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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Everything posted by Condor senza meta

  1. Ritornando in topic, mi va di esprimere un pensiero che si è insinuato nella mia mente durante la lettura del secondo albo. A parte l'esordio della saga, che lambiva e s'intersecava con "Il totem misterioso", il resto delle storie, sebbene legato da una continuity fedele alle vicende originali, manteneva una certa libertà narrativa, che ha permesso a Borden di sfornare trame interessanti come quella in Florida, o nel Montana, nonchè quella dei due disertori e l'episodio con Mefisto. Il buco presente tra i primi due episodi bonelliani, ha fornito la possibilità di ottimi spunti da inserire nella continuity con Tex giovane fuorilegge, storie che si son fatte apprezzare per freschezza e stile narrativo più moderno e accurato in fase di documentazione, ma "La Mano Rossa" segna un passaggio cruciale a mio modo di vedere. Mauro avrà ancora modo di dare sfoggio alla sua creatività, ma gli spazi da colmare diventano un tantino più stretti, vuoi per quei passaggi della saga imprescindibili, nonchè i personaggi bonelliani che giocoforza dovranno essere presenti e con caratteristiche ben definite. L'episodio in questione è ben scritto, ma per quanto l'autore sia abile a dimenarsi nella sceneggiatura, non riesce ad aggiungere molto alla trama originale (e i lettori datati l'originale la conoscono a menadito). Definirlo un remake non è esatto, ma mi dà comunque l'impressione di una ottima cover musicale, ma niente più. Mi auguro che questa sensazione che sto provando sia solo temporanea e riducibile al singolo episodio (confido difatti molto nella trasferta messicana o nel periodo della guerra di secessione), ma non nego che questo aspetto mi mostra "la prima crepa" di un progetto editoriale rischioso (reso interessante dal colpo di genio di Mauro che ha in parte rivoluzionato l'idea discutibile della redazione) ma che col proseguo può porre maggiori difficoltà per mantenere l'autonomia creativa della giovane saga, fattore che ha contribuito finora al successo della pubblicazione. Capisco che il mio pensiero può apparire alquanto controcorrente e criticabile, ma mi andava comunque di esporlo. Spero tuttavia di sbagliarmi in toto con la mia sensazione.
  2. Nota bene Diablero, ti stimo da tempo e sono sempre il primo a sostenere che l'allontanamento di Borden non sia dovuto alle tue motivate critiche, (figuriamoci Mauro ti teneva giustamente in considerazione per la tua indiscutibile competenza e acume) ma permettimi di dire che, ogni volta che alludi alla mancata capacità di capire un testo scritto degli altri utenti mi fai cascare le braccia. Il post di Jeff, oltre a esprimere un suo opinabile pensiero sulla faccenda, elogia pure il lavoro di Borden e Ruju sulla saga e magari qualcuno ha messo il suo like pure per questo, o sbaglio? Uno dei like è il mio, sebbene ti abbia sempre difeso da quella accusa, pensa te! Continuare a dare del lettore superficiale o poco sveglio con questa leggerezza è quel tipo di critica arbitraria e a senso unico che non accetto. Denota una forma di attezzosità che rischia di surriscaldare gli animi. Senza rancore...
  3. Il diritto di critica è e deve rimanere sacrosanto, sia su un Forum tematico come il nostro, che nella vita sociale (e visto i tempi cupi all'orizzonte non è cosi scontato, temo occorra difenderlo coi denti questo diritto). Suppongo che sul Forum serpeggi ancora la grande amarezza per l'abbandono di Borden, ma non bisogna commettere l'errore di dare la caccia alle streghe o scaricarsi responsabilità a vicenda.
  4. Che dire: pur rispettando qualsiasi opinione, ritengo che le tavole di Bocci siano di livello notevole. La prima poi, a mio modesto parere, è davvero splendida. (e la vediamo in bassa risoluzione, figurarsi cosa sarà l'originale!) Ogni artista ha il suo stile: c'è chi sintetizza al massimo per trovare il giusto equilibrio fra dinamismo e tratto e chi predilige vignette più dettagliate e cariche di effetti.
  5. Arrivo a commentare la storia in netto ritardo, come da un bel po' mi accade. Di solito in passato mi astenevo dal leggere i commenti degli altri utenti, prima di scrivere il mio, per non esserne influenzato, ma ultimamente ho perso pure questa abitudine. Di carne al fuoco ne è stata messa tanta in queste quattro pagine di discussione e come ovvio, le opinioni non sono tutte uniformi. Certo che passare dal 2 al 9 di valutazione, ti fa capire di quanto sia bella la varietà di giudizio nella vita e guai se così non fosse. Soprattutto mi capita spesso che, leggendo le critiche di coloro a cui gli episodi non piacciono, le trovo pure plausibili e motivate e mi chiedo se realmente è il mio modo di leggere e approcciarmi a Tex a essere inadeguato e superficiale, se a primo impatto il mio giudizio è differente. Ma per quanto motivate possono essere alcune critiche, ciò non toglie che ognuno, a seconda della propria sensibilità, assimila un'opera d'arte in maniera differente e non vi è nulla di scandaloso se alla fredda razionalità di alcuni, si contrapponga la visione più "romantica" e più fallace di chi si tuffa in una trama per sognare ad occhi aperti, trascurando snodi anche un po' forzati, ma funzionali alla narrazione di fantasia. Se non si è già capito, la lunga premessa serve solo a dire che al sottoscritto, la storia è piaciuta e mi ha davvero incollato alle pagine, anche se non è perfetta come giustamente fatto notare da utenti più freddi e razionali di me. Ho da tempo coniato la cosiddetta "Zona Ruju", ovvero un limbo di qualità costante senza eccessivi picchi o capolavori" in cui si attestano quasi il 90% delle prove dell'autore, al netto di un lieve calo di qualche anno fa e alcune composizioni più corpose. Questa che sto commentando, a mio avviso, supera quel confine e la reputo davvero una delle migliori prove di Pasquale sulla testata. Oltretutto è l'ulteriore conferma che lo sceneggiatore sta risalendo la china dopo un periodo di appannamento e ciò è un buon segno per i lettori e per Mauro nei suoi panni di curatore. Magari la storia è stata sceneggiata al rovescio e si avvale di qualche clichè; il tradimento di Big Frank sarà scontato e Boucher incide poco come villain, gli indiani non sembrano essere caratterizzati in maniera encomiabile e il mio amato Carson fa una figuraccia, ma nel complesso non si può non notare che ha un buon ritmo, discreta l'azione e molto funzionali gli snodi e i passaggi di scena. Ma soprattutto è affascinante l'intreccio che si viene a creare fra realtà e visioni oniriche, trovata che permette a Pasquale di far spiccare la figura di Lagarde e la tenera empatia che si crea con la dolce Nadie (ennesima figura femminile interessante nata dalla penna di Ruju) sono il quid in più in una storia, non esente di imperfezioni, ma splendida anche per questo. Se una lettura mi coinvolge e stimola la mia fantasia, accarezzando le giuste corde dell'anima, non mi soffermo troppo sulle presunte illogicità razionali di alcuni passaggi. Sono un lettore che legge "ad occhi chiusi"? Forse sì, ma poco mi importa se questo serve a farmi sognare e questa storia ci è riuscita. Anche l'epilogo è poetico e romantico, con Lagarde che viene riportato alla vita da Tex col bene placido dello spirito della defunta fidanzata, un passo verso un futuro presumibilmente destinato fra le braccia della bella e coraggiosa Nadie. Font è sempre un disegnatore adattissimo per queste tematiche e latitudini, tuttavia si riscontra una certa fretta realizzativa soprattutto nel secondo albo, con alcune vignette tirate un po' via, ma l'effetto ottenuto non è male e la sua prova è soddisfacente. Unico neo, la poca grazia con cui il maestro iberico ha caratterizzato le due donne dell'episodio, soprattutto in alcune vignette la visione della fidanzata defunta è troppo caricaturale e poco accattivante. Una maggiore cura su questo aspetto non sarebbe guastata, ma sugli sfondi e i paesaggi, il lavoro è stato notevole. Il mio voto finale è 9
  6. Storia davvero divertente e frizzante. Gian Luigi Bonelli non avendo eccessive pretese di comporre una trama aulica, si diverte con un breve episodio molto serrato e dal tono scanzonato. Tex interviene in aiuto di un povero allevatore di pecore, vessato dal prepotente ranchero Rickett che mal vedo l'uso dei pascoli per gli ovini. Inizia così un piano alquanto originale, che ci mostra un ranger molto abile pure negli affari, visto che, per punire l'arroganza di Rickett aquista cinquemila acri di pascolo conteso a un dolaro, recintandolo col ferro spinato per poi rivenderlo, a fine avventura, al doppio, punendo così il villain economicamente, colpendolo nel portafoglio. Esilarante lo scherzo della "dinamite passamano" nel saloon, o lo stratagemma per far esplodere lo Star - O creandosi un alibi con lo sceriffo. Il tex bonelliano è sempre un eroe deciso e molto ironico, che sa essere deciso e letale, ma al contempo molto spiritoso e un tantino sborone. La storia diverte e l'epilogo originale, con la lieve punizione di Rickett che in fondo non uccide nessuno, ci può stare nel contesto di un episodio più leggero. La parte grafica è caratterizzata dal tandem Galep - Gamba, utile per accelerare i tempi di realizzazione, ma un po' disturbante nell'ottica di uniformità di tratto. Il mio voto finale è 7
  7. Complimenti Bob, i due disegni denotano una buona attenzione per il dettaglio e resa per ciò che concerne gli sfondi.
  8. Bonelli comincia a prendere le misure con una tematica che porterà a risultati splendidi nel proseguo della pubblicazione editoriale. Vediamo per la prima volta il nostro Tex a dover spendersi per salvaguardare il precario equilibrio fra Navajos e "civilizzatori" bianchi, attratti nei territori della riserva dalla massiccia presenza di oro. La scoperta casuale del minerale aurifero porta, come prevedibile, all'invasione incontrollata di avventurieri e cercatori, che infischiandosene dei confini e dei trattati, s'insediano nel cuore della riserva, fondando addirittura una fiorente boom town. Le premesse sono poco tranquillizzanti e si capisce fin dal principio, che la situazione rischia di trasformarsi in una pericolosa polveriera, alimentata peraltro dall'azione subdola di spietati speculatori, disposti a tutto pur di riuscire nel loro intento di provocare i Navajos e far intervenire l'esercito per farli sloggiare. Il soggetto è interessante ed intriso di tantissime buone idee, vedi il macabro travestimento di Tex e Tiger, usato per creare una tensione psicologica agli invasori, o la presenza dello scribacchino prezzolato, che con i suoi articoli deve buttare fango sugli indigeni e favorire il piano dei due villain. Pure interessante (e odioso) lo strataggemma di servirsi di banditi travestiti da Navajos per far scattare la sospirata scintilla, bassezza ben neutralizzata da Tex e i suoi indiani e rispedita al mittente. L'azione non manca, così come le scene accattivanti, tuttavia la brevità dell'episodio e alcune sessioni non sviluppate a dovere, non permettono alla prova di Bonelli di ergersi a livelli notevoli, come accadrà in seguito con il capolavoro "Sangue Navajo". I nodi finiscono per sciogliersi un tantino troppo facilmente e appare un po' strano che in mezzo a tanta tensione, i nostri se la cavino senza il minimo spargimento di sangue. Comunque la storia, resa celebre dal travestimento da "Uomo della morte" di Tex, merita un plauso e funge da apripista a quella che sarà una delle tematiche ricorrenti più care e preziose della saga. Galep è una garanzia. Il suo tratto, vicino al culmine della maturazione artistica, tratteggia vignette di alto impatto e accompagna il lettore, tenendolo per mano, lungo lo sviluppo dell'avvincente sequenza narrativa. Dinamismo, ottimi sfondi, bilanciamenti da urlo e recitazione perfetta dei personaggi, uniti alla consueta e impareggiabile maestria nella realizzazione dei cavalli in movimento, rappresentano un potente valore aggiunto alla vena creativa di Bonelli e considerando l'immane mole di lavoro (e probabile ristrettezza di tempi di scadenza) ci si stupisce di cotanta qualità. Anche il sottoscritto, come fatto già notare da altri utenti prima, riscontra in alcune vignette la mano di Muzzi in ausilio al papà di Tex, collaborazione che si protarrà anche negli anni d'oro con alterni esiti, dovuti soprattutto all'assurda scelta redazionale dei ritocchi facciali, già tante volte da me citata (e criticata!), ma quella è un'altra storia. Il mio voto finale è 7
  9. Ho ripreso, dopo una lunga pausa, la rilettura degli albi del primo centinaio composti dall'inossidabile Bonelli. La storia in questione è breve e con poche pretese, ma si fa leggere senza annoiare e raggiunge una piena sufficienza. Tex, in solitaria, riesce a sventare un linciaggio ai danni del povero Tom, un gestore di locanda che ha come unica colpa il colore scuro della pelle. A dirla tutta, l'azione criminosa oltre a essere dovuta al razzismo imperante, serve al capoccia di paese, Randolph, per strappare Lucy, una dolce fanciulla che convive con Tom e di cui è palesemente attratto, sebbene la notevole differenza di età. Tex studia un piano per mettere al sicuro le vittime e passare al contrattacco del villain e i suoi accoliti. Contrattempi a parte, l'azione del ranger è risolutiva, anche per via di avversari tutt'altro che memorabili. Sotto l'aspetto grafico, Gamba caratterizza con il suo stile le tavole facenti parte dell'episodio. Nulla togliendo all'opera dell'autore, il gap con Galep si palesa in maniera impetuosa e lo stile alquanto naif di Gamba, appare oggi molto datato e al limite con la serie. Molto più utile il suo apporto come ghost drawer. Il mio voto finale 6
  10. Per non parlare delle almeno 60 sigarette a giorno. Il Tex (soprattutto delle origini) era un rullatore seriale.
  11. Percepiva il reddito di cittadinanza del Texas. Dopo l'abolizione, ha dovuto mettere su famiglia e farsi mantenere dalla moglie e suocero.
  12. Rispondere a topic simili, non è facile, soprattutto considerando una saga così longeva e più di trent'anni di letture personali. E' ovvio che di scene da menzionare ce ne sarebbe tante e a secondo gli stati d'animo della lettura, la lista si può allungare o variare a secondo i casi. Di conseguenza, volendo aggiungere il proprio contributo al post, si finisce col rispondere "di pancia" o facendo affidamento a quel barlume di memoria che l'incalzare della senilità di concede . Non per voler rinfuocare le polemiche recenti riguardando l'inopportuno ritorno di Higgins, ma di getto, mi viene da rispondere che una delle scene più liriche ed emozionanti è il giuramento di vendetta che Tex fa sulla tomba dell'amata moglie.
  13. In effetti Nizzi, nella fase della crisi, faticò molto pure con i soggetti. L'ispirazione venne meno e non fu un mistero che reciclò molte sue vecchie idee su Larry Yuma e in altri casi trovate di altri autori. Mi chiedo: provarono in redazione a fornigli soggetti esterni più freschi e originali da rielaborare e lui rifiuto? O lo lasciarono fare senza interferire, infischiandosi del risultato? Grazie della dritta pard, proverò a reperire la versione a fumetto. A dire il vero posseggo solo una vecchia copia del romanzo, (ereditata da mio nonno) edita dalla Sonzogno nella celebre collana "Romantica" con rigorosa copertina rossa. Lo tengo come una preziosa reliqua e a ogni rilettura delle ingiallite pagine (credo sia un volume di almeno sessant'anni fa) l'emozione è forte. E Caniff, presumo, prese ispirazione dalla celebre scena del romanzo di Zane Gray, con la coraggiosa Betty a sfidare il fuoco nemico, pur di reperire polvere da sparo agli assediati.
  14. Betty Zane è un romanzo che adoro. Lo rileggo ciclicamente e ogni volta mi appassiona. Pratt lo omaggio' nel suo grande capolavoro (in coppia con Manara) "Tutto ricominciò da un'estate indiana". La scena eroica del barilotto di polvere è un piacevole omaggio al grande romanzo di Zane Gray.
  15. Davvero un'ottima disamina caro @Leo, è sempre un immenso piacere leggere i tuoi interventi. Mi trovo perfettamente sulla tua stessa frequenza d'onda in merito ai giudizi di questo splendido texone. Le atmosfere nordiche hanno sempre fatto bene a Nizzi e di solito a quelle latitudini si è difeso alquanto egregiamente. In questa prova in maniera particolare, visto che ha davvero creato un piccolo gioiello compositivo, pervaso da una tristezza e rassegnazione di fondo, che ben si sposa con la vicenda dei protagonisti. (Trovo anch'io che i dialoghi dell'ultima tavola siano pura poesia). Magari in futuro, dopo una meritevole rilettura, scriverò anch'io una recensione, adesso posso solo concordare con i tuoi giudizi, e dire che il tutto fu impreziosito dallo stile molto particolare ed efficace di Parlov, davvero adatto per l'ambientazione e ideale per richiamare la cifra stilitica di Pratt, maestro che ispirò Nizzi in questa splendida escursione canadese dei nostri eroi. Peccato davvero che il disegnatore croato non sia entrato nella scuderia degli artisti texiani.
  16. Le mie puntate su questa tornata: 5 fiches sulla A 5 fiches sulla D
  17. Queste similitudini da te mostrate, parrebbero confermare ciò che ho di sopra scritto: Sergio, non curando le caratteristiche fondamentali del personaggio, si ritrovava a traslare su Tex situazioni e aspetti degli antieroi da lui creati. Ma una simile strategia è, a mio avviso, non idicata, poichè ciò che poteva andar bene su MisterNo è deleterio su Tex. Concordo con @Dix Leroy; Nolitta non amava scrivere Tex ed essere costretto a farlo dopo il passaggio di testimone, lo portava a fare scelte narrative "audaci" per cercare di sopperire alla sua mancata capacità (voluta?) di attenersi al percorso (glorioso!) tracciato dal padre
  18. Evidentemente non gli riusciva. Magari sentiva il peso del testimone importante passatogli dal padre, una sorta di blocco psicologico che gli impediva di imitare l'impostazione di scrittura del padre (quantomeno la caratterizzazione dei personaggi!). Magari non amava il personaggio, non trovandolo nelle sue corde, e non si sforzava proprio di seguire gli stilemi, riportando sulla serie ammiraglia le caratteristiche di Zagor e Mister No, ma quanto poteva durare la sua gestione? In quanto al calo di lettori come conseguenza di un cambio di qualità o di mano, per me è una cosa plausibile. Dylan Dog dopo l'abbandono di Sclavi e con l'appiattimento graduale della saga, è letteralmente precipitato.
  19. Che dire @gilas2, avrai pure ragione tu ma rimango della mia idea che se negli anni '80 Nolitta avesse continuato a scrivere il suo Tex 2.0 a quest'ora la testata avrebbe chiuso da un pezzo. Di sicuro il sottoscritto era uno dei tanti che avrebbe mollato se la media erano polpettoni del tipo Uomini Giaguaro e similari, poi la verità assolutà nessuno la possiede in tasca, nè io, nè te.
  20. Magari non leggevano il nome sul tamburino (che d'altronde in quegli anni manco veniva inserito) ma credi che un lettore non si accorga che lo stile è diverso? E' così diffusa la convinzione che un lettore medio di Tex sia un sempliciotto? Poi magari una grande fetta di questi se ne sbatteva altamente e altri insoddisfatti finirono di comprarlo perchè non ritrovavano più le atmosfere passate che gli piacevano, senza nemmeno sapere dell'esistenza di Nolitta. Sta di fatto che il calo di lettori (in un'epoca ancora lontana da internet e altri svaghi tecnologici) ci fu e Sergio consapevole delle sue possibili responsabilità, corse ai ripari e tirò un sospiro di sollievo con l'arrivo del manierismo di Nizzi. La crisi successiva dell'autore di Fiumalbo e l'errore di continuare a insistere su di lui in tempi in cui il crollo di qualità compositiva era palese, è un'altra storia.
  21. Ma infatti Carlo, quando parlo di stile personale, intendo tutti questi aspetti da te citati e concordo sul fatto che Mauro abbia uno stile molto differente da Bonelli, ma il suo Tex è comunque credibile, anche se a volte non unico protagonista. Nolitta, al netto dell'aspetto tecnico di narrare sempre con il personaggio in diretta e loquace quanto un politicante in campagna elettorale (è la sua cifra stilistica e ci sta, ci mancherebbe), non rispettava quasi mai le caratteristiche dell'eroe creato dal padre. Le sue storie possono pure piacere, d'altronde sull'autore non si discute, ma il suo Tex perdente e antieroe non ci azzecca nulla con la formula vincente della saga e alla lunga disorientò i lettori, che in buona parte mollarono l'acquisto. Poi come ogni cosa il giudizio personale è soggettivo, ma la scena del topic in questione per me resta una palese eresia, come altre trovate di Sergio sulla saga.
  22. Giusto ciò che dici @Magic Wind, ma infatti non ho mai messo in dubbio le qualità di Nolitta come autore, solo il suo stile lo reputo non adatto alla saga creata dal padre (così come Bonelli senior era poco affine alle atmosfere di Zagor come correttamente da te fatto notare). Il fatto però di avere uno stile personale non giustifica che tu possa stravolgere un personaggio, bisogna attenersi alla serie adattandosi al tuo modo di scrivere, così come fa da anni Mauro e Pasquale. Io posso essere un ottimo musicista di liscio, ma se mi scritturano i Led Zeppelin non posso eseguire la marzurka 😂
  23. Ovviamente ognuno è libero di pensarla come meglio crede, ma per il canone della saga, dettato dal grande Bonelli, quella scena è del tutto inopportuna e non accettabile. Soprattutto per il Carson isterico e rincoglionito che al confronto, la sbiadita macchietta del tardo Nizzi è un portento. Non credo che Sergio volesse ridicolizzare di proposito la saga, ma proprio non capiva che gli stilemi d'oro creati dal padre, non andavano toccati. Penso non sia un'offesa affermare che non fosse affatto tagliato per Tex!
  24. Personalmente ritengo che sia stato un bene che la scena (compresa la copertina) sia stata censurata. Trovo davvero inopportuna l'idea di Sergio: il Carson isterico, bullizzato da Kit e Tex, con quest'ultimo che per calmarlo non trova di meglio che stenderlo con un diretto, sembra una pessima parodia della saga. D'altronde già altre volte Nolitta aveva mostrato di essere insofferente col Vecchio Cammello, ma un'umiliazione così sarebbe stata davvero troppo! Se per stupire il lettore bisogna escogitare trovate simili, evidentemente non si è a proprio agio con il personaggio. Non è un mistero infatti, che il buon Sergio non amasse tanto scrivere Tex.
  25. host foto gratis La mia versione della giovane Lily Dickart, realizzata qualche anno fa per il contest del Tex Willer Magazine 21. Tecnica mista, china e colorazione digitale.
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