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pecos

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Messaggi pubblicato da pecos

  1. Come nella storia precedente (Mexico) ho messo in luce la presenza di elementi che sono considerati comunemente un marchio di fabbrica di Boselli, così dopo la rilettura di questa storia non posso non segnalare la presenza di due origlioni, soluzione narrativa per cui il buon Nizzi è stato più e più volte crocifisso. Anche in questo caso, credo che un'attenta rilettura delle storie di GLB metta in luce come l'uso di questo espediente di sceneggiatura non fosse per nulla raro nelle sue storie (è però questa, lo ammetto, una sensazione, non ho dati a disposizione; chissà se qualcuno ha mai fatto una statistica?). Ed è appunto una scelta narrativa che ho sempre mal sopportato, perché la percepisco come una scorciatoia per lo sceneggiatore per far proseguire la trama, senza star troppo a pensare a soluzioni differenti e creative.

    Poi, di nuovo, si tratta anche di considerare le storie nella loro globalità, senza focalizzarsi solo sui singoli episodi: questo "Dramma al circo" è davvero una signora storia, una delle storie mitiche della fascia 1-100! Di fronte ad una sceneggiatura così ricca e vivace, atipica per certi versi, anche le origliate passano in secondo piano. Ma, di nuovo, era lo stesso con Nizzi: gli origlioni nizziani ci sono sempre stati, sono ubiqui nella sua produzione, ma di fronte alle sue grandi sceneggiature del primo periodo passano in secondo piano; diventano invece rilevanti quando si sommano alla carenza di idee generale del suo ultimo periodo; quando le sceneggiature si fanno sempre più piatte e banali la presenza di soluzioni come le origliate non fa che affossarle ulteriormente.

    Rileggendo questa storia, non posso fare a meno di evidenziarne anche il legame con la nizziana "Oppio!", che è accomunata a questa dalla presenza della compagnia itinerante (là teatranti, qua circensi), dalle beghe interne tra i personaggi della compagnia, e... dagli origlioni! :lol: Sì, perché Nizzi, in quella storia, ne mette addirittura cinque, forse il suo record personale! Il confronto tra le due storie è impietoso: come è insulsa quella di Nizzi, questa invece merita un 8 pieno.

     

    Mi rendo conto che in questa recensione non ho parlato che di origlioni e di confronti con Nizzi...

    Per concludere, anche questa è una storia legata al periodo in cui è stata scritta, "ingenua" in alcuni passaggi, ma credo molto godibile anche per un lettore abituato ad un modo di narrare più moderno.

  2. <span style="color:red;">48 minuti fa</span>, Diablero dice:

    P.S.: Una curiosità (forse) su questa storia. Molti anni fa, ancora da bambino, mi misi a cercare l'ultima apparizione di Dinamite negli albi di Tex. Se non ricordo male, avviene proprio in questa storia, nel numero 64.

    Questo "temporaneo ritorno" di Dinamite (che non era più nominato nella serie da diverso tempo, questo fu un fugace ritorno) mi fa sospettare che questa storia sia stata scritta prima delle altre storie "contemporanee". La prima pubblicazione originale (1964) fu subito dopo la prima storia disegnata da Nicolò, all'inizio della serie "Nebraska" (la 33a serie a striscia, la prima brossurata).  Con quella serie la produzione di striscie di Tex era passata da 32 alla settimana (equivalenti a circa 50 pagine attuali al mese) a 72-80 (equivalenti a circa 110-120 pagine attuali al mese) un ritmo non più sostenibile dal solo Galep nemmeno con l'aiuto di Muzzi e Gamba. Quindi era diventato necessario mettere su Tex altri disegnatori (Nicolò e poi Letteri), e anche a Gamba fu data la possibilità di disegnare quasi completamente una storia, questa (con le solite faccine di Galep...). Beh, non penso che si sia partiti "alla garibaldina" con questo aumento di pagine e con disegnatori nuovi senza avere già diversi albi disegnati (cosa facevano se poi i nuovi disegnatori non completavano le storie?)

    E l'accenno a "Dinamite" mi fa sospettare che almeno l'inizio di questa storia risalisse a diverso tempo prima, forse in un primo tempo "bocciato" e messo in un cassetto...

     

    Qualcuno sa qualcosa al riguardo?

     

    Confermo la presenza di Dinamite in questa storia, nominato però soltanto nelle prime pagine, cosa che confermerebbe i sospetti di Diablero. (Leggendo il nome di Dinamite sono quasi sobbalzato sulla sedia... ma che ci fa in questa storia?? :lol:). Però non so dirti altro. Aspettiamo @Carlo Monni

     

  3. Prendo una storia a caso di GLB, una di quelle del primo centinaio, che forse non ho mai più riletto dopo la prima volta, e... guarda un po'! C'è un personaggio "grigio", un ladro di bestiame col senso dell'onore! E Tex si allea con lui! Aspetta, aspetta... nell'ultima parte della storia questo ladrone, Cisco, diventa addirittura il protagonista, conduce le danze dell'assedio al ranch di Don Romero, sì, proprio così... ruba la scena a Tex! Ma dai... allora non le ha inventate Boselli queste cose, allora c'erano anche prima!

     

    Prendo una storia a caso, e ci ritrovo tutti quegli elementi che solitamente sono considerati il marchio di fabbrica della scrittura di Boselli. Leggete il post di Paco prima del mio, che analizza in grande dettaglio questo aspetto e mette in luce come questa storia sia paradigmatica della presenza di questi elementi anche in GLB.

     

    Trovo che tante discussioni che facciamo sul forum spesso si basano su cliché, su luoghi comuni che si sono radicati nella nostra percezione da anni e anni di discussioni, ma che alla resa dei conti non sono altro, appunto, che cliché: è vero che Boselli, nel suo approccio a Tex, ha sviluppato molto di più alcuni elementi, ma sbaglia chi nega che in GLB fossero sporadiche eccezioni, sono invece più presenti di quanto si tenda a pensare comunemente.

    Poi, ovviamente, questo non vuol dire che l'approccio dei due autori sia lo stesso, anzi le differenze sono profondissime, anche nella frequenza con cui certe situazioni sono proposte. Borden ci costruisce una storia attorno a un personaggio tormentato, le storie di GLB sono invece pura azione, in cui i personaggi si ritagliano uno spazio e sono sempre definiti da ciò che fanno (lo stesso Cisco di questa storia non ha lo spessore psicologico dei personaggi boselliani).

     

    Beh, per concludere con un commento a questa storia, ci sono senza dubbio alcuni elementi di interesse, come quelli appena menzionati, e scene decisamente gustose come da tradizione del grande GLB. Al di là di questo è una lettura piacevole, anche se quel modo di narrare - tipico delle storie del primo centinaio - risulta sempre un po' datato.

    • +1 1
  4. <span style="color:red;">13 minuti fa</span>, Leo dice:

    Non estraneo a questo mio gradimento c'è il tratto di Muzzi, che pur non essendo esaltante nella resa dei volti dei pards (il suo Carson non è granché e il suo Tex non lo conosciamo nemmeno visto che i volti sono di Galep) propone comunque un buon western, rude e dinamico. Mi sono sempre chiesto come mai abbia terminato la sua collaborazione così presto con Tex (o proprio con la casa editrice?). Cosa ha fatto dopo? Alla sua fuoriuscita dallo staff texiano può aver contribuito il fatto che non gli facessero disegnare i volti di Tex? Se i soliti ben informati volessero o potessero rispondere, si assicurerebbero la mia gratitudine.

     

    In effetti, pur essendo uno dei disegnatori "storici" di Tex insieme a Galep, Letteri, Ticci e Nicolò, e nonostante il suo contributo direi fondamentale alla storia di Tex, Muzzi è poco ricordato dai lettori. Il suo tratto, benché puramente western, non è così apprezzato, e forse ha contribuito anche il fatto che gli sono sempre state affidato storie "minori", tra cui comunque alcune si fanno ricordare: "La dama di picche" e, soprattutto, la mitica "Canyon Diablo".

  5. Just now, Barbanera dice:

    Medda conosceva poco il personaggio.come del resto Segura.

    Bande Rivali ha il grosso, enorme limite della location (sbagliatissimo ambientarlo in Arizona) delle atmosfere cupe ma soprattutto,a parer mio,del mancato sfruttamento sia di alcune tematiche (i carpetbagger) sia di figure interessanti e "bruciate" un po' a caso:ad esempio il governatore Addison e il senatore grasso col sigaro...si poteva forse approfondire un po' di più la "congiura" Yankee e la faida interna alla Pinkerton...Boselli e Nizzi avrebbero trovato il modo di ampliare la trama e farne un capolavoro.il il bordello non disturba affatto, è il meno.

    Secondo me è sfruttato male il soggetto...in più i Chase sopravvivono e Tex rischia di essere ucciso da una vecchia infernale...un po' esagerato.

     

    Sì, è vero che Medda mette tanta carne al fuoco e introduce delle sottotrame che alla fine rimangono solo accennate ed in parte inespresse... L'intrigo politico e gli intrallazzi tra O'Bannion, il governatore Addison e il senatore col sigaro si sgonfiano immediatamente con l'uscita di scena del corpulento agente Pinkerton (uscita di scena piuttosto sbrigativa, tra l'altro, per un personaggio di quello spessore).

    In effetti anche la scena nella miniera con ma' Chase è piuttosto estrema ed inusuale, ma senza dubbio ad effetto...

  6. <span style="color:red;">33 minuti fa</span>, Leo dice:

    Adesso ve ne dico un'altra e vi autorizzo a farmi fuori dal forum: non ho mai più riletto Black Baron 😄

     

    Eh vabè, se la metti così allora io posso confessare che mi piacciono "Caccia l'uomo" e "I ribelli del Canada", così ci bannano in due :lol2:

    • Haha (0) 1
  7. <span style="color:red;">27 minuti fa</span>, Leo dice:

    Bellissimo post, pard. Che immagino rispecchi in pieno il pensiero di Sergio Bonelli. Io, a differenza di te, avrei puntato su Medda perche ho amato questo suo esordio, ma capisco le perplessità che dovettero esserci anche all'epoca e che tu hai ben riassunto.

     

     

    Una piccola precisazione: da quello che leggo nei post precedenti, le perplessità di Sergio Bonelli, e di parte dei lettori, erano in realtà maggiormente legate alle scene "off-limits", come quelle nel bordello: ecco, ci tengo a sottolineare che per me quelle scene non presentano nessun problema. Quello che trovo un po' stonata è l'atmosfera cupa e crepuscolare che permea questa storia: ecco, sono ben lieto di leggere anche storie di questo tipo su Tex (infatti anche per me Medda rimane un rimpianto), ma allo stesso tempo credo che vadano proposte solo sporadicamente, senza continuità.

     

  8. 21 minuti fa, Carlo Monni dice:

    Opinione del sottoscritto: "Il figlio di Mefisto" è una delle dieci migliori stprie di Tex in assoluto

     

    Forse non nelle mie prime dieci, ma senza dubbio nelle mie prime venti.

     

    Cita

    mentre "Mefisto" è la seconda peggior storia della saga di Mefisto e Yama

     

    Credo di non averla mai riletta dopo la sua uscita, o forse una sola volta, il che la dice tutta su quanto mi sia piaciuta. "Il figlio di Mefisto" e "Black Baron" - che per me sono le due migliori della saga di Mefisto e Yama - le so quasi a memoria. E Galep qui è al top, a me in queste due storie piace anche di più che ne "Gli sterminatori".

     

    Approvo il giro di chiglia per Leo :lol2:

     

    ps: a parte gli scherzi, capisco come questo tipo di storie possano non piacere a Leo. Lui è un lettore che non ama il fantastico, a cui piacciono le storie realistiche in cui ogni passaggio di sceneggiatura ha giustificazioni ben delineate, senza troppi voli di fantasia... non c'è nulla di male

  9. Una storia che non ho mai amato, per quanto ne riconosca gli indiscutibili pregi. Medda inserisce nella sceneggiatura davvero tanti elementi diversi e ben amalgamati: gli intrighi politici, il ruolo del giornalismo, i carpetbagger, la rappresentazione del Sud degli Stati Uniti (per quanto la collocazione geografica in questa storia sia sballata). È per questo motivo una storia complessa, un esordio che davvero non può passare inosservato.

    È però anche un western crepuscolare, cupo, violento, molto lontano dalle atmosfere classiche del Tex di GLB e dei primi quattro centinai; d'altra parte, lo stesso Medda fa dire ad uno dei suoi personaggi che "Le cose stanno cambiando, Tex... La frontiera è stata raggiunta, gli indini sono quasi tutti chiusi nelle riserve... Il West non è più quello che conoscevamo... si sta trasformando", parole che suonano quasi come una dichiarazione d'intenti da parte dell'autore sardo. Cupezza dell'atmosfera portata all'estremo dai disegni di Blasco, carichi di neri, sporchi, certamente adattissimi per questo tipo di storia.

    Sugli episodi "incriminati", di cui si parla sempre quando si cita questa storia, non ho molto da dire se non che non li ho trovati per nulla stonati o "inaccettabili", come vorrebbe qualche purista del verbo texiano; tuttavia, se sono stato contento di vedere una volta tanto Tex in difficoltà nello scontro con O'Bannion, quello su cui ho da ridire è il modo in cui ne esce, ovvero con un colpo basso: questa è la vera criticità di quella scena, perché Tex può essere messo in difficoltà, ne deve sempre uscire vincitore, ma ancor più deve vincere lealmente. Il colpo basso è allo stesso livello della sabbia gettata negli occhi dagli avversari di mezza tacca che Tex si ritrova ad affrontare una storia sì ed una no. Vederlo vincere così, perché gioca sporco, fa rabbia.

     

    Come dicevo all'inizio, è una bella storia, che però non sono mai riuscito ad amare (forse, di nuovo, perché anche questa è tra le prime che ho letto da bambino, avendo iniziato ad acquistare Tex dal 401: e tutto si può dire, ma non che sia una storia che possa piacere a un bambino di 9 anni... può darsi che io continui a portarmi dietro questa sensazione avuta alla prima lettura). Ho sempre amato maggiormente la seconda prova di Medda, "Orrore!", per quanto anche quella molto cupa (ma i disegni di Letteri, per quanto in declino, mi sono più congeniali di quelli di Blasco).

    Ecco, a proposito di Medda: io, alla luce delle sue due storie, non lo ritengo un autore "da Tex", a meno di un netto cambio di registro e di una supervisione di un curatore che ne corregga gli "errori" dovuti alla sua scarsa conoscenza di Tex: e non tanto per le singole scene (il bordello, il pestaggio...), quanto per l'atmosfera generale. Queste sono storie che possono comparire di tanto in tanto nella serie, ma sono lontanissime dall'atmosfera classica di Tex. Avere avuto Medda in pianta stabile - questo Medda, questo western cupo e crepuscolare - avrebbe significato portare la collana molto lontano dalle sue caratteristiche. Per quanto, senza dubbio, ci siamo persi altre storie molto belle che avrebbe potuto scrivere.

     

    Curiosa la fine riservata a Chase Clayton, che si congeda dicendo "Ci sarà una rivincita. Da un penitenziario posso sempre uscire... e non dalla porta principale. Nel caso, sarai il primo a saperlo". Leggendo queste parole non posso fare a meno di pensare che Medda già progettasse un ritorno del suo cattivo, e che poi questo non sia stato mai realizzato per le scelte della casa editrice. Che sia il momento buono?

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  10. 24 minuti fa, Carlo Monni dice:

     

    Scusa, ma tu come fai ad essere sicuro che ci siano stati interventi? E poi, di quali interventi stiamo parlando? Sembrerebbe quasi che tu pensi che uno scriva, che so, una storia di 230 pagine e poi venga tagliato ciò che è ritenuto superfuo ma non funziona così: l'autore sa già in anticipo di quante pagine sarà la sua storia e nello scriverla si regola di conseguenza.

    Poniamo che in una storia Tex debba andare da Tucson a Phoenix. Se il numero di pagine a disposizione lo consente l'autore descriverà parte del viaggio con anche alcuni disloghi altrimenti se la cava con una vignetta ed una didascalia perché non è il viaggio l'importante ma la meta. 

     

     

    No, non intendo interventi in questo senso, diciamo "a posteriori", ma "in corso d'opera"... Come dici tu, lo scrittore mentre scrive la storia si regola in base al numero di pagine a disposizione; dico semplicemente che questo mette qualche vincolo in più all'autore (ma se l'autore è bravo, il vincolo è come se non ci fosse). Non pensavo assolutamente ad interventi "a posteriori", mi sono espresso male. L'unica cosa che contestavo del tuo discorso è che per un autore possa essere indifferente avere un numero fissato di pagine da riempire oppure no. Che non sia un grosso problema, siamo d'accordo.

     

    In alcuni - rari - casi, ho avuto l'impressione che ci fossero scene scritte apposta per raggiungere le canoniche 220 pagine (è un'impressione mia alla lettura, magari sbagliata). In una delle ultime storie di Faraci, ad esempio: non ricordo quale, ma ricordo di una scena, in mezzo alla storia, del tutto avulsa dalla trama che mi ha dato alla lettura esattamente l'impressione di essere stata scritta giusto per raggiungere la fine del secondo albo.

     

    Un altro esempio: non mancano le storie recenti di Borden che terminano a metà albo: ad esempio, quella del Supremo. Come mai? Era previsto fin dall'inizio, oppure Borden in corso d'opera si è accorto che, per quello che aveva in mente di raccontare, tre albi non erano sufficienti e quattro erano troppi? In questo caso, se avesse avuto il vincolo di rimanere nei tre albi, forse non avrebbe potuto sviluppare tutte le idee che aveva in mente per quella storia - questo intendo quando parlo di "vincolo". Ma in quel caso, presto fatto: basta scrivere una seconda storia che sia complementare alla prima...

  11. Just now, Leo dice:

    Ma sono le tue prime storie perche le hai recuperate, non perché tu le abbia lette in diretta no? Se non ricordo male, siamo più o meno coetanei, o no?

     

    Sì sì, li recuperò mio padre da un suo vecchio scatolone in cantina per farmeli leggere - c'erano diversi Tex in ordine sparso, ma quelli dal 117 al 121 c'erano tutti, e iniziai proprio da lì in modo da leggere storie complete. Contemporaneamente iniziammo a comprare l'inedito in edicola, "L'oro di Klaatu", era il lontano '94 ed io avevo quasi 9 anni :lol:

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  12. Just now, Leo dice:

    Come detto, non escludo che una certa stanchezza possa aver influito nel mio giudizio

     

    Così come, nel mio caso, una certa nostalgia data dal fatto che queste sono state le mie prime storie di Tex ha certamente influenzato il mio giudizio ;)

     

    Just now, Leo dice:

    anche se adesso sto leggendo Sulle piste del Nord

     

    Mi sembra decisamente un buon modo per passare la domenica! :clapping:

  13. <span style="color:red;">2 minuti fa</span>, valerio dice:

    Il buonismo Boselliano, per cui un cattivo non può esserlo mai davvero fino in fondo, mi ha francamente stancato.

     

    Beh, insomma, anche questo mi sembra un luogo comune ;). Nizzi è quello delle patatine e del Tex piccione, Boselli è quello dei personaggi grigi, Faraci è quello del Tex-Rambo... Questo generalizzare e ridurre ogni autore ai soliti 3-4 stereotipi mi sembra avvilente.

    Nel caso in questione, parlare di "buonismo boselliano" o cattivi che non lo sono mai fino in fondo è una generalizzazione che trovo poco aderente alla realtà. È chiaro che ci sono storie, come questa, con personaggi in bilico tra bene e male, ma la storia lo richiede! Non ci si può lamentare della presenza di questo elemento, se è quello su cui la storia è costruita.

    Boselli nelle sue storie ha una varietà di soggetti, temi, atmosfere che lo rendono irriducibile a pochi stereotipi, che però alcuni lettori continuano a ripetere instancabilmente. C'è un personaggio "grigio"? Ah, il solito Boselli, mai una volta che ci metta un cattivo vero (e poi di dimenticano di Jack Thunder, del Maestro, di Charvez...)

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  14. On 30/5/2020 at 01:09, Carlo Monni dice:

    La questione del numero di pagine non è mai stato un problema per nessuno. Il fumetto ameicano ha prodotto capolavori in episodi di 20 pagine o poco più, quello francese in  46.  I primi racconti di Isaac Asimov non dovevano superare un certo numero di parole e sono pilastri della fantascienza.

    La verità è che uno scrittore bravo riesce sempre a narrare quello che vuole narrare nello spazio che gli è concesso. Rileggetevi le prime storie di G.L. aBonelli strutturate in capitoli di 32 pagine a striscia e ditemi che in esse manca qualcosa di veramente indispensabile... a parte il fatto che per alcuni di voi pare che dieci pagine di chiacchiere al ristorante con sul tavolo bistecche e patatine fritte  siano, per qualche oscuro motivo, indispensabili

     

    Mi permetto in parte di dissentire con queste affermazioni. Cioè, è senza dubbio vero che  "uno scrittore bravo riesce sempre a narrare quello che vuole narrare nello spazio che gli è concesso". Gli sceneggiatori bonelliani sono professionisti capaci di adattare le loro sceneggiature al numero di pagine prefissato, senza che il lettore percepisca tagli o allungamenti di brodo. Però si noti il termine che ho usato, adattare... si tratta comunque, volenti o nolenti, di una costrizione per lo sceneggiatore che non ha piena libertà di narrare come e quanto vuole. Di nuovo, sono d'accordissimo sul fatto che per un autore bravo questo non è un peso e con l'abitudine possa diventare anche naturale scrivere in questo modo, senza dover ricorrere a tagli o aggiunte. Ma a volte capita che gli interventi siano piuttosto evidenti e penalizzino la storia.

  15. <span style="color:red;">17 ore fa</span>, Leo dice:

     

    Può essere che, facendo in questi giorni il pieno di Tex, e in special modo delle storie del "centinaio d'oro", sia un po' stanco e debba prendere un attimo fiato (anche se la storia successiva è la mitica Sulle piste del Nord...). Tuttavia, forse per questo e forse no, questa storia mi è parsa davvero poca cosa, al di là del merito storico dell'aver introdotto il tema dell'oro dei Navajos e averci quindi spiegato come mai Tex non abbia bisogno di soldi. 

     

     

    Chiudendo l'ennesimo OT, torniamo sulla storia in questione, che per quanto "minore" e incastrata tra mostri sacri come "La legge del più forte", "Sulle piste del nord" e "Il figlio di Mefisto" (tre storie che per me vanno direttamente nella top ten di tutta la saga), si fa ricordare. Ci si ricorda soprattutto della scena iniziale - Tex che deposita l'oro dei monti dell'arcobaleno in banca, una scena "di vita quotidiana" che prepara al racconto ma introduce anche un tassello fondamentale del background del personaggio, spiega come faccia Tex ad essere sempre pieno di soldi (anche se lo si sapeva già prima). Del resto la storia non è fenomenale, ma non la definirei "poca cosa", si inserisce alla grande, come "La dama di picche" qualche numero prima o "Silver star" qualche numero dopo, come piacevole lettura che "spezza un po' il fiato" tra le grandi storie di ampio respiro di quel periodo.

  16. "Da questa parte Tex, sono sotto l'albero!"

    "Mi venga un colpo!... Ma che cosa fai?"

    "Non lo vedi? Mi hanno messo di guardia a questo dannato mesquite!"

    "E ti hanno incatenato per paura che la pianta scappi?"

    "L'hai detto... Pare che in questo paese ci tengano molto alle piante."

     

    :lol2::laughing:

     

    Il dialogo tra Tex e Carson incatenato all'albero, così come tutta la scena del processo-farsa, è tra le mie preferite in assoluto! Ma è anche, come ben dice @Leo, paradigmatica del rapporto tra Tex e Carson - i due non rinunciano a sfottersi anche nelle situazioni più tese, come vedremo in questa stessa storia nella indimenticabile scena della vasca.

    Come al solito, il mio giudizio su questa storia può essere falsato dal fatto che è stata la prima storia di Tex che ho letto... però non credo di sbagliare di molto se dico che è una delle storie migliori del centinaio d'oro e dell'intera saga. Posso comunque concordare con l'appunto di Leo sul finale eccessivamente dilatato, difetto che hanno anche altre delle migliori storie di GLB. Ma ecco, se dovessi spiegare cos'è Tex a un ragazzino o a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare, gli direi di leggere questa storia!

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  17. Io invece penso al capolavoro che fece mio nonno, cioè il lavoro di saggio al termine dell'apprendistato per essere assunto come operaio. È un'altra accezione del termine capolavoro. Lo conservo con cura sul comodino.

     

    Avete sviluppato una tendenza all'off-topic preoccupante. Qui si parla di tutto eccetto che di questa storia; nei topic delle altre storie invece parlate di questa. :craniate:

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  18. <span style="color:red;">27 minuti fa</span>, ymalpas dice:

    Sulla "suspension of disbelief" per dirla all'inglese: quanti leggono l'albo con i Bang Bang senza stare cervelloticamente a pensare quanto credibile o interessante sia quella sequenza e quanti pensano invece che - oggi - questo tipo di narrazione sia superata e biasimevole ?

     

     

    Porto un esempio: l'albo "Sfida sulla Sierra" a ben guardare non è altro che un unico, lungo Bang Bang. È credibile o verosimile? Certo che no, è una situazione estrema! Ma non è questo l'importante: quella sparatoria è, forse, la meglio sceneggiata dell'intera collana di Tex, un capolavoro di gestione della scena e dei personaggi. Quindi sì, si può anche fare un albo di soli bang bang, ma ci deve essere la maestria dello sceneggiatore nel costruire variazioni, nel renderla divertente insomma. Ora non ho ancora letto l'ultima di Nizzi quindi non mi esprimo. Posso parlare invece delle sparatorie di Faraci, che erano davvero solo "bang bang - aahhh", senza tatticismo, senza situazioni che destassero interesse nel lettore.

     

  19. Non ho ancora letto la storia, ma vedendo le tavole postate da Laredo ho potuto vedere coi miei occhi il fatto piuttosto curioso - che avevate già osservato - che la stessa esatta vignetta è ripetuta in due tavole successive. Fatto più unico che raro, no? Segno inconfutabile di un intervento di revisione della tavola in postproduzione, probabilmente la scena com'era prima avrebbe fatto ancora più incazzare Diablero...

    (Tra l'altro, proprio bruttino il Tex di quella vignetta...)

  20. <span style="color:red;">10 minuti fa</span>, Leo dice:

    Leggere il nome "Nizzi" del post 2000 sul tamburino, invece, almeno a me faceva venire l'incazzatura: due o tre mesi senza Tex, mi dicevo! Se tutti fossero stati come me, e avessero magari protestato con l'editore (cosa che peraltro io non ho fatto...) chissà che non ci saremmo risparmiati noi e non avremmo risparmiato al personaggio mesi e pagine di storie inutili. 

    Lo stile dei due autori era riconoscibilissimo e l'uno non poteva non destare biasimo quanto l'altro invece entusiasmo. Non farsi problemi sul nome dell'autore è indice di lettura superficiale per me.

     

     

    Io ho iniziato a fare caso al nome sul tamburino proprio a questo punto. Prima non avevo idea di chi fossero gli sceneggiatori, né che più autori si alternassero sulle storie. Ma dopo il 2000 la differenza qualitativa tra le storie di Boselli e Nizzi era talmente esagerata che ho iniziato a farci caso e a capire perché di mese in mese si alternassero belle storie, a volte molto belle, con altre pessime.

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  21. 45 minuti fa, Leo dice:

    invidio virgin, pecos e ym che fanno lavori che hanno a che fare con le lettere; almeno così credo di aver capito leggendo i vostri post qua e là

     

     

    No, no, sei fuori strada: io ho un dottorato in matematica :lol:

     

    Quando parlo scherzosamente di depressione, è solo perché sono curioso di tutto lo scibile umano: quindi invidio un sacco Borden perché vorrei aver letto quanto lui, ma invidio anche il giardiniere di Virgin :laugh: E infatti quando Borden nomina qualche autore o qualche opera che non conosco vado sempre a cercare informazioni; dovrebbe tenere una rubrica quotidiana qui sul forum!

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