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TWF - Tex Willer Forum

navajo warrior

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Tutto il contenuto pubblicato da navajo warrior

  1. navajo warrior

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Già, basterebbe eliminare l'avventura di Ritorno a Culver City e le cose andrebbero più o meno a posto. Peccato che Bonelli situò per bene il nuovo ranch di Sam, oltre il corso del Brady Creek e il bivio per Rochelle (McCulloch County, Texas). Ma qualcosa il Bos inventerà, anche per questo.
  2. navajo warrior

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Grazie a te per avere risposto alla (prima ) domanda e per l'anticipazione di un ritorno di Coffin. Buon lavoro.
  3. navajo warrior

    [Tex Willer N. 01 / 04] Vivo o morto!

    Mi sono procurato i primi quattro albi di Tex Willer con questa sorta di rivisitazione del Totem Misterioso. Ottima la sceneggiatura di Boselli e molto accattivanti i disegni di De Angelis. È un Tex un tantino diverso dalla serie mensile e credo che mi piacerà. Magari se ho tempo faccio una mia personale recensione così faccio arrabbiare un po' Borden. Vorrei rivolgere, se possibile, un paio di domande a Borden per soddisfare la mia perversa curiosità. Non posso farle nella sua sezione perciò spero che possa rispondermi qui. Se ha già risposto a qualcosa del genere in altre pagine del forum, basta che lui o qualche utente mi indirizzi, ve ne sarò grato. Le domande sono queste (adesso mi rivolgo direttamente a Borden). Domanda numero uno, riguarda John Coffin. Naturalmente, ne Il Totem Misterioso di GLB era un perfetto sconosciuto, salvo essere ritirato in ballo nella storia sul passato di Tex, dove lo troviamo complice di Rebo, l’assassino di Sam Willer. Questo calza a pennello perchè nel Tex numero uno è chiaro che i due si conoscono e tra loro non corre buon sangue. Nella tua sceneggiatura, Coffin dice di avercela con Tex per i fatti di Robber’s Neck, ma nè lui nè Tex fanno mai accenno alla faccenda di Rebo e Sam. Il bounty hunter nella miniera sa che Tex ha ucciso per vendicare il padre e il fratello e Tex dichiara di conoscere Coffin come un emerito farabutto, ma non parla del suo coinvolgimento nella morte del fratello. La domanda è: hai volutamente lasciato cadere la cosa o c’è sotto qualcosa che mi sfugge? Il fatto che nelle ristampe del Passato di Tex si usa il nome Moffin e non Coffin, quasi a separare i due personaggi, c’entra qualcosa? Come forse c’entra la spinosa questione della cittadina che ne il Totem Misterioso è Calver City in Arizona, poi resta Calver City ma in Texas ne La Costa dei Barbari, per trasformarsi in Culver City nel Tuttotex dello stesso albo e rimanerci ne Ritorno a Culver City (511), mentre in Tex Willer è Culver City ma in Arizona? Seconda domanda, riguardo i Pawnee. Noto con piacere che usi il termine Tirawa per indicare la divinità principale dei Pawnee, eliminando l’orripilante doppio accostamento Manito-Wakantanka di GLB. Dal momento che nella storia sono rappresentati Apache e Pawnee in costumi consoni alla realtà, che la capanna di Orso Grigio è una loggia di terra (e non una baracca con tavoli e sedie come nel Totem Misterioso) e che è dato a Tirawa quel che è di Tirawa, posso sperare una maggiore attenzione sugli usi e costumi dei Nativi anche per il Tex mensile? Non siamo certo al top, ma certo non si poteva stravolgere completamente la storia di GLB. Un plauso per come sei riuscito a collocare i Pawnee in Arizona e per come hai svicolato sui dieci anni trascorsi dal primo incontro di Tex con Tesah bambina. Grazie.
  4. A me invece non dispiace. Solo quel Tex che somiglia a Ronald Regan non mi convince molto....
  5. certo che sì. Era solo una citazione da dizionario. Scusa, ma sono relegato in casa e ho moooolto tempo per cazzeggiare.
  6. Giove (latino Iupiter o Iuppiter) è il dio o divinità suprema della religione e della mitologia romana, simile alla divinità mitologica della religione greca Zeus (greco antico: Ζεύς [Zèus]), capo di tutti gli dèi, signore dell'Olimpo, dio del cielo e del tuono. Plùvio [dal latino pluvius, derivato di pluĕre [piovere]) è un aggettivo usato come epiteto di Giove (latino Iuppiter Pluvius), corrispondente al greco Ομβριος, in quanto datore della pioggia. L’espressione Giove Pluvio si usa tuttora in tono scherzoso.
  7. Quoto in pieno Bos. E mi hai stuzzicato su Tex Willer la serie.... Mi sa che mi aggiornerò in tal senso e non mancherò di criticcommentare gli albi
  8. Ho detto che compro regolarmente solo Tex mensile, non che non leggo altre serie.... Comunque, per concludere e non indugiare OT, voglio solo ricordare che la sola presenza di Indiani nelle storie di Tex rasenta di per sè l'anacronismo. L'ultima vera resistenza dei Nativi nel Sudovest è rappresentata dalla resa di Geronimo nel 1886, e già questo era un evento isolato, in quanto gli Apaches (ultimi ad arrendersi) vivevano ormai da anni isolati nelle riserve. Con un Kit Willer nato dopo la guerra civile e la sua partecipazione, ventenne circa, all'ultimo splendido Texone, la presenza della banda di scorridori Chiricahua è una forzatura storica. Ma ripeto, Tex è questo e come dice giustamente il Bos, non è in trattato storico, geografico o antropologico.
  9. Lo spero comunque mi riferivo a vecchie storie di GLB.
  10. E' merito di Tex, PC, solo di Tex. Ho imparato a leggere a quattro anni, leggendo i Tex di papà. E mi sono piaciuti subito gli Indiani. A sei anni avevo già la mia cartina degli Usa ricalcata dall'atlante su un foglio di protocollo a quadretti, con su scritte le varie tribù nei posti dove le metteva GLB. Ci ho messo poco a scoprire che tante erano sbagliate e man mano cambiavo la cartina e continuavo a studiare i Nativi con altre fonti. Oggi possiedo 300 o più libri sui Nativi d'America e conosco i loro nomi e dove stavano, i nomi delle bande, dei villaggi, dei clan, dei capi e un milione d'altre cose, storia, cultura. E continuo a comprare Tex anche se mette i Seminole nel Kansas, i Mahican nel Saskatchewan e i Pawnee in Arizona.
  11. E io premetto che le mie non sono, nella maniera più assoluta, critiche al lavoro di autori, disegnatori ed editori (e curatori ). Sono semplici considerazioni. Tex mensile è l'unico fumetto che compro, da decenni, e continuerò a farlo, perchè Tex mi piace. L'inesattezza geografica in questo albo (Duri a Morire) sta a pagina 33, quarta vignetta. Tex dice una cosa al contrario, atlante alla mano. Nella vignetta successiva poi c'è una incongruenza, nel senso che Tex parla di avvisi di taglia in Arizona, quando le rapine si svolgono in Nevada e California. A meno che non sia stato sottinteso che Cooper lavorava anche in Arizona, o che per 'miniere della zona' si intende tutte quelle del Sudovest o che (questo io non lo so) uno che commetteva reati in Nevada era comunque ricercato anche in altri stati. Niente di importante, lo so. sono solo considerazioni, ripeto. Quello che mi dispiace di più è il calderone in cui si mescolano le Nazioni Native e poi a caso se ne tira su qualcuna per farla comparire negli albi. Questo accade quasi sempre. Non credo sia uno spoiler se nomino le tribù citate nella storia.... Apache. All'inizio della storia, Tex racconta di avere inseguito fin lì un assassino mezzosangue apache. Un po' lontano dall'Arizona... Questo era uno in gamba, se ha costretto uno come Tex a braccarlo per almeno 800 km. Meriterebbe una storia come co-protagonista. Va bene, per sfuggire a Tex uno correrebbe fino al polo. Comanche. Kuma è un comanche, popolazione delle Grandi Pianure meridionali che viveva, nella seconda metà dell'ottocento, in Texas e dintorni, a 1300 km dalla regione della nostra storia. Va bene, Kuma si è aggregato ai Decker chissà come e quando ed è finito in Nevada con loro, non c'è problema. Mohave. Abitavano sul fiume Colorado, tra Arizona e California e solo in una piccola striscia di terra nella punta meridionale del Nevada, comunque a non meno di 250 km dalla zona del racconto. Quando ci sono in mezzo degli evasi, su Tex compaiono sempre i Mohave, ovunque sia la prigione. Questa volta però non cacciano evasi, cacciano indiani di altre tribù per venderli come schiavi in Messico. Va bene, in fondo cosa sono 250 km? Zuni. Citati come popolazione razziata dai cacciatori di schiavi. Nell'ottocento abitavano ormai in un unico villaggio (pueblo) nel New Mexico occidentale, 900 km a Est. Hopi. Citati come popolazione razziata dai cacciatori di schiavi. Abitavano in diversi pueblos sulle famose mesas hopi, in Arizona, a 650 km dalla zona che ci interessa. Piute. Ooooooo.... Finalmente ! I Piute (o meglio in questo caso Northern Paiute) erano i soli abitanti nativi della zona. Erano divisi in bande regionali e nella'area di Aurora vivevano i Pakwidokado, Mangiatori di chub (un pesce della famiglia dei ciprinidi). Oltre ai Northern Paiute, nell'area circostante tra Nevada e California c'erano diverse bande di Western Shoshone, Owens Valley Paiute e Waasho. Sulla Sierra Nevada c'erano Miwok e Yokut, a Sud della Death Valley c'erano i Kawaiisu e nel Deserto del Mojave si incontravano Serrano, Vanyume e Chemehuevi. Ma Reno e i suoi Mohave preferiscono farsi centinaia di km e tornare indietro con Hopi e Zuni. Non sono critiche nè polemiche, sia chiaro, solo simpatiche considerazioni.
  12. Boh. L'inizio della storia, nel primo albo, era intrigante. Lineare e semplice, ma intrigante, questo è l'aggettivo che mi era venuto subito in mente. Lo svolgimento, nel secondo albo, è altrettanto regolare, scontato forse, ma in fin dei conti, una buona storia. Però, quanti luoghi comuni, quante inesattezze. Sarà che il fumetto è svago, ma è possibile che che non si possa essere un po' più attenti e coerenti alle realtà storiche, culturali e geografiche?
  13. Prendo atto e mi piace nel prossimo albo lo chiamerò Er Patata Basettoni. Bè, hai ragione. Non è che voglio puntualizzare su tutto, sia ben inteso. D'altronde, anche in Prison Break, che si svolge ai giorni nostri, i detenuti di Fox River vanno in branda più o meno vestiti come sono di giorno. Mica pretendo che si illustri proprio tutto, eh? Tra l'altro, avete mai visto Tex far pipì o Carson con un fascio di fogli di giornale in mano dietro una pianta? E sì che in certi bei western scene così sono capillari. Ricordo Giù la Testa che inizia con Rod Steiger che annega le formiche, ne Gli Spietati il giovane killer ammazza il suo primo uomo mentre questo è nella latrina, Kris Kristofferson prende la pistola nella latrina della prigione prima di ammazzare i vice di James Coburn in PG&BtK.... PS. grande post, Diablero, ho quotato
  14. Credo che ormai gli amici del forum hanno letto l’albo, perciò non penso di spoilerare se faccio una mia personale disanima di questo gradevole albo... I Forzati di Dryfork Personaggi in ordine di apparizione (esclusi Tex e il Vecchio Cammello) Sergente Murchison, capo delle guardie carcerarie di Dryfork. Se non fosse per la divisa, sarebbe l’ideale ospite del penitenziario, col grugno che si ritrova. Frank Decker, capo di una banda multietnica di incalliti fuorilegge. Lo chiamerò spesso Scarface, per lo sfregio che adorna ail suo brutto muso. John ‘Black’ Williams, membro della banda Decker. Il classico pistolero raffinato in panciotto e baffetti, letale come un crotalo. Bill Decker, fratello minore di Frank e suo vice nella banda. Kuma, il Comanche. Ennesimo rinnegato Nativo al soldo di una banda di fuorilegge. Nella saga di Tex, questa figura è tra i primi posti nella classifica delle presenze nella categoria ‘attore non protagonista’, a partire da Piede di Lupo nel mitico albo a strisce numero uno Il Totem Misterioso. Ike McCall, sceriffo di Belmont. Ike è il diminutivo di Isaac (Egli Riderà, ebreo יִצְחָק, arabo إسحاق‎). Isaac o Isacco era uno dei tre patriarchi descritti nella Genesi, figlio di Sara che reagì ridendo al suo concepimento, avvenuto in tardissima età. In alternativa, diminutivo di Isaiah (Il Signore Salva, ebraico יְשַׁעְיָהוּ), profeta giudaico caro ai mormoni. Amico di vecchia data di Tex, mai comparso in storie precedenti. Viso bonario e simpatico, espressione sempre allegra. Presto si ritirerà per dedicarsi a una fattoria. Destino permettendo. Cole ‘Sly’ Slybridge, tagliagole della banda Decker. Cole è un antico nome inglese che significa Carbone o Grigio, come l’animo del personaggio… che d’altronde è noto come Sly, abbreviazione di Slybridge ma anche sostantivo che significa Furbacchione o Sornione. Ray Cooper, ex assaltatore di convogli minerari. Raymond è un nome di origine germanica che significa Protezione Divina, mentre Cooper è colui che fabbrica botti (quelle del vino, mica i petardi...), cioè Il Bottaio. Per la cronaca, il contemporaneo Ray Cooper è un percussionista inglese che ha collaborato con i maggiori artisti musicali d’oltremanica. Greg Tylor, il novellino. Giovane emblematico e misterioso, niente si sa di lui e del perchè si trova in manette sulla diligenza con destinazione Dryfork. Di certo non è il difensore scozzese del Celtic Glasgow... in ogni caso, Taylor è tuttoggi il quarto cognome più diffuso in UK e tra i dieci in USA e Australia. Nasce dall’occupazione normanna in Francia e indicava il mestiere di sarto attraverso l’avverbio tailor, dal francese tailleur e dal tardo latino taliator (dal verbo taliare), cioè ‘colui che taglia’. Boston Jim, fuorilegge della banda Decker. Dal nome presumo venga dal Massachusetts, o per lo meno dall’Est. Mi piace la sua bombetta. Tom ‘Spud’ Spudder, fuorilegge della banda Decker. Sebbene il soprannome significhi ‘sarchio’ (zappa con lama da una parte e due punte dall’altra) e il nome ‘sarchiatore’ o ‘colui che sarchia’, mi piacerebbe chiamarlo Basettoni, chissà perchè. Da come veste e dall’aspetto mi ricorda il Daniel Boone (eroe dell’indipendenza americana) alla conquista del Kentucky, in un celebre quadro. Ginger Charlie, fuorilegge della banda Decker. Presenza effimera, morto entro otto pagine e 19 vignette. Ginger è il nome inglese dello zenzero, pianta aromatica subtropicale importata in Europa fin dai tempi di Alessandro Magno. Dolcetti a base di zenzero sono citato nel sesta novella dell'ottava giornata del Decamerone del Boccaccio. È usato come nome infantile o vezzeggiativo per persone dai capelli rossi (Geraldine ‘Geri’ Estelle Halliwell-Horner, nota come Ginger Spice delle Spice Girls) o come diminutivo di Virginia (Virginia Katherine McMath, in arte Ginger Rogers, famosa ballerina). Paco, fuorilegge della banda Decker. Messicano con bandana, sombrero, speroni d’argento, borchie da ogni parte, sigaro, baffoni e cartucciera a tracolla. Tutto in uno. Scena prima: Quell’Alba di un Giorno da Cani* *Naturalmente è una libera allusione al film Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani di Sidney Lumet con il grande Al Pacino. Per la cronaca, il titolo italiano è in parte fuorviante, perchè se in effetti indica il pomeriggio di una giornata in cui va tutto storto (un giorno da cani, appunto), il titolo originale Dog Day Afternoon si riferisce ai Giorni del Cane, cioè il periodo di grande canicola estiva in cui nel cielo si può chiaramente osservare la costellazione del Cane Maggiore, di cui fa parte la più visibile tra le stelle del firmamento, Sirio. Il latino canicula significa ‘cagnolino’ e indicava appunto la stella Sirio. Il titolo corretto del film sarebbe quindi Pomeriggio di Canicola, senza riferimenti alla giornata storta dei protagonisti. Non c’entra una cippa con il fumetto, ma così è. Penitenziario di Dryfork, al confine tra Nevada e California. Nel contesto, si presume che la prigione si trova in Nevada, altrimenti sarebbe scritto ‘al confine tra California e Nevada’. In seguito si dirà che i fuggitivi forse cercano di raggiungere la California, quindi siamo senza dubbio in Nevada. Esistono diversi Dryfork o Dry Fork (Affluente in Secca, cioè un torrente che solo in determinati periodi dell’anno fornisce acqua a un fiume principale), ma nelle mappe del Nevada non ho trovato nessun nome corrispondente nell’area presumibile dell’azione che si svolge (vedremo poi) non distante a Nord della famosa Death Valley. È l’alba. Il simpatico sergente Murchison, capo delle guardie carcerarie, suona la sveglia ai detenuti, con vigorose randellate sulle sbarre delle celle. Una bella prospettiva li attende, la solita giornata a spaccare pietre nel campo di lavoro. I detenuti sembrano sbigottitti, tra un ‘!’ e un ‘?’, come se fosse una novità. Immagino il fetore lì dentro, tutti a dormire sotto le coperte con gli stracci d’ordinanza che indossano di giorno, e nessuno che mette le scarpe, come se le avessero portate a letto... Faccia d’Angelo Murchison se la prende in particolare con il detenuto Frank Decker, al quale dà il buongiorno con la mazza da baseball in pieno stomaco. Solo un attimo di frustrazione da parte del galeotto che, da parte sua, sembra avere dei programmi alternativi per la giornata. La scena si sposta nel cortile del penitenziario, dove i detenuti in fila indiana si apprestano a consumare la succulenta colazione gentilmente offerta dalla ditta, bonariamente elargita dal raffinato chef della prigione. Scarface Decker nota un sottile filo di fumo che si innalza nel cielo fuori dalle mura di cinta e il suo ghigno soddisfatto ci fa sapere che è un buon segnale per lui... qualcosa bolle in pentola, di là della sbobba distribuita poco più in là. L’ergastolano crea un evidente diversivo, prendendosela con il gorilla nero che lo precede nella fila. La zuffa che ne segue provoca l’intervento delle guardie che neutralizzano Decker e lo rinchiudono nella classica fossa punitiva, dove arrostirà per il resto della giornata (ricordate La Cella della Morte?). Simpatiche le grinte dei protagonisti e dei comprimari, non ce n’è uno che si salva. I detenuti sono brutti e cattivi come più non si può e le guardie si distinguono solo per la divisa. Mentre nel penitenziario torna la calma, tre personaggi osservano la scena da una altura nei dintorni, prendendo atto che Decker è stato rinchiuso nella fossa, come previsto... Si tratta di Bill Decker (fratellino di Frank), ‘Black’ Williams e Kuma. Ma per ora non lo sappiamo. Nella vignetta con i tre osservatori possiamo vedere il penitenziario a debita distanza, posto in una pianura spoglia e desolata, circondata dalle montagne in lontananza. Il campo di lavoro si nota chiaramente sul lato adiacente a quello del portone d’ingresso. Questi particolari sono essenziali per le azioni che seguiranno. Scena seconda: La Diligenza Una diligenza avanza spedita sulla pista che collega il Red Rock Canyon al Deserto Mohave. Il Deserto Mohave è una vasta distesa arida nella California sudorientale, del Nevada meridionale, dell’Arizona nordoccidentale e dello Utah sudoccidentale. Nei limiti della sua area sono formalmente inclusi i territori della Death Valley a Nordovest, di Las Vegas e Lake Mead sul Colorado River a Nordest, di Lake Havasu sullo stesso fiume a Sudest, di Twentynine Palms a Sud e di Los Angeles a Ovest. Per definizione, il classico Deserto di Mohave è la zona californiana che si estende a Ovest del Rio Colorado verso San Bernardino. Come per Dryfork, anche di Red Rock Canyon è piena l’aria in Nevada... per cui, per ora, è sempre difficile collocare la scena dell’azione se non su vasta scala. All’interno della diligenza troviamo cinque allegri personaggi in catene, tre detenuti in pigiama a righe e due in borghese. La scorta è formata dallo sceriffo di Belmont, Ike McCall e i sui due giovani aiutanti. Belmont realmente fu, ora non più. Attualmente è una ghost town che si trovava nel Nevada centro meridionale, a Nordovest di Tonopah. Uno scambio di battute tra la stella di latta e uno degli ammanettati in borghese, certo Sly, ci fa intuire che quest’ultimo sarà oltremodo protagonista. Il prigioniero pregusta una divertente scampagnata al penitenziario, invece di preoccuparsi della sorte barbina che lo attende. Le sue parole mettono più di una pulce all’orecchio di uno dei detenuti in divisa a strisce... Lungo la strada, la diligenza si imbatte in un autostoppista al riparo sotto uno sperone di roccia, sigaretta accesa e sella poggiata in terra. È un magnifico Tex, appiedato, statuario e impenetrabile, con una vezzosa camicia con tre bottoncini sotto la gola, lindo e pulito come John Wayne nei suoi migliori film. Tex e Ike sono vecchi amici e scambiano quattro chiacchiere mentre il convoglio viaggia verso Agrizo, un simpatico quanto mai fantomatico paesello sulla strada per il penitenziario. L’innata curiosità del ranger lo spinge a voler dare un’occhiata ai passeggeri, tra i quali riconosce Ray Cooper, l’uomo che si era incuriosito al sarcastico commento di Sly in precedenza. Questo tizio conosce bene Tex, con il quale non corre certo buon sangue. Scopriremo che è stato proprio il ranger a porre fine alla sua carriera. Il prigioniero chiamato Sly è invece un membro della banda di Decker e lo sta raggiungendo per fargli compagnia nella tranquilla vacanza al bagno penale a spese dello Stato. Gli altri tre ospiti, per ora ai margini della faccenda, sono due veterani delle patrie galere (Pike e Clayton) e un novellino, Greg Taylor. Da una conversazione tra i detenuti, scopriamo che Cooper era a capo di una banda che, tempo addietro, rapinava i convogli delle compagnie minerarie nella regione, vale a dire tra la Sweetwater Range e il Silver Peak. Orbene, la Sweetwater Range è una catena di monti sul confine centrale tra la California e il Nevada, tra le contee di Mono e Lyon, a Sudest di Lake Tahoe, mentre il Silver Peak in questione potrebbe essere l’omonima montagna che si trova nell’attuale contea di Esmeralda nel Nevada, a Nord della Death Valley. Abbiamo ora un’idea più congrua di dove ci troviamo. Sly pensa che Cooper abbia nascosto da qualche parte una buona fetta del bottino e questo è un grosso incipit per il resto della storia. La diligenza arriva nei pressi della fantomatica Agrizo e Tex saluta la compagnia, dirigendosi al villaggio dove lo aspetta Kit Carson. La sua passeggiata è sorvegliata da due brutti ceffi (Tom ‘Spud’ Spudder e Boston Jim), anche loro in combutta con la banda Decker. Altri due membri della banda, nel frattempo, se la spassano ad Agrizo. A questo punto ci sono tre collegamenti che ci indirizzano su una pista ben precisa: 1-Decker è protagonista nel penitenziario. 2-Sly della banda Decker sta arrivando al penitenziario. 3-due uomini di Decker sorvegliano la diligenza che porta Sly al penitenziario, mentre altri due villeggiano ad Agrizio. Scena terza: Kit Carson Entra in Gioco* *Omaggio all’albo a strisce numero 43 sesta serie verde. Il buon Carson è nella stalla comunale del paesello, quando riconosce un emerito tagliagole al secolo Ginger Charlie, noto ricercato dalla fluente zazzera rossa. Il nostro lo segue per porre fine alla sua indebita latitanza. Charlie dai Capelli Rossi è uno dei due uomini di Decker citati dai tizi che sorvegliavano la diligenza. Sta recuperando un altro membro della banda, un suo giovane e donnaiolo cugino by the name of Clem che se la sta spassando con una deliziosa pollastrella in uno squallido, squallido hotel... il bruto Charlie butta fuori la fanciulla e comincia a inveire contro lo spregiudicato cuginastro, mentre Carson si avvicina quatto quatto alla preda, come una lince sull’usma di un criceto, salvo imbattersi in una vecchia tavola tarlata che, scricchiolando, ne tradisce la presenza. Bim. Bum, Bam! Un bello scontro a fuoco d’altri tempi. Il Vecchio Cammello liquida Ginger, che non ballerà mai più sui palcoscenici del West... Clem si getta dalla finestra, sfondando la vetrata e atterrando di schiena sulla stradina sottostante, dopo un fallito doppio carpiato con tre avvitamenti e mezzo: voto 4/10. L’esibizione dal trampolino di Clem non è piaciuta alla giuria... lui ignora l’alt di Carson, spara allo sceriffo accorso per il trambusto e viene impallinato da Tex che entra in scena al momento giusto. I due pards si scambiano brevemente saluti e riassunto delle puntate precedenti. Tex è incuriosito dalla presenza di Ginger Charlie, nuovo membro della banda Decker: nelle ultime due ore, questa è la terza volta che sento nominare i membri di quella dannata banda. Per la cronaca, Carson esclama due classiche imprecazioni che rimandano al biblico Putifarre e al generico tanghero. Putifarre è l’italianizzazione di Potifar (ebraico: פּוֹטִיפַר o פּוֹטִיפָר, egiziano antico: Ptahwer [Ptah È Grande]), personaggio della storia di Giuseppe il patriarca, narrata nel libro della Genesi 39,1-20. Era flabellifero e capo delle guardie del faraone Amenhotep III. Flabellifero? Terra terra indica quei tizi che agitavano quei grandi ventagli di piume o rami di palma per rinfrescare i divini regnanti. Bisognerebbe chiedere a chi di dovere perchè Carson ami particolarmente questa singolare figura biblica, famoso più per via della moglie libertina che per le proprie abilità. Il tanghero, sostantivo di etimo incerto, è da vocabolario una persona grossolana, rustica, goffa o villana. Hey, non confondiamo con tanghéro (dallo spagnolo tanguero), cioè colui che fa del tango (il ballo) la sua professione. Forse deriva dal latino tanganum, a sua volta di derivazione germanicha con significato di ‘ostinato’. Termine anche citato dal Manzoni... Tra gli altri epiteti usati in queste pagine ci sono gli altrettanto classici satanasso e cialtrone. Satanasso è la variante popolare di Satana (dalle forme Satănas e Σατανᾶς che nel latino e greco biblico compaiono come varianti di Satan e Σατᾶ], con significato generico di demonio o persona prepotente e furiosa. In senso alternativo e positivo può invece indicare una persona attiva, dinamica e sempre in movimento, vivace, esuberante, sfrenata e oltremodo agitata. Per questo, i due pards si definiscono alternativamente satanasso in senso buono. In senso negativo, è ancora citato dal Manzoni... Il cialtrone, sostantivo di etimologia incerta, è una persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. Scena quarta: Paura e Delirio a Dryfork* *ovviamente in omaggio a Fear and Loathing in Las Vegas di Terry Gilliam con Johnny Deep. Non che ci sia niente di psichedelico nella scena del fumetto, ma tutta la storia dell’assalto alla prigione ha un non so che di surreale e fantastico… La diligenza arriva a Dryfork, con immenso piacere di Sly. L’atteggiamento del Sornione indispettisce gli altri prigionieri... sulle colline, Williams e Paco (un altro sgherro di Decker) osservano la scena. Il sergente Murchison accoglie lo sceriffo McCall e il suo seguito al Grand Hotel del Torrente in Secca. Soliti convenevoli e battute fraterne con i nuovi e vecchi detenuti, mente occhi curiosi osservano la scena attraverso le lenti di un binocolo. Poi, il fattaccio... Un colpo di fucile echeggia nel cielo del Nevada e, contemporaneamente, un’esplosione manda al creatore un terzetto di guardie nel campo di lavoro. Bè, chi spara ode il colpo di fucile una frazione di secondo prima del boato, mentre dalla prigione presumo si senta solo l’esplosione, che copre il rumore dello sparo. Divagazioni da dopo pranzo. Riparato da un ammasso roccioso a poca distanza, Williams spara una seconda volta, centrando dei candelotti di dinamite nascosti tra i sassi. Subito dopo, Paco, Stud e Boston Jim aprono il fuoco sulle guardie. Sorvoliamo su come i fuorilegge siano riusciti a collocare le cariche e acquattarsi a tiro di fucile senza essere avvistati, dal momento che il penitenziario si trova in una pianura aperta (vedi vignetta citata prima). Ne nasce un parapiglia, guardie nel panico, galeotti in rivolta, picconate a destra e sinistra. Chi se la dà a gambe subito, chi si procura un fucile, chi si vendica sulle guardie. Murchison suona la sveglia ai suoi e li guida fori dal cancello principale, per sedare la rivolta e catturare i fuggiaschi. All’interno della prigione, gli sceriffi tengono d’occhio i detenuti della diligenza ma, approfittando di un attimo di distrazione, Sly estrae una pistola dallo stivale e liquida uno alla volta i tre tutori della legge. Per inciso, Sly ha ottenuto l’arma durante la sosta della diligenza a un trading post, la notte precedente. Mentre Sly si dà alla macchia, il giovane Taylor si china su uno dei vice sceriffo ferito e ne prende l’arma, con cui ferisce una guardia. Sly libera Frank Scarface Decker dalla cella sotterranea e insieme fuggono attraverso una breccia nel muro di cinta, aperta a colpi di dinamite da Bill Decker e Kuma il Comanche. Il quartetto se la squaglia a cavallo e Frank, giunto in cima a un’altura, mantiene una promessa centrando Murchison in piena fronte con un preciso colpo di fucile. Fine della carriera del sergente. La vignetta del colpo in testa mi ricorda in modo impressionante Enrique Breccia. Nel frattempo, approfittando della confusione, anche i tre galeotti della diligenza e il giovane Taylor diventano uccel di bosco, scappando a bordo del mezzo. Sly, notando la fuga, continua a rimuginare sulla faccenda del tesoro nascosto... Come da copione, Tex e Carson arrivano al penitenziario quando tutto è finito. Interrogato il dongiovanni Clem, hanno saputo del piano di evasione, ma il loro intervento è tardivo. Meglio così, altrimenti la storia sarebbe già finita. Le guardie stanno leccandosi le ferite e Tex si fa raccontare l’accaduto dal direttore Parks ed è messo al corrente della morte dell’amico Ike McCall. A causa degli avvenimenti, il ranger è convinto che l’assassino sia il giovane e misterioso Greg Taylor. Dal racconto di Clem, Tex ha saputo che tra le guardie si trova una talpa, Ted Nelson. Naturalmente, il Giuda in divisa si becca una bella spazzolata dal nostro ranger. Scena quinta: Inizia la Caccia Poco dopo, i due pards escono dal penitenziario, seguendo letteralmente le tracce dei fratelli Decker, visto che passano attraverso la breccia nel muro di cinta. Una prima indicazione fornita da Tex ci informa che i fuggiaschi dei due gruppi si dirigeranno probabilmente a Ovest, verso la sierra Nevada in California, dal momento che a Sud c’è l’inospitale Valle della Morte e a Nord la Silver Range, pure priva d’acqua. Carson ipotizza che possano invece confondere le acque, ma Tex ribadisce che si fa come dice lui, altrimenti il fumetto si chiamerebbe Kit e non Tex. Sulla pista incontrano i resti di una pattuglia di guardie che, durante l’inseguimento ai Decker, sono stati vittima di un’imboscata e ne sono usciti con le ossa rotte. Nel frattempo, la banda Decker si riunisce. Facciamo così conoscenza diretta dei suoi membri: 1-Frank Scarface Decker. 2-Bill Riccioli d’Oro Decker. 3-Cole ‘Sly’ Slybridge. 4-John ‘Black’ Williams. 5-Boston Jim. 6-Tom ‘Spud’ Basettoni Spudder. 7-Paco il Messicano. 8-Kuma il Comanche. Sly espone ai compagni i suoi sospetti sul presunto bottino nascosto di Ray Cooper e tutti sono d’accordo di mettere il sale sulla coda al fuggiasco in diligenza, tanto per fare quattro chiacchiere. Per questo, Kuma è già sulle sue tracce. Ora, sembra un po’ forzato che dei delinquenti in fuga dopo un’evasione si facciano gli affari propri invece di mettere la distanza maggiore possibile tra sè e i probabili mastini al loro inseguimento, ma: 1-hanno già dato una bella strapazzata alle guardie sulle loro tracce. 2-sono molto sicuri di sè e contano di dileguarsi presto tra le montagne. 3-Cooper segue la stessa direzione, per cui non perderanno troppo tempo. 4-non sanno di avere alle calcagna due tizzoni d’inferno come Tex e Carson (anche se Sly avrebbe fatto meglio a informare gli altri della presenza di Tex nei paraggi). 5-se sparivano in quattro e quattrotto, che razza di storia era? Poco più in là, i quattro della diligenza sono alle prese con un assale che è andato a farsi benedire. Cooper decide di mettersi in proprio, coglie di sorpresa i due galeotti e fugge con i cavalli, tirandosi dietro anche l’imperscrutabile Greg Taylor. La scena è osservata da Kuma. Tex e Carson scoprono dalle tracce che uno dei fuggiaschi della banda si è staccato dagli altri e decidono di seguire questa pista. La vignetta centrale di pag. 91 è l’ispirazione della copertina di Villa e per me è più bella. I pards si accorgono che le tracce seguono quelle della diligenza e quel volpone di Tex ha già capito tutto, fine della storia. Il tizio che seguono è sulle tracce di Ray Cooper perchè vuole scoprire qualcosa sul tesoro nascosto. Io ho dovuto leggere tutto l’albo per arrivare qui, a Tex sono bastate una decina di vignette. A questo punto è elementare, segui la diligenza e trovi tutta la selvaggina. Intanto, alcune guardie raggiungono il luogo dove si è fermata la diligenza e cadono nell’imboscata tesa loro dai due galeotti traditi da Cooper che, magnanimo come un confessore, ha lasciato loro delle armi. La situazione è pessima per le guardie, ma arrivano i due satanassi che liquidano in fretta la faccenda. Grande Kit! Tex, che ha già tolto di mezzo il galeotto Pike, vuole bissare con l’altro, Clayton. Grida a Carson di tenerlo impegnato mentre cerca di stanarlo, ma Capelli d’Argento piazza un solo colpo, preciso sul secondo bottone dall’alto della camicia da forzato del marrano. Al morente Clayton non resta che il tempo di dire a Tex quello che già sa, cioè che Cooper li ha piantati in asso. Cooper e Taylor stanno rinfrescandosi le idee nell’ultima pozza d’acqua prima dell’inferno, quando si accorgono che qualcuno sta facendo dei segnali di fumo, indietro sulla loro pista. È Kuma, che aspetta i compari per riunirsi a loro con notizie fresche su Cooper. In seguito, Tex giunge alla stessa conclusione, ribadendo le sue ben note doti di chiaroveggenza e perspicacia. Quello che succederà noi non lo sappiamo, lui sì, come sempre. Sa già dove sta andando Cooper, ma non lo dice nè a Carson nè a noi, per non guastarci la sorpresa. Tex deve ricordare a Carson i nomi dei componenti della banda di Decker, come prima gli aveva rinfrescato la memoria su Cooper e prima ancora su Ginger che si era unito ai Decker. Il vecchio reprobo queste cose le sa, ma Tex, per volere degli sceneggiatori, deve sempre essere un metro avanti o uno scalino più su, fate voi, tanto è lo stesso, come gettare la spugna o tirare i remi in barca. Insomma, Cooper porta Taylor presso una ridotta ferroviaria dove transitano i convogli minerari tra le miniere di Aurora e le fonderie a valle. Aurora è oggi una ghost town mineraria, ma negli anni ’60 del XIX secolo era una boom town di quasi 10mila persone che lavoravano alle miniere d’oro. Si trova nella Mineral County in Nevada, poco a Sudovest del Walker Lake, a sole tre miglia dal confine californiano. Ray intende servirsi della ridotta per raggiungere le montagne e far perdere le proprie tracce, ma in quel momento arriva la banda di Decker.... È un bell’albo, una bella storia. Mi piacciono anche i disegni, anche se sono un po’ sporchi, non so se mi spiego. Certo, alcune situazioni sono un po’ forzate, come l’incredibile attacco al penitenziario e la facilità con cui Tex e Carson restano incollati ai fuggitivi. Nessun intoppo, nè per gli uni nè per gli altri. E poi, questo Tex che sa tutto e prevede tutto. Spesso è inutile, cosa cambia se invece di presumere cosa ha in mente Cooper, si limita a seguirne e le tracce poi si vedrà? Perchè deve sentenziare le intenzioni di Decker di seguire Cooper per il bottino nascosto, invece di scoprirlo nel corso della storia? Già noi lo sappiamo perchè è stato detto dieci volte nell’albo, ma perchè anche Tex lo deve ribadire? In ogni caso, un giudizio positivo. Sono curioso di scoprire chi è questo Greg Taylor, se c’è o ci fa. La mia ipotesi è che si tratta di un detective, ingaggiato dalle compagnie minerarie, per mettere le mani sul bottino di Cooper. Doveva diventarne amico e strappargli informazioni in galera, ma il caso ha voluto che forse lo stesso Cooper lo porterà proprio al tesoro. Vedremo. Alla prossima.
  15. La quarta vignetta dell’albo mi ha fatto sorridere, perchè mi ha riportato alla mente una vecchia barzelletta nella quale un tizio, poco di buono e ormai defunto, viene invitato a visitare i gironi dell’inferno per decidere dove soggiornare per l’eternità. Nel girone dei Tedeschi è accolto da un guardiano kapò, vestito alla nazista, il quale lo informa che gli ospiti devono alzarsi alle quattro del mattino, risalire un’impervia montagna e lavorare tutto il giorno con pala e piccone, fino alle sette di sera, unico sollievo un po’ d’acqua e qualche crauto salato. Il tizio declina l’invito e si presenta alle porte del secondo girone, quello degli Inglesi. Il guardiano, un ufficiale coloniale in divisa cachi, elmetto e monocolo, espone la giornata di lavoro degli ospiti, un giro turistico in cima ad una montagnola dove lavoreranno di pala e piccone dalle cinque del mattino alle sei di sera, con breve buffet pomeridiano a base di tè, pancetta rancida e toast. Anche in questo caso, il tizio rifiuta. Nel terzo girone, quello dei Francesi, è accolto da un legionario con tanto di kepì. La giornata comporta la permanenza su una collina dalle sei del mattino alle cinque della sera, con scavo annesso mediante pala e piccone, alleviato da una pausa a base di tartine e rane fritte. Meglio delle precedenti offerte, ma il tizio ringrazia e va oltre. L’ultima possibilità è il girone degli Italiani. Dopo un lungo attendere davanti al portone, si presenta un grassone in ciabatte, canottiera e mutande. Tra una grattata di pancia e l’altra, il tale rivela che la giornata di lavoro consiste nel recarsi appena un po’ più in là del portone, alle sette del mattino, anzi alle otto, con calma... lavorare si fa per dire con pala e piccone fino alle quattro del pomeriggio, ma anche prima, le tre o giù di lì. La pausa pranzo prevede spaghetti, formaggio e vino. Se piove ci scappa una pennichella, si sa mai... Il tizio drizza le orecchie e, ingordo, chiede se ci sono possibilità di alleviare un po’ questa dura giornata di lavoro.... Al che il guardiano in mutande ribatte soddisfatto: ‘Bè, sai com’è... a volte non si trova la pala... qualcuno ruba un piccone...’ Credo si riferisse ai commenti su I Forzati di Dryfork. Con gli Yuma sì (e tra l'altro erano mortali nemici). Gli Zuni non c'entrano niente. il territorio citato nell'albo di Tex è molto a Nord Ovest del territorio dei Mohaves... che poi vivevano a Nord di Yuma, non nelle immediate vicinanze come ci fanno credere nei fumetti.
  16. I Vigliacchi e gli Eroi PARTE TERZA o L’ASSEDIO L’albo precedente termina con la diligenza in fiamme che, trainata dai cavalli imbizzarriti, si avvicina al fortino. Sinceramente mi aspettavo qualcosa, che so, un attacco degli Yaqui nascosti dietro o magari un passeggero ancora in vita che emerge urlando dai finestrini, un’esca per fare uscire qualcuno da Mezcali. Invece è solo una parata o, come dice Tex, un avvertimento su quello che avverrà alla stazione di posta. La comparsa della diligenza in fiamme è il pretesto per introdurre e giustificare la straordinaria presa di posizione di Carson, andare a Fort Hope a sollecitare gli aiuti. Non che questo atteggiamento sia estraneo alla personalità di Capelli d’Argento, quello che fa specie è l’improvvisa decisione da lui presa, con nulla che ne faceva presagire l’avvento. Con in meno la pistola di Kit, la difesa della stazione è senz’altro moooolto più complicata. La reazione di Tex? A guardare le espressioni del suo volto, pare quasi divertito, come se quella di Carson fosse solo una boutade. Cerca di alleviare la tensione con la battuta sulla missione suicida, ma la faccia del vecchio reprobo è tutta un programma. Mai visto così scuro in volto. Notte. A parte le sentinelle, gli occupanti della stazione dormono della grossa, sfiniti dalla tensione della giornata. Ma il tradimento cova nell’ombra.... Frank Ce l’Ho Fatto Eccome un Pensierino sveglia Bulder e gli comunica di essere d’accordo sul suo piano. Insieme vanno alla stalla, mettono fuori gioco il povero Paco e rubano l’oro al Figlio del Maestro. Poi il gambler distrae la sentinella, mentre Bulder prende due cavalli e apre il portone. Carson esce proprio in quel momento per rilevare la guardia (che bella coincidenza...) e sventa la fuga di Frank, ma Bulder decide di svignarsela lo stesso, anche se l’oro è nelle tasche del damerino. In principio, Tex e Carson pensano che i due volessero semplicemente abbandonare la nave, poi arriva un malconcio Masterson che rivela di essere stato derubato. Una bella ‘frugatina’ (ricordate Coffin e Tesah ne Il Totem Misterioso? aaaaaahh, quella sì che era una perquisizione degna di tal nome) e spunta fuori il sacchetto con le pepite. Gli sguardi di Linda e di Frank Figura da Cioccolataio si incrociano per un lungo istante.... L’uomo bbabalbetta qquaqualche paappatetica scuucuscusa, ma la ragazza si allontana, affranta e delusa. Tex grazia il pollastro perchè può essere ancora utile nella difesa, ma lo terrà d’occhio. Oh Tex, Tex, perché sei tu Tex? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! Ok, lasciamo stare Shakespeare, ma il vecchio Tex di GLB, come minimo, avrebbe per lo meno dato una sonora e vigorosa spazzolata all’imbelle Frank. E invece, una pacca sulla spalla, non farlo più, ok? E via. Neanche un buffetto. Saputo che Bulder se l’era filata, Tex aveva profetizzato una breve fuga e una sparatoria poco lontano conferma il vaticinio. ‘Tu non sbagli mai’, dice un Carson sempre più tetro.... Gli Yaqui hanno catturato l’ex rapinatore di banche e, a quanto pare, si accingono a un bel festino notturno, a spese dell’involontario ospite. Grida terrificanti si alzano nel cielo buio del Deserto di Yuma. Un terrorizzato Will (mi era colpevolmente sfuggito che fa Parroco di cognome...) sembra il più sconvolto di tutti. Naturalmente, Tex e Kit non sono niente sconvolti, anzi risoluti ad evitare il massacro del povero mascalzone. Mal che vada, parola di Tex, allevieranno le sue sofferenze con una pallottola pacificatrice. I due pards escono tranquillamente dal portone principale. Quei volponi di Yaqui stringono d’assedio il fortino senza tenerlo d’occhio, bravi. Al contrario, sorvegliano il cadavere di Bulder....Bè, non è che lo sorvegliano tanto bene, le due ‘sentinelle’ dormono beatemente e i due satanassi si assicurano che continuino a farlo. Coincidenza per coincidenza, altri due indiani arrivano proprio in quel momento per sostituire i primi due pellegrini e dormire a loro volta accanto al defunto Bulder. I pards sono scoperti e se la danno a gambe, inseguiti dalla masnada infuriata. Mentre fuggono, Carson mette in atto il suo piano, si finge morto, recupera due cavalli degli Yaqui dopo avere eliminato una sentinella e fila verso Fort Hope. Nel frattempo, coperto dai soldati, Tex rientra a Mezcali. In totale, quattro Yaqui mordono la polvere. Riassumendo: 1 – Gli Yaqui non sorvegliano la stazione di posta. 2 – Le sentinelle di guardia a un cadavere dormono tranquillamente. 3 – Gli Yaqui inseguono a piedi Tex e Carson, lasciando un guerriero a sorvegliare i cavalli invece di montarli per raggiungere i due pards. 4 – Gli Yaqui sparano numerosi colpi senza scalfire i fuggitivi, mentre le poche pallottole dei rangers e dei soldati vanno spesso a segno. Dalla parte degli Yaqui, questo assedio di Mezcali sembra una faccenda piuttosto raffazzonata e lasciata al caso. Rimasti in ‘quattro gatti’ (parole di Tex), gli indiani hanno la bella idea di scagliare frecce incendiarie verso la stazione. Bene, non potevano farlo nottetempo, con la maggior parte degli assediati sfiniti e mezzo addormentati? Dopo tutto, avevano già bersagliato Mezcali con le frecce e farlo con il fuoco non era certo un colpo di genio improvviso. I soldati si danno da fare con i secchi, mentre i civili non partecipano allo spegnimento, o almeno non sono mostrati mentre lo fanno. La famigliola di artisti si preoccupa del carro e sono disperati quando lo vedono divorato dalle fiamme. Il solo Paco dà una mano a Tex per mettere in salvo i cavalli. Masterson ha dato l’allarme, poi è sparito, di Frank Cuore Infranto nessuna traccia. Seguono alcune pagine incredibili, con una serie di avvenimenti piuttosto stupefacenti. La signora Parson ha un infarto e muore. L’abbiamo vista star male sul carro, riaversi dal malore mentre la famiglia è minacciata dai bandidos messicani, è stata forte e caritatevole la prima notte a Mezcali, assistendo il soldato moribondo. Poi prende un colpo perchè il carro è bruciato. Ok, sono andati in fumo il lavoro e i risparmi di una vita... ma che? I Parson non avevano un soldo, nemmeno i messicani avevano trovato qualcosa. Nella scena si erge a protgonista il buon samaritano Frank che prende in braccio la donna, l’adagia sul letto e poi consola tristemente la bella Linda. Poche ore prima era il Re dei Farabutti, ora cerca di riguadagnare punti. Incredibilmente, Tex rimane un’ombra in secondo piano. La morte della povera Martha è solo il pretesto per la seconda trovata, il suicidio di Joe. Il ragazzo dà fuori di matto nel vero senso della parola. Sconvolto prima dalla distruzione del carro e dalla morte della madre poi, si fionda fuori dalla stazione dopo avere preso il fucile a Masterson e si getta contro gli indiani. Un guerriero si para davanti a lui, statuario e freddo. Scambio di colpi tra un agitatissimo Joe e un glaciale yaqui. Joe è colpito, l’indiano si scaglia su di lui con la scure, lotta feroce tra i due, Joe spacca la testa al guerriero, poi muore anche lui. L’azione suicida di Joe, la sua improvvisa pazzia... mah, mi sembra un po’ tirata per i capelli ‘sta storia. Comunque, ci può stare, gli avvenimenti tragici e sconvolgenti possono avere minato l’intelletto del giovane che già non sembrava un tipo dal carattere molto forte. Particolare la figura dell’indiano che combatte con Joe. Per tutta la storia abbiamo visto e vedremo dei perfetti beccaccioni, ma questo all’inizio sembra uno tosto, impavido, tutto d’un pezzo. Sta lì, fermo come una statua, incurante del fischio delle pallottole. Prende la mira con calma, colpisce Joe due volte, in pieno petto prima e allo stomaco poi. Un bisonte sarebbe schiattato all’istante, Joe no. Poi l’indiano torna ad equipararsi ai suoi degni compari, torna ad essere un beccaccione. Invece di dare il colpo di grazia (bè, forse doveva scaricare l’arma in testa al ragazzo per sperare di accopparlo), si scaglia contro Joe con la scure e, naturalmente, ha la peggio. Un’occasione persa, dagli Yaqui, intendo. E in tutta l’azione, un’altra volta, Tex rimane incredibilmente estraneo, ombra tra le ombre che assistono al dramma. È andato a cercare di alleviare le sofferenze a un delinquente già morto e non spara nemmeno un colpo per tentare di salvare Joe... Angoscia, frustrazione e sofferenza a Mezcali... gli ultimi, tragici avvenimenti sono devastanti per gli assediati della stazione di posta. Stanchezza, soppraffazione... ‘aiutami, mi sento male...’, nervi tesi... ‘calma, amigo, calma’. E poi rabbia, delusione, paura, raasegnazione... ‘temo che non ci sia più niente da fare’. Frank Mi Cospargo il Cranio di Cenere continua la sua patetica e irreale opera di redenzione, mentre un incorporeo Tex organizza l’ennesimo funerale, officiato da Frank the Parson. Forse mi sto confondendo, Parson cioè Parroco è il nome da sposata della defunta, non quello del gambler. Ma lui fa il parson, cioè il parroco, di solito lo fa Tex certe cose, ma a Mezcali Tex non è Tex o è diverso dal solito Tex o, insomma, che casino... Will Parson è abbattuto come una vecchia quercia sotto un tornado, la dolce Linda appare sempre di più come la persona più umana di tutta la faccenda. Notte tranquilla. Una delle balle più grandi che ci hanno inculcato fin da piccoli è che gli indiani non attaccano mai di notte. Non lo facevano perchè avevano paura che gli spiriti dei caduti non trovassero la strada del Paese dei Morti. La verità è che di notte gli esseri umani preferiscono dormire. All’alba suona l’allarme. Gli Yaqui hanno ricevuto i rinforzi e ora sono una cinquantina. Tutti a cavallo, armati di winchester. Se nella realtà i Sioux o i Comanche o gli Apache avessero avuto tale disponibilitò, oggi il presidente degli USA si chiamerebbe Cavallo che Scalcia o Coperta Puzzolente, non Briscola o La Matta (nel senso di Jolly, Joker). Tex, da ottimo generale, espone i piani degli Yaqui, come se fosse lui a deciderli. Gli indiani non hanno strategie, fanno sempre le stesse cose, non attaccano di notte (eh, troppo facile così), fanno una prima carica frontale (per perdere metà delle proprie forze) e poi girano sempre intorno al nemico, facendo Uuh-Uuh e Yahiii. Come i pupazzetti nei tiri al bersaglio del luna-park. I difensori si preparano a fronteggiare gli assalitori. Tra loro si presenta anche Will Parson, provato dai recenti luttu ma improvvisamente impavido e risoluto a difendere la figlia fino alla fine. Ciò gli vale l’elogio di Frank Voglio Guadagnare Punti Leccando Ogni Buco Possibile, che lo paragona ad un eroe. ‘Morte ai cani bianchi !’ e gli Yaqui attaccano, perdendo cinque uomini in un amen. Le mura del fortino sono basse, gli indiani cominciano a superarle, i difensori ne abbattono un’altra mezza dozzina, mentre anche un paio di soldati escono di scena. Masterson ha salvato la pelle per un soffio e, in un momento in cui dalla sua parte tutto è silenzioso come nella sacrestia di una chiesa, decide che è meglio defilarsi e si dilegua quatto quatto nella stalla, dove intende nascondersi come un topastro fino al termine della battaglia. La sua espressione stupita, una volta entrato, fa presagire qualche sorpresa. Gli assediati si rifugiano nell’edificio principale e gli Yaqui ne approfittano per aprire il portone e far entrare il grosso della truppa. Il paradosso è che due indiani aprono tranquillamente il portone, mentre almeno cinque soldati e Tex sono ancora nel cortile, sparando come ossessi. All’interno dell’edificio, si fa la conta. Mancano Parson, Masterson e Frank Chi l’ha Visto. Linda è invitata da Tex a rifugiarsi in una stanzetta senza finestre, mentre gli Yaqui incendiano la porta. A questo punto, una ventina di indiani cavalca ormai nelle Celesti Praterie. Gli altri cominciano ad entrare da tutte le parti, dalle finestre, dal tetto... ne muoiono altri sette o otto, contro un paio di soldati. Tex salva Linda abbattendo un indiano, poi ne elimina altri tre, quando la situazione si fa disperata. Lui, Linda e il sergente sono assediati nella stanzetta e una drastica decisione viene presa. L’ultima pallottola sarà destinata alla testolina di Linda, per impedire che cada nelle mani dei selvaggi. In settant’anni, ricordiamo, Tex non ha mai ucciso una donna... PARTE QUARTA, EPILOGO o ARRIVANO I NOSTRI Pagina 95... ormai è ora. Finalmente accade quello che stiamo attendendo, si ode lo squillo di carica della tromba. Arrivano i nostri! Carson guida ventre a terra (i cavalli, non Carson) i soldati di Fort Hope che fa sempre Forte Speranza. Gli indiani se la battono. Eroici contro i quattro gatti di Mezcali, codardi quando si tratta di affrontare una guerra degna di tal nome. Un classico. Ironia della storia, essi scompaionio così, senz’altra menzione. I soldati ricevono l’ordine di inseguirli e dar loro una lezione che ricorderanno per un pezzo. Fino adesso cos’hanno imparato? Ne sono morti cinquanta, stringendo un pugno di mosche. Carson, il capitano dei soldati e il classico dottore occhialuto entrano a Mezcali, ricevuti dai superstiti, o meglio da Tex, il sergente Connelly e Linda. Scopriremo dopo che sono sopravvissuti altri due soldati. Tex ha la faccia provata e, abbozzando un sorriso, dà il benvenuto al vecchio cammello, confessando di non essere stato molto fiducioso sulla riuscita del suo piano. Mi chiedo, cosa c’era di così difficoltoso nella missione di Carson? Una volta elusi gli assedianti Yaqui, tutti concentrati all’inseguimento di Tex, non c’era alcun ostacolo tra il vecchio tizzone d’inferno e il forte. L’unica incognita era la tempestività del suo ritorno, ma questo era un calcolo fattibile, non un elemento di dubbio. In ogni modo, Carson si rammarica di non avere scommesso. Rispunta Paco il garzone, che evidentemente vive nella stalla. Ha scoperto il corpo defunto di Masterson il minatore Figlio del Maestro. Il ragazzo, novello Sherlock Holmes, ha appurato che la morte non è dovuta agli Yaqui. Il vecchio è stato sgozzato dal coltello di Frank Ahi Ahi Cos’hai Combinato e che il sacchetto dell’oro è nuovamente scomparso. Carson salta subito alle conclusioni, il gambler ha ripetuto il giochetto e se l’è filata... ma, colpo di scena! Un soldato testimonia che Frank Anima Candida non c’entra niente, anzi è morto accanto a lui, combattendo come un eroe fino ad essere abbattuto vigliaccamente, colpito alle spalle. Linda è sconvolta e si getta piangente sul corpo dello sventurato. Cribbio, l’amava davvero! E l’aveva già perdonato per l’azione della notte precedente. A questo punto, altro colpo di scena, all’appello manca solo Will il Parroco. È chiaro che il ladro e assassino è lui, per quanto incredibile possa sembrare. Il patetico, mite e succube Parson, un efferato bandito ed assassino. Paco Holmes informa la compagnia che il fuggiasco non fartà tanta strada, perchè ha rubato l’unico cavallo zoppo della mandria. Tex informa Linda, che si dimostra definitivamente l’unica con le palle al loro posto in tutta la faccenda. Mi chiedo solo come abbia fatto Parson a lasciare Mezcali indisturbato, mentre attorno decine di indiani feroci assediavano la stazione. Facile e scontato l’inseguimento, il cavallo di Parson l’ha lasciato a piedi, l’uomo giace a terra inibetito, passandosi le pepite tra le dita. Si giustifica dicendo che l’oro gli avrebbe permesso un giorno di ritrovare sua figlia e offrirle una vita agiata in Europa. Ma intanto l’aveva abbandonata a morte quasi certa. Qualcuna delle sue rotelle ha deragliato, dice Tex, a causa dei drammi subiti. Parson tenta un ultimo folle gesto, stordendo Carson con una pietra, ma viene preso a pepite in faccia da Tex e ripagato con una botta in testa da Kit. La storia si conclude qui, con l’intento di Tex di occuparsi del futuro della sventurata Linda e l’augurio che, un giorno, Parson ritrovi la favella perduta. Che dire di questa storia? Un remake di una vicenda già narrata, con ovvie varianti? Forse, ma non è questo il punto. Di storie simili tra loro ce ne sono state e ce ne saranno ancora. Il titolo della vicenda è L’Assedio di Mezcali, ma il fulcro della narrazione risiede nell’individuare I Vigliacchi e gli Eroi che agiscono sul campo. Secondo la narrazione di Nizzi, eroi sono i soldati tutti, Joe Parson e Frank Yunker, senza contare naturalmente i pards. Eroina è di sicuro anche Linda Parson, non per le azioni, ma per la forza d’animo che ha mostrato. Vigliacchi sono Bulder, Masterson e Will Parson, anche se quest’ultimo ha la giustificazione della pazzia. E gli Yaqui? Quelli sono imbecilli, nient’altro. GLI EROI I soldati. Fanno sempre il loro dovere, con abnegazione e professionalità. Sempre solidali, mai una polemica. Spesso antipatici, in questa storia i soldati fanno invece una bella figura, sergente Connelly compreso. Joe Parson. Ragazzoto semplice e ingenuo, buono d’animo e devoto ai familiari. L’antitesi dell’eroe. Diventa eroe perchè si getta nella tana del lupo, senza speranze di successo? Mah... Diceva il saggio, coraggio è quando si può scegliere, il coraggio stupido è solo stupidità. L’azione di Joe è dettata dalla follia, non da una ponderazione delle possibilità. Joe non è un eroe, è una vittima e basta. Frank Yunker. Cascamorto, ambiguo, profittatore, ladro, adulatore. Chi più ne ha più ne metta. Combatte per salvarsi la pelle, lo fa con coraggio e forza, forse, ma gli eroi sono altra cosa. Muore senza infamia e senza lode. Linda. Non partecipa alla lotta, non è donna d’azione. È protetta dai combattenti e vive con dignità quei drammatici momenti, senza isterismi e mantenendo piuttosto la calma. Accetta con grande forza d’animo la morte della madre e del fratello, sorregge il padre e non si abatte nemmeno quando è informata del suo tradimento. Il suo unico punto debole? Si innamora troppo in fretta, si indigna giustamente per l’operato di Frank Yunker ma poi lo perdona in poco tempo, andando a piangere sul suo cadavere. I VIGLIACCHI John Bulder. Non si redime mai, in questo è coerente. Ladro era, ladro è rimasto fino alla fine. Vigliacco perchè scappa? Probabilmente ha solo scelto dove e come morire. Masterson. Burbero e solitario, socievole come un paracarro, simpatico come un tir che ti fa manovra sui gioielli di famiglia. Le uniche cose che gli interessano sono il suo oro e la sua pellaccia. Quanda la situazione si fa disperata, decide di nascondersi sotto la paglia. Vigliacco? Asociale e impalpabile, piuttosto, un personaggio creato solo per giustificare la presenza dell’oro. Will Parson. È stato ai margini per tutta la storia, trovandosi improvvisamente alla ribalta negli ultimi istanti. La sua follia finale, l’omicidio, il furto e la fuga costituiscono un colpo di scena, soprattutto perchè sminuiscono completamente un personaggio di per sè anonimo. Mi sarei piuttosto immaginanto, dopo la morte di moglie e figlio, un Will che improvvisamente sacrificasse la sua vita per salvare Linda, mai più che l’abbandonasse con in tasca l’oro del minatore. Vigliacco? Piagnucoloso ed inutile, senza nerbo, questo sì. Che dire di Tex? All’inizio della storia sembrava di essere nei canoni consueti, con il nostro eroe tutto d’un pezzo che decide e fa per tutti, che impone le sue decisioni, che prende a cazzotti Yunker per una cazzata e che organizza alla bell’e meglio la difesa della stazione. Nella seconda parte entra decisamente in ombra. È vero, combatte con la solita abilità e destrezza, massacra nemici come mosche e arriva sempre al momento giusto, ma... non mi va giù quel semplice rimbrotto rivolto a Frank, quasi si trattasse semplicemente di un bambino che ha rubato le caramelle. E poi, lascia la scena a Yunker quando muore Martha e non muove un dito quando Joe dà fuori di matto. Anzi, lo vediamo incredibilmente là dietro, semi nascosto sullo sfondo di un paio di vignette, semplice spettatore. Il vero Tex è il centro della scena, il fulcro del racconto. Le storie si dipanano attorno a lui, è lui che detta gli eventi, qui sembra che gli scivolino addosso. Il momento più bello della vicenda è la vignetta e la sua espressione quando riceve Carson, ‘felice di rivederti, vecchio cammello’. Commovente. Carson non è male in questa storia. All’inizio subisce le solite saccenterie di Tex, è un po’ sottotono nell’attacco al trading post e si rammarica di non avere fermato Bulder nell’inseguimento. Una giornata storta capita a chiunque. Poi si erge a protagonista, decidendo di andare da solo in cerca di aiuti ed attuando il suo piano nonostante la (debole) opposizione di Tex. Ribadisco che non ci vedo niente di così periglioso ed eroico in questa missione, ma perlomeno il vecchio cammello fa di testa sua in presenza del boss. Prendiamo e mettiamo via. Certo, il nostro pizzetto preferito brilla per la sua assenza in gran parte del secondo albo, ma la sua missione è cruciale e permea di speranza la difesa degli assediati. Non poteva mancare l’ultima figura da beccaccione, quando si prende una botta in testa dall’insignificante Parson. Ma il vecchio ranger è come la fenice, risorge in fretta dalle ceneri e si vendica con un bel cazzotto che mette fine alla storia. E gli Yaqui? Indiani sbagliati nel posto sbagliato ma, a parte questo, sembrano lì solo per farsi sterminare come moscerini investiti da un autotreno. Fanno il solletico ai soldati nel deserto, poi sorvegliano il fortino quanto basta per catturare Bulder ma poi si mettono a dormire beatamente, consentendo ai due pards di avvicinarsi tranquillamente al campo. Più ne sono ammazzati e più si gettano contro i nemici a testa bassa, pronti al macello. Dall’aspetto sembrano Apaches, nella tattica di combattimento a cavallo (a loro realmente estranea) somigliano ai Comanches dei film di John Ford. Come tattica d’assalto sono una frana. Fanno tutto a rate, senza affondare i colpi. Prima lanciano nuguli di frecce a casaccio, buone per eliminare il solo Carlito. Poi hanno la brillante idea di incendiare le frecce, ok fanno un bel casino, ma si fermano qui. Poi attaccano la stazione a cavallo come Sioux del South Dakota, per farsi massacrare ad ogni porta o finestra. Non gli è venuto in mente, ad esempio, di ripetere il trucco delle frecce incendiarie, prima dell’attacco. A Mezcali sarebbe stato un bel putiferio, con il fuoco alle spalle e gli Yaqui davanti. Non mi piace dare voti, lo reputo inutile e non c’è una scala di valori appropriati. Se a L’Assedio di Mezcali dò 6, che voto dovrei assegnare a Sulle Piste del Nord, oppure a In Nome della Legge o a Massacro? 734? L’Assedio di Mezcali-I Vigliacchi e gli Eroi è una storia normale, senza trovate geniali ma nemmeno con cadute nella banalità. È un dejà-vu, certo, ma nella lunga storia di Tex può ben accadere di essere assediati due volte, no? L’assedio è un classico e Tex ne ha vissuti parecchi, in diverse modalità. Tragico Assedio... La Carica dei Navajos... Alla prossima!
  17. Accidenti che vespaio.... Tranquilli ragazzi, l'ho trovato, e a procurarmelo è stato lo stesso edicolante della stazione che ne ha richiesto una copia. mmmm.... non saprò mai se davvero non è mai arrivato o se invece lui (o la moglie o il figlio che gli danno il cambio) hanno esaurito le scorte prima della mia visita, compresa la copia che (da anni) tiene da parte per me. Non ho intenzione di indagare oltre. In questi giorni lo leggerò e vi farò sapere le mie impressioni. Grazie e ciao a tutti. PS. Borden, ma sei sempre così acido?
  18. Io lo compro regolarmente all'edicola della stazione ferroviaria, e lì non è mai arrivato. In effetti, non ho mai cercato in altre edicole, forse per abitudine o semplicemente perché immaginavo arrivasse la settimana successiva. Vado in edicola tassativamente SOLO il sabato mattina. Non so quante copie arrivano, ma credo che ogni edicola ne riceva alcune, boh?
  19. DESAPARECIDO ! Oggi è il 25 Gennaio e a Sondrio non è ancora arrivato I Viglicchi e gli Eroi.... Vabbè che siamo un paese all'estrema frontiera, ma.... Forse gli Yaqui, fallendo l'assalto a Mexcali, hanno ripiegato sulla diligenza che portava qui i fumetti Ymalpas dice: La psicologia dell'indiano non è quella di - accidenti, ho già perso 20 uomini, vado e attacco piuttosto un ranch indifeso - ma piuttosto "se non espugno e prendo tutti gli scalpi a Mexcali, ci perdo la faccia perché erano quattro gatti e me l'hanno fatta". Questo è uno stereotipo. I Nativi americani erano uomini come lo siamo noi. Anche loro tenevano alla pellaccia e non si avventuravano in azioni suicide solo per dimostrare di essere moralmente integri e perfetti. Le eccezioni valgono per loro come per chiunque altro essere umano in ogni latitudine della Terra e in ogni epoca storica. Il resto sono solo film e fumetti. Stereotipi appunto. Il discorso di Mexcali vale tanto quanto l'episodio citato del N 10, del 27 e di decine d'altri in Tex e in altri fumetti. Se il gioco non valeva la candela, i Nativi rinunciavano, come chiunque altro. Nella Storia, quella vera, si possono enunciare episodi di sacrificio commesso da Nativi, ma per ognuno di loro ci sono decine di situazioni in cui si sono tranquillamente tirati indietro.
  20. Buonasera a tutti. Vorrei esporre le mie impressioni su questo albo di Tex. Dico impressioni perchè non è un vero e proprio commento, semplicemente è come lo vedo io. Nel mio stile di lettore di Tex da cinquant’anni. L’Assedio di Mezcali PARTE PRIMA, o PROLOGO CHE DIR SI VOGLIA La storia è ambientata nel Deserto di Yuma, quella porzione del grande Deserto di Sonora che si estende nella regione sudoccidentale dell’Arizona e in alcune parti del Sonora nordoccidentale, tra il Colorado River a Ovest, il Gila Bend e Organ Pipe Cactus Nat. Mon. a Est, Kofa NWF a Nord e il Golfo di California a Sud. L’inizio della vicenda si dipana su tre diversi scenari, prima di convogliare nello stesso punto, la stazione di posta di Mezcali Scenario primo: trading post nel deserto. Due banditi, Bulder e Brad, bevono birra in un trading post ‘ai confini del Deserto di Yuma’ e si abbandonano (o meglio, lo fa il solo Bulder) a confidenze con il proprietario. La coppia ha tentato una rapina a Nogales, esattamente sul confine messicano e direttamente a Sud di Tucson, ma è andata male, ci è scappato il morto e se la sono date a gambe. Se il loro intento (chiarito da Bulder) è di sconfinare in Messico, perchè diavolo sono scappati in direzione Nordovest, finendo in un trading post a 50 miglia dal confine quando già c’erano, sul confine? 50 miglia a Nord del confine nel Deserto di Yuma vuol dire una distanza tra i 200 e i 400 km a Nordovest di Nogales. Forse Bulder non è molto ferrato in geografia o semplicemente non possiede una bussola. Ok, lo ha deciso dopo di andare in Messico, mi direte. Va bene. Raccontando le proprie disavventure all’oste e seguendo la filosofia del ‘tanto non ci rivedremo più’, Bulder appare quasi uno di quei banditi travolti dagli eventi, sopraffatti dal destino e dalla sfiga, forse addirittura meritevole di redenzione (quanti ne abbiamo incontrati sulle piste di Tex?). Questi pensieri buonisti spariscono subito, quando comincia a dare ordini al taciturno Brad (porta le borracce e paga!) e quando sacrifica a sangue freddo lo stesso compare e il mercante per sfuggire ai rangers. Entrano in scena Tex e Carson. Le prime quattro vignette con Tex ci chiariscono subito com’è il Tex di quest’avventura: vignetta 1: ‘ci giocherei la testa’. vignetta 2: ‘il mio naso sbaglia raramente’. vignetta 3: ‘scommettiamo?’ vignetta 4: ‘allora piantala di coltivare dubbi, vecchio gufo!’ Giudizio: borioso e antipatico. Già capiamo che è una di quelle storie dove lui ha sempre ragione, non sbaglia mai un colpo, è sicuro di sè come non mai e tratta il ‘vecchio gufo’ con quell’odioso modo di fare del ‘te lo avevo detto, io’. Va bè, segue lo scontro nel trading post, Carson fa da palo e copre Tex, il quale irrompe spettacolarmente nel retro locale ed elimina facilmente il povero e inutile Brad. Dal canto suo, Bulder riesce a fuggire con due cavalli. Ma come? Il vecchio Carson è al riparo nel corral e tiene sotto tiro, anche se di sbieco, l’ingresso dell’edificio per proteggere Tex, ma quando Bulder esce dalla finestra accanto alla porta che fa? La pennichella? Si sveglia quando Tex lo avverte a gran voce, ma ormai Bulder ha già svoltato l’angolo della casa, preso i cavalli e via, in fuga! Forse l’età... Carson prende un cavallo nel corral, insegue Bulder ma questi gli abbatte la cavalcatura e se la svigna. Al ritorno, Carson dice che ‘oggi mi sono fatto uccidere due cavalli da quel bastardo’, ma in realtà il bandito prima ha ammazzato il cavallo di Tex, mica quello di Carson, e poi quello preso da Kit nel corral. Il cavallo del vecchio cammello deve essere ancora lì in giro. Comunque, giornata dura per la famiglia equina: tre caduti sul campo. Scenario secondo: sulla pista nel deserto Una famigliola di artisti procede sulla strada per Las Cruces, guidata da un paio di brutti ceffi messicani. Escludendo la famosa Las Cruces nel New Mexico e la meno nota Las Cruces in California (presso Santa Barbara), si può ipotizzare che Las Cruces sia un quartiere dell’attuale Yuma, in Arizona, dove ancora oggi c’è una Las Cruces Lane. Con questo saremmo in effetti nella zona narrata dalla storia. Però, boh. Come da copione, i due mangiatortillas mettono in atto il loro piano di rapina: sette pagine e 22 vignette per arraffare quattro patacche, dare uno schiaffone al giovanotto e uno alla biondina. Poi entra in scena Frank Yunker che fredda i due gonzi con aaltrettanti precisi tiri di pistola da venti, trenta metri? Una buona prestazione direi. Tra convenevoli, salamelecchi e baciamani passano altre cinque pagine, nelle quali il padrone del carro si dimentica di predentarsi all’eroico Frank al quale, in ogni caso, interessa solo la graziosa Linda, per altro già cotta di lui come una pera. Personaggi ed interpreti del siparietto: Frank Yunker, giocatore d’azzardo, probabilmente baro, evidentemente pistolero. Fanfarone, spaccone, sicuro di sè. Fa il cascamorto con la ragazza e si tiene buona la vecchia, ma si capisce a un miglio che è uno da mordi e fuggi, ben lontano e in fretta. Will, così insignificante che non ne sappiamo neanche il cognome. Si cimenta in versetti di Shakespeare e il suo motto è di certo ...non essere, tralasciando la prima parte della famosa frase. Martha, trascinata chissà perchè in un mondo che evidentemente non è il suo, il rozzo Old West, intendo. Sta male solo a pensare di non essere in un posto civile, anche se in realtà tutto le passa d’incanto quando i cabrones mettono le carte in tavola. Linda, graziosa e perfino coraggiosa quando i bruti minacciano la famiglia, rimanendo lucida mentre quasi sviene folgorata alla vista di Frank Pistola Svelta. Joe, ragazzotto semplice ma abbastanza sveglio da sentire fin dall’inizio odore di bruciato, al contrario del padre. Da buon figlio e fratello, cerca di difendere i suoi ma, per fortuna, è preso solo a sberle dai due rubagalline. Yunker si offre di guidare la famigliola, destinazione stazione della posta di Mezcali. Interludio, ovvero scenario primo e mezzo: nel deserto, tanto per cambiare Torniamo ai nostri pards preferiti. Mentre si sviluppano gli altri scenari, Tex e Carson mettono il sale sulla coda allo sfuggente Bulder, costretto ad accoppare il cavallo che si è azzoppato sulle rocce. Decisamente una giornata no per gli amici a quattro zampe. Il bandito ha la bella pensata di fermarsi per tendere un agguato ai due satanassi che però, essendo satanassi, mica ci cascano. È forse la cattura di malvivente più indolore della settantennale saga di Tex. Catturato il pollastro, i due rangers si dirigono – ma tu garda! – alla stazione della posta di Mezcali. Scenario terzo: altrove, nel deserto Un drappello di sette soldati, guidati da un sergente, si scontra con un’agguerrita banda di Yaqui, non meno di 18 scannagatti ben armati di winchester (contati nelle vignette, più o meno). Mentre fuggono verso una collinetta rocciosa, un soldato rimane ferito lievemente, ma riescono a barricarsi e mandano al creatore almeno quattro indiani. Il povero Lenny è ferito gravemente, mentre i compagni abbattono un altro paio di Yaqui che, vista la mal parata, si ritirano. Troppo lontani dal forte, non si dice quale, i soldati si avviano verso il luogo sicuro più vicino, la stazione della posta di Mezcali. Qualche nota curiosa di questo lungo prologo. Gli Indiani Yaqui (più esattamente Yoemem, Il Popolo) erano una popolazione messicana dell’estremo Sud della Sonora, lungo il Rio Yaqui. Parlavano una lingua cahitan che è imparentata al tarahumara e l’opatan e fa parte del grande stock Uto -Azteco. Era un Popolo di agricoltori, temibili guerrieri se attaccati. Diedero filo da torcere agli spagnoli fin dal XVI secolo e la loro storia proseguì tra guerre e periodi di pace fino ai primi decenni del novecento. Subirono massacri, furti di terre e deportazioni, persino nello Yucatan. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, molte famiglie yaqui migrarono negli Stati Uniti, stanziandosi nelle periferie di alcune città dell’Arizona (Tucson, Phoenix, Yuma), ma anche in California e Texas. Ai tempi del Tex di questa storia, presumo fine anni ’80 del XIX secolo, di Yaqui in Arizona neanche l’ombra, comunque non certo organizzati in bande guerriere a cavallo e ottimamente armate. Il vecchio reprobo non ha poi tutti i torti quando dice che ‘la farina del diavolo finisce sempre in crusca’ è un detto biblico. In realtà, nella Bibbia si legge ‘non giovano i tesori male acquistati’, ma la morale è la stessa. I latini dicevano ‘male parta male dilabuntur’, le cose male acquistate male svaniranno, brano tratto secondo alcuni da una tragedia di Nevio, ma probabilmente attribuibile niente popò di meno che al grande Cicerone in persona. La crusca è tirata in ballo da Goldoni nell’atto primo scena decima de La Donna di Governo, dove si dice che ‘del demonio la farina / tutta in crusca suole andar’. Non ho trovato nessuna Mezcali in Arizona. La parola è certamente presa in prestito dalla famosa bevanda alcolica a base di agave, il Mezcal (dal nahuatl mexcalli, Agave Cotta nel Forno di Terra). PARTE SECONDA o L’ALLEGRA COMPAGNIA Notte. Tex e Carson giungono alla stazione di posta di Mezcali. A turno hanno portato Bulder sul proprio cavallo, Carson faceva il primo turno, lo abbiamo visto alla fine dell’interludio. Ci avrei scommesso la testa: Bulder è ancora dietro al vecchio cammello, anche quando i pards arrivano a destinazione. Tex bussa al portone del fortino. Non so perchè, la scena mi ricorda quando Igor e il Dottor Frankenstein bussano all’uscio del castello, ma invece della sconvolgente Frau Blucher compare l’innoquo gestore della baracca. Come l’artista in precedenza, anche questo personaggio non sente il bisogno di presentarsi, e nemmeno gli viene chiesto di farlo. L’importante è che sappia di avere di fronte il famigerato Tex Willer e il suo altrettanto noto compare, Kit Carson. Ben presto scopriamo che si chiama Carlito, perchè sulla soglia della casa compare l’aitante Frank Yunker che gli chiede se ha bisogno d’aiuto. Che Tex ami essere al centro dell’universo è ben noto, ma il modo e l’espressione che ha quando chiede secco ‘quello chi è?’ è da Oscar, davvero. Yunker è arrivato da un paio d’ore, con la famigliola di guitti. Segue un simpatico siparietto, dove Carson accetta di buon grado, con un certo stupore da parte di Tex, di accontentarsi di un piatto di fagioli come cena, dicendo addio alla bistecca e alle solite patatine che già pregustava. Carlito presenta i rangers agli ospiti già seduti a tavola e scopriamo che gli artisti fanno Parson di cognome. A tavola c’è un altro personaggio, un taciturno cercatore d’oro di nome Masterson, appena arrivato dai monti Tinajas. Nota: finalmente un punto geografico rintracciabile ed appropriato. Le Montagne Tinajas, o meglio Tinajas Altas, si trovano sul confine tra l’Arizona e il Sonora messicano, a sole 35 miglia verso sudest da Yuma. Il loro nome messicano significa Montagne delle Alte Cisterne, per via delle cavità nelle rocce, formate in seguito agli eventi atmosferici di migliaia - ma che dico, milioni - di anni. Quando piove, le cisterne si riempiono d’acqua e permettono la vita di animali e uomini in quelle lande desertiche. I residenti Hia Ced O'odham (Popolo del Deserto, una branca dei Pima-Papago) le chiamavano Uʼuva:k o Uʼuv Oopad (le montagne, voglio dire, non le cisterne. Ma forse tutte e due, che ne so? Ho studiato inglese e francese, mica papago). Se prima mi sembrava di essere in The Young Frankenstein di Mel Brooks, adesso l’atmosfera e l’ambientazione mi ricorda The Hateful Eight di Quentin Tarantino, con una multiforme fauna umana riunita in uno spazio ristretto. Frank Baciamani si accalda quando Tex fa sedere alla tavola comune il pericoloso bandito Bulder, che adesso sappiamo fa Jack di nome. Secondo lui, il fatto disturberebbe le signore e, sotto sotto, potrebbe anche aver ragione. Non sappiamo perchè, ma Tex questo qui già ce l’ha sul gozzo e gli fa notare che le suddette signore non hanno protestato. D’altronde, lui non ha proprio chiesto il permesso a nessuno.... Fatto sta che Tex, che ne aveva una voglia matta, molla uno sganassone al gambler e solo l’intervento dell’amorevole Linda evita uno sviluppo peggiore alla situazione. Pace fatta e la cena a base di succulenti fagioli al lardo comincia in allegria, con auguri di buon appetito tra i due pards, il silenzio di tomba del misterioso minatore, il solito ‘non essere’ di mister Parson e un contorno di spari all’esterno... Spari! È vero! Ci eravamo dimenticati dei soldati e dei loro perseguitori, gli indomabili hooligans yaqui del Sonora in trasferta oltre confine. I militari si avvicinano al fortino ventre a terra, cioè i loro cavalli sono ventre a terra, non loro... una quindicina di indiani indemoniati alle costole, rumore di zoccoli, nitriti, polvere, spari, urla, imprecazioni... un altro soldato ferito di striscio, ma la meta è vicina, coraggio! Dagli spalti di Fort Apache, cioè no, di Fort Mezcali, Tex scruta nella notte e già ha capito tutto, soldati, Yaqui, qui comando io, spariamo forza! Tu apri il portone, se ne vanno, si ripareranno tra le rocce, terranno un assedio mi ci gioco la camicia. Tex e Carson ne abbattono sei, di Yaqui. Su e giù ne restano sette o otto, è tutto il giorno che corrono dietro a sette soldati e ne hanno messo fuori gioco uno a mala pena, mentre loro sono ridotti alla metà. Non ce l’hanno fatta contro i soldati nella pianura, adesso sperano di sloggiarli da un fortino, dove per di più ci sono almeno tre o forse quattro ulteriori tiratori col contropelo. Ma dai! Questa non l’ho capita: il sergente dice che ha un ferito grave e cerca una barella o qualcosa del genere, Carlito offre una scala con una coperta sopra. Per cosa? Per fare dieci metri e metterlo in un letto? Dietro, due soldati lo stanno tirando giù di sella come un sacco di patate, senza contare che è tutto il giorno che è sballottato da un cavallo in corsa. Mica muore perchè lo portano a braccia, nel letto. Notte fonda. Frank Occhio di Falco fa la guardia. Là sulle colline, i quattro gatti yaqui controllano la situazione. Hanno acceso il fuoco per fare capire agli assediati che sono lì. Amzi, ne hanno accesi tre. Il misterioso minatore Masterson va a dormire nel fienile. La signora Parson accudisce il soldato ferito. La dolce Linda sogna il principe azzurro tra un sobbalzo e l’altro. Mister Parson continua a non essere... Tex dà il cambio a Frank e adesso so, so e mi metto il cuore in pace. So perchè io leggo i fumetti e non li scrivo. So perchè sto qui a scrivere cazzate mentre Tex sa altre cose. Tex è come Celentano perchè come Celentano sa che ‘nella vita c’è chi sa e chi non sa. Io sa’. Se non sbaglio è ne Il Burbero (o in Asso?). Gli Yaqui assediano perchè di sicuro aspettano rinforzi. Tornato nell’edificio, Frank e Bulder hanno un simpatico colloquio. Il bandito propone al gambler di allearsi con lui e svignarsela, in cambio dividerà con lui un fantomatico tesoretto. Frank Occhi di Ghiaccio si riserva di pensarci su. Al mattino, la triste notizia della morte del soldato. Quella brava donna di Martha l’ha vegliato tutta la notte. Si svolgono le esequie militari e, mentre in cielo si alza la salva dei soldati (si dice così?), Bulder e Frank Ci Faccio un Pensierino addocchiano il sacchetto che Masterson il minatore tiene ben legato alla cintura. I due immaginano ci sia dell’oro e l’acquolina scende bavosa dalle loro labbra. Poi Frank va dalle donne Parson e – meraviglia – per la prima volta sembra essere davvero sincero nella premura che dimostra verso le due signore, tanto da chiudere il becco a Bulder con fare stizzito. Tra l’altro scopriamo che i soldati vengono da Fort Hope, Forte Speranza. Nomen omen (al plurale fa nomina sunt omina). Pomeriggio. Afa. Carlito e il giovane garzone Paco sono fuori a fare rifornimento d’acqua quando, improvvisamente, un nugolo di frecce cade dall’alto su di loro. Carlito rimane infilzato, mentre Paco dà l’allarme. Carlito rende l’anima al Creatore. Non solo per i cavalli, anche per i ristoratori è un momentaccio. Mentre tutti sono raccolti intorno, rattristati, spunta fuori Will Parson –ehi, è ancora in giro! – e, cadendo dal pero, chiede come è successo. È l’unico a non avere ancora capito una cippa di com’è l’andazzo. Nel frattempo, una diligenza di linea si avvicina alla stazione ma, come profeticamente previsto da Tex, gli Yaqui l’attaccano. Sono una mezza dozzina e non ho capito se sono gli stessi che assediavano Mezcali o altri. Se sono loro, chi tira frecce alla stazione? Va bè, io ho contato più o meno gli indiani che si vedevano nelle vignette, ma forse non ci stavano tutti ed erano in origine una trentina, chi lo sa? A volte sono troppo pignolo... Sembra scontato che gli Yaqui ammazzino tutti, conducenti e passeggeri. L’albo si conclude con la diligenza in fiamme che, avvistata da un soldato sugli spalti, si avvicina a Mezcali.... Quando avrò letto I Vigliacchi e gli Eroi e in regime di ‘no spoiler’ acquisito, posterò il mio personale riassunto.
  21. navajo warrior

    Tex Originali O Ristampe ?

    Grazie Loriano. Come ho scritto prima, il mio albo è una ristampa che dovrebbe risalire al periodo 74-78 circa, quando Tex costava L350 e l'Araldo distribuiva copie ristampate seguendo la richiesta dei lettori e infatti reca ancora la data Marzo 1964, ma l'autorizzazione 2926 e non 478.
  22. navajo warrior

    Tex Originali O Ristampe ?

    Salve a tutti. Io possiedo una ristampa del primo numero uno La Mano Rossa a L 350 (perciò post 1974) dove il testo è censurato (es. uomini e non scagnozzi) e con Tesah censurata con i leggings e le spalle coperte. In immagini trovate su internet trovo albi ristampe a L 200 (perciò prima del 1970) dove c'è la censura dei testi, ma le gambe di Tesah sono nude, anche se le frange della minigonna appaiono più lunghe. Nell'edizione originale Tesah ha la minigonna e le spalle nude nella scena dove soccorre il padre, in alcune versioni parzialmente censurate ha sempre le gambe scoperte ma le spalle coperte nelle vignette con Orso Grigio morente. Le mie domande sono queste: quando fu censurato il vestito di Tesah (cioè furono aggiunti i leggings) e se è possibile, quante furono le ristampe del numero uno? In quali ristampe era presente la censura (o modifica) del testo e in quali quella del vestito? Grazie.
  23. Grazie mille. E' come pensavo anche io.
  24. Culver City è la stessa Calver City de Il Totem Misterioso? In Ritorno a Culver City la cittadina si trova in Texas, mentre nel primo albo di Tex è collocata 'oltre i confini del Texas' e in Tex Willer nuova serie si trova in un'area vicina agli Apaches Chiricahua di Cochise, cioè in Arizona.
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