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TWF - Tex Willer Forum

juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. Finalmente, questa mattina, ho avuto il piacere di trovare lo Speciale in edicola, ed il piacere ancora più grande di leggerlo tutto di un fiato. Ne sono rimasto favorevolissimamente impressionato, onde per cui non riesco ad attendere di scrivere un mio commento, promettendo come sempre di non rivelare dettagli "compromettenti", che possano rovinare la lettura a chi non abbia ancora avuto modo di goderne. Un albo a dir poco insolito, trattandosi di fatto di una storia, molto probabilmente l'unica vera e propria (nel senso di lunga, se si eccettuano le brevi e comunque gradevoli storielle dei comprimari che ultimamente leggiamo sul Magazine), in cui Tex non compare, salvo in un breve flashback. Una storia a mio avviso molto ben sceneggiata da Recchioni ed altrettanto ben disegnata da Andreucci, molto toccante ed a tratti struggente, che ritengo lasci capire una volta per tutte chi sia stato davvero Sam Willer: non solo l'"altro Willer", come molti - personaggi immaginari de il fumetto e, forse, qualche lettore in carne ed ossa - di fatto devono averlo spesso bollato, bensì un Uomo con la U maiuscola, probabilmente ed a torto non troppo sicuro di sé a causa della parentela "ingombrante" con Tex, a suo modo un sognatore, magari anche ingenuo ma comunque mosso da un ideale, poiché convinto che il ricorso alla violenza ed il farsi giustizia da sé non siano necessariamente le soluzioni migliori. In ogni caso, un Uomo che ha pienamente dentro di sé l'onestà, l'integrità e l'innato senso dell'onore dei Willer. Lungo le pagine dell' albo, del resto, si può ben vedere come, se costretto, Sam sappia difendersi più che bene da solo, senza necessariamente rinunciare ad essere sé stesso, vedasi il momento della resa dei conti col vecchio nemico/amico/lavorante John (personaggio, questo, a mio parere magistralmente caratterizzato da Recchioni nella sua ambiguità mista ad una sorta di eterna indecisione circa le azioni compiute e da compiere). Assai ben caratterizzata anche la bella Susan Harris, donna determinata e profondamente legata a Sam, . In conclusione, per quanto mi riguarda promozione a pieno voti per questo secondo Speciale Tex Willer!
  2. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    @PRuju, grazie per la risposta ed i chiarimenti contenuti nel suo post, che ho letto con attenzione ed ha fugato i miei dubbi di lettore. Contestualmente, vorrei rivolgere un plauso anche a @Betta 53 per la segnalazione, che ha opportunamente portato un argomento decisivo al definitivo chiarimento della quisquilia. Per quanto mi riguarda, posso trarne che a volte dovrei leggere e rileggere con maggiore attenzione, senza farmi trasportare troppo dalla mia frenesia di lettore ...
  3. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Premetto che il mio sospetto potrebbe avere un qualche fondamento solo nel caso dovessimo apprendere che le presunte incongruenze circa la fuga di Gregorio e l'ubicazione esatta di Puerto San José nella storia (nella realtà è sulla costa pacifica) non sono tali, ma solo SE... In ogni caso manterrei ancora un po' il riserbo su tale dubbio, ma prometto e sarò lieto di vuotare il sacco in ogni caso quando uscirà il prossimo albo .
  4. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Tutte giustissime considerazioni le tue, così come è plausibilissima ed assolutamente condivisibile l'ipotesi da te avanzata circa il rapporto di lunga data tra Montales ed il capitano della nave che dapprima riportò lui e Tex da Cuba ed ora li ha portati in Guatemala. Tuttavia, credo - se sbaglio ti invito a correggermi - che ti possa essere sfuggito il succo della questione: anni prima, Gregorio fu costretto ad abbandonare precipitosamente il Guatemala saltando su una barchetta ed avventurandosi nell'Atlantico (dove, per l'appunto, fu salvato per un soffio da Tex); in questa avventura, Tex e compagni giungono in Guatemala via Pacifico, e ci sta tutto (sia perché in effetti Città del Guatemala è assai più vicina alla costa pacifica che a quella atlantica), quello che però non mi torna - e credo non torni manco a Letizia - sta nel fatto che, in pochi giorni, Tex e Tiger accompagnano Gregorio fino al suo vecchio villaggio, che a rigor di logica dovrebbe trovarsi nei pressi della costa atlantica. Percorrere tanti chilometri a cavallo (stando a Letizia, circa 400, mica cotica!) in così pochi giorni, oltretutto in un territorio coperto in buona parte da lussureggianti foreste, mi sembra oggettivamente impossibile. Da qui, dunque, il dilemma: trattasi di svista oppure altro? P.S. Se non dovesse trattarsi di un errore, mi sovviene un dubbio e di conseguenza un sospetto...
  5. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Un'incongruenza, quella evidenziata da @Letizia, che effettivamente avevo notato anche io, pur non facendovi cenno subito ma riservandomi di farlo in un secondo tempo. A questo punto, non mi resta che accodarmi a Letizia ed attendere al pari suo eventuali ragguagli e/o chiarimenti in merito .
  6. Ancor più di quella vignetta, comunque estremamente suggestiva, a me ha sempre emozionato l'ultima pagina della storia, quando Tex, in risposta alla predica del prete secondo cui nella vita di Glenn bene e male avevano avuto eguale spazio, getta nella fossa i due coltelli che egli stesso aveva dato a Glenn e Kirby Doyle durante la scorreria dei Comanches. Talmente toccante, a mio modo di vedere, che mi prendo la libertà di riportarla a seguire... Da pelle d'oca...
  7. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Secondo albo ancora migliore del già ottimo primo, benché anche questo abbia ancora assolto ad una funzione per lo più preparatoria di quella che sarà la vera e propria avventura, quando la vicenda entrerà davvero nel vivo. I dettagli forniti sinora, in ogni caso, hanno regalato una bellissima storia, per cui non posso che convenire anche io circa la superba prova sinora data da Ruju, forse sinora la sua migliore in assoluto sulle pagine di Tex. In ulteriore crescendo, parallelamente, anche i disegni di Biglia. Tutto lascia presagire, dunque, che lo standard della storia possa continuare a salire di livello di albo in albo...
  8. Che io sappia non vi sono funzioni specifiche che ti rimandino immediatamente agli albi in questione, ma ovviamente non ho alcun problema ad indicarteli "di persona": Il ritorno del Morisco, albi # 452-453-454, e poi A sud del Rio Grande, albi # 506-507. Questo è tutto, almeno per ora (poi chissà che prima o poi...). E dopo questo singolare OT, volevo segnalare - benché creda che molti già lo sapessero - che Klaatu è stato anche il nome di un gruppo rock canadese attivo tra il 1973 ed il 1982, ora sciolto, che aveva come si può a questo punto intuire preso spunto dal protagonista del primo Ultimatum alla Terra...
  9. Grazie, @Jim Brandon ! Probabilmente mi hai tolto ogni dubbio
  10. Avrei una curiosità, per la quale vorrei girare una domanda ad eventuali bene informati. Donde proviene il nome del leggendario guardiano Klaatu? Al tempo gli autori attinsero ad una leggenda indiana, presero spunto da altro, oppure ancora si trattò di un nome del tutto inventato? La domanda mi è sorta dopo aver visto trasmettere sere fa in tv Ultimatum alla Terra, film in cui Keanu Reeves interpreta un personaggio il cui nome è appunto Klaatu. Essendo il film del 2008 e questa storia del 1994, è facile dedurre che il nome del guerriero Kaibab non abbia certo potuto trarre origine dal personaggio interpretato da Reeves, ma al contempo presumo anche che difficilmente gli sceneggiatori del film abbiano tratto spunto dalla storia di Medda. O mi sbaglio?
  11. Dopo l'ennesima rilettura di qualche tempo addietro, non posso che rivedere il mio primo giudizio - generoso ma con qualche timida riserva - e concordare con te: questa storia è insindacabilmente un CAPOLAVORO !!!
  12. Grande Tex, non è affatto così. Tex i guai se li va a cercare con il lanternino, nei suoi oltre 70 anni di vita editoriale non è (quasi) mai accaduto che il nostro si girasse dall'altra parte a fronte di un plurimo omicidio, senza contare che qui era già sulla pista giusta per scovare i colpevoli. Ma dove si è mai visto che, con un sospetto in testa su chi possano essere i colpevoli, il nostro se ne stia in panciolle a dare lavoro ai denti con quell'altro scansafatiche del suo pard anziano? Il Tex che conosco io avrebbe costretto il Vecchio Cammello agli straordinari, gli avrebbe fatto perdere la nottata piuttosto che perdere una pista promettente. Tex è un giustiziere, uno che interviene sempre, è sempre stato così. Non puoi dire che ti pare coerente che non voglia risolvere i problemi del mondo, perché Tex non è normale, non lo è mai stato, è sempre stato un folle totale e in virtù di questa sua follia ha ficcato sempre- SEMPRE - il naso nelle faccende altrui, quando c'era da raddrizzare un torto o assicurare degli assassini alla giustizia. Il Tex di Nizzi di questa storia è grave perché è profondamente SBAGLIATO, perché tradisce le caratteristiche fondanti del personaggio. Premetto e confermo che, in considerazione della sua brevità e nonostante questa evidente "caduta di stile", la storia di Nizzi a me non è dispiaciuta particolarmente, ma detto ciò devo dire di concordare con Leo: mai e poi mai il Tex che conosciamo sarebbe capace anche solo di delegare ad altri indagini o accertamenti riguardanti un omicidio. Ho ricordo di alcune volte in cui Tex, magari perché alle prese con altre indagini delicate, si sia limitato a non garantire che avrebbe potuto occuparsi di rimediare ad un'ingiustizia (mi sovviene, a titolo di esempio, Il cavaliere solitario di Nizzi e Kubert, nello specifico quando Tex, a caccia degli assassini della famiglia di un vecchio amico, non garantisce al contadino Hiram di poter rimettere in riga il prepotente ranchero Barrett, salvo poi ovviamente occuparsene), ma mai e poi mai Tex rinuncerebbe a voler punire di persona un assassino.
  13. Premettendo e ribadendo che le storie di quest'ultimo Color a me nel complesso non sono affatto dispiaciute, la proposta di cui parli e che intendi avanzare riguarderebbe solo i Color di storie brevi o includerebbe anche quelli estivi contenenti un'unica lunga storia?
  14. Come nel caso de Il Bisonte Bianco, solo nei giorni scorsi ed a distanza di anni sono andato a rileggermi questa insolita storia di Tex, che ricordavo in maniera approssimativa. La trama, curata da Nizzi e - superfluo specificarlo - decisamente affine a Il libro della giungla di Kipling, è tanto insolita quanto piacevole, e soprattutto molto toccante: non essendo genitore, posso solo immaginare cosa potrebbe provare un padre nell'avventurarsi alla ricerca di un figlio scomparso nella foresta una quindicina di anni addietro, quando era pressoché ancora in fasce, e posso solo immaginare il magone ed i mille timori che possano affollarsi nell'animo di una persona alle prese con una ricerca simile, e dall'esito tutt'altro che scontato. La ricerca fortunatamente ha esito positivo, Tex, Carson e Randall scoprono che John è ancora vivo, dopo essere stato allevato da un branco di lupi, ed in queste ultime vignette il pathos, già notevole lungo tutto il corso della storia, raggiunge il proprio apice (con la complicità di Ticci, che illustra il circostante paesaggio selvaggio ed incontaminato con superlativa bravura): il ragazzo tiene a bada i compagni di branco, si avvicina al padre, lo riconosce e, dopo un improvviso e toccante saluto ai lupi, accetta di seguirlo per tornare alla civiltà, dove nuove e non meno ardue sfide lo attendono. Altro elemento che rende insolita questa storia, il ricorso all'azione cui Tex e Carson fanno ricorso in appena due circostanze, per fronteggiare le minacce portate direttamente o indirettamente dal giovane soprastante Willie e da suo zio Ruby, mossi da un sentimento vecchio quanto il mondo quale è l'avidità di denaro. Interessante e non banale, a mio parere, soprattutto la figura dello zio Ruby, sempre prodigo di (cattivi) consigli nei confronti del nipote, ambizioso ma forse non ancora del tutto smaliziato. Non è del resto da considerarsi un caso che, poco prima di tendere il secondo fallito agguato a Tex e compagni, lo zio consigli al nipote di astenersi dal partecipare attivamente dell'agguato che, nelle loro intenzioni, dovrebbe concludersi con la morte dei rangers e del ranchero: Ruby, infatti, ritiene suo nipote troppo giovane, e potenzialmente ancora troppo incline ad eventuali "pericolosi" (per i loro progetti, si intende) rimorsi di coscienza. Astensione che, tuttavia, non salverà Willie da una brutta e cercata fine.
  15. Mi permetto di dire a coloro che, adducendo una qualsiasi legittima motivazione, hanno rinunciato ad acquistare quest'ultimo Color, che a mio parere hanno commesso un grande errore. Non intendo scendere nei particolari delle varie storie brevi per non guastare la sorpresa a quanti attendono con ansia di leggerlo mai non hanno ancora avuto modo di farlo, mi limiterò pertanto a riportare qualche celere considerazione, ed inizio in primis col dire che a mio giudizio le cinque brevi storie di questo Color sono tutte di ottima caratura, nient'affatto banali e tutte esaustive nella loro contenuta lunghezza. Personalmente, promuovo senza riserve anche i disegni e la colorazione, che anche io ho avuto l'impressione sia notevolmente "ingentilita" e raffinata rispetto alle precedenti uscite della collana. La migliore di tutte, a mio parere, è La casa del giudice di Boselli&Carnevale, dotata di quella cupa atmosfera gotica già assaporata nel Texone della medesima coppia uscito la scorsa estate, capace di generare un contesto sobrio ed accattivante. A seguire, una menzione speciale va a Il mio nome è Waneka, degnamente sceneggiata dall'esordiente Filippo Iiriti (chissà se è un frequentatore del Forum, o perlomeno io non ne so nulla) con i disegni di Bruzzo e la Bendazzoli ai colori, storia ben imbastita per quanto, se posso permettermi, la piega che essa avrebbe preso la si era intuita sin dalla comparsa del calesse. Stessa sensazione di prevedibilità che ho avuto nel leggere la pur piacevole Sulla pista per Prescott, sceneggiata da Nizzi con disegni di Candita e colorazione della Bendazzoli: fin dall'arrivo di Tex e Carson sulla scena del crimine avevo intuito come si sarebbe sviluppata la vicenda. Piacevole e sostanzialmente priva di sbavature Rotaie di Ruju, con Michelucci ai disegni e Celestini ai colori, così come si lascia apprezzare anche Al palo della tortura, anche questa sceneggiata da Ruju con l'ausilio del mitico Aldo Di Gennaro ai disegni e Vattani ai colori, purtroppo in parte viziata (unico vero e proprio appunto negativo che mi sento di muovere) da una imprecisa gestione tecnica e grafica della cronologia della storia. Nel complesso, comunque, ribadisco il mio apprezzamento generale per tutte e cinque le storie, e di concerto non posso che confermare ancora una volta la qualità e l'originalità di gran lunga superiori dei Color invernali di storie brevi rispetto a quelli estivi, contenenti storie di lunghezza classica che difficilmente riescono a lasciare il segno.
  16. Da tempo immemore non rileggevo questa storia, ed oggi pomeriggio ho deciso di provvedere anche per rinfrescarmi la memoria, poiché la ricordavo per sommissimi capi. E devo ammettere che non la ricordavo così coinvolgente e ben articolata da Nizzi, coadiuvato dai magistrali disegni di Fusco, particolarmente a suo agio nel trasmettere su carta l'autentica essenza della natura pressoché incontaminata di un territorio all'epoca ancora vergine come il Wyoming. La carta vincente della storia, inutile precisarlo, è Joke Langley, ex cacciatore di bisonti divenuto ricco e potente rancher, ossessionato da un incubo che lo vuole destinato a morire ucciso da un rarissimo bisonte bianco. Nizzi ha saputo tratteggiarne egregiamente la complessa personalità, dipingendolo non come il classico allevatore prepotente e canaglia (anzi, in alcuni frangenti mostra una spiccata umanità, come quando dapprima tenta invano di salvare il suo cowboy dalle rapide del Platte e poi si premura di dargli una degna sepoltura), bensì come un individuo che, pur avendo raggiunto ricchezza, potere e rispettabilità, è totalmente in balìa della propria ossessione da perdere via via lucidità e discernimento (basti pensare all'evasione, da lui congegnata e perpetrata, di Laskiss, indispensabile per guidarlo dal "nemico"), al punto da decidere di andare in cerca del bisonte bianco per abbatterlo ed esorcizzare la fobia di cui è ostaggio, di fatto diagnosticando da sé il rimedio al male che affligge la sua psiche. Da brividi la sequenza dello scontro tra lui e l'animale che, quasi fosse dotato di discernimento umano, non solo non scappa appena lo vede, ma anzi raccoglie la sfida e lo uccide travolgendolo, dopo il colpo di teatro del misterioso malfunzionamento del fucile di Langley. Per quanto la sua ossessione sia da condannare, in quanto rischia di provocare la violenta reazione dei Cheyennes, per i quali il bisonte bianco è sacro, Langley suscita in qualche modo un po' di pena, al contrario dell'acido e subdolo Laskiss, spregevole individuo che specula senza ritegno sulla fobia dell'allevatore e ne asseconda le intenzioni. Fortunatamente, Tex provvede a toglierlo dalla circolazione, rimediando ad un errore commesso appena prima nel crederlo già morto. Errore che fa il paio con lo scontro con Volpe Macchiata, in cui Tex, in fuga dalla banda di teste calde guidata dall'indiano, non si avvede della vicinanza dell'avversario prossimo a saltargli addosso. Un Tex, dunque, che - insieme a Carson - pur non avendo a che fare con avversari particolarmente insidiosi (eccetto Laskiss), se la vede brutta in più di un frangente, riuscendo comunque ad avere l'ultima parola nei momenti topici.
  17. Nizzi o Civitelli ? Probabilmente entrambi...
  18. Approfittando della copiosa ed incessante pioggia di questo pomeriggio, sono andato a rileggermi questa storia che, vi dirò, non mi è mai dispiaciuta, anzi. Certo, lungi da me sostenere si tratti di una storia epica né che la trama sia particolarmente originale. Non si tratta del resto della prima guerra tra allevatori in cui Tex si trova coinvolto, per cui era difficile aspettarsi troppi arzigogoli sceneggiativi, e si può anzi dire che nel complesso la storia fila abbastanza liscia e coerente, senza inciampi che possano comprometterne la sostanziale riuscita. L'elemento che, a mio parere, rende questa storia, pur non memorabile, comunque dilettevole, risiede nella caratterizzazione e gestione dell'antagonista di turno, Tessy Malone: donna ambiziosa, fredda e determinata, totalmente priva di scrupoli ma al contempo abbastanza furba da agire senza eccessiva platealità, al contrario ponderando sempre ogni misfatto senza calcare troppo la mano (fino, almeno, a quando Tex le brucia il ranch e lei va ad Helena per attirarvi il Nostro in trappola), donna inoltre consapevole della propria avvenenza, che non esita a sfruttare per manipolare il mandriano Jubal Ford. Una vera e propria "vipera in gonnella", come la definisce Tex, e non avrebbe potuto adoperare definizione più consona: dapprima non esita a fare uccidere a sangue freddo il vecchio soprastante, poi non ha scrupoli nel far rapire il giovane Pat e rimandarlo a casa avvolto nel filo spinato come monito per il padre. A me, insomma, è sembrata un'antagonista non banale e da prendere con le molle, capace di dare non poco filo da torcere a Tex e Carson, dal canto suo fuori dai giochi per un largo tratto poiché impallinato ad.una spalla, ma in grado di tornare in scena al momento decisivo per salvare la pellaccia a Tex. Citazione doverosa per gli Starrett, padre e figlio, onesti allevatori vessati dalla prepotenza e dalla sfrenata ambizione di Tessy Malone, ed anche per lo sceriffo di Riverton, non certo un cuor di leone ma a suo modo onesto e, soprattutto, assai caricaturale. Bellissimi i disegni di Fusco, in grado di esaltare al meglio una vicenda tipicamente western.
  19. Nessun problema, trattasi semplicemente di un dubbio da me sollevato circa la sua esatta collocazione, dal momento che ne Il totem misterioso ed in questa storia Culver City (o Calver City, come se non erro era originariamente trascritta) è collocata in Arizona, mentre nella storia Ritorno a Culver City, sceneggiata da Nizzi nel 2003, questi la collocò in Texas. Il dilemma è stato infine risolto da @borden in persona, che ha chiarito una volta per tutte che Culver City è da ritenersi in Arizona. Spero di averti riassunto esaustivamente la questione .
  20. Idea senza dubbio estremamente suggestiva, anche se credo di difficilissima realizzazione, usando un eufemismo ..! Certo, se la SBE dovesse smentirci e prendere in considerazione l'ipotesi, non ne sarei dispiaciuto, ma temo rimarrà una pia illusione ... Che la Culver City de Il totem misterioso fosse in Arizona lo avevo intuito, infatti, volevo semplicemente evidenziare tale incongruenza e fugarmi in via definitiva tale dubbio. Sono lieto che sia stato diradato .
  21. Ecco dunque svelato l'arcano... Grazie, @F80T. In effetti anche io, avendo riletto di recente Il totem misterioso, avevo notato che Coffin continuava a fare base a Culver City in Arizona, ed il confronto tra quella storia e quella di Nizzi del 2003 aveva ulteriormente contribuito a creare confusione. P.S. Inutile precisare come ciò non può non indurmi a rivalutare negativamente Ritorno a Culver City di Nizzi ...
  22. Secondo albo che, sulla falsariga del primo e con l'ovvio e condivisibile intento di arricchire di dettagli l'adolescenza del giovane Tex Willer, contiene in sé una buona dose di modifiche rispetto a quanto avvenne ne Il passato di Tex. Modifiche che, nel complesso, non vanno a stravolgere quel mitico racconto delle origini, ma vanno piuttosto ad impreziosire il passato del Nostro, per cui da parte mia si tratta di una cosa assolutamente ben accetta. Ma come accade sovente, vi è un'eccezione alla regola, un'evidente discrepanza con quanto narrato a suo tempo in Comunque sia, dopo aver molto apprezzato questi due numeri di viaggi nei ricordi che sanno tanto di preludio e contestualizzazione delle imminenti vicende, dal prossimo numero confido e mi aspetto che la situazione entri definitivamente nel vivo, tra azione e colt che cantano .
  23. Storia ben più che dignitosa, specie se la si valuta al netto della brevità e della trama di per sé non particolarmente originale, seppur impeccabile e sostanzialmente priva di punti deboli. Due, a mio avviso, i principali punti di forza: il primo, non occorre dirlo, il ruolo centrale di Tiger, di fatto vero protagonista della vicenda, costretto a fuggire ferito nel deserto dopo aver ucciso uno sceriffo per legittima difesa, inseguito da una masnada di molluschi notabili di Wickenburg misti ai tagliagole tagliagole di Jubal Lancey, tanto in gamba da portarli a spasso in attesa del provvidenziale arrivo in suo soccorso di Tex e Carson; il secondo punto di forza risiede, come opportunamente sottolineato da @Diablorojo82, nella caratterizzazione dei personaggi di contorno, a partire dall'astuto antagonista Lancey, molto abile nel convincere gli ingenui e perbenisti cittadini di Wickenburg circa la pericolosità di Tiger, reo di aver ucciso per legittima difesa il corrotto sceriffo Whitaker, informatore della banda. Senza dimenticare, ovviamente, il buon Willy Nolson, simpatico ubriacone che funge da preziosa fonte di raccordo tra i tre pards. Chiosa finale, come da mia consuetudine, sui disegni di Gilbert alias Giolitti, il cui tratto conferisce ai personaggi un'espressività molto particolare, che a me non dispiace affatto.
  24. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Assolutamente, colpa dell'abitudine ... Chiedo venia all'ottimo Ruju e ribadisco le mie ottime impressioni
  25. juanraza85

    [721/724] Attentato a Montales

    Primo albo che non ha decisamente deluso le aspettative, benché sostanzialmente introduttivo della vicenda vera e propria, che si può presumere inizierà già dal prossimo mese. Non che l'azione sia mancata, anzi per ben due volte Tex, i pards e Montales si trovano costretti a difendere la pellaccia (tre, se si considera il primo attentato cui Montales scampa per un pelo), tuttavia resta la mia impressione che quel che sinora abbiamo letto è solo un gustoso preludio alla vicenda vera e propria. Trama scorrevole e corredata al meglio dai disegni di un Biglia in gran forma, a Boselli personalmente do il merito di aver attorniato Tex ed i pards -più Montales, ovvio - di figure non banali, qualcuno apparente alleato poi rivelatosi al soldo del nemico, come il capitano Ramirez, ed altre come Gregorio che, seppur ancora in parte avvolte nel mistero (che promette di essere svelato nelle primissime pagine dell'albo di dicembre), sembrano aver fugato ogni dubbio circa la loro lealtà alla causa di Tex e Montales. Attendiamo fiduciosi l'imminente trasferta in Guatemala...
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