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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Non è una dialettica elegante da usare, a onor del vero. Mi sbaglierò, ma ultimamente noto un clima un po' troppo sopra le righe sul forum. Concordo di fatto col commento del pard @Poe In prima linea deve esserci sempre il rispetto e la tolleranza del pensiero altrui; concetti, pareri e spiegazioni vengono sempre dopo. Lungiate da me l'intenzione di fare un patetico predicozzo, ma oltre alla competenza e lo spirito critico, vanno controllati pure i bollenti spiriti e i toni. P.s. Non se ne abbia Diablero, ma la definizione reiterata di coglione affibiata a Tex è davvero brutta, non occorre rincarare così i propri concetti, o usare similitudini che sfiorino la blasfemia, quando si possiede comunque un'ottima propensione all'esposizione delle proprie teorie.
  2. Prima escursione dei nostri nella caotica New Orleans. Il pretesto è una missione affidata da Mac Paeland, per sgominare una pericolosissima banda che getta i suoi tentacoli sul traffico fluviale della città. Ha così inizio una storia scoppiettante, carica d'azione e molto divertimento. Fra agguati, affondamenti di battelli, case in fiamme e intrighi vari, il grande Bonelli imbastisce una sceneggiatura spumeggiante e scorrevole, con i nostri tirati a lucido e davvero risolutivi. Non è presente ancora lo sceriffo Mc Kenneth, che Bonelli inserirà nelle successive traferte in Louisiana dei nostri, ma l'esordio a New Orleans è davvero interessante. Rileggendo le vecchie storie di Bonelli riscontro una scorrevolezza di testi e di sceneggiatura che si fa molto apprezzare, aspetto che purtroppo al giorno d'oggi non sempre è presente sulle recenti pubblicazioni. La lettura scivola via rapida e spedita e l'autore conduce le danze, badando al sodo, senza inutili orpelli o digressioni. Unici aspetti meno positivi: l'essenza del villain che pian piano si sgonfia nel proseguo dell'episodio e il finale un po' accelerato. Suona strano che Milton, esperto nell'arte di ricatto, cada nella trappola e affidi a delle scartoffie prove compromettenti che possono legargli la corda al collo. La sua terribile morte, è la consueta punizione divina che l'autore destina ad alcuni dei suoi villain; affondare nelle sabbie mobili è un cult della narrativa avventurosa e suscita sempre un particolare effetto sul lettore. In passato ho visto un documentario che smentiva la credenza che è possibile scomparire del tutto sotto il filo della sabbia viscosa: giunto a un certo punto, per un gioco di equilibri e forze, il corpo finisce col "galleggiare" ma ciò non è meno pericoloso o terribile. Impossibilitati a far qualsiasi tipo di movimento nella fanghiglia, si rimane intrappolati e senza un aiuto esterno, si è destinati a morire di sete nella ferrea morsa delle sabbie. Tuttavia nel fumetto o nella lirica avventurosa alcune "licenze poetiche" sono sempre accettate senza bisogno di scomodare plausibilità fisiche e quant'altro. Sotto l'aspetto grafico, la mano di Galep è sempre ben salda ed espressiva e si esalta negli scenari esotici del delta del fiume. Ottima la resa pure nella lunga sequenza dell'affondamento del battello, comunque concordo con quanto detto da altri forumisti prima di me, infatti fra le tante vignette si nota pure l'aiuto di disegnatori esterni. Il mio voto finale è 8
  3. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Come volevasi dimostrare: decisamente meglio stare buono! Anzi d'ora in poi ti darò del "lei" o del "voi" addirittura. Preferisco continuare a rimanere "senza meta" piuttosto che senza altro... Baciamo le mani, Donna Letizia!
  4. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Fiuuu meno male! Già ci basta lo stress a mettere a soqquadro fegato e intestino! In quanto al fatto che mi poteva far piacere che ti rivolgessi a me, perchè no? Le donne acute e ironiche sono molto interessanti, ma se dici che spari con tanta facilità forse è meglio stare buonino, non vorrei trovarmi una tua pallottola nelle su citate budella! A parte le battute, così come vanno rispettate le opinioni contrarie, è giusto che lo si faccia pure con quelle a favore, senza per forza attribuirle a fazioni o schieramenti parziali. Questo era il mio pensiero, al netto di presunte allusioni, aggrovigliamenti vari e vate e connessi. Sempre con immutata simpatia e stima!
  5. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Eh no cara Letizia, non ti fare cogliere dalla "diablerite" anche tu! Ogni volta che sento questa solfa sui presunti nizziani imparziali e disposti a gettarsi sul fuoco per lui, mi si aggrovigliano le budella. Mi sento tirato in ballo, poichè fin dall'inizio della mia presenza sul forum ho ammesso di essere legato al decennio ispirato dell'autore di Fiumalbo, ma continuare ad assistere alla tiritera della "setta" che si arrocca attorno al suo vate e non accetta ragioni, mi ha davvero stufato. Ci sono magari utenti che lo fanno e sono cavoletti loro, ma essere inserito in questa presunta classificazione non mi va affatto. Proprio l'esempio che porti, sul fatto che tutte le tre storie della Tigre Nera siano state venerate è a mio avviso sbagliato, visto che il sottoscritto in primis e una ampia percentuali di lettori ha opportunamente riconosciuto e fatto notare il calo progressivo del personaggio. Il fatto che una buona fetta di utenti abbia apprezzato la prima storia e voi la considerate una ciofeca, non implica patenti di texianità o intelligenza. Così come ho sempre aspramente criticato ciò di Nizzi che non mi andava e i miei giudizi non sono mai stati per partito preso. P.s. Alcune contestazioni recenti, (vedi la scena con Tex che sostiene a forza di dita Carson nella voragine), sebbene attinenti con la realtà, vanno accettate con la fantasia che sempre ha contraddistinto il mezzo fumetto. Altri autori celebri hanno permesso a Tex di divellere a mani nude le solide barre di una cella o stare in bilico sull'orlo di un precipizio sostenendosi sul braccio fratturato.
  6. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Anch'io faccio parte della generazione che si è avvicinata a Tex sotto la gestione Nizzi. Tuttavia appena rispolverato con le ristampe il grande Bonelli, ho subito apprezzato il suo immenso talento narrativo e son rimasto folgorato dal suo periodo d'oro. Non condanno l'operato (anche se a volte un po' estenuante! ) di lettori come Diablero, poichè per chi come lui è cresciuto con le storie del vecchio leone, il passaggio deve essere stato davvero molto duro, rispetto a noi che abbiamo fatto un processo inverso, però, considerando le mie ragioni anagrafiche, son sicuro che difficilmente avrei continuato a leggere Tex dopo il primo albo, nei tardi anni '80, se la saga avesse presentato in edicola solo storie di Nolitta o sceneggiature rattoppate e decadenti dell'ormai stanco padre (vedi la foresta pietrificata, Tex 300, Gli ostaggi e via dicendo). Credo che lo stesso possono dire lettori più giovani di me che, senza il brio di Boselli, a stento avrebbero digerito l'ultimo e indifendibile Nizzi.
  7. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Anche stavolta sono perfettamente in sintonia col tuo pensiero Leo. E' fisiologico che crescendo si leggano in maniera diverse le storie. Da ragazzo "La Tigre Nera" mi rapì così tanto da considerarla quasi un capolavoro (grazie anche ai sontuosi disegni del maestro Villa che già adoravo), rileggendola adesso parecchi snodi e passaggi narrativi mostrano qualche debolezza (alcune osservazioni di Diablero mi trovano d'accordo e in parte sono condivisibili), ma nel complesso la storia continua ad appassionarmi come allora e pazienza se Tex e Carson non sempre si mostrano impeccabili. (Con Nolitta si è visto decisamente di peggio, basti pensare all'indecoroso finale di Parqueno Paraiso ) La sceneggiatura è ariosa e i dialoghi sono funzionali, con quel tocco d'ironia che non guasta, il tutto confezionato in un episodio coinvolgente e dalle tinte noir-esotiche: una prova che intrattiene e diverte, cosa che non spesso capita di recente, texianità o meno. Ricapitolando: pur riconoscendo l'acume di alcune osservazioni finora fatte, non minano minimamente la considerazione che ho verso questo bell'episodio. Sarò un lettore superficiale, ma preferisco considerare il complesso di un'opera e non la singola scena o passaggio non convincente. A tal proposito, di recente mi ha disturbato molto quando si è fatto pure le pulci a quel caposaldo della saga che risponde al titolo "Il Giuramento": anche lì al microscopio si sono individuate alcune "forzature" condivisibili, (vedi la fuga di Brennan a causa di una ferita che impedisce a Tex il compimento della vendetta, il lungo lasso di tempo che trascorre dai fatti alla punizione del villain sfuggito etc.) ma possono queste contestabili scelte narrative compromettere l'epicità, il pathos e lo splendore di un simile capolavoro? La Tigre Nera non è il Giuramento ovviamente, ma analizzando con quel metro di critica, ripeto, nessuna opera ne esce illesa e nemmeno la realtà, che a volte è molto più illogica della fantasia.
  8. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Meno male che nella scena incriminata, sia stato l'ubriacone a invocare le ballerine; non oso immaginare se fosse stato Tex a rifarlo in questa "ciofeca" di storia.
  9. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    Nulla togliendo alle osservazioni mosse finora, ma rimango della mia idea: volendo passare a setaccio ogni singola frase o sequenza, nessuna opera ne esce illesa. Capolavori della letteratura compresi. Che idiota fu Fra Cristoforo ad affidare Lucia e Agnese alle cura di Geltrude! Per non parlare del fatto che tutti schiattano di peste, ma i protagonisti no.
  10. Condor senza meta

    [382/384] La Tigre Nera

    E come storia avventurosa, funziona pure la Tigre Nera, al netto delle presunte od oggettive "magagne" che si possano riscontrare. Posta sotto il lanternino, anche la quotidianità reale può apparire incoerente e forzata, poiché spesso le azioni possono essere condizionate dall'emotività o altri fattori imprevedibili, se così non fosse non esisterebbero errori o scelte sbagliate nella vita; di conseguenza anche nella narrativa, frutto della fantasia umana, non tutto può seguire i binari della perfezione. A mio avviso qualsiasi opera (o autore) può essere presa in castagna se si analizza sequenza per sequenza, ma in fondo siamo lettori e non inquisitori. I difetti di Nizzi sono arcinoti, ma voler distruggere a tutti costi pure le sue opere migliori, per me non è giusto. Diablero ha il diritto sacrosanto di esprimere le sue ben motivate opinioni e tesi, ma preferisco ancora lasciarmi rapire dalle emozioni durante la lettura, poiché analizzando con minuzia tutti i dettagli, finirei per non divertirmi più.
  11. A mio avviso, è logico che passando il tempo occorre attenersi all'ammodernamento della saga, soprattutto per ciò che riguarda le tecniche narrative. (Ma il Bonelli del periodo d'oro, siam sicuri che moderno non lo fosse già cinquanta anni prima?) Di fatto gli autori attuali, Boselli in primis, hanno via via dato un tocco più "fresco", con ritmi di sceneggiature più ariose, bozze di continuity più marcate rispetto al passato, una maggiore coerenza storica delle trame, un campionario di personaggi più ampio e molto sfaccettato (a volte anche troppo, quasi da mettere i nostri in secondo piano). Ma l'essenza del protagonista non può essere cambiata. Tex è e deve rimanere un eroe tutto d'un pezzo, sebbene umano. Un autore può scegliere tutte le strade che vuole, ma la meta deve sempre essere quella, se non vuole snaturare la caratterizzazione bonelliana che ha reso celebre questo immensa creatura fumettistica. L'antieroe brontolone e irascibile che Nolitta inseriva nelle sue tavole, non poteva funzionare a lungo. Infatti il calo delle vendite lo mostrava che la strada era errata. Se vado al cinema e voglio vedere un film western, non puoi trasmettermi un porno. Chi si recava in edicola per leggere storie del sapore bonelliano e si trovava un sorta di Mister No in camicia gialla, è ovvio che alla seconda uscita, mandava tutto al diavolo. Sergio, ben conscio della sua scarsa attinenza con la serie ammiraglia del padre, appena scorse in Nizzi quel mestiere e manierismo utile a emulare in linea di massima alcune caratteristiche del padre (soprattutto nell'ironia e nei dialoghi) passò rapidamente la mano. Pure Nizzi però, appena finita l'ispirazione del primo decennio, ha cominciato a "tradire" troppo il personaggio, a via di origlioni, botte in testa, cinturoni slacciati e fare da sbirro ottuso. Anche la sua ultima gestione avrebbe affossato la saga senza l'affiancamento di autori freschi e ben conoscitori della saga come Mauro, ma i dettami bonelliani non possono mai essere aggirati. Equivarebbe a far tramontare la stella ormai ultrasettantennale della saga.
  12. Come già scritto nell'altro topic, ribadisco che la scena in questione, a mio avviso è totalmente sbagliata. Non vedo nemmeno quale sia il problema a farlo notare, nè tantomeno penso che siano critiche simili (a mio avviso sacrosante) ad aver casuato marette passate. Casomai spesso sono i toni che, trasalendo, trasformano in corrida discussioni normali, ma se appunti alla texianità sono "problemi" non vedo di cosa dovremmo discutere qui. Vorrei pure aggiungere che c'è un altro aspetto che cozza con la proverbiale aplomb del nostro eroe nei confronti del gentilsesso: Tex ammira le belle donne, ma lo fa sempre con garbo e discrezione, una scena così da bavoso maniaco, a mio avviso non gli si addice. Ripeto: Sergio a volte sembra proprio che di proposito volesse tradire la caratterizzazione dell'eroe del padre (vedi la scena, poi giustamente cassata, della scazzottata fra Tex e Carson) e dire che il calo di vendite dovevano pure insegnargli qualcosa. Boh?!
  13. Concordo. Se ancora i "Ribelli del Canada" con tutte le sue contraddizioni la reputo una storia leggibile, "Il segno di Cruzado" e "Il disertore" sono quasi un'offesa alla caratterizzazione texiana del padre. Non scherza nemmeno, a mio avviso, "Artigli nelle tenebre" visto che Tex si fa ricattare per tutta la durata dell'episodio da quattro giovani rubagalline da strapazzo, pazzi da legare per giunta visto il loro assurdo piano. Tex che potrebbe agilmente liberare il figlio ferito e sbattere in cella quei matti, invece li asseconda e deve pure mentire all'autorità per lasciare l'isola. Brooke gli scappa pure sotto il naso, per non farci mancare nulla, di conseguenza mi chiedo: ma un lettore abituato a leggere Bonelli senior, di fronte a queste scelte infelici, con quale voglia poteva continuare ad acquistare gli albi in edicola?
  14. Son fra quelli che ha dato un voto positivo alla storia (7 mi pare di ricordare) ma nella mia recensione non mancavano gli appunti a quegli aspetti poco funzionali (la caratterizzazione di Donovan, la poco centralità di Tex, l'assenza dei pards, il troppo tempo del nostro eroe legato al palo della tortura). Seppur reputando la storia leggibile e tutto sommato piacevole (ma poco texiana, d'altronde Nolitta di texiano ha scritto terribilmente poco!) la scena in questione è sbagliata comunque (altro che opinioni è un dato di fatto!) e farlo notare non denota l'essenza di uno scassamarroni a mio avviso. Se non si può criticare nemmeno questi aspetti, che ci facciamo su un forum tematico?
  15. Non per volere rinfuocare l'annosa questione "Nolitta sì" o "Nolitta no": le vignette postate da Diablero mostrano una scena del tutto sbagliata. Quella specie di ubriacone lascivo, può essere chiunque ma non Tex. Magari l'autore aveva intenzione di montare un siparietto ironico per strappare un sorriso al lettore, ma dubito che Mauro o un qualsiasi altro curatore oggi, potrebbe avallare una simile trovata. Tex la spazzolata dovrebbe darla al cowboy che si permette di sbeffeggiare il prestigiatore o quantomeno disarmarlo per salvaguardare l'incolumità dei presenti, non fare l'odioso con un povero diavolo che fa in fondo il suo lavoro. Il Tex di Nolitta a tratti è davvero irriconoscibile e fuori contesto. Beh mi viene da pensare che Sergio lo facesse davvero apposta.
  16. Lo speciale in questione rappresenta presumibilmente la mia ultima lettura texiana dell'anno. Di solito, appena riposto l'albo e riordinato le idee, mi diletto a scrivere commenti che esprimano i miei giudizi e sensazioni in proposito, con tanto di voto finale (ormai divenuto una mia tradizione personale in questi anni di Forum, per quel che può servire), ma stavolta mi trovo in seria difficoltà a farlo. Se "Bandera", anche per via della curiosità dell'evento e l'attesa, era alla fin fine stato accolto benevolmente anche dal sottoscritto (alquanto scettico a questo storico incontro), questo secondo atto mi ha lasciato alquanto con l'amaro in bocca. Non che la sceneggiatura non sia valida, anzi tutt'altro, ma comunque uno strano senso di disturbo mi ha accompagnato per tutta la durata della lettura. Mauro ha avuto coraggio e se l'è cavata con molta esperienza e personalità, prendendosi anche la responsabilità di scelte importanti soprattutto in ambito zagoriano. Ha anche stavolta scelto bene il periodo storico ove collocare la sua fatica e l'ha resa di fatto un preludio agli eventi di uno dei suoi capolavori texiani sulla regolare, tuttavia, a mio avviso, qualcosa nell'operazione comincia a stridere con la mia visione ultradecennale di lettore bonelliano. Fin dalle prime battute, sia dall'inattesa rivelazione della famiglia di Cico, il suo incontro con un giovane Carson e tutto il seguito con Tex, Zagor e il gruppo di ranger all'opera, ho provato la sensazione che si stesse narrando una trama fuori dai contesti narrativi delle tue testate, una sorta di sogno che vedeva protagonisti i due eroi. L'autore ha cercato sempre d'imprimere una funzionale continuity alle sue opere, ma anche stavolta il crossover fra i due personaggi storici della casa editrice, pare suonare come un'aleatorio tentativo di far coesistere due realtà troppo diverse fra loro per accontentare le folte schiere di fans. Anche la trama stavolta ne ha risentito, visto che l'azione viene messa in secondo piano e a tratti (strano da dire) mi sono pure un tantino annoiato. L'epilogo amaro dal vago sapore Nolittiano si fa apprezzare, ma finito l'albo mi chiedo: aldilà delle necessità di marketing, ha tanto senso continuare a forzare la figura zagoriana per calarla nel contesto di Tex Willer? Per quanto Mauro riesca con bravura ed esperienza a rendere meno stridente l'attrtito fra i due universi, le storie che ne vengono fuori valgono davvero la pena di essere raccontate? Bravo Piccinelli, autore molto talentuoso e ideale per una simile commistione di saghe, ma personalmente (sebbene non bocciando del tutto la doppia iniziativa) spero che i crossover fra i due "titani" della Bonelli si fermino qui.
  17. Ultimo blocco di commenti relativi al Color autunnale. Lunga notte a Cayote La breve storia inizia con una preghiera; la moglie del marshal chiede al Cielo l'invio di un angelo per dare supporto al marito, impegnato in una complicatissima situazione. La donna vedrà esaudita la sua richiesta, visto che un angelo in camicia gialla e armato fino ai denti appare in paese per sbaragliare i nemici e far trionfare il bene. Questa preghiera mi ha ricordato quella della Mami in "Sulla pista di Fort Apache" durante l'assedio Apache a un ranch, con Tiger e un pard indiano nelle vesti di salvatori, ma il paragone è improponibile, visto che quell'episodio è un piccolo capolavoro, mentre la prova in questione è davvero poca cosa. Che le storie brevi non riescano spesso a lasciare il segno, è risaputo e l'ho sempre sostenuto, ma in altre occasioni Mauro (Boselli!) era riuscito ad accattivare l'attenzione con buoni spunti e trame passabili, stavolta proprio non ci siamo e a mio avviso la sua storia è la più debole del lotto. Non a caso è pure confinata sul finire dell'albo e non dà il titolo all'uscita editoriale. Si ha l'impressione di leggere una lunga sequenza spacciata per storia; davvero troppo leggera la trama, visto che presenta situazioni davvero abusate nella serie e alcuni snodi poco convincenti, come la scelta di mettere un ragazzino di vedetta in una situazione quasi suicida, o quella di lasciare la moglie da sola alla mercè dei nemici senza prevedere che facilmente la banda la possa usarla come ostaggio per il rilascio del prigioniero. Come dicevo, davvero poca cosa questa prova svogliata e non ispirata di Borden e purtroppo anche i disegni di Pedro Mauro si sono allineati a questo andazzo. Ho sempo reputato il disegnatore sudamericano una candidatura eccellente per un futuro texone, visto la qualità dei suoi lavori visti in rete, ma il livello espresso in questo breve color è molto lontano da quel canone e non è affatto aiutato da una colorazione piatta e troppo poco espressiva; pecca ancor più resa evidente visto che la storia è tutta in notturna. A mio avviso storia non sufficiente. Il mio voto finale è 4 I due volti della legge Storia scontata e alquanto prevedibile. Russo vorrebbe creare un po' di suspance in merito alla reale legame che unisce il giovane bandito allo sceriffo, ma tutto si intuisce fin dalle prime battute. Sceneggiatura lineare a tratti soporifera ma ho letto di peggio e alla fin dei conti, una risicata sufficienza può essere pure strappata. Un po' accelerato il finale, ma è plausibile il tentativo dell'uomo di legge di difendere il figlio, con Tex che ne esce facilmente vincitore, senza dover uccidere i due avversari. Su Alessandrini c'è poco da aggiungere, parla il suo curriculum per lui! Ovviamente il suo stile particolare e a tratti caricaturale non è del tutto consono con la tradizione grafica del nostro eroe (difatti difficilmente lo vedremo sulla regolare credo) ma a me non dispiace, forse anche perchè seguo la sua opera in Bonelli da più di trent'anni. La sua prova grafica è molto valida e si sposa perfettamente con la colorazione della Bendazzoli. Il mio voto finale è 6 Conclusioni Un albo tutto sommato sufficiente, ma niente di più. Bene Ruju, lo spunto di Letizia, Mastantuono, Alessandrini e la Bendazzoli. Rimandati Borden, Velluto, Pedro Mauro e Celestini. Ancora una volta ho avuto conferma che il formato non è nelle mie corde e non stupitevi se in futuro mancheranno miei commenti su queste sedi, evidentemente la scelta di lasciare l'albo sullo scaffale dell'edicola ha preso il sopravvento!
  18. Personalmente reputo l'annata appena trascorsa, sostanzialmente discreta. Non ci sono stati grossi picchi, a parte il Texone, ma dovendo garantire un numero d'uscite elevate, tutto sommato la media mantenuta da Borden, Ruju e gli altri autori cimentati non è stata così catastrofica. Certo un sondaggio come questo, posto subito dopo la finale con le annate stratosferiche di Bonelli nel periodo d'oro, pare impietoso, ma quei periodi non torneranno più e noi lettori dovremo accontentarci di questo livello (alquanto accettabile dopo 75 anni di pubblicazioni). Le troppe uscite annuali è un tasto dolente che mi trova d'accordo con Diablero, poichè portano una dispersione di idee e di energie autorali che conducono a un potenziale appiattimento della qualità generale. Se tiri fuori un gioiello narrativo in mezzo a un numero contenuto di pubblicazioni, brilla molto di più e trascina la media, ma se la stessa storia si ritrova accompagnata da una cinquantina di pubblicazioni annuali di livello inferiore o anonime, finisce con l'essere sepolta e sottovalutata. Purtroppo anche di questo ormai dovremo rassegnarci, visto che tornare agli anni '70 o '80 con 12 o 13 pubblicazioni annuali è pura utopia.
  19. Riprendo il commento, passando in rassegna la seconda e terza storia del Color in questione. I fratelli Rapinatori Soggetto non del tutto originale, visto che di bande di galantuomini costretti a diventare fuorilegge per necessità se ne trovano parecchi spulciando gli anni passati di storie. Ovviamente non aiuta nemmeno la brevità della trama a costruire una sceneggiatura esplosiva che possa rivalutare uno spunto già visto, di fatto ne viene fuori una storiellina insipida, che procede spedita senza lasciare tanto il segno. La Contu ci prova a rendere più attraente la proposta, col cameo di Tom Rupert e la presenza di un fantomatico mister Longstorme che nell'intenzioni dovrebbe rappresentare un valido villain, ma in fin dei conti mostra poco spessore, soprattutto nella scena finale in cui si libera del complice volendo ingenuamente ingannare Tex, ma solo un'idiota poteva credere alla sua versione dei fatti, di conseguenza si becca due sganassoni e un soggiorno in omaggio in un penitenziaro statale, offerto gentilmente dal nostro ranger. Storia basilare e un tantino noiosa, ma tutto sommato sufficiente a mio avviso. I disegni di Francesco Russo non mi sono dispiaciuti, non eccelsi ma nemmeno da buttare. Magari con un processo di evoluzione di tratto e una maggiore personalizzazione stilistica, i futuri risultati possono essere pure migliori. Di certo autori come Mastantuono sono ancora lontani per il suo standard (Imho). Il mio voto finale è 6 La leggenda di Porter Rockwell Ammetto che non conoscevo affatto il personaggio storico a cui è stata dedicata questa storia breve. L'idea di riprendere una simile leggenda non è malvagia e contribuisce a variare un po' la proposta delle trame, così come è davvero un evento non consueto quello di vedere una vignetta (come l'ultima) ambientata nel presente in una saga come quella di Tex. Tuttavia lo spunto fornito da Velluto a Ruju di fatto finisce qui, visto che in poche pagine lo sceneggiatore non riesce, seppur con tutta la buona volontà, a poter costruire qualcosa di funzionale e accattivante. Assistiamo all'azione di questo presunto miracolato che per grazia divina schiva le pallottole e Tex appare fra le pagine come il prezzemolo nella carbonara. Sempre attinendoci alle similitudini culinarie, ho digerito poco le sequenze in cui in mezzo alle mega sparatoie i nostri se la cavino semplicemente senza un graffio, contro un nugolo numeroso di avversari e a distanza alquanto ravvicinata, così come è da intossicazione la scena in cui Porter fa cadere a terra le pallottole che lo hanno colpito nemmeno fosse dotato di giubbino antiproiettili o da un amuleto magico. Non me ne voglia il buon Pasquale, ma simile escamotage narrativo mi ha rievocato l'assurdità vista nel pistoler vudù, con le pallottole che sterzavano in sua presenza e di certo in Tex simili scene non ci stanno affatto. Non mi hanno convinto nemmeno i disegni di Sal Velluto,alquanto legnosi e con un tratto molto marcato in alcune vignette che disturba un po' il colpo d'occhio del lettore. Anche la colorazione di Celestini stavolta è alquanto piatta e anonima (sia qua che nella precedente storia di Russo), ne consegue che anche il comparto grafico non incide a far lievitare la mia valutazione. Il mio voto finale è 5
  20. Condor senza meta

    MIGLIORE ANNATA DI TEX (FINALE)

    Al netto di "Diablero" e "In nome della legge" due autentici capolavori, sono molto legato alle storie del 1973 per non scegliere l'annata per la finale. "Terra promessa" è una splendida maratona avventurosa, resa in maniera superba da un Ticci in forma strepitosa. Una storia che amo ancora come la prima volta che ho letto, ormai tanti anni orsono. "L'ultimo poker" è la storia minore del lotto, la meno drammatica e più leggera ma l'ispirazione di Bonelli la rende comunque un piccolo gioiellino, e l'epilogo al tavolo da poker (con le quattro donne capitate in mano a Tex per fascino ) è da urlo. Su "Odio senza fine" è superfluo aggiungere altro: un capolavoro che appassiona ed emoziona tuttora, con Lucero uno dei migliori villain mai apparsi sulla saga. Chiude l'annata il binomio "San Francisco" - "Un tiranno sull'isola" che costituiscono un chiaro esempio di come si componga una sceneggiatura per un fumetto d'azione come Tex. Un condensato di azione, ironia, scazzottate, avventura e inseguimento, tutto condito da ottimi personaggi, scenari esotici e affascinanti e il consueto gergo bonelliano che rappresenta il tipico marchio di fabbrica. Che dire: gli anni 70 sono un vero Eldorado per gli appassionati di Tex.
  21. E allora complimenti anche a te cara Lety
  22. Premessa Ammetto di essere in netto ritardo nella lettura degli albi inediti invernali. Solo da poco ho concluso il volume della regolare con il proseguo del ritorno della Tigre Nera, per poi passare al Color Storie Brevi in questione. Ho più volte ribadito che questa formula mi piace poco e spesso e volentieri la lascio in edicola (per poi recuperarla in seguito pentito, ma questa è un'altra storia ), ma stavolta per varie ragioni, non mi andava di perderla e difatti eccomi qui a cercare di commentare i brevi episodi che la compongono. La mia recensione sarà spalmata in vari commenti e stavolta mi limiterò solo a quella della prima storia. A proposito: l'editoriale scritto da Mauro è stato davvero molto divertente e ironico. Lontano anni luce dai tediosi scritti di Frediani sulla regolare. Ma non ditelo a Frediani se no potrebbe offendersi. Mesa Blanca Per quanto è possibile farlo nell'arco di poche pagine, Ruju è riuscito a dare una buona caratterizzazione a Nash. Il classico soggetto di vendetta, si avvale così di un discreto coprotagonista e una buona dose di azione, con i nostri sempre pronti a sputare piombo a iosa contro il nugolo di avversari. Il flashback centrale è funzionale alla trama (Pasquale si mostra molto più abile nella gestione degli stessi rispetto ad autrori come a Faraci, che davano impressione d'inserire salti temporali solo per allungare il brodo). Come già accennato in precedenza, un buon ritmo narrativo e un'originale trovata finale, con Tex che accompagna la mano di Nash ferito nello sparo decisivo per completare la vendetta della morte dei genitori, rendono apprezzabile la prova e di conseguenza la valutazione è ampliamente positiva. Ovviamente è davvero arduo trasformare una storia breve in capolavoro, ma finchè la qualità è così accettabile, la missione è compiuta. Complimenti agli autori. Mastantuono è ormai un'assoluta garanzia. Tratto deciso, dinamico, leggibile e sporco il giusto. Interessante la resa grafica di Nash, un po' troppo anziano per i miei gusti Carson, ma sono sottigliezze. Anche la colorazione della Bendazzoli mi ha convinto; la sua opera multicromatica è stata la migliore del lotto ed è riuscita bene a far sposare i suoi colori con lo stile del disegnatore, che tuttavia preferisco sempre nel classico bianco e nero. Il mio voto finale è 7
  23. Prosegue con piglio l'inconsueta trasferta in Borneo dei nostri. Vuoi il fascino dell'abientazione esotica o dei protagonisti, la lettura continua a mantenersi interessante. Il ritorno della Tigre Nera completa, a mio avviso, una ipotetica trilogia di storie altisonanti, assieme alla "Ricerca delle navi perdute" e l'Odissea con Mefisto e co. Nella prima storia era l'ostilità della natura a rappresentare il maggiore ostacolo, ovviamente con Mefisto la magia faceva da padrona, mentre qui sono proprio gli ingredienti avventurosi, cari a Salgari, ad arricchire la pietanza: oceani, velieri su rotte esotiche, pirati, spionaggio, ribelli e tiranni e in mezzo i nostri eroi, catapultati dagli eventi in latitudini non a loro consone. Oltretutto è proprio l'imprevedibilità degli sviluppi del quarto albo a stuzzicare la curiosità: la Tigre Nera e Tex saranno alleati contro la tirannia del Rajah Bianco? Il famigerato principe malese spodestato pagherà con la vita le sue passate malefatte? Il figlio Daniel e Kit si schiereranno insieme a capo dei pirati? Il Rajah verrà sconfitto dai ribelli e quale ruolo avranno i nostri nella sanguinosa contesa? Tante domande a cui non si riesce a dare risposta e che verranno svelate nel quarto e conclusivo albo di questa notevole avventura. (Sono pur curioso di sapere quante fiches perderò nel topic creato appositamente! ) Mauro sta riuscendo a condurre una storia non semplice con buona ispirazione, e dire che riprendere i personaggi altrui non è una bazzeccola, a maggior ragione se il villain in questione aveva man mano perso smalto nelle recente apparizioni. Attendiamo queste poche settimane e poi tireremo definitivamente le somme sul giudizio finale. Finora la reputo una buona prova e sotto sotto spero che, anche per poco, Tex e la Tigre Nera si trovino dalla stessa parte della barricata: ovviamente non può finire a tarallucci e vino "e vissero tutti felici e contenti", ma due grandi personaggi dalla forte personalità è sempre interessante vederli cooperare contro un nemico superiore e comune. Prevedo che Sumalkan sconterà i suoi peccati con la vita e si sacrificherà per dare il regno al figlio, ma conoscendo le mie scarse doti di scommettitore, temo che perderò pure la camicia nel giochino creato da Ymalpas
  24. Le annate giunte in semifinale, fanno ben comprendere che Gian Luigi Bonelli era un autentico fuoriclasse e negli anni di grazia creativa, ha toccato vette di qualità e continuità superlative. Meriterebbero tutte l'ex aequo, ma dovendo fare una scelta, voto 1972 e 1973. Certo lasciare fuori annate straordinarie come il 1969 e il 1971 è dura, ma il gioco è gioco. P.s. Le giovani leve di lettori spesso disdegnano lo stile di Bonelli sr, ma dinanzi a un filotto così ampio di capolavori, come non riconoscere che è uno dei più grandi sceneggiatori della storia del fumetto Italiano?
  25. Sono sempre stato un pollo nelle scommesse, ma partecipo comunque al giochino. Punto due fiches sul punto B, poichè penso che Kit finirà per aiutare l'amico Daniel contro il tiranno olandese. Altre due me li gioco sul punto C, poichè non credo che Mauro faccia morire Daniel (sarebbe troppo ripetitivo che tutti gli amici di Piccolo Falco facciano una brutta fine, dovrebbero toccarsi gli zebedei in segno di scongiuro, altro che stringergli la mano in segno di amicizia ). Desumo invece che per La Tigre Nera sia vicino l'epilogo, d'altronde un salvataggio in extremis è già tanto, due sarebbero troppi. Ormai è un personaggio che non offre tanti spunti e forse è bene scandagliare i fondali della fantasia, per creare un nuovo acerrimo nemico. Le altre sei, me li risparmio. Se vado in All-in adesso, rimango in mutande al primo quesito.
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