Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
  • Contatore Interventi Texiani

    1249
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    83

Messaggi pubblicato da Condor senza meta

  1. <span style="color:red">15 minuti fa</span>, Letizia dice:

    Io comunque l'avatar di Kate non lo rimetto.

    Non entro in merito nelle questioni, non avendo ancora letto l'albo, ma tuttavia fai benissimo a non rimettere l'avatar di Kate (che peraltro sia De Angelis che Dotti hanno abbellito di non poco rispetto alle foto storiche :D), visto che il tuo profilo photoshoppato è molto più carino ed espressivo.

     

    A dire il vero la nostra cara Letizia è sempre avvolta nel mistero (nome, firma su soggetti, date di nascita ecc.), ma se stavolta non bleffa, c'è da dire che è una "bedda figghiola", come diciamo noi siculi. :D

     

    P.s. Sto facendo una fatica non comune a evitare il post, non avendo ancora potuto leggere l'albo, purtroppo gli impegni lavorativi (e non) mi costringono sempre a recuperare le letture in mostruoso ritardo. Mannaggia a me e quando non sono nato ricco! :P:D

  2. Mi chiedo se il topic non sia il caso di correggerlo in "La regina dei fuorilegge", titolo effettivo del primo albetto a striscia, evitando così la ripetizione ravvicinata di un riferimento alla carta da gioco, presente pure nella storia successiva.

     

    Episodio da poter definire un "filler", scollegato con l'abozzata continuity del periodo (vedi la scena in cui Tex mostra il distintivo presentandosi ancora come un ranger).

    Lo sviluppo della trama risente parecchio della brevità e il soggetto non viene affatto valorizzato, da una sceneggiatura troppo accelerata e poco incisiva.

    Peccato! Con maggior spazio a disposizione si poteva sfruttare meglio l'idea del racket e rendere più interessante la figura di Lily Bent, qui solamente abbozzata.

     

    Da notare come Bonelli voglia aggiungere un po' di pepe facendoci capire che la villain sia attratta da Tex, lo ribadisce anche con un po' di invidia un suo sgherro parlando con il nostro eroe, che però finge di cascare dal pero. :D E' successo qualcosa tra i due nella settimana in cui si è infiltrato nella banda per attirarsi le sue grazie? Non lo sapremo mai. :D

     

    Finale rocambolesco e troppo veloce per lasciare il segno, così come tutto l'episodio che si legge in fretta e finisce subito nel dimenticatoio. Troppo poco per meritare la sufficienza.

     

    Stavolta i disegni sono tutti opera di Gamba e, nonostante l'autore se la cavicchia (interessanti alcune inquadrature e le fattezze di Tex, un po' meno la rappresentazione dei fucili) il gap con il talento di Galep è molto marcato. Gamba si è sempre rivelato un buon artigiano del pennino, duttile e molto utile, con uno stile personale e pulito, ma ovviamente l'arte di Galep è di tutt'altro livello. Il mio voto finale è 5  

  3. Da amante delle statistiche, mi son passato il tempo recuperando le votazioni alle storie che ho dato via via durante le recensioni in questi anni e ho stilato le relative medie annuali. 

     

    Sebbene abbia votato di getto al sondaggio, mi accorgo che le mie preferenze accordate collimano con le medie calcolate. Solo un ex equo fra il 2005 e il 2006, però la presenza di Athabaska Lake e Colorado Belle su due piedi mi hanno indotto a prediligere il 2005. :)

     

     Elaborati-grafici-Model.jpg

  4. Episodio scoppiettante. Un esempio lampante di come debba essere una storia per divertire e appassionare.

    Un incidente al fido Dinamite, costringe Tex a separarsi da Carson e Pat. Ma contrariamente a ciò che il nostro teme, il suo soggiorno a Fullertown è tutt'altro che tedioso.

     

    Fatta la conoscenza con l'arrogante Nora, nipote dei fratelli Brenton ovvero i "padreterni" del paese, Tex entra subito in rotta di collisione con coloro che, a detta del simpatico barman, hanno ridotto a un mucchio di rovine un vicino villaggio ormai ridotto a un fantasma.

     

    Proprio fra le disabitate costruzioni, il nostro eroe si trova a dover fronteggiare un agguato con degli sgherri dei Brenton, intenti a marchiare dei cavalli rubati.

     

    Ha così inizio la guerra fra Tex e la banda capeggiata dai due Brenton, che non disdegnano a rubare le mandrie del povero Prescott, utilizzando un fine trucco con i ferri da marchio. L'idea del marchio contraffatto ritornerà nella più celebre storia Sunset Ranch, così come è curioso che Nora scompaia ben presto dalla scena, eppure sembrava dall'inizio potesse avere un ruolo più importante nella trama. A tal proposito il predicozzo non del tutto femminista che le fa Tex dopo il loro scontro credo che al giorno d'oggi avrebbe attirato feroci critiche, ma bisogna pur comprendere che purtroppo all'epoca ancora la mentalità era un po' chiusa sotto questo aspetto e anche Bonelli, sempre attento a certe tematiche, finì col scivolare sulla proverbiale buccia di banana.

     

    Dopo un primo malinteso, Tex diverrà alleato di Prescott e la storia decollerà con scene memorabili quali la splendida roulette russa con tanto di bluff che farà vacillare il prepotente Brenton e la rapina con travestimento di Mormone che preparerà la trappola finale per incastrare i biechi ladroni, con la mandria marchiata sotto la criniera per scoprire il piano criminale dei fratelli in combutta con un corrotto sergente dell'esercito.

     

    Tex è davvero decisissimo e non si crea alcuna remora a violare ogni regolamento pur di ottenere la vera giustizia. Sceneggiatura anche molto calibrata, che riesce a non subire brusche accelerazioni nemmeno nel concitato finale. Una lettura davvero soddisfacente.

     

    Sotto l'aspetto grafico è ben visibile il contributo di Muzzi in ausilio di Galep. La divisione dei compiti fra matite e chine, a mio avviso diede un esito decente, decisamente migliore rispetto alle storie del centinaio d'oro, dove i disegni di Muzzi non riuscivano a eccellere in certe tematiche e venivano appesantiti dalla zavorra delle correzioni facciali di Galep, quasi sempre fuori proporzioni e con posture anatomiche molto brutte da vedere. Il mio voto finale è 8

  5. 17 ore fa, Diablero dice:

    E pensa che (sempre da Dime Press) aveva raggiunto le 20.000 nel marzo 2007. Quindi sono 30.000 tavole in 16 anni, una media di quasi 2000 tavole ogni anno...  :blink:

     

    Non l'hanno fatto sceneggiare per un bel po' ma direi che si è rifatto dopo...  :lol:

    Infatti. Oltretutto è il livello delle sue opere a stupire, visto che ha risentito poco o niente di questa immane mole di lavoro e non è così scontata la cosa. 

     

    Capisco che qui sul forum, con Mauro presente, elogiarne le lodi rischia di essere inteso come un atto di piaggeria, ma non si può esimere dal complimentarsi con un autore di questa risma. Il successo di Tex Willer è l'ulteriore conferma dell'innato valore, ma soprattutto è tangibile il suo prezioso apporto anche sulla regolare, dove, nulla togliendo al buon contributo dei colleghi, dopo poco mesi di assenza si avverte la mancanza. Che dire: chapeau!

    • +1 1
  6. 50.000 tavole è un numero ENORME! :clapping:

     

    Che poi non è solo una questione numerica, il nostro Mauro in quelle 50.000 tavole ci ha messo passione, perizia, sconfinata fantasia e ha mantenuto un livello qualitativo notevole.

     

    Congratulazioni Mauro e grazie infinite per tutte le emozioni che ci hai donato e continui a donarci con le tue splendide storie. 

     

  7. Decennio non idilliaco (per usare un eufemismo) con paurosi alti e bassi.

     

    Sono gli anni in cui Nizzi ha totalmente finito le cartucce e, al netto di qualche sporadica zampata, precipita qualitativamente.

    Di diverso livello l'andamento di Boselli, che confeziona ottime storie e mantiene una media qualitativa alta, sebbene alcune prove (Vendetta per Montales, Intrigo nel Klondike, Spedizione in Messico, Morte nella nebbia) siano a mio avviso meno ispirate.

    Debutta Faraci, ma dopo un avvio promettente, mostra subito la corda, mentre Manfredi continua a rivelarsi un autore preparato ma poco consono all'universo di Aquila della notte. 

     

    Ecco le mie preferenze: 2000, 2005, 2008 

    Spareggio: 1985

  8. Che Galep si ispirasse a Cooper per il suo Tex alle origini è conclamato, così come è noto il ruolo di Giuliano Gemma nel controverso film di Duccio Tessari a metà anni 80. 

    Quello che ignoravo e che ho appreso vedendo questo vecchio articolo su Tv Sorrisi e Canzoni del 1977 o giù di lì, che anche un giovane Andrea Giordana vestì i panni del nostro eroe per quel set fotografico. Un viso convincente per Tex? Bah... :D

     

    347248109-652753926897047-63912672062118

    347390254-652753763563730-35436413495347

  9. Come sostengo da sempre, il limite delle discussioni virtuali (che siano sui social o sui forum) è quello di non poter accompagnare ai commenti, le inflessioni della voce o le espressioni facciali e ciò, spesso può dare adito ai fraintendimenti.

     

    A maggior ragione bisogna prestare più attenzione a ciò che si scrive e quantomeno accompagnare con le emoticons alcuni concetti per specificare meglio le intenzioni. Perchè dico questo? Frasi come "Capisco che l'idea di una persona che si strugge d'amore per anni tipo Cyrano de Bergerac sia romantica, ma allora leggetevi un harmony!", in risposta a un punto di vista altrui, potrebbe essere interpretata come un secco e poco velato modo per dire: "Stupido sentimentale non hai mai capito nulla di Tex, leggi i romanzetti rosa e non disturbare"; a tal che, se uno dovesse rispondere di pancia verrebbe naturale ribadire: "Se io devo leggere un Harmony, tu dovresti studiare un intero prontuario di netiquette e bon ton:D

     

    Siccome sono una persona che crede sempre nelle buona fede dei miei interlocutori, son certo che ho interpretato male il senso della frase, riferita a un mio commento (e sopratutto scrivo sui forum solo per il piacere di scambiare opinioni e altro sul fumetto che amo e non certo per litigare a destra e a manca).

     

    Che Carson possa amare ancora Lena è un pensiero soggettivo, non vi è certezza nè da un verso nè dall'altro. Tutto può essere interpretato a seconda della sensibilità (dinanzi a uno splendido tramonto c'è chi si emoziona e chi pragmaticamente sostiene che è solo un naturale fenomeno dovuto al movimento di rotazione della terra).

     

    Potrebbe dire la sua Mauro, che ha creato la storia, ma se l'autore scrivendo vuole raggiungere un punto x e dei lettori, fluendo della sua opera, si emozionano lo stesso arrivando a interpretare un punto y, devono riternersi degli ingenui e cospargersi il capo di cenere? L'arte non è un'equazione matematica in cui il risultato esatto è uno solo, tutto può essere interpretato con mille sfaccettature. E pensandoci bene il bello è proprio questo.

     

    Il fatto che Carson possa ancora amare Lena, non me lo dicono le sue parole, ma l'espressione dei suoi occhi (magica!) con cui lo rappresenta Marcello quando la rivede. Me lo suggerisce la decisione con cui si mobilita per salvare Donna e l'alone di malinconia e tenerezza con cui rievoca i vecchi tempi di Bannock o con cui canticchia la canzoncina preferita che lo riporta a quei giorni. D'altronde a volte l'amore è come una fiammella che cova sotto la cenere e basta poco per farla tornare a divampare. Il Carson che ho sempre apprezzato è sì un avventuriero che preferisce la libertà al matrimonio, ma non un cuor di granito, e di certo non mi va dipingerlo come un puttaniere o cascamorto qualsiasi. Preferisco vederlo come uno di quei cavalieri erranti descritti nei poemi epici, che frappongono una loro missione ai sentimenti, ma non per questo ne sono privi.

     

    Poi non essendo un Harmony, su Tex non si può incentrare tutto sul sentimentalismo, ma voler togliere del tutto la vena romantica di Borden, (che è un maestro nel saper donare queste sfaccettature ai suoi personaggi, che rendono epiche e indimenticabili alcune sue storie) può equivalere a depotenziare parzialmente i suoi capolavori.

     

    Specifico che è un mio punto di vista, opinabile ovviamente, ma che mi sento libero di esprimere, anche a costo di essere tacciato per "uno stupido sentimentale" :D

     

    P.s. Come correttamente fatto notare da Laramie, forse è il caso di chiudere l'Ot, anzi mi scuso per averlo alimentato con questo ulteriore commento. :)

  10. Si accusano i lettori di oggi di voler eccessivo "spiegazionismo", rispetto ai tempi di Gian Luigi Bonelli che parecchie cose li lasciava taciute o alla discrezione del lettore.

     

    In fondo potrebbe anche benissimo essere che in uno dei tanti viaggi Carson sia già stato informato da Lena e non ci è stato mostrato. D'altronde il Vecchio Cammello l'impegno di badare alle due donne lo aveva preso con Clemmons in punto di morte, in un certo senso aveva già "adottato" Donna.

     

    Poi, a mio avviso, sotto sotto Carson ancora ama Lena, ma il suo spirito libero gli impedisce di mettere radici e  la sua amata, sapendolo, non vuole certo incatenarlo, d'altronde è una donna forte ed emancipata e riesce tranquillamente a badare a se stessa. 

       

  11. Le mie preferenze: 1990 - 1992 - 1999

     

    P.s. E' dura lasciare fuori storie come il "Passato di Carson" "Gli invincibili" "L'uomo senza passato" "L'uomo con la frusta" o "Cercatori di piste" tuttavia si deve valutare il lotto nel suo complessivo,quindi ho finito per optare per altre annate.

  12. Ieri sera, contrariamente a ciò che hanno fatto milioni di telespettatori, invece di sintonizzarmi per vedere la finale di Instabul alla tv, ho preferito sprofondare sul divano e recuperare la lettura dell'albo autoconclusivo di questo mese.

     

    Paradossalmente il caso ha voluto che l'autore della sceneggiatura è legato ai colori della squadra che è uscita sconfitta nella sfida e spero che non se l'abbia a male col sottoscritto se dovesse leggere il mio commento. :D

    E' stato il karma a punirlo per aver voluto dare le sembianze di Barella ad Arkansas Joe in una recente storia di Tex Willer? :P Dopo l'orripilante errore di Lukaku che ha tolto il sonno a molti tifosi, ce lo ritroveremo nei panni di un futuro villain nella saga? :D

     

    Chiusa la premessa ironica (velata di O.T calcistico di cui mi scuso), torniamo alla storia che è decisamente meglio.

     

    Episodio anomalo ma intrigante, con una prima parte indipendente che vede Kit e un giovane amico alle prese con un gruppo di scalcinati ladri di manzi. Purtroppo Piccolo Falco è davvero sfortunato con i giovani amici, visto che anche questa volta se lo vede uccidere sotto gli occhi. Porzione breve, non originalissima ma che si fa apprezzare per via del patto di sangue che Kit stipula con il morente amico e l'interessantissima sequenza della sepoltura navajo, che dà un tocco di epicità.

     

    La seconda parte che vede Tex narrare al figlio l'episodio del passato, mi ha preso di meno, vuoi per la ripetitività di alcune trovate di soggetto (carovane fuorviate da guide fuorilegge, assalti di indiani complici dei banditi e via dicendo) ma nonostante ciò Giusfredi riesce comunque a tirar fuori alcuni spunti particolari, come la forte vignetta della giovane donna trafitta dalla freccia,  l'intervento di Tiger che riesce a salvarla, ma è soprattutto il rapporto del pard Navajo con colei che definisce "Capelli di sole" che mi ha colpito: di solito Tiger è freddo e irreprensibile, ma stavolta imho la giovane Ingrid non gli è indifferente. L'autore lascia tutto sfumato, come è giusto che sia, ma per me è evidente che fra i due si instaura qualcosa di più forte di una semplice riconoscenza per essere stata salvata. Anche quando l'eroe indiano la consegna alle cure del fidanzato, la freddezza di Capelli di Sole verso il suo coetaneo è palese e Tiger pare uno di quei paladini romantici che si sacrifica facendosi da parte. 

     

    Sulle pagini finali e il patto di sangue fra Tex, Tiger e Carson se n'è già parlato abbastanza. Provo comunque a dire la mia.

    Trovo sia stata una scelta giusta quella di non dilungarsi troppo nella sequenza, si sarebbe rischiato di divenire stucchevoli, tuttavia la scena non è riuscita a coinvolgermi come avrei voluto, forse a causa di come è stata preparata e concepita.

     

    La sfida che Tex chiede al capo Osage Cervo Forte è un po' forzata, così come è ovvio che il capo indiano non rispetterà la parola. In fondo la precauzione della pistola è indice che lo stesso Tex è convinto della mancanza di lealtà dell'avversario, quindi è quasi un suicidio una simile scelta. D'altronde senza l'intervento di Carson e Tiger prima e dei Pawnee dopo, la sua sorte sarebbe segnata. Una scelta coraggiosa o del tutto folle? Ognuno formulerà la sua risposta in merito. Anche la scelta del giovane Pawnee di rinunciare alla sua vendetta per "sportività" è buona per fungere da assist a un suo ritorno, ma convince poco. Proprio questi aspetti, a mio avviso poco convincenti, hanno depotenziato il lirismo della tavola finale per me,

     

    Giusfredi è un autore bravo e promettente, ha un ottimo maestro come riferimento, ma proprio da lui deve carpire meglio i segreti di come creare davvero sequenze epiche e memorabili (di recente da me citate in un altro trhead).

     

    Riassumendo una storia non male, ma neanche indimenticabile. Dopo le recenti prove non convincenti di Burattini e Ruju, e questa breve alquanto lineare, comincia a pesare l'assenza di Mauro sulla regolare. 

     

    Font si conferma un autore spacca platee. Parecchi lettori non lo digeriscono, altri gli riconoscono una buona capacità narrativa. Come sempre il sottoscritto si attesta a metà fra le categorie appena citate, comunque forse per l'età che avanza o la fretta di realizzazione, un lieve calo l'ho riscontrato anch'io. Sullo stile sui generis e alquanto caricaturale, sappiamo fin dal suo esordio sulla saga che fa parte del suo bagaglio personale, tuttavia rispetto al passato, mi hanno convinto davvero meno gli sfondi, alquanto vuoti e tirati via, quasi del tutto privati di quei bei tratteggi incrociati che arricchivano parecchio i paesaggi soprattutto notturni o in tempesta.

    Davvero sgraziate le ultime due vignette di pagina 17, con Kit che assume posizioni  troppo innaturali e anatomicamente non ideali. Anche parecchi primi piani dei nostri sono troppo ridotti all'osso e quasi tirati via.

    Dimenticavo: fa un particolare effetto vedere Carson brezzolato ma non ancora del tutto imbiancato :D. Il mio voto finale è 7 

    • +1 1
  13. <span style="color:red">23 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

    Che ne sai tu se per qualche imprevisto (e gli imprevisti si chiamano tali perché non sono previsti e quasi sempre non prevedibili, non dimenticarlo) una storia di tre albi prevista per quest'anno non è stata terminata in tempo e e nessuna delle altre in corso di lavorazione lo sarebbe stata in tempo utile?

    Proprio mentre leggevo la tua frase mi è venuta in mente la foro postata da Pasquale Del Vecchio su facebook qualche giorno fa, in cui, purtroppo, sfoggiava una corposa ingessatura al braccio destro dopo un incidente, che verosimilmente lo terrà lontano dal tavolo da disegno per il tempo della convalescenza. Tipico esempio di imprevisto che nè un autore, nè tantomeno la redazione può prevedere.

     

    In effetti gestire la programmazione di una testata come Tex non è mica una bazzeccola: fra ritardi di consegna e variabili impreviste c'è da perdere il sonno per garantire le uscite degli albi in edicola. Non oso immaginare in passato, quando i tempi erano ancora più stretti.

  14. Storia non trascendentale ma molto divertente.

     

    Sfruttando lo spunto di soggetto della guerra fra compagnie ferroviarie, con sabotaggi, piani criminosi ai danni della società rivale (con l'ausilio di bande di indiani assoldati con una manciata di fucili e fiumi di whisky), Bonelli sfodera una sceneggiatura molto ritmata e interessante.

     

    Tex, Kit e Pat si trovano di fronte una coppia particolare di avversari; Gordon e Stella di fatto sono il riferimento per i cospiratori (il presunto Colter che sentiremo solo nominare fra le pagine) per destabilizzare i cantieri della società ferroviaria rivale e indurre alla sospensione definitiva dei lavori del tracciato.

     

    Gordon mostra un discreto acume e anche la bella complice (non sapremo mai se è la sua donna) è capace di tenergli testa, anzi a tratti Bonelli sembra volerci far credere che possa essere capace di tradire il proprietario del saloon per prendere le redini del comando. Ai loro ordini il bieco Laredo e gli indiani agli ordini di Volpe Rossa.

     

    Dopo mille peripezie, scoppiettanti sparatorie e persino una lettera di dimissioni dal comando dei ranger per poter risolvere la faccenda senza essere troppo imbrigliato da regole e vincoli regolamentari, i nostri la spunteranno e riusciranno a strappare una confessione allo sconfitto Gordon, chiudendo di fatto una storia discreta e molto divertente.

     

    Sotto l'aspetto grafico, Galep (che apprendo leggendo il commento di Carlo Monni aiutato da Muzzi alle chine) si mostra in forma superba per ben tre quarti dell'episodio, mostrando solo una calo qualitativo sul finale, presumibilmente per la fretta di consegna. Da notare quanta cura e perizia impiega il compianto artista nel rappresentare l'elegante abbigliamento della coppia di villain; ogni vignetta un nuovo "outfit" con abiti chic e di alta moda. A memoria stento a ricordare personaggi più eleganti di Gordon e Stella, o quanto meno che sfogggiano un così ricco e variegato guardaroba, nemmeno nelle storie ambientate all'est. Il mio voto finale è 7

  15. 30 minuti fa, Leo dice:

    Siete stati un binomio esplosivo. Le tue storie - entusiasmanti, ricche di pathos, di personaggi indimenticabili ed epici - e il suo tratto, così caldo, pieno, che ti catapultava nei luoghi e che conferiva ai personaggi una gamma impressionante di espressioni facciali, insieme hanno generato grandi capolavori, che si sono radicati nell'immaginario dei vostri lettori. 

    Condivido pienamente il tuo parere caro pard. In effetti la coppia Borden-Marcello ha scritto pagine epiche della pur gloriosa saga di Aquila della Notte.

     

    Basta citare il poker delle meraviglie (Il passato di Carson, Cercatori di piste, Gli invincibili, Gli eroi del Texas) per comprendere che genere di capolavori ci hanno donato. Un'intesa perfetta, che sprizza da ogni sequenza, con il tratto del compianto Marcello a rendere sublimi le sceneggiature dell'ispiratissimo Mauro.

     

    Potete prendermi per un idiota sentimentale, ma ancora oggi, finali intensi e melodrammatici come la morte di Torrence, o epiloghi splendidi del calibro di "Gli invincibili" (per non tacere di quella stupenda chiusura degli "Eroi del Texas) mi mettono le lacrime agli occhi e dire che ormai conosco pagina per pagina simili capolavori.  

    • Mi piace (+1) 1
    • +1 1
  16. Sono gli anni che emotivamente mi coinvolgono di più, visto che proprio in quel decennio conobbi Tex e nacque l'amore della testata che dura tuttora.

     

    Con lo spirito critico attuale, riconosco che non fu certamente il decennio migliore per la saga, ma il cuore ha pur sempre la sua valenza.

     

    Sono gli anni del declino di Bonelli e della difficile gestione nolittiana, ma anche dell'innesto di Nizzi (autore che all'esordio si mostrò alquanto ispirato) che fece ingranare il passo giusto per oltrepassare il pericoloso guado. Anche solo per una breve parte, avremo pure l'esordio di Borden sulla serie; è vero che bisognerà attendere almeno un altro decennio per la sua consacrazione, ma simbolicamente, l'arco di tempo che esaminiamo nel sondaggio attuale ha racchiuso tutti e quattro i grandi sceneggiatori della serie.

     

    Le mie preferenze vanno:

    - al 1986 (esclusa l'insufficente "Il ritorno della Mano Rossa") abbiamo tre soddisfacenti storie di Nizzi, soprattutto "I cospiratori", la storia col Maestro e l'esordio sulla saga del celebre Claudio Villa;

    - al 1988 (ottime "Gli Spiriti nel deserto", "Nelle paludi della Louisiana" e "La leggenda della vecchia Missione"; non male la "Miniera del terrore" e "I rapinatori del Missouri"

    - al 1989 (il mio legame affettivo con le storie di quest'anno è troppo forte per non sceglierlo).

     

    P.S. Mi spiace che storie splendide come "Fuga da Anderville", "Il marchio di Satana" e "Giungla crudele" rimangano fuori, ma nello stesso anno di riferimento delle stesse, sono state pubblicate storie non all'altezza (Vedi Cruzado e Artigli nelle tenebre) o piatte come quelle che caratterizzano gli ultimi numeri del centinaio 200.

  17. Purtroppo condivido quanto detto da Diablero. Tutti gli indizi portano a ipotizzare che il brusco cambiamento di produzione di Bonelli sia dovuto a gravi cause esterne.

    Problemi (suppongo anche abbastanza seri) che hanno via via intaccato la sua effervescente produttività. :(

     

    Qualsiasi sia stata la reale causa, possiamo solo rispettare il ricordo di questo grandissimo artista e rendergli infinitamente grazie per la preziosa eredità artistica che ci ha donato. 

    • Mi piace (+1) 1
    • +1 2
  18. Dopo svariati episodi, piacevoli e funzionali ma abbastanza nella media, Bonelli pescò dal mazzo un bell’asso.

     

    La storia in questione è molto ispirata e spicca nel periodo, grazie all’ottima tensione narrativa che l’autore riesce a fornire (davvero al cardiopalma la lotta di Tex e Carlos contro i puma colossali) e per la notevole caratterizzazione dei comprimari.

     

    Di scienziati pazzi ne è piena la letteratura avventurosa, ma Vindex si presenta fin dall’inizio come un villain alquanto particolare. Indubbiamente è un folle pericoloso, che col suo ambizioso piano di creare un impero mette a repentaglio la vita di sottoposti e avversari, ma è comunque un geniale studioso che riesce a padroneggiare con stupefacenti risultati  le alterazioni genetiche, a tal punto di creare un siero speciale che accresce la stazza e la forza delle sue cavie. Fondamentale nelle sue ricerche la collaborazione del giovane braccio destro Hermann, studioso di grande valore che, compreso in ritardo i folli progetti del professore, diviene ben presto un suo prigioniero.

     

    La grandezza di Bonelli in questo caso è quella di mettere su una fine caratterizzazione dei personaggi: Vindex è palesemente afflitto da un tumore al cervello, che gli porta fitte tremende e altera gli spettri della sua follia. Hermann teme il suo professore, ma al contempo lo compatisce, visto che riconosce che gran parte delle cause della sua follia siano dovute al male che logora la sua materia cerebrale. Tuttavia il giovane è pure capace a ribellarsi al suo infausto destino di pedina consapevole nelle mani di un folle disegno malvagio, a tal proposito emblematica la scena in cui dà a fuoco il laboratorio anche a costo di rischiare la sua vita stessa. Verrà salvato da Zumas e creduto vittima di un incidente, tuttavia il suo aiuto diverrà fondamentale per permettere a Tex e al fratello Carlos di porre fine al folle piano di Vindex.

     

    Fra scene avvincenti con i feroci puma a caccia di carne umana, i desideri di fuga dei poveri messicani aggregatasi al pazzo capo e Tex che, coraggiosamente s’inoltra nel regno nemico, armato di decisione e candelotti di dinamite, si arriva all’epilogo, in cui, dopo una rocambolesca fuga i nostri sconfiggono Vindex e i suoi giganti Zumas, resi più che altro delle semplici cavie di laboratorio per i folli disegni del professore.

     

    Fondamentale sarà pure l’arrivo dei Navajos guidati da Kit e Carson e anche stavolta farà capolino l’erculeo Pat (che riesce a fare concorrenza ai Zumas in quanto a stazza senza bisogno del siero:D) promosso in quegli albi come il quinto pard.

     

    Straordinaria pure la prova grafica di Galep, che riesce a rendere davvero avvincenti le sequenze più inquietanti della trama, con un sapiente studio di contrasti e funzionali trovate dinamiche nelle sue vignette.

    In alcune parti è presente pure la mano di Gamba in appoggio, ma anche stavolta è marcata la differenza di spessore fra i due tratti. Galep fornisce davvero delle strisce di altissimo valore, che si sposano perfettamente con le tematiche molto particolari del soggetto di Bonelli. Il consueto binomio di qualità che funge da fondamenta all’immenso successo della saga.

     

    Chiudo segnalando un presunto refuso in cui incappa Gamba nelle vignette successiva alla pagina 68 dell’albo “Sinistri Incontri”: Tex, analizzando le tracce, nota la presenza di orme di stivali e di piedi nudi, presumibilmente di una coppia di indiani. Dall’assenza di mocassini, il ranger desume che non si tratti né di Papagos che di Pimas e opta per gli Yaqui, indigeni abituati a muoversi a piedi nudi. Fin qui nulla di strano, peccato però che immediatamente nelle sequenze successive, quella in cui i due indiani gettano Carlos nella fossa di pietra scistosa e poi si scontrano con Tex, è ben evidente che i due malfattori calzano dei mocassini :D. Il mio voto finale è 9

  19. Provo a dire la mia: proprio perchè il Mefisto della "Gola della Morte" è quasi un altro personaggio rispetto al debutto (sia fisicamente che per caratteristiche intrinseche come i poteri magici, assenti durante la sua comparsa di prestigiatore) il fatto che Bonelli faccia citare a Carson la sorella Lily, serve ad ausilio del lettore di allora per avere un ulteriore "collegamento" con quell'episodio di un decennio prima, apparentemente scollegato a primo impatto. E' vero che l'autore non si serviva di spiegoni o cose del genere, ma perchè tacere di un'eventuale morte della sorella che suscitasse il grande desiderio di vendetta dello stregone? Era uno spiegone evitabile o un movente che rendesse più credibile la sete di rivalsa? Può darsi che la chiave di lettura di Diablero sia corretta, ma allo stesso modo è probabile che al papà di Tex importasse poco di Lily e la citò solo per quella sorta di "rimando" a cui accennavo sopra. 

     

    Mi chiedo più che altro perchè Bonelli abbia proprio scelto Mefisto per mettere in scena la nemesi di Tex. Di potenziali stregoni ne aveva creati abbastanza e poteva optare per uno di quelli per un ritorno, invece scelse un piccolo prestigiatore da strapazzo che in fondo non aveva poi tanto incantanto al suo debutto. Sarà per il nome molto a effetto? O per montare ad arte la tensione narrativa all'inizio della prova con i misteriosi medaglioni con la "M" stampigliata che dovevano attirare la curiosità dei lettori?

     

    Non credo lo sapremo mai, di fatto rivoluzionò il personaggio creando un antagonista leggendario e di grande carisma. Il suo odio smisurato per Tex può solo essere un pretesto narrativo per giustificare la sua presenza sulla saga o figlio di un'incipiente follia dovuta sia all'aspro sapore della prima sconfitta, ma soprattutto a quel prezzo da pagare per inoltrarsi nelle conoscenze dei cieli neri e delle arti infernali.

     

    P.s. Chiediamo alla megera Zhenda il perdono per aver sconfinato in O.T. nel topic a lei destinato :D

    • +1 1
  20. <span style="color:red">22 minuti fa</span>, Laramie dice:

    Avete notato che dopo il famoso incidente sugli sci, databile tra il 1974 e il 1975, GLB non scrive quasi più per Galep?

    Può essere dovuto al fatto che, avendo forzatamente ridotto il numero di tavole sceneggiate a causa delle precarie condizione di salute, la redazione abbia preferito affidare Galep (disegnatore "principe" della serie, nonchè artista molto proficuo e celere) a sceneggiatori che potessero garantirgli un numero più elevato di tavole. Non credo affatto che possano esserci alla base motivi di screzi e dissapori artistici; suppongo purtroppo che si trattò di una scelta obbligata.

×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.