Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Poe

Allevatore
  • Contatore Interventi Texiani

    666
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    45

Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Poe

    [609/610] Sei Divise Nella Polvere

    Ho letto i commenti a questa storia di Manfredi e sono tutti più che positivi, a volte pieni di lodi sperticate. L'unico giudizio negativo è questo che cito di Barbanera. E ha ragione lui. Il primo albo è ottimo e lascia sperare in uno sviluppo interessante della trama e dei personaggi (non solo di Bigelow, ma anche degli altri militari) che nel secondo albo viene a mancare del tutto, sostituito da un ammazza-ammazza di tutti contro tutti che finisce per diventare noioso e privo di pathos dal momento che il lettore non si appassiona minimamente alle sorti di nessun personaggio, tutti anonimi, tutti grigi o supercattivi, tutti interscambiabili tra loro. Il contrario di quanto fa Boselli, anche nelle prove meno convincenti, dove i personaggi, anche quelli minori, hanno una loro psicologia, un loro carattere, una riconoscibilità che ti fa appassionare alla loro sorte (buona o cattiva). Qui nella seconda parte si cerca di compensare la mancanza di uno sviluppo e di idee con l'azione, le battute ad effetto, il cinismo gratuito, che finisce per contagiare anche i due pard, che da beffardi ma coinvolti nella vicenda, piano piano si trasformano in semplici "sbirri" fornitori di cibo per gli avvoltoi. Un po' tutto sopra le righe. In certi momenti quasi parodistico senza volerlo. Prima parte: voto 8. Seconda parte: voto 5. Totale: 6,5
  2. Una storia bella e piacevole da leggere, che poteva essere migliore affidata a un altro disegnatore. Amo molto Letteri e la sua capacità di passare con facilità da storie horror-oniriche ("Diablero" sopra tutte), ad avventure più classiche e realistiche (una delle mie preferite del periodo d'oro è "Arizona" n. 140), che riescono a calare il lettore in un mondo quotidiano e credibile. Ma in questa storia Letteri, purtroppo, è ormai sul viale del tramonto e la rigidezza del segno e alcuni volti poco riusciti (es. Rose) non depongono a suo favore, togliendo atmosfera a una vicenda che aveva bisogno forse di un disegno più "sporco". Non capisco bene chi ci vede un richiamo a Sergio Leone o agli spaghetti western, a me sembrano evidenti i riferimenti ai western anni 50-60 americani, sia nei volti dei personaggi (es James Stewart) che nelle situazioni, con influenze esplicite da "Il cavaliere della valle solitaria", "L'uomo che uccise Liberty Valance", "L'uomo di Laramie" e altri dell'epoca classica. Anche Tex non ha niente di un Clint Eastwood o simili, anzi è meno duro e sbrigativo del solito. Mi è piaciuto molto che la storia non terminasse col lieto fine dello sceriffo e la bella Rose che salutano Tex a p. 112, ma che Boselli abbia deciso di concludere, nelle ultime due pagine, con Tex/Aquila della notte sulla tomba di Gadhay e Toyah, per un ultimo saluto ai due sfortunati indiani. Bella la sequenza finale in cui Tex emerge dalla polvere sollevata dal vento del deserto e il becchino, andandogli incontro, gli dice: "Credevo di non vederti più... il deserto non perdona... come è andato il viaggio?". E Tex che, avviandosi alla tomba, risponde: "Né male né bene..."
  3. Poe

    [190/191] El Muerto

    Io non amo particolarmente le storie di Nolitta, tranne 3 o 4 (la migliore è "Giungla crudele"), ma penso che possa esistere una via di mezzo tra chi lascia che un personaggio sia sempre uguale a se stesso e chi lo stravolge completamente. Nolitta, a mio parere, questa via di mezzo a volte l'ha trovata, altre no (in "El Muerto" secondo me c'è riuscito). Poi io non ho niente contro le storie in cui Tex è sempre il vecchio Tex, anzi, ma quello che mi interessa di più sono le vicende, la trama, l'atmosfera, i personaggi secondari (e qui, come si sa, Boselli è imbattibile) più che la coerenza assoluta del personaggio protagonista.
  4. Poe

    [190/191] El Muerto

    "El Muerto" può piacere o non piacere (personalmente come voto do 8), ma le motivazioni che 1) Tex non è Tex e 2) è una scopiazzatura, sono motivazioni sbagliate. Se parliamo di scopiazzature, quante sono le storie di Tex che prendono di peso situazioni e personaggi dal cinema o da storie precedenti di Tex e poi le modificano, le rielaborano? Tantissime, innumerevoli, di tutti gli autori: GL Bonelli, Nizzi, Boselli. Anche "Sulla pista di Fort Apache", di cui ho accennato in un altro post, pur essendo una bella storia, potremmo dire che è tutta una scopiazzatura o da film o da altre storie di GL Bonelli, eppure tutti la considerano una delle migliori degli ultimi periodi. Infine non si capisce perché Tex dev'essere sempre uguale e identico a se stesso per 70 anni. A parte che anche il Tex di GL Bonelli cambia dal Totem misterioso a Sangue Navajo a Il giuramento, perché un nuovo autore non può "personalizzare" un personaggio, senza ovviamente stravolgerlo (e il Tex di "El Muerto" è diverso ma non snaturato rispetto a quello di GL )? Si fa in tante serie, perché in Tex no? Poi queste variazioni possono piacere o meno, ma il fatto di richiamarsi sempre a un'ortodossia immodificabile mi pare un po' limitante.
  5. Poe

    [583/584] Missouri!

    Siamo abbastanza d'accordo. "Sulla pista di Fort Apache" è scritta molto bene, con una cura estrema non solo ai personaggi secondari, ma persino alle semplici comparse, però non ha nulla di originale, neanche un guizzo. Quando l'ho letta mi capitava di prevedere sempre cosa sarebbe successo nelle pagine successive (non che io sia particolarmente astuto, ma mi pareva un montaggio di cose già viste sia in Tex che in tanti film western). La parte migliore è quella con Tiger e lo scout sulle tracce di Chunz. "I ribelli del Canada", lo so, è una storia che divide molto i lettori. Dalla mia ho il parere di Boselli a cui (ma non vorrei ricordare male) non era piaciuta.
  6. Poe

    [583/584] Missouri!

    Storia molto bella, tra le migliori di Boselli (voto: 9), ma stranamente sottovalutata. Forse perché di soli due albi (e in effetti uno in più gli avrebbe giovato, rendendola un capolavoro) o forse perché - secondo alcuni - Tex non è abbastanza al centro della scena. Eppure mai come in questa storia bellica la sceneggiatura corale di Boselli è funzionale al tema di fondo: non solo la crudeltà e l’assurdità della guerra, come nel GL Bonelli di “Tramonto rosso” (“All’inferno le guerre! E all’inferno tutti gli sporchi e pazzi politicanti che con le loro dannate chiacchiere seminano incomprensione e odio fra la povera gente!”, p. 113 del n. 115), ma soprattutto il caos, le zone grigie e le posizioni ambigue che sempre si vengono a creare in ogni conflitto, unito al tema delle sofferenze dei civili, della gente comune, che allora come oggi sono le principali vittime delle guerre. È chiaro che il Tex inserito in un contesto storico preciso non può essere l’abituale risolutore di ogni situazione o lo spavaldo possessore della verità, come solitamente lo conosciamo. Anche lui, come tutti in guerra, è dentro una vicenda che lo sovrasta e che spesso non è facile da decifrare. Sì, forse a tratti sembra un po’ Bill Adams della Storia del West di Gino D’Antonio, ma a me in questa versione “imperfetta” non dispiace affatto. “Missouri” è una storia classica e moderna allo stesso tempo, come quasi sempre quelle di Boselli, imbastita con la consueta maestria, cura dei dettagli, capacità di sintetizzare vicende e figure complesse, e in più con il pregio non da poco dell’originalità. Molto migliore, secondo me, della sopravvalutata “Sulla pista di Fort Apache” (la cito perché ho letto di recente dei commenti un po’ troppo entusiastici), che per quanto impeccabilmente sceneggiata, risulta troppo, troppo classica, tanto che nel leggerla hai continuamente la sensazione di qualcosa di già visto e rivisto ad ogni pagina. Concludo col consiglio di pubblicare “Missouri” in un prossimo brossurato da libreria insieme a ”Jethro”, altra perla di Boselli e Mastantuono. Sarebbe un bel balenottero di 440 pagine, di gran lunga migliore della recente riproposta in volume de “I ribelli del Canada”, altra storia secondo me sopravvalutatissima.
  7. Poe

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Forse la migliore storia di GL Bonelli & Galep, a pari merito con “Tra due bandiere” (così come le migliori di GL & Ticci sono “Massacro” e “Sulle piste del Nord”). “Il figlio di Mefisto” è però quella più originale e “speciale”, che se scritta oggi probabilmente verrebbe dirottata su un Texone (a parte la lunghezza), non solo per gli splendidi disegni di Galep nella sua prova migliore, ma soprattutto per la trama atipica e per tanti aspetti al di fuori dei canoni della serie regolare: Tex che compare solo dopo 94 pagine, il punto di vista iniziale non degli eroi ma degli antagonisti, l’introduzione insolita di un narratore (lo scheletro con il famoso "RICORDATE?") , l’atmosfera gotica e tenebrosa come non si era mai vista, né mai più si vedrà su Tex; ma soprattutto l’inizio con la morte orribile di Mefisto, anzi l’agonia di Mefisto, perché la scena del nemico numero uno divorato dai topi questo è: una lunga sequenza (4 -5pagine) di agonia che sembra non finire più e che indugia senza pietà e senza nulla nascondere al lettore (e al figlio che vi assiste impotente). E cosa c’è di più anomalo nella serie di Tex, abituata a rappresentare la morte degli avversari in modo “pulito”, senza molto sangue, senza dettagli né macabri né realistici, senza indugiare più di tanto sui corpi, sui cadaveri (tranne che nel finale di “Tramonto rosso”), cosa c’è di meno texiano della rappresentazione orribile e realistica della morte di un uomo? Dylan Dog (1986) è ancora di là da venire (la storia di Bonelli è del ’71) così come Corrado Roi con il suo bianco e nero malsano… Ed è solo l’inizio, perché tutta la storia è percorsa da questo senso di morte opprimente, di disfacimento, di un tempo che passa corrompendo i corpi, quelli di Mefisto, un vecchio ormai abbruttito dalla malvagità, di Myriam, l’orribile megera di cui Mefisto sottolinea “la passata e ormai scomparsa bellezza”, ma anche di Yama, che nel corso della storia pare invecchiare mano a mano che la vicenda procede (in una specie di romanzo di formazione alla rovescia). Tutto insomma nel “Figlio di Mefisto” sa di morte e corruzione ("l'ora corre e il tempo non ritorna" dice Yama a p. 83 del n. 125): le rovine del castello, la palude livida, l’uccisione di Yampas (anche qui rappresentata in modo impressionante, con Loa che, posseduta da un odio mai visto, lo strangola per due lunghe pagine), la stessa Loa, bella sì ma come se anche lei avesse il presagio dello sfiorire della sua bellezza o della sua morte (così diversa per esempio dalla giovane e vitale Diablera). E poi lo Zombi che torna in vita per rimorire subito dopo, e i vicoli e le bettole cadenti di Tampa, la giungla oscura e il sotterraneo pieno di topi e macerie che apre e chiude significativamente la vicenda. Insomma qui c’è tutto quello che in Tex non c’era mai stato prima: orrore vero, realistico (pur nella trama fantastica), mortifero e decadente, e soprattutto un mondo infernale che si spalanca sotto il west solare dei ranger, dei cowboy e degli indiani. Certo, anche prima avevamo avuto terre dell’abisso, mondi oscuri, valli nascoste, poteri paranormali, nemici spietati e psicopatici, ma mai così vividi, reali, tangibili, crudeli, in un mix di elementi orrorifici e fantastici per niente trash, come sarebbe potuto diventare se non ben dosato (e come purtroppo sarà in altre storie future). Perché davvero, rileggendo questa grande storia, si ha come l’impressione che sotto ai piedi dei nostri eroi si apra all’improvviso un mondo malefico inaspettato, che fino a quel momento ci era stato tenuto nascosto, e che questo mondo sotterraneo, nonostante la vittoria finale del bene, sia così potente da poter in futuro prendere il sopravvento. Come se sia i buoni che i cattivi (Tex e Yama) siano nulla al cospetto di queste forze malvagie e mostruose, ombre intangibili e scheletri narratori, oscure presenze che sembrano reggere il mondo (o almeno una parte di mondo)… E d'altra parte Yama non è forse il nome del "Dio della morte, maledetto e condannato a trasmigrare in eterno"? Poi il finale, che a parer mio non è affrettato, va bene così: dilungarsi non aveva più senso, e il vascello nero era giusto farlo sparire in mezzo alla tempesta e alle onde, avvolto nel mistero e nella leggenda. Una storia narrata da uno scheletro (la morte?), che verrà avvolta dall’oblio - dice la didascalia finale - ma che in realtà ci lascia tantissime scene memorabili, due soprattutto: lo scimmione che compare all’oblò del battello e allunga il suo braccio enorme, sproporzionato, dentro la cabina minuscola per afferrare un Carson sbigottito (ricordate Satania?); e la seconda, la migliore di tutte, quella di Yama che vola attraverso il mondo degli inferi (Ti aspettavamo Yama!... Fratello Yama!.. Avanti! Affrettati Yamaaa!!!), fino ai sette pilastri di pietra che dovrebbero fornirgli grandi rivelazioni, ma che piano piano lo circondano minacciosi, stringendosi sempre più attorno a lui, mentre Loa spegne anche l’ultima fiammella sussurrando nel buio: “Che l’inferno ti protegga Yama!”
  8. Poe

    [Speciale Tex Willer N. 02] Un uomo tranquillo

    Già, ma tu non sei Sam Willer, mi pare! E poi dire che "esplode perché gli vogliono fregare quattro soldi" mi sembra come minimo un po' riduttivo del personaggio e di tutta la vicenda che precede "l'esplosione". Diciamo che l'ultimo sopruso è la classica goccia che fa traboccare il vaso.
  9. Poe

    [Speciale Tex Willer N. 02] Un uomo tranquillo

    Sam Willer non è incoerente come personaggio, mi sembra che qui da molti (e anche da Boselli nella presentazione dell'albo) sia stato evidenziato che il punto di riferimento è il film "Cane di paglia" in cui un uomo tranquillo, dopo l'ennesimo sopruso, esplode. Quindi l'obiezione: "Eh ma fino a quel momento era diverso, era sempre stato così tranquillo e buono..." non ha molto senso. Sam non reagisce, non reagisce e poi alla fine esplode: non mi sembra così strano, né nella fantasia né nel mondo reale. Poi che diventi all'improvviso un abile pistolero non è vero, come ho già detto, andate a rileggervela: Recchioni lo mette a sparare nascosto dietro i maiali!! Altro che Wild Bill Hickok! E poi quasi tutti li uccide di sorpresa o alle spalle!... Comunque ognuno la pensa come vuole, per carità... Però se non si capisce il senso ultimo della storia, poi non si può dare la colpa a Recchioni. E il senso non è che lui è finalmente contento di aver imitato Tex con una bella sparatoria, ma al contrario che ha accettato il fatto che le armi non fanno per lui, che non le vuole più usare e che non vuole più vivere nell'invidia di Tex . Per quanto riguarda McQuarrie non è che nel finale ridiventa cattivo all'improvviso, il fatto è che vedendo che Sam non ha accettato la sua generosa offerta di fuga ma invece, inaspettatamente, è rimasto e lo vuole far secco, si imbestialisce e a questo punto l'odio verso Sam tracima più che mai. Ed è chiaro che l'odio non nasce dalla gelosia per Susan (io non l'ho mai scritto), ma dal senso di inferiorità che lui (frustrato e fallito) prova per Sam (uomo, ai suoi occhi, realizzato in tutto, anche nell'affetto per Susan). Di Susan ho fatto cenno, dicendo che è uno dei motivi per cui vuole salvare Sam dai banditi: perché non è completamente marcio e non vuole lasciare una donna in mano a degli assassini, e in più perché afferma che Susan è stata gentile con lui (non lo vediamo ma magari lo è stata davvero nel periodo in cui ha lavorato al ranch): perché altrimenti dirlo, se non è vero? Poteva semplicemente motivare il suo gesto così: "vi faccio scappare perché non sono così spregevole come pensate". Quindi quello che dice, è probabilmente quello che pensa. Non starei a scomodare l'omosessualità, anche se ne parla l'autore, visto che dal testo non si ricava da nessuna parte. Mi sembra un po' come quei critici cinematografici che dietro le amicizie virili del west vedono sempre un'omosessualità latente (a volte è vero, a volte no, ma non mi sembra così fondamentale).
  10. Poe

    [Speciale Tex Willer N. 02] Un uomo tranquillo

    McQuarrie è un debole, un balordo incapace di vivere una vita normale, ma non così malvagio da essere uno spietato delinquente. E' un frustrato, che invidia chi è meglio di lui, in questo caso Sam Willer che, ai suoi occhi, invece possiede quello che lui vorrebbe: una donna, un ranch, degli amici. Si vuole vendicare di Sam perché ritiene di essere stato umiliato da lui durante il viaggio con la mandria (non è così, ma lui lo crede) e perché l'invidia lo consuma interiormente. Ma siccome non è del tutto malvagio dà una possibilità di fuga a Sam. Recchioni lo motiva bene: 1) "Tu mi hai risparmiato la vita - dice - e io voglio saldare il debito con te", 2) Perché non vuole lasciare la ragazza (che è stata gentile con lui e che gli piace - vedi lo sguardo che le lancia alcune pagine prima) in mano a "quei lupi". Mi sembra che psicologicamente ci stia, non è contraddittorio, quante volte anche in Tex si sono visti personaggi malvagi ma non del tutto? Sullo scontro finale ho già detto: ci sarà anche un po' di esagerazione nella reazione e nella precisione di tiro di Sam, ma non mi sembra così scandalosa, soprattutto in un fumetto come Tex dove di scontri squilibrati (uno contro venti, due contro cento, quattro contro trecento) ce ne sono a bizzeffe. E poi anche nei classici film western: in "Quel treno per Yuma" il protagonista non era forse un allevatore prestato alla legge che riesce ad avere la meglio contro una banda di una decina di uomini, riuscendo a salire sul treno senza nemmeno un graffio, e per giunta con il capo della banda in manette che sceglie di salire sul treno e farsi un bel po' di anni di galera invece di scappare quando potrebbe? Qualcuno la definirebbe una sceneggiatura tamarra, invece è un capolavoro western del 1957...
  11. Poe

    [Speciale Tex Willer N. 02] Un uomo tranquillo

    Non capisco tutte queste stroncature sprezzanti di una storia che invece è indubbiamente una buona storia, ben costruita, non banale, con una bella atmosfera nostalgica, e soprattutto non così contraddittoria e "tamarra" come si è scritto. D'accordo, la pistola di Gunny Bill riesumata non è stata una grande idea, è vero, ma una sola stonatura non basta a decretare il fallimento di una buona storia. Il resto delle critiche sono incomprensibili: McQuarrie è un personaggio complesso ma non contraddittorio nelle sue azioni come ritiene qualcuno; e Sam non è affatto Tex, mai neanche un secondo, neanche quando sconfigge i nemici nel finale. Forse che Tex si sarebbe nascosto tra i maiali, o nel fienile, rifiutando la richiesta di un duello a viso aperto di McQuarrie e infilzandolo col forcone senza dargli alcuna possibilità? Oppure Tex avrebbe mai sparato alle spalle dell'ultimo bandito? Direi di no. Qui è Sam Willer che agisce e che cerca di sopravvivere in tutti i modi, tirando fuori la rabbia che ha accumulato per tutta la storia. E' diventato un infallibile pistolero all'improvviso? Non mi pare proprio, li uccide tutti sparandogli di sorpresa, da posizione sempre favorevole e da breve distanza: cosa c'è di così inaccettabile in quella sequenza? Rientra nel topos dell'eroe per caso che tira fuori risorse inaspettate (ma non impossibili) in circostanze estreme. E la morale finale non è certo: "allora Sam è diventato come Tex", ma il contrario, Sam alla fine prende coscienza - e lo ribadisce più volte - che lui non solo non è Tex, ma neanche più vuole invidiarlo. Lui è se stesso e si accetta per quello che è, un uomo pacifico e un allevatore, e l'esplosione di violenza è stata solo un'eccezione che non vuole più ripetere. Il paradosso semmai - e Recchioni lo sa bene - è che questa sua presa di coscienza avviene poco prima che venga ucciso, e proprio perché è un uomo di indole pacifica, un uomo disarmato, che purtroppo non riuscirà a vivere la "nuova avventura" che sogna nell'ultima pagina...
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.