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ymalpas

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  1. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Sulla questione dei Maxi e della loro utilità (disegnatori che non beneficiano di una vera e propria pensione e sono costretti a campare inchiostrando tavole su tavole fino a ottant'anni) ne abbiamo discusso fino allo sfinimento già in passato quando avevo aperto un topic con un titolo che diceva più o meno se non era giunta l'ora di chiuderlo questo Maxi Tex. Lo scopo di questo topic però è un altro, è quello di tracciarne una storia e quindi anche di puntualizzarne gli aspetti negativi. Ho finora scritto tre parti delle cinque previste e sono arrivato al 2010. Seguiranno prossimamente la quarta parte intitolata "Il breve interregno di Faraci e Ruju" in cui probabilmente dovrò ancora parlare di certi aspetti negativi, per poi passare alla quinta parte intitolata "Gli ultimi anni" in cui partirò dal nuovo look della copertina, dalla decisa conduzione di Mauro Boselli e dal futuro che si prospetta per questa collana, in cui i toni della discussione ritorneranno a essere positivi (cercherò di strappare qualche informazione al curatore se, come ha sempre fatto finora, avrà la compiacenza di rispondere a qualche mia domanda).
  2. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Il color nasce dal successo di Tex Repubblica a colori. Se da un lato Sergio poteva essere tentato dal lancio di una nuova collana, dall'altro soppesate che oggi abbiamo due color annuali e due maxi annuali. Una nuova serie con il suo speciale di natale. Due cartonati alla francese. State contestando questo? Volete assimilare la gestione prudente di Sergio Bonelli con l'attuale mercificazione del marchio Tex? Davvero non vi capisco. Se volete contestare che il maxi per Sergio era il contenitore per delle storie non pubblicabili fatelo ma spiegatemi con il massimo della chiarezza dove sto sbagliando a pensarla così. Mi dovete spiegare i timori di un editore cui ripugna la pubblicazione del Texone di Seijas in una collana a cui tiene e va fiero con l'andazzo odierno che a casa mia definisco 'spremere i limoni'. Adesso aspetto Diablero che vi demolirà del tutto con le sue argomentazioni.
  3. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    L'Almanacco è una collana a parte, una sorta di rivista con articoli sul west a cui si è aggiunta una piccola storia. Le vere collane sono la serie regolare e i Texoni. Il maxi nasce per smaltire storie non pubblicabili. Ci puoi girare intorno quanto vuoi, ma è cosi. Dal 2012 si aggiungono due color, due cartonati, dodici numeri della serie Tex Willer, il maxi è pubblicato in due uscite annuali. Aumentano le patacche e i bollini stampati in copertina. Si, insomma, la matematica non è un'opinione. La colpa non era di Sergio, ma purtroppo di Nizzi. Dovresti rileggere cosa dice a proposito della storia di Ukasi, che non tenta neanche di difendere sul libro intervista di Guarino: capirai quali erano i loro rapporti allora. Poi Sergio nei primi anni duemila ci aveva provato: Boselli non stava bene, D'Antonio tentennava, poi Ruju, Faraci e Manfredi ma nessuno di loro in grado di eguagliare le storie migliori di Nizzi degli anni ottanta e in parte novanta, ne tantomeno avvicinarsi ai capolavori di Boselli. Insomma non è che Sergio avesse mollato la serie regolare, pubblicava il meno peggio di quello che il convento passava. Nizzi si è ritirato nel 2008 perché era stufo di vedersi bocciare i soggetti. Ukasi è una storia del 2006 che doveva disegnare Fusco, Nizzi racconta come il soggetto subì una serie di modifiche perché le idee iniziali di Nizzi non piacevano a Sergio. Nizzi non riesce a capacitarsi di come alla fine sia passata la trovata più balorda: ammette che Sergio doveva essere sfinito. Paragonare la situazione di allora a quella delle storie pubblicate nel 2021 è del tutto fuori luogo. E chi si lamenta?
  4. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    C'erano infatti. Aggiungi però anche la quinta. Diso, Repetto, Cossu e Ortiz ti disegnavano una storia di 300 pagine in poco più di un anno con la loro media che oscillava tra le venti e trenta tavole mensili: qui ci si preoccupa che i Cestaro non riescano a farne quindici in quattro mesi, non vedrai mai i Cestaro su un Maxi Tex. Tutto corretto. Sergio non si curava affatto dei Maxi, poco gli importava, per lui esisteva solo la serie regolare e per il prestigio accumulato il Texone. Due collane per cui non guardava in faccia nessuno, nemmeno Diso che dirottò dal Texone al Maxi. Tutte le altre collane come i Color e i Cartonati, la Tex Willer e lo speciale Tex Willer, i due color e i due maxi annuali sono venuti solo dopo la sua morte. Persino il Texone di Seijas. Non parliamo neppure di Alaska, altro aborto di Texone. Tutte queste pubblicazioni fatte spesso a scapito della serie regolare: Nueces Valley sul Maxi Tex invece che sul mensile è solo un esempio eclatante per poi poter dire... ma guardate che sul Maxi Tex non è vero che ci siano solo gli scarti! questo florilegio di speciali nell'ottica di Sergio non lo avremmo mai avuto. Sono quelli che sono venuti dopo che se ne sono fregati della serie regolare e difatti vediamo sul mensile monaci volare tra i tetti e streghe impossessarsi del corpo di Carson. L'unica cosa che conta nella redazione attuale, in un periodo di calo delle vendite, è monetizzare il più possibille. E su Tex vendi tutti e tutto, compresi Diso e Cossu. Quello che ho cercato di spiegare a lungo a Boselli (che dà il meglio di se ovunque scriva e sembra avere qualche reticenza a ammettere quello che è lampante per tutti) è proprio l'idea feticista e intoccabile che Sergio aveva della serie regolare. Non dei Maxi Tex di cui non gliene fregava assolutamente un tubo.
  5. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Siamo off topic, comunque non resisto alla curiosità di sapere esattamente in quale altro forum hai letto queste notizie, anche perché sono state diffuse un paio di tavole della storia, tavole del primo albo, che mostrano come i disegni, purtroppo, non erano decenti, erano semplicemente NON pubblicabili.
  6. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Parte terza. Da Nizzi a Tito Faraci (2006 - 2010) Letteri è un disegnatore di Boselli, è dagli anni ottanta infatti che non realizza graficamente una storia scritta da Claudio Nizzi. Tuttavia nel 2003 Mauro Boselli attraversa un momento difficile dovuto a problemi di salute, questo spiega il perché l'ultima storia di Letteri sia sceneggiata proprio dall'autore modenese. Letteri non riuscirà nemmeno a ultimarla a causa della sua morte occorsa il due febbraio 2006 a Roma. Le ultime tavole saranno disegnate infatti da Della Monica in vista della pubblicazione nell'ottobre dello stesso anno. A Nizzi non era sfuggito il calo qualitativo dovuto all'età (Letteri si avvicinava agli ottant'anni) motivo per il quale decide di puntare su una storia cittadina piena di cinesi che tramano nell'ombra, non il classico western con concitate scene d'azione che coinvolgono numerosi uomini e cavalli e che mettono in difficoltà il disegnatore. Letteri sembra quasi ringiovanito a disegnare una storia che trova il suo gradimento, sarà perché negli anni settanta aveva disegnato un classico delle storie ambientate a San Francisco proprio con le sette orientali, sta di fatto che "Il veleno del Cobra" ci consegna dei disegni ancora dignitosi e fa dire a Nizzi che Letteri si è congedato dai suoi lettori con onore. L'altra storia che Nizzi scrive nel tardo 2003 sempre per un Maxi Tex - come ho scritto sopra è l'anno in cui l'editore si dedica finalmente a pianificare le uscite della collana per i prossimi anni - è un'altra storia disegnata da Diso, il cui primo maxi Tex va in edicola proprio quell'anno, mentre a gennaio 2004 uscirà anche il primo Almanacco del West che ha disegnato su testi di Ruju. Il nuovo Maxi Tex, in edicola nel 2007 con il titolo "Fort Sahara", nasce da un idea di un lettore palermitano che gli suggerisce di scrivere una storia sui legionari. Intorno al 2004 sulla rivista Scuola di Fumetto sono pubblicate alcune vignette della storia in cui figura inizialmente il Colonnello Drake, già protagonista del classico "Le colline dei Sioux", ora comandante a capo di una specie di legione straniera del West. Nel frattempo Nizzi ha l'occasione di leggere un paio di albi francesi prestati da un suo amico e il soggetto iniziale subisce delle sostanziali modifiche. La storia inzia con la scena particolarmente drammatica del massacro dei passeggeri di un treno a cui i due pards assistono impotenti. Proprio dallo sdegno dei lettori Nizzi vuole partire puntando tutto sul fatto che Tex e Carson faranno il necessario per dare una mano alla giustizia. Dal punto di vista grafico il Tex "misternoiano" di Diso è sempre lo stesso, Nizzi gli semplifica anche la vita lasciandogli disegnare le divise della legione così come sono state tramandate dai film degli anni trenta (in effetti nell'ottocento erano diverse), le tavole sembrano disegnate come sempre alla diavola, con scarsa cura e precisione. Nizzi e Diso sono al loro secondo Maxi Tex e non è un caso che risultino i peggiori che i lettori hanno fino ad allora avuto l'occasione di leggere. Nel corso del 2006 Fabio Civitelli scrive il soggetto "L'oro e il piombo" che Nizzi amichevolmente gli consiglia di provare anche a sceneggiare. Il risultato sono una quarantina di pagine di sceneggiatura giudicate positivamente da Decio Canzio che non superano però il vaglio finale di Sergio Bonelli per il quale i disegnatori devono fare i disegnatori, una bocciatura sonora per il disegnatore aretino che ritorna alle sue tavole illustrando la prima storia di Manfredi per la serie regolare. Del soggetto, incentrato su un carico d'oro che dopo un lungo inseguimento fino alle coste del Messico finisce con un duello sul ponte di una nave, Nizzi si ricorda, forse inconsciamente, quando si mette al lavoro sul nuovo Maxi Tex "Lo squadrone selvaggio". Infatti, pur avendo una trama e un'ambientazione diversa, contiene due idee che risalgono proprio a degli spunti civitelliani, entrambe nella parte finale della storia , con la sostituzione dell'oro con un metallo più vile (il ferro) e la fuga dell'antagonista via mare. Il disegnatore incaricato di realizzare il Maxi Tex è Freghieri, che non se la sente e declina l'incarico, cosa che non dispiace a Nizzi che vorrebbe farla disegnare a Ortiz perché la sente tagliata su misura per lui, chiede anche in redazione che la sceneggiatura sia messa da parte in modo tale che lo spagnolo possa iniziare a disegnarla una volta libero dai suoi impegni. Sergio Bonelli la pensa diversamente e a insaputa dell'autore modenese l'affida all'esordiente Cossu, un disegnatore "veloce" che Nizzi giudica bravo, ma decisamente poco adatto al genere western. Il tredicesimo Maxi Tex dell'ottobre 2009 "Lungo i sentieri del West" vede il ritorno di Segura ai testi affiancato anche stavolta da Ortiz, La storia, in lavorazione dal 2008, con il titolo provvisorio "Oro col colore del sangue" si riassume brevemente nella caccia di Tex ai componenti di una spietata banda di assassini che affronta uno dopo l'altro, con l'autore che inserisce nella trama un po' tutti i luoghi comuni del West, dopo essersi (in parte) ispirato al film "Winchester 13", il classico di Anthony Mann. Se la sceneggiatura mostra un Segura sempre più a suo agio con il personaggio, stavolta bisogna dire che è poco assecondato dai disegni di Ortiz il cui tratto incomincia a mostrare i segni del tempo in modo sempre più preoccupante. Da quando nell'autunno del 2005 Tito Faraci ha presentato il suo primo soggetto di Tex intitolato "Lo sceriffo indiano" le attese su di lui da parte dell'editore e dei lettori si sono fatte sempre più crescenti. Il soggetto che scrive nel 2007 per il suo primo Maxi Tex, non a caso, è quello più atipico da lui pensato. La storia, il cui titolo di lavorazione è "Gioco dannato" è un omaggio al film "The most dangerous game", un classico del 1932 codiretto da Pichel e Schoedsack: vediamo in azione il signorotto crudele Arthur Rucker governare una piccola isola situata nei Caraibi con il terrore, fino a quando non dovrà ovviamente vedersela con Tex, che è stato trasportato sull'isola e costretto ad assecondarlo proprio in un drammatico gioco che possiamo riassumere brevemente nella selvaggia caccia all'uomo. C'è da chiedersi quale impatto conserverebbe una tale sceneggiatura nella mente dei lettori se non fosse stata affidata ai disegni di Diso, qui al suo terzo Maxi Tex (e un Almanacco del West) in pochi anni. L'editore continua a puntare su di lui facendogli di quando in quando disegnare anche qualche albo di miniserie come Volto Nascosto o Shangai Devil, il trend continuerà su questa falsariga anche negli anni successivi consegnando delle storie che per i lettori contribuiranno di molto ad abbassare le attese sulla qualità della collana. Sergio Bonelli, insomma, sembra riservare ai Maxi poca cura e poco interesse, facendone i contenitori di storie particolari sotto il profilo delle sceneggiature oppure dei disegni, storie che non si sentirebbe mai di pubblicare sulla serie regolare, aiutato e supportato dalle vendite e dal seguito dei lettori sempre fedeli (seppur con qualche brontolio).
  7. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    No, confermo, a Capitanio. A Marcello fu data la storia "Morte nella nebbia" regolarmente disegnata, poi bocciata e quindi riaffidata a Font.
  8. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Aveva deciso di farne una collana a parte già nel 1997 quando lancia il format "Maxi Tex" con "I cacciatori di Fossili". Sa già di poter contare su una storia di Segura disegnata da Repetto (la prima a figurare nel Maxi del 2000) che tiene chiusa nel cassetto e un'altra che Segura sta per scrivere o ha gia iniziato a scrivere sempre per Ortiz che diventerà "L'oro del Sud". Ora, quando nel 1998 chiede a Nizzi di scrivere il maxi "Rio Hondo" per Repetto, nessuna delle due storie è pronta per il maxi da pubblicare nel 1998: quella di Segura e Repetto perché è una storia di 220 pagine nata per due albi della serie regolare, quindi troppo breve, l'altra di Ortiz perché ancora in lavorazione. Dopo aver lanciato la collana nel 1997 succede quindi che nel 1998 Sergio non ha nessuna storia pronta da pubblicare! Regolarità annuale che va in frantumi già dopo un anno. Pazienza, sa di poter contare per il 1999 sulla storia di Segura e Ortiz sull'oro del sud. A Segura chiede intanto una storia breve da pubblicare nel maxi del 2000 assieme alla prima che ha scritto per Repetto: anche in questo caso va in frantumi l'idea del balenottero con un 'unica storia lunga di 300 e oltre pagine. Programmazione che fa acqua da tutte le parti. Repetto disegna e finisce questa seconda storia nel 1999. La disegna dopo aver finito il maxi "Rio Hondo" ? Probabilmente si! I disegnatori ispanici sono degli autentici velocisti (Font prima del Maxi di Boselli disegna per lui nel 1998 l'Almanacco del 2000 in poco più di sei mesi). Quindi l'editore sa di essere ora coperto per gli anni che vanno dal 1999 al 2001. Sappiamo però che il Maxi "Rio Hondo" sarà pubblicato solo nel 2002. E il balenottero del 2001 ? Cosa è successo? Diciamo che a un certo punto scatta la decisione di spostare dalla serie regolare al Maxi la storia che Mauro Boselli sta scrivendo per Font "Nei territori del Nord Ovest". Boselli non ricorda a che punto gli giunse la notizia della decisione di Sergio, a me ha parlato di uno stacco visibile magari intorno alle varie centinaia di pagine ma non ho voglia di rileggermi tutto per andare alla ricerca del punto esatto. Presumo che la decisione di cambiare destinazione alla storia sia stata maturata da Sergio nel 2000. Per me è andata così: vedendo le tavole del Maxi accumularsi sulla sua scrivania Sergio continua a ritenere Font un azzardo per la serie regolare e dal momento che la storia di Boselli è adattabile al formato Maxi ci ripensa e decide di pubblicare la storia lì, anche perché a ben vedere urge programmare l'uscita per il 2002, che a questo punto sarà costituita da "Rio Hondo". Per il 2003 è previsto il Maxi Tex "Dog Soldiers" sempre di Boselli e Font, due anni lavorazione tondi tondi. Le prime pagine di sceneggiatura sono del maggio 2001, Sergio Bonelli come si vede naviga ancora a vista. C'è un altro ripensamento. Nel tardo 2002 infatti arriva la decisione di pubblicare la storia di Nizzi e Diso prevista per il Texone su un Maxi Tex: Sergio chiede a Nizzi di allungare la storia o di scriverne una breve da un albo da aggiungere alla precedente. Quindi il Maxi Tex del 2003 diventa ora "Figlio del vento" e la storia di Boselli e Font finisce sulla serie regolare, forse perché non c'erano altre storie di Nizzi pronte per la pubblicazione. In ogni caso Sergio si rende ora consapevole di una programmazione da articolare su più anni. Chiede dunque a Segura una nuova storia per Ortiz (diventerà il Maxi 2004), vince le ultime ritrosie sulla storia di Manfredi che è stata revisionata e poi finita di disegnare da Repetto tra il 2000 e il 2001 (ci lavorava già da prima del 1998 però, diventerà il Maxi del 2005) e soprattutto incarica l'infaticabile Claudio Nizzi di scrivere altri due Maxi che Letteri e Diso iniziano a disegnare nel 2003 (saranno rispettivamente i Maxi Tex del 2006 e del 2007). Posto ora dal defunto sito http://texunofficialsite.interfree.it un'intervista a Manfredi del 2005 Scusate il ritardo Tex contro Magico Vento?? No! Nella vignetta sopra sono solo Tex e Jesus Zane, protagonista del Texone n°11, disegnati appunto da Goran Parlov, una delle matite più prestigiose della corte di Manfredi! Chiacchierare con Gianfranco Manfredi, il papà di Magico Vento in edicola col MaxiTex di ottobre, è come viaggiare su un mare mosso. Non nel senso che viene da vomitare, ma nel senso che non sai mai dove ti porterà! Da Bonelli a Tom Mix a Hugo Pratt, dal western alla fantascienza. A colloquio con una debuttante guest star, e sincero estimatore, dell'universo di Aquila della Notte! Gianfranco, benvenuto su Tex Unofficial Site! Cosa significa per te avere scritto una storia di Tex? Sono nato nel 1948 cioè nello stesso anno di Tex, basti questo… a volte mi pare di avere avuto una grande fortuna se penso al mio lavoro da grande… Da ragazzino ascoltavo i dischi di Jannacci, Gaber e altri, da giovane li ho conosciuti e ho anche collaborato con loro oltre che fatto lo stesso mestiere. Da piccolo leggevo Tex e poi mi è capitato di scriverlo. A quanta gente capita nella vita di poter far diventare lavoro - e lavoro creativo - i propri “passatempi” e affetti infantili? Sì, sono stato molto fortunato. Pensavo in realtà di fare il medico da grande, poi ho studiato per fare il filosofo, la vita invece ha preso la strada delle mie passioni. Il tuo primo western: sono passati anni, diamogli un giudizio… E’ stato un lavoro faticoso. Per la prima volta mi trovavo a dover scrivere una storia a fumetti senza avere prima dei limiti prefissati: poteva durare quanto pareva a me. Mi sembrava una grande libertà visto che prima d’allora dovevo sempre combattere con il limite delle 94 pagine. Invece è stato sfiancante anche perché il ritmo narrativo di Tex è molto più lento di quello di Dylan Dog, per fare un esempio. Io normalmente in duecento e passa pagine faccio succedere molte più cose di quante non ne possano accadere su Tex, ma d’altra parte rientrava nei miei compiti rispettare il modulo narrativo di Tex. La storia è sufficientemente animata e piena di sviluppi, però… non so, non credo di essere il narratore più adatto per Tex. Il giudizio spetterà ai lettori, come sempre, io non ho molta voglia sinceramente di ripetere l’esperienza. Quali difficoltà hai incontrato nella scrittura della storia? Sono partito da un soggetto molto semplice, direi anzi classico: il trasporto di una mandria attraverso più stati, una lunga marcia durante la quale accadono molte cose, ma non a se stanti, tutte comunque riconducibili a un unico plot, non insomma una serie di puri episodi di percorso. Manfredi superstar Nato a Senigallia (Ancona), il 26 novembre 1948, vive e lavora a Milano. Laureato in filosofia, ha debuttato nel mondo dei fumetti con il cacciatore di fantasmi "Gordon Link". Nel 1994 arriva in Bonelli Editore, dove lavora a "Dylan Dog" e a "Nick Raider" prima di creare un personaggio tutto suo, che esordisce nel 1997: il western "Magico Vento", arrivato ormai a 100 numeri. A ottobre 2005 la sua prima e unica storia di "Tex", per un Maxi. Sta lavorando inoltre a un nuovo personaggio per la Bonelli. Ma non solo nuvole parlanti. Manfredi è anche molto altro: autore di oltre 300 canzoni, di sceneggiature per il cinema e per la televisione, di libri. Per citare gli ultimi: "Il piccolo diavolo nero" e "Una fortuna d'annata". Ho cercato di rispettare ovviamente il personaggio, il suo modo di parlare e persino quelle ripetizioni che i lettori di Tex amano, ma scrivendo per un personaggio così di tradizione e così importante, mi sono anche sentito limitato nella mia libertà narrativa. A proposito, spiegaci la storia di questa storia. Te la chiesero in un momento un po’ particolare, quando Nizzi chiese un attimo di tregua… Come andarono le cose? No, la storia ho chiesto io di scriverla. Non avevo ancora iniziato Magico Vento e prima di affrontare l’impresa volevo prendere confidenza con il western, a partire da un modello assolutamente classico. Ho presentano parecchi soggetti, condensati in poche pagine, alcuni dei quali erano molto originali, ma sapevo già che sarebbe stato scelto quello più normale e prevedevo anche che mi sarebbe stato affiancato un disegnatore di un’altra generazione, molto meno aperto di me alle novità. Questo era già accaduto con la coppia Berardi-Letteri ai tempi di Oklahoma. C’è una regola non scritta alla Bonelli: mai mettere insieme due innovatori (almeno su Tex, sulle altre testate è invece possibile). "Chiesi io di scrivere, presentai dei soggetti, anche originali: fu scelto il più classico" Tex è un fumetto di tradizione dunque se ci lavora un disegnatore giovane o d’avanguardia o con uno stile innovativo, bisogna che la storia la scriva uno sceneggiatore rodato e tradizionale. Viceversa se la storia la scrive uno sceneggiatore in teoria imprevedibile, per sicurezza meglio affiancargli un veterano. Che sia o no giusta questa scelta è comunque giustificabile per il fatto che ho detto prima: Tex è e deve restare un fumetto di tradizione. E perché è passato così tanto tempo? I tempi di Tex sono sempre eterni. Non a caso Magnus ci ha messo dieci anni a finire il suo Texone. Ma non si tratta solo di lentezza esecutiva. Tex ha una programmazione che presenta sempre un’altissima percentuale di alternative possibili, cosa che non accade per altre testate. Essendo Tex la testata più gloriosa e più importante della casa editrice, con più ristampe e con più extra, è del tutto normale che abbia il numero più alto di disegnatori, di storie in corso e di storie in attesa di pubblicazione. Tex non può permettersi il lusso della fretta! C’è stato un momento in cui stavi per diventare uno scrittore di Tex o avete preso subito strade divergenti? No, come ho detto, il mio è stato un lavoro occasionale. E potrà mai ricapitare in futuro di scriverlo? Non penso proprio, per i motivi detti sopra e per altri due non certo trascurabili: oltre a Magico Vento, ho iniziato anche a scrivere un’altra serie, anche se al momento non voglio parlarne, perché l’uscita in edicola non è così vicina da richiederlo. "I tempi di Tex sono eterni. Riscriverlo? Non ho tempo e non credo di essere adatto" Qual è il tuo rapporto con Tex? Cosa ti piace del personaggio? Mi piaceva molto il Tex di papà Bonelli. Riuniva tante di quelle cose, tante eredità del periodo precedente, sia dal mondo più tipicamente fumettistico, che da quello letterario e cinematografico. Penso anzi che il Tex delle origini ancora sia stato troppo poco studiato, nonostante tutte le pubblicazioni uscite. Per esempio si fa riferimento sempre al western classico di John Wayne e di Gary Cooper, dimenticando altre fonti fondamentali, per esempio il western a fumetti e cinematografico di Lone Ranger, Gene Autry, Tom Mix… il punto è che queste eredità spesso non le conosciamo neppure. "Bonelli ha inventato il fumetto d'avventura per adulti, con una sintesi sorprendente" Di recente in America hanno cominciato a restaurare e ripubblicare in DVD le avventure di questi antichi eroi e dunque è diventato più facile ritrovare il “brodo primordiale” sulla base del quale G.L.Bonelli ha partorito la sua sorprendente e originale sintesi. Hai mai conosciuto GL Bonelli? Cosa rappresenta secondo te per il fumetto? No, purtroppo ne ho solo sentito parlare, anche prima di conoscere Sergio Bonelli. Le opinioni su GL erano così varie e controverse, il modo in cui lo si giudicava umanamente, da piccoli aneddoti, artisticamente e persino politicamente, mi fecero subito capire che doveva essere una personalità fortissima e geniale, perché solo chi è unico fino a diventare indefinibile, può destare intorno alla propria figura una tale “leggenda”. Ma sicuramente una cosa va detta: in Italia è stato proprio Gianluigi Bonelli a fare del fumetto non una pubblicazione unicamente dedicata all’infanzia e all’adolescenza, ma una lettura per tutti. Con GL Bonelli il fumetto è diventato l’erede della narrativa feuilleton e d’avventura che in romanzo era morta. A volte mi sono chiesto: potrei scrivere un fumetto comico tipo Peanuts? Cioè un fumetto in cui la narrazione si consuma in poche vignette chiuse da una battuta? Non so, certo mi piacerebbe di meno, mi piacerebbe meno scriverlo, intendo (i Peanuts mi piacevano moltissimo da lettore). Perché per me il fumetto è una narrazione per immagini, che però si avvicina più alla letteratura che al cinema, come ha detto giustamente Hugo Pratt. Da questo punto di vista l’insegnamento di GL Bonelli è stato esemplare. Anche per Pratt, sicuramente. Dalla posta di “Magico Vento” hai spezzato una lancia a favore di quel lato fantastico del West che accomuna le due serie. Qual è secondo te la causa della fortuna del cosiddetto “altro Tex”, da Mefisto ai dinosauri e gli alieni? Ho visto recentemente la serie di film per la televisione di Gene Autry (del 1939) intitolata The Phanthom Rides: nella cornice western sono ospitate tutte le deviazioni possibili e immaginabili, inclusa la fantascienza. Si raggrumano stili pescati ovunque: una regina cattiva che pare la matrigna di Biancaneve, personaggi vestiti come antichi romani insieme ad altri che sembrano dei crociati, grotte con rocce che si scoperchiano e dentro appare un telefono. Garage che si aprono in una parete di roccia, manovrati da un arcaico argano a carrucola… però l’argano lo muove un robot che pare l’omino di latta del Mago di Oz! Insomma, il western non era alle origini un genere codificato e classico, era un mondo fantastico in cui poteva accadere qualunque cosa. A volte questa totale improbabilità suscita sorpresa, altre volte fa ridere, ma non fa ridere soltanto noi posteri, secondo me faceva ridere anche i contemporanei. Ora: che un’opera possa suscitare sorpresa ed emozione in alcuni e risate in altri, è una cosa formidabile. Oggi non possiamo più permettercelo, o almeno non possiamo farlo da autori con tanta facilità e leggerezza. Il nostro lavoro verrebbe subito giudicato come una contaminazione voluta, tutta di testa, che magari appaga i lettori di Manga - che usano lo stesso modulo - o una ristretta elite che pur di sconfiggere la banalità imperante è pronta a scovare “alta cultura” anche nel trash più imbarazzante (ammetto di ritrovarmi spesso in questa categoria). Ma deluderebbe i tantissimi lettori che fanno i professorini, che credono di sapere le cose e come si fanno, che in svolte impreviste di racconto non vedono una sorpresa, ma una scorrettezza, un errore. Si sente dire spesso che oggi gli autori non sono più geniali e brillanti come un tempo, ma il problema vero è che il pubblico ha meno curiosità, si è impigrito in standard televisivi, richiede ripetizione e non sorpresa. Da questo punto di vista aveva perfettamente ragione Pasolini: impera il gusto piccolo borghese, una medietà incolore che premia l’ovvio, che ha perso il candore e la capacità di stupirsi degli analfabeti, e non è mai arrivato alla lucidità delle persone veramente colte che sono in genere persone gentili, umili, estremamente sensibili, curiose e pronte a sperimentare nuove strade. Altrimenti non sarebbero colte. Rimanendo sul tema: ce la vedi su Tex una storia con gli Antichi come antagonisti del Ranger? Saprai che una rivista di fantascienza, “La Soglia”, aveva addirittura proposto un ritorno alternativo di Mefisto con gli Antichi alleati del perfido mago… Gli Antichi (The Old Ones) hanno a che fare con la tradizione narrativa di Lovecraft, con la quale Tex non ha mai avuto nulla a che fare. Però siccome Magico Vento spesso fa da “suggeritore” (come nel caso di Custer, apparso prima a "Casa Manfredi", ndr) può anche darsi che qualcuno esplori questa strada. Non io comunque, anzi io la sconsiglierei perché Tex è un meccanismo molto delicato che pur ospitando tante cose diverse lo fa con una sua coerenza, sempre attento a non dissestare l’equilibrio della serie, com’è giusto che sia. Del resto anche Magico Vento ha un suo equilibrio interno pur nella varietà dei temi. "Il West originale era un mondo in cui accade di tutto" "Oggi abbiamo paura di farlo: il pubblico ama la ripetizione più della sorpresa" "Tex e gli Antichi? Meglio di no" Beppe Barbati che sta disegnando una delle storie del ciclo lovecraftiano di Magico Vento, un ciclo che è una sorta di summa dell’horror, mi ha detto ridendo: manca solo lo Shuttle! Infatti lo Shuttle mancherà. In passato avevo sperimentato in un episodio, un’irruzione in un mondo parallelo di alieni, ma poi mi sono reso conto che ne veniva fuori un pasticcio e l’episodio avrebbe rappresentato una pericolosa deviazione dal sentiero maestro della serie. Dunque l’ho cambiata. Curiosità: nel camerino dell'attore trasformista Dick Carr (Magico Vento n°24, L'uomo senza volto) c’è un’immagine che ricorda Tex Willer. Omaggio voluto? E ti sei mai ispirato a qualche storia texiana? Non mi ricordo neppure di quella vignetta. Sicuramente non ho dato io l’indicazione. E’ noto che io sono contrario ai cross-over. Soprattutto al principio della serie, quando anch’io dovevo prendere confidenza con Ned, a volte mi chiedevo: la situazione è questa… cosa farà Ned? Per capirlo pensavo a cosa avrebbe fatto Tex in quella situazione e a Ned facevo fare l’esatto contrario. E’ vero che Pasquale Frisenda realizzerà un Texone? Sì, so che ci sta lavorando. Chiudiamo la chiacchierata con i tuoi gusti texiani: quali sono le tue storie preferite? Sono anni che non leggo Tex, per il semplice motivo che scrivendo Magico Vento tutti i giorni, quando ho del tempo libero preferisco non leggere altri fumetti, altrimenti vado a letto e sogno per vignette. Devo liberarmi la testa. Leggo fumetti solo quando sto facendo un altro lavoro e in quel caso cerco di documentarmi sulle novità , leggendo quello che leggono le mie figlie. Sono tre: una ha ventotto anni, la seconda venti e la terza undici. In questo modo posso tenermi aggiornato sui gusti di generazioni diverse. Una mi ha fatto scoprire Love and Rockets di Hernandez, un’altra Rat Man di Ortolani, e l’ultima certi manga o disney nuovi come Monsters Allergy. Sono i figli che devono suggerire le letture ai padri, non i padri ai figli! Nel primo caso la lettura è libera, nel secondo caso sarebbe prescritta... Tornando a Tex, come ho detto sono affezionato alle storie di GL Bonelli, che sono un mare magnum, non potrei segnalarne una piuttosto che un’altra. Di Sergio invece ricordo ancora, perché mi era molto piaciuta, “El Muerto” e mi sono chiesto spesso perché non avesse dato continuità a personaggi del genere. "All'inizio di Magico Vento pensavo: cosa farebbe Tex? E poi scrivevo il contrario..." "Adoro il mare magnum di Bonelli e tutto Ticci, poi 'El Muerto' e 'Il passato di Carson' " Di Boselli mi è piaciuta “Il passato di Carson”. E poi adoro Ticci, qualunque sia l’autore dei testi della storia. Ecco, infatti il tuo disegnatore preferito non abbiamo bisogno di chiedertelo: hai detto che avresti voluto Ticci pure su Magico Vento… Appunto. Però io non vado alla caccia di disegnatori di altre serie. Ticci non so neppure che faccia abbia e non ho la minima idea di cosa pensi di Magico Vento e nemmeno se l’abbia mai letto. Così su due piedi: pensa a un’avventura di Tex, come si faceva da bambini. Dove lo vedresti? In quale situazione? Mi piacerebbe che una volta tanto avesse una storia d’amore, ma so che non è possibile, non è da lui. Un grazie a Gianfranco Manfredi per la grande disponibilità! A voi lettori, la possibilità di commentare l'intervista nel guestbook. E noi diremo la nostra il prossimo mese, con la recensione del maxi "La pista degli agguati"!
  9. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Parte seconda. I primi anni duemila (2001 - 2005) Nel luglio 1998 esce in edicola il Texone di Boselli e Alfonso Font. Servono alcuni mesi a Sergio Bonelli e al disegnatore spagnolo per trovare un'accordo: come già Ortiz e De la Fuente continuerà a lavorare per la serie regolare di Tex su una storia che Mauro Boselli inizia a scrivere nel gennaio del 1999 (Nizzi continua a non volerne sapere dell'artista di Barcellona). Alla fine dell'anno Font ne ha già disegnato 153 tavole, però il timore per uno stile molto particolare che non possa essere riconosciuto e apprezzato dai lettori di Tex, spinge a un certo punto, Sergio Bonelli a dirottare la storia sul Maxi Tex. Il soggetto nasce dai ricordi dell'autore sui suoi trascorsi sul Chilkoot Pass (la valanga è però di sua invenzione) e riprende una drammatica vicenda legata al passato di Jim Brandon (negli anni novanta Boselli aveva già dedicato alcune sue storie al passato di Carson e del Morisco). La sceneggiatura e disegni sono terminati rispettivamente a gennaio e nei primi mesi del 2001, è il mese di maggio quando Sergio Bonelli chiede a Boselli di scrivere per Font un'altra storia di 330 tavole (circa) per il maxi che nella scaletta è previsto per il 2003. Mentre Font si mette al lavoro su "Dog Soldiers" che diventerà poi "I Lupi Rossi" e ne ha disegnato più o meno i due terzi, l'editore decide che sarà una tripla da pubblicare sulla serie regolare (andrà in edicola tra il maggio e il luglio del 2004) perché lì ne ha bisogno, l'ennesimo cambiamento di collana porta ovviamente Boselli a fare qualche modifica nello scrivere l'ultimo terzo della storia in quanto a indirizzo e stile. La nuova storia di Font sarà di nuovo per la serie regolare, nel gennaio del 2004 infatti Boselli riprende a sceneggiare "Colorado Belle", una vecchia avventura affidata a Capitanio e accantonata dopo la sua scomparsa. Come è già stato ricordato in precedenza il Maxi Tex "Rio Hondo" di Nizzi e Repetto è il primo a nascere nel 1998 per il cosiddetto "balenottero" e bisognerà aspettare il 2003 quando lo stesso Nizzi sarà chiamato a sceneggiare altre due storie, "Il veleno del cobra" e "Fort Sahara" (di cui parleremo più diffusamente nella terza parte), per trovare altre nuove storie concepite espressamente per il Maxi Tex. Il disegnatore argentino, che ha già disegnato le storie del Maxi Tex del 2000, un Almanacco del West e una breve storia di Nizzi per la serie regolare, si confronta con un classico western di lungo respiro, una storia con il solito ranchero prepotente, un dramma familiare e un finale a effetto. Nizzi racconta che quando Sergio Bonelli arruolò Repetto nello staff di Tex nella redazione erano tutti perplessi per via del suo stile datato che ricordava Del Castillo, invece le tavole poi presentate dall'argentino convinsero anche i più scettici e l'autore modenese è il primo a dimostrarsi soddisfatto del suo lavoro, tanto da continuare a lavorare con lui sulla serie regolare. Retrocediamo un po' temporalmente al 2001 quando Nizzi si mette al lavoro sul Maxi Tex "Figlio del vento" che inizialmente doveva essere un Texone previsto per il 2004. Il disegnatore è Roberto Diso, storica firma della collana "Mister No" che è ormai agli sgoccioli. L'artista romano desidera disegnare una storia con i cavalli che sono una sua passione e "Cavalli selvaggi" è proprio il titolo di lavorazione scelto da Nizzi per un'avventura alla "Silver Star" incentrata su un mitico stallone nero. Le prime tavole mostrano l'inadeguatezza dell'artista romano, la nota dolente è data proprio dalla resa del personaggio principale. Sergio Bonelli decide un cambiamento di rotta e chiede a Nizzi di allungare la storia di un altro centinaio di pagine per farne un Maxi Tex oppure di scriverne una breve di un albo da affiancare alla precedente come è stato fatto con le storie di Segura e Repetto nel 2000. Nizzi opta per la prima soluzione, taglia le ultime 30 pagine che rappresentavano il finale del Texone e innesta una nuova conclusione partcendo da circa pagina 200. Curiosamente bisogna dire che Sergio Bonelliper suo volere chiedeva che il maxi Tex non avesse niente di speciale, le scelte che in quegli anni fu poi portato a operare, come nel caso di questo maxi, non fecero che far pensare ai lettori che il balenottero fosse costituito proprio da storie poco "ortodosse", proprio in questi ultimi anni il curatore Mauro Boselli si è preoccupato di rigenerare la collana con delle storie particolarmente belle e l'iniziativa continua ancora. Nell'ottobre 2004 esce una nuova storia di Segura, nuovamente confinata sul Maxi Tex, a quattro anni di distanza dalle due precendenti pubblicate nel Maxi Tex del 2000. La storia è scritta e disegnata dall'affiatata coppia (Ortiz collabora di njuovo con lui dopo il Maxi Tex del 1999) tra il 2002 e il 2003 e il titolo di lavorazione è "Il treno fantasma" che poi diventerà, leggermente modificato "Il treno blindato". La storia racconta di un feroce generale messicano, un certo Contreras, e del suo sogno di recuperare i territori persi dal Messico nel 1846, accaparrandosi delle armi e dell'oro che viaggiano appunto su un convoglio ferroviario. La sceneggiatura è indiavolata ma anche confusionaria, se non cervellotica, appare comunque come la migliore scritta finora dallo spagnolo che sembra più a suo agio con i personaggi e il mondo di Tex. La collaborazione con la Bonelli Editore andrà comunque sempre più diradandosi e bisognerà aspettare un quinquennio prima di leggere una nuova storia firmata dai due autori spagnoli. Manfredi, nato nel 1948, lo stesso anno di Tex, che inizia a leggere e collezionare a partire dalla metà degli anni sessanta fino agli anni novanta quando inizia lui stesso a scrivere dei fumetti, a differenza di Segura conosce bene il personaggio, sa cosa può fare e cosa non fargli fare, sa che deve sempre essere al centro della storia, tutto si muove intorno a lui. Prima di iniziare Magico Vento si propone dunque a Sergio Bonelli, siamo nel 1993, vuole scrivere una storia per la serie regolare mensile di Tex per prendere confidenza con il genere western. Sergio risponde di si e tra i vari spunti che Manfredi gli presenta sceglie quello più classico e tradizionale, una storia alla Rawhide, sul trasporto di una mandria di longhorns. Manfredi si mette al lavoro e scrive senza dubbi o incertezze, Tex lo ripetiamo lo compra regolarmente in edicola da trent'anni, non si documenta affatto, legge al massimo qualche libro sui cowboys dove trova informazioni su quelli messicani e di colore, che puntualmente usa per arricchire il suo cast di personaggi. Però si perde e si distrae, non dimentichiamo che viene allora varata la sua serie che debutterà nelle edicole nel 1997, comunque la sceneggiatura non è pronta prima di qualche anno. Sergio Bonelli era comprensibilmente timoroso di sconcertare i lettori con episodi scritti, pur nel rispetto del personaggio, da qualcuno che mostrava una forte personalità da autore. In più la storia è anche deboluccia. Sergio la boccia e la mette nel cassetto, ci penserà solo alla fine del 2000 quando si tratterà di trovare una storia da far disegnare a Repetto per un Maxi. Manfredi ripete insomma il il percorso che già era toccato a Berardi. Quando la storia viene pubblicata nel 2005 Manfredi a differenza di Nizzi è poco soddisfatto del lavoro svolto nell'occasione da Repetto. Si, la robustezza del suo segno dona spettacolarità alle prime pagine, dissolto l'effetto della pioggia la caratterizzazione dei personaggi, a cui Manfredi tiene molto, lo delude parecchio. Il fatto è che Repetto disegna all'antica, semplifica all'estremo, per esempio i cattivi hanno tutti i baffi, i personaggi più burberi la barba, spesso si confondono tra loro, ciò che a Manfredi dà molto fastidio, perché priva la storia delle sue sfumature psicologiche. I lettori, da anni si vociferava su questa storia che Sergio Bonelli continuava a tenere nel cassetto anche dopo essere stata realizzata graficamente così come accadrà anche al Texone di Seijas, la considerano esattamente come l'editore, adatta massimo al Maxi Tex, una collana dunque che continua a caratterizzarsi sotto un segno negativo! Il trend continuerà, se non peggiorerà, con i balenotteri degli anni successivi di cui si parlerà più diffusamente nella terza parte. Come di consueto, chi ha aneddoti sui maxi qui presentati può intervenire per arricchire di dettagli la presente discussione.
  10. Chiamasi cernita. Così, a occhio, ho optato per un numero limitato di personaggi scegliendo quelli più famosi. Grazie! Il pericolo era di essere banali con le proposte. Alcune ambientazioni sono proprio improponibili considerando gli standard attuali della Bonelli, però invece dei compitini riempitivi di due albi, fossi un autore di Tex (diverso da Boselli) punterei su questi temi di, per così dire, più ampio respiro invece che della strega tuttofare e tuttopuò assai improbabile.
  11. Ops, corretto! Grazie per la segnalazione. Ma anche no. Per me Font resta un disegnatore degli anni novanta, anche se è vero che sulla regolare ha esordito solo dopo il 2000. Repetto l'ho messo lo stesso perché debutta su Tex nel 1999 (almanacco), caso limite.
  12. PS solo per ricordare che il sondaggio si chiuderà il 31 marzo!
  13. ymalpas

    Storia dei Maxi Tex

    Erano tutte storie pensate per la serie regolare per alleggerire proprio il lavoro di Nizzi che l'aveva espressamente richiesto all'Editore nell'autunno del 1992 (quando riprese a scrivere), era proprio una sua condizione. L'incontro con Segura, ma posso sbagliarmi, non avvenne prima del 1993, cioè dopo la crisi (ho degli appunti proprio del loro incontro a Lucca ma non mi riesce di ritrovarli). Per dire come Sergio fosse un pasticcione nel programmare le uscite, la prima storia che Nizzi scrive nell'autunno 1992 è una doppia per Ticci per la serie regolare, ma poi si scopre che serve una storia per il Texone... e Ticci finisce così sul Texone dopo Galep (e la filosofia dei disegnatori esordienti sul Texone va ufficialmente a farsi benedire!). Solo nel 1998 Sergio Bonelli ha ormai maturato l'idea che l'allora nuovo Maxi Tex non debba più essere il contenitore di storie scritte da autori italiani o internazionali esterni allo staff di Tex, si è reso conto che può contare solo su Segura e che la sua scarsa conoscenza della serie, nonostante delle belle e avventurose avventure, lo ponga molto distante dalla canonicità che a livello testuale e grafico ha sempre richiesto ai suoi autori. Repetto raccontava che essendo giunto a Milano per proporsi come disegnatore di storie western, si sentì rispondere da Sergio che la Casa editrice non ne produceva più e che se voleva poteva cimentarsi con Tex con l'impegno però di cercare di restare il più possibile aderente al Tex canonico (di Ticci). Nel 1997 la collana Maxi Tex nasce per smaltire storie che non possono essere pubblicate sulla serie regolare: quelle di Segura! Sergio, non dimentichiamolo, è allora lo stesso editore che ha bocciato una manciata di anni prima Berardi. Nel 1998 Sergio dunque decide di chiedere a Nizzi, un autore ormai decano su Tex, una storia di tre albi espressamente per il Maxi Tex e qui si situa il trapasso vero e proprio dell'idea originale del "Mini Texone" per un balenottero la cui specificità resta ormai solo il numero delle tavole, 330 tavole circa (il numero delle pagine resterà in realtà piuttosto variabile). C'è da chiedersi chi allora avrebbe potuto lavorare accanto a Segura tra gli autori italiani. Sicuramente Sergio lo chiese a D'Antonio. Probabilmente anche allo stesso Berardi. Abbiamo visto che il Maxi di Manfredi (che doveva essere anche lui pensato per la serie regolare) era una storia deboluccia e dovette essere rivista e corretta in redazione, quando Sergio la toglie dal cassetto sono già passati non meno di quattro anni (per me l'aveva bocciata) pensa quindi di utilizzarla per il Maxi proprio per la sua diversità (e anche dopo che Repetto l'ha disegnata, le tavole restano nel cassetto come succederà di lì a poco al Texone di Seijas e il fatto fa vociferare molto addetti ai lavori e lettori). Del fatto che solo pochissimi possano confrontarsi con Tex Boselli ha avuto negli anni scorsi parole di scoramento: l'esperimento del color che attraverso delle storie brevi poteva permettere di saggiare le possibilità di autori vecchi e esordienti ha dato un risultato pressoché fallimentare.
  14. Parte prima. Gli anni novanta (1991 - 2000) Dopo aver disegnato la storia "L'uomo serpente" nel 1987, il disegnatore Letteri si vede assegnare due storie da un albo di GL Bonelli che erano rimaste nel cassetto e che in fase redazionale sono riviste e completate rispettivamente da Nizzi la prima e da Sclavi la seconda e tre albi di una storia per la serie regolare dell'esordiente (su Tex) Giancarlo Berardi che disegna in poco più di un anno tra il 1989 e il 1990. L'editore, che ha appena lanciato con successo il primo Texone, come è già successo con le tavole di Buzzelli, esita un buon momento davanti alla sceneggiatura dello sceneggiatore ligure e alla fine decide di ripetere l'esperienza dell'albo speciale lanciando quello che in redazione chiamano il balenottero e che Tiziano Scalvi ha ribattezzato Mini Texone, che è pubblicato nel dicembre del 1991 nel classico formato bonelliano ma con ben 348 pagine come supplemento al Tex Tre Stelle. Ai lettori è presentato come un albo fuori serie e "fuori dal comune" dove troveranno da un punto di vista grafico i rassicuranti disegni di Letteri mentre ai testi scopriranno l'interpretazione "d'autore" che di Tex ne ha dato il celebre creatore di Ken Parker, "uno dei soggettisti principi del fumetto italiano" per usare le stesse parole di Sergio Bonelli nell'introduzione contenuta nell'albo. Il soggetto riguarda la corsa alla terra in Oklahoma, un classico tema western che i lettori hanno potuto scoprire nel 1980 nel 162° albo della Collana Rodeo della Storia del West di D'Antonio. La copertina dell'albo è riciclata dagli Albi d'oro di Tex, più precisamente il 12° numero dell'ottava serie, probabilmente per i problemi di salute che affliggono in quegli anni il copertinista Aurelio Galleppini. Quando l'editore lancia il volume non ha intenzione di serializzare la collana come già sta facendo con successo con i Texoni, assai difficile è infatti trovare sul mercato degli autori di nome che conoscano bene Tex! Nel 1993 tuttavia la possibilità di dare un seguito al Mini Texone si materializza quando lo spagnolo Antonio Segura, tramite il disegnatore Ortiz che ha ultimato il suo Texone, entra in contatto con Sergio Bonelli. Nell'aereo che lo riporta in Spagna l'autore ha già l'idea del soggetto che scriverà e che riguarderà "I cacciatori di fossili", titolo di lavorazione della storia che è prevista però per la serie regolare, come lo saranno anche le tre successive pubblicate nella collana del Maxi. Il disegnatore è ovviamente l'amico Ortiz che si mette al lavoro già in quella primavera del 1993 con l'obiettivo di finirla per una pubblicazione prevista nel 1995. Il ritardo che si protrarrà di due anni, l'albo esce in edicola solo nel 1997, è dovuto principalmente allo stato della sceneggiatura che così com'è non è pubblicabile. Lo sceneggiatore spagnolo infatti conosce poco Tex, non sa nemmeno che è il capo dei Navajos, inoltre la sua storia si presenta lacunosa nei dialoghi, per questo motivo è revisionata profondamente in redazione da Decio Canzio. Il risultato finale resta distante da quella che è una storia canonica di Tex, questo motivo spingerà Sergio Bonelli a varare la collana del Maxi Tex nel novembre 1997. Ma andiamo con ordine. Nel 1993 anche Manfredi presenta il suo primissimo soggetto che poi diventerà la storia contenuta nel Maxi Tex del 2005. I lavori per lui vanno al rilento, la sceneggiatura è da lui completata solo nel 1996 e accantonata dall'editore che la darà a un disegnatore, l'argentino Repetto solo nel tardo 2000 dopo un accurato lavoro di revisione. Di questa storia parleremo più diffusamente nella seconda parte. No, nessun errore nel presentare la copertina del Maxi Tex del 2000 invece che quella de "L'oro del Sud", il maxi pubblicato un anno prima nel 1999. Il fatto è che il Maxi si compone di due storie, realizzate in due tempi distinti. La prima, "La collera di Tex" è una storia di Segura di due albi sempre pensata per la serie regolare che l'argentino Repetto finisce nel 1995. Ovviamente presenta gli stessi problemi della sceneggiatura de "Il cacciatore di fossili", per questo motivo sarà accantonata per cinque anni (anche perché il numero delle pagine non ne permette la pubblicazione su un balenottero). Quando la collana del Maxi è lanciata, Sergio pensa di pubblicarla su questo formato ovviamente corretta e revisionata, aggiungendovi una storia più breve, poco più di un albo di lunghezza, "Tres Cruces" che poi diventerà "Odio implacabile", che Segura sceneggia e che Repetto finisce di disegnare nel 1999, comunque troppo tardi per una pubblicazione nel 1998 che resterà infatti un anno scoperto! Il Maxi Tex "L'oro del Sud", 266 pagine, nasce probabilmente anche questo per la serie regolare ed è richiesto a Segura nel 1997, mentre vede ai disegni ancora una volta Ortiz. In effetti il primo vero e proprio Maxi Tex commissionato da Sergio Bonelli come tale è quello che Nizzi scrive per Repetto nel 1998, intitolato "Rio Hondo", che sarà pubblicato solo nel 2002. Nel gennaio del 1999 Mauro Boselli inizia invece a lavorare per Font sul Maxi Tex "Nei territori del Nord Ovest" che finirà di sceneggiare esattamente due anni dopo: anche questa storia era inizialmente prevista per la serie regolare. Si riparlerà di entrambe solo nella seconda parte. Ritornando a "L'oro del Sud" la storia è come sempre godibile, ma lo sceneggiatore si conferma quello più lontano dal modello offerto da GL Bonelli, stavolta con un battello corazzato abbandonato nel cuore di una palude nella cui stiva giace un tesoro di lingotti che suscita la cupidigia di due uomini dagli ideali contrapposti: un ufficiale sudista e un seguace del Ku Klux Klan. Se qualcuno degli utenti ha qualche aneddoto da aggiungere riguardante le storie di questa prima parte, non si faccia pregare per intervenire!|
  15. ymalpas

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    E da curatore l'ha richiamato in servizio e a quanto dice Boselli ha anche accettato la revisione delle sue storie senza troppe lamentele a differenza di certi altri Che poi si siano trovati poco d'accordo su altre cose è un'altra storia. Si sapevo anche questo, ovviamente, ma la media delle storie per la regolare e i disegnatori a disposizione erano quelli anche negli anni novanta. Comunque è un dato indubbiamente da tenere nella sua debita importanza. In ogni caso Boselli ha già smentito categoricamente su eventuali timori di Sergio nei suoi confronti, il fatto è che Nizzi aveva i suoi disegnatori e Boselli quelli che gli lasciava e su questo dato mi sono basato. E Boselli questo l'ha confermato proprio su questo forum. Senza considerarle storie da urlo, sostanzialmente la penso esattamente come te! PS Ho dimenticato D'Antonio. Purtroppo ci ha lasciato solo il texone.
  16. ymalpas

    [Texone N. 25] Verso L'oregon

    Per essere più esaustivi... 1) Il rapporto tra Nizzi e Casa editrice non era più rose e fiori. Non dico di più, non è bello rivangare quei vecchi dissapore che non interessano a nessuno. 2 ) A Nizzi erano approvate storie di due albi. Nella serie regolare l'ultimo soggetto lungo approvato risale agli inizi del 2001 "Athabasca lake". I Maxi "Il veleno del Cobra" e "Fort Sahara" sono approvati nel 2003; "Lo Squadrone Infernale" è invece del 2006. 3 ) Le storie di più ampio respiro furono bocciate ("Tigre nera e viaggio nel Borneo", soggetto di Civitelli sul nipote di Tex) e accettate solo dopo un ampio sforbiciamento. 4 ) La revisione delle storie da parte della redazione avvenne a fasi alternate: dove c'era da correggere non lo si faceva, dove non si doveva correggere (vedi "I fucili di Shannon") si riscrivevano pagine e pagine (vedi il suo finale destestabile che è opera redazionale). Altri autori come Segura e Manfredi il controllo redazionale lo subivano a volte anche pesantemente, ma è un argomento per cui è meglio anche qui tacere. 5 ) Sergio riconosceva a Nizzi il merito in particolare di aver preso il personaggio di Tex nei primi anni ottanta e di averlo traghettato fino a metà degli anni duemila. Dire che non si accorgeva del calo qualitativo delle storie scritte da Nizzi però è fargli torto. 6 ) Già dai primi anni duemila Sergio si era guardato intorno. C'è Boselli innanzitutto anche se scrive praticamente solo per Letteri, Marcello e Font. Ma è un autore che Sergio destina all'almanacco ("Eroe per caso" soggetto del gennaio 2000, "Polizia indiana" del 2005, "Faccia di cuoio" del 2006) o il maxi ("I lupi rossi" non posso dirlo con certezza, la memoria latita, ma mi sembra di ricordare che la collocazione fosse quella). Boselli scrive raramente per la serie regolare, per Repetto (2004) o per Spada (2003), perché soprattutto si occupa dei texoni cubano e argentino di Sergio. A Ruju vengono parimenti commissionate tra il 2001 e il 2005 storie per degli almanacchi. Faraci entra in scena nella primavera del 2006 e giù di lì anche Manfredi che scrive dopo l'estate per Civitelli "La grande sete" e il texone di Gomez. Da un lato si cerca di alleggerire il lavoro a Nizzi, dall'altro si cerca di trovargli dei successori. 7) Nizzi era ormai bollito, stanco, svogliato, tirava via, interessato a dedicarsi alla scrittura dei suo romanzi polizieschi e di provincia. I soggetti che conosciamo sono in larga parte dovuti a Traversa. L'idea che ci facciamo è di un autore che poco alla volta voglia staccare la spina, in realtà Nizzi continuava a sfornare soggetti su soggetti e la stragrande maggioranza di questi tornavano indietro bocciati al mittente, questo lo so da fonti vicine a Nizzi. Questo aveva finito per scoraggiarlo prima e stufarlo dopo, per fargli pensare infine al ritiro, fatto che si materializza solo nei primi mesi del 2008, quando Canzio gli chiede le correzioni per la storia "L'assedio di Mezcali". Nizzi ci rinuncia definitivamente o quasi, nel senso che la riproporrà circa una decina d'anni dopo a Boselli che ne aveva allora (era l'autunno del 2016) vagliato il ritorno. 8) Da due anni, cioè dal 2006, Ruju è stato timidamente promosso alla serie regolare e scrive per Seijas quella che probabilmente resta a oggi la sua storia migliore. Sempre nell'autunno del 2006 Faraci ha presentato un secondo soggetto "L'uomo di Baltimora". Boselli inizia a scrivere per la serie regolare un numero sempre più crescente di storie: nel 2005 due per Ticci e Bianchini/Santucci; nel 2006 tre per Piccinelli, Font e Mastantuono; una nel 2007 per Leomacs. Quando è ufficiale il ritiro di Nizzi nel 2008, a Boselli sono approvati altri quattro soggetti, a Faraci tre più un almanacco. Faraci e Boselli sono i due autori scelti per dare continuità alla serie regolare, fatto confermato dalle storie da loro scritte negli anni successivi, con la differenza che intorno al 2012, davanti alla pochezza delle storie faraciane viene chiamato a sostituirlo Ruju che fino ad allora era rimasto ai margini con qualche storia come "Mezzosangue" soggetto del 2010 per la serie regolare, il maxi di Diso, il secondo Color Tex di Cossu e infine il primo almanacco di Scascitelli che sono soggetti tutti del 2011.
  17. Come da titolo, un nuovo sondaggio di 15 domande con vari quesiti sul nostro Tex e il suo mondo. Per ogni domanda è ammesso solo un voto, eccetto l'ultima dove gli utenti sono chiamati a votare tre storie (una per ogni fascia di appartenenza corrispondente alle centinaia 500, 600 e 700) delle storie meno amate. Si prega di osservare scrupolosamente queste indicazioni al fine di garantire la regolarità del sondaggio. Si ringraziano gli utenti che vorranno esprimere le loro preferenze. Buona partecipazione!
  18. Come puoi credere che sia così disattento? Negli ultimi mesi l'anteprima è finita in terza o quarta di copertina, ma c'è da fidarsi? È una questione di pura fiducia! Anche la copertina è migliorata, più robusta, a colori e mediamente più centrata (senza quel fastidioso bordino bianco dovuto all'impaginazione).
  19. La stima è dovuta e riconosciuta. Tu (se non ricordo male) sei uno che nei primi anni ottanta impacchettava il portachiave da spedire nelle case degli italiani che avevano risposto al sondaggio che un po' Sergio aveva commissionato per valutare le opinioni dei lettori nei confronti delle sue storie e dei suoi personaggi, visto che da cinque anni affiancava GLB come autore. C'era la preoccupazione di un uomo che su Tex ha scritto delle grandissime pagine ma che sapeva anche che non era tagliato per succedere al padre, e una casa editrice da traghettare con successo nel nuovo millennio con nuovi personaggi e collane. Queste erano scelte oculate pagate di tasca propria e non fatte sulla pelle dei lettori.
  20. Siamo già a pagina tre di un topic che di pagine ne avrà molte (sono pronto a scommetterci) eppure finora si è discusso praticamente solo dell'insulso bollino. Capisco che Boselli tiri acqua al suo mulino (la SBE) ma il bollino non è poca cosa come la Casa editrice vorrebbe sdoganarlo. E' vero che in passato per certe storiche avventure o avvenimenti la grafica di copertina è stata invasa da messaggi pubblicitari (numeri delle varie centinaia a colori, poster nell'albo Sulle piste del Nord), ma Sergio Bonelli si era sempre detto contrario a inserire della pubblicità nei suoi albi, se non attraverso la terza o la quarta di copertina che talvolta l'una talvolta l'altra erano destinate a promuovere altri fumetti della casa editrice. Mi ricordo ancora la copertina del numero 191 La collina degli stivali che per la prima volta introdusse una pubblicità slegata dal contesto dei fumetti, ovvero la peppola, un uccellino in via d'estinzione, ma in quel caso l'iniziativa a favore della lega della protezione degli animali, come ebbe modo di spiegare in seguito era veicolata da lodevoli intenzioni benefiche perché andava a sensibilizzare quel milione di lettori e passa che allora leggevano Tex. Negli anni ottanta quando cedette alla tentazione di dedicare numerose pagine pubblicitarie negli albi lo fece tramite l'inserto a fine volume che alcuni hanno anche religiosamente ritagliato e poi rilegato, l'iniziativa era bella, fatta bene, interessante e soprattutto non toglieva un millimetro di spazio all'albo di Tex e alle sue copertine. Oggi avviene esattamente il contrario, non c'è più Sergio Bonelli a guardare ai suoi lettori e a interpretarne i desideri, al contrario domina un bieco e vile affarismo che alle copertine toglie tutto quello che riesce a rosicchiare: ecco così i bollini sparati a raffica ogni mese sulla prima di copertina, sparisce la pagina degli arretrati per lasciare spazio a una pagina noiosissima in cui un Frediani non parla ai lettori di Tex ma al tizio che per una volta lo acquista per sbaglio o perché annoiato e perché non sa più come passare il tempo... (all'inizio io la leggevo anche questa rubrica pubblicitaria sbadigliando di brutto, ora la salto irritato pensando che al posto potrei trovare la lista degli arretrati con tutti i titoli degli albi che ho acquistato i mesi precedenti, lista che può parere noiosa ma che è cento volte più interessante di quello che scrive Frediani, lista che ne sono convinto come pubblicità sarebbe più riuscita, perché quel lettore occasionale che oggi ha comprato l'albo, leggendo dei numeri che si è perso, potrebbe anche decidersi a ordinarli sul sito della SBE, perché per uno che non ha letto quegli albi quei titoli fanno sognare cento volte di più di quanto possano fare le tre colonne affidate al Frediani) Terza o quarta di copertina un tempo dedicate alla presentazione del numero successivo sono oggi incontrastatamente riservate agli speciali di Tex mentre l'anteprima vera e propria finisce in un angolino a pagina due (seconda di copertina) proprio nel punto dove non dovrebbe stare, cioè dove sta per iniziare la storia, così io lettore sbadato mi leggo prima l'anteprima del numero successivo e poi inzio a leggermi la storia dalla prima pagina, se ciò non è tafazziano poco ci manca. Eh si, ci vuole un Mefisto per riproporre ai lettori la quarta di copertina dedicata all'anteprima come storicamente è (quasi) sempre stato e che dire: S.P.E.T.T.A.C.O.L.O. Insomma, questo è vile affarismo, che lo si ammetta una buona volta, non si guarda più ai vecchi lettori che da ottant'anni (i più vecchi di noi) leggono l'albo mensile di Tex, ma al lettore occasionale. Si pensa ingenuamente di avvicinarlo con storie ingenue e piene di buchi logici come questa di Ruju e Prisco. Ci vuole coraggio a credere ai miracoli, ma non funziona così. E in tutto questo lavorio di marketing si perde quello che Sergio aveva capito da subito e da solo, il rispetto del lettore, il fidelizzare l'acquisto mese dopo mese cullando chi l'albo lo legge e premiandolo di tanto in tanto ora con il poster gigante ora con l'albo tutto a colori col prezzo che rimaneva costante per anni e anni (mentre oggi sale vertiginosamente e le patacche che vengono offerte - ora il mazzo di carte incompleto, ora le medagliette - che nascondono l'aumento consistente del prezzo. I lettori vecchi e fedeli oggi si prendono a schiaffi e il bello è che pensano che la fede incrollabile in Tex sia una cosa eterna (e di fede in Tex ne abbiamo anche tanta se stiamo ancora qui a comprare albi come questo di Ruju e Prisco, ma come ogni cosa è folle pensare che sia illimitata). Io che gli anta gli ho superati da parecchio, un po' mi vergogno di quel bollino che indica che il prodotto è infantile e destinato a un pubblico giovane. Non a me. Non più. M.I. V.E.R.G.O.G.N.O. !!!! Per concludere: fra quattro anni arriva il numero ottocento e tutte le storie di Boselli che ancora ci tengo a leggere.
  21. Più la guardo e più mi chiedo: ma il Tex in copertina sta ridendo ? E sta ridendo dopo essere entrato, aver visto il loghino merdino, e aver ruotato il capo giusto il tanto per non scoppiare a ridere ? 😂 Povera SBE, in che mani sei messa, qualcosa di più infantile è difficile trovare anche a volerci provare, quasi quasi oltre alla mascherina metterò due occhialoni neri e un cuffione la volta che entrerò a comprare l'albo, non voglio che mi vedano alla mia non più giovanile età comprare un albo con quella cosa lì in copertina. Peccato per la storia di Boselli e Cestaro, non merita questo trattamento.
  22. ymalpas

    [736/737] Le frecce dei nemici

    Mi sono trovato in un'edicola e mi sono subito fiondato sul nuovo Tex, tanta era la voglia di andare a vedere come finiva la storia di Ruju e Prisco 😂 Buon antipasto per quello più succulento che ci aspetta il mese prossimo. La prima vignetta mi ha quasi ricordato Fusco, alla redazione date tutti gli albi del Maestro a Prisco, che inizi a copiare dai grandi e troverà in me un lettore soddisfatto, per ora no, non ci siamo! La storia prosegue sulla falsariga dell'albo precedente, niente di memorabile da ricordare, a parte un fastidioso piccolo giuda le cui intenzioni sono subito note (non vi spoilero niente, sarebbe troppo accanirsi da parte mia su questa storiella), a parte la minaccia, seria, di Ruju posta nell'ultima pagina e che, mi auguro, non si realizzi mai anche se tanti indizi mi inducono a stare in guardia sull'evenienza. Correzioni fatte!
  23. La prossima storia con Lupe sono già in grado di darvi indicazione del logo:
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