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pecos

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Tutto il contenuto pubblicato da pecos

  1. pecos

    Il Tex di Manfredi

    Uno dei commenti più sensati e normalmente "texiani" che abbia letto in questa discussione - che poi dovrebbe essere una cosa ovvia e scontata, questa, ma a quanto pare così non è Qualcuno dovrebbe dirlo anche a Manfredi (magari è già stato fatto, boh) e a qualsiasi autore più o meno "grande" che voglia scrivere Tex (forse pure a qualche lettore). Però mi sembra che finora Manfredi - che ritengo un grande autore - non abbia peccato di presunzione nelle storie che ha scritto. Forse l'unica che si può criticare è "Oro nero", che comunque a me è piaciuta. Anche il fatto di "autocensurarsi" nell'utilizzo di Kit e Tiger lo vedo come un atto di onestà da parte sua, e non credo che uno sceneggiatore che seppur in pianta stabile su Tex scrive così poche storie debba essere obbligato a usarli per forza. Discorso diverso per Faraci e Ruju, che scrivono ben più storie ma che finora non hanno quasi usato tutti i pards insieme.
  2. pecos

    Il Tex di Manfredi

    Ti sbagli se pensi che io sia aperto a innovazioni e sperimentazioni sui personaggi. Sono un conservatore, è bene che questo entri nel cervello di alcuni lettori... I personaggi non si cambiano. L'essenza dei personaggi non deve essere mai cambiata non c'è dubbio su questo. Tutti i personaggi e le serie come struttura hanno quello che io chiamo nocciolo duro che non si può cambiare senza stravolgere tutto. Aldilà di questo si possono introdurre tutti i cambiamenti possibili ed immaginabili. Basta, appunto, non intaccare il nocciolo duro. Da quel che mi disse Manfredi anni fa, il suo Kit sarebbe stato più autonomo dal padre e più simile a come veniva caratterizzato dalle prime apparizioni fino ai primi anni Settanta, che, a meno che io non stia prendendo una colossale cantonata, è proprio il solco in cui ti stai muovendo tu, addirittura commissionando storie di Kit da solo. Anche esplorare le radici indiane di Tiger o rifarsi agli usi e costumi che avevano i Navajos all'epoca mi pare che sia nella tua impostazione della serie. Questo per dire che non credo che le idee di Manfredi sarebbero così radicali come lui stesso pensava. D'accordo su quello che riguarda Kit (se Manfredi intendeva soltanto questo), ma ho un po' di remore in più in merito all'esplorazione della cultura indiana. E' un aspetto che su Tex è sempre stato trattato in maniera molto stereotipata, mentre il modo di intendere la cultura indiana da parte di Manfredi - e chi ha letto Magico Vento lo sa benissimo - non prescinde da elementi magico-rituali, spirituali e mistici che trovo un po' alieni dal mondo di Tex. Qui l'elemento magico nella cultura indiana si è sempre limitato all'interpretazione delle ossicina o alle visioni dello sciamano, mentre credo che Manfredi andrebbe un po' più a fondo. Roba da Magico Vento, insomma (un fumetto che ho adorato, ma molto lontano dal Tex).
  3. pecos

    Il Tex di Manfredi

    Sul "recupero dell'identità indiana" ci avrei scommesso, conoscendo la passione di Manfredi per il tema. Riguardo a Kit... la frase non è male, ma applicata a Tex mi spaventa un po'
  4. pecos

    Il Tex di Manfredi

    Io non so bene cosa intendesse Manfredi dicendo che ha idee troppo radicali su Kit e Tiger. La prima conclusione da trarre è che non li relegherebbe al semplice ruolo di "spalle", ma li renderebbe co-protagonisti, con ruoli di rilievo. E questo non è certo un male: se la sua preoccupazione è solo di togliere spazio alla centralità di Tex, non sarebbe un grosso problema, i pards hanno avuto anche in passato ruoli da assoluti protagonisti. Altro discorso è se Manfredi intendesse dire che la sua radicalità comporterebbe una modifica sostanziale del loro carattere: un esempio, se trasformasse Tiger da indiano "civilizzato" a indiano "selvaggio" (termini brutali e offensivi, ma li uso per far capire cosa intendo: Tiger è avvezzo al vivere con i bianchi, conosce i loro costumi e in parte li condivide), se lo facesse scalpare o torturare i nemici, o cose di questo tipo. Come ho sempre detto, le velleità e il protagonismo di un autore devono piegarsi al rispetto per il personaggio creato da altri. In ogni caso sono convinto che con Boselli curatore avrà maggior libertà di proporre soluzioni innovative, e allo stesso tempo la supervisione di Boselli stesso metterà al riparo da eccessi di "originalità".
  5. pecos

    Il Tex di Manfredi

    Manfredi è uno sceneggiatore che amo, e sono ben felice che continui il suo impegno su Tex - ha scritto proprio nei giorni scorsi su facebook di aver terminato di scrivere una tripla, cosa che mi rende particolarmente contento. Il suo ruolo oscilla tra quello di sceneggiatore in pianta stabile (perché comunque negli ultimi anni sta scrivendo storie con continuità) e guest-star, dato che il suo impegno su Tex è centellinato. In questo non ci vedo niente di male, né penso che non sia contento di scrivere Tex: probabilmente non sarebbe felice di dedicare tutto il suo tempo a Tex, ma scrivere una storia ogni tanto, con l'ispirazione giusta, credo che sia una cosa più che soddisfacente per lui come autore. Tra l'altro, scriveva che l'impegno di scrivere una storia tripla è stato insieme appassionante e faticoso. Riguardo alla questione di Kit e Tiger... beh, non gli butterei la croce addosso se non vuole scrivere storie con tutti e quattro i pards. Non dimentichiamo che finora ha scritto soltanto un pugno di storie ("La grande sete", "Sei divise nella polvere", "Oro nero", un texone e un maxi, se la memoria non mi inganna). Ci sta anche l'alternanza tra storie che vedono il quartetto al completo (la cui presenza è garantita da Boselli e, in futuro, anche da Faraci e Ruju) e da storie con i soli Tex e Carson.
  6. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Di strano c'è che l'amico Victorward piomba qui dal nulla, e al suo primo messaggio non commenta nemmeno la storia a cui questo topic è dedicato (che, peraltro, non ha nemmeno letto), ma lancia immotivate accuse a Boselli di presunzione e di non aver capito il personaggio. Questo forum è sempre stato libero agli interventi di chiunque, purché rispettosi e argomentati. Le invettive le lasciamo agli altri.
  7. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    E' proprio a riguardo i momenti piacevoli che io avrei da discutere, per me non ci sono più, per questo sono intenzionato a mollare Tex. Ti prego comunque di non denigrare immotivatamente chi non la pensa come te, io non amo Tex ? Dopo 40 e passa anni di connubio cosa mi tocca sentire, meglio che la chiudo qui. Non mi riferivo in realtà a te, Gianbart, bensì a quei "lettori" (tra virgolette, perché molti il Tex non lo leggono neanche) che approfittano di ogni occasione per sparare a zero su Boselli, che a detta loro sta facendo deliberatamente il male di Tex. Tu sei un lettore affezionato e lo sappiamo, dispiace che non provi più il piacere della lettura (ma quest'ultima storia non ti era piaciuta?). Anche se non capisco fino in fondo perché mollare adesso invece che quando Tex lo ha iniziato a scrivere Nolitta, ad esempio; anche quello era un Tex 2.0, ben più diverso dall'originale di quanto non lo sia quello di oggi, a mio parere.
  8. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Però io vorrei davvero sapere quali sono queste caratteristiche peculiari di Tex che si sono perse con Boselli. Tutti a blaterare di un Tex 2.0, di un Tex che non è più Tex, di Boselli che non rispetta il personaggio, e via così. Ma si può sapere o no concretamente che cosa ha di tanto diverso il Tex di Boselli da quello di GLB? Si accusa il curatore di aver stravolto Tex proprio in un periodo in cui stiamo leggendo storie davvero belle, dopo gli anni di narcolessia dell'ultimo Nizzi! Tutti a riempirsi la bocca di discorsi astratti, ma raramente ho letto esempi concreti di cosa stia sbagliando Boselli. Il suo stile, il suo modo di scrivere le storie, è diverso da quello di GLB, senza dubbio; ma basta questo a poter affermare che "non ha compreso le caratteristiche peculiari del personaggio", per citare il nostro nuovo amico del forum? E quali sarebbero, di grazia, queste caratteristiche? Va di moda, sui forum, su facebook, la formula "Tex 2.0". E quello di Nolitta, allora, non era un Tex 2.0? Quello sì che era un personaggio diverso da quello di GLB, in quel caso sì che si poteva dire che Nolitta aveva stravolto le caratteristiche del personaggio. E vogliamo parlare di tutti i periodi successivi? Quanti Tex 2.0 ci sono stati in 700 numeri? Tex è oggi nelle mani di colui che, all'interno della SBE, lo conosce meglio di tutti; ci è cresciuto con Tex, lo conosce a menadito, e ha avviato un progetto di rilancio basato proprio sul recupero delle atmosfere, toni e personaggi del Tex classico. Magari non riuscirà nel suo intento, ma accusarlo di presunzione e di delirio di onnipotenza è davvero fuori luogo, nonché irrispettoso nei confronti dell'autore. Vabè, sarò uno di quei talebani che si esaltano per le anticipazioni delle storie che ci attendono... se è un male essere contenti di vedere l'impegno attorno alla testata a fumetti che si legge più volentieri. Che poi cose che non mi vanno a genio in questa gestione ce ne sono, vedi ad esempio la scelta di far fare il texone a Breccia lasciandogli tutta la libertà grafica di cui poi a mio parere ha abusato, quindi non si può proprio dire che io - come la maggior parte di chi scrive qui sul forum - sia un "entusiasta a prescindere". Mi sembra invece che in giro ci siano tanti che sono solo dei "detrattori a prescindere". Scusate lo sfogo, ma tutto l'astio che leggo in giro in questi giorni nei confronti di chi lavora per mandare questo fumetto in edicola e regalarci momenti piacevoli di lettura di belle storie non lo capisco, e credo appartenga soltanto a chi Tex, in fondo, non lo ama davvero.
  9. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Chiedo venia, probabilmente ho sbagliato io parlando di incongruenza: avevo interpretato le parole di Havasu: "A pagina 76 de "La carica dei Navajos" (169),il detective della Pinkerton Rick Anders,incaricato di ritrovare Foster,parla ai pards dello scontro avvenuto due anni prima fra Lone Wolf ed i Rangers nella Lost Valley" come se Tex non ne sapesse nulla di quello scontro, mentre dalla nuova storia sappiamo che non è così. In realtà, andando a rivedere la pagina in questione, a quello scontro viene solo accennato e non mi pare ci siano incongruenze. Errore mio. Sicuramente però il rimando ai vecchi numeri sarebbe stata una chicca molto apprezzata, non solo dai lettori con una memoria infallibile come quella di Havasu
  10. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Bel commento che evidenzia l'ottimo personaggio di Boselli. Riguardo all'errore che metti in luce... beh, devo ammettere che ricordo molto poco della storia da te citata, ma se è come dici (e ovviamente non ho motivo di dubitarne) si tratta di una bella svista che crea una nuova incongruenza all'interno della saga. Questo non mi impedisce di godermi pienamente la storia di Boselli, però fa un po' storcere il naso ed è giusto rimarcarla.
  11. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Riflessione amara la tua Gianbart, specie perché viene da un lettore affezionato. Riflettendo sulle tue parole, trovo che nelle tue sensazioni ci sia un misto di oggettiva distanza tra il personaggio che leggiamo oggi e quello dei tempi d'oro, e una soggettiva nostalgia per il passato. Mi spiego: è innegabile che il Tex che leggiamo oggi - il Tex di Boselli, principalmente - sia un po' diverso da quello del passato; tutto ciò è dovuto a mio parere in massima parte allo stile di sceneggiatura, che si ripercuote sulla nostra percezione del personaggio. Boselli non sceneggia come GLB, i suoi dialoghi sono molto diversi, di conseguenza il suo Tex, che pur conserva in gran parte le caratteristiche del personaggio di GLB, ci sembra diverso. Qui entra anche in gioco il fattore nostalgia: succede a tutti i vecchi lettori, quelli che sono cresciuti con Tex, di provare emozioni nella rilettura delle vecchie storie che le nuove storie non danno: non è (soltanto) una questione di maggior bontà delle storie del passato rispetto a quelle odierne, ma una questione della nostra percezione di esse mediata dai nostri ricordi inconsci. "L'anima della leggenda" di cui parli non sta solo nelle pagine scritte da GLB, ma sta nel cuore del vecchio lettore. Se indaghi tra i lettori che hanno iniziato a leggere il Tex recentemente, e hanno recuperato solo in seguito il Tex "classico", credo che molti ti diranno che quello di oggi è un fumetto persino più bello e superiore di quello del passato. Chi ha iniziato con Nizzi, guarderà con nostalgia a quel Tex... Quando è avvenuta questa transizione che lamenti? Il Tex di Nolitta aveva la stessa anima di quello di GLB? E il Tex di Nizzi? Credo che il tuo discorso lo si potrebbe benissimo fare a partire dal numero 200. Insomma, per farla breve il passato è passato, e sono convinto che se anche oggi uscisse una storia in tutto e per tutto glbonelliana, tu non troveresti nel personaggio la stessa "anima" che trovi leggendo le storie del passato. Oggi - a differenza di periodi molto più deprimenti - leggiamo quasi sempre ottime storie, avvincenti, lo riconosci anche tu: se ti piacciono, perché non godersele, evitando di cercare quelle sensazioni che non si possono trovare, perché legate alla nostalgia del passato?
  12. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Concordo al cento per cento. Sei riuscito perfettamente a descrivere le difficoltà di illustrare questa tripla e i meriti di Biglia: sono i motivi per cui non ho esitato a dargli il massimo dei voti nel sondaggio.
  13. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Parlando con mio padre oggi di questa storia, gli ho rivelato che il colonnello "Bad Hand" è un personaggio storico, e lui mi ha guardato stupito dicendo che non lo sapeva. Cosa che penso sia condivisa dalla maggior parte dei lettori di questa storia, che non frequentano i forum su Tex. Ma spendere anche solo una decina delle inutili righe della rubrica a pagina 4 per presentare l'albo con questa informazione no, eh?
  14. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Io invece non ho alcun dubbio sul personaggio migliore: la figura di "Mano Cattiva" si staglia su tutte le altre ed è un grande protagonista. Forse ho esagerato assegnando il massimo dei voti sia alla storia che hai disegni, ma questi tre albi me li sono proprio goduti!
  15. pecos

    [Color Tex N. 09] La Pista dei Sioux

    E direi che il risultato sia buono, Tito, la lettura è davvero piacevole e non annoia, grazie anche ad alcune situazioni originali (come l'attraversamento della ferrovia). Uno speciale che davvero non mi è dispiaciuto, nonostante non sia un amante dei colori - e soprattutto di questi colori, che sebbene non siano malissimo trovo che non aggiungano niente alle tavole, ma anzi tolgano il fascino del bianco e nero ai bei disegni di Milano. Tornando alla storia, l'unico appunto che posso fare è che Ma al di là di questo, una bella lettura estiva.
  16. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Appena finito anche l'inedito che conclude questa superba storia: senza spoiler, dico solo che la storia è bellissima e la lettura davvero appagante. A suo tempo avevo votato questa come la storia che attendevo maggiormente tra tutte quelle in lavorazione, e le mie aspettative non sono state per nulla deluse. Complimenti davvero alla coppia Boselli-Biglia! Ci risentiamo nei prossimi giorni per un commento più articolato, quando anche altri avranno concluso la lettura.
  17. pecos

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Uno degli aspetti meno convincenti del texone è l'interpretazione, sia fisica che caratteriale, di Tex.
  18. pecos

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    È un'ipotesi plausibile, anzi Faraci avrà sicuramente cercato di scrivere una sceneggiatura che permettesse a Breccia di esprimersi al meglio. Questo aspetto è indubbiamente riuscito, perché se il texone si fa ricordare, è per molte tavole straordinarie. Però non è una filosofia che mi garba particolarmente, stiamo comunque parlando di un fumetto e non di una galleria d'arte, la storia è altrettanto se non più importante della resa grafica.
  19. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Commento i primi due albi di questa storia partendo, diversamente dal mio solito, dai disegni: non posso tacere quanto sia bravo Biglia! Già lo apprezzavo su Magico Vento, ora sono felicissimo di ritrovarlo su Tex a disegnare le stesse atmosfere delle grandi praterie e delle guerre indiane, forse quelle in cui riesce a dare il meglio. Per me ogni tavola di questi due albi è davvero bellissima, senza un dettaglio fuori posto, efficace nei primi piani come maestoso nelle scene corali in campo aperto. E straordinaria l'interpretazione dei pards, che sembra disegni da una vita, con un Tex che addirittura ritrova quel sorriso sornione dei tempi andati anche nelle situazioni più difficili come l'assedio nella Valle Perduta. Davvero per me Biglia merita un plauso, e non esiterò a dare il voto massimo alla sua prova nel sondaggio. Forse qualcuno mi taccerà di eresia se mi permetto di dire che, per il suo stile, è un degno erede di Ticci sulle pagine di Tex. Venendo alla storia, devo dire che Boselli ci regala fino ad ora una splendida storia. Molto diversi tra loro i primi due albi, il primo con molta azione, il secondo più lento e riflessivo e molto attento alla ricostruzione storica. Attenzione, c'è qualche SPOILER (limitato). Il primo albo è una lezione di sceneggiatura di come si racconta uno scontro a fuoco prolungato: non un semplice bang-bang che va avanti per tante pagine, ma una descrizione del campo di battaglia, della posizione e dei movimenti degli attori sul campo, che fa entrare nel vivo senza annoiare. E Boselli è bravissimo nell'aggiungere qua e là alcune chicche, come la tattica indiana di procedere - in fila indiana, appunto - sulle tracce della mandria per non farsi scoprire, o l'utilizzo di Tex delle frecce incendiarie per illuminare i nemici e renderli facili bersagli. Sono queste le "invenzioni" che impreziosiscono una sceneggiatura, la rendono imprevedibile, capace di tener viva l'attenzione e di sorprendere il lettore. Il secondo albo è invece molto più lento, molto dialogato, ma io apprezzo molto anche questo tipo di narrazione. Bellissima la figura del colonnello Mackenzie tratteggiata da Boselli e la stima (ricambiata) di Tex e Carson nei suoi confronti. Il punto saliente dell'albo è senza dubbio però il funerale di Lone Wolf con il discorso del nipote, una sequenza che ho trovato davvero toccante e che culmina con la bellissima tavola dell'arrivo alla montagna sacra. Come ben ha notato Ymalpas prima di me nel suo intervento, l'unico appunto da fare agli autori è quello di non aver reso abbastanza marcato il salto temporale tra la prima parte della storia e la seconda, anche dal punto di vista grafico. Ma per il resto, non vedo l'ora di leggere l'albo conclusivo!
  20. pecos

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Rientrato in Italia per le ferie mi sono subito lanciato nella lettura del Texone, che mi aspettava ormai da più di un mese. Devo dire che faccio fatica a condividere gli entusiasmi di tanti forumisti per un Texone a cui mi sento di riservare soltanto un tiepido apprezzamento, e che pur essendo complessivamente di buona qualità non entrerà nel novero di quelli memorabili. Entro nei dettagli partendo dalla sceneggiatura. Quando Tex incontra la Storia, soprattutto la Storia nei suoi episodi più amari, è inevitabile un cambio di registro rispetto alle avventure tradizionali, e a volte anche l'incisività delle azioni di Tex è necessariamente limitata a fronte dell'incontrovertibilità degli eventi storici. E' stato così, ad esempio, in Apache Kid, ed è stato così in Patagonia - che devo prendere come riferimento per un confronto con questo texone, per la somiglianza del tema trattato e per il suo essere un albo "fuori serie" come quello attuale. Anche "Capitan Jack" presenta queste caratteristiche - non potrebbe essere diversamente - e Faraci ci presenta una sceneggiatura tragica e amara al punto giusto. Manca a mio parere il respiro di epicità, il senso di grandiosità che questa storia avrebbe meritato, e che ho trovato soltanto in poche sequenze (in particolare, nella scena dell'arrivo di Capitan Jack e della sua tribù nei Lava Beds). Per il resto, mi sono mancati l'emozione e il coinvolgimento che invece erano molto più forti in Patagonia. I dialoghi sono anch'essi molto - troppo - secchi e ridotti all'osso. Per il mio gusto, troppe scene veloci e senza parole, pochi momenti di riflessione e di dialogo, che ammazzano il mio coinvolgimento emotivo. Come Leo ed altri forumisti, lamento la relativamente scarsa riflessione sulla personalità tragica di Capitan Jack, che avrebbe potuto essere una figura monumentale e che invece mi lascia un senso di non-finito. Un paio di altre note negative sulla sceneggiatura: - la totale assenza di descrizione della battaglia con i Modoc, a proposito della quale apprendiamo soltanto a cose fatte che si è trattato di una disfatta per l'esercito. Faraci decide di concentrarsi soltanto sullo scontro a fuoco che impegna Tex e il suo gruppetto di uomini, ignorando tutto il resto, scelta che secondo me ha tolto alla storia tutta la sua epicità; - nello scontro a fuoco di cui sopra, la scelta di Tex di lanciarsi allo scoperto, due pistole in pugno, e di rimanere senza riparo a fare da bersaglio ai colpi degli indiani contando sulla sua invulnerabilità (tanto mica lo possono ammazzare, è il protagonista del fumetto) mi è sembrata stonata e inverosimile, tanto più che già in passato avevo rimproverato a Faraci un espediente analogo. Sceneggiatura quindi discreta, non deludente ma molto lontana dal poter essere considerata un capolavoro. Veniamo ai disegni. Indubbiamente di prima qualità, alcuni paesaggi e la cura dei dettagli sono stratosferici. Ma ci sono anche aspetti negativi su cui non posso soprassedere: anzitutto la caratterizzazione grafica dei pards, Tex in particolare. Quello disegnato infatti NON è Tex: non lo è dal punto di vista somatico, né dal punto di vista caratteriale (ebbene sì, i disegni esprimono anche il carattere dei personaggi!). Non è soltanto questione di un naso: Breccia ha COMPLETAMENTE SBAGLIATO la caratterizzazione del protagonista dell'albo; non è una cosa di poco conto, e la lettura - per me e per altri lettori - ne è stata penalizzata. Insieme a Tex, non ho gradito nemmeno i ritratti e le espressioni degli altri personaggi della storia, spesso eccessivi, deformi, al limite del grottesco e con grande ostentazione di dentature. Complessivamente, si percepisce subito di essere al cospetto di un cavallo di razza, tante tavole sono stupende, ma la valutazione è abbassata dagli aspetti precedenti. In ogni caso, non credo che questi disegni siano ai livelli di quelli di Magnus o di Frisenda. A margine, quello che mi ha davvero infastidito è l'atteggiamento di diversi forumisti, per i quali qualunque cosa realizza un mostro per loro sacro come Breccia è intoccabile dalle critiche. Devono capire che, come loro esprimono la loro opinione (ben poco condivisibile) secondo cui questo è graficamente il miglior texone mai visto, così altri esprimono la loro opinione secondo cui Breccia ha sì fatto un grande lavoro di illustrazione della storia, ma allo stesso tempo ha toppato in alcuni altri aspetti che possono, legittimamente, non essere piaciuti a una parte del pubblico. E gli stessi forumisti dovrebbero capire che, anche se sei un artista internazionale, quando ti offrono la possibilità di disegnare un texone dovresti sforzarti di rimanere fedele allo spirito del personaggio, capirlo e conoscerlo, per rappresentarlo come merita. Perché il texone non è il luogo dove si interpreta Tex secondo il proprio gusto e piacimento, ma è un palcoscenico d'eccellenza dove a grandi artisti è data la possibilità di esprimere la loro arte nell'incontro con un grande personaggio dei fumetti.
  21. pecos

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Mah, secondo me la libertà grafica che contraddistingue da sempre il texone non deve riguardare le fisionomie dei pards. Interpretarli ci sta, stravolgerli no.
  22. pecos

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Non ho ancora avuto in mano il texone. Indubbiamente sarà disegnato benissimo. Ma ho visto delle immagini del Tex di Breccia, su internet. Questa: E questa: E quest'altra ancora: E voi volete convincermi che questo è Tex? Che il problema è solo il naso? Qui Breccia ha completamente SBAGLIATO il personaggio. Se ti fanno disegnare Tex, e a maggior ragione se sei un grande artista, Tex lo devi RISPETTARE. Devi disegnarlo come lo hanno disegnato tutti, se vuoi con il tuo tocco personale, ma senza stravolgerne i tratti somatici. Mi chiedo: perché? Perché disegnarlo così? Cosa c'è nella mente di un artista che fa una scelta come questa? Desiderio di primeggiare, di distinguersi da tutti gli altri? Anche Magnus e Frisenda si sono distinti da tutti gli altri, i loro texoni sono capolavori assoluti, ma il personaggio che hanno disegnato è Tex. Breccia no. Breccia ha voluto fare altro. A me queste immagini lasciano un po' basito.
  23. pecos

    [666/667] L'onore di un guerriero

    Recensione di Ubc della bella storia di Ruju: http://www.ubcfumetti.com/tex/?IT-TX-666-667 A dimostrazione del fatto che, quando lasciano da parte i pregiudizi e le antipatie personali, quelli di Ubc sanno ancora scrivere ottime recensioni.
  24. pecos

    Tex Willer Magazine n° 14

    Appuntamento imperdibile, già iniziato a scaricare il file! Sebbene non l'abbia ancora aperto, sono convinto che sarà interessante e piacevole come tutti i precedenti, per cui rivolgo i miei complimenti alla redazione!
  25. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    E chi legge Wikipedia lo conosce come colonnello MALA MANO. Insomma, intitolare la storia Bad Hand, no ? Parlavamo della lingua inglese nei titoli a proposito de "I rangers della Valle Perduta", adesso sono curioso di sapere se nel texone scriveranno Lava Beds o Letti di lava. Se è la seconda opzione, il cartonato "Painted Desert" invece del glbonelliano Deserto Dipinto, eh... eh... mi darebbe l'idea di un po' di confusione! Un po' di confusione anche nei lettori però, che una volta - quando viene lasciato un nome in inglese - vogliono la traduzione in italiano, e un'altra si lamentano quando trovano la scelta italiana invece dell'originale inglese. Io sono sempre a favore delle traduzioni in italiano (e mi sono lamentato appunto del titolo "Painted desert"). Se non va bene Mano Cattiva, allora dovremmo sostituire anche i vari Cavallo Pazzo, Toro Seduto, Nuvola Rossa con Crazy Horse, Sitting Bull e Red Cloud... E penso la gioia di mio padre e dei tanti altri lettori che non sanno una parola di inglese nel non capirci niente.
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