Un texone decisamente deludente questo disegnato da Alessandrini e non certo per colpa del grande disegnatore che pur proponendo un tratto non canonico nel complesso fornisce una prova più che dignitosa (al netto di un calo evidente nelle ultime tavole).
La storia firmata da Nizzi fin dall’inizio non sembra particolarmente originale ma tutta la prima parte l’ho letta con grande piacere, Sunday Jim è il classico personaggio del cercatore d’oro che suscita nel lettore una naturale simpatia e anche il gruppetto dei cattivi guidati dal bandito Cimarròn, dal ribelle apache Juh e dal balordo militare sembrano ben caratterizzati, fino al riuscito colpo di scena che chiude il lungo incipit (e che riunisce tutti i personaggi) la storia procede per il verso giusto.
Tutta la lunghissima parte centrale è invece assai discutibile, una infinita serie di trovate ripetitive che porta il lettore (come i personaggi in scena) a girare in tondo in un carosello di agguati, fughe e continui capovolgimenti di fronte dove a dominare è purtroppo solo la noia.
Nizzi fa compiere ai suoi protagonisti SEMPRE le stesse azioni, i piani di attacco di Tex sono gli stessi di Juh e gli agguati notturni con conseguente fuga dei cavalli (poi puntualmente sempre recuperati) si susseguono senza sosta, è una narrazione piatta e ripetitiva che non convince mai.
Come del resto non convince un Tex che è quasi sempre in balia degli eventi e quasi mai protagonista dell’azione, che è costretto a tradire suo fratello di sangue Cochise trascinandolo di fatto nelle mani di Juh e che alla fine può vantare una sola azione degna del suo nome, cioè la liberazione di Sunday Jim dalle mani di Cimarròn nella prima parte della storia.
Molto peggio fanno i suoi pards, di fatto delle semplici pedine “invisibili” per gran parte della vicenda, mi sfugge in tutta onestà il senso di inserire tutti i pards in una storia se poi di fatto non li si rende protagonisti di nessuna azione degna di nota, e il problema di fondo non è che Tiger e Carson si fanno catturare facilmente dagli apache, che Carson si fa stendere in un duello diretto con un indiano e che Kit lo ricordiamo per essersi appisolato mentre Tex osserva il campo di Cimarròn, il fatto è che proprio non fanno nulla per tutta la storia a parte interpretare gli ostaggi del nemico di turno.
Il finale è un classico del genere caccia all’oro, una conclusione prevedibile ma nel complesso dignitosa, anche se la spiegazione scientifica di Tex sull’arsenico nativo fa decisamente sorridere, la sospensione d’incredulità è un elemento fondante del rapporto tra lettore e scrittore e proprio per questo non bisognerebbe abusarne.
Storia: 5 Disegni: 7