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TWF - Tex Willer Forum

Poe

Ranchero
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Everything posted by Poe

  1. Arriva in libreria il cartonato di "Il passato di Cochise" col titolo cambiato "La guerra di Cochise". Grande storia, secondo me, che merita sicuramente (soprattutto per chi non legge - o non legge più - "Tex Willer"). 384 pagine in bianco e nero, per fortuna. (Il colore in Tex lo sopporto solo nei cartonati alla francese.)
  2. Anch'io ho apprezzato il primo albo, veramente riuscito. I disegni di Benevento, per quanto ottimi, però mi sono sembrati leggermente inferiori a quelli de "La maschera di cera", che erano più evocativi e d'atmosfera, con un uso maggiore dei chiaroscuri. Forse semplicemente ha modificato un po' il suo stile , ma io preferivo quello di prima. Ne "La maschera di cera" Los Angeles è una città più tenebrosa e caotica, affollata di gente ovunque. In "Rick Master" i disegni sono più "solari", con meno uso delle ombre e anche meno dettagliati. Es. a p. 14-15 l'Alhambra Hotel (a proposito perché "Hotel" e non "Palace" visto che è un luogo di spettacoli?) sia negli esterni che negli interni è meno ricco di particolari e meno d'atmosfera dell'Alhambra Palace di p. 56-57 de "La maschera di cera", che rende davvero l'idea di un luogo strapieno di gente e più buio. Ne "La maschera di cera" gli interni sono arredati in modo minuzioso (ma non pesante), vedi p. 30-31, qui invece sono talvolta anonimi e spogli. In "Rick Master" solo lo sconto a fuoco notturno dei pards nella vecchia Los Angeles ricorda la prova precedente... Almeno questa è la mia impressione.
  3. Poe

    Fabio Civitelli

    Intervista a Fabio Civitelli per i suoi 40 anni di disegnatore texiano (esordì nel 185 nell'albo "Gli ostaggi" n. 293). Tra le altre cose dice che la storia a cui è più legato è "Il presagio" (di cui d'altra parte è stato anche soggettista). https://www.sergiobonelli.it/tex/2025/04/03/gallery/quarant-anni-di-civitelli-1025887/#1
  4. Molto bella e drammatica la copertina di Villa che ricorda altre due famose, ma riesce lo stesso ad essere originale e d'impatto. In questo caso si fa fatica a scegliere la migliore. Peccato solo per la brutta grafica dei Maxi, con tutte quelle scritte sopra e il logo gigante. Sinceramente l'aumento dei Maxi è quello più accettabile: 256 pagine (praticamente 2 albi e mezzo) a 11 euro mi sembra ancora un'offerta onesta e vantaggiosa. Soprattutto se ai disegni poi c'è un certo Giampiero Casertano. La storia promette bene, l'ambientazione cittadina e l'atmosfera misteriosa da thriller che si evince dalle tavole in anteprima dovrebbero valorizzare i disegni di Casertano e la sceneggiatura di Ruju che, non dimentichiamolo, prima di Tex scriveva storie di Dylan Dog (e spesso proprio per i disegni di Casertano).
  5. Esatto! Le ho riutilizzate, visto che sono ancora attuali e chiare per fare un confronto...
  6. Buon primo albo anche per me. Con una sorprendente scena “dissacrante” quasi all’inizio: Tex che tiene sotto tiro un avversario, il quale si gira e lo disarma facendogli saltare via la pistola. Com’è possibile? Tex battuto! E così facilmente! Neanche Ruby Scott... Be’, in realtà una spiegazione c’è… SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Si tratta di un flash-back, di quando Tex era un ragazzino quindicenne, per cui è normale che venga sconfitto e disarmato da un pistolero adulto più abile di lui. La storia, dicevo, promette bene, una avventura corale boselliana, sia per il gruppo di banditi ben caratterizzati, che per il personaggio “grigio” (non del tutto malvagio) di Goode, sia per i riferimenti al passato del giovane Tex ai tempi della Nueces Valley, ma con uno stile narrativo personale, scorrevole e piacevole da leggere, come un po’ tutte le avventure di Giusfredi finora. Grande importanza viene data al giovane e spavaldo Arkansas Joe e all’esperto e saggio Gunny Bill: la forza della storia sta proprio nella buona caratterizzazione di tutti i personaggi, sia comprimari che avversari, e nell’interesse che suscita nel lettore, che arriva alla fine dell’albo curioso di saperne di più sul rapporto tra Goode e Gunny Bill, e anche sul misterioso tesoro del “King Cobra”, appena accennato da Carson. Insomma, alla fine della lettura si ha voglia di leggere il seguito tra un mese, cosa non affatto scontata visto che, nelle ultime storie di Tex gigante, dopo il primo albo si intuiva troppo facilmente dove si andava a parare. Dicevo di un Arkansas Joe coprotagonista ben definito come personaggio, ma non altrettanto dal punto di vista grafico: nel senso che, di fatto, continuiamo ad avere nella serie due versioni alternative e parallele di Arkansas Joe (e questo, anche se ormai è stato accettato, resta un po’ assurdo), c’è un Arkansas Joe disegnato da Brindisi (che riprende quello di Galep, alto, tarchiato, capelli neri, viso da pugile), e un Arkansas Joe di Valdmbrini /Giusfredi (media statura, agile e castano, viso da bravo ragazzo, alla Barella). L’Arkansas Joe di Brindisi/Boselli l’abbiamo appena visto nella storia di “El Diablo” (ma anche nel n. 26 “El paso del norte” e anche in “Guerre di frontiera”, Tex n. 498), quello di Valdambrini ha fatto la sua prima comparsa nella storia di “El Cangrejo” e ora ritorna qui. È più giovane, sbarazzino e simpatico, ma non assomiglia neanche un po’ all’altro). Il lettore poco attento probabilmente pensa che siano due personaggi diversi.
  7. Da quel che ho capito io sì, a giugno comincia anche la storia di Manfredi e Gomez che inizialmente era destinata al Color. E che quindi finirà a luglio.
  8. Con questa tua ultima recensione, Condor, hai commentato tutte le storie di Tex del primo centinaio, se non sbaglio. Credo che tu sia l'unico forumista a essere riuscito nell'ardua impresa. Complimenti! Quando avrai completato anche tutte la altre storie fino a oggi, propongo un premio per te.
  9. Anche secondo me "Il passato di Tex" è una storia troppo fredda e non del tutto riuscita. Invece John Ford, quando vuole, è molto emotivo.
  10. Condivido il giudizio positivo. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Disegni di Gomez stupendi, meno spettacolari rispetto a “La leggenda di Yellow Bird” (qui la narrazione è più classica), ma altrettanto evocativi e affascinanti, ricchi di atmosfera, precisi nei dettagli e nelle espressioni dei volti, pieni di vita e umanità. La vicenda è ben costruita, ogni elemento ha la sua funzione. Ci si lamenta ogni tanto di lungaggini, be’ qui di sicuro non ci sono tempi morti, o scene inutili, ogni pagina e ogni vignetta è sfruttata al massimo per portare avanti la storia, raccontando e descrivendo i personaggi e le relazioni tra loro. E anche Tex e Carson si inseriscono in modo naturale nell’azione. Molto suggestive le pagine iniziali sulla leggenda del Charro Negro e la festa dei morti. Il Charro Negro è un'anima in pena che cerca qualcuno con cui scambiare la propria vita, che prenda su di sé la sua maledizione, e in questo caso sembra incarnarsi in un uomo accusato ingiustamente e assetato di vendetta, che trasmette al figlio il suo odio. Per fortuna nel finale il figlio di Estrada, invece, deciderà di non seguire le orme del genitore (i suoi sbagli), in un certo senso spezzando la maledizione (“Tu non somigli a tuo padre, Martin! C’è ancora speranza per questa terra”, dice Tex). Così anche Daniel Flores, che si innamora di Isabel, andando contro il volere del proprio padre. L'ultima pagina è per il bel personaggio di Adelma che, dopo essere invecchiata in seguito all’incontro con il Charro Negro, attende ogni sera il suo ritorno, fino a quando lui non la porterà via per sempre, al termine della storia, in un romantico connubio di amore e morte. P.S.: sarebbe bello un cartonato disegnato da Frisenda. Chissà se sarà mai possibile... P.P.S.: troppi personaggi? Non mi sembra. Ce ne sono meno che in una storia di Asterix.
  11. Oltre a quelle consigliate da Diablero - che sono davvero le migliori per iniziare - di storie classiche di GL Bonelli vale la pena anche "Terra promessa", che si trova facilmente usato, a poco prezzo. (Splendidi disegni di Ticci). E "El Morisco" (che contiene anche la storia "Diablero") Poi ci sarebbero anche alcuni volumi di Boselli, altrettanto classici: https://shop.sergiobonelli.it/le-grandi-storie-bonelli/2022/02/03/albo/gli-invincibili-1021338/ https://shop.sergiobonelli.it/le-grandi-storie-bonelli/2022/10/25/albo/luna-insanguinata-1022338/ E a un prezzo un po' più alto: https://shop.sergiobonelli.it/tex/2024/09/13/libro/tex-il-passato-di-carson-terza-edizione-1025097/ https://shop.sergiobonelli.it/tex/2023/06/21/libro/tex-sulla-pista-di-fort-apache-1023267/ Tutte storie con trame e disegni eccelsi. Non possono non piacere!
  12. In realtà Tex, sotto questo aspetto, non è cambiato col passare degli anni. GLBonelli alternava storie con indiani brutti e cattivi ad altre con indiani vittime dell’avidità, dei soprusi e del razzismo dei bianchi. Ed è ancora così. Basta vedere l’ultima storia di Rauch in edicola sul Magazine: Tex deve vedersela con una banda di predoni comanche che hanno rapito una ragazza bianca che, dopo dieci anni vissuti con loro, non vede l’ora di fuggire il più lontano possibile. Nessun politicamente corretto o idealizzazione, mi sembra. Nelle storie scritte da Nizzi, Boselli, Faraci, Manfredi, Rauch e Giusfredi non si sono mai visti "angelici" indiani "puri e innocenti". Di feroci predoni o di teste calde apaches in cerca di gloria e bottino è piena la serie. Mi sembra una polemica fuori bersaglio, almeno per quanto riguarda Tex.
  13. Sì, ho letto in un'intervista che i suoi autori preferiti, quelli su cui tornava più spesso, erano Edgar Allan Poe, Emile Zola e Jean Jacques Rousseau. Su Rousseau, non a caso, ha scritto anche il suo primo libro.
  14. Talento poliedrico è dir poco. Passava dai fumetti western-horror di "Magico Vento" alla serie Tv "Colletti bianchi". Da romanzi come "Ultimi vampiri" a dischi come "Zombie di tutto il mondo unitevi". Da attore in "Abbronzatissimi 2" a saggi come "C'era una volta il popolo: storia della cultura popolare" o a "Gordon link". Dall'antimperialismo di "Volto nascosto" alla sceneggiatura del film "Liquirizia". Come dicevo, mi è capitato di leggere due anni fa il suo libro di saggistica "A qualcuno piace scorretto: per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1869)", pubblicato nel 2022, un libro molto bello, molto colto, che analizza in 30 capitoli, con piglio da critico letterario esperto ma allo stesso tempo divulgativo, 30 romanzi di successo che hanno trasgredito le regole del loro genere letterario e/o dei valori dominanti nell'epoca in cui furono scritti: si va da romanzi famosi come "Il signore delle mosche" di Golding a "Mattatoio n. 5" di Vonnegut, da "Il pasto nudo" di Burroughs a "Il mondo nuovo" di Huxley, a "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee, ecc. ecc. a romanzi un po' meno noti come "Il cacciatore di scalpi" di Reid, a "Il tallone di ferro" di Jack London, a "La giungla" di Upton Sinclair a "I 500 milioni della Begum" di Jules Verne, ecc. Tutte opere che servono anche a riflettere sul concetto di "politicamente corretto" e "politicamente scorretto" e su come a volte, per paradosso, la scorrettezza iniziale possa trasformarsi in "forma estrema della correttezza". E' un libro che fa venir voglia di leggere altri libri... In particolare a me ha fatto venir voglia di leggere - non lo conoscevo - "La giungla" di Upton Sinclair, un romanzo del 1906 che descrive la "giungla" del quartiere dei macelli di Chicago (sembra la Chicago di Hogan in Magico Vento ) dove lavoratori sottopagati conducevano una vita ben poco allegra... Leggo su Wikipedia che Gianfranco Manfredi era laureato in filosofia con una tesi su Rousseau e per qualche tempo ha lavorato per l'Istituto di Storia della Filosofia. Davvero poliedrico...
  15. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER BARBARY COAST Anche a me è suonato strano che più della metà dell'equipaggio della nave fosse composto da marinai arruolati a forza (e quindi con un rischio di ammutinamento decisamente alto), ma chissà, forse nella realtà storica a volte accadeva davvero, forse quando i comandanti avevano urgente bisogno di uomini erano disposti a correre il rischio. Non so. A volte la realtà supera la fantasia, vedi la vecchietta arcigna con la pipa in bocca, Miss Piggott, che sembrerebbe un personaggio da fumetto, invece è esistita realmente e faceva proprio quello di mestiere, sbronzava i marinai e poi li vendeva alle navi. Invece il fatto che il marinaio Jock prima si azzuffi con Tom Devlin e poi si allei con lui non mi sembra così strano. A parte che è un un cliché vecchio come il cucco (al primo incontro si prendono a pugni e dopo un po' si stimano), Il marinaio aveva tutto l'interesse ad allearsi con Tom Devlin, entrambi volevano tornare a Frisco, no? Che senso aveva odiarsi per un paio di pugni presi, quando la cosa più urgente era liberarsi? Jock vede in Devlin il capo carismatico che li può guidare nella rivolta.
  16. Anch'io mi ricordo la maggior parte dei numeri di "Magico Vento". Per un semplice motivo, che ogni tanto me li rileggo. Come faccio anche con Tex o con altri fumetti (anche perché di nuovi che mi interessino oggi ce ne sono pochi). E le riletture sono, di solito, anche più piacevoli... Sono abbastanza d'accordo con Geronimo nel giudizio generale sulla serie: comincia a ingranare con il n. 16 "La grande visione" disegnata da Parlov, anche se questo non significa che prima non ci siano alcune perle (per esempio il n. 4 "Lady Charity" e il n. 12 "Cielo di Piombo" coi disegni di Ortiz, il n. 8 "Windigo" con un Frisenda eccezionale, una delle mie storie preferite), solo che all'inizio non si capisce bene dove la serie stia andando, alternando mostri vari a storie western-magiche non ancora ben a fuoco, in alcuni momenti quasi fantasy. Dopo il n. 16 Manfredi riesce a trovare il filo della narrazione e comincia a collezionare una serie di storie in continuity che vanno via via migliorando: il n. 19 "La mano sinistra del diavolo" (capolavoro secondo me, con disegni di Frisenda), il n. 24 "L'uomo senza volto", ancora Frisenda, il n. 30 "Shado" con l'arrivo di Milazzo, il n. 32 "L'incendio di Chicago" di Barbati/Ramella, il n. 33 "Il ladro di bisonti" di Parlov, i n. 37-38 "La via oscura"/"Sipario nero" di Parlov + Frisenda. Tutte storie che approfondiscono il rapporto con Hogan e la Volta Nera, introducendo personaggi fondamentali come Dick Carr e Norma Snow e allo stesso tempo sviluppano il discorso sula vita nella tribù dei Lakota, facendone conoscere usi e costumi e protagonisti. Poi ci sono un sacco di splendidi fill-in, storie slegate dalla continuity che però non sono assolutamente riempitivi, anzi sorprendono quasi sempre per l'originalità dei soggetti: il n. 50 "Fango" di Ramella (su un ragazzino lakota che vuole diventare un campione nella corsa), il n. 60 "Minuti contati" di Barbati/di Vincenzo (su una cittadina abitata da emigranti svizzeri ossessionata dagli orologi), il n. 67 "Freedom" (su un'insolita e ambigua comunità libertaria), n. 69-70 "Cento fucili" / "Pista senza ritorno" di Milazzo, il n. 73 "La montagna degli specchi" di Barbati (su quattro vecchi indiani che devono valicare una montagna), il n. 76 "I totem" di Parlov (dei tagliaboschi che risvegliano antichi spiriti), il n. 95 "Agorafobia" di Barbati/Di Vincenzo (sulla poetessa Emily Dickinson e le sue fobie), ecc. ecc. O semplicemente ottime storie western "normali": n. 49 "Il regolatore" di Barbati, n. 63 "La banda degli innocenti" di Ramella, n. 92 "La carica dei bisonti" di Biglia /Talami. L'apice della serie poi si raggiunge con il ciclo della guerra di Toro Seduto, Cavallo Pazzo e Custer dal n. 97 al 101, preceduto da altre perle come il n. 91 "I misteri di New York" di Frisenda (con il ritorno di Norma Snow) o il n. 89 "Il giorno dei cani pazzi" di Parlov (il matrimonio di Rifiuta-di-smettere). Il n. 101 "Bandiera bianca" di Biglia/Talami sull'epilogo di Cavallo Pazzo è un altro capolavoro. Dopo, a mio parere, dal 102 fino al n. 130 (+ 1 speciale) la serie va in calando, e cominciano anche le storie deludenti. Hogan, Aiwass e gli Antichi stufano, i disegni peggiorano e Manfredi sembra aver perso il suo tocco magico, forse anche distratto da "Volto nascosto", che scrive in quegli anni. Non sono storie da buttare, tutt'altro, ma non hanno lo stesso spirito, la stessa fantasia né il giusto equilibrio tra western e fantastico delle precedenti. Le migliori dell'ultimo periodo per me sono: il n. 108-109 "L'esilio" / "La pista dei fuorilegge" di Biglia/Talami + Barbati/Volante (su Toro seduto in esilio in Canada) e il n. 113-114 "L'ora dei vigliacchi" / "Il segreto e la colpa" di Biglia + Barbati /Spadoni (ambientata a Deadwood). Ma anche queste storie in 2 albi sono penalizzate dall' avere disegnatori diversi. Una bella cosa che potrebbe fare quest'anno la Bonelli è ristampare in un brossurato in b/n alcune delle migliori storie di Magico Vento (per es. quelle disegnate da Parlov di argomento indiano lakota). Oppure anche ristampare "Volto Nascosto" (il tema del colonialismo e del rapporto con l'Africa è sempre attuale!) negli originali 14 albi mensili. Sicuramente non venderebbe 65.000 copie come nel 2007-2008, ma magari neanche così poco... A proposito dei motivi della chiusura di Magico Vento (ricopio quello già postato nel 2023 nel topic apposito): Gianfranco Manfredi: [...] "tra i molti motivi che mi portarono a questa scelta, il principale era che avevo cominciato un’altra serie (Volto Nascosto), gestirne due scrivendo da solo era complicato. Riguardo al presunto flop che alcuni adducono, dopo la sua chiusura, Magico Vento venne pubblicato in più di una dozzina di paesi tra i quali Turchia, India (vicino a Calcutta) e negli stessi USA cosa mai capitata prima a un fumetto western italiano. Ancora percepisco diritti d’autore da queste edizioni estere. Fossero tutti così i flop… Il primo numero di MV vendette tra 170.000 e 180.000 copie. Il numero 131, quando la serie si interruppe, vendette circa 40.000 copie e questo spiega perché la casa editrice mi chieda di scrivere nuove avventure del nostro sciamano preferito. Il fatto che la Bonelli abbia chiesto di realizzare nuovi episodi è la dimostrazione che fu un errore chiudere la serie. Errore mio (per stanchezza) ed errore di Marcheselli che era allora direttore di fatto e siccome Volto Nascosto vendeva 65.000 copie preferiva che io andassi avanti con quello. Poi pesarono anche altri motivi: i due disegnatori principali di MV, Frisenda e Parlov, non erano più disponibili, Milazzo era impegnato con altri progetti ed il resto dei disegnatori erano passati a Tex. La stanchezza non era solo mia. Infine il mio braccio destro Renato Queirolo, che aveva curato la serie stava andando in pensione."
  17. Davvero un gran dispiacere. Era una persona che - come scrive sua figlia - aveva ancora tanto da dare e da raccontare. Da poco ho scoperto che era anche un ottimo saggista e critico letterario, ho letto due suoi libri recentissimi e molto interessanti che consiglio: "A qualcuno piace scorretto: per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969)" e "Il collasso della coscienza borghese: dall'uomo della folla all'uomo senza qualità". Il fumetto gli deve soprattutto "Magico Vento" e "Volto Nascosto". Ci mancherà molto...
  18. Quando il presente non soddisfa pienamente conviene andare a rileggersi i classici. Questa è una storia di cinquant’anni fa (era la fine del 1974) che porta benissimo i suoi anni. Molto è dovuto ai magnifici disegni di Ticci, tra i migliori di sempre: le sue foreste del Nord sono ineguagliabili (come in “Sulle piste del Nord”), le scene tra la neve e il ghiaccio sono indimenticabili, i visi dei quattro pards perfetti, sempre molto espressivi e spesso beffardi come è suo solito raffigurarli (anche se poi Ticci nelle successive ristampe li modificò leggermente, a mio modesto parere sbagliando). Molto è merito dei dialoghi efficaci e scorrevoli, del buon ritmo e della asciuttezza della sceneggiatura, dove niente è di troppo. La trama è lineare ma insolita: un’intera tribù viene lasciata morire di fame dall’agente indiano per impadronirsi dell’oro della vallata. Le scene più belle sono quelle iniziali in mezzo ai boschi, l’arrivo al villaggio indiano, la caccia all’orso di Tex e Carson, lo scontro notturno di Kit e Tiger con gli assassini venuti a saldare il conto ai Dakotas, gli inseguimenti con le slitte. Il Tex di Ticci e GLBonelli è davvero un eroe classico sicuro di sé e ironico, abile e astuto, e sempre dalla parte dei deboli contro chi è disposto a tutto pur di ottenere ricchezza e potere, persino a spazzare via un'intera comunità dalla faccia della Terra per raggiungere i suoi obiettivi. Rieditata a colori in cartonato prima dalla Mondadori come "Un'avventura nel Nord", poi dalla SBE come "Dakotas". Ma io preferisco gli albi originali.
  19. SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Per quanto mi riguarda, questa è una storia da bocciare. Il secondo albo è peggiore del primo (sufficiente), finalmente compare il soldato fuggiasco, ma non si può certo dire che sia un personaggio di un qualche interesse. Tutto sembra un copia e incolla di scene già viste mille volte appiccicate insieme, snodi narrativi scontati, coincidenze forzate, soluzioni sciatte, dialoghi stereotipati, nessuna sorpresa (se non comica, l'indianina che appare dal nulla nel finale). Un collage di cliché, come per esempio la storia d’amore accennata nel primo albo, che non ha alcun senso visto che si risolve in due pagine e una sola battuta di Shirley Temple che abbraccia il soldato fuggiasco con un “Oh, sono stata tanto in pena per te”. O come le ultime quaranta pagine con la manfrina di Tex che accusa il capitano fingendo che il suo complice Tracy sia morto (non si capisce poi perché non tiri fuori subito il testimone). Alla fine della lettura non ti resta proprio niente. Peggio di questa negli ultimi tempi c’è stata solo “La collera di Falco Giallo”. Se prendiamo la recente “La pattuglia scomparsa”, pur non essendo nulla di eccezionale almeno lì Ruju ha cercato di dare un minimo di credibilità alla vicenda (riuscendoci solo in parte), un carattere al protagonista (il tenente Louis Lagarde), un po’ di drammaticità (assente in questa) e un bel finale in cui è Tex a salvare il soldato in pericolo (e non il contrario): niente di straordinario, una storia minore, ma almeno una storia con un perché. Nizzi è da vent’anni come minimo che non ha più nulla da dire su Tex, e non fa che ripetere all’infinito gli stessi copioni, senza variazioni e senza convinzione. La Bonelli avrebbe dovuto da tempo affidargli una serie mensile propria, possibilmente comica, parodistica, come “Leo pulp” (che secondo me avrebbe avuto anche un certo successo), come ha fatto con Chiaverotti quando l’ha tolto da Dylan Dog, dove a un certo punto non faceva che riscrivere sempre la stessa storia: qualunque altro sceneggiatore era meglio di lui.
  20. Be', mi sembra che alla fine il sondaggio - anche se non è ancora concluso - stia premiando quella che obiettivamente (al di là dei gusti personali) è la storia migliore di Nolitta su Tex, ossia "Giungla crudele". Migliore per soggetto, sceneggiatura e disegni straordinari di Ticci. In questi tre albi c'è un po' di tutto: avventura, mistero, colpi di scena, umorismo, agguati, animali pericolosi, continui cambi di scena, bei personaggi (il fotografo Timothy O'Sullivan, l'amico/nemico Phil Turner, l'indio Boruca), un bel rapporto padre e figlio, dialoghi interessanti (anche se poco glbonelliani), riflessione sul colonialismo e sulla corruzione dei politicanti di Washington, location inedite, scene drammatiche (il sacrificio del marine ferito) e un senso del viaggio avventuroso in luoghi esotici che in GLB non si era mai visto ("Il tiranno dell'isola" a mio parere è una buona storia, ma niente di che in confronto a questa). Tra i personaggi, personalmente, mi piacerebbe rivedere il fotografo Timothy O'Sullivan, comparso solo un'altra volta (in "Grido di guerra") e mai più ripreso né da Nizzi nè da Boselli o da altri (almeno una storiella sul Magazine ci potrebbe stare!). ---------- A proposito, proprio ieri Trump ha detto che vuole riprendersi con la forza il canale di Panama. Siamo messi bene!
  21. Condivido il giudizio e il voto. Bellissima storia di G.L. Bonelli e Letteri (al suo esordio). Memorabile questa battuta di Tex: Da notare che questa storia dimostra come GLBonelli non disdegnasse affatto di inserire elementi sentimentali, ogni tanto. Non sono molti i casi, ma ci sono. (Anche in "Dramma al circo", per esempio, di poco precedente a questa, GLB si era soffermato sulle gelosie e i tradimenti dei circensi). Uno dei suoi grandi pregi è sempre stato quello di variare il più possibile da albo ad albo, per non annoiare il lettore, e qui la storia d'amore tra i due giovani ragazzi ci sta a meraviglia. Da ricordare anche che "Piombo caldo" ispirerà l'altrettanto riuscita "Bad River" di Boselli / Capitanio, nell'Almanacco del 1997. Anche lì un soggetto molto simile, di cowboy ed ex galeotti, di amori e rancheri. Infine, un piccolo difetto: Tex che attraversa a cavallo la main-street tra le pallottole dei numerosi avversari che sparano ben al riparo dalle finestre del saloon e manco gli fanno un graffio è sì spettacolare, ma forse un tantino eccessiva.
  22. Questa breve, insolita e piacevole storia di 107 pagine di GLBonelli e Letteri fondamentalmente parla di pace. Cochise, saggio capo apache, qui alla sua prima apparizione nella serie, chiede a Tex (che scopriamo essere suo fratello di sangue) di ritrovare la sacra lancia che ha creato tanta discordia fra gli Apache Mescaleros e Broncos, spingendoli a una guerra fratricida. Il conflitto - come sempre - rischia di allargarsi sempre più, e c’è chi cerca di approfittarne - come sempre - gettando ulteriore benzina sul fuoco, per questo Cochise, capo degli Apaches Chiricahuas, chiede l'aiuto di Aquila della Notte quale giudice imparziale dello scontro intestino. Questa è la storia della memorabile scena in cui Kit Carson, ritrovato l'oggetto magico, rimane ipnotizzato dal suo malefico potere, la pietra rossa incastonata al suo centro. Sarà Tex a rompere l’incantesimo e a riportare al campo indiano i due pezzi della lancia, che verranno divisi salomonicamente tra Broncos e Mescaleros portando finalmente la pace tra loro. Cose che accadono nei fumetti…
  23. Ieri mi sono letto il primo albo tutto d'un fiato e alla fine ho pensato: "Che bella storia! Finalmente un'avventura inedita, e per di più appassionante e ben scritta, senza lungaggini e con un buon ritmo, speriamo che i prossimi due albi rimangano a questo livello. Un western classico che mi ha ricordato un po' "Assedio al posto n. 6" (fatte le debite differenze), quindi sicuramente farà contenti tutti, anche i fan di GLB più tradizionalisti". Ingenuo che sono... Leggo il forum e mi trovo l'ennesima polemica sul nulla. SUL NULLA. Io tutti questi "dialoghi esplicativi" non li ho notati. Sono andato a rileggermi le prime pagine e... sì, ci sono un paio di baloons didascalici a p. 6 che potevano essere evitati e che appaiono un po' forzati, è vero ("Dalla prossima stazione ce lo rimanderanno indietro col corriere diretto a ovest" e anche "Dovrebbe andare nella mochila, ecc. ecc.), ma tutti gli altri dialoghi sono normalissimi e perfettamente funzionali alla storia. Quindi stiamo parlando di 2 balloons in una storia che ne avrà qualche centinaio! Se questo è il modo di giudicare una storia... E' come leggersi "Tucson" e, senza parlare dei suoi pregi, lamentarsi che nel secondo albo i dialoghi sono un po' prolissi (è vero, effettivamente sono un po' prolissi, ma chi se ne frega!). Insomma, a me la storia è piaciuta. Non sono molto d'accordo neanche sulla rivalutazione delle didascalie in Tex. Parlando in generale: se a volte non convincono certi dialoghi troppo pesanti, che si pretendano dialoghi migliori! Ma ritornare alle didascalie classiche (se non in qualche raro caso) non mi sembra una grande idea. Si vuole una narrazione più scorrevole in Tex? Le didascalie sì che la appesantirebbero! Berardi, Sclavi, Manfredi, Boselli nei loro risultati migliori hanno ampiamente dimostrato che si possono sceneggiare ottimi albi complessi, con tanti personaggi e bei dialoghi senza bisogno di didascalie. Sui tanti riferimenti geografici... Sì, in qualche caso GLB metteva una cartina (per es. nel sopra citato "Assedio al posto n. 6") ma la maggior parte delle volte no. In quante storie abbiamo visto Tex e Carson che discutevano se prendere la strada tal dei tali oppure quell'altra o l'altra ancora perché i banditi erano andati forse a X o magari a Y o chissà forse a Z, a meno che non fossero tornati indietro a W, prendendo la scorciatoia che passava da H. Qualcuno è mai andato a controllare la cartina geografica dell'Arizona? In questa storia ci sono una serie di stazioni del Pony Express una dopo l'altra verso Est. Tanto basta sapere. Infine un'ultima precisazione. Temo che non servirà a niente, ma la faccio lo stesso Lo speciale "Fantasmi di Natale" è una bella storia western ambientata alla viglia di Natale. C'è anche un fantasma e ci sono dei racconti fantastici narrati al suo interno. Non c'è niente di blasfemo nei confronti del Natale. C'è ovviamente un lieto fine: il bene trionfa sul male, Tex salva una ragazza in pericolo, ci sono dei bei rapporti umani tra sconosciuti che prima sembravano nemici e invece poi collaborano per il trionfo del bene. C'è una ragazza che prende coscienza di sé e capisce di avere un padre avido e insensibile a cui non vorrebbe mai somigliare. Il finale è ottimista ed edificante. Cosa c'è di male in una storia come questa se è ambientata alla vigilia di Natale? Persino i tre raccontini macabri - se uno avesse letto la storia - hanno un senso preciso e non sono fini a se stessi, ma anzi cercano di raccontare la Storia di quelle montagne, in cui davvero sono morti indiani uccisi dai conquistadores e alcune donne sono state considerate streghe, e poveri cercatori d'oro sono stati assassinati e altri hanno visto i loro figli morire di stenti Questi non sono racconti horror, è la Storia delle montagne dell'Utah. E, comunque, visto che alcuni non hanno letto "Fantasmi di Natale", una domanda: se "Colorado Belle (che tutti conoscono) fosse stata ambientata alla vigilia di Natale, sarebbe stato sbagliato, blasfemo o non so cos'altro? Sarebbe stata un'idea stupida solo perché c'era un fantasma? O perché a Natale si devono racconatre solo commedie brillanti? Se la risposta è sì, allora davvero uno è "bigotto". Bigotto= "chi scrupolosamente osserva le pratiche del culto senza afferrarne l'intima essenza religiosa".
  24. Comunque le storie ambientate nel periodo natalizio ci sono sempre state e nessuno se n'è mai lamentato, mi sembra. Anche Ken Parker ha avuto il suo "Canto di Natale", una breve storia di 12 pagine che pochi hanno letto, ambientata nel periodo in cui Ken Parker era in prigione. https://www.lospaziobianco.it/canto-di-natale-il-ritorno-di-ken-parker-dopo-15-anni/
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