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San Antonio Spurs

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Tutto il contenuto pubblicato da San Antonio Spurs

  1. San Antonio Spurs

    [658/660] Winnipeg

    Di gran lunga la storia migliore da molti anni a questa parte, direi da quella degli Uomini Giaguaro e quindi risaliamo al 1992. Con un ultimo albo dal ritmo incalzante e disegni ancora efficaci, vedi quelli di Tex al buio. Cercando il pelo nell'uovo ci eravamo forse illusi sulla figura del Drago, ma i cinesi nel contesto hanno un loro perché, di sfruttati come lo erano realmente all'epoca, che mettessero traversine di binari o aprissero lavanderie. I quattro pard si sono divisi bene compiti e responsabilità, ma anche autocritiche, ho trovato eccellente lo spazio riservato ad un Carson mai così propositivo, ma anche Tiger Jack recita da protagonista, mentre Kit è sempre e comunque il "figlio di", troppo buonone e non particolarmente fulmine di guerra. Il Kid abbandona definitivamente la scena e probabilmente non avrebbe meritato un'altra opportunità, la sorella invece insieme all'ameba del compagno potrebbe ritornare, anche se io continuo a rimpiangere e a sognare la Bethanie (Walsh? Non ne sono sicuro) finita all'inferno con il suo treno
  2. San Antonio Spurs

    [Maxi Tex N. 19] La Giustizia Di Tex

    Storie, sceneggiature da non considerare capolavori, Tito Faraci è un po' ripetitivo nel suo connotare un solo grande colpevole e i suoi scagnozzi, ma ammetto che il mio giudizio è pregiudicato dalla altissima considerazione per la storia che inizia con l'albo mensile Winnipeg. Piacevoli e notevoli, invece i disegni. Cossu a suo agio nella "ligne claire" e abbastanza, elegantemente e proficuamente, civitelliano. Nella seconda storia torna Ortiz, che sporca e impolvera, che esagera con la coloritura delle facce degli indiani e che comunque ancora una volta si mostra e si dimostra ottimo per le storie di frontiera
  3. San Antonio Spurs

    [658/660] Winnipeg

    Una delle migliori storie degli ultimi anni, con intrighi che non si ripetevano dalla storia di Omicidio in Bourbon Street. Vado a memoria e chiedo scusa se non era quello il tipo dell'albo iniziale, comunque risaliamo al 2008. L'unica cosa che mi lascia perplesso è tutta questa attenzione per un personaggio come Kid Rodelo, che in fondo è un bambinone cresciuto (male) e che non vedrei mai oltre al ruolo di comprimario, che penso avrà anche alla fine di questa storia. Il ritorno di Jack Thunder ci riposta al filone bonelliano che addirittura portò a due ritorni di Mefisto in poco più di un anno, quello di ripescare nel passato personaggi forti. Quello che non mi mai sembrato Rodelo appunto. La sorella di Kid è una sorta di velina ante litteram, sempre più stemperata di carattere e se dovessi pensare ad una donna che mi piacerebbe rivedere in una storia di Tex, quella è Bethanie nei numeri dal 613 al 615. In ogni caso apprezzo la scelta di non chiudere la storia nell'insopportabile gabbia dei due albi.
  4. San Antonio Spurs

    [658/660] Winnipeg

    Molto bello e confortante, dopo la delusione per il Color Tex. Una trama avvincente ed intrigante, con tanti elementi fuorvianti su Kid Rodelo ed un crescendo di emozioni e supposizioni. Però... perché far uscire in edicola (quella chiavica del) Color Tex solo un giorno prima dell'altro albo?
  5. Storia deludente, colori da album "Roselline". Il Color Tex si conferma un riempitivo svuotatasche (5.50) di cui si potrebbe fare a meno, non fosse che il texofilo compra tutto e di tutto. Ma pensando al contemporaneo Winnipeg, ci si rende conto della differenza fra lo studiare per la lode e lo studiare per la sufficienza. Nota sulla copertina: Carson sembra uscito da una scena dell'Esorcista
  6. San Antonio Spurs

    [656/657] Nodo Scorsoio

    Caro Natural Killer, sposo in pieno le tue affermazioni e confermo la conoscenza di Ettore Zuccheri, il secondo più grande Ettore di sempre fra gli allenatori di basket in Italia. In quanto al nick, l'ho scelto anche perché si tratta della franchigia più vicina alle sorgenti del Nueces, quindi ipotizzando che i pronipoti di Tex ne sarebbero stati affezionati sostenitori
  7. San Antonio Spurs

    [656/657] Nodo Scorsoio

    Lettore di Tex dal 1967 ribadisco la mia avversione, che non è retrograda, per le storie obbligatoriamente lunghe un tot, visto che ne esistono di brevi e di lunghe nei vari speciali disseminati durante l'anno. Poi, da giornalista professionista so bene che se quello è il numero massimo delle battute , più o meno quelle devono essere, ma un film può durare invece 80 minuti come 130 o essere spezzato in due come Kill Bill. Giotto e Cimabue si riferivano solo ad un allievo di un maestro, forse sono ancora influenzato dall'immagine della scatola delle matite.
  8. San Antonio Spurs

    [656/657] Nodo Scorsoio

    I disegni mi sono piaciuti e se uno si ispira a Civitelli non è che sceglie un cattivo maestro, anche Giotto si ispirava a Cimabue. La storia, ecco, un albo forse bastava e avanzava per contenerla ma ormai non combatto più la guerra sulle storie dei due numeri obbligati anche se in questo caso nel secondo ho pensato ad un brodo allungato nel finale
  9. San Antonio Spurs

    [Texone N. 30] Tempesta Su Galveston

    Sulla lunghezza degli albi ammetto - senza tirare in ballo l'abusata espressione "onestamente" di aver sbagliato giudizio, capita. Pur facendo un mestiere nel quale ormai il numero di battute è preponderante quando non obbligatoriio - il vil giornalista. già - rilevo ancora una differenza di fondo e di apprezzamento fra storie che potrebbero svilupparsi su un numero di pagine a piacere dello sceneggiatore e del disegnatore ed altre in strette gabbie e la critica riguarda ovviamente gli albi mensili, non un Texone che così è e deve essere, compresi i tempi morti e i brodi allungati o ristretti. Un Texone è come una formazione dell'Italia ai Mondiali di calcio: là 23 giocatori, qui 224 pagine. Un albo mensile dovrebbe avere una rosa di pagine variabile, come capita alle squadre di Serie A, in base all'uzzolo di chi la realizza.
  10. San Antonio Spurs

    [Texone N. 30] Tempesta Su Galveston

    La figura del Colonnello mi appare, non sempre ma spesso, sproporzionata quasi fosse un giocatore di basket tipo Duenas o Tkachenko - chiedo scusa ai non appassionati di basket di non primo pelo - ma per il resto i disegni sono veramente azzeccati. In quanto alla storia, se purtroppo nel mensile spesso viene compresso il finale, nel Texone mi sembra che possa esserci il rischio opposto, combattuto dallo sceneggiatore dall'eliminazione o riduzione dei tempi morti (come i dialoghi durante le cavalcate o i bivacchi) a favore dell'introduzione di personaggi e di trame di valore secondario.
  11. Di sicuro è una storia non comune, anche perché propone tutta una serie di attori non protagonisti che si rubano la scena o per meglio dire calamitano l'attenzione del lettore in maniera insolita e anche spiazzante. Questo accade perché non c'è il Tex brillante e preponderante di tante altre storie. Mi è sembrato, soprattutto nel secondo albo, un po' sotto tono, un po' appesantito nei riflessi e non mi riferisco certo all'abilità con le armi. Avete presente come si sentono molti dopo il giorno di Santo Stefano o la sera dell'1 gennaio? Ho reso l'idea della mia impressione? La storia aveva spunti interessanti, poteva risparmiarci, io credo, la divagazione sui fuggiaschi-nascosti alla fine fine motivata solo dal loro contributo alla verità. Vero che il Tex bonelliano avrebbe fatto piazza pulita a suon di sganassoni, ma questo appare remissivo. Io l'ho visto così, ma siamo in una sorta di bar o se preferite di circolo virtuale bello anche perché vario. Nota sui disegni: di qualità non omogenea e agli estremi, o molto belli o davvero brutti. Diciamo che si può dare di più, ma certo anche di peggio. Vedi "Alaska" di Lito Fernandez e i suoi discepoli, per una sceneggiatura di un Borden anche lui un po'impitonito (termine bolognese che fa riferimento alla stanchezza postprandiale del serpente). Capita
  12. Già nelle prime pagine c'è un netto contrasto fra alcune vignette ben definite, perfino ricche come quella di apertura dell'albo, e altre mal rifinite. Vedi l'ultima di pagina 6, dove nel volto di Tex compare solo un puntino o poco più a rappresentare il naso o i gradini assenti sulla scala in apertura della successiva, con un insolito effetto... Aquafan.
  13. So che la questione è già stata dibattuta a lungo, ma continuo a credere che le storie non contingentate nei due albi secchi consentano opportunità diverse e importanti, al di là delle sceneggiature e dei disegni, che fanno solo bene alle storie. Se considerate solo con il metro - il metro, quello con millimetri e centimetri, la Gioconda o la Pietà di Michelangelo sono opere di dimensioni piccole, ma... E non c'è bisogno di aggiungere altro a quel ma. Poi ci sono gli affreschi di Giotto ad Assisi o la statua del Nettuno a Bologna. Insomma: dato un soggetto e immaginato uno sviluppo, non stabilirei regole ferree per finire tutto comprimendo le pagine e mi pare che molti siano d'accordo con me con il ricordo di alcune storie magari troppo verbose all'inizio e concluse con una sparatoria da pagina 101 a 114.
  14. Solo relativamente a questa storia, non credo che fra i compagni di ventura/sventura sarebbe cambiata l'opinione di Tex nel caso questi avesse rivelato a chi non lo sapeva la sua storia personale con i Navajos, però nell'ultima vignetta c'è il riferimento, e direi orgoglioso, a Kit. Che bisogno c'era in questa occasione di far sapere a chi non ne era al corrente che anche lui aveva un figlio (scusate) mezzosangue? Mentre, sempre in tema di orgoglio, mi pare che il suo sentirsi Navajo (e non pro forma) lo sputi chiaro in faccia ai tagliagole Comanche, che in alcuni casi già sapevano con chi si erano trovati a che fare.
  15. Ci sono state tante storie di Tex, al termine delle quali alcuni altri personaggi rimanevano indelebili ed in questa in cui siamo tutti d'accordo, direi, per concedere al Nostro un... Oscar da miglior attore non protagonista, la scelta è davvero difficile e riguarda un elemento della prima ora e due che in maniera attiva irrompono solo nel gran finale. Ho votato Ada per la suggestione che l'albo sia uscito alla vigilia dell'8 marzo e perché non ricordo un elemento femminile così dirompente e di tanto pathos nella conclusione logica a posteriori - ma non scontata in partenza - della vittima iniziale che strappa per sé la vendetta. Facendo giustizia, ottenendo una giustizia che nessun altro le avrebbe dato.
  16. Rileggendo i tre albi ho percepito un filo conduttore fatto di fatica - sangue, sudore e polvere, ma anche tanta acqua e fango - molto bene preparati da Boselli e disegnati da Mastantuono. Muscoli doloranti, piaghe, ferite, affanno, cuori pulsanti, ansie, speranze e paure. Piccoli fuochi, poche luci, visioni oniriche, tutto sotto una cappa pesante fatta di eventi naturali e di sentimenti umani. Un'oppressione che dura due albi e mezzo e che giustamente si dissolve nell'ultima vignetta, nell'ultima battuta di Ada, la protagonista assoluta di questo racconto, lei "causa" e vittima e lei, alla fine, che fa giustizia e si permette anche, e a ragione, di invitare a guardare verso un futuro migliore.
  17. Una storia che esce il 7 marzo vigilia della Festa della Donna e che in maniera molto più decisa, convinta ed efficace rende omaggio - credo che sia stata una temporalità del tutto involontaria - all'altra metà del cielo, presa per i fondelli, scusate, dalle menate commerciali della mimosa e di un solo giorno all'anno "dedicato". Valore aggiunto, chapeau a Boselli: anche fosse una cosa casuale e probabilmente lo è, la fortuna aiuta gli audaci ma anche i bravi. Una delle storie più riuscite degli ultimi anni e con una protagonista da applausi; se ci fate caso con toni diversi in ognuno dei tre albi, ma sempre in un bellissimo crescendo.
  18. Basil Rathbone si sta rivoltando nella tomba .... Quindi tu reputi l'Holmes "effetti speciali" di R. Downey J. o quella pantomima di Sherlock seriale della BBC migliori delle atmosfere interpretate dal grande Basil ? Ho i miei serissimi dubbi al riguardo, quello originale ha stravenduto e dilagato fino ai giorni nostri, quegli altri lasciano il tempo che trovano, sono solo pallide imitazioni colorate con nastrini .... Per Canone si intende l'opera ufficiale di Arthur Conan Doyle, che continua a godere di numerosi apocrifi, al punto che i Gialli Mondadori da pochi mesi hanno aperto una collana specifica, dedicata proprio a Sherlock Holmes. In uno dei volumi, "The Great Detective" si mette in affari, negli Stati Uniti, con Lucky Luciano, poi conosce Churchill e progetta di vendicarsi personalmente dell'ex primo ministro inglese Lloyd George. Il problema non è la verosimilità e nemmeno, alla fine, i tempi storici, ma la qualità del narrato (e del disegnato, per quello che riguarda Tex) e il fenomeno di interessarsi sempre e in maniera dinamica ad un personaggio, fermo restando che i gusti sono gusti.
  19. Quindi, secondo le ultime vostre opinioni, dovrei ritenere ad esempio che Bob Dylan che nel suo ultimo album ha fatto delle cover di Frank Sinatra si è sputtanato per ragioni commerciali ed ha cancellato quasi cinquant'anni di storia personale, stuprando perfino la memoria del grande FS? Il paragone è pertinente: se si affida una rielaborazione ad un artista - e non sto parlando né in campo musicale né nel nostro caso di dopolavoristi - si può anche correre il rischio (sic!) di una rielaborazione complessa e non necessariamente fedele all'originale senza per questo rischiare la blasfemia. Negate a chi ha interpretato Tex la possibilità di far credere che il giovane ex vaccaro di 20 anni fosse molto diverso da quello di 40 ed oltre, ma se un personaggio di fantasia rimane immutato e non è soggetto a rifacimenti apocrifi, la sua grandezza è limitata in partenza. Se volete un esempio calzante, pensate allo Sherlock Holmes del Canone e a quello proposto di recente in due film al cinema e reso personaggio contemporaneo nelle tre serie BBC. Poco o nulla a che vedere con il Detective originario, se non in alcune linee guida che ritrovo nel cartonato di Tex, ma tanta classe, tanta bravura e tanta riproposizione del soggetto che sicuramente spinge alla (ri)scoperta dell'originale. In un mondo fatto ormai di tanti copia-incolla e di sbiaditi prequel e sequel, io approvo innanzi tutto il coraggio di un'operazione diversa e coraggiosa, nonché di grande forma e sostanza. E non vado a piangere sulle prime vignette de "La Mano Rossa".
  20. Se facessimo cantare l'inno di Mameli a Vasco Rossi, non sarebbe uguale a quello cantato da Mina o da Edoardo Bennato e nemmeno quello del coro degli Alpini o dei giocatori azzurri a metà campo prima di una partita. Ma sarebbe sempre lo stesso. Questo Tex è un Tex lontano dai canoni tradizionali? Libertà d'artista e nessuna privazione di diritti a lettori che possono sentirsi spaesati o contriti, ma che vista la qualità dell'opera non dovrebbero essere delusi.
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