Il Passato di Carson un rapporto continuo, quasi una storia d'amore, visto che lo leggo almeno una volta all'anno da ventiquattro anni a questa parte, e sì che potrei farne a meno, visto che lo conosco praticamente a memoria...
  23. Per me stai bestemmiando (scherzo eh ;)) E Gli Invincibili. Per il resto d accordo con te, anche su Vegas
  24. Molto protagonista, forse un po' troppo??? Sempre troppo poco, per me! A parte gli scherzi, se per questa storia dobbiamo usare l'avverbio "troppo", è solo per affiancarlo all'aggettivo "bella". Altri utilizzi non sono ammessi
  25. Bel magazine, con alti e bassi. BASSI La storia di Lilyth Devo dire che mi ha deluso, per via della marcata forzatura che riscontro nella storia, che a mio parere la rende davvero poco credibile e indigesta: l'attesa degli sgherri nel trading post. Il frate è morto da tempo; è verosimile che degli uomini abbiano aspettato al trading post (per quanto tempo? La storia fa pensare che siano passati anni) che finalmente qualcuno si facesse vivo per recuperare il tesoro perduto? Per tutto quel tempo un boss ha creduto bene di far aspettare lì dei suoi uomini nella speranza che qualcuno - che peraltro non poteva essere il frate, morto da anni - tornasse a prendersi i gioielli? Mi pare davvero molto, molto forzata la scelta narrativa di Boselli. Qualcuno potrebbe obiettare: è lo stesso espediente utilizzato da Borden ne Il Passato di Carson, e lì con ancora maggiore esagerazione, visto che sono passati venticinque anni. E invece no, nella superba prima storia dell'attuale curatore la cosa appare più credibile, perché Chester va a fare un giro alla miniera di Bannock di tanto in tanto, consapevole che, se Clemmons ritornerà, starà in miniera non meno di un mese, perché deve avere il tempo per scavare le tonnellate di roccia con cui seppelli' il suo tesoro. In un mese e più, è possibile che Chester, nei suoi giri occasionali e senza impegno verso Bannock, lo intercetti. Qui invece, Tex e Lilyth ci mettono mezza giornata per trovare il tutto, e guarda un po'? Trovano dei banditi ad attenderli... La trovo una forzatura eccessiva, in una storia che non mi ha emozionato affatto. I Tex di... Ritengo una grave dimenticanza non aver parlato affatto del Tex di Berardi. Mi direte: ma ha fatto una sola storia. Già, peccato che quella storia sia tra le più belle della saga, e che quell'unico contributo valga molto più di quanto dato a Tex da altri sceneggiatori che invece sono stati citati. I ritratti Sono personaggi western, non interpretazioni di Tex. Io Tex non ce lo vedo mai. GLI ALTI La storia di Dinamite: bellissima. Come fatto notare da Carlo Monni e da altri, la scena finale è superba: prima avvincente e adrenalinica, poi commovente ed epica. Non ho bisogno di sapere che l'infarto sia tra le cause primarie della morte dei cavalli per dire che la scena è epica: Dinamite è anziano, ma sacrifica sé stesso per servire Tex un'ultima volta. Muore non per una banale pallottola, ma per troppa generosità: non può esserci un modo migliore di morire. Le tavole di Di Gennaro Molto evocative. Perfette per la celebrazione di una ricorrenza. Gli articoli di Genovesi e Boselli Molto "intimo" il primo, non ci si può non riconoscere. Interessante il secondo. Tutto sommato un bel Magazine, sono soddisfatto. La brutta storia di Lilith per me è un'occasione sprecata, ma è compensata dalla generosità di un vecchio amico, quel Dinamite di cui finalmente oggi conosciamo la fine.
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