Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
  • Contatore Interventi Texiani

    2939
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    154

Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N. 32] Il magnifico fuorilegge

    Riprendendo il commento, non si possono non sottolineare altre caratteristiche del giovane Tex svelate o confermate dalla lettura del Texone: una certa malinconia per il suo destino ("lui mi ha sparato ed io mi sono difeso. Sembra la storia della mia vita"), il fascino suscitato nelle giovani ragazze (dalle prostitute di Robbers' nest all'indianina zuni che "non somiglia alla madre di Kit"), la consapevolezza di sé (molto azzeccata la frase "essere miei amici è una conquista, hombre"). La scrittura, che si mantiene ispirata per tutte le 240 pagine di questa corposa storia, rende questo Texone uno dei più belli di tutti i tempi. Credo che Boselli non si sia mai divertito tanto: libero dai "legacci" del personaggio attuale, l'autore ha potuto sbizzarrirsi con questo Tex più giovane e scanzonato, raggiungendo un risultato eccelso che fa ben sperare sulla produzione di nuove avventure del giovane fuorilegge, un filone per certi versi inesplorato e potenzialmente molto redditizio. E' evidente che ai lettori piacciano questi salti nel passato, che d'altronde hanno avuto successo anche per tanti altri personaggi seriali. In questa operazione di recupero degli albori, spero non ci si dimentichi di Carson (vogliamo una Maria Pilar formato Texone, per intenderci...;) ) Capitolo Andreucci: mai connubio sceneggiatura - disegni fu più perfetto. Queste pagine non potevano trovare interprete migliore. Era scritto che Boselli affidasse questa storia a cotanta mano: Dio, o il destino, volevano il capolavoro assoluto.
  2. Leo

    [Texone N. 32] Il magnifico fuorilegge

    Nel ricreare il Tex dei primordi, con ritmi vorticosi ed azioni travolgenti, Mauro Boselli si è fatto innanzitutto un favore. La trama non è fondamentale, basta creare un legame, un filo narrativo anche esile tra le tante sequenze d'azione ed il gioco è fatto: per uno del suo mestiere, ideare tante scene d'azione, tante azioni da goal, è un gioco da ragazzi ed ecco che ti fa assistere ad un match con segnature a profusione che mandano letteralmente in estasi gli appassionati che leggono "sugli spalti". Ma, assodata questa volontà iniziale ("facciamo il Tex delle origini, imprimiamo alla sceneggiatura ritmi rocamboleschi con continui cambiamenti di fronte ed azioni in contropiede - per continuare nella metafora calcistica - facciamo parlare Tex à la GLB"), indubbiamente semplificatrice ma come detto anche entusiasmante, ciò che conferisce a questa lettura un'aura di epos sono senza dubbio i dialoghi, sempre felici, in alcuni punti meravigliosi. Sarebbero da citare per intero, tanto sono belli e significativi, dalla scena iniziale alle splendide pagine di Robbers'nest, dal tradimento degli amici all'entrée di Cochise: insomma, si potrebbe parlarne per giorni, di tali prelibati frutti della fantasia di questo signore che, a ventitre anni dal suo esordio, ancora sa emozionare in questo modo! E' un Texone di omaggi. Io ne ho scovati alcuni, non so se fossero o meno voluti dall'autore, gliene chiedo conferma, se vorrà darmene. Quello della scena iniziale (evidente ma comunque bellissimo) fa il paio con quello proposto a pag.33, quando Carson si chiede, retoricamente, se si sia mai sentito di un uomo solo che ne minaccia venti . A proposito di pag.33, questa è secondo me una delle più belle dell'intero albo: Carson e Tex riflettono sul fatto che, se il destino avesse voluto diversamente, a quel tempo sarebbe potuto accadere che il ranger Kit Carson desse la caccia al fuorilegge Tex Willer: Carson è infastidito dalla probabile ipotesi che potesse essere lui, già grande ranger allora, ad avere la peggio contro il giovane scavezzacollo. Che duello da brividi, al solo pensarci! Chi vincerebbe? So qual è la risposta, ma si sa che io parteggio per Carson... Altro omaggio, stavolta a sé stesso, Borden potrebbe averlo proposto nella scena del trading post, così somigliante a quella del giovane Carson che fa il suo ingresso da Cyrus Skinner... Il titolo è senza dubbio un omaggio a Per un pugno di dollari: il nome di lavorazione di questo film è stato infatti per molto tempo Il magnifico straniero. E come Clint Eastwood, nel film di Sergio Leone, capita in un paese di fuorilegge dilaniato dalla lotta intestina tra due potenti famiglie e lo mette a soqquadro scatenando le bande l'una contro l'altra, così fa in questa storia il nostro magnifico fuorilegge con i clan Schirmer e Mendoza. Omaggio per nulla velato, a mio modo di vedere, alla prima fatica del regista degli spaghetti western, sia pure con una robusta dose di originalità. Ora devo sospendere il post per minacce muliebri, ma lo riprenderò quanto prima. Il tanto entusiasmo accumulato deve trovare sfogo su questi lidi. Scusatemi se vi ammorberò ancora
  3. A Galep resterà sempre l'orgoglio di essere stato il creatore grafico di Tex. Non poteva umanamente reggerne i ritmi, e lo sapeva. Gli interpreti che sono venuti dopo di lui, Ticci e Letteri per primi e gli altri a seguire (cronologicamente parlando), pur con le robuste personalizzazioni di cui abbiamo parlato, sono stati all'altezza del personaggio, contribuendone alla grandezza. Probabilmente, se Galep oggi è Galep, lo deve alla leggenda di Tex, alimentata anche dai suoi successori e colleghi. Anche per me rivedere il Tex di Galep in Faccia da cuoio fu un tuffo al cuore...
  4. Leo

    [02] [Almanacco 1995] La Carovana Della Paura

    Sostanziale, è vero. Né ho dimenticato questa differenza. Ma nella psicologia di Saguaro è l'uomo bianco, non i singoli violentatori e stupratori di sua moglie, il colpevole. L'uomo bianco che lo ha confinato nella riserva, l'uomo bianco con la stella di latta che lo deride e lo tratta da straccione. Come ho detto prima, Tex guarda alle motivazioni. E' consapevole del dramma dell'indiano, cui hanno ucciso il coniuge come nel caso della vedova Herrero. E sa perdonare. Se non avesse fatto così, forse su questo topic leggeremmo accuse simili a quelle lanciate per I Fucili di Shannon: dura la vita dello sceneggiatore.
  5. Leo

    [02] [Almanacco 1995] La Carovana Della Paura

    In questi giorni ho riletto Rio Hondo: anche in questa storia, nell'ultima scena, Tex e Carson lasciano andare la vedova Herrero, che pure si era macchiata, per vendetta, dell'omicidio di due uomini. Ne La Preda, di Boselli, in regalo su facebook in questi giorni, Tex si comporta allo stesso modo nei confronti di un ribelle mescalero (anche se in questo caso le sue colpe sono imprecisate). Tex guarda alle motivazioni, e non può nemmeno far passare sottogamba il fatto, importantissimo, che Saguaro lo ha graziato, dimostrando grande lealtà. La verità è che se Nizzi avesse fatto comportare Tex come dici tu, non avremmo lesinato all'autore le critiche mossegli per I fucili di Shannon (critiche immeritate col senno di poi). A distanza di settant'anni, scrivere Tex non è semplice. Se poi tra le restrizioni che si impongono agli sceneggiatori per essere fedeli al personaggio ci fossero anche il fatto che il "nostro non può farsi mettere sotto", il compito per gli sceneggiatori diverrebbe proibitivo. Laredo, io capisco che non ti vada giù che Tex faccia una brutta figura, ma quando quest'ultima, ogni tanto, è funzionale ad una storia che è una bella storia, lasciamo correre... L'ultimo Tex nizziano aveva svariati problemi, non ultimo quello che dici tu. Ma se Nizzi avesse continuato a scrivere Tex come in questa storia, io non me ne sarei troppo lamentato: anche a costo di qualche brutta figura a Tex, avrei avuto delle gran belle storie western. Preferisci il Tex Rambo del Capitan Jack di Faraci? Io francamente no.
  6. Per ridere ma non troppo. La verità è che la coerenza fisica del personaggio negli anni è andata a farsi benedire. Il Tex energumeno di Fusco è un omaccione possente ed imponente, e non è un caso che Fusco agli inizi (quando pure proponeva un Tex più smilzo) non fosse del tutto apprezzato (per inciso, io amo il Tex di Fusco...). La sua fisicità lo avvicina al Tex di Civitelli o di Villa, pure essi dei marcantoni non da poco. Più snello il Tex di Letteri (non l'avevo mai pensato "sexy", come dici tu, ma è una definizione che mi trova perfettamente d'accordo: e pensare che Nizzi non amava troppo Letteri, tanto che quest'ultimo era "costretto" a lavorare con Boselli o con il Berardi di Oklahoma proprio perché l'autore modenese non lo riteneva troppo adatto al suo modo di vedere Tex), più scattante, ma "sexy" al contempo, quello di Ticci (in queste sue caratteristiche, ma solo in queste, possiamo forse associarlo al Tex del primo Ortiz), troppo esile e giovanile quello proposto da Sejas (sembra il fratello deperito del Tex di Fusco o di Civitelli). Insomma, troppo distanti un po' tutti questi Tex da quello primigenio di Galep. Ma, come per la cronologia, non me ne cruccio affatto. E' normale che Tex non possa essere disegnato allo stesso modo (certo, si sarebbe potuto chiedere a Fusco di dimagrirlo un po', o soprattutto a Sejas di irrobustirlo quel tanto che basta per non farlo sembrare un impiegato del catasto!) così come è irriducibile la vita del nostro in un binario cronologico coerente: ci sarebbe voluta da parte di GLB un'attenzione che all'autore non interessava per nulla, anche perché all'epoca non immaginava nemmeno che il suo personaggio potesse raggiungere i 70 anni ed essere sviscerato ed analizzato in tutti i suoi aspetti da una manica di pazzi quali siamo
  7. Leo

    [Texone N. 32] Il magnifico fuorilegge

    Bellissimo! Grande trovata questa dei trailer tridimensionali
  8. Leo

    [02] [Almanacco 1995] La Carovana Della Paura

    Sono d'accordo con Ymalpas: non puoi avere questo metro di giudizio su Tex, semplicemente perché Tex non è mai stato così. Mai stato una sbirro, si veda ad esempio Kid Rodelo. L'indiano meritava di essere punito, ma prima ancora era stato vittima della ferocia e del razzismo dell'uomo bianco, e da lì nasce la sua collera. Senza contare che, da uomo leale, grazia Tex. Ed ha il merito di salvare la bambina. E' vero, qui viene umiliato. Ma, come ho scritto nel mio precedente post, ci sono molte attenuanti, non ultima il fatto che Saguaro gioca in casa, e conosce perfettamente gli anfratti di quelle rocce. Inoltre, è Tex che lo sta cercando, ed è quindi costretto a scoprirsi per primo. Appunto. Si avvicina ma non lo è. Non può esserlo. Per un episodio condanni tutta la storia, giudicandola pessima? E qui veniamo al nocciolo della questione: Tex secondo ciascuno di noi. Tex è infallibile. Tex deve punire sempre gli assassini. Ma questa è una visione molto personale, laredo. Tex non è mai stato questo. Tex è quasi infallibile, è pur sempre un uomo, e qualche volta è ammesso che sbagli; Saguaro è un grande avversario, si trova in una posizione di vantaggio rispetto a Tex, non c'è nulla di disonorevole nell'essere battuti, per una volta, in un contesto simile. Ma Saguaro è anche una belva ferita, feroce e affamata del sangue dei carnefici della sua donna; eppure, sa essere ancora un giusto, al cospetto di Aquila della Notte. E allora non è scandaloso che quest'ultimo venga a patti con la sua coscienza. E che lo faccia anche Carson. Ne Gli Invincibili, la banda degli irlandesi è composta da rapinatori sanguinari, da mercenari senza scrupoli. Eppure, Tex e lo stesso Montales si "perdono per strada" un po' dell'oro dell'Imperatore Massimiliano a loro favore. Tex non è mai stato uno sbirro. Non confondiamo la nostra personalissima visione del personaggio con la coerenza del personaggio in sé.
  9. Leo

    [05] [Almanacco 1998] Glorieta Pass

    Di Boselli ricordiamo anche la splendida "Missouri", in cui tra l'altro fa la sua prima apparizione proprio Damned Dick. Sono d'accordo che sia un filone poco sfruttato, ma fino ad ora è stato almeno sfruttato bene, con tutte storie memorabili. Secondo me non avrebbe nulla da invidiare, ma solo potenzialmente. Per essere paragonabile ai due giganti da te citati (sì, considero un "gigante" anche Butler, anche se non alla stregua di John Walcott, uno dei più grandi) Beauville avrebbe avuto bisogno di più pagine. Mi chiedo perché Boselli abbia confinato un soggetto così bello in un Almanacco, mi sembra francamente uno spreco. La storia, e il suo personaggio Beauville, avrebbero meritato un altro approfondimento, un altro respiro; certo, la trovata finale dell'amico che torna a salvare gli altri richiama troppo da vicino la vicenda di Glenn Corbett, e forse nella serie regolare non poteva essere riproposta a cuor leggero.
  10. Leo

    [02] [Almanacco 1995] La Carovana Della Paura

    Mi sono ripromesso di leggere un po' di storie della CSAC dedicata ai Maxi e agli Almanacchi, e ho cominciato da questa.Non la ricordavo e me ne stupisco, perché questa storia è un piccolo capolavoro. Riporto di seguito alcune parole di Paco che ben descrivono gli elementi che fanno grande questa storia: Le scene dei componenti della carovana, pur nel loro essere classiche, sono davvero eccezionali. Al quacchero, al padre ubriacone e all'ex prostituta citati da Paco vorrei aggiungere il vecchio con l'armonica, che continua a suonare con un sorriso sardonico non rispondendo al capo-carovana che gli chiede se voglia o meno continuare verso la California. Alla fine, abbassa l'armonica e il sorriso gli si spegne, lasciando il posto a due fessure dure al posto degli occhi: "ho un figlio che ha fatto fortuna in California... e né la neve, né le montagne, né gli indiani né il diavolo che vi porti riusciranno a tenermi lontano da lui" e riprende a suonare, quasi a dire che per lui il discorso non è mai nemmeno cominciato. Poche vignette, grande personaggio. Io credo che la storia sia comunque di ottimo livello, ma in quello che dice virgin c'è del vero: è una storia atipica di Tex. Il nostro si fa fregare da Saguaro, e se quest'ultimo non avesse riconosciuto in lui il fedele amico della sua gente Aquila della Notte, per il ranger sarebbe finita. E' vero, ci sono attenuanti: Saguaro conosce quelle rocce come le sue tasche, Tex è costretto a scoprirsi per mettergli il sale sulla coda, ma resta il fatto che viene graziato dall'indiano, facendo indubbiamente una brutta figura. A pensarci bene, Tex e Carson nella storia incidono pochissimo, sono spettatori quasi impotenti, non riescono ad impedire che Saguaro compia la sua sanguinosa vendetta; per una volta però ci può stare: Nizzi ci regala una grande storia western, pur nel compresso e limitante spazio dell'Almanacco, lasciando spazio alla varia umanità della carovana e sottraendolo ai due rangers. Io direi solo meraviglioso Paco, con Carson che, a differenza di Tex, non vuole venire a patti con la coscienza e decide di denunciare l'indiano ma, accidenti, sai com'è la memoria dei vecchi, non ne ricordo più il nome...Nizzi da applausi. De la Fuente in questa storia è eccezionale, sia nel far recitare i personaggi, come giustamente sottolinea Virgin, che nel rendere il paesaggio western, come rimarca Paco: ma mi sorprendono un po' le vostre riserve. Pur non essendo molto felice nella resa dei profili di Tex e Carson, i due aspetti che avete sottolineato (paesaggio western e recitazione dei personaggi) erano già largamente presenti nella prima storia disegnata dal disegnatore spagnolo, Fiamme sull'Arizona, che è un immenso capolavoro, a mio modesto modo di vedere, non solo per i testi ma anche per i disegni. Un'Arizona così aspra forse non l'avevo mai vista, e ho ancora negli occhi il dramma del capo indiano che piange i suoi morti dopo l'attacco subito da suo villaggio all'inizio della storia; ho ancora negli occhi la crudeltà di Ohio Blanco, la diffidenza di Mangas Coloradas, il faccione burbero del Generale Crook: Fiamme sull'Arizona è un gioiello di Nizzi anche grazie alla presenza - determinante - di De la Fuente.
  11. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    Pur essendo perfettamente consapevole che tali siparietti appartengono ai trucchi del mestiere, a me francamente sono sempre dispiaciuti, quasi fossero un mezzo a buon mercato per defraudare il lettore di due o più tavole di una storia. Nel caso specifico, avevo avuto la medesima spiacevole sensazione, sorprendendomi non poco per il sopra citato "pregiudizio" positivo nei tuoi confronti (passami il tu in questi lidi forumeschi) - pregiudizio che peraltro mi porterà ad acquistare il tuo romanzo Nero di Mare dopo l'ottima prova dello scorso anno. Quando, sul finire dell'albo, ho vissuto la forte e drammatica scena del confronto tra i Willer e i Forrester, è stato come se quel tassello storto che m'era rimasto sul groppone all'inizio della lettura si fosse improvvisamente raddrizzato, trovando un suo significato simbolico molto suggestivo. La tua conferma mi rende felice di averci azzeccato. Qualche tempo fa, avevo sottolineato quanto apprezzassi la cura che ci metti per dare spessore e personalità anche a semplici comparse, destinate a bruciare nell'arco di poche vignette. Questa volta mi è rimasta impressa la frase che fai dire al ricettatore Wallace, quando, ormai moribondo, viene soccorso da Tex: "Willer! chi l'avrebbe detto che alla fine sarei stato felice di vederti?". Ebbene, forse a qualcuno sembreranno piccolezze, ma questo è un esempio di ciò che a me piace leggere, quasi un elemento rivelatore dell'effettiva qualità della sceneggiatura. Non mi pare cosa da poco.
  12. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    L'intuizione (per usare le parole di francob) nasce da un "pregiudizio" positivo che nutro nei confronti di Ruju, pregiudizio alimentato dagli esiti della sua produzione, a partire da Dylan Dog per arrivare alle recenti esperienze texiane e senza dimenticare l'ottimo suo romanzo d'esordio Un caso come gli altri. Quando ho letto la scena del puma, sono rimasto un po' così: possibile che Ruju inserisca due pagine gratuite, utilizzando un espediente purtroppo abusato da Faraci (con lupi, puma o altri animali) per guadagnare qualche tavola in più? Vorranno dire qualcosa, queste due tavole. Poi non ci ho più pensato, preso dalla lettura dell'avvincente albo che avevo tra le mani. Quando finalmente sono arrivato al confronto tra Tex e la famiglia Forrester al completo, ho creduto di trovare una spiegazione a quella scena di inizio d'albo che mi aveva un po' disturbato. Magari non era così nelle intenzioni dell'autore: mi farebbe piacere se, leggendo queste righe, fosse proprio lui a rivelarcelo.
  13. Leo

    [680/681] La pista dei Forrester

    S P O I L E R A me pare invece che i fratelli non facciano nulla per nascondere alla madre e alla sorella che Timothy sta "svalvolando": lo accusano apertamente anche di avere ucciso lo sceriffo e semmai è la madre che ne prende le difese, non i fratelli. Per questo credo che ad uccidere il fratello del General sia stato davvero Jerome, ma è la causa di questo gesto che non ci è stata svelata, e forse solo in parte c'entra la schizofrenia del fratello minore. Sicuramente Ruju ha occultato la sequenza, interrompendo il flashback, proprio per una sorpresa da svelare alla fine, in questo secondo albo che promette fuochi e fiamme. La situazione è infatti esplosiva: da un lato i Forrester, dall'altro El General. Insolita e molto bella, la scena in cui Tex abbassa la pistola, di fronte alla granitica decisione della madre che protegge i suoi cuccioli. La scena - emozionante - del saloon era stata in qualche modo anticipata da Ruju con il parallelismo della famiglia dei puma incontrati ad inizio albo: due pagine che sembravano sprecate, un espediente un po' abusato da Faraci, la cui riproposizione da parte di Ruju mi aveva fatto storcere il naso. Probabilmente invece l'autore voleva fornire un assaggio di quello che in seguito sarebbe stato costretto ad affrontare Tex: non (solo) tre audaci e cattivissimi fuorilegge, ma soprattutto l'amore di mamma che non esita nemmeno davanti alla bocca di una pistola puntata contro. Sul destino dei Forrester non so cosa pensare: non è il solo Timothy il problema; non dimentichiamo che Jerome è stato la mente del colpo in Messico, un colpo quasi terroristico nelle sue modalità, dall'attentato alla caserma dei rurales alle scariche di mitragliatrice vomitate addosso alle guardie della banca. Una rapina sanguinosissima di cui i Forrester, ed in particolare Jerome, sono la mente, ed anche se il colpo avviene in Messico è comunque troppo cruento perché Tex lo lasci passare impunemente. Certo, ora c'è questa alleanza e l'imprevedibilità di come andrà a finire è un altro succoso ingrediente di questa avventura. L'alleanza è dettata dalla superiore necessità di far fronte comune contro El General: Tex e Kit lo hanno infatti sentito rivelare ai suoi uomini l'intenzione non solo di uccidere i Forrester ma anche di dare fuoco a tutta la città: questa mi pare un po' un'esagerazione, introdotta da Ruju proprio per giustificare l'alleanza. D'altro canto, non è forse così strano che una banda di predoni arrabbiati voglia mettere a ferro e fuoco un insignificante villaggio di confine: mi faccio andar giù questa piccola forzatura e mi godo quindi la figura del General (ex colonnello), la cui malvagità ed astuzia lo rendono un degno avversario di Tex: si veda la scena dello sventato agguato nella gola, ad esempio. Al carisma dell'ufficiale disertore, si aggiunge quello di Ma', vero donnone androgino molto ben caratterizzata, e quello dello stesso Jerome, la mente dei Forrester, riflessivo, freddo, calcolatore. Quando GLB mostrava la corda, Sergio Bonelli ebbe l'intuizione di Nizzi, per aver letto il suo Larry Yuma. Quando ad entrare in crisi fu quest'ultimo, ecco subentrare un "prodotto del vivaio" come Boselli, che si dimostrò subito all'altezza dei veterani; ora che anche il nostro Borden, pur essendo in gran forma, ha bisogno ogni tanto di rifiatare, ecco tirar fuori l'asso Ruju, degno erede dei suoi predecessori (anche se ancora aspettiamo il suo capolavoro...): fortunato Tex e fortunati i suoi lettori, con questa Casa Editrice che pesca sempre le giuste carte dal mazzo...
  14. Leo

    Interviste Agli Autori

    Grazie ad Ymalpas per questa bella seppur breve intervista. Ho apprezzato soprattutto la domanda sulle storie a cui si sente più emotivamente legato: Nizzi risponde citando alcuni Texoni, con la prima storia che è Fiamme sull'Arizona; per la serie regolare cita Fuga da Anderville. Mentre sulla seconda penso ci sia concordia tra i fans circa il fatto che si tratti probabilmente della sua storia più bella, molto meno considerata è Fiamme sull'Arizona, che invece io ritengo, nella sua classicità, una delle storie più belle di sempre.
  15. Assolutamente d'accordo sulla superiorità di Nizzi nei duetti comici.
  16. Ne possiamo parlare nel topic apposito, ma dovrei prima rileggerla Magari ad una seconda lettura cambio idea , come mi è successo in passato.
  17. Paco io non la ricordo bene. Ricordo solo che mi parve senza senso alcuno, soprattutto nella coerenza dei personaggi, che si muovono senza alcuna logica. Sono andato a rivedere il topic di quella storia e lì avevo scritto un.commento lungo e poco leggibile (anche per via della punteggiatura che è un po' saltata con la migrazione) in cui però spiegavo perché trovassi la storia abbastanza assurda. Anche Wasted years la commentava più o meno negli stessi termini all'epoca. Io do' molta importanza alla credibilità intrinseca dei personaggi e delle loro azioni: quando si muovono senza alcuna coerenza, solo per fare andare avanti la storia, la lettura mi diventa intollerabile. Donovan per me è un personaggio totalmente fallato, Tex lì è un Tex che non ne imbrocca una...insomma nel.Topic scrivo.perché. Poi non è che voglia imporre il mio parere: mi ha fatto piacere che anche GLB (ed ora apprendo anche Virgin) la pensasse come me
  18. ma no, non ti auto-bannare dai... siamo in un forum di discussione... Quindi non è tutto demerito di Nizzi, anche se questi non si è fatto pregare per ridicolizzare il nostro... meno male che è arrivato Borden dai.
  19. Io la trovo una delle peggiori di Tex, anche se non si fa leggere male. Il vizio non sta nella piacevolezza della lettura, quanto nel fatto che è sconclusionata. E non lo dico (solo) io, lo dice il grande GLB . Piuttosto, nessuno ha risposto alla mia domanda, ed io sono troppo pigro per riprendere i vecchi Tex del tardo GLB. Ma, dalla domanda degli intervistatori, forse dobbiamo rivedere i nostri giudizi su chi abbia realmente trasformato Carson in macchietta: se Nizzi, o Bonelli senior prima di lui...
  20. Intervista gustosissima, con alcuni spunti di discussione: - I Ribelli del Canada è "una vaccata di racconto": sostanzialmente concordo, anche se non condivido il fatto che tutte le cose che scrive Sergio sono un po' sconclusionate: ma il padre può permettersi di criticare, affettuosamente, il figlio, no? Ho sorriso di tenerezza, nel leggere questo commento così "burbero" nei confronti dell'operato del figlio. - "Tex non è la Treccani. Non se lo scordi mai": i primi ad esserselo scordato sono i suoi fans più sfegatati, visti i capelli che spacchiamo con pignoleria bizantina anche noi qui sul forum. - l'intervistatore dice: "ormai Carson è solo la spalla comica di Tex": proprio oggi, per ironia della sorte, abbiamo parlato di questo aspetto, imputandolo tutto alla penna di Nizzi. Io per primo sono stato autore di un commento non tenero in tal senso nei confronti dell'autore di Fiumalbo. Forse Nizzi, ricalcando pedissequamente - e bene - lo stile di GLB, ha ripreso di peso anche questo elemento? Francamente, dovrei rileggere l'ultimo periodo di GLB per un giudizio su questo; perciò chiedo aiuto ai lettori più esperti di me che avranno sicuramente migliore memoria: Carson macchietta è imputabile a Nizzi o invece già all'ultimo GLB? - Tex, ai giorni nostri, sarebbe "un Pannella che fa a cazzotti": quindi GLB era un radicale? Visto il suo carattere, anarchico e ribelle, ci può stare. - Domanda dell'intervistatore: "Tornando al Tex, non trova che i personaggi comprimari di Tex abbiano poco spessore psicologico? Non sarebbe meglio ogni tanto, non dico ridimensionarlo, ma almeno dargli degli avversari più degni del suo peso? Perché ultimamente Tex è troppo sicuro di sé, e poi non soffre mai".: un istanza di maggior spessore dei comprimari c'era già nell'82. Fortuna che una decina di anni dopo è arrivato Borden. E peccato per ciò che potevano dare Medda e Berardi: il primo, soprattutto, Tex lo ha fatto soffrire, in Bande Rivali. Forse fu "punito" proprio per questo: che spreco...
  21. Leo

    [678/679] Jethro!

    In un fumetto settantennale e confinato nel solo contesto western (diversamente dal tuo Dampyr, ad esempio), le trame fatalmente si ripetono. L'unico elemento che può differenziarle, renderle saporite, sono proprio questi tocchi autoriali, i rapporti tra i personaggi, le loro psicologie. Il tutto, peraltro, in questo caso è incastonato in una storia comunque d'azione, molto fedele alla tradizione e al personaggio. Questi "tocchi" non tradiscono Tex, ma lo arricchiscono: forse è il caso di non dare troppa importanza alle opinioni di tutti.
  22. Leo

    [678/679] Jethro!

    Meriteresti tu un monumento per quello che hai scritto in tutti questi anni, ma forse sbaglio anch'io perché diranno che sono un fanatico boselliano. Lo sono, ma che c'entra? A parte gli scherzi, non sono un talebano, non lesino critiche, e ad esempio ho evitato di commentare la tua storia di Yama perché non sopporto le mefistate: solo per dire che non sono prevenuto a favore, ma che cerco sempre di riconoscere a Cesare ciò che è di Cesare, e in tal caso davvero non si può che farti i complimenti per la bella storia western e per il purissimo Tex proposto. Di sicuro sarà successo anche questo, ma se anche fosse stato il primo episodio di linciaggio bene hai fatto a far muovere Glenn Corbett da Glenn Corbett, e non da mammoletta annacquata: è stato anzi un tocco di classe, sia averlo fatto agire in quel modo che averlo fatto, sia pure inconsapevolmente, confessare il giorno dopo...confessare un qualcosa che Tex in cuo suo già sapeva.
  23. Leo

    [678/679] Jethro!

    Non sono riuscito, ahimé, a leggere tutta la discussione con Texfan, utente cui va dato atto di aver rimpolpato un po' le discussioni sul forum sonnacchioso degli ultimi tempi. Credo peraltro che da parte sua non ci sia malafede, che non sia un hater, per intenderci, ma solo uno che ha una sua personale visione di Tex; il suo non lieve errore, a mio parere, è quello di ritenere che il "suo" Tex sia il Tex. Lo stesso gioco di Clementoni è una sorta di autogol, quello non è Tex, figuriamoci. Non ho nemmeno letto i post di TWO, anche se non escludo di farlo perché davvero sono curioso di sapere cosa non sia piaciuto stavolta a loro di questa storia, che è puro, purissimo, Tex. Questo secondo albo non ha tradito le attese: l'esordio - la scena con lo Sceriffo ridicolizzato e il simpatico siparietto della diplomazia - è molto divertente. A pagina 17, nell'ultima vignetta, c'è poi una frase a mio parere significativa: Glenn dice ad un membro del Klan a cui ha appena sferrato un pugno di ritenersi fortunato, la notte precedente, ad essersi imbattuto in Tex Willer; "il sottoscritto ti avrebbe cacciato una pallottola nella zucca e amen": quasi una sorta di confessione di quello che ha realmente fatto, la notte prima, con il commesso dell'emporio. E qui torno alla figura di Glenn Corbett, tratteggiato superbamente per tutta la storia: è un uomo che resta coerente con sé stesso, Tex l'accetta per com'è, conosce il vissuto di violenza dell'uomo e sa che non si trasformerà mai in agnellino. Io credo che Tex immagini che Glenn volutamente non abbia fatto prigionieri la notte precedente, da fine conoscitore di uomini quale egli è. Solo che in tal caso, mancandogli la certezza - non era presente alla scena dell'uccisione del garzone - preferisce soprassedere, non approfondire un sospetto che certamente gli ha attraversato la mente: è Tex, diamine, non lo si prende in giro facilmente. In questo suo lasciar perdere, perché in definitiva l'ucciso era un membro dell'odioso Klan, ci vedo una sorta di fatalismo, di umanità del nostro ranger, che sa perfettamente chi sia e cosa provi e di cosa sia capace il suo pard. Non a caso alla fine si separeranno: possono essere amici occasionali, di sicuro le avventure passate hanno creato tra i due un legame importante, ma troppo distante è il loro codice personale, troppo diverso il loro vissuto e il loro sentire. Una cosa i due condividono: la vita violenta: quando, al desco dei Caldwell, Jethro dice di voler riprendersi la sua vita, e di essere stanco della violenza, Glenn risponde, con ironia, che non ha conosciuto altra vita che quella della violenza. E tu, Tex? Gli chiede. "Forse - dice il nostro - ma è passato troppo tempo". Vite entrambe violente, per un periodo fuorilegge entrambi, ma diversi sono i moti del cuore dei due personaggi. Ecco perché possono essere compagni, ma non veramente amici. Ecco perché Tex può immaginare, e tollerare, che Corbett uccida un uomo - un bastardo, in definitiva - disarmato. Benissimo ha fatto Mauro Boselli a mantenere questo carattere di Corbett, preservandone l'autenticità e proteggendolo dalla stucchevolezza. Le critiche contrarie che ho letto anche qui mi trovano quindi in totale disaccordo. Altra scena puramente texiana è l'adrenalinica sequenza della cena a casa di Landon Stevens: l'intervento di Tex mi ricorda quello de La Ballata di Zeke Colter: il nostro si prende un rischio grossissimo pur di uscire dalla situazione disperata in cui l'avversario, vigliacco e abile, lo ha costretto. "Io...non posso...farlo": tre parole (veramente quattro) scandite in tre vignette, dal sapore fortemente cinematografico. Non vedo cosa altro possa fare un povero Cristo per proporre un Tex più texiano di questo...
  24. Io invece credo che Bande Rivali sia un capolavoro...
  25. Aneddoto bellissimo. Medda è un mio rimpianto perenne, data la qualità delle sue due apparizioni...
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.